Giovanni Colazza - Festa Di Michele 1945

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    GIOVANNI COLAZZA - FESTA DI MICHELE

    29 Settembre 1945

    Anche quest'anno si riuniscono qui - come

    ormai per molti anni abbiamo fatto - nello

    stesso giorno, quelli che sono attivi nella

    societ Antroposofica e che intendono

    parteciparvi sempre pi intensamente, secondo

    le finalit dell'Antroposofia.Nelle riunioni che facciamo regolarmente, al

    volger delle stagioni, durante l'anno, questo

    giorno particolarmente significativo; il giorno

    della festa di Michele. Non dico San Michele,

    come la Chiesa, perch il "santo rappresenta

    piuttosto una diminuzione applicato a un

    Essere di tanta grandezza spirituale che sorpassa certamente, quello della

    santit umana.

    Noi abbiamo ricevuto dal Dr. Steiner la rivelazione di Michele come qualche

    cosa di nuovo che non era stato dato al mondo, in quanto soltanto alcuni

    accenni vaghi e nascosti erano penetrati al di fuori. Il Dottore ci ha

    presentato questa Entit spirituale quasi come una chiave di volta della

    nostra evoluzione, come un mediatore necessario, anzi indispensabile, fra gli

    uomini e il Mondo spirituale. Noi dobbiamo, quindi, al Dr. Steiner se

    possiamo coordinare lo nostre attivit verso un fine o dirigerci verso di esso;

    possiamo cos contare sulla cooperazione attiva delle forza del Mondo

    spirituale.

    Pi volte abbiamo parlato sotto diversi aspetti di Michele ed anche oggi

    vogliamo rievocare la Sua figura, brevemente, perch non voglio soffocare

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    nei dettagli quelle che sono le caratteristiche generali dell'immagine che

    vogliamo evocare fra noi.

    Ho avuto occasione di dire molto volte, secondo l'indicazione del Dottore,

    che la via di Michele la via del pensiero. Se noi prendiamo, da uno speciale

    punto di vista rapido e sommario, l'insieme dell'evoluzione umana, noi

    vediamo che al culmine dell'evoluzione, come essa si presenta nel momento

    attuale di fronte a noi, noi vediamo allora che tutto tendeva a trarre fuori

    dalle forze evolutive quello che il pensiero umano. E' appunto per questo

    che l'uomo disceso da un rapporto spirituale fino all'oscurit, fino a quella

    condizione in cui non solo non ha pi la vista del Mondo spirituale, ma ha

    potuto anche rinnegarlo nella sua orgogliosa solitudine. Questo avvenuto

    lentamente nel corso dei secoli ed ha cominciato a culminare nell'epoca

    dell'anima cosciente, nel 15 secolo. Noi sappiamo che prima gli esseri

    umani erano guidati spiritualmente, il loro mobile corpo eterico riceveva

    impulsi dal Mondo spirituale, rappresentazioni dal Mondo spirituale, in

    realt egli sentiva il suo pensiero come scendere in lui dal di fuori. Egli

    trovava in s le formo dei pensieri e, infatti, il riconoscimento del mondo

    esteriore non era obiettivo, non era, compiutamente come il nostro, basato

    sull'esperienza sensibile; era sempre qualche cosa che si presentava con un

    legame col Mondo spirituale. Le forze della natura erano viste non separatedalle forze spirituali, e, pi tardi, a poco a poco che l'uomo ha formato in s il

    proprio pensiero, si inteso padrone dei propri pensieri ed ha allora

    compiuto un'opera che si pu dire meravigliosa, unica; ha creato la logica,

    ha creato la coordinazione dei concetti, ha cominciato a stabilire dei rapporti

    con questo mondo sensibile, tangibile, ha dato al suo pensiero una forma

    solida. Il fatto che il suo essere si svolgeva nel tempo e che gli eventi umani

    si evolvevano nel tempo, ha fatto s che potesse avere una concezione

    evolutiva del mondo e non una concezione stabile come l'aveva avuta nelpassato. Il senso dei rapporti fra le cose lha portato a scoprire delle leggi;

    ora, tutto questo il risultato della discesa dell'essere umano nella materia,

    dell'allontanarsi dal Mondo spirituale e del penetrare sempre pi

    profondamente nel mondo sensibile e calcolabile. A questo punto noi

    possiamo incominciare a intravedere quale lo scopo della creazione

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    delluomo e perch le forze spirituali hanno voluto luomo: stato appunto

    perch si completasse un ordine del quale le forze del pensiero e

    dell'esperienza dell'uomo potessero ritornare nel Mondo spirituale. La

    coscienza divina nel Mondo spirituale qualche cosa di completamente

    diverso, ha un carattere unitario: per la concezione umana, per le forze

    acquistate dall'uomo nella sua discesa, anche il Mondo spirituale assume

    l'immagine evolutiva, l'immagine d'uno svolgersi nel tempo. Le forze del

    Mondo spirituale si raggruppano In Gerarchie, hanno un carattere ed un

    nome: voi ricorderete, perch pi volte ho avuto l'occasione di citarla - quella

    famosa leggenda in cui si racconta che il Signore chiam Adamo e chiese a

    lui di dare un nome alle piante, agli animali e poi gli chiese di dare un nome

    alle Entit divine e Adamo nomin Angeli, Arcangeli e cos, via e poi

    finalmente domand: "qual' il mio Nome?

    In questo modo noi vediamo ci che viene rappresentato, appunto quello che

    il fine della evoluzione umana, vale a dire la possibilit che le forze

    spirituali vedano se stesse e sentano se stesse in un modo diverso,

    acquistino una figurazione - per cos dire che prima non avevano. in

    questo modo che, meravigliosamente, l'evoluzione umana completa

    l'evoluzione divina e questo si svolge per la conquista del pensiero umano.

    Gli uomini, quindi, hanno ricevuto il dono della vita perch essi faccianoevolvere le forze del proprio pensiero, e quelli che vivono cos da brava gente,

    giorno per giorno, compiendo i loro piccoli doveri quotidiani, contentandosi

    di non fare del male, accettando tutto ci che viene, conformandosi cos agli

    avvenimenti a ci che stato fatto, coltivando magari una scienza, una

    disciplina, solo per assumere informazioni e mai portando una forza

    interiore in tutto questo, ebbene, questi uomini tradiscono il dono che hanno

    ricevuto, perch l'uomo ha avuto la vita per evolvere le forze del pensiero in

    armonia col Mondo spirituale. Quando noi, infatti, non coltiviamo il nostropensiero, abbiamo un appesantimento, un imprigionamento del nostro

    corpo eterico, che diventa sempre pi aderente al cervello, che non capace

    di elevarsi dal pensiero obiettivo al pensiero vivente, dal pensiero che

    unicamente una rappresentazione della realt a quel pensiero che tenta di

    trascendere la visione reale e la visione sensibile. Infatti, dopo la morte, il

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    corpo eterico di coloro che hanno applicato ci che il pensiero umano aveva

    guadagnato nel suo evolversi alla considerazione del mondo spirituale, porta

    un contributo reale, obiettivo, vivente, al Mondo spirituale. E' appunto ci che

    aspettano gli Dei dagli uomini; le forze del Mondo spirituale sono l ad

    attendere cha l'uomo compia la sua missione nel mondo.

    A questo punto noi troviamo di nuovo la figura di Michele: da una parte egli

    il portatore dell'intelligenza divina e dall'altra ha la capacit di

    comprendere e di rivolgersi a quegli atteggiamenti che la mente umana

    assume quando si eleva dal pensiero morto al pensiero vivente. In quel

    momento egli ricongiunge l'intelligenza cosmica all'intelligenza umana, e

    questo rende possibile passare il punto di svolta che altrimenti porterebbe

    l'uomo in una direzione arimanica, che porterebbe l'uomo ad incatenarsi ed

    irretirsi nel proprio destino, a contentarsi delle apparenze e delle

    realizzazioni esteriori dell'essere. Il mondo pieno di questi pensieri morti

    che nulla possono rappresentare nel Mondo spirituale e che non possono

    essere illuminati dalle forze del Mondo spirituale. Se si guarda intorno verso

    la natura, se si vuole considerare, per esempio, il mondo vegetale come un

    insieme di individualit viventi, ogni pianta di per s si pu dire - studiata

    separatamente secondo la specie, invece di vedere un'unit nel mondo

    vegetale per cui le forze dei minerali sulla Terra si tramutano in vita. Se sguardano gli animali come esseri intermediari fra le piante e l'uomo, ognuno

    viene guardato come essere separato, pi limitato di fronte all'uomo, invece

    di considerare la specie come un'unit che viene diretta da una forza

    spirituale al di fuori. E se si considera l'uomo come un essere che comincia e

    finisce in una vita - dalla nascita alla morte - invece di rappresentare una

    linea di continuit, sulla Terra egli qui segue il cammino, non si tiene conto

    che esso non solo rappresenta un essere pi elevato degli animali ma che

    la finalit di tutta l'evoluzione, che rappresenta lo Spirito e il significatodell'evoluzione stessa. Ora sono questi i pensieri che vengono accolti, che

    vengono mandati nel Mondo spirituale. Il fatto che noi ci siamo evoluti nel

    tempo, ha dato la possibilit di concepire un'evoluzione spirituale nel tempo

    e questo ha sempre significato per il Mondo spirituale, in quanto esso

    determina una trasformazione profonda che prima dell'uomo non esisteva.

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    L'opera di Michele, quindi, non soltanto di dare dei pensieri, ma si compie

    con lo stabilire una relazione dell'uomo con le Gerarchie spirituali. Non

    appena noi ci solleviamo dall'attivit comune, noi troviamo, per l'opera di

    questo Mediatore, che si stabilisce un rapporto con le Gerarchie. Quando noi

    e la nostra interiorit non siamo passivi, ma diventiamo anzi attivi, noi

    portiamo coscientemente il sentire ed il volere nel nostro pensiero e ci

    riuniamo allora alle forze della terza Gerarchia. Quando noi consideriamo

    non pi il mondo come una realt sensibile che, per cosi dire, completa in

    se stessa, ma invece vediamo in essa l'essenza spirituale trasformata o noi

    vediamo in essa e dietro di essa lo Spirituale vivente, allora noi ci riuniamo

    alle forze della seconda Gerarchia. Quando cominciamo a vedere nella vita enegli eventi umani non pi l'opera del caso, ma una linea spirituale che

    raccoglie tutto ci che si manifesta verso un fine, noi allora ci uniamo alle

    forze della prima Gerarchia. In questo modo noi vediamo come per il tramite

    di Michele, attraverso il nostro pensiero coltivato ed esaltato, riunito allo

    Spirituale, noi creiamo un'unione ed una relazione col Mondo spirituale

    stesso. Se poi, invece, noi abbandoniamo il pensiero a se stesso e, invece di

    elevarlo e portarlo al di sopra del mondo della realt sensibile, cerchiamo

    ancor pi e sempre pi di indagare la realt sensibile, come distaccata da

    relazioni spirituali, allora compare quello che l'arimanesimo. E' perci che

    nella figurazione di Michele esso ha sotto i piedi il drago, ci rappresenta la

    vittoria contro questa attitudine del pensiero umano, vittoria che stata

    prima riportata nel Mondo spirituale e che deve adesso effettuarsi nella

    mente degli uomini. Per ora questo possibile soltanto in alcuni uomini

    perch la maggioranza continua ancora il suo commino nella direzione

    arimanica anzich in quella di Michele.

    Se noi guardiamo le nostre relazioni col mondo elementale, noi vediamo che

    le entit del mondo elementare, le forze della natura, vengono incatenate ed

    imprigionate sempre pi profondamente dal pensiero umano realistico e

    materialistico, mentre il guardare la natura con gli occhi dello spirito le

    libera. E a questo appunto alludeva San Paolo quando scriveva che la natura

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    nella sofferenza aspetta la liberazione! Questa liberazione deve appunto

    venire dagli uomini, deve venire dal modo come essi guardano il mondo, e

    questi esseri allora non vengono sempre pi incatenati e celati nella sotto-

    natura.

    A questo punto il Dr.Steiner, fra tante cose che aveva potuto prevedere,

    aveva previsto che il pi grande cataclisma e la pi grande tragedia

    dell'umanit erano derivati appunto dall'abbassare le forze elementali

    sempre pi profondamente nella sotto-natura in modo che la natura non

    era pi portata a essere compresa secondo il suo valore spirituale, ma ad

    essere sempre pi scomposta negli elementi materiali. Invece di elevarsi,

    l'uomo si sprofondava sempre pi nella concezione materialistica, ha cercato

    di penetrare nella gi materia, nella molecola, nell'atomo, nell'elettrone e

    questa attitudine doveva essere fatale all'umanit.

    A questo punto noi vediamo come il compito dell'Antroposofia, che contiene

    appunto il messaggio di Michele, messaggio che un impulso che spinge le

    forze umane non verso la sotto-natura, ma verso il mondo spirituale,

    costituisce appunto la possibilit di elevazione, la possibilit al punto di

    svolta in cui ci troviamo, di non discendere sempre pi verso ci che noi

    chiamiamo l'abisso, ma di elevarci invece, al di sopra di esso ed

    incominciare quella ascesa cosciente il Mondo spirituale, dove avevacominciato nell'unione incosciente col Mondo spirituale.

    Il Dottore ha parlato lungamente di Michele sotto tanti aspetti ed appunto

    necessario per noi rappresentarci questi quadri in cui questa figura cos

    vicina a noi, cos pronta a dare pienezza alle nostre aspirazioni, questa

    Figura diviene per noi una realt con la quale noi possiamo attuare uno

    scambio, per cui noi diamo la nostra visione del Mondo spirituale,

    alimentata dalle forze che dal Mondo spirituale stesso ci vengono e che noi

    rendiamo trasformate.In questo momento, quindi, in cui ricominciamo il nostro lavoro, dobbiamo

    sentirci coscienti di quello che noi dobbiamo al Mondo spirituale o di quello

    che il Mondo spirituale aspetta da noi, e volgere la nostra esistenza e la

    nostra opera in questa direzione.

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    Se noi cerchiamo nell'Antroposofia soltanto delle informazioni, delle

    conoscenze, noi non facciamo nulla per il Mondo spirituale. Dopo la nostra

    morte, il corpo eterico non porta nulla al Mondo spirituale, pu apportare

    soltanto in quanto questi pensieri dell'antroposofia si trasformano in

    immagini, in visioni d'insieme, in forze viventi. perci che abbiamo sempre

    incominciato il nostro lavoro antroposofico da questo giorno, come un punto

    di partenza che anche una meta. Perci a tutti voi, ai gruppi ai quali

    appartenete, io faccio l'augurio che durante questo periodo di lavoro

    possiate portare a fine quello che il vostro dovere di Antroposofi.

    Giovanni Colazza