Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

78
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI ANNO ACCADEMICO 2004/2005 «Musique céleste»: le musiche di scena di Ildebrando Pizzetti per La Rappresentazione di Santa Uliva nella messa in scena di Jacques Copeau (Maggio Musicale Fiorentino – 1933) Elaborato finale di GIOVANNI SALIS Matricola 642160 Relatore: Chiar.mo Prof. EMILIO SALA Correlatore: Chiar.mo Prof. CESARE FERTONANI

description

Tesina su Pizzetti

Transcript of Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

Page 1: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI

ANNO ACCADEMICO 2004/2005

«Musique céleste»: le musiche di scena di Ildebrando Pizzetti

per La Rappresentazione di Santa Uliva nella messa in scena di Jacques Copeau

(Maggio Musicale Fiorentino – 1933)

Elaborato finale di GIOVANNI SALIS Matricola 642160 Relatore: Chiar.mo Prof. EMILIO SALA Correlatore: Chiar.mo Prof. CESARE FERTONANI

Page 2: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf
Page 3: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

Alla mia famiglia, con affezione e gratitudine.

Page 4: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf
Page 5: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

E il tutto converge verso lo stesso centro, si collega alla stessa idea grazie a un or-dine segreto e alla musica avvolgente. JACQUES COPEAU

Page 6: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf
Page 7: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

7

INTRODUZIONE Il 5 giugno 1933, nel chiostro di Santa Croce a Firenze, in occasione della prima edi-zione del Maggio Musicale Fiorentino, circa 1500 persone assistettero a La Rappre-sentazione di Santa Uliva, sacra rappresentazione cinquecentesca riportata a nuova vita dall’allestimento di Jacques Copeau, con le musiche di scena di Ildebrando Pizzetti.1 Per coloro che furono presenti fu un evento memorabile, ma fu anche un unicum,2 che non tardò a diventare, in qualche modo, leggenda, sia per quelli che erano là quella sera, che per quelli che non hanno avuto quel privilegio e si sono dovuti accontentare dei ricordi dei presenti.

Nel corso degli anni alcuni studiosi di teatro, in particolare di Copeau, si so-no a più riprese occupati di quello spettacolo, mettendone a fuoco i vari aspetti, sottolineandone l’importanza nel cammino artistico del regista francese, e nella sto-ria del teatro in generale.3 Tra le varie caratteristiche della Santa Uliva del 1933, quella musicale fu tra quelle che maggiormente colpirono il pubblico, come testi-

1 Questi i dati più importanti sullo spettacolo, (tratti da SANTA ULIVA 1933): Principali personaggi e interpreti: La vergine Maria: Rina Morelli; L’Angelo Annunziatore: Cesare

Bettarini; Uliva: Andreina Pagnani; Un barone dell’imperatore, Il Diavolo, L’Oste, Un Barone del Re di Bre-tagna, Un messaggero: Memo Benassi; L’Imperatore: Ruggero Lupi; Il Re di Bretagna: Carlo Lombardi; La Regina di Bretagna: Sarah Ferrati; La Madre del Re di Castiglia: Maria Laetitia Celli; Il Re di Castiglia: Ne-rio Bernardi.

Orchestra Stabile Fiorentina; coro misto e coro di bambini; soprano solista: Ginevra Vivante; di-rettore d’orchestra: Ildebrando Pizzetti; direttore del coro: Andrea Morini.

Coreografie: Maja Lex. Costumi: Gino Sensani. 2 L’esecuzione integrale dello spettacolo avvenne solo alla prima delle tre serate previste, alla se-

conda serata lo spettacolo fu interrotto a causa del mal tempo, e alla terza non fu possibile neanche iniziarlo. Vedi le testimonianze di Alessandro d’Amico (MISSIROLI D’AMICO 1993, p. 93) e di Guido M. Gatti (lettera a Silvio d’Amico dell’ 8 giugno 1933, in ALIVERTI 1982, p. 95).

La Rappresentazione di Santa Uliva, sempre con le musiche di Pizzetti dirette dall’autore, fu rimessa in scena, con scarso successo, il 31 agosto del 1944, a Roma, nel cortile della Sapienza, con la regia di Gualtiero e Beryl Tumiati.

Segnalo, infine, l’allestimento di Mario Massiroli del 1993 al Teatro Vascello di Roma (che riuti-lizza l’adattamento di Copeau-D’Errico, ma non le musiche di Pizzetti); per approfondimenti vedi MISSIROLI D’AMICO 1993.

3 Sull’allestimento de La Rappresentazione di Santa Uliva vedi: ALIVERTI 1979; ALIVERTI 1982; ALIVER-TI 1986; ALIVERTI 1993. La messa in scena è esaminata anche negli studi di carattere generale su Cope-au, tra i tanti vedi: DOISY 1954; CLÉMENT 1960; CRUCIANI 1971; MIGNON 1993. Fondamentali sono le riflessioni dello stesso Copeau: COPEAU 1937 e COPEAU 1945.

Page 8: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

8

moniano le recensioni dello spettacolo, in cui quasi tutti i critici furono concordi nel ritenere l’aderenza delle musiche allo spirito della messa in scena di Copeau come uno degli aspetti più riusciti dell’intera rappresentazione. Riporto, a questo propo-sito, alcuni giudizi significativi:

non si debbono risparmiare lodi a quelli che a lui [Copeau] si sono associati e prima di tutti al maestro Pizzetti che ha composto per questa rappresentazione musica di bellissima ispirazione, che si direbbero quasi nate col dramma, tanto ne rivelano la commozione e la perfezionano. Nessuno poteva essere più adatto di Ildebrando Pizzetti per creare musiche che ag-giungessero una maggiore suggestione poetica alla rappresentazione sacra. […] si è messo dinanzi all’opera cinquecentesca con quella freschezza e purezza d’anima, di cui egli, sovra ogni altro, è capace ed ha colto i momenti del dramma che in special modo evocassero la musica.4

Vorrei dunque concentrarmi sull’aspetto musicale dello spettacolo, proba-bilmente il meno studiato in modo approfondito, tentando un’analisi delle relazio-ni che intercorrono tra le note di Pizzetti e le note immaginate sulla carta da Cope-au nel suo manoscritto di regia, per scoprire in che modo Pizzetti abbia aderito e partecipato al progetto di Copeau.

4 DAMERINI 1933; SIMONI 1933. Interessante anche il giudizio di Paolo Milano, sebbene non pienamente positivo: «le musiche, i

cori, gli a solo (le une e gli altri indovinati in sé) erano forse troppo frequenti. Il rischio che assai fa-cilmente si corre in questi casi, è quello di rovesciare i rapporti: per cui l’azione scenica, a un certo punto, scade d’importanza, si sottopone alla musica, arieggia a melodramma. E qui tanto più grande è stato il pericolo in quanto i commenti musicali recavano il segno di Ildebrando Pizzetti» (MILANO 1933, p. 288).

Page 9: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

9

I. DALL’ANONIMO FIORENTINO AL MANOSCRITTO DI REGIA DI COPEAU

Le vicende piuttosto travagliate che portarono alla creazione di questo complesso spettacolo sono state ben documentate altrove;5 mi limiterò a citare solo le fasi e gli aspetti più importanti, nonché quelli che hanno una relazione con le musiche piz-zettiane.

Il progetto di mettere in scena una sacra rappresentazione italiana rientrava nell’idea di Silvio d’Amico di una rinascita in chiave religiosa del teatro. Come re-gista dello spettacolo sia d’Amico che Guido M. Gatti (direttore del Maggio) furono concordi nell’indicare il nome di Jacques Copeau.6

La scelta del testo da rappresentare, proposto da Gatti a d’Amico, cadde su La Rappresentazione di Santa Uliva, una tarda sacra rappresentazione fiorentina, la cui prima stampa conosciuta è del 1568.7 Per quanto riguarda il soggetto non si tratta certo di un’opera originale: viene, infatti, sviluppato il topos della fanciulla perseguitata, di cui si conoscono innumerevoli versioni.8

Ecco sinteticamente (per quanto possibile) la storia nella versione dell’Anonimo fiorentino: l’Imperatore, che ha perso da tempo la moglie, dopo aver cercato invano una donna degna della defunta consorte, ha deciso di sposare sua figlia Uliva, l’unica che possiede le sue stesse doti e che, in particolare, ha le sue stesse bellissime mani. Uliva rifiuta la proposta paterna, si taglia le mani e le man-da all’Imperatore che, infuriato, la condanna a morte. Ma i servi che dovrebbero ucciderla si impietosiscono e, invece di ucciderla, l’abbandonano nel bosco di Bre-tagna. Qui viene trovata dai cacciatori del Re di Bretagna, che la portano a corte, dove il re e la regina le affidano il loro figlio. Il Barone del Re di Bretagna, innamo-

5 Vedi ALIVERTI 1982. 6 La scelta di Copeau non è certamente casuale. La riflessione sul teatro, sulla sua crisi e la sua ri-

nascita, sono temi comuni a D’Amico e Copeau. Nel 1929 d’Amico pubblica Tramonto del grande atto-re, in cui è presente un articolo sul regista francese. Copeau è visto da d’Amico come modello di re-gia da esportare in Italia, in anni in cui la stessa parola regia era poco nota nel nostro paese. Copeau, inoltre, pubblica su Scenario (la rivista diretta da d’Amico) alcuni articoli, tra i quali ricordo almeno La crisi religiosa del teatro (1934), mentre pochi anni prima, nel 1931, d’Amico aveva pubblicato il suo importante libro La crisi del teatro. La messa in scena fiorentina di Santa Uliva può essere dunque letta anche come una concreta proposta di risoluzione della tanto discussa ‘crisi del teatro’.

7 Per una bibliografia esauriente delle edizioni antiche vedi: BATINES 1852, CIONI 1961, TESTAVERDE EVANGELISTA 1988. Il testo di riferimento per la riduzione teatrale del 1933 D’ANCONA 1863.

8 Vedi D’ANCONA 1863 (Introduzione), VESELOVSKIJ 1866 e BEDUSCHI 1985.

Page 10: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

10

rato di Uliva, la importuna mentre tiene il bambino in braccio, e Uliva mentre si di-fende fa cadere il bambino, che muore. Per questo Uliva è nuovamente abbandona-ta in un bosco. Qui prega la Madonna, la quale appare ridonandole le mani e mo-strandole un monastero dove rifugiarsi. Uliva si reca in questo monastero dove un prete, attratto dalla sua bellezza, per non cadere in tentazione l’accusa di un furto per cacciarla via. Viene dunque messa in una cassa e gettata in mare. Quindi viene trovata da alcuni mercanti che, avendone notato la bellezza, ne fanno dono al Re di Castiglia, il quale si innamora anch’egli di Uliva e le chiede di sposarlo. Uliva accet-ta e si celebrano le nozze, nonostante l’opposizione della regina madre che, dopo aver litigato col figlio, si ritira in un convento. Scoppia poi la guerra tra il Re di Na-varra e il Re di Castiglia. Durante l’assenza del Re per la guerra, Uliva partorisce un bellissimo bambino. Viene mandato un messaggio per avvisare il Re, che viene pe-rò sostituito dalla Regina (quando il corriere si ferma riposare nel convento) con un altro messaggio nel quale vi è scritto che Uliva ha generato un mostro, ponendo co-sì dei dubbi sulla sua innocenza prima del matrimonio. Il Re però nutre ancora fi-ducia in Uliva, ma il suo messaggio di ritorno è nuovamente cambiato dalla Regina Madre, con un altro in cui il Re condanna a morte Uliva e suo figlio. Ma il Viceré, disobbedendo al falso messaggio, rimette Uliva con il bambino in una cassa nel mare. In questo modo Uliva giunge miracolosamente alle foci del Tevere, dove vie-ne trovata e ospitata da due vecchie, mentre il Re, tornato dalla guerra e saputa la verità, fa bruciare il convento con la madre al suo interno. Passano dodici anni il Re, pentito del suo gesto, si reca a Roma per chiedere il perdono al Papa. Uliva, sa-puto della venuta del Re di Castiglia, manda il figlio alla corte dell’Imperatore, do-ve il Re è ospite, e si rivela come suo figlio. Non viene però creduto, fin quando non interviene la stessa Uliva, che viene riconosciuta dall’Imperatore, suo padre, e da suo marito. La rappresentazione si conclude con l’assoluzione e la benedizione pa-pale e il ringraziamento di tutti a Dio.

Tutto questo succedersi di eventi, già complicato in sé, era ulteriormente complicato da tredici intermezzi dal significato allegorico e varie inframmesse po-ste qua e là nella storia,9 e da una generale prolissità e pomposità tipica del tempo. Dunque il primo problema che si pone a Gatti e d’Amico è quello di un adattamen-to della sovraccarica versione rinascimentale. Così scrive d’Amico a Nicola Lisi, a cui venne chiesto per primo il lavoro di adattamento:

Opera deliziosa alla lettura, ma difficile a tradursi – almeno così, com’è – alla vita scenica, per i gusti di un pubblico d’oggi. Bisogna studiare di adattarla senza tradirla: di portare fino ad essa il pubblico, senza farla scendere troppo di tono.10

Il proposito di d’Amico è in questa lettera molto chiaro:

9 Per il ruolo degli intermezzi e delle inframmesse in Santa Uliva vedi VENTRONE 1984. 10 Lettera di Silvio d’Amico a Nicola Lisi, [agosto 1932], in ALIVERTI 1982, pp. 51-53.

Page 11: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

11

dare (con Santa Uliva o con altro testo), al pubblico nostro, una colorita idea di quello che fu, quattro secoli addietro, la sacra rappresentazione fiorentina. S’intende che s’ha da restar fedeli così all’apparato scenico – palcoscenico multiplo, diviso in tanti «luoghi deputati» (…) per arrivare a ciò io non esiterei a variare e ad arricchire il testo prescelto, anche con eventuali «contaminazioni» di spunti attinti ad altri testi e anche a formulari scenici; in modo da adunare, nello spettacolo, tutti i più suggestivi elementi dei nostri antichi «misteri».11

Elenca poi i principali interventi che ritiene necessari per Santa Uliva:

1) semplificare la trama, che specie nel centro diviene farraginosa, e ripete vicende già accadute; 2) sviluppare, con estrema delicatezza, qualcuna delle scenette di tipo popolaresco, comico-realistico, frequenti nelle ultime sacre rappresentaz. e di cui in Sant’Uliva c’è un solo esempio, all’osteria; 3) sostituire radicalmente gli «intermezzi» di musica e danza con altri. Vero è che per questo punto occorre un’intesa diretta col regista. E quanto a musiche del tempo, commento indispensabile e in cui bisogna ab-bondare, se n’avrà quante se ne vuole.12

Questo lavoro di adattamento, dopo che Lisi declina l’offerta, viene affidato

a Corrado D’Errico,13 coadiuvato da Silvio d’Amico. La trama fu notevolmente al-leggerita, in alcuni punti modificata, e furono eliminati tutti gli intermezzi. Nella prima giornata il bambino affidato ad Uliva non muore, ma viene rapito dal baro-ne, che lo abbandona in un fiume; a Uliva viene ordinato di ritrovarlo, altrimenti sarà condannata a morte. Nella sua ricerca incontra la Madonna che dapprima compirà il miracolo dei frutti che si piegano dagli alberi per dissetare e Uliva e poi, una volta trovato il bambino sul fiume, le ridonerà le mani perché possa raccoglier-lo. La ricerca del bambino, il miracolo dei frutti e delle mani, costituiscono un grande affresco drammatico in cui si fondono recitazione, danza e musica, e che funge anche da intermezzo, in sostituzione degli intermezzi originali eliminati. Nella seconda giornata sono stati eliminati gli episodi del prete, del monastero bru-ciato e tutto il finale è stato notevolmente snellito.14

Il testo così modificato passa infine nelle mani del regista, che taglia ancora qualche lungaggine mantenuta da D’Errico e aggiunge qua e la alcuni versi prece-dentemente tolti dall’adattatore. Ma ancora più importanti sono gli interventi che Copeau fa su alcuni ruoli: vengono introdotti i personaggi del Diavolo, che riassu-meva in sé tutti i personaggi che sono causa di azioni malefiche nei confronti della protagonista, e dell’Angelo Annunciatore. Inoltre, «Copeau riscrive il testo assieme

11 Ibid. 12 Ibid. 13 Corrado D’Errico (1902-1941), autore e regista teatrale e cinematografico. Tra i suoi film si ri-

cordano: Tutta la vita in una notte (1939), Il cammino degli eroi (1936, film documentario sulla guerra in Abissinia), Miseria e nobiltà (1941), Capitan tempesta (1942, postumo).

14 Il testo nella versione rimaneggiata si trova in D’ERRICO 1936. Ci furono alcune critiche a questo adattamento, alcune velate (GIACHETTI 1933), altre decisamente negative (MARTIN PESCATORE 1933); queste due critiche sono brevemente discusse in DE ANGELIS 2004, pp. 118-119.

Page 12: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

12

alla regia, cosicché il manoscritto di regia si snoda come una narrazione continua, come un dramma narrato dal regista».15

L’ultimo passo era quello di mettere effettivamente in scena il testo. Le idee di Copeau in questo ambito divergevano notevolmente da quelle di d’Amico. Quest’ultimo, infatti, aveva un’idea filologica ed erudita della messa in scena: vole-va essenzialmente riproporre un mistero medievale così come era stato fatto nel Cinquecento. Ma Copeau non condivideva questo approccio al testo teatrale:

Nous ne cherchons pas matière à des réflexions littéraires, mais la pulsation de la vie. L’avertissement que donne le drame à qui sait l’écouter: pas seulement une histoire ni des personnages. Sonorité, allure, mouvement, style, tout est dans le texte, rien que dans le texte. Le texte reste frais et vivant. Ni le raisonnement ni l’érudition ou tradi-tion ne remplacent le signe qu’un homme de théâtre fait, à travers les siècles, à un au-tre homme de théâtre.16

Ancora più chiaramente (se è possibile) si esprime in una conferenza tenuta

al Maggio Musicale Fiorentino del 1938:

Il regista dovrà evitare due scogli: quello della ricostruzione fredda per eccesso di ri-spetto e quello di una modernizzazione spinta, dietro il pretesto di avvicinare a sé l’opera del passato. Si tratta semplicemente di mettersi in stato di sensibilità per ri-trovare la vita, per rianimare lo stile. Si rianima lo stile solo creando condizioni di rappresentazione analoghe, ma nient’affatto identiche, a quelle che hanno visto na-scere l’opera che ci si propone di far rivivere, sia che essa esiga una stretta costrizio-ne, sia che necessiti per espandersi di una estrema libertà scenica. In una parola, pen-so che bisogna ispirarsi alle convenzioni dell’epoca, all’interno delle quali ci si sforze-rà di fare affluire e circolare la vita, con una naturalezza capace di suscitare un’eco nel pubblico contemporaneo, senza mai lusingarlo con quegli anacronismi facili e grossolani che sono troppo di moda oggi. 17

La caratteristica principale di tutto il teatro medioevale era la scena divisa in

mansioni (che era poi quello che voleva realizzare d’Amico), Copeau nel suo alle-stimento di Santa Uliva rimane fedele a questa divisione dei luoghi, ma non nel modo tradizionale: egli si lascia guidare dal luogo della rappresentazione, il chio-stro di Santa Croce, per creare, con lo scenografo André Barsacq, un palcoscenico

15 ALIVERTI 1993, p. 36. Il manoscritto di regia di Copeau è stato pubblicato in edizione critica da

Maria Ines Aliverti (ALIVERTI 1993). Pur avendo visionato l’originale, i miei riferimenti e citazioni si riferiscono al testo pubblicato (di cui ho rispettato i criteri di edizione), per comodità di consultazio-ne, mia e del lettore.

16 Citato in ALIVERTI 1982, p. 18. 17 COPEAU 1938; trad. it. in ALIVERTI 1988, p. 144. È una posizione in opposizione, soprattutto, alla

regia spettacolare e tecnicista del suo ‘nemico’ Reinhardt, che – casualità – lavorava non lontano da lui, per il Maggio Musicale Fiorentino di quell’anno, al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespea-re. In sintesi, Copeau oppone alla regia spettacolare e sovrabbondante del regista tedesco la semplici-tà e sincerità della sua messa in scena (COPEAU 1945). Sul confronto tra le due regie vedi anche D’AMICO 2004.

Page 13: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

13

multiplo18 (una scena principale al centro del chiostro e quattro agli angoli, unite da passerelle, più il Paradiso in alto, dove stavano la Vergine Maria e i due angeli pro-tettori di Uliva)19 dove far fluire l’azione con «un ritmo costante e ininterrotto» e con «una utilizzazione complessa e armonica dei vari elementi del linguaggio sce-nico».20

In conclusione questa messa in scena di Santa Uliva

riconferma in pieno le caratteristiche della regia di Copeau: la profonda unità di struttura scenica e di forma drammatica, il principio della contrainte, l’articolazione dello spazio e del tempo scenici, la qualità dello spettacolo come insieme ritmico, mimico e spaziale.21

18 Sulla scenografia vedi COPEAU 1934, COPEAU 1945 e BARSACQ 1950. Scrive Copeau: «la disposi-

zione scenica simultanea del Medioevo è la sola possibile quando si tratta di un’azione narrativa di ritmo accelerato e in un certo modo sinfonica. […] Gettate lo sguardo su una riproduzione della Pas-sione di Memling, che si trova nella Pinacoteca di Torino. Tutto il dramma vi è rappresentato – sco-perto in un sol colpo, come sotto l’occhio di Dio» (COPEAU 1934; trad. it. in COPEAU 1988, pp. 135).

19 Molto affascinante il ricordo di Copeau sugli angeli che accompagnavano Uliva: «Non posso evocare nel mio animo la realizzazione di questi Miracoli [sta parlando dei Miracles de Notre-Dame] senza essere assordato da un gran fruscio d’ali, e come accecato dal loro biancore […] Il vecchio Mi-stero italiano […] comportava per la santa eroina un lungo viaggio attraverso il mondo, costellato da varie tribolazioni. Ora, nel momento in cui cominciavano queste prove, a causa del bando che il pa-dre di Uliva pronuncia ingiustamente contro di lei, si vedeva il Paradiso illuminarsi, e due angeli, fianco a fianco, discenderne e incamminarsi lentamente per ricevere Uliva all’uscita del palazzo e per non lasciarla, guidando i suoi passi, sostenendola nei suoi mancamenti, risollevandola nelle sue ca-dute, vegliando sul suo sonno, inclinando fino alle labbra di lei il frutto che la dissetava. Mi è quasi impossibile ricordare oggi la forma di Uliva separata dai suoi sovrannaturali compagni» (COPEAU 1934; trad. it. in COPEAU 1988, pp. 138-139).

20 ALIVERTI 1982, p. 22. 21 ALIVERTI 1993, p. 38.

Page 14: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

14

II. «MUSICA AVVOLGENTE»: LA MUSICA NEL DRAMMA II. 1

Il progetto di d’Amico di riproporre una sacra rappresentazione medieovale inve-stiva anche l’aspetto musicale, come si può dedurre dalla sua lettera precedente-mente citata, in cui parlava di «musiche del tempo».22 L’importanza della musica è sottolineata anche da Gatti:

molto mi riprometto dall’elemento musicale che dovrà essere – a mio avviso – copio-so e adeguato. Ma non se ne potrà parlare prima che io abbia ricevuto la risposta di Copeau.23

Quanto a Copeau, sulla musica (come sugli altri aspetti dello spettacolo)

all’inizio attendeva delle indicazioni da Gatti e d’Amico:

j’aimerais savoir aussi […] quelle part joueront dans la représentation la musique, la figuration et les chœurs; qui aura la direction musicale.24 Il faudrait en outre que je sois assuré de m’entretenir sur la place […] avec le musi-cien s’il s’agit d’une musique inédite ou avec le chef d’orchestre s’il s’agit d’une mu-sique ancienne, car il m’est indispensable pour procéder à la mise-en-scène de savoir d’avance quel sera le volume de chacune des parties musicales.25

Alla fine fu presa la decisione di utilizzare musiche inedite e non musiche

del tempo. La scelta del compositore cadde su Ildebrando Pizzetti, al quale, la sera del 5 febbraio 1933, Gatti chiede di comporre le musiche di scena per Santa Uliva. Pizzetti accetta, si mette al lavoro a metà marzo e termina la composizione il 23 maggio.26

Fin dall’inizio è evidente che Copeau ritiene molto importante la collabora-zione, si mette, infatti, subito in contatto con il musicista parmense, come mostra

22 Lettera di d’Amico a Nicola Lisi, [agosto 1932], in ALIVERTI 1982, pp. 51-53. 23 Lettera di Gatti a d’Amico del 31 dicembre 1932, in ALIVERTI 1982, p. 76. 24 Lettera di Copeau a d’Amico del 12 novembre 1932, in ALIVERTI 1982, p. 59. 25 Lettera di Copeau a Gatti del 13 gennaio 1933, in ALIVERTI 1982, p. 78. 26 B. PIZZETTI 1980, pp. 239-241.

Page 15: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

15

questa prima lettera del 10 febbraio 1933, cioè pochi giorni dopo che Pizzetti aveva accettato di scrivere le musiche di scena per lo spettacolo:

Comme vous avez bien voulu me le propose, puis, je vous demande de m’envoyer le plus vit possible à Paris 7 rue Moncey l’exemplaire de Santa Uliva qui est en votre possession? Cela m’est indispensable pour commencer mon travail.27

Una successiva lettera del 26 aprile è una testimonianza ancora più significa-

tiva della collaborazione tra i due artisti:

Je quitterai Paris vendredi matin, le 28. J’arriverai à Milan le soir même à 23.50. Le lendemain matin, samedi 29, j’irai frapper à votre porte et nous aurons toute la jour-née pour travailler ensemble, devantage s’il le faut. 28

Questa stretta collaborazione è poi confermata da una frase di Copeau in

una sua lettera a d’Amico: «le Maestro Ildebrando Pizzetti me réclamait des indica-tions pour son travail et m’annonçait sa visite imminente à Paris».29

Altrettanto importante è la lettera del 26 maggio che Copeau scrive a Pizzet-ti da Firenze, durante le prove dello spettacolo:

La première exécution de votre musique à la répétition de ce matin a soulevé l’enthousiasme des acteurs et grâce à elle j’ai pu leur faire comprendre un peu de ce que je m’efforçais depuis plusieurs jours d’inculquer. […] je ne peux presque plus faire de progrès dans mon travail sans votre partition. Je l’attends donc avec une im-patience qui grandit d’heure en heure. […] Je serais un peu soulagé quand j’aurais reçu au moins la partition jusqu’à la fin de la première journée.30

Emerge, dunque, dal carteggio una forte attenzione per l’aspetto musicale

della messa in scena. Questa problematica musicale non è certamente nata in Cope-au con Santa Uliva, ma accompagna il regista francese per tutta la sua attività arti-stica, ponendosi come uno dei nodi fondamentali sia per il problema educativo dell’attore, sia per risolvere la citata crisi del teatro e favorirne il suo rinnovamento.

Così scriveva in una lettera a Jaques-Dalcroze del 1921:

Più che mai sento, vedo e proclamo che quel che mi manca è la musica, che la musica sola dovrà servire alla prima formazione dei giovani che vogliamo iniziare […] Ciò che mi occorre è un maestro di musica che sia capace e deciso a lavorare in accordo con me, in armonia con l’insegnamento generale della mia scuola, senza perdere di vista un istante la ragion d’essere dei nostri sforzi e il loro fine, il loro compimento,

27 Lettera di Copeau a Pizzetti del 10 febbraio 1933, inedita. 28 Lettera di Copeau a Pizzetti del 26 aprile 1933, inedita. 29 Lettera di Copeau a d’Amico del 8 maggio 1933, in ALIVERTI 1982, p. 89. 30 Lettera di Copeau a Pizzetti del 16 maggio 1933, in PIZZETTI 1980, p. 240.

Page 16: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

16

che è il dramma. Tutto l’insegnamento della scuola deve essere impregnato, saturato di spirito drammatico.31

Questo forte legame tra musica e dramma viene ulteriormente chiarito da

Copeau in una conferenza del 1926:

È proprio dell’essenza del dramma, all’origine, essere nello stesso tempo canto e pa-rola, poesia e azione, colore e danza, e per dirla con una sola parola, come facevano i Greci: musica. Ritrovare l’essenza del dramma, è ritrovare questa musica.32

Un aiuto per comprendere che cosa sia «questa musica» può essere dato da

un altro grande rinnovatore del teatro, che Copeau ammirava tantissimo e di cui era amico: Adolphe Appia.33 Così ne sintetizza il pensiero Copeau stesso:

Appia ci insegna che la durata musicale che avvolge, comanda e regola l’azione drammatica, genera nello stesso tempo lo spazio in cui questa si sviluppa. Per lui l’arte della messinscena nella sua pura accezione è solo la configurazione di un gesto o di una musica, resa sensibile all’azione vivente del corpo umano e dalla sua reazio-ne alle resistenze che gli oppongono i piani e i volumi costruiti. Da ciò l’eliminazione dalla scena di ogni decorazione inanimata, di ogni tela dipinta, la dominante del pra-ticabile e il ruolo attivo della luce.34

Alla fine del precedente capitolo erano emersi i concetti di ritmo e armonia

per definire il fluire dell’azione nella messa in scena di Santa Uliva.35 Dunque, u-nendo le precedenti riflessioni con quanto detto ora, mi sembra evidente che quan-do Copeau parla di musica non intende solamente la musica in senso stretto, intesa

31 Lettera di Copeau a Jaques-Dalcroze del 26 luglio 1921, trad. it. in COPEAU 1988, pp. 91-92. 32 COPEAU 1926, trad. it. in COPEAU 1988, p. 181. 33 Queste le parole di Appia riportate da Copeau: «Vede, siamo in un periodo di transizione. Im-

possibile dire esattamente dove andiamo. Ma è certo che attualmente solo la musica può darci una direzione. Non dico questo perché sono musicista. Non è una questione di gusto né di attitudine. è una questione di necessità. Non so da che parte, né che posto avrà la musica nel dramma futuro, una volta realizzato, se essa vi sarà incorporata, se ne sarà rigettata. Ma sono sicuro che la musica è la no-stra sola guida, per il presente, e l’unica base costante delle nostre ricerche» (COPEAU 1916; trad. it. in COPEAU 1988, p. 174).

34 COPEAU 1928; trad. it. in COPEAU 1988, p. 190-191. Il passo è simile al seguente: «Appia voleva che la durata musicale, imprigionando l’azione nel tempo, la regolasse ugualmente nello spazio, vale a dire che essa costruisse intorno a sé il suo spazio proprio e vi conformasse il gioco degli attori. Co-me la musica crea la frase e le associa il gesto che genera, essa crea pure il percorso, che misura nei suoi spostamenti ascendenti e discendenti, su una superficie piana o accidentata. La musica crea dunque una scenografia essenziale». COPEAU 1935; trad. it. in COPEAU 1988, p. 203-204. È singolare come questi due passi sembrino descrivere proprio la messa in scena di Santa Uliva. A questo propo-sito scrive la Aliverti: «è questa forse la regia più «appiesca» di Copeau, quella che risente più da vi-cino del fascino che Appia, musicista e architetto, esercita su Copeau», ALIVERTI 1992, p. 39.

Page 17: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

17

come arte dei suoni (anche se quest’ultima resta fondamentale), ma una complessa armonia che deve regolare tutta la messa in scena.36

II. 2 L’attività musicale di Pizzetti è dedicata principalmente al teatro, egli è un compo-sitore essenzialmente drammatico, e al rapporto tra musica e dramma sono rivolte le sue principali riflessioni teoriche.37 Coglie in pieno questo aspetto Guido M. Gatti all’inizio della sua monografia sul musicista di Parma:

Al centro del problema critico pizzettiano sta il dramma: in principio erat drama. È il problema essenziale della sua poetica, quello per cui si risolve l’equazione della sua opera, si scopre il segreto della sua creatività.38

Nell’universo teatro sono incluse anche le musiche di scena, sebbene su di

esse Pizzetti non esprima un giudizio estetico completamente positivo, infatti

pur avendole praticate a varie riprese fin dal 1908 (anno della Nave dannunziana) e con notevoli risultati, le musiche di scena restano estranee alla forma mentis (parawa-gneriana) di Pizzetti che rimprovera loro di introdurre inevitabilemente un «dislivel-lo di espressione» nella rappresentazione (ma è proprio questa la loro specificità drammaturgica!). Tale formula di condanna viene ripresa negli stessi anni anche dal pizzettiano Gavazzeni che imputerà all’introduzione di tale «dislivello espressivo […] l’imbastardimento e la menzogna estetica della “musica di scena”».39

Pizzetti conclude poi la sua critica alle musiche di scena affermando che

l’opera di teatro di poesia e musica non può dare un’impressione di unità, di perfe-zione se il suo linguaggio, dal principio alla fine, non sia poetico e musicale insieme.

36 Copeau si spinge anche più in là, paragonando l’interpretazione di un testo teatrale al lavoro in-terpretativo del musicista e affermando che la conoscenza profonda di un testo drammatico «è una facoltà di contatto, una intuizione naturale, una rivelazione che, oserei dire, è di essenza musicale». (COPEAU 1938, trad. it. in COPEAU 1988, p. 142-144).

37 I suoi scritti più importanti su questo argomento sono raccolti in PIZZETTI 1945. Quelli presi in esame per questo lavoro sono PIZZETTI 1932 (che contiene anche delle riflessioni sulla musica nel tea-tro medioevale: pp. 31-38) e PIZZETTI 1938 (dedicato specificatamente alle musiche di scena).

Mi sembra utile, preliminarmente, chiarire cosa Pizzetti intendesse per dramma, utilizzando le sue parole: «Io credo che la più alta espressione di arte sia il dramma, e penso che per dramma non possa intendersi se non una espressione e rappresentazione di vita in divenire», PIZZETTI 1945, p. 14. «Il dramma è la forma suprema dell’arte, quella che non è esaltazione di un attimo fuggevole e di un’apparenza transitoria della vita, ma è vita piena e totale compiutamente espressa», PIZZETTI 1945, p. 14-15.

38 GATTI 1954, p. 11. 39 SALA 2003A, p. 55, (le citazioni di Pizzetti e Gavazzeni sono tratte, rispettivamente da PIZZETTI

1932, p. 186, e GAVAZZENI 1954, p. 143, corsivo dell’autore). Rimando per un approfondimento del problema musiche di scena al citato SALA 2003A (dedicato specificamente alle musiche di scena scritte da Pizzetti per La Pisanelle di d’Annunzio) e a SALA 2003B.

Page 18: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

18

[…] Bisogna rassegnarsi a considerare il teatro recitato con musica una forma ibrida e in un certo senso precaria.

Questa posizione critica non impedisce comunque al compositore di Parma di dedicare una parte cospicua della sua produzione teatrale alle musiche di scena. Infatti, prima della conclusione appena citata, il saggio di Pizzetti affronta una que-stione importante, e cioè «se e quando […] la musica intercalata in un’opera teatra-le recitata possa aumentarne e perfezionarne l’efficacia espressiva».40 La sua rispo-sta è la seguente:

Io ho sempre pensato […] che qualsiasi opera di teatro composta di parole manifesta l’anelito alla integrazione musicale e la necessità di una integrazione musicale ogni qual volta il poeta supera in essa il limite della mediocre realtà quotidiana, ogni qual volta cioè la rappresentazione, azioni e parole, riesce ad acquistare un significato u-niversali. Opera di teatro veramente grande è quella che crea un clima musicale e suggerisce la necessità dell’integrazione musicale.41

Frase, quest’ultima, che riecheggia un’altra lapidaria affermazione dello stesso musicista:

nell’opera drammatica lo spirito della musica non può che essere tutt’uno con lo spi-rito del dramma. Dove è dramma, quivi può essere musica. […] Un dramma senza la musica è un dramma incompleto.42

Fermo restando il fatto che per Pizzetti il culmine del dramma rimane il

dramma interamente musicale, mi sembra che questo clima musicale, questa neces-sità dell’integrazione musicale, possano comunque essere messi in relazione con l’esigenza di musica che sentiva Copeau. Significativo mi sembra inoltre il fatto che sia Pizzetti che Copeau hanno tra i loro punti di riferimento teatrali, due esperienze del passato, il teatro greco e quello medioevale, dove la musica aveva un ruolo di primo piano. A proposito del teatro medioevale, ho trovato delle affinità molto si-gnificative, ai fini del mio studio, tra alcune affermazioni dei due uomini di teatro. L’affermazione di Pizzetti riguarda, ancora una volta, il suo concetto di dramma:

Definiscimi la vita e ti darò la definizione di dramma. Vivere, che è? È forse respirare e camminare, mangiare e bere, dormire? No certo. Intendere alla conquista di un be-ne non materiale, e operare per conquistarlo: questo è, certo, vivere. […] Ora, se tu pensi che ogni aspirazione al bene e ogni attività per il bene sono insidiate e combat-tute dalle forze del male, misteriose oscure, multiformi, ingannevoli, tentatrici, che ogni uomo ha, presenti sempre e deste e attive, in sé e intorno a sé, tu vedi, tu com-prendi che la vita è dramma.43

40 PIZZETTI 1938, p. 183. 41 PIZZETTI 1938, p. 184. 42 PIZZETTI 1932, p. 47. 43 PIZZETTI 1932, p. 43.

Page 19: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

19

Questa vita, questo dramma, come lotta tra bene e male è suggestivamente

evocata da Copeau riguardo i Miracles de Notre-Dame:

Il soggetto centrale di questi Miracoli è lo scontro del bene e del male, della natura e della Grazia, la lotta degli angeli con i demoni, l’interiore combattimento dell’anima peccatrice e redenta. Abbiamo sotto gli occhi l’incarnazione delle forze che si eserci-tano, in ogni momento, per influenzare, nei suoi minimi comportamenti, la volontà dell’uomo; per tendergli trappole, avvertirlo, turbarlo o soccorrerlo; per sollecitare dall’alto e dal basso il suo libero arbitrio. I demoni tirano giù e gli angeli sollevano. La Vergine Immacolata, madre di Dio per l’eternità e madre degli uomini per il Cal-vario, mette in questo gioco il peso del suo amore.44

Ma tutto questo non è altro che il tema dominante di ogni rappresentazione

sacra medioevale, un dramma universale45 che anche la Rappresentazione di Santa Uliva esprime, e che Copeau e Pizzetti si sono ritrovati insieme a realizzare, con-cordi nel rivestirlo di musica (come facevano i loro predecessori medioevali), una musica che Copeau, nel descrivere una miniatura raffigurante un mistero medioe-vale, definisce «avvolgente»:

Vi invito ad osservare una miniatura di Fouquet, spesso riprodotta. Rappresenta un

Mistero di santa Apollonia. Si è osservato che grazie alla disposizione della logge e delle mansioni, dei luoghi e delle gallerie, attori e spettatori si mischiano nel modo più inestrica-bile. Tanto meglio. In una simile rappresentazione non tutti gli spettatori hanno la stessa visione dello spettacolo. Ma l’azione si articola in modo tale che ciascun gruppo di spetta-tori, qualunque sia la posizione che occupa, vede sempre qualcosa, che c’è sempre per lui un’azione principale, accompagnata, sostenuta, contrappuntata in lontananza da azioni se-condarie, accessorie, fatto che accresce l’emozione. […] E il tutto converge verso lo stesso centro, si collega alla stessa idea grazie a un ordine segreto e alla musica avvolgente.46

Resta dunque da scoprire, come ultimo passo, quale contributo le musiche

di scena pizzettiane abbiano apportato alla realizzazione di questa «musica avvol-gente».

44 COPEAU 1934; trad. it. in COPEAU 1988, p. 138. 45 «Un grande affresco della vita dell’uomo come pellegrinaggio in questa terra, dalla creazione

del mondo al peccato originale, al riscatto attraverso il sacrificio di Cristo, al Giudizio Universale: i grandi misteri ciclici, ma anche solo alcuni momenti culminanti (la Passione e Resurrezione, la vita di un Santo o di una Santa, ecc.), sempre però secondo il principio della parte per il tutto. Una perpetua ricerca di Dio senza che ci sia mai l’esperienza del totale (Dio) ma dove la più piccola esperienza, la creatura più insignificante rimanda a Dio», FALLETTI 2004, p. 19.

Vedi anche, su questo tema, la bella riflessione di Erich Auerbach: «Ogni scena della rappresenta-zione drammatica medioevale, sorta dalla liturgia, fa parte di un unico grande dramma, il cui inizio è la creazione del mondo e il peccato originale, il cui punto culminante è l’incarnazione e la passione, e la cui fine ancora attesa è il ritorno di Cristo e il giudizio universale. […] non c’è motivo di preoccu-parsi di raggiungere l’unità di luogo tempo o azione; perché esiste un solo luogo: il mondo; un solo tempo: adesso, che fin dall’inizio è di ogni tempo; e un’unica azione: caduta e redenzione dell’uomo» AUERBACH 1956, p. 173.

46 COPEAU 1934; trad. it. in COPEAU 1988, p. 136.

Page 20: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

20

ANDRÉ BARSACQ, Pianta del dispositivo scenico, (Paris, Bibliothèque Nationale de France,

Département des Arts du Spectacle, Collection André Barsacq).

JEAN FOUQUET, Il martirio di Santa Apollonia, miniatura, Libro d’ore di Etienne Chevalier, f. 121r,

(Chantilly, Musée Condé).

Page 21: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

21

III. «MUSIQUE CÉLESTE»: IL DRAMMA NELLA MUSICA

III. 1

Per la Rappresentazione di Santa Uliva Pizzetti scrive 18 numeri musicali: 47 PRIMA GIORNATA

I Introduzione. II Lauda di Uliva e delle sue ancelle. III Il sacrificio delle mani. IV Lamento. V a) Scena dell’osteria; b) Coro dei bevitori; c) [Scena dei tre istrioni]; d) Ripre-

sa del coro dei bevitori. VI a) La caccia; b) [Coro dei cacciatori]; c) [Richiamo dei cacciatori]; d) Il ritorno

dalla caccia; e) [I cacciatori bevono e cantano]. VII La Ninna Nanna di Uliva. VIII Il viaggio di Uliva, alla ricerca del bambino rubato. IX Il miracolo delle mani.

SECONDA GIORNATA I Introduzione. II La corte del Re di Castiglia. III a) La Marcia Nuziale; b) Marcia Nuziale. IV a) Chiamata alla battaglia; b) Primo Episodio di battaglia (Navarra). V Secondo Episodio di battaglia (Castiglia). VI Il viaggio di Uliva verso le foci del Tevere.

47 Ho ricavato questo elenco dallo spartito delle musiche di scena (PIZZETTI 1935); nei pochi casi in

cui non era presente un titolo ho provveduto a inserito io, indicandolo tra parentesi quadre. PIZZETTI 1935 è la principale fonte musicale della rappresentazione, a cui ho fatto costante riferimento per il mio studio. Mi sono servito anche di PIZZETTI 1944A, che contiene le parti vocali e orchestrali dell’allestimento del 1944, ma che pone una serie di problemi che ho discusso nel capitolo dedicato alle fonti.

Page 22: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

22

VII L’Inno dell’Imperatore. VIII Danza di corte. IX Finale.

La prima cosa che si può notare è la gran quantità di musica presente nello spettacolo.48 È una constatazione che può sembrare banale, ma da cui nasce una domanda assolutamente non banale: tutta questa musica è drammaturgicamente giustificata? Ovvero, riutilizzando le parole di Pizzetti: come questa musica aumen-ta, perfeziona l’efficacia espressiva del testo teatrale?

Una prima risposta la suggerisce Aliverti, che mette bene in evidenza, sep-pure sinteticamente, il ruolo attivo che la musica svolge nella costruzione del dramma, un ruolo variegato e multiforme:

La musica, composta da Ildebrando Pizzetti su indicazioni molto precise del regista, riveste un ruolo fondamentale in questo spettacolo. I brani musicali, strumentali o vocali, precedono o accompagnano le varie scene, predisponendo gli spettatori […] o accentuando le loro impressioni […]. La musica si associa inoltre alla recitazione in forma di melologo, imprigiona nella sua durata il tempo dell’azione, la regola nello spazio.49

E proprio a causa di questa varietà vorrei proporre una classificazione, ov-

viamente imperfetta (come del resto tutte le classificazioni), ma che ritengo comun-que utile per mettere a fuoco i vari ruoli (che ho riassunto in quattro principali) che la musica assume durante la rappresentazione, sempre tenendo ben presente la vo-cazione pizzettiana al dramma, che investe ogni episodio musicale di una tensione drammatica più o meno intensa, in relazione a ciò che avviene sulla scena.50

Ecco, dunque, la mia classificazione: Musica giustificata dall’azione: ho riunito in questa definizione tutta

quella musica strettamente legata e tendenzialmente interna alla situazione scenica. È quella musica che, come scrive Pizzetti stesso, entra nel teatro recitato «come e-lemento costituzionale, come inevitabile modo di essere e di apparire».51 Per esem-pio sono quei casi, come chiarisce ancora lo stesso musicista, «in cui il dramma o la commedia, presentando su la scena un personaggio che suona uno strumento è i-nevitabile che si debba udire la musica su quello strumento sonata».52 Ne La Rap-

48 Vedi il commento di Milano riportato nella nota 4. rimando inoltre al già discosso Pizzetti 1938 per il problema della maggiore o minore presenza di musica nel teatro recitato.

49 ALIVERTI 1993, p. 39. 50 Il concetto è chiarito molto bene, come al solito, da Pizzetti stesso: «come […] può essere conce-

pita e intesa la musica nel teatro recitato se non come linguaggio più o meglio della parola proprio a creare nel dramma, intorno ai personaggi o alle loro parole, un’atmosfera tale da dare maggior risal-to e maggior e potenza espressiva a un dato episodio, a una data scena, a un determinato discorso?» (PIZZETTI 1938, p. 184).

51 PIZZETTI 1938, p. 185. 52 PIZZETTI 1938, p. 186. Pizzetti fa anche l’esempio del coro nella Nave di D’annunzio, coro che,

«avendo un ufficio quasi liturgico non potrebbe non cantare, perché cantare (prescindendo dalle

Page 23: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

23

presentazione di Santa Uliva appartengono a questa categoria tutti i brani che si asso-ciano a cerimonie di corte, quali La corte del re di Castiglia, L’Inno dell’Imperatore, Danza di corte, e la Marcia nuziale. In questo gruppo si inserisce anche la Lauda di U-liva e delle sue ancelle e La Ninna Nanna di Uliva, nonché gli interventi del coro nelle scene dell’osteria e della caccia. Vale la pena sottolineare come questa musica sia molto significativa per il trattamento drammaturgico a cui viene sottoposta dal re-gista e dal compositore, infatti più di una volta la ‘musica giustificata dall’azione’ subisce delle intensificazioni drammatiche, che variano notevolmente da brano a brano, ma non sono mai totalmente assenti, nemmeno in quei brani che appaiono totalmente statici (casi esemplari sono La Ninna Nanna di Uliva, La corte del re di Ca-stiglia e la Marcia nuziale).

Commento e guida all’azione drammatica: svolgono questo ruolo so-prattutto l’Introduzione alla prima giornata, solenne Introitus che immerge in un clima religioso tutta la rappresentazione, il Finale, che ha il compito di chiudere al-trettanto religiosamente lo spettacolo. Sono questi i momenti in cui il coro, come si diceva prima, assume una funzione religiosa, quasi liturgica (e il testo stesso che canta è tratto dalla Liturgia). Altro brano in cui il coro è protagonista è il Lamento, e dove, come in una tragedia greca, trae spunto dalla vicenda di Uliva per fare una dolorosa meditazione sull’esistenza umana.

Musica che funge da intermezzo (assieme alla danza) in sostituzione de-gli intermezzi eliminati della versione rinascimentale. Questa è una delle modifiche più radicali al testo originale, come ho fatto notare nel primo capitolo citando una lettera di D’Amico: «sostituire radicalmente gli “intermezzi” di musica e danza con altri».53 Nella versione del 1933 il più esteso intermezzo dello spettacolo è Il Viaggio di Uliva, alla ricerca del bambino rubato, il quale ha anche una notevole importanza drammaturgica. Intermezzi, invece, nel puro significato del termine sono i due Epi-sodi di battaglia, la scena della caccia e la scena dell’osteria.

Ci sono, infine, quei momenti in cui la musica si inserisce tanto incisiva-mente nell’azione drammatica da assurgere a ruolo di guida. In questa categoria si possono inserire tutti quei momenti in cui compare un melologo e dove, come sot-tolinea Aliverti, la durata musicale influenza il tempo dell’azione. È il caso de Il sa-crificio delle mani, de Il Viaggio di Uliva, alla ricerca del bambino rubato, de Il miracolo delle mani e, nella seconda giornata, de Il Viaggio di Uliva verso le foci del Tevere. Vor-rei evidenziare come questo avviene in modo particolarmente intenso in tutte quel-le situazioni in cui interviene nell’azione il sovrannaturale: ciò significa che in que-sti momenti la musica rende tangibile la presenza del divino (ma anche del diaboli-

forme date dal musicista al suo canto) è il suo modo di essere» (PIZZETTI 1938, p. 186). In alcune si-tuazioni è anche il caso del coro in Santa Uliva, ma non mi sembra che questo ruolo del coro possa rientrare in questa prima categoria, mentre quando il coro impersona una massa che canta sì.

53 Lettera di Silvio d’Amico a Nicola Lisi, [agosto 1932], in ALIVERTI 1982, pp. 51-53.

Page 24: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

24

co); ciò che è una presenza misteriosa si rivela attraverso la musica, (quasi una ver-sione riveduta e corretta del suono «dispensateur du Mystère»54 di Mallarmé).

Musicalmente emerge, innanzitutto, l’uso di temi chiari e ben definiti (che si adattano perfettamente alla messa in scena concreta ed essenziale di Copeau, il quale più di una volta indica quale tema musicale deve essere usato), temi che ri-corrono e si trasformano varie volte nel corso della rappresentazione, contribuendo a creare il ritmo e l’armonia ricercate da Copeau tra le varie scene (con suggestive corrispondente tra gli altri elementi del linguaggio scenico, in particolare la luce), temi che si modellano sulla personalità dei personaggi e delle varie situazioni drammatiche che la musica è chiamata a sostenere.55

Tutto questo viene attuato da Pizzetti attraverso le principali caratteristiche del suo linguaggio musicale (che questo musiche di scena ripropongono), in primo luogo la sua personale rivisitazione del modalismo e degli ethé musicali, in chiave espressiva. Sulla teoria dell’ethos Pizzetti si era espresso già nel commentare la sua prima opera importante (le musiche di scena scritte per La nave di d’Annunzio):

Io dunque ho composto le melodie della Nave nei modi dimenticati della musica li-turgica primitiva, che è quanto dire nei modi della musica greco-latina. E ho scelto per ogni caso il modo in che comporre la melodia, che avesse l’ethos più rispondente al significato, all’espressione del testo poetico. Il quale ethos non ho voluto conside-rarlo stabilito nella definizione degli antichi teorici greci o latini, dei filosofi o dei primi musicologi della chiesa, ma ho voluto sentirli io stesso in me profondamente.56

Ora, nonostante la personalizzazione fattane dal musicista, gli ethé che Piz-

zetti infonde nella sua musica non sono poi così differenti, in fondo, dalle conce-zioni che ne avevano i teorici greci e, ancora di più, i primi padri della Chiesa. Si tratta, in sostanza, della contrapposizione tra modo diatonico e modo cromatico, il primo associato ad un ethos positivo, il secondo ad un ethos negativo, il primo iden-tificato con la musica di Dio, del bene, l’altro a una musica che allontana da Dio. Pizzetti non fa altro che rivisitare questo dualismo, come ben chiarisce Santi:

Pizzetti, all’uopo, esplica la pratica modale adottando il criterio distintivo dei generi diatonico e cromatico, inteso, quest’ultimo, nel senso greco-medievale di un abbas-samento e di un innalzamento vario e irregolare dei gradi mobili interni all’ambito fisso del modo (tetracordo e pentacordo).57 […] simile maniera di praticare la modali-tà è tecnicamente importante, proprio in ordine all’operazione riduttiva, in quanto consente di classificare agevolmente i sensi o le allusioni emotive messi in agitazione. […] così tutti i sensi forti, quelli che alluderanno a un superamento delle miserie e delle debolezze umane, perché riferiti o alla solennità di Dio, o alla virilità guerriera,

54 MALLARMÉ 1887, p. 296. 55 Come nota Damerini nella sua recensione dello spettacolo: «È un Pizzetti di una più larga me-

lodiosità e di una semplice e forte drammaticità» (DAMERINI 1933). 56 PIZZETTI 1907, p. 855. 57 Questo processo è, per esempio, evidentissimo nella trasformazione che Pizzetti opera del tema

di Uliva nel Lamento.

Page 25: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

25

o alla purezza dell’animo, o alla soavità del consolo, o simili, si ascolteranno sostenu-ti da un declamato di genere diatonico; viceversa tutti i sensi deboli, connessi alla no-stra terrena natura, nutriti cioè dalle «passioni», dalle «aspirazioni», dai «vizi», dai «peccati», dalle «colpe», dalla «tristezza», dalla «miseria», dalla «speranza» […] sa-ranno opportunamente serviti da un declamato di genere cromatico. Ma anche quando non vi sarà parola, nella musica strumentale, il protrarsi della modulazione e della dialettica modale fra genere diatonico e genere cromatico, non mancherà d’evocare sensi forti e sensi deboli.58

Questo dualismo, comunque, non è mai l’applicazione meccanica di una te-

oria, come chiarito da Pizzetti stesso nel passo citato, e ribadito ancora da Santi: «Sono intonazioni, codeste, di cui va constatato non tanto la rigida corrispondenza a una teoria modale, quanto il rigore tecnico dell’intenzione espressiva».59 Inten-zione espressiva che trova il suo culmine nelle pagine musicali in cui Pizzetti deve rappresentare musicalmente la presenza di Dio: quella musica che Copeau, signifi-cativamente (quando Uliva invoca la Vergine Maria prima di sacrificare le sue ma-ni) chiama «Musique céleste».60

Se questa «musique céleste» trova il suo culmine negli episodi sopra descrit-ti, è bene rilevare come tutte le musiche di scena per Santa Uliva sono investite da un’atmosfera sacrale, conseguenza del personalissimo processo compositivo piz-zettiano ispirato alla modalità,61 che fa di tutte queste musiche di scena una sorta di continua, avvolgente, «musique céleste». III. 2 Dopo aver indicato sommariamente le caratteristiche drammaturgiche e musicali della partitura pizzettiana, procedo ora ad un’analisi più dettagliata, confrontando le musiche con il testo della messa in scena del manoscritto di regia di Copeau. Non voglio certo fare una pura analisi descrittiva della musica (che sarebbe inutile), né pretendo elencare minuziosamente tutte le sfumature (a volte poche note, una minima variazione nel ritmo, nell’armonia) che Pizzetti crea per accompagnare musicalmente il dramma. Voglio solo cercare di mettere in evidenza, segnalando per ogni brano i tratti salienti, la straordinaria simbiosi tra testo teatrale e testo mu-sicale, che, come ricordavo all’inizio, è stato uno dei principali motivi del successo di questo spettacolo.

58 SANTI 1980, pp. 99-100. 59 SANTI 1980, p. 100. 60 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 49. 61 «Il modalismo è poeticamente adottato da Pizzetti per l’afflato religioso derivato ad esso dal

sodalizio liturgico, piuttosto che per ricollegarsi ad una precisa tradizione musicale». SANTI 1980, p. 90. Si può comunque inserire questo recupero del modalismo sulla linea del recupero del medioevo che in quegli anni si stava svolgendo in vari campi, e di cui il progetto teatrale della Rappresentazione di Santa Uliva è testimonianza esemplare. Per approfondimenti su questo argomento si veda GHE-RARDI 1980.

Page 26: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

26

PRIMA GIORNATA

I. INTRODUZIONE

L’Introduzione, che apre solennemente la sacra rappresentazione, può essere suddi-visa in quattro parti ben definite: 1) batt. 1-16: Andante sostenuto; 2) batt. 17-39: An-dante largo; 3) batt. 40-65: Molto sostenuto; 4) batt. 66-81.

Come inizio dello spettacolo Copeau prescrive un contrasto luminoso:

Les stalles du public sont éclairées. Le champ dramatique est tenu dans l’ombre, à l’exception peut-être des 4 pelouses faiblement éclairées par les rampes des buis. Trompettes – Extinction des lumières du publique.62

La prima parte non ha una specifica corrispondenza nel manoscritto di regia

di Copeau, visto che all’inizio della composizione pizzettiana le trompettes non ci sono. Ci sono invece le sedici battute dell’Andante sostenuto, in cui è esposto il tema di Uliva, il cuore di queste musiche, tema conduttore che riapparirà più volte, va-riamente elaborato, durante lo spettacolo. Anzi, si potrebbe dire che il dramma di Uliva, trasportato nella partitura, altro non è che la continua trasformazione di questo tema. È necessario, dunque, analizzarlo più a fondo.

Si tratta di una maestosa melodia diatonica (costruita interamente da inter-valli di seconda maggiore, terza minore e quarta giusta) che si sviluppa, con un fra-seggio molto regolare, attraverso ripetizioni lievemente variate di un nucleo tema-tico fondamentale (bb. 1-2). Si crea così un continuo movimento ad arco e un conti-nuo aumento della tensione, sia per lo slittamento all’insù del culmine melodico (innalzando il motivo di base di una quarta alla battuta 5 e di una sesta minore alla battuta 6), sia per la diminuzione dei valori delle note (crome, dalla battuta 4). Dal-la battuta 9 comincia poi una breve elaborazione polifonica della testa del tema per inversione (bb. 9-12).

Se questa prima pagina musicale, con le caratteristiche appena descritte, ben rappresenta il personaggio di Uliva, cioè la fanciulla innocente che trova la sua for-za solo in Dio, non mancano comunque degli accenni musicali alle persecuzioni e sofferenze che dovrà affrontare prima del trionfo finale. Innanzitutto ci sono quelle acciaccature in levare, che spezzano la regolarità della frase e danno un senso di inquietudine fugace, in sottofondo, fin dall’inizio, (e che rimarranno sempre, anche nel trionfo finale). Altro elemento destabilizzante è poi il passaggio al motivo che parte da la bemolle alla fine della battuta 6: infatti, al contrario del passaggio alla battuta 5 del motivo di base una quarta sopra, qui il nuovo segmento si percepisce con maggior fastidio, come un passaggio ad una tonalità lontana. L’inquietudine di

62 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 43.

Page 27: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

27

questo movimento melodico è, non a caso, sottolineato da Pizzetti, con i bassi (bb. 7-8 e 12-16), che spezzano con una pausa prima dell’ultima nota l’ariosità del tema; tema che, comunque, solennemente armonizzato, chiude questa prima pagina mu-sicale.

Esempio 1: Introduzione (bb. 1-16).

Le restanti sezioni dell’Introduzione seguono le indicazioni di Copeau:

[X] Orchestre – Venant de droite et de gauche, d’abord les anges en file, puis la Vierge Marie gagnent la loge VII et se tiennent debout sans prendre encore place. Puis, sans interruption, au rez-de-chaussée, tous les acteurs, figurants, porteurs d’accessoires s’avancent par le passage P, gravissant les trois marches, se répartissant des deux cotés de V jusqu’en d et E. l’ange Annonciateur est au centre A.V. Tous sa-luent devant eux, à droite, à gauche. Puis se mettent à genoux. [X] Chœurs – Pendant l’agenouillement, la musique cesse, et les deux chœurs enton-nent à capelle une courte phrase.

Page 28: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

28

Silence La prière terminée, les acteurs se débandent, et sous musique vont gagner as-sez rapidement la place qui leur a été indiquée, soit à proximité du lieu scénique qu’ils vont occuper. Alleluia L’ange annonciateur n’a pas quitté, sa place en A. Pendant que le mouve-ment précédent s’exécute, il avance lentement vers E. D. cependant que la lumière et l’éclaire seul, et que, soutenu par l’orgue, il parle : Devoti di Gesù dolce Signore, […] [X] L’Ange ayant dit, s’éloigne par D.C.AIV.BIV.BII.aII et va sortir en VI par la gau-che. Musique pour accompagner sa retraite.63

Non si può non sottolineare il carattere di rito religioso che avvolge

quest’inizio di spettacolo: la processione degli attori si può accostare al momento iniziale di una messa, quando il celebrante con i suoi aiutanti (in questo caso l’Angelo annunciatore con gli altri attori) compie il percorso verso l’altare.64 La mu-sica accompagna solennemente questa processione con un Movimento di marcia lenta e solenne, caratterizzata da un’atmosfera di ieraticità e atemporalità.

Segue l’intervento corale, nettamente diviso in due sezioni: la prima affidata ad un coro misto a cinque voci e la seconda a un coro di ragazzi a tre voci (definito coro celeste).65 Il testo del coro a cinque voci – a conferma del carattere di rito religio-so dello spettacolo – è tratto dalla Liturgia: «Omnis terra adoret te, deus, et psallat tibi: psalmum dicat nomini tuo, Altissime».66 Il coro celeste intona invece un gioio-so alleluia, accompagnato da quella che nello spartito è indicata come «Seconda Or-chestra».67 Non avendo la partitura del 1933 non posso dire con esattezza quali

63 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, pp. 43-44. Per una agevole lettura delle citazioni tratte dal ma-

noscritto di regia di Copeau riporto qui i criteri di edizione utilizzati dalla Aliverti nel pubblicarlo, e qui da me riprodotti: « Si sono distinte le parti scritte a penna, che rappresentano la prima stesura della regia che Copeau elaborò a Pernand, dalle parti a matita corrispondenti presumibilmente a modifiche introdotte nel corso delle prove a Firenze, procedendo come segue: le parti aggiunte sono state riportate tra parentesi quadre e inserite nel testo nei punti indicati nel manoscritto; […] le sotto-lineature a matita nera o, più raramente, rossa (quest’ultime spesso riferite a elementi in relazione con la musica in scena) sono state riprodotte uniformemente; si sono rese in neretto parole partico-larmente marcate nel manoscritto; i segni diacritici in forma di croci a matita rossa, usati per eviden-ziare a margine o in seno alla pagina musiche, suoni o rumori, sono stati resi con [X]» (ALIVERTI 1992, p. 42). Questi ultimi segni sono presenti solo nella prima giornata. Le lettere si riferiscono alla pianta del dispositivo scenico.

64 Scrive Copeau a riguardo: « Per entrare nell’idea di una rappresentazione sacra, per penetrarne il senso e conservarne tutto il significato, bisogna prima di tutto sapere fino a che punto essa resta implicata nella cerimonia che l’ha originata e che ne è governata senza confonderle l’una con l’altra. Questa cerimonia è la Santa Messa. La messa è un’azione. Alle origini è così designata: azione di sa-crificio, azione di grazie, azione domenicale, azione della cena di nostro Signore […] Ecco il nuovo nocciolo sacro attorno al quale fruttificheranno altre cerimonie», COPEAU 1934; trad. it in COPEAU 1988, p. 133.

65 PIZZETTI 1935, p. 6. 66 Il testo è tratto dal Salmo 65,4 e utilizzato nell’Introitus della Domenica II post Epiphaniam, (vedi

Graduale Sacrosanctae Romanae Ecclesiae de Tempore et de Sanctis). 67 PIZZETTI 1935, p. 6.

Page 29: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

29

strumenti facessero parte di questa Seconda Orchestra (comunque nello spartito sono indicati organo e celeste). L’indicazione è comunque di fondamentale importanza, soprattutto se si osservano tutti i punti in cui questa Seconda Orchestra compare nel-lo spartito, cioè in tutte le situazioni che richiamano un intervento divino, come gli interventi miracolosi (il miracolo dei frutti e il miracolo delle mani). Il coro celeste compare anch’esso più volte, e precisamente dopo il miracolo delle mani (nel brano omonimo) e nel momento in cui Uliva approda alle foci del Tevere (Il viaggio di Uli-va verso le foci del Tevere). In tutti i casi il coro celeste è musicalmente caratterizzato da una diatonicità totale.

L’ultima parte di quest’Introduzione riprende il tema di Uliva, incorniciando l’intervento dell’Angelo Annunziatore (che nel corso della rappresentazione parle-rà sempre, come adesso, su di un sottofondo musicale). Infine i richiami dei corni e delle trombe (forse le trompettes segnalate da Copeau precedentemente) e gli accor-di ribattuti degli archi (altra costante musicale di queste musiche), finalmente an-nunciano al pubblico l’inizio dello spettacolo.

II. LAUDA DI ULIVA E DELLE SUE ANCELLE

La Lauda di Uliva e delle sue Ancelle è un breve e canto a tre voci femminili, su testo di Iacopone da Todi,68 che si ispira alle laude spirituali polifoniche, di cui ripropone la semplicità armonica e melodica.

III. IL SACRIFICIO DELLE MANI

Questo è uno dei momenti cruciali dell’intero spettacolo: Uliva ha appena rifiutato la proposta di suo padre e chiede aiuto alla Vergine. Proprio subito dopo questa invocazione di aiuto interviene la musica. Così scrive Copeau: «Musique céleste. Comme une réponse à la prière d’Uliva. Le ciel se découvre. Douce activité de la Vierge et des Anges».69 Compare qui una melodia eseguita dalla tromba sorretta dagli arpeggi dell’arpa, un altro tema ricorrente che si potrebbe chiamare tema dell’intervento divino.

68 Tra il testo citato in partitura e le edizioni da me consultate delle Laude di Iacopone da Todi ci

sono delle leggere divergenze. Questo è il testo presente nello spartito: «Jesù, dolce meo sposo,│ dimme che posso fare │che eo te possa amare│quanto te so’ tenuta;│chè a Te non fò penoso│ per me pena portare│ volendo me salvare│ch’en colpa era caduta» (Pizzetti 1935, pp. 9-10).

Riporto inoltre il testo nell’edizione più vicina nel tempo alla Santa Uliva del I933, che è anche il più simile a quello cantato nella Rappresentazione: «Iesú, dolce mio sposo, – dimme que posso fa-re│che io te possa amare – quanto te so tenuta:│ch’a te non fo penoso – per me pena porta-re│volendome salvare – ch’en colpa era caduta » ( IACOPONE 1930, p. 149). La lauda in questione è la LXV (IACOPONE 1930, pp. 144-150) di cui riporto l’incipit: «Ad l’amor ch’è venuto – en carne a noi se dare, │andiamo a laude fare – e canto con onore».

69 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 49.

Page 30: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

30

Esempio 2: Il sacrifico delle mani, bb. 3-6. Segue il sofferto dialogo-preghiera tra Uliva e Dio, dove la recitazione tende

a fondersi con la musica, fino al culmine raggiunto nell’ultima invocazione di Uli-va: «Gesù, Gesù, Gesù, Misericordia!», scandito ritmicamente, come una voce reci-tante, sui tremoli degli archi e i suoni spezzati dei fiati che riprendono le prime no-te del tema dell’intervento divino (qui quasi un eco del lamento di Uliva). La musi-ca, intanto, ha continuamente trasformato, quasi straziato, il tema di Uliva, fino alla catastrofe conclusiva.

Esempio 3: Il sacrifico delle mani, bb. 26-32.

IV. IL LAMENTO

Nel Lamento, si manifesta chiaramente il dualismo diatonico-cromatico in funzione espressiva. È, ancora una volta, il tema di Uliva il protagonista: qui Pizzetti alla chiarezza del «supremo bene» invocato da Uliva (e che si manifestava nella diato-

Page 31: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

31

nicità dell’inizio della Rappresentazione) sovrappone l’oscura presenza del male tra-sformando cromaticamente il tema:

Esempio 4: Lamento, bb. 1-3. Tutto il brano si può leggere come una esplicitazione musicale della vicenda

di Uliva quale paradigma dell’esistenza umana: l’uomo deve continuamente sce-gliere tra «la conquista del supremo bene» che «della vita placar potrà le pene», e i «fallaci desiri», i «van pensieri│che nell’umane menti ogn’or si fanno», come dice l’Angelo Annunziatore poco dopo, che non portano altro che sofferenza e morte. Sofferenza e morte che si fanno tangibili nella tragica melodia esposta dapprima all’unisono, e poi per quarte sovrapposte, dall’orchestra; nella declamazione dell’Angelo, accompagnata dall’ossessiva ripetizione delle prime tre note del tema di Uliva; e, infine, nel coro di voci femminili che chiude questo momento con un dolente lamento cromatico: «Ahi, mondo ingrato, cruda e triste sorte│Ch’in un punto ci mostri vita e morte».

V. L’OSTERIA

La scena dell’osteria aveva, come già detto precedentemente, una grande impor-tanza per gli organizzatori di questo spettacolo. Benché la storia di Uliva qui passi in secondo piano (protagonisti sono l’ostessa e l’oste-diavolo) non si può dare all’episodio un significato completamente estraneo al resto dell’azione drammatica: infatti, oltre al recupero dell’inframessa comica tipica delle sacre rappresentazioni, il fatto che Copeau abbia unito la figura del diavolo con quella dell’oste getta una luce ‘mefistofelico-goliardica’ su tutta la scena, nettamente in opposizione alla pre-senza immobile di Uliva sulla scena. La musica di Pizzetti (strutturata in quatto se-zioni), è qui ricca di acciaccature, veloci scale ascendenti, staccati, e contribuisce a creare quest’atmosfera, come si può notare nella prima sezione, strumentale:

Page 32: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

32

Esempio 5: Scena dell’osteria, bb. 7-18.

La sezione successiva (che si sussegue senza interruzione dalla prima) è un coro di bevitori. Il testo è tratto da un antico canto carnascialesco,70 mentre la melo-dia è la stessa del brano strumentale iniziale. La terza sezione vede l’esibizione di tre istrioni. Questo episodio è stato introdotto per volere di Copeau, in accordo con Pizzetti: «Dans le petite scène de l’auberge, qui était bien terne, j’ai introduit, d’accord avec Pizzetti, un très court petit divertissement formé par trois comédiens ambulants».71

Nel suo manoscritto di regia Copeau indica «une danse rapide et violent»,72 che Pizzetti realizza con una danza in tre, in cui un ossessivo accompagnamento di quinte vuote funge da sostegno a una rapida melodia (fatta quasi esclusivamente di gradi congiunti) che ambiguamente oscilla tra modo maggiore e modo minore. L’ultima sezione infine ripropone il coro dei bevitori e la danza (accorciata), che in questo caso è danzata dai coniugi albergatori ed è definita da Copeau come «danse grotesque».73

70 Il testo è il seguente: «Ciascheduno ha la sua dama,│Che la notte non rincresca.│Com’è giorno ognuno brama│Di ballare alla moresca│E così d’accordo in tresca│Ce ne andiam, cantando, a bere», PIZZETTI 1935, pp. 18-19.

71 Lettera di Copeau a d’Amico del 8 maggio 1933, in ALIVERTI 1982, p.91. 72 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 51. 73 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 54.

Page 33: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

33

VI. LA CACCIA

Anche questo brano è suddiviso in varie sezioni, corrispondenti ad altrettante indi-cazioni del manoscritto di regia di Copeau.

La caccia assieme al torneo era una delle inframmesse di carattere coreografico più frequenti nelle tarde sacre rappresentazioni ed era arricchita da arie particolari (Su al-la caccia): nel rifacimento novecentesco l’aria di caccia è un brano corale di Pizzetti.74

Il tema della caccia viene esposto non appena Uliva termina la sua preghie-

ra: «aussitôt qu’elle s’est tue, un air de chasse».75 Segue, dopo una breve battuta del re di Bretagna il vero e proprio episodio della caccia.

Terminata questa sezione musicale segue il saluto del Re alla Regina, poi una ripresa dell’aria di caccia, alla fine della quale avviene il ritrovamento nel bo-sco di Uliva da parte di un gruppo di cacciatori. Dopo un breve dialogo tra questi ed Uliva, c’è un altro lungo intervento musicale: Il ritorno dalla caccia. Musicalmente è tutto come prima (base di tutti questi brani è l’aria di caccia iniziale), tranne un breve momento (bb. 39-45) in cui l’orchestra esegue un lungo trillo e il coro canta «La cerva è presa», con una evidente allusione al ritrovamento di Uliva nel bosco.

Esempio 6: Il ritorno dalla caccia, bb. 39-45.

74 ALIVERTI 1993, p. 90. 75 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 55.

Page 34: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

34

L’ultima sezione, Cacciatori intorno al fuoco, avviene subito dopo il rifiuto di Uliva al tentativo di seduzione del diavolo. È un brano solo corale, la cui melodia riprende il tema dell’aria di caccia.

Esempio 7: La Ninna nanna di Uliva, bb. 13-20. VII. LA NINNA NANNA DI ULIVA

Sull’ultimo accordo del coro (si bemolle maggiore) si insinua un si bemolle suonato dai violini, che funge da collegamento al brano musicale successivo, La Ninna Nan-na di Uliva (versi di Corrado d’Errico76). È un brano particolarmente significativo

76 Gesù ti guarda, Gesù ti culla,│Dormi sereno figlio di Re.│Splendono gli astri sulla tua cul-

la,│Sia dolce il sonno, è Iddio con te.│Tra lotte ardenti, guerre e tornei,│Un gran Monarca ti gene-rò:│Ei t’ha affidato ai preghi miei.│Donna ferita ti veglierò…│Gesù ti guarda, Gesù ti culla,│Dormi sereno figlio di re.│Sogna di questa mamma fanciulla│ Che la tua mamma, bimbo non è.│Azzurre notti, notti divine│ Coltri al tuo sonno Dio stenderà,│E del tuo regno sopra il confine│Eterno il sole rinascerà. (D’ERRICO 1936, p. 53). I versi 11-16 non sono stati musicati da. Anche nel manoscritto di regia dopo l’indicazione:«Uliva berce l’enfant du Roi en Chantant» seguono, infatti, solo i primi dieci versi di D’Errico (COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1933, p. 59). A cantare il brano non era l’attrice che im-personava Uliva (Andreina Pagnani), ma il soprano Ginevra Vivante.

Page 35: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

35

per il modo in cui Pizzetti drammatizza un brano che all’apparenza si presenta co-me intermezzo lirico. In realtà proprio alla fine della ninna nanna si verifica uno degli eventi più importanti della storia, cioè il rapimento per opera del Siniscalco-diavolo, respinto precedentemente da Uliva, del bambino che era stato affidato alla stessa Uliva. Per questo fatto Pizzetti riveste l’intero brano di un clima espressivo ambiguo (in forte opposizione alla serenità del testo di d’Errico), soprattutto grazie a un tessuto armonico notevolmente instabile, che genera una tensione continua.

Come esempio si prendano le battute 13-20 (esempio 7), dove il testo che sottolinea le serenità e la protezione data da Dio («Splendono gli astri sulla tua cul-la│Iddio è con te») è accompagnato da una lunga modulazione che da sol maggio-re (tra l’altro non ben definito: nell’accompagnamento c’è un fa naturale e nel canto un do diesis) porta a sol minore. Inoltre è presente un disegno ritmico di quattro semicrome (bb. 14, 15 e 17, ma che aveva fatto la sua prima comparsa alla battuta 11) che sembra trasportare nella musica la presenza in scena del diavolo.

Che questo disegno ritmico si riferisca al diavolo è confermato nel finale: al-la ripresa della melodia iniziale (b. 33) tutto sembra pacificarsi, Uliva termina il suo canto e si addormenta, ma è a questo punto che interviene il diavolo («Questo mio core non si può placare…») e rapisce il bambino. La sua sinistra presenza è sottoli-neata da Pizzetti con una sola nota (la bemolle) che riprende il precedente disegno ritmico di semicrome.

Esempio 8: La Ninna nanna di Uliva, bb. 40-49.

Page 36: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

36

VIII. IL VIAGGIO DI ULIVA, ALLA RICERCA DEL BAMBINO RUBATO

Si tratta del numero musicale più esteso della rappresentazione. Si tratta di un am-pio pannello coreografico-musicale, diviso in quattro parti, di cui Copeau nel suo manoscritto di regia annota minuziosamente lo svolgimento:

Les quatre intermèdes suivant donneront une note de renaissance païenne qui est dans l’original. Ils marqueront au même temps l’espace parcouru par Uliva et la du-rée de ses courses. Quatre saisons et quatre heures du jour. 1. L’hiver – La nuit 2. Le printemps – L’aurore – Les oiseaux et les branches fleuries 3. L’été – Midi – La moisson 4. L’automne – Le coucher du soleil. Un marché. Retour de vendanges. […] Chacun de ces tableaux chorégraphiques sera séparé du suivant par une marche d’Uliva, toujours plus dure, sur une thème qui passera d’un instrument à l’autre.77

Seguono poi altre indicazioni, ancora più minuziose, su ciò che deve avveni-

re sulla scena. Inutile dire come la parte musicale (giustamente giudicata tra più belle dell’intero spettacolo) sia qui di primaria importanza, come anche le annota-zioni di Copeau dimostrano.

Delle lunghe note ribattute introducono il Largo iniziale, dall’incedere lento e pesante, che ripropone il tema di Uliva, qui trasformato in un lamento quasi di-sperato. Dico quasi perché alla battuta 13 lentamente la melodia prende un po’ di vita, fino a sfociare nel tema dell’intervento divino (che qui si presenta più come un’invocazione dell’intervento stesso), che trova una breve risposta nello stesso tema che si ripropone per poche battute, come un eco, eseguito dalla Seconda Orche-stra. Vista l’esposizione dei vari temi, si potrebbe leggere questa prima parte come una sintesi di tutto il viaggio di Uliva: sofferenza, invocazione d’aiuto, risposta di-vina.

Dopo questo inizio Copeau (è la prima delle minuziose indicazioni ricordate poco prima) segnala: «Passage de la femme à l’enfant»;78 questo episodio è così de-scritto nelle didascalie dello spartito:

Una donna passa con una bambino in braccio cantando una ninna nanna. Uliva la vede. Sta in ascolto. La ninna nanna che essa canta le ricorda l’altra che essa cantava al figlio del Re. Si precipita verso la donna e cerca di vedere il bambino.79

77 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1933, pp. 61-62. 78 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 62. 79 PIZZETTI 1935, pp. 44-45.

Page 37: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

37

La ninna nanna cantata dalla donna è una semplice melodia dal carattere popolareggiante che richiama una filastrocca infantile:

Esempio 9: Il viaggio di Uliva, alla ricerca del bambino rubato, bb. 30-38.

Molto intenso il contrasto musicale tra la serenità e semplicità di questa me-

lodia e l’inquieto sottofondo strumentale che l’accompagna, che subisce una brusca accelerazione (più mosso agitato) nel momento in cui Uliva cerca di vedere il bambi-no della donna: veloci terzine di semibiscrome sorreggono il frammento iniziale del tema di Uliva ossessivamente ripetuto in uno slancio vano, fino a quando «la don-na col bambino impaurita fugge»,80 e il tema si trasforma in un mesto lamento.

Dopo questo episodio segue la prima esposizione del tema che accompagna il cammino di Uliva, uno dei momenti di maggiore intensità dell’intero spettacolo. Come mette in evidenza Gatti, è

un tema umile che par voglia esprimere la dura ascesa di lei verso la luce che le sfug-ge e il ripiegarsi dell’anima dolorante, un tema che non vuole emergere per la sua bellezza e peregrinità ma così perfettamente aderire alla figura della protagonista da non farci desiderare variazioni o nuove incarnazioni o altri accorgimenti.81

80 PIZZETTI 1935, pp. 44-45. 81 GATTI 1954, pp. 67-68.

Page 38: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

38

Esempio 10: Il viaggio di Uliva, bb. 48-55.

La successiva sezione musicale inquadra l’episodio della primavera: è un

Movimento di minuetto, piuttosto sostenuto, caratterizzato da una sinuosa melodia ad arco che sembra descrivere il gioioso travaglio della natura che si risveglia. Nella seconda parte invece si trova una imitazione del canto degli uccelli, con un melo-dizzare per toni interi dal sapore debussiano.

Dopo la riesposizione del tema del cammino di Uliva (un’ottava sotto la precedente esposizione e con un accompagnamento quasi da marcia funebre) si colloca l’episodio dell’Estate, il cui momento più rilevante è quando Uliva intrave-de tra i mietitori alcuni bambini, Uliva vuole vederli da vicino, ma i mietitori la mandano via. Pizzetti qui pone un episodio musicale simile a quello che accompa-gnava la scena della donna col bambino.

Dopo quest’ultimo vano tentativo Uliva è esausta, e si lamenta della sua si-tuazione, della sua lunga e inutile ricerca e della terribile sete che la tormenta. A questo lamento risponde la Vergine Maria. Questo nuovo intervento dall’alto è, an-cora una volta, rafforzato, sottolineato dalla musica, e non una musica qualsiasi, ma la musica celeste, così come indica questa annotazione di d’Errico, che Copeau riprende nel suo manoscritto di regia: «Si ode una musica celeste, e in essa la voce della Vergine Maria».82 Nuovamente quindi compaiono tremoli nella regione acuta e sovracuta, accordi ribattuti, mentre, al momento de Il miracolo dei frutti, la seconda orchestra e la riproposizione del tema dell’intervento divino. Dopo che la Vergine, sempre accompagnata dalla musica, ha rivelato a Uliva che il bambino si trova in una barca sul fiume, ha finalmente termine la peregrinazione di Uliva.

82 D’ERRICO 1936, p. 58; COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 62.

Page 39: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

39

Esempio 11: Il miracolo delle mani, bb. 1-6.

IX. IL MIRACOLO DELLE MANI

Segue immediatamente l’ultimo numero musicale della prima giornata, Il miracolo della mani. Uliva ha trovato il bambino, ma non può prenderlo dalla barca, perché non ha più le mani, e nuovamente chiede l’aiuto della Vergine Maria. Le prime tre-dici battute seguono intensamente questo momento drammatico: all’inizio una breve scala discendente in fortissimo mostra tutta la disperazione di Uliva. L’incapacità di Uliva e la risposta della Vergine Maria sono felicemente condensate in tre accordi: un sol maggiore che arriva a un la minore per Uliva, e ancora un sol maggiore che approda a un si bemolle maggiore per la Vergine Maria (esempio 11).

Il miracolo vero e proprio è accompagnato da accordi continuamente can-gianti (così come il tema di Uliva esposto nella regione medio-grave): una tensione eccezionale che sfocia nella gioiosa esultanza del coro celeste dei bambini, accom-pagnato dalla Seconda Orchestra.

Page 40: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

40

Esempio 12: Il miracolo delle mani, bb. 7-16.

Conclude il brano, e la prima giornata, la ripresa della ninna nanna (questa

volta senza interventi di disturbo): questo finale è un bell’esempio di quella «musi-ca» ricercata da Copeau, che qui si concretizza in una armonica corrispondenza tra musica, luce e movimenti dei personaggi in scena:

Elle s’éloigne, portant dans ses bras l’Enfant du Roi et reprenant la Berceuse, qui s’élargit. [Allegresse des 2 Anges. Paradis.] Le champ du drame est absolument vide. Toutes les lumières s’éteignent.83

83 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 64.

Page 41: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

41

SECONDA GIORNATA

I. INTRODUZIONE

La seconda giornata si apre con una breve Introduzione affidata al suono solenne delle trombe, quasi un richiamo per segnalare la ripresa dello spettacolo. Al termi-ne l’Angelo Annunciatore espone sinteticamente le vicende di Uliva non rappre-sentate sulla scena.

II. LA CORTE DEL RE DI CASTIGLIA

Come rilevato precedentemente, questo è un brano molto importante drammatur-gicamente, e le annotazioni di Copeau ne sono una conferma. All’inizio della scena il Re di Castiglia, circondato dal suo seguito di servitori, guardie e baroni, accoglie dei mercanti che gli recano varie mercanzie. Copeau annota: «Une musique dis-crète accompagne la scène»84. La musica di Pizzetti presenta qui delle inflessioni melodiche e ritmiche spagnoleggianti, per poi svilupparsi con una carattere più in-quieto e languido, con frequenti cromatismi e dissonanze (bb. 30-39). La musica si interrompe quando due mercanti arabi presentano come dono al re Uliva e ripren-de quando il re manda Uliva dalla madre. In questo punto Copeau fa una breve, ma significativa annotazione:

Musique Pendant qu’Uliva se déplace vers la Mère du Roi, en A.III ey que le Roi la regarde s’éloigner, la musique exprime le trouble amoureux qui s’est saisi du prince. Elle continuera piano durant l’entrevue d’Uliva avec la Mère, puis accompagnera la plainte du Roi jusqu’à la réplique de son Baron.85

Il manifestarsi di questo turbamento amoroso nella musica (che, comunque,

sottilmente pervade anche la prima parte del brano, come un’anticipazione musica-le dei sentimenti del Re) è evidente quando la musica riprende: la tonalità passa dal fa diesis maggiore iniziale al mi bemolle minore, le formule melodiche, ritmiche e armoniche si fanno sempre più ossessive. Culmine di questo turbamento sono le battute 67-81, con la ripresa del melodizzare inquieto della prima parte del brano, intensificato dall’ossessività del ritmo e dall’instabilità dell’armonia:

84 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 64. 85 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 65.

Page 42: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

42

Esempio 133: La corte del Re di Castiglia, bb. 67-81. Così un brano che si presentava come un semplice ‘contorno musicale’ di-

venta il veicolo più efficace per esprimere dei sentimenti nascosti (come, qui, l’amore del Re per Uliva) che altrimenti sarebbero rimasti inespressi, o espressi in modo incompiuto.

III. MARCIA NUZIALE

Le nozze del re di Castiglia con Uliva sono accompagnate da una Marcia Nuziale, contraddistinta timbricamente dai fiati che a gruppi espongono un semplice tema:

Esempio 14: Marcia nuziale, bb. 1-8.

Page 43: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

43

L’interesse della Marcia Nuziale sta nel fatto che Copeau in questa scena in-framezza ripetutamente la musica alla recitazione e agli eventi in scena, dando così anche a questo semplice brano una intensità drammaturgica che apparentemente non avrebbe: dopo la lite tra il Re e sua Madre (che non vuole che il figlio sposi U-liva) Copeau prescrive «volée de trompettes joyeuses [Suono trombe]»; seguono due battute di Alardo e Uliva e poi «Nouvelles volée de trompettes [trombe] joyeu-ses, plus hautes, suivies d’une courte marche qui amène Uliva vers E».86 Le due «volée de trompettes joyeuses» e la «courte marche», prescritte da Copeau non hanno una corrispondenza nello spartito (così come le trompettes dell’inizio dello spettacolo): posso solo ipotizzare che le trombe suonassero le prime battute della Marcia nuziale (appunto affidate alle trombe). Infine il Re chiede in sposa Uliva, che accetta, e poi dice:

Su presto, suonatori, agl’istrumenti. [Illumination en B.b.II. groupe de Musiciens avec instruments.] Empite le mie nozze di letizia, Oggi è quel dì che tutti e miei contenti Potrò lieto pigliare a gran dovizia [Musique]87

E qui comincia la prima esecuzione della Marcia Nuziale, che viene interrotta

dall’ingresso in scena della Madre del Re di Castiglia, come evidenzia Copeau in questa importante annotazione: «Entrée de la MADRE, par la gauche. [Arrête da la Musique ou pianissimo.]».88 Aliverti mette in evidenza come

L’entrata della Madre, che arriva gridando da lontano mentre si stemperava la musi-ca della marcia nuziale, è uno dei tanti esempi dell’efficacia ritmica dello spettacolo; in particolare lo si confronti con la sintassi dell’originale: «in questo mezzo si suona e farsi festa, e la Madre del re esce di camera, e viene dove sono le nozze, e veduto che ‘l figliuolo l’ha sposata, irata dice: […]».89

La seconda esecuzione della Marcia Nuziale avviene subito dopo l’intervento

disturbatore della Madre:

Elargissement [spandere] de la musique. Cloches [campane]. Le roi et Uliva se sont levés et s’acheminent [incamminano] vers la gauche. L’obscurité se fait sur le théâtre. La musique s’achève [termina] dans l’obscurité.90

86 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 67. 87 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 68. 88 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 68. 89 ALIVERTI 1993, p. 91. 90 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 69.

Page 44: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

44

Si ha una qui un’altro gioco di corrispondenze tra musica e luce, motivo per cui il finale di questa seconda esposizione della Marcia nuziale è diverso dalla pri-ma: non compaiono più trombe e corni, ma legni e archi in pizzicato, che conclu-dono il pezzo con una dinamica che va gradatamente a diminuire.

IV-V. EPISODI DI BATTAGLIA

Sono due intermezzi coreografico-musicali caratterizzati da una grande concisione tematica e una forte intensità ritmica. Nel primo episodio domina il ritmo ossessi-vamente ripetuto del tamburo che accompagna il canto del coro e il tema principale del brano, basato esclusivamente su di una triade maggiore. Anche il secondo epi-sodio di battaglia presenta un elemento tematico molto semplice, ma questo mate-riale di base così povero viene abilmente sviluppato da Pizzetti, creando due affre-schi sonori di grande intensità. Riporto, come esempio, il tema del Secondo episodio di battaglia – (Castiglia):

Esempio 15: Secondo Episodio di battaglia – (Castiglia), bb. 1-8.

«L’articolazione delle varie scene e i loro tempi sono a questo punto abba-

stanza complicati»,91 infatti, gli avvenimenti che si susseguono tra gli episodi di guerra sono tanti (il parto di Uliva e le varie scene dei messaggi che vengono invia-ti e successivamente scambiati dalla madre del re). Sono tutte scene che si susse-guono molto velocemente e il manoscritto di regia è, in queste pagine, ricco di al-trettante brevi indicazioni musicali, che si alternano alle varie scene e agli episodi di battaglia.

Ma nello spartito ci sono solamente tre brani: la Chiamata alla battaglia e i due episodi di guerra. Alla Chiamata alla battaglia corrispondono Le prime indicazioni musicali, che riguardano l’inizio della guerra: «les sonneries [suonate] militaires se répondent [rispondono]» e, poco più avanti, «[tambours] Acclamations musique

91 ALIVERTI 1993, p. 91.

Page 45: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

45

guerrière».92 Gli episodi di battaglia sono invece indicati come «Premier épisode de la guerre» e «Deuxième épisode de la guerre».93

Le altre annotazioni di carattere musicale sono poste durante gli spostamen-ti del Diavolo-messaggero e di Siniscalco, che portano i vari messaggi (veri e falsi) dal Re alla madre del Re e al Viceré Sinibaldo: «sonneries militaires (fanfara)», du-rante il viaggio del Diavolo-messaggero dal re alla madre del re; «rappel de la Guerre à l’Orchestre», durante il viaggio di Siniscalco verso la madre del re, che nel frattempo ha bruciato le lettera del re; «Musique» durante il viaggio di Siniscalco verso Sinibaldo; infine appena dopo, alla battuta della Madre del Re «Troppo la mia vendetta avea tardato: «Ici ancore un rappel à l’orchestre serait bien nécessai-re».94 Ma altri appunti di Copeau: eliminano tutti questi momenti musicali : «Cou-per la Musique pour le voyage du Diable entre la Madre et le Roi, entre le Roi et la Madre, entre le Madre et le Sénéchal aller et retour».95

VI. IL VIAGGIO DI ULIVA VERSO LE FOCI DEL TEVERE

È questo il brano musicale che riassume in sé le indicazioni musicali di Copeau per la scena che rappresenta il nuovo abbandono di Uliva in una barca e il suo approdo presso le foci del Tevere. Anche qui le indicazioni sono dettagliate e si mirano a creare, attraverso precisi richiami tematici, il dramma interiore dei personaggi, nonché, come già visto più volte, una rete di corrispondenze tra le varie scene:

[Musique – Uliva et ses femmes. On la dépouille de sa parure] alors Uliva et son cortège se retire lentement et disparaît par EV a’ b.II, etc. Ce cortège [corteo] est accompagné d’une Musique qui rappelle [ricorda] les quatre marches de Uliva dans sa recherche de l’enfant, à la fin de la première journée. Et en même temps, sur peu d’instruments, une marche légère et assez rapide [assai rapida] ramène le Roi de Castille et ses compagnons, par BI et DV en C.A.B: IL RE Dov’è Uliva, la Speranza mia

92 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 71. 93 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 71-72. 94 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 74-75. 95 COPEAU 1933B, in ALIVERTI 1933, p. 91. Nel testo della riduzione teatrale di d’Errico ci sono due annotazioni manoscritte di Pizzetti che

segnalano un brano non presente nello spartito: *** sul tema del 2 episodio di battaglia XV» e «Ripe-tizione del pezzo XV». Queste annotazioni si riferiscono al Movimento di marcia lenta, solenne, che compare nelle parti d’orchestra destinate alla rappresentazione del 1944. Il brano andava ripetuto due volte, come è anche segnalato nelle parti orchestrali. Le posizioni nel testo di queste due annota-zioni coincidono con la prima e la quarta annotazione musicale di Copeau citate prima. Si potrebbe ipotizzare che questo brano fosse stato previsto fin dal 1933, ma alla fine non utilizzato (e quindi non inserito nello spartito), ma la presenza dello stesso brano nelle modifiche del 1944 di Pizzetti pone seri dubbi su tale ipotesi. Per ulteriori approfondimenti rimando al capitolo dedicato alle fonti. Ho, inoltre, riportato in partitura il brano in questione nell’ APPENDICE.

Page 46: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

46

Che sotto la tua guardia, ahimè, lasciai? La Musique du cortège d’Uliva reprend et monte [sale]. Puis Sinibaldo se jette aux pieds du Roi.96

Esempio 16: Il viaggio di Uliva verso le foci del Tevere, bb. 1-16.

96 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1993, p. 76.

Page 47: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

47

Pizzetti rispetta fedelmente queste indicazioni, creando una intensa pagina musicale: il tema del viaggio di Uliva, (qui eseguito, come la prima volta, dall’oboe), ha come cornice una serie di accordi discendenti che poi si trasformano in accordi ribattuti nel momento in cui il compositore richiama la figura del Re di Castiglia con un tortuoso disegno cromatico di crome, che si fonde con il tema del viaggio di Uliva (esempio 15). Poi, prosegue Copeau,

La Musique continue, se développe, sur le thème [tema] d’Uliva. Elle imite mainte-nant la haute mer, le vent, la tempete, puis elle va s’apaiser jusqu’au plus miséricor-dieux sourire [sorriso] […] [Alleluia !] Puis la lumière s’éteint [spegne] en A.III. Ici se place la conclusion musicale du thème précédent [precedente]. [en VI le ciel s’allume] et ,en même temps, un jeu de lumière, en CDC, laisse voir Uliva, passant de A.IV à AIII, tenant par la main un petit enfant qui marche à coté d’elle. Elle s’installera [si metterà] en A.III dans l’obscurité.

In questo punto la musica si fa descrittiva, contribuendo a rappresentare la

tempesta che Uliva affronta nel suo viaggio per mare e, finalmente, il suo approdo. La suggestiva nota di Copeau, «miséricordieux sourire», introduce nuovamente nel dramma l’intervento divino: Uliva è stata nuovamente miracolosamente salvata. La salvezza miracolosa di Uliva è messa in luce da un nuovo, breve, intervento del co-ro celeste che canta «Alleluia», su di un terso accordo di sol maggiore, seguito dall’intervento di un coro di donne che, su di un’amonizzare altrettanto limpido, canta la dossologia minore. Conclude il brano la ripresa del tema del viaggio di U-liva, ovviamente ‘diatonicamente purificato’.

VII. L’INNO DELL’IMPERATORE – VIII. DANZA DI CORTE

Poco prima che l’Imperatore faccia il suo ingresso in scena Copeau scrive: « la Mu-sique annonce l’arrivée de l’Empereur». Questa musica è l’Inno dell’Imperatore, so-lenne corale dove domina il timbro degli ottoni. Dopo il disvelamento finale di Uli-va si inserisce invece la Danza di corte, una elaborata Sarabanda.

Come mette in evidenza Aliverti «l’inno dell’Imperatore e le raffinate danze figurate creavano l’atmosfera sontuosa della corte». Non mancano comunque an-che qui alcuni riferimenti tematici che uniscono questi brani alle altre composizioni della rappresentazione, come l’inizio dell’Inno dell’Imperatore che riprende il tema di Uliva (si ricordi che l’Imperatore è suo padre), o il ritmo puntato che serpeggia nella Danza di corte che ricorda chiaramente il tema del viaggio di Uliva del brano musicale omonimo.

Page 48: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

48

IX. FINALE

In questo brano conclusivo l’esigenza di Copeau di armonizzare ogni aspetto dello spettacolo viene in primo piano: ricompaiono, come all’inizio della rappresentazio-ne, l’Angelo Annunziatore e il coro, con il compito di concludere solennemente, e religiosamente, questa sacra rappresentazione. Si viene così a creare un perfetto pa-rallelismo con l’inizio dello spettacolo, parallelismo che si manifesta anche nel fatto che il testo di questo coro è, come anche il coro iniziale, tratto dalla liturgia: «Justus ut palma florebit, sicut cedrus Libani multiplicabitur. Alleluia».97 Il testo liturgico riassume, inoltre, l’insegnamento finale a cui tutta la rappresentazione tendeva, in-segnamento sottolineato poco prima anche dall’ultimo intervento dell’Angelo An-nunziatore:

Popol devoto e pien di reverenzia,│Veduto avete la novella istoria│Di questa Santa piena di prudenzia;│Pigliate esempio a sua degna memoria,│La qual fu ornata di vera eloquenzia│Se volete fruir l’eterna gloria.│Vivete sempre in pace con amo-re;│Perdon vi chieggio se c’è nato errore.98

Pizzetti contribuisce a questo finale con un brano corale «solenne e trionfale, magistralmente elaborato a 7 voci, austero, nobile e alto».99 Degno di nota è soprat-tutto il disegno musicale di semicrome intonato sulle parole ut palma florebit, un ef-ficace madrigalismo (esempio 17).

Questo frammento di quattro semicrome è quindi ripetuto dall’orchestra mentre il coro canta la sezione di testo rimanente: sicut cedrus Libani multiplicabitur (esempio 18). Ancora un madrigalismo, dunque, reso ancora più significativo se si considerano le quattro semicrome come l’ennesima elaborazione del tema di Uliva: sembra quasi che Pizzetti, con questo moltiplicarsi della cellula tematica che ger-moglia dal tema di Uliva, voglia mostrare musicalmente il moltiplicarsi dei giusti che seguiranno l’esempio della Santa (in questo caso il «popol devoto» che ha assi-stito alla sacra rappresentazione).

Infine tutto si conclude nel segno dell’inizio (e non poteva essere altrimenti): è il tema di Uliva che, infatti, finalmente trionfa tra un tripudio di suoni, mentre il coro canta semplicemente: «Alleluia!».

97 Il testo è tratto dal Salmo 91,13 e utilizzato in vari parti della Liturgia: Graduale e Offertorium

nella messa Commune non Pontificis; Introitus nella messa De eodem Communi. Alia Missa; Alleluia nella messa De eodem communis. Missa pro Abbatibus; (vedi Graduale Sacrosanctae Romanae Ecclesiae de Tempo-re et de Sanctis, p. 260).

98 COPEAU 1933A, in ALIVERTI 1933, p. 81. 99 BONAVENTURA 1933.

Page 49: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

49

Esempio 17: Finale, bb. 12-15.

Page 50: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

50

Esempio 18: Finale, bb. 17-20.

Page 51: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

51

CONCLUSIONE Spero che, giunto alla fine di queste pagine, i motivi del forte legame (oserei

dire, a questo punto, indissolubile) tra le musiche di scena di Pizzetti e il progetto registico di Copeau siano emersi con chiarezza. Dico questo perché, nonostante l’ammirazione da varie parti testimoniata per questa composizione pizzettiana, non sempre il giudizio su di essa è stato rispettoso della sostanza della composizione stessa, cioè del suo essere musica di scena.

Valga, come esemplificazione, il giudizio espresso da Gavazzeni nel suo ci-tato saggio sulla musica di scena di Pizzetti. Il critico, dopo aver dissertato sulla pazzia di un genere per lui inesistente, cita, per confutarle, due obiezioni che si po-trebbero opporre al suo ragionamento. La prima obiezione è la musica nella trage-dia greca, la seconda è la speciale riuscita di rappresentazioni composite, tra cui spicca La Rappresentazione di Santa Uliva, presa da lui appunto come esempio:

La Sacra rappresentazione di Santa Uliva […] rimase memorabile per quanti vi assi-stettero proprio per la perfezione armonica e il gioco mutevole di pitture, suoni reci-tazioni. Ma si trattava appunto, in quell’occasione effimera, di spettacolo somma-mente composito dove suggestioni, ricordi culturali, forme poetiche pittoriche musi-cali concorrevano ciascuna con suoi linguaggi, ciascuna con le sue armonie, e c’era spazio per tutto. Era spettacolo, insomma. Non una dramma; non una commedia. E uno spettacolo ricostruito su quella particolare inclinazione all’arcaico, al primitivo, che, nel gusto moderno, ha giocato e gioca, come si sa, una parte tanto importante. La musica (dovuta a Ildebrando Pizzetti) costituiva dunque la sola partecipazione diret-tamente attuale a quell’inclinazione spettacolare, ed era la sola presenza nuova, indi-viduale. Che stabiliva la verità di un rapporto e di una reazione. Da qui che sia rimasta, dopo, come cosa indipendente; come il solo elemento campa-to, passata la contingenza della rappresentazione. Perché era anche il solo elemento che, al di fuori di un gusto composito, recasse una firma precisa, attribuibile e riferi-bile a una figura, a una storia , a uno stile di musicista. Rimasta, la musica, quasi il segno definitivo della rappresentazione si rendesse reperibile soltanto nei suoi cori e frammenti di danze e canzoni.100

Molte sarebbero le riflessioni da fare su questo lungo passo, ma quello che

mi preme qui mettere in evidenza è il fatto che l’analisi della rappresentazione fatta

100 GAVAZZENI 1954, p. 146.

Page 52: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

52

da Gavazzeni sia, nella sostanza, esatta: egli parla di perfezione armonica, di gioco mutevole di pitture, suoni, recitazione, di vari linguaggi artistici che vivono a stret-to contatto; purtroppo da questa analisi non ne consegue un giudizio altrettanto e-satto: «era uno spettacolo, non un dramma». Il dramma Gavazzeni lo fa risiedere tutto nella musica, come è chiaramente esplicitato qualche pagina dopo:

È il musicista che guida la Sacra Rappresentazione; e lui solo che la regola come gli pa-re. Libero di darle un ritmo, di fornirgli spazi e tempi dell’intervento musicale, libero ancora, di dare un volto ai personaggi, un complesso di tinte alle vesti del coro, di far scendere angeli dal cielo, di farne udir le voci, o di lasciarle al mistero della vita cele-ste.101

È evidente che se Gavazzeni avesse letto il manoscritto di regia di Copeau,

probabilmente non sarebbe giunto a queste conclusioni, ma le sue affermazioni so-no comunque un’ulteriore conferma di come la musica di Pizzetti veramente av-volgesse tutto lo spettacolo, a tal punto da far considerare anche a un critico attento come Gavazzeni tutto il resto come un piacevole contorno e attribuire tutto il pro-getto drammaturgico al compositore, dimenticando completamente il ruolo del re-gista. Ma, come il lavoro è stato teso a dimostrare, le musiche di scena di Pizzetti rientrano in un disegno musicale più ampio, il cui ideatore e guida è Copeau.

Ovviamente il fatto che non sia il compositore a guidare la rappresentazione nulla toglie all’importanza delle musiche pizzettiane: non è certo questo che ha im-pedito a Pizzetti di scrivere dei brani musicali di notevole bellezza e, soprattutto, di utilizzare il suo personale linguaggio musicale al servizio di un progetto dramma-turgico non suo, ma che si è trovato felicemente a condividere con un altro.

Spero, infine, di avere sufficientemente dimostrato quanto questa collabora-zione tra i due artisti sia stata feconda, a tal punto da poter affermare che difficil-mente Copeau avrebbe potuto realizzare pienamente il suo progetto di unità, di armonia dello spettacolo, la sua avvolgente «musique céleste», senta le note scritte da Ildebrando Pizzetti.

101 GAVAZZENI 1954, p. 179.

Page 53: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

53

FONTI E DOCUMENTI

1. FONTI DELLA MESSA IN SCENA DI COPEAU

Il materiale riguardante la messa in scena di Jacques Copeau per La Rappresentazio-ne di Santa Uliva è conservato in F-Pn102 (Département des Arts du Spectacle, Col-lection Jacques Copeau). Una descrizione dettagliata di questo materiale è già stata pubblicata,103 dunque citerò qui solamente il materiale da me preso in considera-zione per la sua inerenza con il mio lavoro.

COPEAU 1933A Le Mistère de Santa Uliva. Mise en scène autographe de Jacques Copeau. Florence 1933, F-Pn, F – Col – 1/774 COPEAU 1933B Santa Uliva Deuxième journée, dattiloscritto, F-Pn, F – Col – 1/455

COPEAU 1933C Notes sur la mise en scène, la musique, la choréographie, les accessoires, la lumiere, F-Pn, F

– Col – 1/456 COPEAU 1933D Musique. Partitions, F-Pn, F – Col – 1/461

COPEAU 1933C e COPEAU 1933D riportano semplicemente un elenco delle musiche di scena, non aggiungendo dunque nulla alle informazioni presenti in CO-

PEAU 1933A, e alle informazioni che si possono ricavare delle fonti musicali.

102 Per le collocazioni dei testi ho utilizzato le seguenti sigle rism: F-Pn: Paris, Bibliothèque Nationale de France. I-PAc: Parma, Biblioteca Palatina, sezione musica. 103 ALIVERTI 1993, pp. 39-41.

Page 54: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

54

2. FONTI DELLE MUSICHE DI SCENA DI PIZZETTI La principale fonte musicale dello spettacolo del 1933 (non avendo la partitura) è lo spartito (PIZZETTI 1935). La copia da me consultata all’Archivio Pizzetti del Conser-vatorio di Parma104 è interessante perché contiene delle annotazioni manoscritte a matita di mano di Pizzetti. Tali annotazioni sono complementari ad altre annota-zioni (più numerose, sempre di mano di Pizzetti e anch’esse scritte a matita) conte-nute nella copia, conservata nello stesso archivio, di D’ERRICO 1936.105 Tutte queste annotazioni (ovviamente di carattere musicale) si riferiscono all’allestimento di Santa Uliva fatto a Roma nel 1944. Infatti, trovano corrispondenza in PIZZETTI 1944A, che contiene le parti vocali e orchestrali manoscritte che sono servite per quell’allestimento. Infine, PIZZETTI 1944B consiste in alcune pagine musicali mano-scritte di Pizzetti che riportano le modifiche effettuate (nella versione pianistica).

Dalle informazioni contenute in questi testi si evince che le musiche di scena utilizzate nel 1944 coincidono con quelle del 1933, tranne che in alcuni punti. Per questo PIZZETTI 1944A, in mancanza della partitura del 1933, è una fon-te attendibile per capire quale sia stata l’orchestrazione delle musiche di scena eseguite a Firenze. PIZZETTI 1935 ILDEBRANDO PIZZETTI, La rappresentazione di Santa Uliva, riduzione per canto e piano-forte di Aurelio Maggioni, Milano: Carisch, 1935. I-PAc, F.PIZZ.C.MUS.1130.

Riporto le annotazioni manoscritte più significative:

p. II: dedica di Pizzetti alla moglie, in inchiostro nero (A Rirì│il suo│Ildebrando│Milano. 10 ott. 1935).

p. 24 e 93: no. Si riferiscono, rispettivamente, al brano VI a) La caccia e alla Danza di Corte.

P. 32, 33, 37: le lettere c) d) e) del brano VI della prima giornata sono cancel-late e sostituite con le lettere b c d, scritte con una matita blu.

pp. 44-45: Due segni diacritici, X, posti tra le bb. 28 e 36. Si tratta del canto della donna nel Viaggio di Uliva, alla ricerca del bambino rubato. In effetti queste battute non sono presenti in PIZZETTI 1944A.

pp. 71-72: La musica è cassata con una linea trasversale per pagina. Si tratta del brano IV a) Chiamata alla battaglia. Anche questo brano non è presente in PIZZETTI 1944A.

p. 88: 2 altri pezzi. Si tratta del Movimento di marcia lenta, funebre che si trova in PIZZETTI 1944A e in PIZZETTI 1944B.

104 Per approfondimenti sulla storia e il materiale contenuto nell’Archivio Pizzetti (conservatorio

di Parma, Sezione Musicale della Biblioteca Palatina) vedi NARDELLA 2002. 105 È per questo motivo che ho inserito questo testo (o meglio: questa copia del testo) nelle fonti

musicali, pur essendo la versione dell’adattamento teatrale.

Page 55: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

55

D’ERRICO 1936 La rappresentazione di Santa Uliva, libero rifacimento di CORRADO D’ERRICO, Roma: Edizioni Sud, 1936. I-PAc, F.PIZZ.C.LETT.59.

Il testo è cassato in moltissimi punti. Non ho ritenuto necessario, in questo conte-sto, segnalare i versi eliminati, comunque il testo rimanente coincide, grossomodo, con il testo usato da Copeau nella rappresentazione fiorentina.106

Le annotazioni manoscritte di Pizzetti si riferiscono ai brani musicali da ese-guire durante la rappresentazione del 1944. I brani sono indicati in numeri romani progressivi da I a XVIII,107 non sempre è presente il titolo 8e, quando c’è, spesso è scritto in modo abbreviato. I brani corrispondono a quelli dello spartito, con le se-guenti variazioni:

pp. 57-58: i numeri VIII e IX della prima giornata sono divisi in modo diver-so: VIII Il viaggio di Uliva (p. 57), IX Il miracolo dei frutti e il miracolo delle mani (p.58). Questa suddivisione è adottata anche in PIZZETTI 1944A. p. 84: (…) sul tema del 2 episodio di battaglia XV; p. 86 Ripetizione del pezzo XV. p. 90-91: Danza (…) XVI; p. 92: n. VII; p. 93: n. VII chiusa. Si tratta de Il viaggio

di Uliva verso le foci del Tevere, anche se la scena è parzialmente diversa dalla ver-sione di Copeau, infatti qui viene mantenuto il dialogo tra le due vecchie che trovano Uliva. Anche la musica in questo punto si presenta diversa (vedi Pizzet-ti 1944B.

Ci sono, ogni tanto, delle indicazioni musicali precise: corone:

p. 37: nel momento in cui Uliva decide di bruciarsi le mani; p. 41: sopra l’intervento dell’Angelo «O fallaci desiri…» p. 92: dopo l’intervento della prima delle due vecchie che trovano Uliva

alle foci del Tevere. indicazioni ritmiche: a p. 54 il disegno ritmico di quattro quartini di semi-

crome, segnalato nell’analisi delle Ninna nanna di Uliva, è scritto prima e dopo l’intervento del Siniscalco «Questo mio core non si può placare…».

indicazioni strumentali: indicazioni generiche come Orch. e Coro in vari punti. p. 28: trombe

Altre annotazioni, di carattere non musicale, nelle ultime due pagine: per l’ultima scena: offerta di doni omaggio di bambine altri atti di omaggio di baroni

e sudditi fanciulle che recano ghirlande di fiori bambini Disegno (abbozzato) di un teatro.

106 Mi sembra comunque interessante segnalare un particolare: a p. 37 nel verso di Uliva «Io ho

pensato le mie mani bruciare», la parola «bruciare» è sottolineata con forza, ed è l’unica parola ad essere stata sottolineata in tutto il testo.

107 Ma c’è una sovrapposizione di numeri in due casi: XVI (VII) e XVII (VIII).

Page 56: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

56

Viste le sue annotazioni e i tagli fatti al testo, si potrebbe a questo punto ipo-tizzare che questo libro sia stato utilizzato come una sorta di guida per la regia dell’allestimento romano di Santa Uliva. PIZZETTI 1944A

ILDEBRANDO PIZZETTI, La Rappresentazione di Santa Uliva, parti del coro e dell’orchestra, mss., [1944], I-PAc, F.PIZZ. mss B 28 I/CXII

Le parti di ogni strumento sono conservate in cartelle a due lembi, mentre le parti vocali sono tutte insieme, tenute unite da una fascia di cartoncino.

Ogni numero romano corrisponde ad un fascicolo di fogli, ogni parte è costi-tuita da uno a tre fascicoli (per fascicolo si intende anche un solo foglio, come le parti vocali del coro di ragazzi).

La segnatura è indicata nella prima pagina di ogni fascicolo; esisteva una segnatura precedente, cancellata in ogni fascicolo con un correttore.

Tutte le parti sono scritte con inchiostro nero (a parte il titolo in inchiostro blu delle parti vocali del coro di ragazzi). Le mani sono varie; numerose le annota-zioni musicali a matita (di vari colori) probabilmente fatte dagli stessi strumentisti.

I fogli sono di tre formati: 289x220 mm, 317x218 mm, e 325x239 mm.

Elenco delle parti:

Coro di ragazzi: 4 parti di Soprano I (I-IV) 5 parti di Soprano II (X-XIV) 5 parti di Contralto (XV-XVIII, XXIII)

Coro misto: 2 parti di Soprani I (V-VI) 3 parti di Soprani II (V-IX) 4 parti di Contralti (XIX-XXII) 1 parte di Baritoni o Bassi I (XXIV)

Parti strumentali: Ottavino (XXV-XXVII) Primo flauto (XXVIII-XXX) Secondo Flauto (XXXI-XXXIII) Oboe (XXXIV-XXXVI) Clarinetto in si bemolle (XXXVII-XXXIX) Corno inglese (XL-XLII) Primo fagotto (XLIII-XLV) Secondo fagotto (XLVI-XLVIII) Primo corno (XLIX-LI) Secondo corno (LII-LIV)

Page 57: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

57

Terzo corno (LV-LVII) Quarto corno (LVIII-LX) Prima tromba (LXI-LXIII) Seconda tromba (LXIV-LXVI) Terza tromba (LXVII-LXIX) Trombone tenore (LXX-LXXII) Tuba bassa (LXXIII-LXXV) Arpa (LXXVI-LXXVIII) Celeste (LXXIX-LXXX) Timpani (LXXXVI-LXXXII) Batteria (LXXXIII-LXXXIV) 3 parti di Violino primo (LXXXV-LXXXVI / LXXXVII-LXXXVIII / LXXXIX-XC) 3 parti di Violino secondo (XCI-XCII / XCIII-XCIV / XCV-XCVI) 3 parti di Viole (XCVII-XCVIII / XCIX-C / CI-CII) 3 parti di Violoncelli (CIII-CIV / CV-CVI / CVIICVIII) 2 parti di Contrabbassi (CIX-CX / CXI-CXII)

Ho confrontato in vari punti queste parti con le indicazioni strumentali pre-

senti nello spartito e, salvo le modifiche riportate anche in PIZZETTI 1944B e alcuni particolari di orchestrazione, coincidono.108 Come si può notare le parti vocali sono incomplete: è presente solo una parte maschile del coro. Questa parte, tra l’altro, è priva di testo fino al f. 4r, da 4v a 6r è scritto invece a matita.

L’aspetto più rilevante delle parti strumentali è la mancanza della parte dell’organo, rilevante perché nell’allestimento fiorentino aveva una grande impor-tanza (anche, ovviamente, simbolica); l’organo è chiaramente indicato in vari punti dello spartito e più volte menzionato nelle recensioni del 1933.

Per quanto riguarda i brani musicali corrispondono alle musiche di scena del 1933, con l’aggiunta del brano Movimento di marcia lenta, funebre già citato pre-cedentemente, e le soppressioni segnalate in PIZZETTI 1935 del primo episodio della caccia e della Chiamata alla battaglia. Viene confermata l’unione del miracolo dei frutti con Il miracolo delle mani, già segnalata in D’ERRICO 1936. Inoltre la Danza di Corte è unita al Finale (ma del resto nello spartito questi due brani, benché separati numericamente, sono da eseguire senza interruzioni). Segnalo poi la cancellazione, in ogni parte strumentale, della Danza di corte.

Rimando a PIZZETTI 1944B per l’approfondimento delle altre modifiche.

108 Ovviamente per avere una conoscenza esatta di questo materiale le parti andrebbero messe in

partitura. Ho fatto questo lavoro per Il sacrificio delle mani, rilevando appunto la sostanziale coinci-denza delle indicazioni strumentali dello spartito. Le differenze, in questo caso, riguardavano alcuni arpeggi della Celeste riportati nello spartito ma non presenti nella parte della Celeste stessa e le note del tam-tam nell’ultima battuta del brano, pure presenti nello spartito ma assenti nella parte della Batteria.

Page 58: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

58

Riporto, infine, un elenco dei brani. Ho utilizzato i titoli già utilizzati per l’elenco dei brani presenti nello spartito, dato che, spesso, nelle parti viene indicato solo il numero romano.

PRIMA GIORNATA

VII Introduzione. VIII Lauda di Uliva e delle sue ancelle. IX Il sacrificio delle mani. X Lamento. XI a) Scena dell’osteria; b) Coro dei bevitori; c) [Scena dei tre istrioni]; d) Ripre-

sa del coro dei bevitori. XII a) [Coro dei cacciatori]; b) [Richiamo dei cacciatori]; c) Il ritorno dalla caccia;

d) [I cacciatori bevono e cantano]. X La Ninna Nanna di Uliva. XI Il viaggio di Uliva. XII Il miracolo dei frutti e delle mani.

SECONDA GIORNATA VI Introduzione. VII La corte del Re di Castiglia. VIII a) La Marcia Nuziale; b) Marcia Nuziale. IX Primo Episodio di battaglia (Navarra). X Secondo Episodio di battaglia (Castiglia). X Movimento di marcia lenta, funebre. XI Il viaggio di Uliva verso le foci del Tevere. XII L’Inno dell’Imperatore. XIII Danza di corte – Finale. PIZZETTI 1944B ILDEBRANDO PIZZETTI, Santa Uliva. Modificazioni alla versione originale, mss., 1944, I-PAc, F. PIZZ. mss 43 I/VI Si tratta di due fascicoli di fogli così distribuiti: Primo fascicolo: 4 ff. (321x240 mm.) ‘avvolti’ da un doppio foglio pentagrammato bianco. Il primo foglio non è pentagrammato. I fogli sono firmati nei ff. 1r e 2r. se-gnatore nel f. 2r (43 I). Ho segnalato per ogni pagina il contenuto della musica con il titolo dato da Pizzetti all’inizio di ogni pagina. Tutti i fogli riguardano il coro celeste, che non subisce modifiche: probabilmente queste parti sono state riscritte perché le parti strumenta-

Page 59: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

59

li, in quei punti subiscono delle modifiche, che sono oggetto dell’altro fascicolo di fogli. Unica modifica è l’integrazione, nell’alleluia del Finale, delle voci bianche, che cantano assieme ai soprani. 1r La Sacra Rappresentazione di Santa Uliva

Parte del Coro Celeste (voci di bambini) Riv. per canto e pianoforte per il M. del coro

1v [Vuoto]. 2r-2v La Sacra Rappresentazione di Santa Uliva

Parte del Coro Celeste (voci bianche) Parte 1A n. I

3r Parte 1A n. IX (Il miracolo dei frutti e il miracolo delle mani) 3v Parte 2A n. VII (Il viaggio di Uliva per mare verso la foce del Tevere) 4r Parte 2A n. IX (Finale) 4v [Vuoto]. Secondo fascicolo: 12 ff. (200x300 mm.). I fogli sono firmati nel f 1r e 2r. le segnatu-re si trovano nei ff. 2r (43 II), 4r (43 III), 6r (43 IV), 8r (43 V), 10r (43 VI). Ho segnalato per ogni pagina il contenuto della musica con il titolo dato da Pizzetti all’inizio di ogni pagina e, quando necessario, un brevissimo commento. 1r La Sacra Rappresentazione di Santa Uliva

Modificazioni alla versione originale Riv. per pianoforte 1944

1v [Vuoto]. 2r La Sacra Rappresentazione di Santa Uliva

Finale della parte 1A Parte del soprano solo Riv. per canto e pianoforte

2v-3r Santa Uliva Soprano solo Finale della parte 1A (n. IX) [Non ho rilevato modifiche].

3v [Vuoto]. 4r-4v Santa Uliva

Parte 1A n. VIII Il viaggio di Uliva alla ricerca del bambino rubato [Soppressione del canto della donna nell’episodio della donna col bam-bino].

5r-v [Vuoti]. 6r Santa Uliva (movimento di marcia lenta, funebre)

Parte 2A n. VI

Page 60: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

60

6v-7v [Vuoti]. 8r-9v Santa Uliva

Parte 2A n. VII Il viaggio di Uliva per mare verso la foce del Tevere [Cambia l’accompagnamento della prima parte (bb. 1-15), mentre l’episodio della tempesta in mare è completamente diverso].

10r Dalla 7a battuta della pagina 52 [Il riferimento è alla pagina dello spartito: sono state soppresse le bb. 152-162 de Il viaggio di Uliva e sostituite con 4 battute].

10v 11r IX le pag. 53-54-55 dello spartito vengono sostituite dalla nuova versio-ne seguente [Si tratta dell’episodio del miracolo dei frutti: le bb. 165, 167, 169 dello spartito passano da 4/4 a 2/4].

11v-12v [vuoti]. 4. CORRISPONDENZA TRA COPEAU E PIZZETTI Nell’Archivio Pizzetti di Parma sono conservate le seguenti 8 lettere scritte da Co-peau a Pizzetti:

Lettera del 10 febbraio 1933, I-PAc, F.PIZZ. DOC 240 Lettera del 26 aprile 1933, I-PAc, F.PIZZ. DOC 241 Lettera del 16 giugno 1934, I-PAc, F.PIZZ. DOC 242 Lettera del 17 gennaio 1938, I-PAc, F.PIZZ. DOC 243 Lettera del 30 marzo 1938, I-PAc, F.PIZZ. DOC 244 Lettera del 13 aprile 1938, I-PAc, F.PIZZ. DOC 245 Lettera del 29 aprile 1938, I-PAc, F.PIZZ. DOC 246 Lettera del 18 giugno 1938, I-PAc, F.PIZZ. DOC 239/I e 239/II (la busta della

lettera).

Le prime due (che sono quelle da prese in considerazione) riguardano La rappresentazione di Santa Uliva.

Le lettera del 1934 è un breve ringraziamento di Copeau a Pizzetti per un te-legramma mandato da quest’ultimo probabilmente per complimentarsi della prima del Savoranola di Copeau.

Le lettere del 1938 riguardano la collaborazione tra Copeau e Pizzetti per il Maggio Musicale Fiorentino di quell’anno, al quale Copeau partecipò allestendo As you like it di Shakespeare, Pizzetti scrivendone le musiche di scena.

Esistono inoltre altre 11 lettere conservate all’archivio Pizzetti dell’Istituto Treccani di Roma, che non ho potuto consultare.

Page 61: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

61

5. RIPRODUZIONI DI FONTI E DOCUMENTI

1. Lettera di Copeau a Pizzetti del 10 febbraio 1933

Roma 10.2.33 Cher Monsieur Pizzetti Comme vous avez bien voulu me le proposer, puis-je vous demander de m’envoyer le plus vit possible à Paris 7 rue Moncey l’exemplaire de Santa Uliva qui est en votre possession ? Cela m’est indispensable pour commencer mon travail… Je vous remercier, cher Monsieur. Laissez moi espérer que nous collaborerons en-semble et vous assure de ma sympathie. Mon respection vous savez, je vous prie, à madame Pizzetti, et croyez moi. Bien cordialement

Votre dévote Jacques Copeau

Page 62: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

62

2. Lettera di Copeau a Pizzetti del 26 aprile 1933

Paris 26.4.33 Cher Maitre et Ami Je quitterai Paris vendredi matin, le 28. J’arriverai à Milan le soir même à 23.50. Le lendemain matin, samedi 29, j’irai frapper à votre porte et nous aurons toute la journée pour travailler ensemble, devantage s’il le faut. Au revoir. Dans trois jours je serai près de vous, et m’en réjouis

Votre dévote Jacques Copeau

Page 63: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

63

3. D’ERRICO 1936: p. 84.

Page 64: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

64

4. PIZZETTI 1944A: parte dei Violini primi, F.PIZZ. mss. B 28 LXXXV, f. 5v.

Page 65: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

65

5. PIZZETTI 1944B: F. PIZZ. mss. 43 V, f. 8r e 8v.

Page 66: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

66

APPENDICE: MOVIMENTO DI MARCIA

È qui presentato in partitura il Movimento di marcia lenta, solenne, brano VI della Se-conda Giornata dell’allestimento romano de La Rappresentazione di Santa Uliva.

Questo brano, come già detto, doveva essere ripetuto due volte. Nelle parti non ci sono indicazioni di ritornello: la ripetizione è indicata in ogni parte a matita, con l’indicazione che la seconda volta il brano va eseguito più piano della prima volta. Queste indicazioni dicono tutte la stessa cosa, ma in vari modi (D.C. tutto pp nella parte del trombone tenore; la seconda volta pianissimo nella parte della Tuba bassa; 2 volte nelle parti di Timpani e Tamburo: seconda volta pppp nella parte delle Viole etc.).

Tutte le mie integrazioni sono indicate tra parentesi tonde.

Page 67: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

67

MOVIMENTO DI MARCIA

Page 68: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

68

Page 69: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

69

Page 70: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

70

Page 71: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

71

BIBLIOGRAFIA

RECENSIONI D’AMICO 1933A SILVIO D’AMICO, Shakespeare, Santa Uliva e 2 regie, «Gazzetta del popolo», 26 maggio 1933. D’AMICO 1933B

SILVIO D’AMICO, Sacra rappresentazione a Santa Croce, «Gazzetta del popolo», 26 maggio 1933. Il testo è stato ripubblicato in: ID., La rappresentazione di Santa Uliva, «Nuova antologia», n. 1470, 16 giugno 1933, pp. 618-622; ID., Sacra rappresentazione (Santa Uliva), in Invito al Teatro, Brescia: Morcelliana, 1935, pp. 151-163; ID., «Santa Uliva» a Santa Croce, in Cronache del teatro, 2 voll., Laterza: Bari, 1964, II, pp. 247-255; inoltre, con minimi aggiustamenti, come prefazione a D’ERRICO 1936. BUCCIOLINI 1933 BUCCIOLINI, Stasera prima rappresentazione di «Santa Uliva» nel chiostro del Brunelle-sco in Santa Croce, suppl. al n. 131 di «Il nuovo giornale», 5 giugno 1932. BONAVENTURA 1933 ARNALDO BONAVENTURA, Il vibrante successo della «Rappresentazione di Santa Uliva». Le musiche, «La Nazione», 6 giugno 1933. GIACCHETTI 1933 CIPRIANO GIACCHETTI, Il vibrante successo della «Rappresentazione di Santa Uliva». Lo spettacolo e gli interpreti, «La Nazione», 6 giugno 1933. DAMERINI 1933 ADELMO DAMERINI, La sacra rappresentazione di Santa Uliva, «La Stampa», 6 giugno 1933. MILANO 1933 PAOLO MILANO, Fiaba e dramma sacro, «Scenario», II, 6 (giugno 1933), pp. 285-288.

Page 72: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

72

RAMPERTI 1933 MARCO RAMPERTI, «L’illustrazione Italiana». Giugno 1933, pp. 915-917. SIMONI 1933 RENATO SIMONI, La rappresentazione di Santa Uliva nel chiostro di S. Croce, «Corriere della sera», 6 giugno 1933. MARTIN PESCATORE 1933 Strapaese cristiano contro Santa Uliva, «Scenario», II, 8 (agosto 1933), pp. 436, 437.

TESTI DI COPEAU

COPEAU 1916 JACQUES COPEAU, Registres III, Paris: Gallimard, 1979, pp. 303-306, trad. it.: ID., Visita ad Appia, in COPEAU 1988, pp.173-174. COPEAU 1921 JACQUES COPEAU, [lettera a Jaques-Dalcroze del 26 luglio 1921]; trad. it. in Copeau 1988, pp.90-92. COPEAU 1926 JACQUES COPEAU, Une Rénovation dramatique est-elle possible?, in Registres I, Paris: Gallimard, 1974, pp. 253-273; trad. it. in COPEAU 1988, pp. 178-188. COPEAU 1928 JACQUES COPEAU, Adolphe Appia et l’art de la scène, estratti in ID., Registres I, Paris: Gallimard, 1974; trad. it. in COPEAU 1988, pp. 189-192. COPEAU 1935 JACQUES COPEAU, La mise en scène, in L’interpretation dramatique, «Encyclopeédie Française», XVII/64, dicembre 1935, pp. 1-5; trad. it.: ID., La regia, in COPEAU 1988, pp. 178-188. COPEAU 1937 JACQUES COPEAU, La representation Sacrée, in «L’Art Sacrée», II, 8 (aprile 1937), pp. 109-116; trad. it. in COPEAU 1988, pp. 132-141. COPEAU 1938 JACQUES COPEAU, L’interprétation des ouvrages dramatiques du passé, in Registres I, Pa-ris: Gallimard, 1974, pp. 197-201; trad. it.: ID., L’interpretazione delle opere drammatiche del passato, in COPEAU 1988, pp. 142-143.

Page 73: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

73

COPEAU 1941 JACQUES COPEAU, Le Théâtre Populaire, Paris: Presses Universitaires de France, 1941; trad. it.: Il teatro popolare,. a cura di G. Gozzi, in Eroi e Massa, Bologna: Patron, 1979, pp. 107-46. COPEAU 1945 JACQUE COPEAU, Souvenirs pour la Radio, gennaio-febbraio 1945, estratto pubblicato in ALIVERTI 1982, pp. 99-100. COPEAU 1988 JACQUES COPEAU, Il luogo del teatro, antologia degli scritti a cura di Maria Ines Ali-verti, Firenze: La casa Usher, 1988.

TESTI DI PIZZETTI

PIZZETTI 1907 ILDEBRANDO PIZZETTI, La musica per La Nave di Gabriele D’annunzio, «Rivista Musica-le italiana», XIV (1907), pp. 855-862. PIZZETTI 1932 ILDEBRANDO PIZZETTI, La musica e il dramma, «Rassegna musicale», V/1 (gennaio 1932), pp. 1-25, poi in PIZZETTI 1945, pp. 27-57. SANTA ULIVA 1934 ILDEBRANDO PIZZETTI, Santa uliva: sette pezzi da concerto, per orchestra, coro e sopra-no solo: dalla musica scritta per la sacra rappresentazione cinquecentesca, Milano: Carisch, 1934. PIZZETTI 1935 ILDEBRANDO PIZZETTI, La rappresentazione di Santa Uliva, riduzione per canto e piano-forte di Aurelio Maggioni, Milano: Carisch, 1935. PIZZETTI 1938 ILDEBRANDO PIZZETTI, La musica di scena, «La Tribuna», LVI/143 (17 giugno 1938), poi in PIZZETTI 1945, pp. 181-187. PIZZETTI 1945 ILDEBRANDO PIZZETTI, Musica e dramma, Edizioni della Bussola, Roma: 1945.

Page 74: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

74

TESTI SU COPEAU

DOISY 1954 MARCEL DOISY, Jacques Copeau ou l’absolu dans l’art, Paris: Le cercle du lune, 1954. BORGAL 1960 CLEMENT BORGAL, Jacques Copeau, Paris: l’Arche Editeur, 1960. ALIVERTI 1979 MARIA INES ALIVERTI, Jacques Copeau, in Visualità del Maggio, a cura di R. Monti, Ro-ma: De Luca, 1979, pp. 118-121. ALIVERTI 1982 MARIA INES ALIVERTI, Note e documenti sulla «Santa Uliva» di Jacques Copeau (1932-1933), in «Teatro archivio. Bollettino del Civico Museo Biblioteca dell’attore di Ge-nova», n. 6 (gennaio 1982), pp. 12-103, (Carteggio Copeau, D’Amico, Gatti). ALIVERTI 1986 MARIA INES ALIVERTI, Jacques Copeau, in Il Maggio Musicale Fiorentino. II. I grandi spet-tacoli, a cura di R. Monti, Roma: De Luca, 1986, pp. 51-63. ALIVERTI 1993 MARIA INES ALIVERTI, La Rappresentazione di santa Uliva (1933). Il manoscritto di regia di Jacques Copeau, in Teatro italiano I, a cura di Pietro Carriglio e Giorgio Strehler, Ba-ri: Laterza, 1993, pp. 36-92. MIGNON 1993 PAUL-LOUIS MIGNON, Jacques Copeau ou le mythe du Vieux-Colombier, Paris: Juillard, 1993.

TESTI SU PIZZETTI

GAVAZZENI 1954 GIANANDREA GAVAZZENI, La musica di scena di Pizzetti, in La musica e il teatro, Pisa: Nistri-Lischi, 1954, pp. 139-186. GATTI 1954 GUIDO MARIA GATTI, Ildebrando Pizzetti, Milano: Ricordi, 1954 (I ed. ibid. 1934). GHERARDI 1980 LUCIANO GHERARDI, Riscoperta del Medio Evo negli studi letterari e ricerca musicale, tre esiti: Respighi, Pizzetti, Dallapiccola, «Chigiana» n. 17 (1980), pp. 35-50.

Page 75: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

75

SANTI 1980 PIERO SANTI, La funzione ideologica del modalismo pizzettiano, «Chigiana» n. 17 (1980), pp. 81-104. B. PIZZETTI 1980 BRUNO PIZZETTI, Ildebrando Pizzetti: cronologia e bibliografia, Parma: La Pilotta, 1980. NARDELLA 2002 RAFFAELLA NARDELLA, Il lascito Pizzetti nella Sezione Musicale della Biblioteca Palatina, intervento tenuto al convegno «Pizzetti oggi» (Parma, dicembre 2002), in corso di stampa. SALA 2003A

EMILIO SALA, Alla ricerca di una nuovo mélodrame: intorno alla Pisanelle di Gabriele d’Annunzio, Ida Rubinstein e Ildebrando Pizzetti, in Suoni di scena, da Shakespeare a d’Annunzio, (Quaderno delle Notti Malatestiane 2003), Rimini: Rafanelli, 2003.

TESTI SULLA SACRA RAPPRESENTAZIONE

BATINES 1852 PAUL COLOMB DE BATINES, Bibliografia delle antiche rappresentazioni italiane sacre e pro-fane stampate nei secoli XV e XVI, Firenze: Società Tipografica, 1852. D’ANCONA 1863 La rappresentazione di Santa Uliva, riprodotta sulle antiche stampe per cura di ALES-

SANDRO D’ANCONA, Pisa: Nistri, 1863. SANTA ULIVA 1933 La rappresentazione di Santa Uliva, Riduzione teatrale dal testo del XVI secolo di Cor-rado d’Errico. Messa in scena di Jacques Copeau. Musiche originali di Ildebrando Pizzetti, Firenze: Ariani, 1933. CIONI 1961 ALFREDO CIONI, Bibliografia delle Sacre Rappresentazioni, Firenze: Sansoni Antiquaria-to, 1961. FALLETTI 1980 CLELIA FALLETTI, Teatro subalterno e potere: il «recupero» della Sacra Rappresentazione nella Firenze di Cosimo I, in «Quaderni di Teatro», III, 10 (Novembre 1980), pp. 156-166; ripubblicato in FALLETTI 2004.

Page 76: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

76

VENTRONE 1984 PIERO VENTRONE, «Inframmessa» e «Intermedio» nel teatro del Cinquecento: l’esempio del-la «Rappresentazione di Santa Uliva», «Quaderni di Teatro», VII, 25 (Agosto 1984), pp. 54-53. TESTAVERDE – EVANGELISTA 1988 Sacre rappresentazioni manoscritte e a stampa conservate nella Biblioteca nazionale centra-le di Firenze, inventario a cura di Anna Maria Testaverde e Anna Maria Evangelista, Firenze: Giunta Regionale Toscana, 1988. FALLETTI 2004 CLELIA FALLETTI, Le grandi tradizioni teatrali: Il medioevo, con due rappresentazioni sacre: Lauda della discesa di Gesù all’Inferno e Rappresentazione di Santa Uliva, Roma: Bulzoni, 2004.

ALTRI TESTI VESELOVSKIJ 1866 VESELOVSKIJ, La favola della fanciulla perseguitata, Prefazione a La novella della figlia del re di Dacia, Pisa: Nistri, 1866; (ripubblicato in VESELOVSKIJ 1977). MALLARME 1887 STEPHANE MALLARME, Crayonné au Théâtre [1887], in Œuvres complètes, Paris: Galli-mard, 1945, p. 296. IACOPONE 1930 IACOPONE DA TODI, Le laude, secondo la stampa fiorentina del 1490, a cura di Giovanni Ferri, seconda edizione riveduta e aggiornata da Santino Caranella, Bari: Laterza, 1930. BARSACQ 1950 ANDRE BARSACQ, L’expéerience de trois mises en scènes de plain air, in ANDRE VILLERS, Architecture et dramaturgie, Paris, Flammarion, 1950, pp. 169-177. AUERBACH 1956 ERICH AUERBACH, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, 2 voll., Torino: Ei-naudi, 1956. VESELOVSKIJ 1977 A. VESELOVSKIJ, F. DE SADE, G. BOCCACCIO, La fanciulla perseguitata, a cura d S. d’Arco Valle, Milano: Bompiani, 1977

Page 77: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

77

BEDUSCHI 1985 LIDIA BEDUSCHI, Il bosco d’Oliva. Note di filologia orale, «La ricerca folklorica», n. 7, ot-tobre 1985, pp. 11-14. MISSIROLI D’AMICO 1993 Memoria di una memoria. Dialogo tra Mario Missiroli e Alessandro d’Amico, in Teatro ita-liano I, a cura di Pietro cartiglio e Giorgio Strehler, Bari: Laterza, 1993, pp. 93-96. SALA 2003B

EMILIO SALA, Le musiche di scena e la drammaturgia. Problemi e prospettive, «Dramma-turgia», n. 10, 2003. DE ANGELIS 2004 MARCELLO DE ANGELIS, Letterati e letteratura al Maggio ’33, quale rapporto?, in 1933-2003 Le ragioni di un Festival. Nascita e ambiente culturale del Maggio Musicale Fiorenti-no, «Antologia Viusseux», X/28, gennaio-aprile 2004, pp. 113-119. D’AMICO 2004 ALESSANDRO D’AMICO, Il mago e l’asceta, in 1933-2003 Le ragioni di un Festival. Nascita e ambiente culturale del Maggio Musicale Fiorentino, «Antologia Vieusseux», X/28, gennaio-aprile 2004, pp. 103-112.

Page 78: Giovanni Salis - Musique celeste.pdf

78

INDICE INTRODUZIONE p. 7

I. DALL’ANONIMO FIORENTINO AL MANOSCRITTO DI REGIA DI COPEAU p. 9

II. «MUSICA AVVOLGENTE»: LA MUSICA NEL DRAMMA

II. 1

II: 2

p. 14

p. 14

p. 17

III. «MUSIQUE CÉLESTE»: IL DRAMMA NELLA MUSICA

III. 1

III. 2

PRIMA GIORNATA

SECONDA GIORNATA

p. 21

p. 21

p. 25

p. 26

p. 41

CONCLUSIONE p. 51

FONTI E DOCUMENTI p. 53

APPENDICE 1: MOVIMENTO DI MARCIA p. 66

BIBLIOGRAFIA p. 71