giovanni amati a pag. 18 nostri servizi a pag. 19 ... · ma per gli altri, non per me”. E allora?...

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anno 87, n. 29 - 28 agosto 2014 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974 Chiuso in redazione il 25/08/2014 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue Editoriale la vignetta della settimana La “lezione” di Sharon Sharon Standifird, ameri- cana del Texas, stanca di non ricevere dai due figli adolescenti risposta alle chiamate e ai messaggi sul cellulare ha creato un’ap- plicazione che blocca il loro telefono ed è riattiva- bile solo con un codice se- greto in mano ai genitori. La storia, fotografa bene il difficile rapporto fra ge- nerazioni nell’era digitale. Alla base sta un paradosso: il massimo di tecnologia sta producendo il minimo di comunicazione. Sharon, e tutti quelli che hanno sa- lutato con speranza la sua invenzione, sanno bene che l’ingegnosa trovata non risolve il problema della relazione. Uno dei figli ha bollato così l’inven- zione della madre: “Pensa- vo fosse una buona idea... ma per gli altri, non per me”. E allora? La rispo- sta non c’è. Va costruita insieme, armandosi di pazienza e determinazione, percorrendo la via stretta del dialogo. La tecnologia è una mera- vigliosa risorsa e può apri- re o chiudere la porta della relazione; può trasformare la vita in una grande op- portunità ma anche in un inferno. LUCIANO SEDIOLI Dal 4 settembre sarà operativo il nuovo complesso didattico nell’area dell’ex ospedale Morgagni 25 AGOSTO 1944 Il tragico bombardamento nelle cronache dei sacerdoti forlivesi Giovanni Amati a pag. 18 PERSECUZIONE DEI CRISTIANI La preghiera in diocesi e l’appello di don Roberto Rossi Nostri servizi a pag. 19 La cittadella universitaria forlivese CAMERA DI COMMERCIO Nel futuro dell’ente forlivese l’accorpamento con Ravenna e Rimini Nostri servizi a pag. 3 Il pizzicotto Critica a fin di bene Piccoli disguidi in una grande ASL. Il paziente di buon mattino si reca all’ambulatorio ospedaliero per un pre-intervento. Infermiera efficiente, prelievo ed ecg, in tempo quasi record. Poi sul più bello il meccanismo, quasi perfetto, s’inceppa. Serve la fotocopia della ri- chiesta del medico. Sembra una formalità e invece, no. Né all’ufficio informazioni, né a quello prenotazioni, né all’ambulatorio si fanno fotocopie. Il paziente deve uscire dall’ospedale e recarsi a Vecchiazzano. L’ec- cellenza sanitaria della grande ASL Romagna, dei 23 coordinatori e dei tanti dirigenti, cade inaspettatamente e fragorosamente su... una misera fotocopia! Il campus uni- versitario forlive- se si estende su un’area di circa 36mila metri quadrati con la presen- za di 6mila studenti. Con i test in economia previsti il 4-5 settem- bre diventa operativo il complesso del Trefolo, che comprende 16 aule da 60 a 300 posti. I lavori sono iniziati nel 2010 per una spesa di 16,3 milioni di euro. Sarà la cultura a rilan- ciare la città dormiente? Nostri servizi a pagg. 12-13 MOSCHINI PIEROTTI E PRATESI SRL PROFESSIONISTI DELLE ASSICURAZIONI A FORLI’ 47122 Forlì (Italy) Via Secondo Casadei, 14 Tel. +39 0543 780055 - Fax +39 0543 781404 www.ceracarta.it - www.ceratag.it - [email protected] Carte diagrammate per apparecchi registratori Carte diagrammate per elettromedicali Carte per videostampanti Accessori elettromedicali Etichette radiofrequenza e soluzioni integrate Rfid labels and chain solutions Biglietti radiofrequenza e soluzioni integrate Rfid tickets and chain solutions Via Brandi, 5/b - 47121 Forlì - Tel./Fax 0543 83163 [email protected] Nel plastico la visualizzazione del progetto preliminare del campus universitario forlivese che si estende su un area di 35.900 metri quadrati di superficie

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anno 87, n. 29 - 28 agosto 2014 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45%D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974

Chiuso in redazione il 25/08/2014 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue

Editoriale

la vignetta della settimana

La “lezione” di SharonSharon Standifird, ameri-cana del Texas, stanca di non ricevere dai due figli adolescenti risposta alle chiamate e ai messaggi sul cellulare ha creato un’ap-plicazione che blocca il loro telefono ed è riattiva-bile solo con un codice se-greto in mano ai genitori. La storia, fotografa bene il difficile rapporto fra ge-nerazioni nell’era digitale. Alla base sta un paradosso: il massimo di tecnologia sta producendo il minimo di comunicazione. Sharon, e tutti quelli che hanno sa-lutato con speranza la sua invenzione, sanno bene che l’ingegnosa trovata non risolve il problema della relazione. Uno dei figli ha bollato così l’inven-zione della madre: “Pensa-vo fosse una buona idea... ma per gli altri, non per me”. E allora? La rispo-sta non c’è. Va costruita insieme, armandosi di pazienza e determinazione, percorrendo la via stretta del dialogo. La tecnologia è una mera-vigliosa risorsa e può apri-re o chiudere la porta della relazione; può trasformare la vita in una grande op-portunità ma anche in un inferno.

Luciano SEdioLi

Dal 4 settembre sarà operativo il nuovo complesso didattico nell’area dell’ex ospedale Morgagni

25 agoSto 1944Il tragico bombardamento nelle cronache dei sacerdoti forlivesigiovanni amati a pag. 18

pErSEcuzionE dEi criStianiLa preghiera in diocesi el’appello di don Roberto Rossi nostri servizi a pag. 19

La cittadella universitaria forlivese

camEra di commErcioNel futuro dell’ente forlivese l’accorpamento con Ravenna e Rimininostri servizi a pag. 3

il pizzicottoCritica a fin di bene Piccoli disguidi in una grande ASL. Il paziente di buon

mattino si reca all’ambulatorio ospedaliero per un pre-intervento. Infermiera efficiente, prelievo ed ecg, in tempo quasi record. Poi sul più bello il meccanismo, quasi perfetto, s’inceppa. Serve la fotocopia della ri-chiesta del medico. Sembra una formalità e invece, no. Né all’ufficio informazioni, né a quello prenotazioni, né all’ambulatorio si fanno fotocopie. Il paziente deve uscire dall’ospedale e recarsi a Vecchiazzano. L’ec-cellenza sanitaria della grande ASL Romagna, dei 23 coordinatori e dei tanti dirigenti, cade inaspettatamente e fragorosamente su... una misera fotocopia!

“Il campus uni-versitario forlive-

se si estende su un’area di circa 36mila metri quadrati con la presen-za di 6mila studenti. Con i test in economia previsti il 4-5 settem-bre diventa operativo il complesso del Trefolo, che comprende 16 aule da 60 a 300 posti. I lavori sono iniziati nel 2010 per una spesa di 16,3 milioni di euro. Sarà la cultura a rilan-ciare la città dormiente?

nostri servizi a pagg. 12-13

MOSCHINI PIEROTTI E PRATESI SRL

PROFESSIONISTI DELLE ASSICURAZIONI A FORLI’

47122 Forlì (Italy) Via Secondo Casadei, 14Tel. +39 0543 780055 - Fax +39 0543 781404

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nel plastico la visualizzazione del progetto preliminare del campus universitario forlivese che si estende su un area di 35.900 metri quadrati di superficie

28 agosto 20142costume

Redazione e amministrazione:Via Solferino, 21 - 47121 Forlì - Tel. 0543.36861- Fax. 0543.376786 - e-mail: [email protected] - sito internet: www.ilmomento.bizDirettore responsabile: Luciano SedioliIn redazione: don Giovanni Amati, don Franco Appi, Beppe Brescia,Paola Mettica, Franco Garavini, Roberta Brunazzi, Michele TemperaImpaginazione grafica: Damiano DitiUfficio abbonamenti e amministrazione: Eleonora GaraviniPubblicità: Pigreco srlProprietà: Chiesa Cattedrale di Forlì - P.zza Dante, 1 - 47121 ForlìStampa: Galeati srl - Imola (BO)Il Momento è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici)e a USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

Settimanale d’informazionedella diocesi di Forlì-Bertinoro

Torta al caffè di Laura

A confronto su: xxxxxxxxxxxPorte aperte & Porte chiuse

Dal Portogallo arriva un’idea interessante di recupero della frutta e verdura. Nel novembre 2013 a Lisbona ha aperto - come riferisce il mensile dei Gesuiti italiani Popoli - la prima delegazione della Cooperativa Fruta Freia che acquista frutta e verdura dai produttori piccoli e medi alla metà del prezzo di vendita. La coo-perativa acquista ciò che viene scartato, per questioni estetiche, dal commercio all’ingrosso e lo rivende ai suoi soci. Mutuando l’esperienza portoghese è nato a Roma, pochi mesi fa, il progetto Frutta Urbana, primo progetto in Italia di mappatura, raccolta e distribuzione della frutta che cresce nei giardini pubblici. Una volta raccolta, la maggior parte della frutta viene regalata a mense, banchi alimentari e solo una minima parte venduta tramite i gruppi d’acquisto solidali, piccoli ristoranti e negozi. A breve si potranno acquistare online anche marmellate, succhi, liquori. Per sostenere il progetto Frutta Urbana si può aderire diventando soci, facendo una donazione o diventando volontari. Per info: www.fruttaurbana.org.

Eutanasia all’esteroFrutteti in città

cent’anni fa di Umberto Pasqui

È passata l’estate (o per lo meno il tempo delle vacanze) ma quella di cent’anni fa, l’ultima di pace prima dell’entrata in guerra del nostro Paese nel conflitto mondiale, fu davvero “calda”. Il Pensiero Romagnolo del 23 agosto 1914 occupa la prima pagina con un lungo articolo intitolato “Per gli interessi e per l’onore d’Italia”, approfonden-do le ragioni dell’interventismo. “L’ora che volge sarà decisiva”: i repubblicani si rivolgono per lo più ai socialisti che “non si rasse-gnano” e continuano a sostenere la neutralità, avvertendo che “il popolo è buono e generoso ma

facile ai traviamenti”. Un argo-mento molto convincente era far leva sull’odio antitedesco. Così si legge: “Chi ha letti i racconti dei profughi italiani della Germania non può aver fatto a meno di avere pianto ed imprecato contro questi novelli Unni che infestano l’Europa. Le fucilazioni sono all’ordine del giorno. Donne, uomini, bambini vengono perse-guitati, affamati, massacrati senza pietà. Le belve tedesche non dan-no quartiere. La neutralità italiana è stata per loro una doccia fred-da. Credevano che l’Italia avesse servito fino all’ultimo. (...) Ma il paese si è ribellato. Di servire la

tedescheria contro i suoi interessi non ne vuol sapere. L’Italia non è la Germania”.

23 agosto 1914 - L’ora decisiva

un momento in cucina

a cura di Cecilia Sedioli

Una notizia breve per denunciare una situazione gra-vissima. Giovedì 21 agosto a pagina 15 il quotidiano La Stampa scrive: “Eutanasia, rad-doppiati in 4 anni i viaggi in Svizze-ra”.“La Svizzera-scrive il giornale torinese- è una meta sempre più ambita per chi, con una malattia grave giunta in fase avanzata che non consente più una vita dignitosa o un’esistenza che si voglia continuare a vivere, vuole aggirare il divieto dell’eutanasia. La legislazione elvetica consen-te infatti pratiche mediche eutanasiche vietate altrove.Secondo uno studio pubblicato su Journal of Medical Ethics (edito dal British Medical Journal) questi viaggi sono mediamente raddoppiati in quattro anni (dal 2009 al 2012); più che quintuplicato il “turismo suicida” dall’Italia nello stesso periodo anche se i numeri di per sé sono contenuti (da 4 a 22 pazienti dal 2009 al 2012). L’indagine di Saskia Gauthier (Istituto di Medicina Legale dell’Università di Zurigo), ha usato i dati riguardanti cittadini residenti in altri paesi”.

Dopo la breve pausa estiva (o quasi!) eccoci tornati al nostro “ Momento... in cucina”!Oggi vi propongo la ricetta, facile e veloce, come nel nostro stile, di una bella tortina al caffè che mi ha insegnato Laura, una ragazza ricoverata nel reparto di Riabilitazione dove lavoro adesso.Queste dosi sono per una torta piccola, quindi uti-lizzate una tortiera da 20-24 cm; altrimenti, se siete molto golosi, raddoppiate le dosi perché, in effetti, è così buona che finisce subito!Ingredienti:• 100 ml latte;• 100 g zucchero;• 120 g di farina;• 2 cucchiaini caffè solubile;• 1 uovo;• 1 bustina di lievito;• 1 bicchierino brandy (raccomandazione di Laura: non sostituitelo con altri liquori!);• 50 g di burro;• Cannella e zucchero di canna per cospargerla.

E ora la preparazione (un po’ riadattata da me per far sì che sia ancor più veloce): stemperate il caffè solubile nel latte (meglio se tiepido), aggiungete il burro fuso, lo zucchero e l’uovo e mescolate bene fino a far sciogliere tutto lo zucchero. Aggiungete poi il liquore e poco per volta la farina; per ultimo unite anche il lievito. Foderate una tortiera con carta da forno e versate l’impasto (che risulterà ab-bastanza liquido). Ora cospargete la superficie con cannella e zucchero di canna.Cuocete in forno a 180 gradi per 35-40 minuti (fa-cendo la prova dello stecchino prima di sfornare!).Per essere sicura che la mia versione fosse uguale all’originale l’ho fatta assaggiare a Laura che mi ha dato ben 8/10! Unico neo: ero stata troppo parca con lo zucchero di canna in superficie... Quindi non siate tirchi, mettetene pure 2-3 cucchiai colmi!E adesso mangiatevene una bella fetta e sorridete pensando a noi che in ospedale ci pappiamo la torta... perchè la medicina è fatta di farmaci, di esa-mi, di brutte e di belle notizie e perché no, a volte, anche di una buona fetta di torta!

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28 agosto 2014 3 attualità

Area Vasta anche per la CCIAARiorganizzazione per le Camere di Commercio di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini

La Camera di Commercio di Forlì-Cesena opera sul territorio da 152 anni: è stata istituita, infatti, con Regio Decreto n.872 del 5 Ottobre 1862. Da allora è parte attiva di un sistema che coinvolge le forze produttive, e svolge un ruolo di valorizzazione del contesto economico locale. La Camera di Commercio sviluppa una serie di compiti che sinteticamente si possono raggruppare secondo la tipologia del servizio: Registro delle Imprese: è un registro pubblico istituito in ogni Provincia che nasce con la legge di riordino delle Camere di Commercio (L. 580/1993). In esso sono iscritti tutti gli atti e i fatti riguardanti la vita dell’impresa previsti dalla legge. Fornisce ad aziende, amministrazioni pubbliche, professionisti e cittadini un quadro anagrafico chiaro, completo e facilmente accessibile, del mondo delle imprese italiane.Servizi Promozionali e di supporto all’impren-ditoria: promuovono attività e iniziative a supporto del sistema imprenditoriale locale, nel campo dell’in-ternazionalizzazione, dell’accesso al credito, della va-lorizzazione delle tipicità locali e delle infrastruttureServizi di Regolazione e Tutela del mercato e cultura conciliativa: a sostegno dei consumatori, riguardano soprattutto la Conciliazione e l’Arbitrato, i Marchi e i Brevetti, la rilevazione e diffusione dei prezzi, la raccolta degli usi e delle consuetudini, la predisposizione e divulgazione di contratti standard, la pubblicazione dei protesti cambiari.Informazione Statistica Economica e Sociale: mette a disposizione della collettività un patrimonio di dati unico, articolato e dinamico, gratuitamente consultabile nel sito camerale Servizi per l’Innovazione: servizi realizzati dal-l’l’Azienda Speciale CISE (Centro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico). Attraverso le diverse fasi di un ideale ciclo innovativo (dallo sviluppo e la messa a fuoco delle idee, all’affinamento, alla ricerca di soluzioni tecniche, al financing) si concretizzano nel “Tutoraggio Innovazione” erogato in forma gratuita alle imprese del territorio provinciale. Per informazioni: www.fc.camcom.gov.it. (p.M.)

Servizi e compiti dell’ente camerale

camera di commercio

Ciò comporterà, inevita-bilmente, un ridimensiona-mento del ruolo camerale nella valorizzazione del territorio e nel sostegno al suo sistema economico. Si prospettano scenari difficili nei quali tuttavia le Camere - che rappre-sentano l’unico ramo della Pubblica Amministrazione gestito dalle imprese e per le imprese - continueranno ad impegnarsi per conse-guire economie di scala e migliorare i servizi erogati, anche procedendo autono-mamente alla revisione dei propri ambiti territoriali.La razionalizzazione del sistema attraverso ac-corpamenti fra gli Enti rappresenta, pertanto, una soluzione percorribile per garantire l’autosostenibilità

delle Camere e il loro ruo-lo di promozione econo-mica, e va nella direzione di un sistema costituito da un numero minore di Enti capaci però di mantenere il legame con le economie locali e le relative specifi-cità, garantendo sempre la rappresentanza dei diversi territori. E proprio la questio-ne dell’accorpamento, nell’ambito più ampio della riforma camerale, è stata al centro della riunione dell’ultimo Consiglio che si è svolto alla Camera di Forlì-Cesena il 28 luglio

scorso.Le parole del presidente, Alberto Zambianchi, han-no evidenziato l’importan-za dell’Ente che garantisce, dal punto di vista istituzio-nale, trasparenza, funzio-nalità e sostegno a tutto il sistema economico locale. Gli interventi diretti a favore delle imprese e delle infrastrutture del territorio, dal 2009 al 2013, sono stati di oltre 27.700.000 euro (quasi il 53% del diritto an-nuale è stato riversato alle imprese e al territorio per interventi economici diret-ti nel periodo 2009-2013).

La proposta, discussa dai consiglieri, è quella di un accorpamento, coerente con le logiche di “area vasta”, che comprende Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, area vasta peraltro già delineata dalla gover-nance regionale non solo in materia sanitaria, ma anche in relazione al siste-ma del Trasporto locale, al sistema universitario, al servizio di erogazione dell’acqua e ai consorzi di bonifica; c’è da considerare che sono in atto pure pro-cessi di aggregazione nel sistema delle associazioni di categoria e nell’ambito di alcuni sindacati. L’obiettivo è certamen-te quello di rendere più competitivo ed attrattivo il territorio di riferimen-to, quello della Romagna “storica”, attraverso un percorso che consenta da un lato la sostenibilità ope-rativa, dall’altro la migliore distribuzione dei servizi alle imprese in termini di efficienza ed efficacia, senza però perdere di vista la dimensione identitaria, culturale e storico-geogra-fica dei singoli territori.

paoLa mEttica

Due sono i provvedimen-ti legislativi dell’attuale governo sulle Camere di Commercio: Il Decreto legge 24 giugno n.90 ed un disegno di legge che dovrà percorrere il nor-male iter parlamentare nei prossimi mesi.Il primo, convertito in Legge l’11 agosto 2014 n.114, prevede il taglio del 50%, scaglionato in tre anni a partire dal 2015, del “diritto annuo”, versato dalle imprese alle Camere di Commercio, principale fonte di finanziamento per questi Enti. Il secondo contiene un riassetto delle funzioni delle Camere e il passaggio della gestione del Registro delle Imprese direttamente al Ministero dello Sviluppo Economi-co. Queste misure hanno provocato reazioni e prese di posizione da parte delle organizzazioni di catego-ria, sia dei lavoratori che delle imprese. Perfino le forze dell’ordine, grandi utilizzatrici dell’immensa

mole di dati contenuti nel Registro delle Imprese, si sono mostrate contrarie in quanto, soprattutto col trasferimento al Ministero e conseguente possibile assegnazione ai privati della gestione del Regi-stro stesso, intravvedono difficoltà per un efficace controllo dell’illegalità e della trasparenza nel mondo delle imprese. Decisa ed articolata, ma improntata a grande senso di responsabilità, è stata la reazione dei lavoratori interessati. Da alcuni mesi, sul web è nato, su base volontaria e non istituzio-nale, il gruppo Facebook “Ecosistema camerale”, al quale partecipano attual-mente circa 2.000 lavora-tori camerali (su 10.500 operanti); uomini e donne del sistema delle Camere di Commercio italiane (Camere di commercio, Aziende Speciali, Unioni regionali, Unione nazio-nale, Società di sistema) che vogliono diffondere

le buone prassi, le propo-ste e le idee condivise sul sistema camerale.Successivamente è stata aperta una pagina Facebook e creato un profilo twitter (@Eco-sist_CamCom), sono stati organizzati due incontri nazionali, in web confe-rence, a cui erano collega-te oltre 90 Camere.Il gruppo ha elaborato un Manifesto, diffuso e con-segnato a politici, autorità,

organi di stampa, nel quale è illustrato il pensiero di tutti coloro che, dentro il sistema camerale, lavorano al fianco delle imprese, consapevoli delle difficoltà in cui versa il Paese e dei sacrifici richiesti a tutti, ma pronti a contribuire per realizzare nuovi percorsi, mettendo a disposizione le proprie competenze e professionalità.

Luciano ravaioLi ELEonora zacchEroni

Le reazioni ai provvedimenti del Governo

“Da alcuni mesi il Governo ha

inserito nel calendario dei provvedimenti da attuare la riforma della Pubblica Amministrazione che prevede, tra l’altro, anche la riforma delle Camere di Commercio per le quali si chiede una drastica ridu-zione del diritto annuo.

Scorcio della galleria della camera di commercio di Forlì-cesena, sede di Forlì

23 luglio 2014 - nella foto un momento della manifestazione dei dipendenti camerali davanti alla sede della prefettura di Forlì

nella foto l’insediamento del nuovo consiglio - seduta del 30/9/2013

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28 agosto 2014attualità 4

Si è riunita nei giorni scorsi la Consulta dei Soci i cui lavori sono stati introdotti dagli interventi del presidente Domenico Ravaglioli, del vice presi-dente Edgardo Zagnoli, del direttore Daniele Bo-attini. Alla attenzione dei componenti la consulta è stata sottoposta la grave situazione economica in cui versa il territorio forlivese, nel contesto della quale emerge il prolungato stato di crisi di alcuni comparti, primi tra tutti quelli dell’edili-zia e delle costruzioni. L’attenzione dei presenti è stata focalizzata anche da una analisi prodotta recentemente dalla società Multifor, basata sui dati offerti dalla piattaforma Anteros, e consegnata ai dirigenti della Banca. L’analisi consente di ri-levare come le imprese operanti nei territori di competenza della Ban-ca (i comuni di Forlì,

Meldola, Galeata, Santa Sofia, Castrocaro, Berti-noro, Predappio) siano purtroppo in maggiore difficoltà rispetto alla complessiva area pro-vinciale di Forlì e Cese-na che comincia, invece, a registrare timidi segnali di ripresa e che, comunque, individua nel territorio cesenate un’area econo-micamente più “solida” rispetto a quella forli-vese. Ciò in riferimento a quasi tutti i comparti eco-nomici analizzati, dall’ar-tigianato, al commercio, al turismo, ai servizi etc. È una situazione che, ine-vitabilmente, incide sulla gestione quotidiana della Banca, costretta, anche nel primo semestre 2014, a pesanti accantonamenti per possibili perdite su credito che incidono in maniera rilevante, in sen-so negativo, sui risultati economici. A fronte di tale difficile situazione, di cui la Consulta prende

atto con preoccupazione e senso di responsabilità, prosegue tuttavia, ed anzi viene rilanciata, l’iniziati-va complessiva a favore della comunità locale da parte della Banca che annovera 90 nuovi soci dal 1 gennaio 2014 e che presenterà quanto

prima le nuove strutture operative del “Club dei Soci” e del “Club dei Giovani Soci”. Notizie positive favorevolmente accolte dai presenti, come quella della realizzazione della nuova filiale di Vecchiazzano, che verrà quanto prima inaugurata,

e del procedere dei lavori attualmente in corso presso la sede centrale di corso della Repubblica a Forlì. Essi consenti-ranno, una volta ristrut-turata l’area operativa conosciuta come “ex Borsino”, anche un al-largamento della fascia

oraria quotidiana di apertura al pubblico di alcuni sportelli, al fine di garantire ulteriori servizi alla clientela. Su sollecitazione dei com-ponenti la Consulta, poi, il presidente Ravaglioli ha descritto l’intervento della Banca realizzato nella località di S. Sofia, ove si è proficuamen-te lavorato affinchè una importantissima realtà imprenditoriale locale potesse trovare continuità operativa e salvaguardia dei posti di lavoro, nonostante le difficoltà conseguenti alla crisi avessero grave-mente messo a rischio la sussistenza dell’impresa. I componenti della con-sulta hanno espresso la propria approvazione per quest’ultimo inter-vento, tipico di una banca di territorio, come per le altre iniziative descritte in precedenza.

Banca di Forlì informa

Consulta dei Soci al lavoro: riflessioni ed iniziative

Le tracce della Forlì romanaI ritrovamenti in viale della Libertà sono gli ultimi di una serie non conclusa

Il sottosuolo forlivese riserva molte sorprese, più di quanto comunemente ci si aspetti, a testimonianza della ricchezza della storia della città; in questo mese di agosto; complici alcuni lavori di manutenzione della rete di Hera, in viale della Libertà sono spuntati dalla terra parti di un pavi-mento romano incastrati in resti di una abitazione del XIX secolo.Non è comunque la prima volta che riemergono tracce del passato romano della città, anche se non si sa tantissimo su Forum Livii, la Forlì romana; incerti sono ancora oggi i suoi confini, anche se sembra accettabile l’ipotesi che si estendesse nell’ area compresa tra porta Schia-vonia e l’area ove sorge il Duomo, sviluppandosi probabilmente sull’ asse dell’ attuale corso Gari-baldi. Così nel corso del tempo la terra ha riconse-gnato testimonianze dell’ epoca romana, in qual-che caso anche di grandi dimensioni, come nel caso

del grande mosaico della metà del II sec. d.C. ritro-vato nel 1885 nel cortile di palazzo Morattini in via Maroncelli e consegnato al museo archeologico. La posizione felice per lo sviluppo di Forum Livii era data dal trovarsi sulla via Emilia il cui andamen-to è ancora leggibile nell’ assetto rettilineo di corso della Repubblica che poi prosegue diritto, al netto di rotonde e tangenziali, fino a Cesena. Tratti della via Emilia romana sono stati rinvenuti in corso Garibal-di, davanti alla chiesa del Suffragio e in piazza della Vittoria; ultimamente, nell’ estate del 2005, in viale Roma, durante i lavori di costruzione della rotonda di scambio della tangen-ziale, rivide la luce ancora un’ altra porzione della via consolare.Negli anni 80 del secolo scorso ci fu il ritrovamento di resti romani nel com-plesso del monastero di Santa Maria della Ripa, all’epoca ancora utilizzato per scopi militari. Come

ricorda Marcello Scarpel-lini, allora sottufficiale in servizio nell’ex monastero, durante lavori di ristrut-turazione dei locali che, ai tempi delle monache francescane, ospitavano, forse, la sala capitolare, si individuò uno spazio vuo-to sotto il pavimento. Esplorando la cavità si trovò, con sorpresa dei presenti, un pavimento che si estendeva per parec-chi metri, con tracce di colonne. Da questi resti di una ricca residenza romana

sulla quale fu costruito a partire dal 1474 il mona-stero si potè recuperare un notevole frammento di mosaico policromo databile alla prima metà del III secolo d.C. Oggi il mosaico è custodito presso la caserma “De Gennaro”, mentre la villa sotto il mo-nastero attende ancora di essere scavata, esattamente come il monastero di Santa Maria della Ripa ancora aspetta, ahimè, di essere salvato.

paoLo poponESSi

Forlì, viale della Libertà: dagli scavi emergono tracce di pavimento romano

nel foto in alto il mosaico nel monastero di Santa maria della ripa. in bas-so i resti della via Emila nello scavo del 2005 della rotonda di viale roma

28 agosto 2014 5 attualità

La solidarietà viaggia veloceAngelica Sansavini (Fondazione Carisp) sull’esito del bando per l’acquisto automezzi

Quale è il contesto che ha motivato la Fonda-zione ad indire questo bando?La Fondazione guarda con attenzione al privato sociale del nostro territo-rio. Sono presenti in esso molti soggetti, dal volon-tariato alla cooperazione sociale che agiscono con efficacia e costituiscono una presenza molto vasta. Per la sua ricchezza e la sua capacità a dare rispo-ste di prossimità valide e diverse tra loro, la società civile locale è prioritaria per la Fondazione.A partire da questo con-testo, è stato dimostrato l’impegno al sostegno attivo della società civile attraverso l’importo degli aiuti finanziari relativi al bando, più che raddoppiati rispetto all’ammontare

originario. Inoltre que-sto bando rappresenta un significativo segnale, importante anche per dimensioni, che la nuova presidenza della Fondazio-ne dà verso le urgenze che il territorio presenta.

Due degli elementi principali che emergo-no dall’esito del bando sono sicuramente il lavoro e le aree periferi-che del nostro compren-sorio?Attraverso il bando sui mezzi di traporto, abbia-mo dato risposte all’e-

mergenza del lavoro per le fasce deboli, per dare la possibilità di lavorare alle cooperative di tipo B attraverso l’inserimento lavorativo di soggetti svan-taggiati.Le zone periferiche e col-linari sono state coperte ampliando il più possibile le realtà beneficiarie. Que-sto dimostra l’interesse della Fondazione per tutte le aree dove è chiamata ad operare e non solo quelle centrali.

Quale è l’orientamento di fondo che ispira que-

sto intervento di sup-porto economico così apprezzato?La Fondazione vuole riconoscere e promuovere l’intervento concreto dei cittadini e della società civile, supportandoli nelle modalità operative con le quali essi si prodigano per il territorio. Teniamo in grande considerazione, e conseguentemente voglia-mo sostenere, la presenza attiva dei cittadini nella società e le risposte orga-nizzate che essi sanno dare per il bene della comunità.

Come e con quale tem-pistica continuerà l’azio-ne della Fondazione nel settore del welfare e della sussidiarietà sul nostro territorio?Entro ottobre definiremo, come Consiglio di am-ministrazione insieme al presidente, le linee guida del piano triennale per l’in-tervento della Fondazione nel settore del welfare. Nel piano saranno contenu-te anche indicazioni più specifiche, in particolare riguardo al privato sociale ed alle modalità di soste-gno che potremo dare nei prossimi anni.

michELE tEmpEra

“Angelica Sansavi-ni (nella foto), consi-

gliere di amministrazione della Fondazione cassa dei Risparmi di Forlì, ha risposto ad alcune nostre domande sull’esito del bando “Solidarietà e Assistenza” per favorire l’acquisto di automezzi destinati a fini solidali.

La vitalità dell’associazionismo e della cooperazio-ne nel nostro territori è stata premiata da bando “Solidarietà ed Assistenza” della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, il cui esito è stato pre-sentato il 28 luglio scorso. Per il 2014 il bando era rivolto all’acquisto o manutenzione di automezzi da parte di realtà del terzo settore e del volonta-riato impegnate nel rispondere ai crescenti bisogni dei cittadini.Il numero e la qualità dei progetti presentati hanno portato la Fondazione ad aumentare la dotazione originaria del bando, 200mila euro, fino a 432.500 euro. Un aumento che testimonia la volontà di non escludere nessuno dal bando ed incidere così in maniera ancora più efficace sul settore dei trasporti a fini solidaristici. Inoltre, è stata presa la decisione di tenere in particolare considerazione le realtà appartenenti alle vallate del forlivese, nella convinzione che esse costituiscono un punto di riferimento essenziale per le aree periferiche.Le 28 realtà beneficiarie del bando, le quali po-tranno così acquistare 25 automezzi (tra i quali 5 ambulanze) e procedere alla manutenzione stra-ordinaria di altri tre, sono le seguenti: Coop. Soc. Elcas; Croce Rossa Italiana - Com. Prov. Forlì; Croce Rossa Italiana - Com. Prov. Forlimpopoli-Bertinoro; Fraternita Misericordia di Rocca S. Casciano; Fraternita Misericordia di Premilcuore; Pubblica Assistenza Forlì, Coop. Il Cammino; Coop. Soc. L’Accoglienza; Ass.I.Prov. Forlì; Parrocchia Romiti; Fondazione Fornino Valmori; Coop. Soc. Kara Bobowski; Coop. Soc. Fare del Bene; Misericordia di Forlì “Don Zaccaro”; IOR-Forlì; Auser Forlì; Comunità papa Giovanni XIII Forlì; Centro di Aiuto alla Vita Forlì; Coop. Soc. L’Incontro; Misericordia di S. Benedetto in Alpe; Coop. Soc. Lavoro Con; Coop. Soc. Gulliver; Fon-dazione Buon Pastore; Guardia Zoofila Ambien-tale Forlì; Coop. Csipm; Co.For.Pol. Forlì; Domus Coop. Forlì; Protezione Animali Meldola.

Le 28 realtà beneficiarie del bando

Fondazione carisp Forlì

La cooperativa sociale “l’Accoglienza” acquisterà un nuovo pulmino a nove posti attrezzato per il tra-sporto disabili. Esso sarà utilizzato per il trasporto dei 14 ragazzi presenti nel centro residenziale della cooperativa “L’Accoglien-za” in viale dell’Appen-nino. Gli spostamenti che il pulmino consentirà di fare saranno verso svaria-te destinazioni: attività lavorative esterne, visite mediche, tempo libero e altre necessità della vita quotidiana.La presidente della cooperativa, Gilberta Masot-ti, sottolinea l’importanza di questo contributo da parte della Fondazione: “Vorrei esprimere il mio apprezzamento per questo aiuto perché le risorse che abbiamo a disposizione per dotarci di mezzi ed attrezzature di questo tipo sono limitati. Questo mezzo era indispensabile per la nostra attività e per i ragazzi che accogliamo. Il pulmino sarà utilizzato dalla cooperativa nell’area urbana per usufruire dei servizi dei quali i nostri ragazzi necessitano. Tuttavia sarà molto utile anche per effettuare gite, uscite, e per partecipare a feste nell’area extra-urbana ed arrivare più facilmente a mete di vacanza e di svago altrimenti difficilmen-te raggiungibili”.

Tra i beneficiari del bando “Solidarietà e Assisten-za” rientra la Fondazione Fornino Valmori Onlus, la quale da pochi mesi ha iniziato la sua attività a favore di persone affette da autismo ed altri disagi psichici nella sua grande struttura a Fratta Terme. Il dirigente sanitario dell’o-pera, il dott. Galeazzo Garavini, ex dirigente dei servizi di integrazione socio-sanitaria dell’Ausl di Forlì ora in pensione, ci spiega quale mezzo sarà acquistato grazie al contributo della Fondazione e a quali finalità sarà destinato. “Si tratta di un mezzo per il trasporto di nove persone. Servirà sia per le nostre attività interne che per il trasporto dei ragazzi, che allog-giano o trascorrono del tempo qui, verso le sedi esterne degli stage e delle esperienze lavorative delle quali beneficeranno. Il mezzo quindi servirà a collegare i nostri laboratori interni alle realtà esterne. Inoltre, grazie ad esso valorizzeremo anche la presenza di esterni nella nostra struttura, in linea con i nostri principi di apertura a tutti della Fondazione. Questo mezzo sarà importante, quindi, per accedere ai servizi interni e per uscire all’esterno della struttura, allo scopo di facilitare gli spostamenti e gli scambi tra la società che ci circonda ed i nostri ospiti.

“Grazie al determinante contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì a metà settembre arriverà in dotazione alla Confraternita Misericordia di Forlì “Don Carlo Zaccaro” un Du-cato Fiat da quattro posti attrezzato per il trasporto di disabili” lo dice con sod-disfazione il Governatore della Misericordia di Forlì Alberto Manni.Il mezzo sarà utilizzato in particolare per il tra-sporto di anziani soli e non autosufficienti verso le destinazioni più varie: ospedale, Irst, luoghi di cura, supermercato, visite al cimitero. “Abbiamo tante richieste di trasporto e que-sto mezzo ci permetterà di essere più presenti, non solo nel territorio cittadino, ma anche nelle zone di Forlimpopoli, Meldola, Castrocaro e nel ravennate” continua Manni. “Le difficoltà finanziarie degli enti pubblici ed i tagli al welfa-re, insieme ai cambiamenti demografici e sociali in corso, stanno facendo crescere le richieste di questo servizio di trasporto che la Misericordia di Forlì svolge, come dice il Papa, con lo spirito del buon samaritano. Approfittiamo per sollecitare la partecipazione dei giovani al nostro servizio verso chi è bisognoso di aiuto nella vita quotidiana” è la conclusione di Manni.

coop. Sociale L’accoglienzaFondazione Fornino-valmori confraternita misericordia Forlì

28 agosto 20146

Forlì sette giorni di Beppe Brescia

Dal 29 al 31 agosto si terrà la ventesima edizione del Festival di musica popolare a Forlimpopoli. Orga-nizzata dalla Scuola di musica popolare della città Artusiana, la manifestazione unisce musica (antica e non), parole, immagini e mostre nella suggestiva cornice della corte della rocca di Forlimpopoli. Gli eventi del festival sono stati anticipati da un concerto all’alba tenutosi nei pressi di Meldola. Il programma comprende anche workshop e attività collaterali ai concerti, facendo così assumere dimensioni sempre più ampie ed una connotazione sempre più articolata al festival. Inoltre, il collegamento con il resto del mondo, da sempre tratto distintivo della Scuola di musica popolare e del festival stesso, sarà ulterior-mente sviluppato in questa edizione.

FulgorLibertas, ambizioni della nuova società

La FulgorLibertas di Forlì (nella foto lo staff tecnico) è partita per il ritiro pre-campionato a Domegge di Cadore lo scorso 25 agosto, dopo una intensa campagna acquisti che intende portare la squadra a successi fino ad oggi solamente sperati. La presentazione della squadra, avvenuta ha rivelato una serie di nuovi giocatori, tra i quali Matteo Fras-sineti, Davide Bruttini e Marco Carraretto. I progetti per il futuro, illustrati dal neo-presidente Massimilia-no Boccio, sono principalmente due: il ritorno in serie A e la quotazione in borsa della società che ha acquistato la squadra pochi mesi fa. Gli investimenti effettuati dalla attuale dirigenza han-no suscitato alcune perplessità e polemiche, tuttavia a parlare sarà presto il campo.

Prima mendicanti e poi giocatori d’azzardo

Crescono in agosto le segnalazioni di cittadini (6 nell’ultimo mese solamente nel centro storico) che ri-feriscono di mendicanti che spendono quanto raccol-to dai passanti nei giochi d’azzardo o nelle varie forme di lotteria (lotto, slot machines, gratta e vinci, ecc...). Un fenomeno non generalizzato, ma significativo sia numericamente che per quanto riguarda l’entità degli importi giocati invece che utilizzati per soddisfare i bisogni di prima necessità.Questo atteggiamento di sorprendente degrado morale e di profonda ignoranza culturale, si riper-cuote negativamente su tutta la fragile categoria delle persone che in momenti drammatici della vita e prive di qualsiasi capacità costruttiva, ricorrono alla richiesta di spicci per strada.

Marcello Tonini è il nuovo direttore generale dell’Irst

Lunedì 18 agosto è iniziato il mandato del nuovo direttore generale dell’Istituto Scientifico Romagno-lo per lo Studio e la Cura dei Tumori Irst-Irccs di Meldola Marcello Tonini (nella foto). Nato a Rimini nel 1957, Tonini è laureato in Medicina e chirurgia e spe-cializzato in Igiene e medicina preventiva. Il nuovo di-rettore subentra all’ingegner Mario Tubertini in carica dal 2009. Sono stati confermati nell’ambito scientifico e sanitario rispettivamente il professor Dino Amadori ed il dott. Mattia Altini. In qualità di Direttore Gene-rale Tonini sarà responsabile della gestione ordinaria, della gestione del personale, delle acquisizioni di beni, del governo economico, della sicurezza aziendale e degli ambiti legali e di supporto tecnico, amministrati-vo e logistico.

Il glicine Manoni sempre verde e quasi centenario

La pianta rampicante fa bella mostra davanti al ne-gozio Manoni in via delle Torri a Forlì. Sempre verde e rigoglioso, continua ad attirare l’ammirazione dei passanti da ormai 100 anni. Piantato nel 1915 da Stefano Manoni come ornamen-to del suo negozio di vernici di via delle Torri 16 a Forlì. Il negozio è anch’esso un’eccellenza, perché fu aperto nel 1830 dall’imprenditore Dario Manoni ed è il più antico negozio non solo di Forlì ma dell’intera Emilia Romagna.Il glicine è diventato per i Forlivesi simbolo di tenacia, di voglia di vivere e di rinascita: sopravvisse, infatti al terribile bombardamento alleato che si verificò alle 9 di mattina del 25 agosto 1944, quando fu preso di mira il centro storico.

Ausl Romagna, nominati i ventitre coordinatori

La Direzione generale dell’Ausl Romagna ha as-segnato, al termine del mese di luglio, 23 incarichi di coordinamento nelle varie sedi che ora ne com-pongono la nuova configurazione istituzionale. Essi sono: Angelini Raffaella, Martelli Giorgio, Lovecchio Saverio, Stagni Maria Grazia, Lombardini Paola, Scalorbi Alessandro, Tamagnini Mirco, Santullo Antonietta, Ferrari Massimo, Fanti Milva, Aimola Agostina, Dal Monte Donata, Borghi Cesare, Mazzo-ni Roberta, Mambelli Silvia, Taglioni Mauro, Sanniti Stefano, Ferri Maria Teresa, Sternini Lorella, Casadio Patrizia, Muccioli Vilma, Pini Michele, Pinamonti Claudio. La misura è transitoria e funzionale alla con-tinuazione del processo di integrazione tra le struttu-re locali che compongono ora l’Ausl Romagna.

Dal 29 al 31 agosto festival di musica popolare

sette giorni

Foto Fantini

Foto Frasca

28 agosto 2014 estate giovani

Scout provenienti da tutt’Italia e dal resto del mondo per celebrare e riproporre un evento lontano 28 anni (precedenti raduni nazionali 1975 e 1986) per vivere “l’espe-rienza” (una) della loro vita, come gruppi e soprattutto quella intima di ognuno di loro (di noi). Rivivere quei giorni è impossibile, ciò no-nostante vogliamo tentare di farlo. Iniziamo col raccontare l’arrivo al campo: vedere sotto quell’enorme portale tantissimi scout tutti in attesa di entrare, e sentire intonare ognuno la propria canzone; vedere migliaia di tende piantate sul suolo toscano, piantate per otto chilometri nel Par-co Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, suddivise in cinque grandi sottocampi; vedere in un solo sottocampo settemila persone sotto un unico palco cantare e ballare allo stesso ritmo di musica; assiste-re all’alzabandiera tricolore come simbolo di unione e uguaglianza, insieme alla bandiera Agesci, into-nando ad alta voce l’inno italiano. Condividere la strada del nostro clan (Forlì10, nella foto) con altri due clan, inizialmente sconosciuti (Limena 1 e Castiglion del Lago 1), ci ha fatto vivere molto più intensa-mente questo “viaggio”. Ci ha dato la possibilità di conoscere persone nuove con le quali condividere: gioia, stupore, entusiasmo ma soprattutto sorrisi e amicizia. Ma l’emozione più grande è stata l’ultimo giorno vedere trentamila “camicie azzurre” sotto il sole, riunite in un unico grande campo, per lasciare un segno inde-lebile di questa grande esperienza al

mondo. La telefonata del pontefice papa Francesco ci ha incoraggiati a proseguire nel nostro cammino, con la voglia di essere attivi e di voler cambiare, con piccoli gesti, il mondo. “Vi auguro - ha detto - che questa strada del coraggio sia vostra, il coraggio e’ un atteggiamento dei giovani, il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi, di giovani che si muovano per strada”. “Un giovane deve andare avanti con strade di coraggio, avanti voi, questa sarà la vostra vittoria per aiutare a cambiare questo mondo, per far-lo molto migliore.” “Non abbiate paura - ha aggiunto - la vita è vostra, non lasciatevi rubare la speranza, la vita è vostra per farla fiorire, e ricordatevi: la pensione arriva a 75 anni, un giovane non deve andare in pensione mai”. Poi l’intervento del presidente del consiglio Matteo Renzi che cio ha invitati a “dare un calcio all’impossibile”, a rimanere in Italia a combattere per creare un paese migliore, ad affrontare con co-

raggio ogni salita, promettendo che leggerà e prenderà in considerazione le richieste e gli impegni posti sulla “Carta del Coraggio”. Concludiamo con una immagine che è rimasta nei nostri occhi e anche nel nostro cuore, 30mila fazzolet-toni sventolare al cielo durante la canzone scritta per la route, “strade di coraggio”, tutti uniti da un’unica grande scelta: il coraggio e la gioia di essere scout.

7

L’emozione in 30mila fazzolettoniLetizia Laghi (FO10) e Francesco Socche (Limena 1) rivivono la Route Nazionale

“ Trentamila scout, trentamila “fazzolettoni”, un’unica

meta... San Rossore.

Oltre cento ragazzi appartenenti a Gioventù Studen-tesca di Forlì sono stati in vacanza per una settimana in montagna, a Saint Moritz in Svizzera. Con loro altri amici di Imola Faenza Lugo e Ravenna, per un tota-le di oltre 300 partecipanti. Che cosa li ha portati fin là? “L’esperienza vissuta insieme durante l’anno e il desiderio di condividere anche la vacanza, che per tanti significa soltanto distrazione dalla propria vita – affer-ma Paolo Montanari, responsabile di Gs di Forlì - così insieme si è vissuta una splendida settimana, mai visto un cielo così sereno per tanti giorni consecutivi, tra pas-seggiate ad alta quota, testimonianze, canti di montagna e giochi in compagnia. Il tutto per verificare che seguire Gesù rende possibile vivere ogni momento da uomini, senza tralasciare nulla di sé, dando credito ai desideri del proprio cuore”.

Le vacanze a Saint Moritz di 100 ragazzi forlivesi

La route nazionale in 4 immagini: l’immancabile selfie (1), la strada (2), il workshop “il coraggio via radio” realizzato dai capi cristano Frasca e chiara manbelli della pattuglia di protezione civile agesci di Forlì (3), e una panoramica della messa (4)

gioventù Studentesca

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Foto Frasca

28 agosto 2014territorio 8

La Cisl in campo per tutelare gli ultimi Con il prolungarsi della crisi aumentano le dif-ficoltà delle famiglie, e la Cisl scende in campo con nuovi strumenti di contrasto alla povertà conclamata e all’impoverimento incipiente di altri strati della popolazione. I dati pubblicati dall’Istat e dall’Inps, prima delle ferie estive, su inflazione, lavoro, povertà e consumi, foto-grafano un Paese in cui le sacche di indigenza inghiottiscono percentuali sempre più ampie di cittadini, e certificano la necessità di un deciso intervento di salvataggio delle famiglie a reddi-to fisso in difficoltà. Nonostante “la ventata di antisindacalismo indotta dalla politica - scrive Pietro Cerrito, segr. confederale Cisl - che tende ad attribuire alle organizzazioni dei lavoratori un ruolo egoistico poco attento alle ragioni dei non protetti”, la Cisl nette in campo una serie di ini-ziative, a cominciare dalla contrattazione sociale e da alcuni strumenti di supporto a questa come l’Osservatorio per la contrattazione territoriale e la banca dati Aida-Cisl sulla spesa sociale dei Comuni, nonché l’analisi delle politiche familia-ri, a tutti i livelli, tese a ridurre la forbice sociale rimodulandone la spesa.

Fare chiarezza su I.U.C (Imposta Unica Comunale): IMU, TASI, TARI Tentiamo di far luce sulla IUC che è la denomi-nazione di una nuova imposta che modifica e/o sostituisce tre precedenti imposte: l’IMU - che rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2013, ed è dovuta dai proprietari di immobili, esclusa la prima abitazione, (se non considerata di lusso, cat. Catast. A/1, A/8, e A/9). Deve essere pagata per le seconde case e per gli immobili aventi destinazione d’uso non residenziale,(uffici, negozi, ecc.). Inoltre, poiché l’esenzione prima casa si applica ad una sola pertinenza per ciascuna categoria, C/2, C/6, C/7, deve essere pagata per altre pertinenze, come secondo box auto, seconda cantina, ecc.;TARI (Tassa rifiuti) - Nuova denominazione della tassa per la raccolta rifiuti dovuta ai Comu-ni per gestirne lo smaltimento. Le tariffe sono fissate dai Comuni stessi e basate sulla superficie dichiarata per il precedente tributo;TASI (Tassa sui servizi indivisibili) - È per tutti quei servizi comunali per i quali non è possibile una ripartizione fra i cittadini (ad es. illumina-zione pubblica, sicurezza, polizia locale, ecc.). I regolamenti comunali devono precisare ogni servizio prestato e il relativo costo. L’onere è a carico dei proprietari dell’immobile e, con una quota tra il 10 e il 30% a carico dell’inquilino. L’aliquota base è dell’1 per mille, ma i Comuni possono diminuirla o aumentarla fino al 3,3 per mille.

Come diventare centenariÈ iniziata una ricerca dell’Università di Udine che studierà l’invecchiamento cerebrale nell’a-rea di Trieste, dove si riscontra una percentuale di centenari più che doppia rispetto alla media italiana. Uno studio congiunto delle università di Calabria e California (Usa), dimostra che una dieta povera di proteine è alla base della longe-vità. In Sardegna, terra di centenari, una ricerca dell’Università di Sassari sostiene che il merito è di una dieta con prodotti “rurali”(del mio orto) che contengono quasi il triplo di antiossidan-ti, flavonoidi e polifenoli. Il Boston Medical Cemter sostiene che i 100 anni sono un traguar-do alla portata di tutti. Si devono evitare: fumo, obesità, diabete, ipertensione, pigrizia.

notiziario pensionati

a cura della F.n.p.-Cisl Forlì, Piazza del Carmine 20 - tel. 0543 26007

A Santa Sofia, nella piazza principale del paese dedi-cata al martire antifascista Giacomo Matteotti, tra il palazzo municipale e il pa-lazzo Giorgi (ora sede del-la Banca di Forlì) appare la facciata dell’oratorio del SS. Crocifisso (nella foto). Un luogo di fede, un edifi-cio storico e molto amato. Saranno le dimensioni rac-colte dell’interno, saranno la penombra e il silenzio che avvolge i fedeli o i semplici visitatori, a creare quell’ atmosfera magica che induce alla preghie-ra come a una semplice riflessione. E sono nume-rose le persone, anche i non assidui frequentatori, che attraversano in tutte le stagioni la piazza per entrare nell’oratorio che fin dal 1456 (con il titolo di S. Maria del Gonfalone e SS. Crocifisso) viene chiamata chiesa del Gonfa-lone perché appartenente alla omonima confraternita aggregata a quella di Roma nel 1580 e confermata nel 1700. Come ci documenta don Ercole Agnoletti nel suo “Viaggio per le valli bidentine” e le visite pa-storali (in particolare quel-la del 1705), la litigiosità

dei confratelli aveva messo a dura prova per decenni una gestione oculata della chiesa tanto che la stessa fu riformata nel 1574 e, dopo la soppressione delle compagnie, fu ripristinata nel 1791 e nel 1829. Per tutti però l’edificio è il luogo in cui si conserva il bel crocifisso ligneo della

seconda metà del ‘400 restaurato qualche anno fa dalla parrocchia di S. Sofia, il simbolo della chiesa stessa. Una leggenda mai provata rimanda ad un suo ritrovamento nel gorgo del Bidente antistante la chiesa e per questo era molto venerato e portato in processione il 3 mag-

gio. Ma, sempre secondo la tradizione, il crocifisso sarebbe stato di proprietà della chiesa di S. Martino di Ridracoli e trasporta-to per ben due volte da piene distruttive sempre di fronte alla chiesa del Crocifisso. Ragion per cui sia il prete che i ridracolini arrivavano in processione a S. Sofia rivendicando la restituzione dell’immagine sacra urlando per tre volte e in tono minaccioso la frase “La Gesa l’è la vostra ma ‘l Crist l’è ‘l nostre” (la chiesa è la vostra ma il Cristo è il nostro). Ma l’oratorio ospita vere e proprie d’arte oltre al cro-cifisso ligneo che, secondo il restauratore, non è mai stato toccato dall’umidità facendo cadere sia l’ipo-tesi del ritrovamento che quello delle due piene del Bidente. Qui si trova la tomba di Ilario Fabbri della Faggiola, un piccolo organo del Settecento e, in particolare, una bella Pietà del 1830-40 commissiona-ta dalla famiglia Giorgi al fiorentino Giuseppe Bez-zuoli che fu il protagonista della pittura romantica toscana.

oScar Bandini

Luoghi per l’anima: oratorio del SS. crocifisso di Santa Sofia

La chiesa di S. Maria del Gonfalone

premilcuore meldola

Madonna del Buon Consiglio, festeggiamenti il 7 settembre

L’indirizzo musicale alla scuola media Alighieri è salvo

Organizza le celebrazioni un comitato denominato come Ve-nerabile Compagnia della Beata Vergine del Buon Consiglio e del Santissimo Sacramento conosciu-to fin dal 1826. È la festa della patrona di Premilcuore, la Beata Vergine del Buon Consiglio in programma domenica 7 settembre nella Pieve di S. Martino quadro incastonato nella tela che ci trova in fondo alla navata di destra raffigurante San Michele Arcangelo e San Luigi Gonzaga. Il parroco don Davi-de Bruschini insieme ai componenti della Compagnia invitano “a partecipare con devozione alle solenni celebrazioni della celeste protettrice affinché ci ricol-mi di abbondanti frutti spirituali”. Il programma delle celebrazioni inizierà nella Pieve di San Martino con un triduo di preparazione da mercoledì 3 settembre. Poi sabato alle ore 20.00 il vescovo Lino Pizzi cele-brerà la messa guidando poi la processione accompa-gnata della Banda dei Carrettieri, fino alla piazza del Municipio. Verrà recitata per gli iscritti la preghiera di affidamento alla Compagnia della Madonna. Dome-nica 7 invece la messa delle ore 10.00 verrà officiata dal vicario diocesano Dino Zattini. Nel pomeriggio presso il circolo Acli parrocchiale la parte ricreativa della festa con giochi, musica del gruppo “Amarcord” ed alla fine rinfresco per tutti gli intervenuti. (R.R.)

Anche per il prossimo anno scolastico la scuola media Dante Alighieri di Meldola avrà l’indirizzo musicale. Ciò permette di continuare una positiva esperienza di sperimentazione iniziata alcuni anni fa e diventata uno dei fiori all’occhiello della scuola secondaria di primo grado per qualità e serietà del lavoro svolto e per i risultati ottenuti. Si tratta di un laboratorio di educa-zione musicale e studio di uno strumento. Nei mesi precedenti l’iscrizione insegnanti qualificati guidati dal prof. Ragazzini fanno conoscere ai ragazzi delle future prime strumenti quali chitarra, violino, pianoforte e clarinetto. I ragazzi interessati scelgono lo strumento preferito. quest’anno si sono registrate ben trenta iscrizioni, ma l’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) aveva scelto di non concedere per l’anno scolastico 2014-2015 l’attivazione della classe prima ad indirizzo musicale per la mancanza delle “risorse necessarie”. L’azione congiunta dei genitori che hanno condotto una raccolta di firme e dell’Amministrazione Comu-nale ha fatto sì che l’USP ritornasse sui propri passi. Soddisfatto l’assessore alla Pubblica Istruzione Erma-no Giunchi: “L’indirizzo musicale è un’opportunità per i nostri giovani: permette l’emergere di potenziali artisti e, comunque li abitua al gioco di squadra con grande beneficio futuro per tutti noi. Importante è anche la collaborazione con la Banda Comunale ‘Jazz Band’. Numerose sono le esibizioni pubbliche ed il successo che riscuotono gratifica sia i ragazzi sia gli insegnanti ripagandoli dell’impegno profuso!”. (D.R.)

28 agosto 2014

Nella cinquecentesca Terra del Sole torna la sfida a colpi di balestra antica fra le due contrade di Bor-go Fiorentino e Borgo Romano. L’edizione 2014, la 51esi-ma, si svolge dal 4 al 7 settembre, tra gare e cortei di nobili, armati e nota-bili in corteo, figure che circolavano per il paese cinque secoli fa tornate a vivere grazie ai costumi che, in molti casi, hanno già compiuto i 50 anni e sono stati disegnati da sarti Fiorentini.Secondo la tradizione, l’evento si ricollega ad una gara svoltasi l’8 ottobre 1549 per l’inaugurazione della Pieve bizantina di Santa Reparata, quan-do quattro giovani del contado cavalcarono dalla pieve fino al Castello di Sussubio, dove i magistrati consegnarono al vincitore in premio un gonfalone con ricamata l’immagine della Martire Reparata. Nel giorno del palio i due quartieri della cittadina, il borgo romano e il borgo fiorentino (il primo coi co-lori giallo e blu e l’emble-ma del leone rampante, il secondo coi colori bianco e rosso e l’emblema del giglio), gareggeranno al

tiro alla fune e alla balestra antica e Terra del Sole, con i suoi monumenti, i palazzi signorili, i cortili, le piazze e le strade, farà da sfondo e spazio scenico alle contrade con le loro corporazioni, i magistrati, i nobili, il clero e il popolo, impegnati nella conquista del gonfalone. La città fortezza sarà per-corsa dal corteo composto da trecento figuranti in costumi del ‘500, che dai due castelli confluirà in quella che torna ad essere una vera e propria Piazza d’Armi, fra squilli di “chia-rine”, rullare di tamburi e

volteggi di bandiere. Con un’animazione ed una scenografia unica, il paese come ogni anno si tra-sforma, culminando nella giornata di domenica 7 settembre: borghi dipin-ti, case, palazzi e castelli imbandierati, piazze po-polate di mercanti, imbo-nitori, ciarlatani e guitti. Si susseguiranno i cambi di guardia; sfileranno le autorità, i cortei di rappre-sentanza, i contendenti del tiro alla balestra antica e del tiro alla fune, i musici e gli sbandieratori. La gara, intervallata da giochi di bandiere, s’impernia sul

tiro alla balestra che, anche dopo l’introduzione delle armi da fuoco, continuò ad essere usata durante la caccia e nei tornei. Il programma della manifestazione si aprirà giovedì 4 settembre con la cena rinascimentale in Piazza D’Armi; sabato 6 settembre sono invece in programma cene propi-ziatorie nei borghi con spettacoli di luci e musica, per arrivare poi domenica 7 all’evento del Palio, tra giochi di bandiere, duelli in arme e tamburi che scan-diranno i momenti salienti della manifestazione.

territorio9Terra del Sole: dal 4 al 7 settembre si svolge la 51esima edizione della tradizionale sfida

Due borghi in lotta per il palio

Nel mare magnum delle ini-ziative agostane, si è distinta per l’originalità della propo-sta la “Zurneda contadéna” organizzata dagli agricoltori della vasta area montana e collinare che tocca i co-muni di Civitella, Sarsina e Mercato Saraceno, Bagno e Santa Sofia. L’idea di porre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle pubbliche amministrazioni temi come la sicurezza in agricoltura e le prospettive per i giova-ni è partita da un gruppo di contadini di Cigno di Civitella e Campiano di Ranchio. Il 10 agosto si è svolta così la festa itinerante tra gastronomia, conferen-ze, dimostrazioni del lavoro contadino e giochi agricoli, organizzata in memoria del giovane Stefano Soldati morto prematuramente a soli 30 anni un anno fa a Cigno dove aveva deciso di

lavorare nell’azienda agri-cola di famiglia nonostante il forte richiamo della città. Ben 25 i trattori guidati dai giovani agricoltori insieme ad altri mezzi agricoli che in un lunga carovana da Ran-chio hanno raggiunto Cigno dove gli equipaggi sono stati accolti dalla famiglia Soldati. Tra strette di mano, abbracci un commosso applauso alla memoria del giovane Stefano Soldati le circa 200 persone si sono dirette a Civorio per la santa messa e, a seguire, hanno raggiunto Campiano di Ranchio per il pranzo. Nel pomeriggio si è svolta una conferenza sul tema, molto sentito in questa parte di Appennino, della sicurezza sul lavoro agricolo visto che sono stati diversi gli inci-denti mortali o gravi nella conduzione dei trattori negli impervi versanti dei campi.

La festa è poi continuata con la battitura del grano a sistema classico, la gimkana dei trattori, giochi agricoli e cena a Campiano. Infine la musica dal vivo prima di osservare il cielo di S. Lorenzo. Il ricavato sarà de-voluto in beneficenza. “Una bella dimostrazione - ha commentato l’assessore di Civitella Francesco Samora-ni che è stato presente per tutta la giornata - gente vera

che continua a lavorare in queste aree in mezzo a mille difficoltà, in silenzio. Abbia-mo il dovere come ammini-stratori che questi guardiani delle nostre campagne non le abbandonino e quindi dobbiamo impegnarci per garantire la manutenzione delle strade e la presenza di servizi fondamentali come l’acqua, la telefonia e quelli scolastici”.

oScar Bandini

Civitella: organizzata dagli agricoltori dell’area montana e collinare in ricordo di Stefano Soldati

“Zurneda contadéna” e sicurezza

Foto di gruppo dei partecipanti alla festa itinerante svoltasi il 10 agosto scorso

Ajith, Nelbin, Ajo, di età compresa fra i 24 e i 25 anni sono tre seminaristi indiani che hanno trascorso le loro vacanze estive presso la Casa della Carità di Bertinoro. Pubblichiamo una loro breve testimonianza raccolta da Elisa Sacchetti.Veniamo dal Kerala in India dove abbiamo frequentato il seminario minore. Ora stiamo studiando teologia all’università Urbaniana di Roma. Abbiamo conosciuto la Casa della Carità di Bertinoro dai nostri amici seminaristi che negli ultimi anni sono venuti in estate presso questa casa. Ci hanno raccontato le esperienze vissute assieme agli ospiti e i loro racconti ricchi di tanta gioia e bellezza ci hanno incuriosito e spinti a conoscere la realtà della vita condivisa e ora anche noi stiamo vivendo una esperienza proprio ‘divina’. Al termine dell’estate torne-remo a Roma per continuare i nostri studi e con noi porteremo le nuove amicizie nate alla Casa della Carità. All’inizio di questa esperienza abbiamo conosciuto “gli ospiti”, che ora per noi non sono solo ospiti ma fratelli e sorelle davve-ro speciali. Saremo sempre uniti nella preghiera e nell’amore di Dio e con tutto il cuore consi-gliamo questa esperienza a tutti. La Casa della carità ci ha offerto l’occasione di svolgere un servizio e ci ha aiutato a riflettere su noi stessi, rigraziando Dio per i doni ricevuti. Vediamo Cristo in ogni fratello soffrente, così attraverso loro serviamo il Signore che ha sofferto per noi. Questo da gioia ad ogni cristiano.

Dopo un breve soggiorno alla Casa della Carità (vi era giunta ai primi di novembre) suor Cristina lascia Bertinoro per assumere l’incarico di superiora alla Casa della Carità di San Giovanni di Querciola (Reggio Emilia). La religiosa ha alle sue spalle una lunga esperienza missionaria-che l’ha portata in Madagascar (dal 1983 al 1997) e, dopo una breve parentesi in Ruanda, in Brasile dal 2002 al 2013. A suor Cristina grazie e auguri per il suo nuovo servizio.

Le vacanze speciali di tre seminaristi indiani

Suor Cristina saluta la Casa della Carità

Bertinoro

ajith, nelbin, ajo a S. Benedetto con gli ospiti della casa della carità

28 agosto 2014

Un libro che merita di essere letto, per la precisa e determinata intenzio-ne dell’autore di chiarire i significati profondi di che cos’è l’arte. Alberto Sughi (1928 -2012), la cui pittura è stata definita ‘realismo esistenziale’, ha dipinto soprattutto per cicli: dalle “Pitture verdi” a “La cena”, da “Immagi-nazione e memoria della famiglia” a “La sera o della riflessione”, fino all’ulti-ma grande serie di dipinti “Notturno”. L’artista ha partecipato a tutte le più importanti rassegne d’arte contemporanea ed è stato premiato dal Presidente della Repubblica, che gli ha conferito il Premio Vitto-rio de Sica per la Cultura. Come orgoglio cittadino, va ricordato anche che il pittore, per alcuni anni, ha abitato a Forlì, anche se saltuariamente. Ritornando al libro e alle riflessioni sulla pittura da parte di Sughi, riportiamo un suo scritto poetico che apre e fa anche da sintesi al volu-me: “Alle volte penso quasi che il significato del mio

lavoro sia riposto esclusi-vamente nello svolgimento di un quadro; nei continui riferimenti e modificazioni; nelle piccole scoperte che sembrano zattere a cui ag-grapparsi e che poi naufra-gano inghiottendo segni, colori e pseudo-significati. Il quadro finito, esposto, incorniciato e firmato è solo un atto convenzio-nale; è una antica norma della nostra professione di pittori, ma non è detto che ci rappresenti ad un livello completo”. Nel testo Sughi ricorda amici e pittori con cui ha avuto rapporti e an-che artisti che ha apprez-zato enormemente, fra cui Bacon. Poi ci sono i ricordi dei suoi primi contatti cesenati con la pittura, le discussioni sull’arte con gli amici Cappelli e Caldari,

le lunghe riflessioni su ciò che appare e ciò che si nasconde sotto un segno, un’immagine, un colore. Leggendo queste pagine si conosce il modo in cui si realizza un quadro... Sughi spiega il suo percorso artistico con queste parole: “Spesso mi è stato chiesto se la storia della mia pittura la sento anche come storia della mia vita interiore, se è anche lo specchio delle mie passioni e dei miei ideali, delle mie angosce, tensio-ni, solitudine, pessimismo. Sottolineare un nesso mol-to stretto tra vita e pittura potrebbe dare una patente di autenticità; ma forse la questione è più complessa, c’è di mezzo il mistero tra chi dipinge e chi è dipin-to. Anche se io dipingessi me stesso ne darei solo

una immagine riflessa in cui lo sdoppiamento crea due identità diversamente significanti... I miei quadri li sento come fossero un’altra cosa: più dentro la loro storia, che non è sempre indissolubilmente, la storia della mia vita”. Come si può capire, quello di Sughi è un libro che insegna a non dare nulla per scontato, ad imparare a ‘leggere’ un’opera d’arte e, per i pittori, ad elaborare i requisiti necessari per un dipinto che abbia una finalità ben più profonda di una visione gradevo-le, ma superficiale. Un invito a pensare, dunque; a guardare oltre l’immagine e a capire che le cose che si amano ‘bisogna farle con impegno assoluto’.

roSanna ricci

Le proposte culturali del momento

“Dritto al Cuore” è il titolo di un’antologia benefica, frutto di una selezione nazionale tra autori di racconti e storie brevi e compiuta con la pubblicazione di un volume (Galaad Edi-zioni) all’inizio di luglio. L’iniziativa, a cura di Igor De Amicis, Sira Terrama-no, Vincenzo Valeriani, si è concretizzata in un libro di quasi 150 pagine con prefazione di Andrea G. Pinketts e, in mezzo

a più di cento brevi racconti di vari autori selezionati, anche uno di Carlo Lucarelli. Il ricavato di ciascuna copia venduta verrà devoluto al progetto “Mettici il cuore” dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. Tra gli autori si riconosce anche una piccola squadra romagnola, due forlivesi: Ferdinando Borroni e Umberto Pasqui, e un cesenate: Enrico Teodorani. Sono storie che, sebbene non tutte risuonino sinistre, partono da un presupposto misterioso. Singolare per un’antologia benefica a favo-re di bambini. Ma Sira Terramano, nell’introduzione spiega che destinatari del libro sono i “lettori accaniti di un genere che non ha età”. Infatti: “Molti potranno pensare che sia di cattivo gusto pubblicare racconti di morti, delitti e misteri a favore dei bambini – così vi si legge – ma abbiamo voluto indirizzare l’antologia non a chi conosce e vive l’Ospedale Bambino Gesù (…), speriamo che siano soprattutto i lettori che non hanno idea di cosa significhi vivere mesi e anni nell’attesa che la medicina risponda a silenziose domande di speranza”. Più copie si vendono, infatti, più bambini si aiutano. In particolare, il progetto “Mettici il cuore”, vuole contri-buire alla ristrutturazione di un padiglione dell’ospedale romano rendendolo una nuova struttura ad alta specia-lizzazione interamente dedicata al trattamento e alla cura delle malattie cardiache e cardiovascolari in età pediatrica. Con questo spirito, Andrea G. Pinketts, nella prefazione, osserva che “se scrivi di cuore hai un fine, non una fine”. Si può acquistare il libro qui: http://www.galaadedizioni.com/dritto-al-cuore/

Igor De Amicis, Sira Terramano, Vincenzo VallerianiGalaad Editore - Euro 15,00

Dritto al cuore

cultura 10

“Un paio di mesi fa la casa editrice

Umberto Allemandi & C. ha stampato il libro “Il mio lavoro di pittore” con testi per lo più inediti, riflessioni, lettere, che il pittore cesenate Alberto Sughi scrisse fra il 1954 e il 2008.

pubblicato dall’editrice Allemandi & C., raccoglie molti inediti dell’artista cesenate

Libro-diario del pittore Sughi

nella foto il pittore alberto Sughi (1928-2012) nel suo atelier. La sua pittura è stata definita “realismo esistenziale”

Gli angeli di Cesare SecchiPerfettamente calati nella nuova chiesa della Pianta, fatta erigere nel 1922 dal parroco monsi-gnor Mario Bondini su progetto dell’architetto Emilio Leonida Rosetti, gli angeli di Cesare Secchi sono una “chicca” misconosciuta a gran parte dei forlivesi. Il pittore milanese li realizzò ad affresco nel 1939 su precisa richiesta di don Bondini. Gli angeli compaiono sia nella scena eucaristica realizzata sul frontone del presbiterio, che sulle pareti superiori della navata cen-trale, ai lati dell’arco. Nel dipinto inneggiante l’istituzione dell’Euca-ristia, incentrata sul Cristo che con la mano destra benedice il pane e il vino, gli angeli sono in gruppo e si prostrano di fronte al Mistero di-

vino. Nella navata, gli esseri celesti sono rappresentati singolarmente e a mezzo busto: nell’affresco di sinistra, l’angelo tiene un cartiglio con la scritta “Panem angelorum manducavit homo”, che a destra diviene “Panem coeli dedit eius dominus”. Concluse le illustrazioni eucaristiche, Secchi lavorò su tela, dipingendo con la tecnica dell’en-causto (effetto cera) il Battesimo di Cristo. Lo scoppio del secondo conflitto mondiale non impedì all’artista milanese di continuare a lavorare in città: lo stesso vescovo monsignor Giuseppe Rolla nel 1941 gli affidò alcune scene di santi all’interno della Cattedrale forlivese.

piEro ghEtti

Tesori nascosti. Si possono ammirare nella chiesa della pianta, eretta nel 1922

È la libreria della Diocesi di Forlì-Bertinoro

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28 agosto 2014

Sono piccoli “break” musi-cali proposti dalla classe di Valerio Barbieri (nella foto). Incuriositi siamo andati alla scoperta di questo strumento guidati proprio dal professore, che abbia-mo incontrato al “Masini” durante il “Forlì Summer Music Stage Estivo di Sassofono, Canto, Musica d’Insieme”.Adolphe Sax nel 1846 ha brevettato questo strumen-to dietro una tenda per non farsi rubare il brevetto. C’era Berlioz che lo ascol-tava e diceva “bellissimo, strumento bellissimo!”.

A che famiglia appartie-ne?È una via di mezzo tra gli ottoni e i legni: appartie-ne alla famiglia dei legni, nonostante sia costruito in ottone.

Quindi ha una sonorità molto particolare...A differenza di altri strumenti è difficilmente campionabile. Diventa molto personale, e rispec-chia un po’ la voce, non solo perché ci sono i sax soprano, contralto, tenore, baritono, basso, ma anche perché diversi sassofonisti si distinguono dalla qualità del suono. Io sento un suo-no e riconosco Coltrane, se

sento un altro suono so che è Sonny Rollins.

Jazzisti soprattutto...Ci sono degli autori classici che hanno scritto per sasso-fono: mi viene in mente la “Rapsodie” di Debussy; poi ci sono stati molti autori nella musica contempora-nea, come Berio e Dona-toni, ma ha avuto il suo grande sviluppo nel jazz e conosciamo più sassofoni-sti, che autori.

Tu fai anche jazz?Con lo strumento che suo-no non posso fare a meno di studiarlo e ricercare in quella direzione. La mia formazione è classica, ma col sax non posso prescin-dere da quel linguaggio,

perché è proprio un modo diverso di parlare.

Come sei arrivato al sas-sofono?Io sono nativo di Borghi e a 11 anni sono entrato nella banda del paese. Poi ho iniziato le lezioni private. Durante il militare mi avevano mandato nella banda dell’Aereonautica. Quindi ho studiato al Con-servatorio di Pesaro con un insegnante di fama mondia-le, Federico Mondelci.

Poi è diventato un lavo-ro...È iniziata l’attività concer-tistica e nel ’97 la docenza all’Istituto di Alta Forma-zione Artistica e Musicale “Mascagni” di Livorno; da un anno insegno anche qui

al “Masini”. Ho collabo-rato con tutte le orchestre in Italia: Teatro dell’O-pera, Teatro alla Scala, la Filarmonica, Orchestra Internazionale d’Italia, e da vent’anni suono con l’Or-chestra della RAI di Torino.

Ci racconti brevemente di questo corso...Insieme a me ci sono Cri-stina Roffi che insegna can-to, sax e musica d’insieme e Antonio Mario Traverso, che insegna improvvisa-zione. Negli anni abbiamo visto che questo staff ha portato buoni risultati: abbiamo iniziato così per scherzo, e quest’anno ab-biamo 26 ragazzi.

Parliamo del Caleido-Sax...È un’orchestra formata di 12 sassofoni, dal sopranino al basso, nata all’interno della mia classe di Livorno con aggiunti professionisti. Il colore e le potenzialità espressive dello strumento permettono di eseguire qualsiasi repertorio, da Ga-brieli a Bach, fino ai giorni nostri.

Cos’è per te la musica?La forza della musica non ha limiti. Vorrei riportare testualmente una dichia-razione di John Coltrane: “Credo che la musica possa rendere il mondo migliore e, se ne sono capace, voglio contribuire a farlo. Mi pia-cerebbe mostrare alla gente il divino usando un linguag-gio musicale che trascenda le parole. Voglio parlare all’anima delle persone”.

StEFania navacchia

cultura11Bacheca culturale

“Può succedere entrando all’Isti-

tuto “Masini” nei pome-riggi invernali di vedere e ascoltare un gruppetto di sassofonisti eseguire brani di pochi minuti.

Valerio Barbieri insegna a 26 ragazzi al Masini e dirige un’orchestra di 12 sassofoni

Il musicista del CaleidoSax

“Un’improvvisazione scritta” può sembrare un ossimoro, ma anche una sfida. Proprio questa sfida è stata raccolta dal contrabbassista ravvenate Giuseppe Ettorre, che ha recentemente consegnato alla memoria discografica il lavoro “Sextet”, recentemente uscito per l’etichetta Decam-Tdd. Accanto a lui vi sono Alessandro Serra (contrabbasso), Roberto Parretti (contrabbasso e basso elettrico), Luisa Prandina (arpa), Claudia Foresi, (pianoforte) e Giuseppe Cacciola (batteria e percussioni). Si tratta di una formazione molto particolare costituita da professori della Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala; lo stesso gruppo

di musicisti presentò il progetto in anteprima a Bertinoro il 3 agosto 2013 nel concerto ‘Sextet_Project (v. Beta 1.0) - Pino plays Ettorre”, del Network Festival JCE.Abbiamo parlato di “ossimoro”: è noto infatti che l’improvvisazione - tipica, ad esempio, del jazz - è affidata all’estemporaneità, una composizione fatta dallo strumen-tista nel momento stesso dell’e-secuzione e dunque non fissabile sulla carta. La particolarità di questo cd risiede nel fatto di non essere solo una contaminazione di stili, ritmi o sonorità diverse, come spesso accade di sentire negli ultimi anni, ma di coniugare anche due differenti metodi di lavoro. Le

partiture, infatti, sono state scritte fino all’ultima nota. Ne risulta un ascolto gradevole, dove si incro-ciano ritmo jazz, melodie ‘classi-che’ e sonorità particolari. (S.N.)

“Sextet”, pubblicato da Decam-Tdd, è la nuova sfida del controbassista ravennate

Nuovo disco per Giuseppe Ettorre

Giovedì 28/08Forlì - Arena Eliseo, c.so della Repubblica 108 - ore 21.00Proiezione del film di S. Knight “Locke” Apertura dell’Arena alle ore 21.00; proiezione alle 21.30. Ingresso 5,00 euro (intero) - 4,50 euro (ridotto). Info. 0543.28226.

Forlì - Collina dei Conigli, parco urbano F. Agosto - ore 22.00Musica dal vivo con i Leather Alive, che presentano un concerto a base di stoner rock. Ingresso libero.

Venerdì 29/08Forlì - Musei San Domenico, p.za G. da Montefeltro - ore 21.15Per l’Emilia Romagna Festival 2014, rassegna Primo Premio, in concerto l’Omer Quartet con musiche di Mozart, Janacek e Beethoven. Ingresso libero.

Forlimpopoli - Rocca, piazza Fratti - ore 21.00Ventesima edizione del Festival di Musica Popola-re, nelle serate del 29, 30 e 31 agosto. Domenica 31 in concerto Andrea Capezzuoli e compagnia (ore 21.00) e Marco Ambrosini & jean-Louis Matinier (ore 22.00). Info: 338.3473990; www.musicapopolare.net.

Monte Maggiore - Osservatorio astronomico - ore 21.00Serata di osservazione astronomica, sotto la guida di esperti. Ingresso libero. Info. 339.3457827.

Predappio - Locanda Appennino, v. Stradanuova 48 - ore 21.00Musica dal vivo alla Locanda Appennino con i Brillan-ti Sparsi, pronti ad accompagnare una serata piena di ritmo e di sapori tipici. Info. 0543.922589.

Forlì - Piazzetta della Misura - ore 21.15Proiezione di filmati sulla montagna e sull’alpini-smo, a cura del C.A.I. di Forlì. Ingresso libero.

Forlì - Chiostro di San Mercuriale, piazza Saffi - ore 21.00Serata scacchistica nel chiostro, con partite a scacchi nel chiostro e lezioni a cura del Circolo Scacchistico Forlivese. Partecipazione libera.

Sabato 30/08Cervia - piazzetta Pisacane e piazzale Pascoli - ore 21.00Giornata di chiusura della settimana Dolce come il miele, dedicata alle api e alla smielatura, con banchi di apicoltori, menù e colazioni all’insegna del dolce nettare. Info. 0544.913913; www.turismo.comunecervia.it.

Domenica 31/08Fiumana di Predappio - Tenuta Condè, via Lucchina - ore 19.30 Per la rassegna Cinemadivino 2014, una serata in cantina con la proiezione del film Blue Jasmine di Woody Allen. Apertura alle ore 19.30; visita guidata su preno-tazione alle ore 20.00 con degustazione vini; proiezione del film alle ore 21.30. Info. www.conde.it.

Forlì - Chiostro di San Mercuriale, piazza Saffi - ore 21.00Serata di poesia con i Poeti estinti, a cura di Malocchi & Profumi. Tutti possono partecipare leggendo poesie, racconti, appunti propri o di autori famosi, in assoluta libertà. Dalle ore 21.00 alle 23.00.

Forlì - Piazza Saffi - dalle ore 17.30 alle 20.30Una rete per le famiglie per animare la piazza, per un pomeriggio all’insegna del divertimento e dello stare insieme per bambini, giovani e genitori. Evento a cura del Consorzio di Solidarietà Sociale. Info: 0543.712160.

Lunedì 1/09Predappio - Piazza Sant’Antonio - ore 20.30AVIS... In cammino! con una passeggiata aperta a tutti organizzata dall’AVIS Comunale. Ritrovo e partenza da piazza Sant’Antonio. Info. 0543.921700.

Martedì 2/09Forlì - Ritrovo in piazza Saffi - ore 19.00Pedalata di gruppo fino alla sede delle associazioni Mafalda e Al Margine, lezione di yoga ed intrattenimen-to per i bimbi, con buffet al termine. Evento organizza-to dalle associazioni “La Materia dei Sogni” e Fiab.

Mercoledì 3/09Forlì - Rocca di Ravaldino, via della Rocca - ore 21.30Donne dai lunghi sguardi con la compagnia Grandi Manovre, nell’ambito della rassegna “Teatro Arroccato”. Ingresso unico 5,00 euro. Info 347.9458012.

28 agosto 201412focus su....

Un tempo non lontano Forlì fu grande polo industriale. Erano gli anni mitici di aziende che portavano il nome di: Becchi, Bartoletti, Orsi Mangelli...Ora le speranze di rilancio sono affidate alla cultura e al suo Polo universitario.

Campus universitario

Giovedì 4 e venerdì 5 settembre, per chi intende frequentare a Forlì gli studi in Economia, queste prove si svolgeranno a un indiriz-zo ben preciso: laboratori informatici di Campus, via Giacomo della Torre.Campus, appunto. Ecco la “parola magica”. Con questi test, di fatto, la citta-della universitaria realizzata all’ex ospedale “Morgagni” inizierà la sua nuova vita e diventerà pienamente operativo il nuovo comples-so didattico cuore pulsante dell’intervento. Parliamo del Trefolo e del blocco aule costituito da tre strutture a tre piani che ospiteranno 16 aule da 60 a 300 posti l’una ove si terranno le lezioni di tutte le Scuole e diparti-menti esclusa Ingegneria, 7 altre grandi sale e ben 491 postazioni studio indivi-duali. Il traguardo, quindi, è stato tagliato. I lavori iniziati nell’aprile 2010 per un co-sto di 16,3 milioni di euro sui complessivi 34,3 milioni di spesa per la realizzazio-ne del Campus, sono stati ultimati alla fine del mese scorso, allestimenti interni compresi, e a inizio agosto è immediatamente partito anche il trasloco di arredi, attrezzature e materiale informatico dalle altre sedi didattiche che ver-ranno sostituite dal nuovo complesso. Praticamente si liberano palazzi come l’ex Becchi di via Oberdan, Palazzo Montanari in corso della Repubblica (sedi della Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori), il “Palazzo delle Vacche” in corso Diaz e le aule dietro la Caserma dei vigili del Fuoco in viale Roma. Molti di questi edifi-ci entreranno ora nel piano comunale delle alienazioni al fine di incamerare risorse per le ultime riqualificazioni del Padiglione Sauli-Saffi, ultimo tassello mancan-te al completamento del Campus. Oltre al Trefolo, però, sono terminati anche

“Si chiamano “Tolc”, ossia test

online Cisia, e sono la nuova modalità di am-missione ai corsi di laurea a numero programmato adottata a partire dall’an-no accademico 2014-2015 al fine di valutare le capa-cità iniziali degli studenti.

Apre il nuovo complesso didattico Il prossimo 4 settembre in via Giacomo della Torre nell’ex ospedale Morgagni

L’avventura universitariainizia nel 2001

Forlì

Il Polo di Forlì dell’Università di Bologna esiste uffi-cialmente dal 2001, sebbene i primi corsi decentrati di alcune facoltà bolognesi abbiano mosso i primi passi nella nostra città all’inizio degli anni ’90. Nel contesto del decentramento delle sedi universitarie dell’ateneo bolognese, Forlì ha attratto corsi di studio, studenti e docenti di alto profilo. Ora, dopo tredici anni di espansione, sono attive quattro Scuole (preceden-temente chiamate facoltà): Economia, Ingegneria, Traduzione e interpretazione e Scienze politiche. All’interno di esse esistono diciassette corsi di laurea, tra i quali in particolare Economia sociale, Sociologia, Scienze criminologiche, Scienze internazionali diplo-matiche, Interpretazione e traduzione ed Ingegneria aerospaziale attraggono numerosi studenti da tutta Italia e dall’estero, grazie all’ottima posizione che essi occupano nelle graduatorie nazionali delle facoltà migliori. Forlì è da anni una città universitaria a pieno titolo: il numero di studenti elevato, la qualità raggiun-ta dai corsi di studio e l’esperienza maturata in questi anni fanno della città un luogo ideale per compiere un salto di qualità a portata di mano. Accanto al rilevante contributo culturale dato dal Polo universitario alla città, c’è il consistente indotto economico che esso genera per le attività commerciali del centro storico e non solo. L’apertura del campus potrebbe diminuire la spesa degli studenti in città, sia a causa della mensa interna che, in prospettiva, degli alloggi per universita-ri. Sembra però rimanere spazio per tutti, in una città che intende approfondire ulteriormente la sua voca-zione culturale ed universitaria. Rimane però ancora da valorizzare adeguatamente la presenza di centinaia di giovani studenti fuori sede e dei loro talenti. (M.T.)

L’ex sindaco Balzani (al centro) e il preside del polo di Forlì San vicente (a destra)

Seimila studenti in un’area di 35900 m2

alcuni dati del campus

i lavori al Padiglione ex-Lavanderia per la realiz-zazione della tanto attesa mensa-caffetteria a servizio non solo dell’Università, ma di tutti i cittadini. Come spiega Gianfranco Argna-ni dirigente comunale del Servizio programmazione progettazione ed esecu-zione Opere pubbliche,

«mancano solo gli allesti-menti e la sistemazione del giardino esterno per i quali bisognerà attendere l’esito del bando emanato il 18 giugno da “Ergo” per la ricerca del gestore della mensa-caffetteria il qua-le dovrà adattare cucine, arredi e corpi illuminanti al suo progetto industriale».

Il bando scadeva il 7 agosto e le buste contenenti le offerte sono state aperte martedì 26. Servirà un po’ più di tempo affinché il ser-vizio sia in funzione, ma «se non sarà aperto a ottobre, lo sarà di certo entro fine 2014» assicura Argnani.Anche l’Energy House realizzata da Hera all’ex camera mortuaria è quasi pronta. Il rinvenimento di 213 scheletri ha rallentato i lavori, ma a fine settembre la cabina per l’energia elet-trica sarà funzionante e il ri-scaldamento verrà garantito da centrali provvisorie.Come detto, ora manca solo il completamento dei padi-glioni posti tra l’ingresso al Campus di piazzale Solieri e il Trefolo. Sono 5 blocchi e per quello centrale i lavori sono stati consegnati e il cantiere è approntato. Al costo di 3,5 milioni soste-nuti da Ateneo e Comune, dall’inizio dell’anno accade-mico 2015-2016 vi apriran-no altre aule ed uffici.

Enrico paSini

Il Campus universitario nell’area dell’ex “Morgagni” si estende su 35.900 metri quadrati di superficie e pur non preve-dendo spazi a funzione residenziale per docenti, dottori di ricerca e personale amministrativo, sarà davvero una nuova cittadella dentro la città auspicabilmente aperta alla città stessa. Sì, perché al suo interno, ogni giorno, si muoveranno migliaia di studenti, il 40 per cento dei quali provenienti da fuori regione: stando ai dati dell’ultimo anno accademico 5.634, previsti in aumento con le nuove immatricolazioni. Oltre a loro vi convergerà la maggior parte della dotazione organica del Polo forlivese che conta 120 amministrativi e oltre 200 professori. D’altronde a parte Ingegneria che resta dislocata nel Polo tecnologico aeronautico di via Seganti ed Economia che manterrà attiva la sede del palazzo ex Frutticoltura in piazzale della Vitto-ria, tutto il resto dell’attività didattica si svolgerà nell’ampia area dell’ex plesso sanitario la cui idee di trasformazione risale al 1998 quando il Comune bandì un concorso internazionale per il suo recupero e la sua trasformazione.Risultò vincitore il gruppo guidato dall’architetto Lamberto Rossi che ebbe l’incarico di redigere il piano urbanisti-co, poi la progettazione e realizzazione vera e propria dell’idea si incarnò con la firma nell’aprile del 2000, dell’accordo di programma tra Comune, Alma Mater e

Ministero dell’Università e della Ricerca. Sono serviti 14 anni affinché il sogno di questo “ponte”, ideale e urbanistico, tra il centro storico e la città contemporanea della conoscenza che guarda al futuro, diventasse realtà. Si iniziò a vederlo a oc-chio nudo con l’apertura nell’aprile 2007 dei padiglioni “Morgagni” e “Gaddi” sede dell’attività didattica di Scienze Poli-tiche, poi con il “Celtico” ove si tengono i corsi per l’alta formazione nel 2010 e, infine, con la porta d’ingresso in piazzale Solieri del Padiglione Melandri sede della presidenza del Polo e della direzione amministrativa, nel 2011.A Forlì, dove oggi la formazione acca-demica consiste in 4 Scuole, 7 lauree triennali, 11 lauree magistrali, l’opera non è del tutto compiuta, ma da settembre il Campus vivrà davvero e sarà un incuba-toio di idee e probabilmente di sviluppo. Per la città si apre una fase nuova. (e.p.)

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28 agosto 2014 13 focus su....

Campus universitario

Comincia così la storia del Ceub, arrivata quest’anno alla boa dei 20 anni, centro che oggi conta 14 aule didattiche distribuite tra Rocca Vescovile, Rivellino, chiesa di San Silve-stro e Teatro e 86 stanze tra singole e doppie per un totale di 130 posti letto, oltre al servi-zio di ristorazione interna per prima colazioni, pranzi e, a richiesta, anche cene di gala. Un’attività andata incrementandosi nel corso del tempo (nel 2009 le presenze arrivarono a quo-ta 30mila) legata a quella dell’Università a Forlì, che di anni ne festeggia invece 25. Piccoli numeri se

confron-tati con

gli oltre no-vecento anni

sulle spalle dell’an-tico ateneo felsineo, ma comunque significativi per raccontare la storia di un territorio che ha sostenuto il multicampus romagnolo come occasione di cre-scita per tutti. La nascita del Centro Residenziale Universitario di Bertinoro è da inquadrare proprio

nel più ampio fenomeno del decentramento dell’U-niversità di Bologna in Romagna: dopo l’avvio dei primi corsi di laurea a Forlì e Cesena, l’Università di Bologna aveva la necessità di localizzare una struttura da destinare alle summer school. Si cercava, in parti-colare, una struttura posta in una località che garan-tisse la formula della full immersion ai futuri corsiti, facile da raggiungere con le grandi via di comuni-

cazione e vicina al centro abitato; una struttura di prestigio dal punto di vista storico e architettonico che avrebbe dovuto garantire i servizi didattici e alberghie-ri. Tutte caratteristiche pre-senti nel complesso della Rocca Vescovile e dell’Ex-Seminario di Bertinoro. La Rocca e il Rivellino versa-vano però in uno stato di assoluto degrado, seguito all’accorpamento della Diocesi di Bertinoro a quella di Forlì. Grazie all’o-pera e al progetto del se-natore Leonardo Melandri, artefice del decentramento universitario in Romagna, fu possibile creare una rete di attori locali e nazionali che consentirono l’intero recupero e la rinfunziona-lizzazione del complesso, uno dei più importanti della Romagna, che nelle segrete medievali della Rocca Vescovile ospita an-che il Museo Interreligioso, dedicato alla promozione del dialogo tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Ed ora il Centro Universitario, forte della sua storia e delle sue potenzialità, si appresta ad affrontare le sfide del nuovo millennio.

roBErta Brunazzi

“1994, 6 giugno: il Centro Residenzia-

le Universitario (Ce.U.B.) apre le sue attività, ospitando il primo corso internazionale di Alta Formazione, registrando al temine del primo anno 3.900 presenze.

Ceub, 20 anni di alta formazioneI primi corsi al Centro residenziale universitario di Bertinoro si svolsero nel 1994 Matricola a Scienze

Internazionali

alessio agnoletti

Gli iscritti nelle Università italiane sono in calo da alcuni anni per diversi moti-vi. Tuttavia il Polo forlivese dell’Università di Bologna continua ad attrarre molti studenti da tutta Italia e dalla stes-sa Forlì. Abbiamo intervistato Ales-sio Agnoletti, un ragazzo di 19 anni della parrocchia di San Paolo, che si accinge ad iniziare questa avventura dopo avere frequentato il Liceo scientifico.

Perchè hai scelto l’università dopo il liceo e perché quella di Forlì?Nonostante il momento difficile per il mercato del lavoro in Italia, credo che una qualifica più alta del liceo sia molto importante allo scopo di accede-re alle professioni più stimolanti e soddisfacenti. L’università offre ancora la possibilità di avere più opportunità lavorative a disposizione. Ho deciso di iscrivermi a Scienze internazionali e Diplomatiche, un percorso di studio che offre una preparazione varia e aperta a molti esiti lavorativi diversi.Oltre alla professionalità che potrò acquisire all’U-niversità, per me contano anche i fattori culturali, l’ampliare le mie conoscenze e la mia capacità di leggere la realtà in maniera non superficiale.In fine, all’Università sarò in grado di approfondire le conoscenze e gli interessi che ho maturato duran-te le scuole superiori.Forlì offre una didattica di qualità superiore rispet-to ad altre città italiane e contemporaneamente è vivibile come dimensioni e servizi. Avrò modo di conoscere molti altri ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia senza lasciare le amicizie che condivi-do qui a Forlì.

Cosa cambierà con il tuo ingresso all’Università nella tua vita?Sicuramente avrò più responsabilità nell’organizzare lo studio e nel seguire i corsi da frequentante, un cambiamento che mi aiuterà a crescere anche come persona e a maturare nel sapere tenere fede agli impegni.Inoltre, per la prima volta ho l’opportunità di fare autonomamente una scelta molto importante che inciderà sul resto della mia vita. Un elemento, questo della scelta dell’Università da seguire, che mi fa sentire anche incerto, ma credo che anche questo rischio nell’intraprendere un percorso determinante sarà utile alla mia maturazione.Anche i rapporti umani che fino ad ora ho avuto cambieranno. Avrò certamente molti nuovi amici con interessi diversi da quelli che ho conosciuto fino ad ora. Al di là del mondo del lavoro, penso che il sapere, la cultura ed il confronto con chi, partendo da contesti sociali e geografici diversi, condivide con me lo studio universitario, saranno elementi deter-minanti affinché possa dare nel futuro un contributo migliore e più incisivo al mio paese ed alla società locale nella quale mi troverò a vivere. Le relazioni umane e culturali, nuove e stimolanti, che arriveran-no insieme all’inizio dell’Università, saranno sicura-mente un cambiamento positivo che non ci sarebbe potuto essere altrimenti.

La sede del ceub (nel cerchio) e un’aula interna

Alma Mater ancora prima per il 5° anno consecutivo

Seimila studenti in un’area di 35900 m2

rapporto censis

L’Università di Bologna si colloca al top a livello nazionale tra i mega-atenei, primato messo a segno per il quinto anno consecutivo. A confermarlo è l’edizione 2014-2015 della classifica firmata Censis e Repubblica, che prende in esame i più grandi atenei, quelli con più di 40mila iscritti. L’analisi firmata da Censis Servizi e pubblicata sulla “Grande Guida Università 2014/2015” di Repubblica premia l’Ate-neo di Bologna con un punteggio ancora più elevato dell’anno scorso, passato da 93,7 punti a 97,8 punti. Sono cinque gli indicatori seguiti per stilare la classifi-ca generale: servizi; borse e contributi; strutture; web; internazionalizzazione. “Accantonato il momentaneo orgoglio - commenta il rettore dell’Università di Bo-logna, Ivano Dionigi - il primo sentimento è quello della gratitudine nei confronti di tutta la comunità universitaria: studenti, docenti, tecnici-amministrativi, i quali, nonostante le difficoltà e le avversità del momento, conservano alto il senso di appartenenza all’Alma Mater e intatte le motivazioni a fare sempre più e sempre meglio. Il secondo sentimento è quello della soddisfazione di essere utili non solo alla società bolognese ed emiliano-romagnola, ma al Paese intero, in considerazione del fatto che una gran parte degli 87mila studenti proviene da altre regioni”.

Dieci progetti per lanciare il Campus di Forlì

Fondazione carispFo

Dieci progetti di ricerca da sviluppare, nei prossimi tre anni, nelle sei strutture universitarie presenti in città. Sono il frutto di un lavoro portato avanti dalle Scuole e dai Dipartimenti del Campus forlivese dell’Università di Bologna e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, grazie ad un finanziamento triennale pari a 350mila euro all’anno, per un totale di un milione e 50mila euro. “Il rapporto con l’Univer-sità - ha sottolineato il presidente della Fondazione, Roberto Pinza - è assolutamente prioritario per il territorio, così come è prioritario non limitarsi a con-servare l’esistente, ma a mirare sempre a costruire il nuovo, così come ci apprestiamo a fare”. “I progetti cofinanziati dalla Fondazione - gli fa eco Felix San Vicente, coordinatore del Campus di Forlì - svilup-pano linee di ricerca di grande rilevanza scientifica e sociale, in grado di stabilire un collegamento tra Università, territorio e società civile”. I temi vanno dall’internazionalizzazione del territorio all’orga-nizzazione d’impresa, dalla formazione del capitale umano a programmi di ricerca e didattica. I progetti saranno al centro dell’incontro che si terrà nella mattinata di sabato 20 settembre nella sala conferen-ze della Fondazione (corso Garibaldi 45), nell’ambito della Notte Verde del Buon Vivere. (R.B.)

28 agosto 201414sport

A San Martino la pallavolo si tinge di rosaIntervista a Valter Casalin, responsabile comunicazione dell’associazione sportiva dilettantistica che conta 250 atlete

“Uscendo per un attimo dal “centro”

del volley forlivese, rap-presentato da società che trovano giustamente spa-zio grazie alla categoria e all’ambiente favorevole, ci siamo inoltrati nella prima periferia, più precisamente a San Martino in Strada, dove la Volley Sammarti-nese detta legge dal 1977, quando nacque sotto il nome di Polisportiva Sam-martinese.

Poco prima dell’inizio del ritiro, sono stati finalmente presentati il nuovo coach della FulgorLibertas Alex Fi-nelli, con il suo secondo Federico Vecchi e il neo direttore sportivo Lino Frattin. Le prime parole del nuovo allenatore sono andate a chi l’ha preceduto “Grazie al lavoro di Galli - ha detto Finelli - Forlì ha avuto la forza di centrare un piazzamento fondamen-tale per il ripescaggio, la squadra è equilibrata dal punto di vista tecnico e si baserà sull’asse play-pivot. Verso dicembre-gennaio avremo già formato lo zoccolo duro su cui basare la squadra per la stagione seguen-te”. Intanto è arrivata l’ala Matteo Frassineti.

FulgorLibertasBasket Forlì

Si ripete di nuovo come vincente la Fiorini Forlì che come l’anno scorso porta a casa la coccarda tricolore della Coppa Italia, dimostrando di non avere avversari in questa competizione. Nella sfida giocata qualche settimana fa, infatti, le ragazze in blu di coach Calixo Soca hanno affrontato prima Bussolengo poi Bollate, mettendo a segno due vittorie decisive per il trofeo ambito. La dedica è andata naturalmente a tutti per l’impegno e la costanza, ma una menzione particolare va a Miriana Cerioni, gio-catrice titolare di terza base, che a causa di un problema fisico non è potuta scendere in cam-po con le compagne.

Fiorini SoftballCoppa Italia

È stata la Spal a imporsi sul Forlì nel secondo turno di Coppa Italia andato in scena poche settimane fa, vincen-do sui romagnoli per una rete a zero grazie al gol di Fioretti nei primi minuti di gioco del secondo tempo. La rete è maturata dopo l’errore difensivo di Cejas e ha portato all’eliminazione dei forlivesi dalla com-petizione, dopo essere andati sull’uno a uno contro il San Marino nel turno precedente. Non sono mancate le occa-sioni per raddrizzare il risultato, ma gli emiliani hanno avuto più corag-gio e soprattutto hanno resistito agli attacchi di Drudi e Docente nel finale, guadagnandosi il passaggio del turno.

Forlì CalcioCoppa Italia

Giuseppe Camorani, presidente della Vol-ley 2002 Forlì, già da tempo ha le idee chiare su come dovrà essere la prossima stagione in A2 della sua squadra: “C’è grande entusiasmo - ha dichiarato il patron - e tanta voglia di gettarci in un torneo che, per certi versi, è ancora più dif-ficile della A1. Ci sono tre-quattro formazioni di altissimo livello che punteranno alla promo-zione e noi non saremo da meno. Il nostro ruolo sarà quello dell’outsid-er, capace di centrare i playoff per poi giocar-sela a viso aperto”.In quest’ottica il presi-dente e lo staff tecnico della Volley 2002 stanno portando a termine la campagna acquisti.

Idea Volley 2001 Serie A2

Brevi di sport a cura di Francesco Satanassi

Il giovane pilota Kimiya Sato, del team forlivese Euronova Racing diretto dal forlivese Vincenzo Sospiri, è diventato campione dell’Auto GP 2014, assicurandosi la vittoria con una gara di anticipo grazie al secondo posto ottenuto nella seconda gara del Nurburgring. Insieme a lui, vince anche la col-laborazione con la task force forlivese di Viva, coordinata dal dottor Francesco Landi e com-posta da medici e infer-mieri del Dipartimento di Emergenza di Forlì. ‘’Sono molto felice per Kimi e per tutto il team che ha lavorato molto duramente per questo campionato. Questo è un risultato incredibile’’, ha affermato Sospiri.

AutomobilismoAuto GP 2014

Ancora un trionfo per Michele Zambelli, che a bordo del suo Proto Fontanot 788 conquista il 3° posto in classifica generale de Les Sables-Les Acores–Les Sables, regata del circuito internazionale dedicata alla Classe Mini 650, guadagnandosi la meri-tata medaglia di bronzo. La formula è rappre-sentata dal navigare in solitario e senza supporti tecnologici. Zambelli nella tappa di andata ha tagliato il traguardo in seconda posizione. Nella seconda manche ha dovuto affrontare condi-zioni meteo incerte “Per capire la direzione del vento ho usato il fumo delle sigarette o il dito bagnato come facevano gli antichi” ha dichiarato.

VelaClasse Mini 650

Ce ne parla Valter Casa-lin, dalla stagione scorsa responsabile comunicazio-ne della società. “Volley Sammartinese si è data una organizzazione più com-pleta” ci racconta Valter “la mia figura è una prima esperienza, mi auguro di soddisfare tutte le aspetta-tive”.

Parlaci della società Sammatinese Volley...È una società sportiva di-lettantistica che si occupa solo di volley al femmi-nile. Attualmente contia-mo circa 250 atlete che abbracciano tutte le fasce

d’età a partire dalle picco-lissime dei centri CAS e a coprire tutte le categorie under 12, under 14, under 16, un-der 18, 1° divisone e la nostra prima squadra che mi-lita nel cam-pionato regiona-le Serie D. Tutte le squa-dre sono seguite da preparatori che a partire dalla collaborazio-ne con le scuole ci permettono di indirizzare i giovani verso uno sport divertente e formativo.

Quanto è importante per una società cercare di creare e mantenere un “vivaio”?Il “vivaio” è fondamentale perché la nostra società non ha scopo di lucro e non deve lavorare con l’obbiettivo di “vince-re” per un titolo o dare

visibilità a un “marchio”. Le nostre giovani e le loro famiglie trovano nel volley un’occasione per fare sport con i requisiti utile perché un domani, se ve ne saran-no le condizioni, possano affrontare sfide maggiori.

Ricordi cosa ti ha fatto avvicinare al volley?Sono forlivese di adozione,

e forse l’ origine modenese ha contribuito in questa

scelta sportiva, la mitica Panini di

qualche anno fa ha lascito

il segno, an-che se non ho mai avuto la fortuna e capa-cità per essere un at-leta. Mi sono av-

vicinato a Volley

Sammarti-nese quando

mia figlia ha deciso che non

era fatta per la dan-za e per il nuoto.

Qual è stata la soddisfa-zione più grande che hai avuto?Una soddisfazione è quella di poter condividere una passione con tutta la fa-miglia, non solo le partite della Sammartinese, ma il creare con altre ragazze, le loro famiglie e qualche amico, delle trasferte per ammirare i campioni della serie A e della Nazionale.

Cosa puoi consigliare a chi vuole avvicinarsi al volley?Tante cose. È uno sport in cui il rispetto delle rego-le, dell’avversario e degli arbitri è fondamentale e la vittoria è merito della squadra ed è frutto di sacrificio in palestra e di tanta preparazione e con-centrazione. A livello gio-vanile si forma il concetto di squadra e mai il con-cetto del singolo, inoltre, non avendo il “contatto” con l’avversario, il volley è uno sport che rifugge dalle esasperazioni a esso connesse.

Quali possono essere le finalità educative di questo sport?Il fatto che il gruppo sia completo anche quando la “riserva” riesce a contri-buire al risultato. Tutto questo è il contrario di quanto accade nella quo-tidianità, ove la prevarica-zione è fondamentale.

Vi tenete spesso im-pegnati in attività non sempre collegate alla competizione...A partire dal festeggiare i compleanni e qualche

pizzata in trasferta, le occasioni di festa servono per stemperare le tensio-ni e fare gruppo. Qui le più piccole possono stare assieme alle ragazze grandi e sentirsi importanti. Un ruolo fondamentale lo ricoprono le famiglie, a cui va un ringraziamento speciale.

Progetti futuri?Il lavoro in palestra comincia a settembre e il primo appuntamento è il Trofeo Paolini, manife-stazione che ci coinvolge contro le migliori pari età delle provincie vicine. L’occasione è importante per incontrare i nostri amici della Torrione Volley dell’Aquila. È un gemellaggio che si rinnova ogni anno. Abbiamo in programma anche un con-solidamento della nostra presenza nel forlivese, ciò deve passare attraverso la collaborazione con tutte le altre società, mi auguro che vi sia volontà da parte di tutti di pensare in gran-de, dimenticando per un attimo il proprio orticello.

FrancESco SatanaSSi

28 agosto 2014

Un tema che spaventa e interessa quasi tutti e che viene declinato in molti modi e attraverso tutti i mezzi di comunicazione disponibili. Ciò che gli ultimi dati Istat ci dico-no è che a preoccupare maggiormente non è la si-tuazione presente, bensì la tendenza che sta delinean-do il futuro della nazione in merito alla povertà.I dati ci parlano di due povertà, quella relativa e quella assoluta. La povertà relativa è quella vissuta da chi ha una capacità di spesa inferiore alla metà della media nazionale. Ad esempio, se un individuo possiede mediamente una capacità di spesa annua di 10mila auro e io ne ho una pari a 3.500 euro, allora sono in condizione di povertà relativa. Versano in questa situazione 10 mi-lioni e mezzo di persone, erano 7 milioni e mezzo nel 2007 (+43% in 6 anni).La povertà assoluta è costituita dalla incapacità ad accedere regolarmente ai beni di prima necessi-tà come cibo, vestiario, ecc...). Chi non detiene le capacità economiche per soddisfare questi bisogni primari, eventualmente anche per chi è a suo carico, rientra in questa categoria di povertà. In Italia, oggi, essi sono circa

6 milioni mentre nel 2007 erano 3 milioni (+100% in sei anni).In fine, esiste la povertà estrema, la quale include coloro che non hanno nul-la e languono ai margini della società senza spe-ranza. Essi sono difficili da conteggiare, in quanto “invisibili”, ma secondo gli ultimi dati del Ministero delle Politiche Sociali sono almeno un centinaio di migliaia di persone.Quindi, nonostante i dati siano gravi e preoccupanti, ciò che allarma di più è la e rapida tendenza all’incre-mento, anno dopo anno, delle varie tipologie di povertà tra la popolazione italiana.Infatti, sembra che la fascia di poveri si conti-nui ad allargare inesora-

bilmente, di pari passo alla riduzione della spesa sociale ed all’aumentare della disoccupazione/sot-toccupazione. Di questo passo, nell’arco di un decennio circa, avre-mo un assetto economico-sociale completamente diverso da quello raggiun-to negli ultimi trenta anni e molto simile a quello del secondo dopoguerra: una maggioranza di poveri, una classe media ristretta ed una minoranza esigua di persone estremamente ricche. Questo però con-trasta con l’assetto demo-cratico costituzionale che l’Italia si è data 66 anni fa, attraverso la Costituzione, allo scopo di superare gli aspetti negativi ed ingiu-sti del nostro passato di nazione.

A differenza dell’ordine sociale italiano del dopo-guerra, nel quale la povertà faceva parte della cultura e della storia della mag-gior parte del paese con la combattività e la resistenza alle privazioni che la carat-terizzavano, ora il dilagare della povertà trova un corpo sociale generalmen-te impreparato ai sacrifici ed abituato ad usufruire di tutti i diritti fondamentali garantiti, appunto, dall’af-fermarsi della democrazia costituzionale in Italia.Non solo ritorno di ingiu-stizie dunque, ma diffu-sione di disperazione e rancore i cui esiti riempio-no le pagine più tristi della storia.

michELE tEmpEra

Si parla con distacco di una realtà che investe in Italia oltre 10 milioni di persone

Povertà, il dramma va di moda

“Il tema della povertà in Italia

è “di moda” su tutti i media.

Le ipotesi formulate a più riprese sul contributo di solidarietà che dovreb-be essere imposto alle pensioni medio alte ed alte, oltre ad essere poco credibili nella sostanza, chiamano in causa una problematica di fondo che caratterizza questo diffici-le momento economico in Italia. Alla base della crisi economico-finanziaria internazionale, come anche di quella interna al nostro paese, vi sono le diseguaglianze econo-miche e sociali troppo ampie, le quali ora si traducono in una doman-da interna molto debole:

nella attuale recessione. Senza addentrarsi troppo nelle questioni specifiche, teniamo in considerazione che un taglio delle pen-sioni con importi consi-stenti andrebbe proprio in questa direzione: provare a redistribuire la ricchezza verso il basso e sperare così in un aumento della domanda interna che è composta in gran par-te (per evidenti motivi numerici) dai consuma-tori medi (la maggioranza della popolazione) e solo in misura minoritaria da quelli ricchi o benestanti (che sono pochi).Finalmente si toccano

problemi reali e si prefi-gurano iniziative utili alla ripresa. Tuttavia, agendo solamente sulle pensioni si evita il cuore della que-stione: la redistribuzione è necessaria in generale sui redditi e le ricchezze alti, non solamente sulle pensioni. Anzi, probabil-mente la misura sarebbe considerata discrimina-toria dalla Corte Costitu-zionale in quanto valida esclusivamente per una categoria di persone.L’imprescindibile neces-sità in Italia oggi, che al-cuni chiamano in maniera dispregiativa e imprecisa “patrimoniale”, è quella

della attuazione dell’arti-colo 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a con-correre alle spese pubbli-che in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Il 10% della popolazio-ne italiana detiene più della metà della ricchezza nazionale mentre le tasse pesano soprattutto sul ceto medio. Questo è il settore dove operare una redistribuzione efficace, limitarsi alle pensioni d’oro è propaganda popu-lista che lascia i problemi italiani intatti. (M.T.)

Taglio delle pensioni ricche e ridistribuzione

noterellum

vita italiana15

Il 71% delle pratiche di Equitalia che sono ra-teizzate per l’oggettiva impossibilità dei cittadini a pagare in una unica soluzione riguarda per-sone fisiche ed importi inferiori ai 5.000 euro. Questo dato dimostra che le difficoltà finanzia-rie e l’impoverimento colpiscono sempre più una fascia di popolazione alle prese con spese quotidiane divenute insostenibili.

L’export agricolo di qualità è una voce pre-ponderante nelle esportazioni italiane. Questo redditizio settore, simbolo della nostra identi-tà culturale, paesaggistica e storica, è in via di colonizzazione da parte di investitori stranieri, in particolare tedeschi, statunitensi e svizzeri. Le imprese agricole acquistate da stranieri sono aumentate dell’11% negli ultimi quattro anni.

Circa 400mila tonnellate di rifiuti elettronici scompare dal sistema di riciclo ogni anno in Ita-lia. Negli ultimi 5 anni sono state scoperte quasi 300 discariche abusive di materiali inquinanti che richiedono un trattamento di smaltimento costo-so. I danni sono sia ambientali che economici, in quanto si sottrae lavoro alle imprese del riciclo e si sprecano materiali preziosi come il rame.

Tasse rateizzate

Agricoltura “straniera”

Mancato riciclo

Attualità in pillole

28 agosto 201416mondo

approfondimento

a cura di Michele Tempera

Il 19 agosto abbiamo ufficialmente terminato le risorse naturali che il pianeta può mettere a dispo-sizione ogni anno. Dunque per il resto del 2014 utilizzeremo risorse (aria, acqua, terra, ecc..) che non saranno in grado di rigenerarsi.Questa tendenza a consumare più di quanto sia lecito al fine di rimanere in un ambiente vivibile nel lungo periodo, si accentua anno dopo anno ed è molto più preoccupante e grave di quanto il cittadino medio possa immaginare.Infatti, come più volte detto, la salubrità dell’e-cosistema, del creato, costituisce la premessa per qualsiasi altra attività umana (il lavoro, l’econo-mia, la politica, l’agricoltura, i servizi, una civiltà ordinata, la sopravvivenza del genere umano, ecc..). Inoltre, è necessario comprendere che questo settore non conosce barriere e confini. Ad esempio, le eccessive emissioni di gas ad effetto serra registrate in una determinata area geografi-ca incidono sulla stabilità del clima in ogni parte del mondo. La portata del problema è quindi mondiale, ma con alcune indispensabili distinzio-ni. A livello mondiale, le condizioni ecologiche attuali risultano estremamente gravi a causa delle emissioni delle nazioni occidentali. Dunque, se fino ad oggi Europa e Stati Uniti hanno inquinato senza remore, perché oggi i sacrifici si dovrebbero ripartire tra tutte le nazioni del mondo? Questo è, in estrema sintesi, il dilemma che sta tenendo in ostaggio tutte le trattative su misure efficaci per ridurre le emissioni sul piano internaziona-le. Nondimeno, sebbene le responsabilità siano soprattutto dell’occidente, è inevitabile che anche le altre nazioni si incamminino rapidamente verso la riduzione drastica delle proprie emissioni che alterano il clima.Un altro problema si frappone però ad ogni tentativo di progresso nelle trattative per un vero accordo globale per il clima e l’ambiente: gli inte-ressi dei grandi gruppi industriali e minerari che prosperano a spese della collettività devastando l’ambiente in ogni parte del mondo. Essi sono molto più potenti degli stati, in quanto capaci di muovere i fili dell’economia e della finanza glo-bale. Nessuna misura in grado di salvare davvero la natura e l’ecosistema mondiali sarà adottata, se sarà in contrasto con questi interessi econo-mici che necessitano di consumare e distruggere le risorse naturali internazionali per alimentare i loro profitti incalcolabili. L’economia liberista e disumana, denunciata ripetutamente da Papa Francesco, è l’ostacolo principale alla salvaguardia del creato.

Dal 19 agosto siamo già in riserva

Flash dal mondo di Franco Garavini

Fornire biciclette adatte ai ragazzi per arrivare a scuo-la, questa l’idea portata avanti dal governo peruviano per incentivare la frequenza scolastica anche nei villaggi più sperduti. Il progetto denominato “Rutas solidarias” (percorsi solidali), vuole garantire la perma-nenza degli alunni della scuola primaria e secondaria. Entro la fine dell’anno si prevede la fornitura di circa 15mila biciclette tra tutte le varie regioni e per il 2015 un totale di 50 mila. Per garantire l’utilizzo in tutte le condizioni meteorologiche e la piena funzionalità delle bici, agli studenti viene fornito un casco e un cappot-to, un kit con vari strumenti per la manutenzione del veicolo, alcuni ricambi e un corso di formazione sul primo soccorso, sul mantenimento e sulla riparazione delle unità.

A pochi mesi dal 2015 fissato dall’Onu come scaden-za degli “Obiettivi del millennio”, l’annuale rapporto di Undp (il Programma ONU per lo Sviluppo) ha il sapore di un’autocritica su quanto non si è ancora riusciti a costruire. In 91 Paesi, oltre 1,4 miliardi di persone restano in una “condizione di povertà”, accanto ad altri 800 milioni di individui in bilico e vulnerabili di fronte a ogni nuova crisi. In tutto, dun-que, 2,2 miliardi di persone in stato di miseria reale o potenziale. A perpetuare l’esclusione sono pure siste-mi istituzionali fondati su discriminazioni ataviche in particolare verso le donne, i migranti, chi ha un handicap, i popoli autoctoni e gli anziani, che in 4 casi su 5 a livello planetario, possono solo sognare una copertura previdenziale, come nei paesi ricchi.

Onu, obiettivo fallito.Nel mondo i poveri hanno raggiunto i 2,2 miliardi

Perù, biciclette adatte ai ragazzi contro l’abbandono scolastico

Palawan è considerata una delle isole più belle delle Filippine: un paradiso dalla natura ancora inconta-minata, una “gemma verde” ancora sconosciuta al turismo di massa. Eppure essa ha il più alto tasso di malnutrizione del Paese e una popolazione per lo più tribale che soffre la fame e ha precauzioni minime in materia di salute. Secondo il Municipal Health Office su 6.550 bambini sotto i 6 anni, 1.118 (17,07%) sono considerati sottopeso; 256 (3.90%) in grave sottopeso; appena 60 (0.92%) sono sovrappeso. Il Segretariato nazionale di Giustizia e Pace della Conferenza episco-pale attraverso il progetto “Reach Philippines” con il sostegno della Caritas Internationalis, intende svilup-pare migliori opportunità di sostentamento e fornire sicurezza alimentare e strutture igienico-sanitarie.

Filippine, Palawan, tra natura incontaminata e bambini malnutriti

Un “vero inferno”: ha detto il procuratore per i diritti umani in Guatemala, Jorge de León Duque, per de-scrivere il viaggio dei migranti centroamericani verso gli Stati Uniti dopo aver percorso anch’egli il loro tragitto, passando per il Messico fino alla frontiera sud con gli Usa. “Ovunque passi, il migrante è sfruttato, sequestrato, violato”. Il procuratore ha visitato diverse strutture di accoglienza per i migranti in viaggio e rac-colto testimonianze che dimostrano in talune regioni “la collusione fra le autorità e il crimine organizzato”. “Chi non paga i banditi viene lanciato dal treno, per questo si contano molti feriti amputati. Non cadono da soli”. Nel frattempo gli Stati Uniti continuano con i rimpatri forzati: sono già 35mila i guatemaltechi rim-patriati dall’inizio del 2014.

Guatemala, il procuratore condivide la drammaticaodissea dei migranti

Fonti Misna.org - Asianews - Radio Vaticana

Onoranze funebri

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28 agosto 2014 17 salute e benessere

Tutti questi sintomi sono spesso riconducibili ad un unico problema: cattiva circolazione venosa degli arti inferiori. Di come funziona il nostro sistema circolatorio abbiamo già parlato tempo fa. Ricordiamo ora che il sangue venoso, quello che ritor-na al cuore per essere ossigenato e purificato per risalire dai piedi fino al cuore, non è dotato di ascensore né di energia propria, ma si deve giovare dei movimenti dei muscoli degli arti che colle loro contrazioni lo spingono verso l’alto, e di un ingegnoso sistema di valvole fatte a nido di rondine, presenti nelle pareti interne delle vene, che consentono al sangue solo di andare in su e non di scendere. È già intuibile il fatto, perciò, che più stiamo fermi (seduti o in piedi) più il sangue ristagna, sfianca le pareti venose, mette fuori uso le valvole: in una parola iniziano i problemi. I pro-blemi si chiamano, in ordine crescente di gravità: dilatazione e visibilità dei capillari, varici, insufficienza venosa cronica, flebiti, trombosi. Ovviamente parleremo solo delle prime due pato-logie e lasceremo le altre al consiglio ben più pertinente degli specialisti flebologi. Esistono stili di vita che giovano alle nostre gambe ed altri che nuocciono. Perciò camminare, andare in bici, nuotare, dormire coi piedi un po’ sollevati, fare massaggi col getto della doccia fredda dal basso

(piedi) verso l’alto, guardare la Tv colle gambe sollevate ben appoggiate con tutto il polpaccio e non col solo tallone (si chiude la vena poplitea che passa sul retro del ginocchio), camminare nell’acqua del mare dove l’acqua arriva alle cosce (camminare sul bagnasciuga serve solo a bagnare i piedi), tutto questo aiuta molto. I grandi nemici sono la sedentarietà, il peso eccessivo e il caldo. Fanghi, sau-ne, bagni turchi, eccessive esposizioni solari (la tintarella va bene, ma il caldo no) cerette depilatorie: tutto questo fa male, come fanno male anche i tacchi troppo alti o le scarpe senza tacco. Se vogliamo chiedere aiuto al farmacista, esistono in commercio moltissimi prodotti a base naturale contenenti estratti di vite rossa, ippocastano, Ginkgo Biloba ed altri. Attenzione però alle bufale: fatevi sempre consi-gliare dal vostro medico o dal vostro farmacista, perché loro sanno leggere fra le righe! Esiste poi una molecola

semisintetica molto attiva nel raffor-zare le pareti venose un po’ malanda-te: è la diosmina e si trova presente in vari farmaci. Tutti questi prodotti però, per ottenere risultati, devono essere assunti a dosi appropriate e per tutta la stagione calda. I flebologi danno anche molta importanza alla terapia costrittiva, cioè all’uso di calze e gambaletti elasticizzati particolar-mente raccomandati a coloro che, per lavoro, devono trascorrere molto tem-po in piedi o seduti. Ora l’industria produce articoli di facilissimo uso, esteticamente ottimi e a prezzi non più proibitivi sia per donne che per uomini. Il resto delle patologie venose lo lasciamo agli specialisti! Un’ultima cosa però: le iniezioni sclerosanti sui capillari e gli interventi più cruenti sui grandi vasi sono ora meno praticati. Stanno venendo in evidenza nuove tecniche e nuove apparecchiature. Vo-levo anche dirvi che ballare fa molto bene... Evviva!

Estate, caldo e gambe pesantiSuggerimenti per far fronte alla cattiva circolazione venosa degli arti inferiori

“ Capita sovente, specie nella stagione calda, di sentire per-

sone che mi chiedono consigli perché lamentano pesantezza e dolore alle gambe, gonfiori ai malleoli, crampi notturni, pizzicori e arrossamenti.

Pagina a cura del dott. Giorgio NanniSalute e benessere

Sta per accadere, in campo mutualistico, una piccola rivoluzio-ne capace di mutare le nostre abitudini e di causare, almeno all’inizio, qualche imbarazzo. Si tratta dell’introduzione anche da noi, della ricetta elettronica che sostituirà, gradualmente, la ricetta mutualistica rossa. Ma di cosa si tratta in pratica? Quando andrete dal me-dico non riceverete più la o le ricette rosse con le prescrizioni dei farmaci ma un foglio bianco con l’elenco dei medicinali prescritti e dei codici a barre. Con questo foglio potrete andare nella far-macia che volete, anche

a Canicattì o a Milano, consegnerete il foglio al farmacista e... qui co-mincia il bello! Il farma-cista leggerà i codici con uno scanner e invierà il segnale ad un cervellone a Roma; il cervellone ritornerà il segnale alla farmacia facendo appa-rire sullo schermo la o le vostre ricette, e il gioco è fatto! Mica tanto: se il medi-co ha omesso una nota o una esenzione o un codice non corrisponde al vostro profilo già in ar-chivio bisogna comincia-re tutto daccapo, ritorna-re dal medico, fare la fila, rifare la ricetta corretta. Saranno ora impossibili

La ricetta elettronica

novità in arrivo

ringraziamento

quelle piccole interme-diazioni del farmacista che, con un po’ di buon senso, rimediava a piccole imperfezioni burocrati-che. Ma soprattutto, se la rete di trasmissione dati non funziona o è lenta o è intasata? Pazienza... Molta pazienza

il farmacista potrà trasfor-mare la ricetta elettronica in ricetta cartacea, ma sarà un’operazione un po’ complessa e laboriosa. Pa-zienza... Molta pazienza. Mi chiedete perché tutto questo? Ma per rispar-miare i soldi della carta, perbacco!

Dopo un ricovero nei reparti di Terapia Intensiva Coronarica e di Cardiologia di Forlì, sento il dovere di ringraziare lo staff medico e il personale infermie-ristico ed ausiliario per la genti-lezza, professionalità e pazienza dimostratemi. Grazie di cuore.

gaBriELLa tini

28 agosto 2014diocesi 18

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Quel venerdì, giorno di mercato, le bombe caddero in piazza Saffi provocando 84 morti (75 civili e 9 militari morti, di cui 3 tedeschi), oltre ad alcune centinaia di feriti e danni a numerosi edifici. In particolare furono danneg-giati l’abbazia di San Mercuriale, i palazzi delle Poste, degli Uffici Statali e quello della Provin-cia, allora in via delle Torri e il monumento ad Aurelio Saffi, completamente disintegrato da una bomba a scoppio ritardato che esplose nel pomeriggio.

Il precedente del 19 maggioForlì aveva già subito, il 19 maggio, un pesante attacco aereo alleato che aveva avuto come obiettivo la nuova stazio-ne ferroviaria e la vicina zona industriale. Era parroco da due mesi della basilica di piazza Saffi mons. Giuseppe Prati, il familiare don Pippo dei forlivesi, che dal giorno del suo ingresso è presen-te, come sempre, tra la sua gente, incoraggia e dà speranza. Nel suo Diario, una quotidiana cronaca parrocchiale, vengono riportati i fatti più rilevanti, gli incontri, le soddisfazioni e le delusioni della vita sacerdotale e soprattutto lo sguardo di don Pippo sulle perso-ne e sugli avvenimenti. Alla fine del 1943 si fanno più frequenti i riferimenti alla situazione bellica: “Nella serata cominciano a giun-gere notizie delle diverse situa-zioni d’Italia dopo l’armistizio - scrive ad esempio il 9 settembre - occupazione dei tedeschi di varie città, disfacimento dell’eser-cito, che pare abbia avuto ordini di vestire abiti borghesi e mettersi in salvo. Un complesso di cose che destano impressione nella popolazione. Io continuo nel mio solito lavoro di acquietare e di fare coraggio, dal momento che, grazie a Dio, sono tranquillissi-mo”.Il 19 maggio don Pippo ci infor-ma del primo bombardamento della città: “Alle ore 9 circa il primo bombardamento della zona industriale di via Mazzini e

Ravegnana. Sono corso subito, ho fatto tutto il possibile ammi-nistrando l’Olio Santo a diversi, caricando feriti e cadaveri, così sino alle 15, tornando a casa insanguinato e inzaccherato in modo indicibile. Non avrei mai pensato ad uno scempio simile. Della parrocchia 11 morti. Dopo questo giorno un più vasto fuggi fuggi dalla città per rifugiarsi in campagna”.

E arrivò il 25 agostoPurtroppo il diario si interrompe proprio quel 19 maggio e don Pippo non ci offre la sua cronaca del bombardamento del 25 ago-sto. Ne parla invece don Giusep-pe Mangelli, nel 1962, che in oc-casione del decennale della morte di don Pippo, del quale era stato cappellano a San Mercuriale, rac-contò: “Il ricordo che di lui ci è rimasto maggiormente impresso è quello del 25 agosto 1944, gior-no del bombardamento in piazza Saffi. Sul sacrato della chiesa si trovavano quel mattino una tren-tina di operai della Todt e molte altre persone sostavano in piazza XX Settembre o nella stessa piazza centrale pronte a ripararsi nel campanile al primo segnale di allarme. Vari bombardamenti si erano già avuti nella nostra città, ma fino allora sempre in perife-ria. Quel giorno invece fu preso

di mira il centro. Tutti ricordiamo con terrore quei tragici momenti. Don Pippo si trovava in sacrestia (raramente veniva in campanile e solo per recitare il rosario o per fare un po’ di coraggio, con le sue battute pronte e scherzose); d’improvviso tra le altre, sentì lo scoppio di una bomba vicina, il boato enorme prodotto dallo sventramento del tamburo della chiesa e dalla caduta della volta del soffitto sovrastante, unita-mente ad alte grida di aiuto. Non corse a ripararsi, ma si precipitò all’interno e chi poté vederlo in quei momenti ha colto una delle

immagini più grandiose della sua figura eroica. Stava sorreggendo e stringendo al cuore una povera ragazza, alla quale erano state ta-gliate completamente le gambe e che gli è forse morta tra le braccia o mentre, sulla sua fronte, faceva un ultimo segno di croce. Poi, an-cora sporco di sangue, corse fuori per portare l’ultimo conforto ai poveri colpiti: purtroppo non c’era nulla da fare, essendo morti tutti all’istante”.

Pastore col suo gregge ferito“Abbiamo visto - continua don Mangelli - poi per vari giorni don Pippo chino per terra, davanti alla chiesa e al campanile, raccogliere pazientemente i più piccoli resti dei corpi martoriati, riempirne delle piccole cassette e portarle al cimitero”. Particolare questo riportato da altri testimoni e con-fermato da mons. Sergio Scaccini, cappellano di don Pippo e depo-sitario delle sue memorie. “Pure in chiesa - continua la cronaca di don Mangelli - con l’aiuto di qualche volonteroso stette a lun-go per ricercare reliquie di ossa e di carni (se ne trovarono persino sulle cornici dei quadri) ed anche per queste fece una cassettina che portò di nuovo al cimitero proprio in un pomeriggio nel quale era pericoloso girare per il continuo piovere di granate sulla città. In pieno mese di agosto, col caldo opprimente di quei giorni, saliva dalla piazza il fetore nause-ante del sangue sparso dovunque. Ci eravamo recati al Municipio,

ma non avevano disinfettanti e vedemmo don Pippo con un sec-chio d’acqua e con uno scopone in mano che puliva meglio che poteva: per precauzione, diceva lui (ma forse per dare ascolto alla sorella, la signora Ida) teneva uno spicchio d’aglio in bocca mentre si sostituiva all’Ufficio d’igiene. Un certo numero di famiglie si era nel frattempo sistemato permanentemente nel campani-le. Dopo quel bombardamento gran parte della popolazione era sfollata. Don Pippo stava quasi sempre in chiesa, anche nel pieno infuriare delle bombe non ha mai mancato di celebrare. Quando non pregava lavorava, come sempre”. A conferma di quanto i forlivesi considerassero la presenza pater-na di don Pippo tra di loro anche in quei momenti terribili è la voce popolare che ha sempre attri-buito a lui anche il salvataggio del campanile di San Mercuriale, dove non esplosero le mine che erano state collocate.Poi il 9 novembre 1944, giorno della liberazione di Forlì, fin dal primo mattino, tante persone accorsero a San Mercuriale, chia-mando ad alta voce il parroco, lo portarono fuori dalla chiesa in trionfo, fu baciato e abbracciato dai forlivesi che pochi giorni dopo iniziarono la prima riunio-ne del Comitato di liberazione gridando “viva don Pippo!!!”.

giovanni amati

Settant’anni fa il bombardamento di ForlìLa città fu colpita il 19 maggio e il 25 agosto. Don pippo, abate di San Mercuriale fu tra i primi a soccorrere i feriti

“Sono trascorsi 70 anni da quel tragico 25 agosto

1944 quando Forlì fu bombar-data.

il bombardamento del 25 agosto 1944 provocò 84 morti e danneggiò numerosi edifici

La facciata della basilica di San mercuriale gravemente danneggiata dai bombardamenti

don pippo nel 1944 era abate di S. mercuriale

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28 agosto 2014

Dialogo nei luoghi di servizio Dialogo almeno con chi ci sta

diocesi19

Carissimi, vivendo la preghiera e la solidarietà per i cristiani perseguitati, specie per quelli dell’Iraq, ho cercato di interessar-mi più a fondo, sia con i pochi contatti telefonici possibili, sia attraverso le notizie dei telegiornali e dei giornali, specie Avveni-re. Ho ripreso per me e per i parrocchiani alcune parti di documenti particolar-mente significativi (allego il depliant che abbiamo messo a disposizione): la lettera del Papa al Segre-tario Generale dell’Onu, il messaggio della Cei, l’intervista all’arcivescovo di Mosul e la dichiarazione del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in cui si chiede espressa-

mente il pronunciamento e la condanna di quanto avviene da parte dei leader religiosi, specie mussulma-ni. Tutte cose molte lente ad arrivare. Ritengo sia giunto il mo-mento di una particolare riflessione anche nella no-stra realtà. Questo, non per tornare indietro su quel poco che abbiamo fatto o che facciamo a favore dei poveri, molti di religione islamica, nelle nostre Ca-ritas, nelle parrocchie, nei doposcuola... ma per colti-vare un dialogo che maturi noi e gli altri “in umanità”, nella promozione dei diritti umani di tutti, della dignità della vita, della libertà reli-giosa, nella condanna della violenza. Penso che si pos-sa dire, anche nel dialogo personale: “Noi cerchiamo

di fare opera di solidarietà e aiuto, per la nostra co-scienza umana e cristiana. Siamo cristiani. Voi, tu... cosa pensate dei cristiani? Cosa pensate di quanto avviene nella persecuzione ai cristiani in tante parti del mondo? Se vi dissociate da queste forme che ritenete esagerate, come esprime-te solidarietà ai cristiani? Come condannate le violenze nei loro confronti o verso qualunque altro?” Con queste riflessioni - a caldo - mi permetto invita-re a un dialogo più serrato e proficuo, proprio per promuovere il rispetto vi-cendevole e per allontanare alibi od omissioni. Caris-simi, di queste riflessioni, più o meno giuste, fate l’uso che credete.

roBErto roSSi

Gli eventi tragici di questi giorni che vedono lo sterminio della piccola comunità cristiana, hanno spinto don Roberto Rossi a scrivere al vescovo Lino Pizzi, al direttore della Caritas, al responsabile del Centro per l’ecume-nismo e il dialogo e al direttore del Momen-to, per invitarli ad una “particolare riflessione anche nella nostra realtà”. Accogliamo volentieri l’invito facendo nostra la dichiarazione del Pon-tificio consiglio per il dialogo interreligioso del 12 agosto: “La situazione drammatica dei cristia-ni, degli yazidi e di altre comunità religiose ed et-niche numericamente mi-noritarie in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligio-so e di tutte le persone di buona volontà. Tutti devono condannare una-nimemente, senza alcuna ambiguità, questi crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli. Altrimenti quale credibilità avranno le religioni, i loro adepti e i loro capi? Quale credibi-lità potrebbe ancora avere il dialogo interreligioso ricercato con pazienza in questi ultimi anni?”. (L.S.)

Iraq, lo sterminio dei cristianiDon Roberto Rossi: “Chiediamo anche ai musulmani di condannare le violenze”

L’amore per il prossimo è un tratto comune ad ogni religione e ancor di più lo è per il cristia-nesimo. Gesù Cristo lo ha portato alle estreme conseguenze con la sua morte in croce per amore, si è identificato con il povero e lo straniero, ne ha esaltato alcune caratteristiche come l’universalità dei destinatari e soprattutto la gratuità delle moti-vazioni: l’amore non va esercitato per raggiungere altri scopi se non il bene della persona. Su questa base naturale, i luoghi del servizio della carità possono coltivare il dialogo tra le persone, più che fra le religioni; un dialogo da costruire in atteggiamento di apertura alla verità e all’amore, che sia prima di tutto una conversazione sulla vita umana, un accettare sempre il rischio dell’incon-tro con l’altro come scrive papa Francesco, senza stancarci di scegliere la fraternità anche di fronte al rifiuto e sempre pronti a dare ragione della speran-za che è in noi. A partire dall’attenzione del cuore all’umanità di ognuno possiamo sperare e pregare si sviluppino le condizioni anche per un dialogo sui valori e un riconoscimento reciproco.

Sauro Bandi

I fatti iracheni pongono immediatamente, brutal-mente, la questione del dialogo interreligioso, in questo caso del dialogo con l’Islam. Inevitabilmente ci chiediamo se sia possibile e che senso abbia un tale dialogo. Diciamo che non si dialoga con l’Islam, ma con le diverse comunità islamiche e, in ultima istanza, con uomini e donne, in carne e ossa, con i quali oc-corre tessere pazientemente un rapporto di fiducia. In questa prospettiva il dialogo ha sempre senso, come afferma nettamente papa Francesco, quando dice che la violenza si vince soltanto col dialogo e con la ricon-ciliazione. Ne sono riprova alcune commoventi testi-monianze di solidarietà offerte da musulmani iracheni, come quella di coloro che hanno voluto partecipare alla messa del patriarca Sako a Bagdad, portando cartelli con la scritta: “Siamo tutti cristiani” (Avvenire, 22 luglio 2014). Resta molto da dire sul dialogo, ovvero sulla questione della convivenza, in particolare rispetto ai musulmani. Per questo anche nella nostra città non possiamo non proporre un dialogo con i musulmani, almeno con quelli che ci stanno, almeno nello spirito della dichiarazione del Pontificio consiglio per il dialo-go interreligioso del 12 agosto.

Enrico caSadio

il direttore della caritas il direttore centro Ecumenico

don roberto rossi nell’incontro ecumenico di S. mercuriale e una chiesa di mosul

Canzoni sotto le stelleCi siamo lasciati, augurandoci buone vacanze. Lo abbiamo fatto, naso all’insù, a scrutare le stelle di una - allora - ormai prossima notte di san Lo-renzo. Lo abbiamo fatto sulla scia di una tanto breve quanto intensa lirica di Giuseppe Ungaretti (Sereno, 1918). Le parole iniziali del testo poetico - “Dopo tanta / nebbia / a una / a una / si svelano / le stelle” - hanno continuato a frullarmi nella testa, perseguitandomi per alcuni giorni. Mi è così tornato in mente l’inizio di una vecchia canzone (Lungomare, 1987), molto estiva, del noto cantauto-re bolognese Luca Carboni: “E le stelle si accen-dono ad una ad una / come ballerine entrano in scena: ecco la luna!”. Il protagonista della storia è “il pescatore Giorgio”. Lo si immagina solo, di notte, sulla barca, distante dalla riva, non parteci-pe del mondo, isolato dagli altri. Lui, in mezzo al mare, “stanotte ha negli occhi la malinconia. / Ha paura che il mondo cambi senza di lui // Pensa alle coppie che si baciano sulla spiaggia //... che la vita è là, si muove dietro a quelle case / dove c’è gente, neon e pubblicità. // Gli arriva l’eco di canzoni da ballare / e di quelle che rimangono nel cuore. / Invidia il figlio che è là e corre forte sulla sua moto”. Distante e distaccato da tutto e da tutti, il pescatore Giorgio osserva la vita e il mon-do, che sembrano non più appartenergli. È triste, “perché la vita è incontrarsi e illuminare il buio. / Sì, la vita è scontrarsi magari sotto il sole. // Perché la vita è morire per certe cose non dette”. Forse è triste anche perché, senza accorgersene, proprio lui, pescatore, “le stelle non le guarda più / e si orienta con le insegne degli hotel”. Parafra-sando all’incontrario e, in parte, modificando una nota sentenza di Immanuel Kant, egli sembra aver perso contatto con il cielo stellato sopra di sé e con se stesso dentro di sé. Il pescatore Giorgio, però, non rappresenta solo se stesso. Su quella barca, in vacanza o no, sballottati sul mare di una società, di una cultura, di verità, di valori, di stili di vita, di relazioni, di amori... “liquidi”, ci ritroviamo spesso, se non addirittura stabilmente, anche noi. Pensiamo poi a un altro mare, a un’altra barca, a un altro pescatore e ai suoi amici, e, mescolati con loro, anche noi: “Disse loro Simon Pietro: ‘Io vado a pescare’. Gli dissero: ‘Veniamo anche noi con te’. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla» (Gv 21, 2-3). Anche a vacanze ormai concluse è possibile e facile per tutti - cristiani e no - ritrovarsi ancora stanchi, delusi, demotivati, disorientati. O ritrovarsi ancora distaccati e distanti da se stessi, dagli altri, dal cielo. Oppure ritrovarsi nelle vesti di osservatori passivi e annoiati, distratti e superficiali. Continuiamo a osservare le stelle nei cieli notturni dello scampolo che ci resta di questa estate. Ciascuno di noi, con occhi stupiti, con cuore semplice, possa far propria e assaporare l’esperienza di colui che canta un’altra canzone, un’altra prospettiva: “La notte che ho visto le stelle non volevo più dormire, / volevo salire là in alto per vedere / e per capire”(Claudio Chieffo, 2002).

osservatorio romano

di don Alessandro M. Ravaglioli

compleanni dei sacerdoti

Dal dal 29 agosto al 4 settembre compresi

Don Alessandro Ravaglioli 31 agosto

Mons. Gaspare Caselli1 settembre

28 agosto 2014diocesi 20

A tre settimane dalla fine del campo di Sappada provo a richiamare qualche aspetto che mi è rimasto impresso, con lo sguardo di un sacerdote che ha vissuto questa esperienza per la prima volta. Si tratta davvero di una vacanza! Il giorno della partenza mi sono accorto che il desi-derio di stare insieme, di conoscersi e di vedere cose belle era condiviso da tutti.Mentre il cielo benediceva la nostra permanenza nelle Dolomiti con frequen-ti temporali, ho potuto scoprire e ammirare la generosità con cui tanti, giovani e non, si spendeva-no nel servizio alle persone loro affidate. Eppure, non è questa generosità ciò che mi ha colpito mag-giormente. L’aspetto più prezioso del campo è la capacità di mettere in con-tatto con le cose essenziali.Più volte sono rimasto sorpreso dalle intuizio-

ni fulminanti sul senso, sulla fatica e sulla gioia di vivere, che emergevano dai “ragazzi”; le loro parole risultavano tanto più forti, perché sincere e frutto della loro esperienza. C’è soprattutto una essenzialità negli affetti e nelle relazioni: i ragazzi ti aiutano a mettere da parte procedure standar-dizzate e rassicuranti, ma anche falsanti, con cui spesso viviamo i rapporti con il prossimo. Questa essenzialità spazza via, almeno temporaneamen-te, quella nebbia fitta di pensieri e attività futili o ingannevoli che ci avvolge nella quotidianità. Sarà per questo che a Sappada mi capitava di pensare che Dio sembrava più vicino. Proprio a partire da questa impressione mi sembra di comprendere il significato della presenza del sacer-dote. Ferma restando la condivisione dell’esperien-

za così come la vive ogni partecipante, il prete è lì per aiutare tutti a ricordare o scoprire che all’origine della bellezza sperimenta-ta nella fraternità e nella condivisione, dietro ogni fatica sostenuta con amore e per amore, c’è il Dio di Gesù Cristo. Non si tratta di dare a ogni costo un’etichetta alle cose, quanto di riconoscere che Qualcuno ci precede sulla via della condivisione fraterna e dell’amore e che

quel Qualcuno può guidar-ci a vivere queste dimen-sioni nella pienezza che de-sideriamo, ma ci sembra di non poter mai raggiungere. L’Eucaristia, che scandisce ogni giornata del campo, indicava questa direzione. E se il tempo passa, ma la figura di don Amedeo rimane così presente nella mente e nel cuore di tanti, forse è perché ha saputo vivere e incarnare tutto questo.

nino nicotra

Due sacerdoti che, in modo diverso, hanno servito la missione della Chiesa con il loro mini-stero. Don Valerio nato nel 1939, dopo gli anni di for-mazione nel seminario di Sansepolcro, di cui faceva parte allora la parrocchia di Isola e in quello di Firenze ha studiato alla Pontificia università Gre-goriana ed è stato ordinato sacerdote nel 1964. Si dedica prima alla pastorale giovanile a San Sepolcro, poi dopo l’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione si trasferi-sce a Perugia per seguire gli universitari. Nel 1984 parte per la missione, a Nairobi, in Kenia e nel 1997 entra a far parte della Fraternità missionaria di San Carlo Borromeo. Attorno alla casa, dove

don Valerio vive assieme ad altri sacerdoti della Fraternità, sono nate negli anni diverse realtà educati-ve, pastorali e assistenziali. “Il futuro e lo sviluppo del Kenia dipendono dall’edu-cazione del popolo - affer-ma don Valerio - questo è ciò che anche oggi mi sta più a cuore. È una grande grazia vivere in una casa con altri sacerdoti perché solo dalla comunione può nascere la missione e questa è la prima testimo-nianza che possiamo dare al mondo”.Don Fabrizio è nato nel 1964 è entrato in semina-rio dopo aver conseguito la maturità al Liceo clas-

sico di Forlì, ha studiato teologia al seminario regionale di Bologna ed è stato ordinato sacerdote nel 1989. Dopo alcuni mesi come cappellano a Villanova si è iscritto all’università di Bologna poi ha continuato gli studi a Roma conseguendo la laurea in materie letterarie alla Lumsa, la licenza in storia ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana e il diploma di archivistica presso la scuo-la vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica dell’Archivio Segreto Vati-cano. Ha prestato servizio alla Pontificia Commissio-ne per i Beni Culturali del-

la Chiesa, poi al l’Archivio Segreto Vaticano, alla Pon-tificia Commissione per i Beni Culturali e ora al Pontificio Consiglio per la Cultura,. Membro dell’As-sociazione dei professori di storia della Chiesa in Italia e del Centro di Studi “Ravennatensia” ha pub-blicato numerosi articoli in varie riviste e pubblica-zioni di arte sacra e storia. Anche da Roma, dove ha trascorso la maggior parte di questi 25 anni di sacerdozio, ha mantenuto il legame con la sua terra di origine anche parteci-pando alle attività della Famiglia Romagnola.

giovanni amati

Due anniversari di sacerdozioDon Valerio Valeri ha festeggiato il 50° di messa, mons. Fabrizio Capanni il 25°

“Don Valerio Valeri, originario

di Isola di Santa Sofia e mons. Fabrizio Capanni, originario di Meldola, festeggiano rispettivamente il 50° e 25° anniversario di ordinazione sacerdotale.

Don Nino Nicotra ha partecipato per la prima volta al campo di condivisione“A Sappada Dio sembra più vicino”

da sinistra don valeri, missionario in Kenia, e mons. capanni che lavora al pontificio consiglio per la cultura

dida

Sarà capitato anche a voi. Per strada, in chie-sa, in un locale pubblico, al supermercato, cento volte al giorno si ripete la stessa scena: un bambino – anche molto piccolo – let-teralmente “scatenato”, che si agita, alza la voce, reclama attenzione, danneggia oggetti o tormenta persone... circondato dai tentativi (senza effetto) di uno o più adulti che cercano di contenerlo, o che con rassegnata impotenza mendicano con occhi sgomenti la comprensio-ne dei presenti.Forse a molti, come a me, in queste situazio-ni viene subito il pensiero: “possibile che un 30-40-50enne non riesca a tenere a bada un bambino che pesa sì e no 15 kg?”. Così l’irrita-zione si sposta immediatamente dal bambino all’adulto che “non sta facendo il suo dovere”. E magari arriva un po’ di nostalgia di una bella sculacciata ben assestata che senza tante parole ridimensioni il pargolo.Credo che, al di là di queste reazioni “a corto circuito”, il moltiplicarsi di queste scene possa farci riflettere un po’ su come guardiamo e trattiamo i bambini.Nella generalizzata crisi di natalità del nostro occidente i bambini sono diventati più rari: forse per questo sembrano oggi il cuore della famiglia e della società, oggetto di una ricerca spesso ansiosa e di premure percepite come mai sufficienti.Non è sempre stato così: nei secoli passati e fin oltre la soglia del XX secolo lo statuto dell’in-fanzia era molto più incerto e il bambino era a malapena considerato una persona completa, a cui era meglio non attaccarsi troppo, per non viziarlo e anche perché il numero dei figli per famiglia era molto più alto e la possibilità che uno o più di essi non raggiungesse l’età adulta era tutt’altro che remota.Il principale fattore di cambiamento in questo ambito sembra essere il controllo della fecon-dità: oggi quasi sempre un figlio si programma, si decide, si vuole, talvolta “ad ogni costo” fino all’accanimento tecnologico. E dunque da su-bito questo bambino voluto occupa un posto speciale, persino nel desiderio dei genitori: non è più un bambino tra gli altri. Ma proprio per questo si costruisce e cresce in un altro modo, nel rapporto con se stesso e con gli altri. Non è mai “ai margini”, come accadeva in passato, a guardare il mondo degli adulti sentendo che dovrà crescere per inserirvisi gradualmente. E’ piuttosto, come alcuni affermano, un bambino-re, uno al quale tutto sembra dovuto e alle cui esigenze gli adulti si sottomettono. Uno che occupa stabilmente il centro della scena. Sarà davvero questo il modo giusto di amarlo e di aiutarlo a crescere?

Che amore di bambino!

Le riflessioni di suor Giovanna

28 agosto 2014 chiesa italiana21

“Non più schiavi, ma fratelli”: è questo il tema scelto da papa Francesco per la 48.ma Gior-nata Mondiale della Pace, che sarà celebrata il primo gennaio 2015. Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace illustra il tema con il seguente comunicato: “Spesso si crede che la schiavitù sia un fatto del passato. Invece, questa piaga sociale è fortemente presente anche nel mondo attuale. Il Messaggio per il 1° gennaio 2014 era dedicato alla fraternità: ‘Fraternità, fondamento e via per la pace’. L’essere tutti figli di Dio rende, infatti, gli esseri umani fratelli e sorelle con eguale dignità. La schiavitù colpisce a morte tale fraternità universale e, quindi, la pace. La pace, infatti, c’è quando l’essere uma-no riconosce nell’altro un fratello che ha pari dignità. Nel mondo, molteplici sono gli abomi-nevoli volti della schiavitù: il traffico di esseri umani, la tratta dei migranti e della prostituzio-ne, il lavoro-schiavo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei bambini. E su questa schiavitù speculano vergognosamente individui e grup-pi, approfittando dei tanti conflitti in atto nel mondo, del contesto di crisi economica e della corruzione. La schiavitù è una terribile ferita aperta nel corpo della società contemporanea, è una piaga gravissima nella carne di Cristo! Per contrastarla efficacemente occorre innanzitutto riconoscere l’inviolabile dignità di ogni persona umana, e inoltre tenere fermo il riferimento alla fraternità, che richiede il superamento della diseguaglianza, in base alla quale un uomo può rendere schiavo un altro uomo, e il conseguente impegno di prossimità e gratuità per un cammi-no di liberazione e inclusione per tutti. L’o-biettivo è la costruzione di una civiltà fondata sulla pari dignità di tutti gli esseri umani, senza discriminazione alcuna. Per questo, occorre anche l’impegno dell’informazione, dell’educa-zione, della cultura per una società rinnovata e improntata alla libertà, alla giustizia e, quindi, alla pace. La Giornata Mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata ogni anno il primo di gennaio. Il Messaggio del Papa viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e segna anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre”.

“Non più schiavi ma fratelli”

giornata missionaria 2014

Le periferie non sono sol-tanto luoghi, ma anche e soprattutto persone”. Papa Francesco affida al Mee-ting di Rimini il mandato di evangelizzare ogni ambi-to della vita sociale perché “una Chiesa in uscita è l’unica possibile secondo il Vangelo”. In occasio-ne della 35° edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si svolge fino al 30 agosto a Rimini sul tema “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”, il Pontefice ha inviato, attraverso il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, un mes-saggio che equivale ad un progetto di azione per “questa importante inizia-tiva”. Scrive il cardinale: “Fin dal suo episcopato a Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio si rese conto che

le “periferie” non sono soltanto luoghi, ma anche e soprattutto persone”. Il Pontefice indica ai respon-sabili e ai partecipanti al Meeting due attenzioni particolari. Anzitutto, invita a non perdere mai il contatto con la realtà, anzi, ad essere amanti della realtà. Anche questo è parte della testimonianza cristiana: in presenza di una cultura dominante che mette al primo po-sto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio, la sfida è scegliere e amare la realtà.Inoltre, invita a tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale. I problemi più gravi, infatti, sorgo-no quando il messaggio cristiano viene identificato con aspetti secondari che non esprimono il cuore dell’annuncio. In un mon-

do nel quale, dopo duemila anni, Gesù è tornato ad essere uno sconosciu-to in tanti Paesi anche dell’Occidente, “conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attratti-

va”. Il Papa auspica che “tanti possano rivivere l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, i quali, incontrandolo sulla riva del Giordano, si sentiro-no domandare: Che cosa cercate?”. Dunque “possa questa domanda di Gesù accompagnare sempre il cammino di quanti visitano il Meeting per l’amicizia tra i popoli”.

Prima di partire per Roma e lasciare la Corea il 18 agosto papa Francesco si rivolge così al popolo coreano. L’omelia pronun-ciata alla messa per la pace e la riconciliazione diventa così un testamento per questa parte del mondo divisa in due. “Gesù ci chiede - ha detto il Papa - di credere che il perdono è la porta che conduce alla riconciliazione”. La Corea è tappezzata come un im-menso calvario dei luoghi in cui migliaia di cristiani hanno dato la vita per la fede. Solmoe, Dajeon, Haemi. Qui i cristiani sono stati imprigionati e uccisi nei modi più terribili. Il Papa è venuto a Seoul per onorare la loro storia ma anche per indicare un modello di vita. Il martirio, però, percorre ancora oggi le strade di questo conti-nente e non solo. Ci sono luoghi in cui ancora oggi i cristiani sono perseguitati e oppressi a causa della loro fede. Dista solo 60 chilo-metri da Seoul il confine

con la Corea del Nord. E un po’ più in là incombe il mistero della grande Cina. Per questi popoli il Papa ha teso una mano a quei Paesi con i quali la Santa Sede non ha relazioni di-plomatiche piene sperando in un cammino di dialogo possibile e fraterno. A questo immenso conti-nente il Papa ha indicato come strada e vocazione la cultura del dialogo nello stile di chi si pone con-sapevole della propria identità m, nello stesso tempo, aperto all’altro. È la presenza di una Chiesa umile ma viva, l’unica pos-

sibile in una terra così me-ravigliosamente complessa. “Non devo portare l’altro a me stesso”, ha detto il Papa parlando ai vescovi asiatici. E “la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”. Il Papa in Corea ha conquistato i cuori del popolo coreano, ha attraversato tutte le sue ferite e ha avuto una parola di consolazione e incoraggiamento per tutti. Per le vittime del traghetto Sewol, per le donne che hanno subito abusi sessuali durante la seconda guerra mondiale, per gli ospiti malati e disabili della Casa

della speranza. “Corea, esci dalla tristezza”, ha titolato il quotidiano economico più impor-tante della Corea del Sud e la televisione nazionale “Kbs” ha dedicato ore di dirette alla visita del Papa. La Corea in questi giorni si è dimostrata all’altezza delle sue sfide. La sua gen-te, la sua generosità, la sua antica storia hanno aperto al Papa una porta del con-tinente asiatico. Qui vive il 60% della popolazione mondiale. Bergoglio ci ritornerà presto, a gennaio, con i viaggi in Sri Lanka e Filippine.

Sulle orme di tutti i martiri Si è concluso il viaggio del papa in Corea. Si apre una nuova tappa verso l’Asia

““Tutti i coreani sono fratelli e

sorelle, membri di un’uni-ca famiglia e di un unico popolo, parlano la stessa lingua”.

Il messaggio di papa Francesco al Meeting in corso a Rimini fino al 30 agosto

“Amate la realtà e l’essenziale”

28 agosto 2014vita diocesana

il vangelo della domenica

A cura di Franco Garavini

Nel Vangelo di domenica scorsa, Gesù ci ha det-to che Lui è la roccia su cui è costruita la chiesa, e Pietro è la pietra angolare. In questa domenica il vangelo specifica come seguire Gesù: «Se qual-cuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi per-derà la propria vita per causa mia, la troverà”. Anzitutto il seguire Gesù è fondato su un atto di volontà personale. Rinunciare a se stessi non significa necessariamente andare incontro ad una vita di rinunce ascetiche. La fede non è masochi-sta: è desiderio di salvezza, di vita piena e felice, ‘avrete il centuplo quaggiù e la vita eterna’, cioè la vita in pienezza. Ma a differenza degli slogan pubblicitari, la questione della vita felice non si riduce al possesso e al successo. Gesù chiede, come qualsiasi impegno d’amore autentico, la totalità. Prendere la propria croce, - la croce non viene data da Dio, ma viene presa dagli uomini. L’evangelista adopera il termine “sollevare”, che indicava il momento nel quale il condannato doveva sollevare da terra il patibolo e caricarselo sulle spalle. Poi da lì, dal tribunale, uscire dalla porta della città per andare nel luogo dove do-veva essere giustiziato. Era il momento più tre-mendo, il momento della solitudine. Prendere la propria croce non è solo accogliere la vita nella gioia e nel dolore, anche i non cristiani lo fanno, ma è il coraggio di vivere la propria fede con la testimonianza della vita spesso contro corren-te. È essere fedeli a Lui: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per cau-sa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Seguire Gesù è una scelta personale, ma non individuale. Siamo Chiesa come comunità, anche se a volte viviamo la comunità come ‘scelta personale’, convinti più delle nostre idee che del ‘discernimento comu-nitario’, e per questo spesso purtroppo nelle no-stre comunità, come Pietro più che solide pietre siamo sassi d’inciampo. “Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Anche nelle nostre comunità a volte più che vivere ‘secondo Dio’, cioè con le catego-rie dell’amore e del servizio, viviamo ‘secondo gli uomini’, cioè con le categorie del potere e del dominio.

31 agosto - XXII Domenica del Tempo Ordinario

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L’idea è nata pensando all’opportunità di conosce-re persone e visitare luoghi senza alcuna programma-zione. Non ho fatto questa scelta per risparmiare, visto che con i voli “low cost” avrei speso sicura-mente molto di meno.All’inizio ero titubante e anche un po’ timoroso, alla fine mi sono ritrovato “ca-rico” e con l’animo allegro, aperto per gli incontri fatti, per le difficoltà superate e per i momenti di uma-nità condivisi con tante persone.Pur parlando discretamen-te l’inglese il mio rientro in Italia è iniziato nel peggiore dei modi: con un errore clamoroso. Convin-to di andare a Canterbury (direzione Dover) per imbarcarmi per Calais, mi sono ritrovato a Cambrid-ge dopo due ore di bus.Mi sono dato dello stupido e dopo aver visitato Cam-bridge ho iniziato l’auto-stop. Ed ecco la seconda “doccia fredda”: diverse auto mi si avvicinavano e i conducenti si divertivano ad insultarmi pesantemen-te o a fare dei gesti volgari senza nessun apparente motivo. Il mio viaggio ha toccato queste città: Dover (Gran Bretagna); Calais (Francia); Bruxelles e Leuven (Belgio); Maastricht (Olanda); Aachen, Bad Neuenahr-Arweiler, Fri-

burgo (Germania); Basilea e Lucerna (Svizzera); Como, Rovigo, Porto Garibaldi e Forlì.Dei tanti passaggi ricevuti vorrei ricordarne alcuni. Un ragazzo ha invertito la direzione di viaggio pur di accompagnarmi a Maa-stricht, raccontandomi la sua esperienza di autostop-pista negli USA per 7 mesi. Un signore, metà contadi-no e metà artista con un passato da calciatore mi ha raccontato la storia dei suoi tre precedenti matri-moni. Due simpatici tede-schi che dovevano scarica-re della legna in una specie di loro ‘isola ecologica’ per il riciclo del materiale. Mi sono offerto di aiutarli e hanno accettato solo quando gli ho detto “Ehi ragazzi, sono italiano, ma non sono pigro”. Un signore cinese dopo avermi fatto salire nella sua auto mi ha chiesto dei soldi, ma alla fine del viaggio non ha voluto nul-la, anzi mi ha portato più avanti nel percorso e mi ha lasciato il suo biglietto da

visita dicendosi interessato ad offrirmi un lavoro.Una coppia di giovanissimi ragazzi tedeschi che do-vevano andare a casa, ma che, visto che non avevano grossi impegni, mi hanno voluto portare a Basilea e mi hanno anche aiutato a trovare l’ostello. Mi sono sentito in dovere di offrir-gli la cena ed ho scoperto che in Svizzera tutto costa il doppio.Un signore senza lavoro e da tre anni perché la sua azienda di 180 dipendenti aveva fallito per mancanza di credito dalla banche. Una signora mi ha dato un passaggio dicendomi che “chi fa del bene, lo riceve indietro moltiplicato”.Una mamma con sua figlia mi hanno dato un passag-gio perché “sembravo pro-prio un bravo ragazzo, un inglese che aveva bisogno di aiuto”.Altri perché “quando ero giovane l’ho fatto anche io e capisco cosa vuol dire la frustrazione di non essere caricato quando fai autostop”.

Un episodio particolare ha riguardato l’unico camio-nista che mi ha dato un passaggio: era pressochè nudo, perchè in un inter-vento di lavoro era caduto in una vasca di olio e si era sporcato dalla testa ai piedi e aveva dovuto disfarsi degli abiti. Da ultimo l’incontro con un commerciante di vini e liquori di Verona. Io gli ho spiegato i motivi del mio viaggio e lui mi ha decantato la cultura e la storia del vino che com-merciava. Preso dalla foga del racconto ha proseguito il viaggio ben oltre la meta a cui era diretto. Desti-no vuole che capitiamo nel bar di un signore un po’ particolare che aveva birra inglese e, alle pareti, i dischi dei Pink Floyd, Bob Dylan, Battisti e dei Nomadi. Che dire, al termine di questo viaggio avventu-roso?Il dito dell’autostop fun-ziona da ‘selezionatore automatico’: chi non si vuole fermare tira dritto, ti fa segno di no o in alcuni casi sembra ritirarsi indie-tro; chi si ferma invece di solito è ben disposto, basta saper assecondare questa predisposizione ed essere cortesi e gentili e si otten-gono risultati insperati. Le persone hanno voglia e bisogno di contatto umano e molti vogliono fidarsi e dare fiducia.Anche nei momenti di massimo sconforto, sem-pre è arrivato un segno, un gesto, una parola, una persona che hanno dato una svolta alla giornata. Bisogna avere un minimo di determinazione e non ‘mollare’ subito.Infine c’è molta più gente generosa e di “cuore” di quanto noi possiamo immaginare, soprattutto leggendo i quotidiani e guardando la televisione.

“Raffaele Barbiero, operatore del Cen-

tro Pace di Forlì, ha scelto l’estate 2014 per fare un’esperienza di viaggio in autostop: un itinerario di 1.700 km di cui 1.200 in autostop; 46 passaggi ricevuti in 10 giorni da persone con età compresa tra i 25 e 60 anni, la stragrande maggioranza a loro volta autostoppisti.

Tracce di Cammino: raffaele Barbiero

Autostop, un’esperienza umana

Premio “Un cuore che vede” all’associazione Campo Emmaus

Bertinoro

Domenica 31 ago-sto, nella Concat-tedrale di Bertino-ro, al termine della messa delle 10.30 verrà consegnato all’associazione Campo Emmaus di Tipano (Cese-na) il premio “Un cuore che vede” dedicato a suor Gemma Ghini (nella foto), che fino al 2005, anno della sua morte, ha riempito della sua presenza amorevole la casa. Il riconoscimento viene attribu-ito ogni anno, a partire dal 2006, a persone o realtà che operano nello spirito di servizio al prossimo, facendo proprio l’esempio di suor Gemma.

28 agosto 2014

il direttore risponde

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Carissimo Direttore,leggo e seguo il vostro giornale da tempo ed apprezzo l’aspetto positivo e umano che emerge dai vostri articoli, quasi sempre una boccata di buone notizie, buona volontà ed iniziative meritevoli.Ho letto con attenzione l’inter-vista rilasciata dal dott. Amadori Dino nel nr. 27 a proposito dell’Ircss di Meldola; rispetto molto la professionalità medi-ca del professore e non entro in merito all’organizzazione di questa struttura ma quello che si respira da ammalati e da familiari è ben diversa da quella esposta nell’articolo.Chi entra in questa struttura è malato, spaventato, disorientato.Ho accompagnato mia madre durante la sua grave malattia e purtroppo siamo stati ricoverati in questa struttura.E qui è iniziato il calvario prima di tutto di mia madre e poi di noi

familiari.Non chiedevamo il miracolo, ma solo di essere amati, accompa-gnati e questo non è successo se non da parte degli infermieri o degli addetti alle pulizie.Quando la situazione è appar-sa disperata mia madre era un problema per la struttura, serviva il posto letto ...era meglio non morire lì... e qui mi fermo...Il vostro giornale si occupa delle persone, dei sentimenti, del do-lore delle speranze... la realtà che si respira a Meldola è questa e credetemi non è una mia impres-sione.Bisogna parlarne perchè forse si può migliorare, non serve un questionario da riempire per sapere se in quella struttura si curano e amano le persone o si fanno solo studi ed esperimenti che in ogni caso non dovrebbero escludere il rispetto dell’uomo.In ogni famiglia, nella nostra

regione o città, c’è una persona ammalata di tumore... non serve l’eccellenza scientifica se non c’è ben altro.

Cordiali saluti, grEgori carLa

Carissima Carla,grazie per la sua lettera netta nei contenuti ed espressa in tono pacato e costruttivo. Chi vive il dramma della malattia sa bene che la relazione con le per-sone (medici, infermieri, volontari, etc.) spesso fa la differenza.Può essere un sostegno e un inco-raggiamento a sperare, o un peso che si aggiunge alla fatica.L’Irst, come tutte le realtà, può presentare queste due facce. L’auspicio è che la professionalità medica non si separi mai dalla accoglienza alla persona.

C’è eccellenza scientifica senza cura della persona?

vita diocesana23

il vescovo incontra

Fino al 31/08LourdesPartecipa al pelle-grinaggio regionale organizzato dall’U-nitalsi

Lunedì 1/09Ore 10.00 - VescovadoPrediede il consiglio episcopale dioce-sano

Giovedì 4/09Ore 17.00 - VescovadoIncontra i membri della Cappellania Ospedaliera

San Lorenzo in festa con padre Leoni Pino Leoni, missionario saveriano in Amazzonia dal 1968 al 2014 (nella foto primo a destra con don Adriano Ranieri), ha partecipato il 10 agosto alla festa in suo onore celebrata a S. Lorenzo in Venatis, dove è stato battezzato il 3 novembre 1940. Padre Pino ha ringraziato così i parrocchiani.

“Grazie e ancora grazie della festa! Siete stati, tutte e tutti, bravissimi e coraggiosi: nonostante abbiate deciso la realizzazione dell’evento pochi giorni prima, siete riu-sciti ad ottenere il successo, soddisfacendo i partecipanti arrivati da tante parti! Fin da ora mi faccio inter-prete della riconoscenza dei fratelli e delle sorelle

della Missione in Amazzonia che già da tanti anni state accompagnando con tanta generosità, soprattutto con questa vostra iniziativa.Che bello vedere i bambini gioca-re e vedere i più grandi dare indicazioni nel parcheggio delle macchine, portare nelle

tavole il vino rosso e il vino bianco e pronti a servire. Spero di rivedervi ogni tanto e stare con voi insieme an-che in altre occasioni.Vi voglio bene e vi racco-mando al Signore e alla Ma-donna, con tutti i vostri cari.Un grande abbraccio. Pino”.

Si è chiuso giovedì 21 agosto il pellegrinaggio di 17 fedeli della Pianta, guida-ti dal parroco don Felice Brognoli alla terra natia di Karol Wojtyla. In nove intensi giorni, sono stati visitati i principali luoghi toccati dalla parabola terre-na del grande papa polacco, dalla nascita sino all’ele-zione al soglio di Pietro. Villiam Casadei, organizza-tore del viaggio, ha scelto Krakow, in italiano Craco-via, come base dell’intero pellegrinaggio: quasi tutti i siti più importanti cari al papa polacco gravitano

infatti nel raggio d’azione della Firenze del nord. La località più lontana toccata dai forlivesi, Czestochowa, con il santuario di Jasna Gora e la celebre Madonna Nera, dista 130 km. Uscita miracolosamente inden-ne dal secondo conflitto mondiale, Cracovia è una città bellissima e vale da sola un viaggio in Polonia. I “motivi” cracoviani legati a Giovanni Paolo II sono molteplici: qui il giovane Karol si recò per studia-re all’età di 18 anni e qui esercitò il servizio pastorale in qualità di arcivescovo dal

1964 al 1978. La prima tap-pa significativa del viaggio è stata Wadowice, con la visita alla casa nativa, oggi trasformata in un museo, e alla chiesa dove è stato battezzato. Sulla strada del ritorno a Cracovia, il gruppo si è soffermato a Kalwaria, il sacro monte dove il futuro papa maturò la vocazione sacerdotale, e Lagiewniki con il Santuario della Divina Misericordia, che conserva le reliquie del-la Santa Faustina Kowalska consacrato da Giovanni Paolo II nel 2002. A 60 km da Cracovia, i forlivesi si

sono imbattuti in uno degli orrori più grandi della sto-ria europea del Novecento: il campo di stermino di Auschwitz - Birkenau. Musi lunghi al ritorno in albergo dalla visita: a 70 anni dalla

fine dell’incubo, calpestare il suolo che vide lo stermi-nio scientifico di un milione e mezzo di persone, in gran parte ebrei, desta ancora stupore e angoscia.

piEro ghEtti

prEFEStivo15.30 Ospedale Pierantoni Padiglione Allende, Villa Serena16.00 Casa di riposodi Vecchiazzano17.00 Casa di riposo Al Parco, S. Maria del Fiore17.30 S. Pellegrino, S. Lucia, Duomo, Carmine18.00 S. Maria del Fiore, S. Giovan-ni Ev., Pianta, Ravaldino, S. Biagio, S. Caterina, S. Giuseppe Artigiano, Suffragio, Cava, Ronco, Romiti18.30 S. Pio X in Ca’Ossi, Coriano (via Pacchioni), Cappuccinini, San-tuario di Fornò, Coriano (Chiesa di via Pacchioni), Bussecchio, Regina Pacis, Duomo, Santa Lucia19.15 S. Filippo19.30 S. Martino in Strada20.00 Magliano, S. Rita,Vecchiazzano20.30 San Paolo, Grisignano

FEStivo7.00 Corpus Domini7.30 Ronco, S. Maria delle Grazie8.00 Ravaldino, Bussecchio,S. Rita, Vecchiazzano, Villanova, S. Pio X in Ca’Ossi, Coriano (Chiesa di via Correcchio), S. Giovanni Ev., San Paolo8.30 Carmine, Pianta, Regina Pacis, S. Benedetto, S. Giuseppe Artigia-no, Duomo, Cava, S. Pellegrino, Suore Francescane (via A. Cantoni), Romiti, Schiavonia, S. Giovanni Ev.9.00 S. Martino in Strada, Cappuc-cinini, S. Maria del Fiore, S. Lucia, Cimitero Urbano, S. Biagio, S. Francesco, Fornò9.30 Coriano (Chiesa di via Pacchioni), Bagnolo, Ospedale Morgagni, S. Caterina, Villa Rotta, Casa di Riposo Zangheri, S. Giovanni Ev. 10.00 Bussecchio, Duomo,S. Pio X in Ca’ Ossi, Selva,Villagrappa, San Lorenzo in Noceto, Magliano, Villarotta10.30 Regina Pacis, S. Rita,S. Pellegrino, San Paolo10.45 S. Benedetto11.00 Cappuccinini, Carpena, S. Caterina, Pianta, S. Giorgio, S. Giovanni Ev., S. Mercuriale, Vecchiazzano, Cava, S. Paolo, Schiavonia, Ravaldino11.10 Bussecchio11.15 Romiti, CarpinelloS. Giuseppe Artigiano, Suffragio, Ronco, S. Biagio11.30 S. Maria del Fiore, Carmine, S. Martino in Strada, S. Pio X in Ca’Ossi, Villanova, Duomo12.00 Regina Pacis, S. Filippo15.30 Ospedale Pierantoni,Villa Serena16.00 Villa Igea17.00 Bussecchio17.30 S. Pellegrino, Carmine18.00 Cava, S. Biagio, S. Rita18.30 S. Lucia, Duomo, Regina Pacis, Coriano (via Pacchioni)19.00 Cappuccinini20.00 Regina Pacis, S. Mercuriale20.30 Suffragio, S. Giovanni Ev.

Gli orari possono subire variazioni per esigenze pastorali delle parrocchie.

orari messe

Viaggio in Polonia sulle orme di San Giovanni Paolo II

Le diocesi della Romagna dal Papa

22 ottobre a roma

Le sette diocesi della Romagna promuovono il pellegrinaggio a Roma con la partecipazione all’udienza generale di papa Francesco merco-ledì 22 ottobre 2014. Il viaggio è organizzato dall’Opera pellegrinaggi della Romagna (Ope-ro) e si svolgerà nelle modalità dei tre giorni, dal 20 al 22 ottobre (quota individuale euro 185, minimo 45 paganti, escluso biglietto di ingresso alle catacombe), di due giorni, 21 e 22 ottobre (quota individuale euro 120, minimo 45 perso-ne, escluso biglietto di accesso alle catacombe) e di uno solo, il 22 ottobre (quota individuale euro 45, minimo 45 paganti).Dopo l’udienza generale di papa Francesco i partecipanti al pellegrinaggio delle sette diocesi romagnole si ritroveranno alle 15 per la cele-brazione comunitaria della messa in San Pietro, all’altare della Cattedra. Per informazioni e pre-notazioni rivolgersi a Ufficio diocesano pelle-grinaggi, piazza Dante 1, Forlì, tel. 0543.28240, riferimento Mariella (cell. 348.2401674).

il gruppo di pellegrini davanti alla chiesa di Wadowice in polonia