GIOVANI PORTIERI: LO SVILUPPO MOTORIO · INDICE 1. Lo sviluppo motorio – Fattori genetici a....

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GIOVANI PORTIERI: LO SVILUPPO MOTORIO Daniele Airoldi Preparatore portieri Aurora Pro Patria 1919 Attività di base / Giovanissimi Regionali

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GIOVANI PORTIERI: LO SVILUPPO MOTORIO

Daniele Airoldi

Preparatore portieri Aurora Pro Patria 1919

Attività di base / Giovanissimi Regionali

INDICE

1. Lo sviluppo motorio – Fattori genetici

a. Cenni di fisiologia

b. Ereditarietà – aspetti biologici

c. Portieri ed ereditarietà

d. Verificare lo stato di sviluppo

2. Lo sviluppo motorio – Fattori ambientali

a. Fattori ambientali

b. Alimentazione

c. Condizioni socio economiche e psicologiche

d. Sviluppo motorio e attività fisica (Capacità coordinative, condizionali, senso-

percettive)

e. Le 10000 ore di allenamento

3. Programmare una stagione

PREFEZAZIONE

Appena smesso di giocare (e il calcio giocato sicuramente non mi rimpiange) la prima domanda che

mi è venuta in mente prima di iniziare ad allenare i giovani portieri è stata:

COSA DEVO FARE PER AIUTARE I RAGAZZI A MIGLIORARE?

La prima risposta che mi è venuta in mente è stata: ALMENO NON DEVO FARE DANNI.

Una risposta conservativa, che ha però aperto la mia voglia di conoscenza a 360°.

Dietro a questa risposta ci sono state altre migliaia di domande che mi sono posto ampliando la mia

cultura oltreché il mio tipo di allenamento.

Alcune risposte sono nelle righe a seguire, altre domande sono ancora da scoprire.

Questo lavoro è un piccolo viaggio all’interno del mio percorso di formazione, probabilmente se lo

farei tra un paio di anni o se lo avessi fatto in passato sarebbe completamente diverso…

Alcune risposte iniziali…

Che cos’è lo sviluppo motorio?

E’ la capacità di accumulare nel tempo competenze motorie che costituiscono un repertorio sempre

più ricco e disponibile per le esigenze funzionali del soggetto.

La scienza che studia e cura la crescita fisica della persona nell’età evolutiva viene definita

AUXOLOGIA.

E’ intesa come interazione tra accrescimento (aumento dimensioni corporee – aspetto

QUANTITATIVO) e sviluppo (differenziazione in senso morfologico e funzionale – aspetto

QUALITATIVO) fino al raggiungimento della maturazione completa.

Questa scienza analizza le varie tappe della crescita.

Lo sviluppo motorio dipende dai seguenti fattori:

- Fattori genetici

- Fattori ambientali

Prima di analizzare i 2 fattori in dettaglio è bene, secondo me, avere qualche cenno di fisiologia per

poter comprendere le parti spiegate successivamente.

1. LO SVILUPPO MOTORIO – FATTORI GENETICI

1a. CENNI DI FISIOLOGIA

Che cos’è la fisiologia?

La fisiologia è la disciplina biologica che studia il funzionamento degli organismi viventi. La

fisiologia applicata allo sport studia tutte le componentistiche che riguardano il movimento.

Di seguito qualche cenno per capire dove andare ad agire per impostare un allenamento congruo per

un portiere di calcio del settore giovanile.

MECCANISMI ENERGETICI

L’organismo umano soddisfa tramite la trasformazione di energia chimica in energia meccanica le

richieste di dispendio dovute all’attività fisica. La forma di energia chimica più facilmente

utilizzabile dall’organismo è l’ATP (Adenosintrifosfato) producibile in 3 modalità:

- Anaerobico alattacido (agisce senza ossigeno e senza accumulo di acido lattico)

- Anaerobico lattacido (sistema della glicosi anaerobica, assenza di ossigeno ma con

accumulo di acido lattico, un elemento che se in eccesso inibisce la contrazione muscolare)

- Aerobico (agisce in presenza di ossigeno)

Gli zuccheri sono i composti di partenza per cui l’assimilazione e scomposizione produce energia.

Grassi e proteine intervengono solo in particolari situazioni (sforzi molto prolungati).

I meccanismi energetici sono catalogabili a seconda delle capacità e potenza da produrre. In pratica,

conoscendo il tipo di esercizio da svolgere, è possibile valutare il sistema energetico da allenare.

ATTIVITA’ NEUROMUSCOLARE

L’apparato muscolare è movimentato in qualsiasi situazione dal sistema nervoso. Il sistema

neuromuscolare è supportato inoltre dagli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, che provvedono

al trasporto dell’ossigeno e delle sostanze nutritive necessarie, mentre eliminano le sostanze di

rifiuto.

L’unità funzionale del muscolo scheletrico è l’unità motoria, costituita dal motoneurone (che invia

l’impulso, partito dalle strutture corticali e sottocorticali del sistema nervoso), dal suo assone (nervi

periferici) e dalle fibre muscolari che vengono attivate.

Le sinapsi sono il punto di contatto attraverso cui il neurone comunica con un altro neurone o con

l’organo effettore del movimento.

Ogni singola fibra nervosa motoria innerva diverse fibre muscolari mediante le placche terminali

motrici, o giunzioni neuromuscolari. Le fibre muscolari appartenenti alla singola unità si

contraggono in maniera sincrona, secondo il principio del tutto o niente e sono dello stesso tipo (I /

IIA o IIB). Dove è richiesto un controllo fine del movimento ogni motoneurone controlla poche

fibre (muscoli estrinseci degli occhi), mentre nei muscoli degli arti inferiori il rapporto è qualche

migliaia di fibre per motoneurone.

Il mediatore chimico che trasmette l’impulso è l’ACETILCOLINA.

La contrazione muscolare si attua quando una serie di filamenti proteici di actina e miosina sono

forzati a scorrere uno sull’altro. In pratica i filamenti di actina si collegano sui filamenti di miosina

scorrendo lungo questi, con conseguente sviluppo di tensione e accorciamento della fibra

muscolare. Il movimento delle fibre dipende dalla scissione di ATP, necessario per la fornitura di

energia. E’ l’unica fonte di energia sfruttabile senza l’intervento dell’ossigeno.

Il reclutamento di unità motorie cambia a seconda del carico, se il carico è leggero verranno

reclutate solo alcune unità, mentre nel caso di un carico massimale recluteremo tutte le unità

motorie disponibili nel muscolo.

E’ stato rilevato con dei test sul bicipite brachiale, che i dati di velocità di trasmissione nervosa sono

nettamente superiore negli adulti rispetto ai bambini. Aumentando la velocità di trasmissione è

possibile rendere più immediato l’impulso al muscolo, riducendo il tempo di latenza. Non è stato

però verificato se il tempo di trasmissione dell’impulso è allenabile oppure è nel codice genetico

dell’individuo (crescita lineare con lo sviluppo). Infatti, la velocità dell’impulso e il tipo di fibre

muscolari influenzano la capacità motoria di reazione semplice, fondamentale per il portiere di

calcio.

Le caratteristiche muscolari dei soggetti sono dipendenti principalmente dalla genetica e solo in

minima parte modificabili attraverso l’allenamento.

I tipi di fibra presenti nei muscoli di un individuo sono:

- fibra I: detta anche fibra rossa o “lenta”, che lavora per mezzo del sistema aerobico. Fibra di

tipo resistente, pochi filamenti di actina e miosina rispetto alle altre fibre. I motoneuroni che

innervano queste fibre sono di piccole dimensioni, hanno bassi valori di attivazione e

innervano un numero di fibre compreso tra 10 e 180.

- Fibra IIB detta anche fibra bianca o “rapida”, lavora con il metabolismo anaerobico.

Tantissimi filamenti di actina e miosina, si stanca velocemente. Fibra di forza e velocità a

rapida contrazione. I motoneuroni che innervano queste fibre sono grandi e a conduzione

veloce, innervano un numero di fibre compreso tra 300 e 800.

- Fibra IIA: una fibra che ha le migliori caratteristiche di fibre IIB e fibre I. questa fibra, se

correttamente allenata, può essere trasformata in fibra I o IIB. I motoneuroni che le

innervano hanno le stesse caratteristiche di quelli IIB.

Il colore delle fibre dipende dal trattamento colorante che subiscono per essere visibili al

microscopio.

SPECIALIZZARE LE FIBRE MUSCOLARI

Il portiere di calcio ha necessariamente bisogno di sviluppare le fibre IIB, lavorando quindi con un

meccanismo energetico di tipo anaerobico alattacido. Questo perché la durata massima dell’azione

di un portiere è di 4/5 secondi (parlando di un’uscita alta con ripartenza, tante altre situazioni

durano anche meno di un secondo). Quindi, durante l’allenamento stagionale (escludiamo quindi la

preparazione precampionato e quella invernale), sarebbe opportuno effettuare la maggior parte delle

esercitazioni (soprattutto situazionali) di durata 8-10 secondi massimo per evitare il lavoro lattacido

o aerobico.

La mia esperienza, però, soprattutto nell’allenamento tecnico e coordinativo con i giovani porta a

far durare un esercizio più del tempo teorico, effettuando un numero di ripetizioni vicino al MRCM

(Massima reperibilità compito motorio, cioè il numero massimo di ripetizioni effettuate con qualità

massima del lavoro), in quanto senza una adeguata ripetizione degli stimoli difficilmente il gesto

entra nel bagaglio motorio dall’allievo.

Inoltre, nei ragazzi, come indicato nella tabella in figura 4, il sistema anaerobico lattacido non

andrebbe sollecitato fino ai 10-12 anni.

Età

Sistema aerobico

Sistema anaerobico lattacido Sistema anaerobico alattacido

5 - 8 anni + +

9 - 12 anni ++ + ++

(Legenda: + inizio sviluppo / ++ incremento / +++ sviluppo importante)

Figura 1 – La tabella riporta lo sviluppo dei vari sistemi energetici in rapporto all’età biologica dei soggetti

Ognuno di noi possiede un “progetto muscolare” ben determinato, infatti la velocità di trasmissione

dell’impulso è condizionata dalla sezione dell’assone che innerva la fibra. Le fibre IIB sono

innervate da motoneuroni veloci (sezione maggiore), mentre le fibre di tipo I vengono innervate da

motoneuroni lenti (sezione minore).

Per questo un corretto allenamento delle fibre IIA diventa fondamentale per il miglioramento delle

prestazioni. Infatti, con un corretto programma è possibile modificare le fibre intermedie in uno o

nell’altro tipo, a seconda dell’attività da svolgere, andando così a lavorare sinergicamente e in

maniera adeguata allo sport da praticare.

La genetica, ovviamente, è alla base del portiere come di ogni altro sportivo, ma un corretto lavoro

dell’istruttore è fondamentale nello sviluppo motorio dell’atleta.

LA RESPIRAZIONE

La respirazione, oltre ad essere la funzione fisiologica che consente lo scambio di ossigeno a livello

polmonare, è strettamente legata alla percezione del corpo e allo stato emotivo. Controllando il

ritmo e la qualità della nostra respirazione si può avere miglior controllo sulla tensione muscolare.

L’importanza di una educazione respiratorio costituisce la base dell’attività motoria. Può essere

stimolata attraverso l’acquaticità in quanto:

1. E’ volontaria e deve essere appresa

2. Si esegue prevalentemente con la bocca

3. Espirazione attiva

4. Inspirazione passiva

5. Rapporta espirazione / inspirazione 3:1 (sulla terraferma è di 1:1)

Sulla terra ferma queste caratteristiche non possono essere sviluppate così marcatamente, in quanto

la respirazione è involontaria, una dota innata e si esegue in prevalenza con il naso.

I parametri più importanti che determinano le variazioni del ritmo della respirazione sono la

profondità, la frequenza, il rapporto fra la durata dell’inspirazione e quella dell’espirazione, le pause

e la portata del flusso inspiratorio. Con un volume di respiri al minuto costante, la profondità e la

frequenza di respirazione sono indirettamente proporzionali: se si aumenta la profondità la

frequenza scende e accrescendo invece quest’ultima la respirazione diventa meno profonda.

Dopo un’attenta valutazione delle varie forme di ritmo respiratorio si giunge alla conclusione che a

riposo la condizione ottimale è rappresentata da un’ampiezza e da una frequenza medie. Durante gli

sforzi, è principalmente la portata della respirazione che dovrebbe salire, mentre la frequenza

dovrebbe aumentare soltanto di poco. In linea di massima, durante il lavoro la respirazione profonda

e lenta (propria delle persone allenate) è considerata razionale, mentre quella superficiale con una

frequenza elevata è definita irrazionale e dunque poco efficace.

NEURONI SPECCHIO

I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano quando un individuo (o animale)

compie un’azione oppure quando l’individuo osserva la stessa compiuta da un altro soggetto. La

scoperta di questi neuroni è avvenuta casualmente, da parte di studiosi dell’università di Parma,

durante lo studio della corteccia premotoria su dei macachi tramite elettrodi posti nella parete

frontale. Durante una pausa di alcune sperimentazioni, un ricercatore prese una banana da un cesto

di frutta e notò la reazione di alcuni neuroni. Da li la scoperta che non solo eseguendo movimenti si

attivano i neuroni motori ma anche osservando azioni eseguite da altri. Questa scoperta ha un valore

enorme (oltre ad aiutare la ricerca livello di malattie come l’autismo o l’apprendimento linguistico)

per gli istruttori in quanto dà una valenza enorme all’apprendimento per imitazione. Infatti,

partendo dal presupposto che osservando un’azione si attivano gli stessi neuroni di quando l’azione

viene eseguita, gli studiosi hanno stipulato una serie di indicazioni da rispettare per attivare questo

tipo di neuroni. In particolare:

1. Mostrare interamente la tecnica da eseguire senza frammentazioni: i neuroni specchio codificano

le intenzioni, non vengono attivati durante la semplice osservazione di oggetti statici. Quindi, in una

didattica di insegnamento, è preferibile far vedere l’azione completa per poi frammentarla

successivamente se necessario per una affinazione tecnica (dal globale all’analitico)

2.Mostrare la tecnica alla giusta velocità: l’allievo può apprendere la tecnica solo alla giusta

velocità, né troppo lento (causa distorsione della realtà), né troppo veloce (causa non

“registrazione” della corretta immagine)

3. Mostrare la tecnica dalla giusta angolazione: l’esecuzione dell’insegnante deve essere

necessariamente osservata dalla prospettiva in prima persona dell’allievo. Per esempio, nel caso

l’istruttore proponesse un tuffo alla sua destra con gli allievi di fronte, l’esecuzione agli allievi verrà

richiesta a specchio (quindi tuffo sul lato sinistro). In caso si volesse proporre il tuffo sul lato

omologo, sarebbe preferibile osservare l’azione alle spalle del mister.

4. Chiarire agli allievi che la tecnica andrà imitata e non solamente osservata, ponendo il focus sui

punti salienti dell’azione: al fine di un corretto apprendimento, prima e durante l’osservazione

l’istruttore deve essere in grado di direzionare l’attenzione sugli aspetti salienti (o quelli che

vogliano essere curati maggiormente) durante l’esecuzione.

5. I neuroni specchio agiscono anche sull’istruttore: una volta eseguito il gesto da parte dell’allievo,

l’istruttore che lo sta osservando lo ripercorre internamente tramite l’azione dei suoi neuroni

specchio e confrontato con il pattern motorio che l’insegnante ha individuato come riferimento, può

effettuare le dovute correzioni.

Quelle elencate sono alcune regole da rispettare nel caso si voglia sfruttare al meglio l’azione dei

neuroni specchio. Va ricordato che i NS codificano solamente atti motori già presenti nel repertorio

dell’osservatore. Infatti, nel caso in cui si osservi un movimento nuovo, l’attivazione dei NS

permette di spezzettare in più frammenti l’atto motorio in piccole parti già conosciute,

ricomponendolo poi nella sequenza temporale corretta. Ogni frammento, infatti, corrisponde ad un

movimento già immagazzinato, e tramite la collaborazione di altre aree del cervello viene

riassemblato per poter definire un nuovo pattern motorio.

Risultano quindi fondamentali i processi attentivi durante la visione e la spiegazione dei vari

movimenti da parte degli atleti.

LO SCHEMA CORPOREO

“Lo schema corporeo non è un’entità biologica o fisica, ma il giusto risultato e la condizione di

giusti rapporti tra l’individuo e il proprio ambiente” Wallon, 1967

Partendo dalla frase di Wallon si può capire come lo schema corporeo sia l’insieme che si ha del

proprio corpo, sia da posizione statica che dinamica, in relazione con lo spazio e gli oggetti che lo

circondano.

Nella fase di sviluppo, le varie tappe di identificazione dello schema corporeo sono:

- tappa del corpo vissuto (fino a tre anni circa)

- tappa del corpo percepito (fino a sette anni circa)

- tappa del corpo rappresentato (fino a dodici anni circa)

Questa ultima tappa viene definita grazie anche all’apprendimento dei concetti di dominanza (la

prevalenza di un emicorpo rispetto all’altro) e lateralità (simmetria tra un lato e l’altro del corpo).

Vayer, invece, fa accenno all’equilibrio come una delle costituenti fondamentali dello schema

corporeo, siccome condiziona in parte gli atteggiamenti del soggetto di fronte al mondo esterno. I

requisiti per un buon equilibrio si trovano negli analizzatori, e soprattutto quello visivo, quello

uditivo, quello vestibolare e quello cinestesico.

Fondamentale per una corretta visualizzazione dello schema corporeo diventa anche il concetto di

respirazione. Per aiutare a prendere coscienza dell’atto respiratorio, al bambino può essere utile

“vedere” l’attività polmonare tramite il gonfiare i palloncini o soffiare su una pallina da ping pong

per spostarla nello spazio.

1b. EREDITARIETA’ – ASPETTI BIOLOGICI

Il patrimonio genetico (o GENOMA) è la totalità del materiale genetico di un organismo, è

composto da 46 cromosomi, 3,2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti un quantitativo di geni

compreso tra 20000 e 25000. Nel patrimonio genetico sono contenute tutte le informazioni di

crescita non modificabili di un soggetto.

I quadri di riferimento (pattern di crescita) stilati dalla nascita all’adolescenza sono così divisi:

1. Periodo neonatale (da 10 a 150 giorni)

2. Prima infanzia (da 160 fino a 2 anni)

3. Seconda infanzia (da 2 a 6 anni)

4. Terza infanzia (da 6 alla pubertà – 10-12 anni)

5. Pubertà (da 10-12 a 15-17 anni)

6. Adolescenza (dalla fine della pubertà fino al termine dell’accrescimento)

La fase più critica è quella della pubertà, che ovviamente varia da soggetto a soggetto sia per

periodo di inizio che durata. Tanner ha individuato come primo segno di inizio pubertà la crescita

testicolare, seguita dalla comparsa di peluria pubica e ascellare.

Lo studio, però, effettuato diversi anni fa in Inghilterra del 1962, ha una valenza prettamente

indicativa in quanto con il miglioramento delle condizioni ambientali è probabile che i quadri di

riferimento siano variati nel corso degli anni.

Di seguito sono riportate le scale di Tanner (G sta per genitali – P per peli):

G1 assenza di sviluppo

G2 ingrossamento scroto e testicoli senza aumento del pene anni 9,5 - 13,8

G3 crescita di scroto e testicoli e del pene (specie in lunghezza) anni 10,9 - 14, 11

G4 aumento del pene in spessore, sviluppo del glande; crescita anni 11,9 - 15,10

dello scroto con iperpigmentazione e dei testicoli

G5 genitali adulti anni 11,10 - 17

P1 assenza di sviluppo

P2 peli lunghi, sottili, lisci e poco pigmentati alla base del pene anni 11,3 - 15,7

P3 peli più grossi, arricciati sparsi sul pube anni 11,10 - 16

P4 peli di tipo adulto su superficie limitata anni 12,2 - 16,5

P5 peli adulti anni 13,0 - 17,0

Un’altra suddivisione, stilata da Stratz nel 1904, divide i periodi di crescita in fasi di TURGOR

(traduzione letterale dal latino = rigonfio/turgido - aumento ponderale con modificazioni a livello

muscolare e adipose) e PROCERITAS (traduzione letterale dal latino = altezza/lunghezza -

aumento di statura a livello scheletrico).

Nel particolare l’autore parla di:

1. Turgor primus (da 2 a 4 anni)

2. Proceritas prima (da 5 a 7 anni)

3. Turgor secundus (da 8 a 11 anni)

4. Proceritas secunda (periodo prepuberale)

5. Turgor tertius (periodo postpuberale)

Ovviamente, queste suddivisioni sono solo identificative, sono variabili da soggetto a soggetto.

Gli apparati che compongono il corpo umano hanno ognuno una propria velocità di crescita e

rispondono ai seguenti modelli:

- MUSCOLARE, OSSEOARTICOLARE, CARDIOCIRCOLATORIO E RESPIRATORIO:

sviluppo lento, lo scatto di crescita improvviso è coincidente con la pubertà.

- SISTEMA NERVOSO CENTRALE: è il primo a svilupparsi, a 6 anni è già quasi completo

(80-90% dello sviluppo finale)

- APPARATO RIPRODUTTIVO: parte dalla pubertà.

La velocità di crescita è direttamente proporzionale allo stato di salute e non è mai pari a zero.

Per analizzare il soggetto sono state studiate delle curve di crescita basati su studi campione nelle

varie popolazioni che permettono di verificare, controllare e inquadrare lo stato del soggetto in

rapporto allo standard.

I valori da analizzare per valutare il corretto sviluppo sono il peso e l’altezza (nei neonati, fino a 2

anni, si tiene conto anche del diametro della scatola cranica).

Le tabelle vengono definite PERCENTILI, di seguito l’esempio di una curva per analizzare i

ragazzi e le ragazze tra i 2 e i 20 anni.

La tabella di destra è riferita ai maschi, quella di sinistra è riferita alle femmine.

In linea di massima vengono considerati perfettamente in linea con la crescita i soggetti compresi

tra il 25° e il 75° percentile, ma comunque non a rischio i percentili tra il 3° e il 97°.

Figura 2 - Con un righello individuare l'incrocio tra età e altezza e leggere il proprio percentile di altezza.

Successivamente, individuare l'incrocio tra età e peso e leggere il proprio percentile di peso. I due percentili non dovrebbero essere troppo distanti tra loro. L'ideale (per ciascuna età) dovrebbe essere il peso corrispondente al proprio percentile di altezza.

Queste curve permettono di analizzare, a livello calcistico, la precocità di alcuni soggetti che

sportivamente vengono sopravvalutati, ma spesso i risultati ottenuti dipendono dalla precocità dello

sviluppo rispetto ai coetanei. Per seguire dettagliatamente un soggetto in via di sviluppo andrebbe

considerato sia l’aspetto quantitativo (dati antropometrici) che qualitativo.

I dati antropometrici più semplici e utili da tenere in considerazione per i portieri di calcio possono

essere:

- Peso

- Altezza

- Altezza da seduti

- Apertura braccia

- BMI (Body mass Index – Indice massa corporea)

- Età del primo menarca (per le ragazze)

- Percentuale di massa grassa

Le femmine crescono prima dei maschi e terminano lo sviluppo in anticipo. La pubertà è l’epoca in

cui si registra la maggior differenziazione sessuale con cambiamenti repentini negli organi

riproduttivi, nelle dimensioni e nelle forme corporee e nelle proporzioni dei tessuti.

1c. PORTIERI ED EREDITARIETA’

Il portiere è un ruolo molto influenzato dalla genetica. Il primo aspetto che balza all’occhio è

l’altezza dei numeri uno.

Per stilare dei dati antropometrici generali per un portiere sono stati raccolti altezza, peso e indice di

massa corporea (BMI) per ogni portiere di seria A nella stagione in corso (2013/14) e degli ultimi

campionati europei (2012)

Nome Società Anno di

nascita

Altezza Peso BMI Lateralità

dominante

Andrea Consigli Atalanta 1987 189 79 22.11 Destro

Giorgio Atalanta 1976 186 80 23.12 Destro

Frezzolini

Gianluca Curci Bologna 1985 191 90 24.67 Destro

Dejan Stojanović Bologna 1993 196 89 23.16 Sinistro

Marco Silvestri Cagliari 1991 191 80 21.92 Destro

Vlada Avramov Cagliari 1979 188 85 24.04 Destro

Alberto Frison Catania 1988 191 87 23.84 Destro

Mariano Andujar Catania 1983 194 87 23.11 Destro

Christian

Puggioni

Chievo 1981 187 81 23.16 Destro

Michael Agazzi Chievo 1984 189 85 23.79 Sinistro

Neto Fiorentina 1989 191 83 22.75 Destro

Antonio Rosati Fiorentina 1983 195 90 23.66 Destro

Mattia Perin Genoa 1992 188 77 21.78 Destro

Albano Bizzarri Genoa 1977 193 88 23.62 Destro

Samir

Handanovic

Inter 1984 193 89 23.89 Destro

Juan Pablo

Carrizo

Inter 1984 189 88 24.63 Destro

Gianluigi Buffon Juventus 1978 191 83 22.75 Destro

Marco Storari Juventus 1977 187 76 21.73 Destro

Etrit Berisha Lazio 1989 194 92 24.44 Sinistro

Federico

Marchetti

Lazio 1983 188 82 23.20 Sinistro

Francesco Bardi Livorno 1992 188 82 23.20 Destro

Luca Anania Livorno 1980 190 81 22.43 Destro

Gabriel Milan 1992 193 90 24.16 Destro

Christian Abbiati Milan 1977 191 92 25.21 Destro

Rafael Napoli 1990 186 88 25.43 Destro

Pepe Reina Napoli 1982 188 92 26.02 Destro

Antonio Mirante Parma 1983 193 79 21.20 Destro

Nicola Pavarini Parma 1974 190 81 22.43 Destro

Morgan De

Sanctis

Roma 1977 190 86 23.82 Destro

Lukasz Skorupski Roma 1991 187 84 24.02 Destro

Angelo Da Costa Sampdoria 1983 186 81 23.41 Destro

Vincenzo Fiorillo Sampdoria 1990 190 75 20.77 Destro

Alberto Pomini Sassuolo 1981 187 83 23.73 Destro

Gianluca Pegolo Sassuolo 1981 183 76 22.69 Sinistro

Daniele Padelli Torino 1985 191 82 22.47 Destro

Tommaso Berni Torino 1983 185 80 23.37 Destro

Zeljko Brkic Udinese 1986 194 88 23.38 Destro

Simone Scuffet Udinese 1996 187 85 24.30 Destro

Rafael Verona 1982 187 80 22.87 Sinistro

Nikolaj Mihajilov Verona 1988 194 87 23.12 Destro

Nome Nazionalità Anno di

nascita

Altezza Peso BMI Lateralità

dominante

Wojciech

Szczęsny

Polonia 1990 195 75 19,72 Destro

Grzegorz

Sandomierski

Polonia 1989 196 87 22,65 Sinistro

Przemysław

Tytoń

Polonia 1987 195 80 21,04 Destro

Konstantinos

Chalkias

Grecia 1974 199 88 22,22 Destro

Alexandros

Tzorvas

Grecia 1982 190 79 21,88 Destro

Michalis Sifakis Grecia 1984 191 82 22,48 Destro

Igor Akinfeev Russia 1986 185 78 22,79 Destro

Anton Sunin Russia 1987 190 83 22,99 Destro

Vjačeslav

Malafeev

Russia 1979 185 76 22,21 Destro

Petr Cech Rep. Ceca 1982 196 92 23,95 Sinistro

Jan Lastuvka Rep. Ceca 1982 191 80 21,93 Destro

Jaroslav Drobný Rep. Ceca 1979 192 87 23,60 Destro

Maarten

Stekelenburg

Olanda 1982 197 84 21,64 Destro

Michel Vorm Olanda 1983 183 74 22,10 Destro

Tim Krul Olanda 1988 188 83 23,48 Sinistro

Stephan Andersen Danimarca 1981 188 82 23,20 Destro

Anders

Lindegaard

Danimarca 1984 193 80 21,48 Destro

Kasper

Schmeichel

Danimarca 1986 189 83 23,24 Destro

Manuel Neuer Germania 1986 193 90 24,16 Destro

Tim Wiese Germania 1981 193 91 24,43 Destro

Ron Zieler Germania 1989 188 86 24,33 Destro

Eduardo Portogallo 1982 187 84 24,02 Destro

Rui Patrício Portogallo 1988 189 86 24,08 Sinistro

Beto Portogallo 1982 182 80 24,15 Destro

Victor Valdes Spagna 1982 183 78 23,29 Destro

Pepe Reina Spagna 1982 188 92 26,03 Destro

Iker Casillas Spagna 1981 185 84 24,54 Sinistro

Gianluigi Buffon Italia 1978 192 83 22,52 Destro

Morgan De

Sanctis

Italia 1977 190 86 23,82 Destro

Salvatore Sirigu Italia 1987 192 80 21,70 Destro

Shay Givem Irlanda 1976 185 84 24,54 Destro

Keiren Westwood Irlanda 1984 188 86 24,33 Sinistro

David Forde Irlanda 1979 188 90 25,46 Destro

Stipe Pletikosa Croazia 1979 193 83 22,28 Destro

Ivan Kelava Croazia 1988 195 90 23,67 Sinistro

Danijel Subašić Croazia 1984 192 84 22,79 Destro

Maksym Koval' Ucraina 1992 188 80 22,63 Destro

Andrij P″jatov Ucraina 1984 190 78 21,61 Destro

Oleksandr

Horjaïnov

Ucraina 1975 184 82 24,22 Destro

Andreas Isaksson Svezia 1981 199 88 22,22 Destro

Johan Wiland Svezia 1981 188 78 22,07 Destro

Pär Hansson Svezia 1986 185 82 23,96 Destro

Hugo Lloris Francia 1986 188 78 22,07 Sinistro

Steve Mandanda Francia 1985 185 82 23,96 Destro

Cédric Carrasso Francia 1981 192 87 23,60 Destro

Dalla raccolta di questi dati, analizzando l’altezza, si può notare che la media dei portieri della serie

A è di 189.92. Lo scostamento massimo è di 13 cm (dai 183 cm di Gianluca Pegolo ai 196 di Dejan

Stojanović).

Molto simile il discorso per i portieri di Euro 2012, l’altezza media è di 189,88 cm. Lo scostamento

massimo è di 16 cm (dai 183 cm di Victor Valdes ai 199 di Andreas Isaksson e Konstantinos

Chalkias)

L’altezza media della popolazione italiana adulta di sesso maschile è di circa 175 cm (dati ISTAT),

quindi balza all’occhio che un criterio di selezione iniziale riguarda proprio la statura (quasi 15 cm

tra la media italiana e la media dei portieri!).

Altezza media portieri Serie A 2013/14

180

181

182

183

184

185

186

187

188

189

190

191

192

193

194

195

196

197

198

199

200

Alt

ezza i

n c

m

Figura 3 – Nel grafico si può vedere la poca differenza di statura che c’è tra tutti i portieri della serie A.

Dalle informazioni raccolte si può notare come sia importante avere una statura sopra la media per

poter competere ad altissimi livelli. Per questo è importante monitorare la crescita dei giovani

portieri in tutte le fasi di sviluppo. Ovviamente, il talento non è prescindibile dalla sola altezza,

quindi a volte risulta sbagliato selezionare, soprattutto in giovane età, ragazzi in base al solo fisico.

Soprattutto nelle categorie giovanili e dilettanti, è importante non influenzare le scelte solo in base

ai cm, ricordandosi che si ha a che fare comunque con bambini / ragazzi che potrebbero risentire

molto della “discriminazione” subita.

Interessante è anche il discorso della lateralità, infatti la percentuale di portieri mancini in serie A è

del 15% sul totale, rispetto al 10% della media italiana (fonte ISTAT). Ancora più alta è la media

dei portieri mancini a Euro 2012 (vicina al 18%). Negli sport individuali come il tennis o il pugilato

essere mancini è un grosso vantaggio, in quanto si è abituati a colpire a specchio (cosa che non

succede tra destri). Inoltre, pare più semplice migliorare l’uso dell’arto debole da parte di un

mancino rispetto ad un destro, questo potrebbe creare di piccoli vantaggi anche nel ruolo del

portiere.

Dopo la raccolta di questi dati, come è possibile stabilire un prospetto di crescita affidabile?

1d. VERIFICARE LO STATO DI SVILUPPO

DETERMINAZIONE APPROSSIMATIVA ALTEZZA DA ADULTO

Per prima cosa, sarebbe utile verificare la statura dei genitori per stabilire se il giovane portiere ha

nei suoi geni quello relativo all’altezza. Infatti, con una percentuale vicina al 95% di dati esatti si

riesce a stabilire un campo di valori abbastanza preciso in cui si stabilizzerà l’altezza da adulto del

soggetto.

La formula base è: ((altezza mamma + altezza papà) / 2) ± 6.5cm.

Il ± è dovuto al sesso del soggetto: se il figlio è maschio bisogna aggiungere 6.5 cm alla media

dell’altezza dei genitori, mentre se è femmina togliere 6.5 cm.

Il valore risultante, poi, potrebbe avere uno scostamento sia superiore che inferiore di 5,5 cm.

ESEMPIO (dati reali):

Mamma = 163

Papà = 184

Altezza ipotizzata dei figli in età adulta = 180 ± 5.5

Figlio 1 = 176

Figlio 2 =184

DETERMINAZIONE DELL’ETA’ BIOLOGICA

Nelle pagine precedenti sono stati analizzati i grafici percentili di crescita. E’ stato spiegato come

ogni individuo abbia la sua curva di crescita, quindi è importante capire la differenza tra età

cronologica (dati anagrafici) e età biologica.

L’età biologica, in fisiologia, viene definita come l’età che si può attribuire ad un individuo sulla

base delle sue condizioni morfologiche (aspetto esteriore) e funzionali (condizione dei tessuti)

rispetto agli standard di riferimento. Spesso, quindi, l’età biologica non corrisponde all’età

anagrafica, per questo è molto importante definirla per valutare il grado di sviluppo di un soggetto

per stabilire un programma di lavoro.

Come anticipato, per chi lavora nello sport è importante non prendere abbagli riguardo le

prestazioni in età evolutiva fortemente condizionate dallo sviluppo.

Oltre alla valutazione “visiva” di Tanner sulla pubertà, (vedi capitolo precedente) ci sono altri

metodi per stabilire lo stato di sviluppo del giovane atleta, di seguito la presentazione di alcuni.

RADIOGRAFIA DEL POLSO

La radiografia del polso è un metodo molto efficace per verificare l’età ossea dei pazienti.

Infatti, le strutture cartilaginee subiscono un effetto di ossificazione durante la crescita. Come altre

ossa lunghe, il processo di sviluppo delle ossa del polso comincia con l’ossificazione delle diafisi,

seguito dai centri di ossificazione delle epifisi e la formazione dei piani di crescita epifisiali.

Queste ossificazioni seguono un ritmo di cambiamento

pressoché standard in tutti i soggetti, i vari stadi di crescita

sono stati raccolti nell’atlante di Greulich&Pyle. In questo

documento sono state raccolte immagini radiografiche della

mano sinistra di bambini – maschi e femmine – ogni 3 mesi

circa durante tutto il periodo dello sviluppo.

Figura 4 – Schema di un osso lungo

Il pediatra, confrontando le immagini dell’atlante con le radiografie del soggetto esaminato riesce a

stabilire l’età biologica.

Questo metodo ha diverse controindicazioni, legate a:

- Uso di radiazioni con dei soggetti in fase di sviluppo

- Costo delle radiografie

- Possibili differenze di interpretazione da pediatra a pediatra

- Errore dell’operatore durante l’esecuzione dell’esame (possibile scostamento di circa un anno)

- I dati riportati nell’atlante sono di un’epoca passata (anni ’30 del secolo scorso) e di uno specifico

contesto sociale (Stati Uniti d’America). E’ noto infatti che in Africa, per esempio, la maturazione

sessuale avviene precocemente rispetto al mondo occidentale.

METODO AD ULTRASUONI

Le calcificazioni del polso descritte nel metodo radiologico di valutazione dell’età ossea vengono

sfruttate anche dal metodo ad ultrasuoni. Infatti, il principio di questa valutazione è di verificare la

velocità dell’onda nella mano del paziente.

Per esempio, la velocità di un’onda ad ultrasuoni nella cartilagine (età ossea minore) è di 1700

m/sec, mentre in ossa calcificate è compresa tra 2200 e 4500 m/sec. Quindi, stabilendo una velocità

delle onde ultrasoniche è possibile determinare con esattezza il grado di sviluppo.

Questo metodo è migliore rispetto al precedente in quanto non emette radiazioni ionizzanti e riduce

l’errore dell’essere umano sulla valutazione.

Purtroppo, però, la scarsa disponibilità economica attuale in campo calcistico vede questo

dispositivo presente in pochissime realtà.

DETERMINAZIONE DELL’ETA’ BIOLOGICA ATTRAVERSO IL CALCOLO DEL BMI

Un metodo semplice che non richiede nessun tipo di attrezzatura e comunque valido per la

determinazione dell’età biologica è il calcolo del BMI (Body mass Index). Rispetto alle modalità

esposte precedentemente, questa valutazione avviene tramite un metodo indiretto. Infatti,

conoscendo peso e altezza del soggetto preso in considerazione si può ottenere facilmente il BMI di

ogni atleta ed inserirlo nella rispettiva classe di maturazione.

Il BMI si ottiene con la seguente formula: PESO (kg) / Altezza² (m).

Il valore risulta però attendibile solo se il ragazzo valutato non presenta una elevata massa grassa,

che viene rilevata attraverso lo spessore di due pliche (forma di piega dei tessuti nel corpo umano)

cutanee, quella sottoscapolare e quella tricipitale. La misurazione manuale si effettua prendendo la

plica interessata tra pollice ed indice ed applicando lo strumento. Per evitare errori, si effettuano tre

misurazioni su entrambi i lati del corpo (potrebbero essere presenti delle asimmetrie) per poi

ricavarne una media matematica. I valori vengono inseriti negli schemi plicometrici di Durnin e

viene valutata la massa grassa, massa magra e il peso ideale.

Se i valori tabellari rispecchiano il normopeso, inserendo il dato del BMI nella tabella seguente

(figura 5) si può valutare con discreta precisione la classe di maturazione del soggetto.

Dopo aver determinato la maturazione di ogni atleta del gruppo si può verificare cosa allenare.

Figura 5 – Classe di maturazione in funzione del BMI

Da rilevazione continue durante un determinato periodo dell’altezza di un soggetto si possono

inoltre disegnare due curve, quella di distanze e quella di velocità.

ATTITUDINE E PORTIERE

Oltre alle valutazioni fisiche, per identificare se un bambino che si sta avviando al ruolo sia

predisposto è possibile fare caso ad alcuni comportamenti che mantiene durante i giochi motori. Per

prima cosa, è necessario che il piccolo portiere provi grande piacere a stare tra i pali. La crescita di

un giovane è garantita se c’è interesse al ruolo.

Oltre a questa basilare osservazione, è possibile verificare che il bambino sia propenso al contatto

con compagni e il terreno, non abbia paura della palla e abbia delle ottime doti di orientamento.

Per verificare queste attitudini si possono proporre dei semplici giochi (anche non specifici – vedi

sezione sulle condizioni socioeconomiche e psicologiche) per valutare chi possa intraprendere con

maggior probabilità di riuscita il ruolo del portiere. Ovviamente, anche chi non possiede tali abilità

naturali, può -se interessato a giocare in porta- intraprendere il ruolo e sviluppare queste doti con

l’abitudine e l’allenamento.

2 SVILUPPO MOTORIO - FATTORI AMBIENTALI

I fattori ambientali sono quei meccanismi di crescita nei quali è possibile intervenire e sono legati a:

- ALIMENTAZIONE: fondamentale per un corretto sviluppo. Il ragazzo ha bisogno di una

alimentazione sana e completa per crescere.

- CONDIZIONI SOCIOECONOMICHE: Le condizioni igieniche, sanitarie, il lavoro minorile, lo

spostamento di carichi incidono in maniera netta sulla crescita del soggetto. Per esempio, una lunga

malattia incide pesantemente sullo sviluppo del soggetto e sulla velocità di crescita.

- CONDIZIONI PSICOLOGICHE: hanno una forte incidenza sullo sviluppo. E’ fondamentale

evitare condizioni avverse che condizionano la crescita del soggetto, per esempio è stato verificato

che lo stress, le difficoltà emotive, i rapporti complessi in famiglia influiscono negativamente sullo

sviluppo del bambino.

- ATTIVITA’ FISICA: ruolo di primo piano.

2a - ALIMENTAZIONE

“Fai che il cibo sia la tua prima medicina” (Ippocrate)

L’alimentazione è uno dei fattori chiave della crescita dei soggetti in via di sviluppo. Se si pensa

alla nutrizione come ad un fattore allenante, si può ben presto capirne l’importanza.

Infatti, in media un ragazzo in via di sviluppo che partecipa a competizioni ad alti livelli svolge

attività fisica 4 volte la settimana.

Se si pensa che in una corretta alimentazione si dovrebbero consumare i 3 pasti principali al giorno

(esclusi quindi gli spuntini) risulta notevole l’incidenza del cibo in una settimana (sarebbero 21

allenamenti!).

La disciplina che studia gli effetti del cibo sull’essere umano viene definita nutrizione.

Nella fase di crescita è necessario (e comunque è sempre importante) avere una dieta equilibrata.

In una dieta equilibrata è necessario che i tre principali macronutrienti (carboidrati, proteine e

grassi) siano all’incirca in eguale rapporto.

In dettaglio, di seguito, le caratteristiche dei macronutrienti.

CARBOIDRATI (zuccheri): sono la più comune fonte di energia per gli uomini. Si dividono in

varie categorie derivate dalla velocità di assorbimento: veloci (pasta e zuccheri semplici – prodotti

raffinati), semilenti (cibo integrale) e lenti (frutta e verdura).

Da questa divisione primaria si può notare la diversità tra prodotti raffinati e integrali, alimenti base

della dieta mediterranea. Queste due tipologie di cibo, seppur derivate dalla stessa materia prima,

sono molto differenti sia per la produzione (nella farina integrale viene inserito tutto il seme, mentre

in quella raffinata vengono tolti sia la crusca esterna che l’embrione) che per l’effetto sul corpo

umano.

I carboidrati in generale incidono pesantemente sull’indice glicemico.

L’indice glicemico è un sistema di classificazione numerica per misurare la velocità di digestione e

assorbimento dei carboidrati e il loro conseguente effetto sulla glicemia (punteggio IG alto = picco

istantaneo, breve durata).

Il meccanismo di regolazione dell’indice glicemico si basa sul controllo di due ormoni antagonisti

prodotti dal pancreas, l’insulina e il glucagone.

L’insulina interviene in caso di salita della glicemia (il

glucagone nel caso di discesa) spingendo le cellule ad

utilizzare come fonte di energia in caso di carenza i carboidrati

(il glucagone spinge ad utilizzare grassi e proteine). La

quantità di insulina secreta dal pancreas dipende dalla velocità

con la quale si innalza la glicemia. .

I carboidrati raffinati hanno un indice glicemico altissimo,

quindi nell’immediato dopo pasto più insulina deve essere

prodotta dal pancreas per stabilizzare la glicemia. Come

visibile dal grafico, il picco glicemico scatena una velocissima

liberazione di insulina che abbassa la glicemia provocando un

senso di fame. Inoltre, l’insulina in eccesso non permette

all’organismo di bruciare grassi, che vengono immagazzinati nel tessuto adiposo.

Nel secondo grafico, invece, assumendo carboidrati grezzi o

vegetali, l’indice glicemico rimane più stabile, rimandando la

sensazione di fame ed evitando sbalzi che provocano

sonnolenza, nervosismo e cali di prestazione (Ipoglicemia

reattiva). Mantenendo stabile l’indice glicemico si favorisce la

secrezione di glucagone, che permette di bruciare grassi e

proteine mobilizzandole anche dal tessuto adiposo.

Un picco di glicemia provoca una richiesta intensissima di zuccheri. Una volta terminata la “scorta”

immagazzinata nel fegato, interviene un altro ormone, il cortisolo (prodotto dalle ghiandole

surrenali), che inibisce la sintesi di proteine e di GH se prodotto in eccesso. Per i giovani, questo

ormone in elevata quantità influisce notevolmente sulla crescita, essendo il GH l’ormone necessario

allo sviluppo. Stesso discorso vale per le proteine, infatti il cortisolo rompe le proteine present i nei

muscoli per trasformarle in carboidrati necessari a dare energia al corpo umano. Questa sintesi

provoca una regressione nel tono muscolare creando grossi problemi agli sportivi (e non solo).

GRASSI (Lipidi): sono un importante riserva di energia per il corpo umano, in quanto liberano una

grossa quantità di calorie per unità di massa. Inoltre producono ormoni, costituiscono la membrana

cellulare in tutti i tessuti e sono precursori di sostanze regolatrici del sistema cardiovascolare, della

coagulazione del sangue, della funzione renale e del sistema immunitario. Hanno come

caratteristica comune l’insolubilità in acqua.

I grassi si dividono principalmente in SATURI (sostanze solide, caratterizzate da legami semplici

carbonio-carbonio, di provenienza animale) e INSATURI (sostanze generalmente liquide, più

legami nella catena di carbonio, provenienza vegetale).

A loro volta, i grassi insaturi, sono suscettibili a molte reazioni, in particolare all’idrogenazione.

Con questo trattamento, gli acidi grassi diventano TRANS o IDROGENATI (margarina e

merendine varie) che comportano gravi danni alla salute. Questi grassi sono “favorevoli”

all’industria alimentare, in quanto hanno costi ridotti, stabilità alla temperatura e lunga scadenza.

La quantità di grassi idrogenati che il nostro corpo può sopportare senza subire danni è pari a zero

(ministero della salute). I danni che ne derivano possono essere di tipo cardiovascolare, problemi di

crescita nei bambini, aumentano i livelli di insulina in risposta a carichi glicemici, interferiscono

con la risposta immunitaria e abbassano il colesterolo HDL e alzano quello LDL.

I grassi più importanti per un corretto sviluppo sono:

- IL COLESTEROLO: prodotto per la maggior parte autonomamente dal fegato, deve essere

integrato solo per una minima parte dall’alimentazione (massimo 0.5 grammi giornalieri). E’

fondamentale per il funzionamento cellulare (ne costituisce addirittura la membrana), è coinvolto

nella crescita e nella divisione cellulare ed è essenziale nello sviluppo degli embrioni.

Esistono due tipologie di colesterolo, uno buono detto HDL (High density lipoprotein) che previene

gli ictus e uno cattivo, detto LDL (Low density lipoprotein) che provoca un inspessimento delle

arterie, riducendo il passaggio di sangue e probabile causa di infarti e ictus.

Le lipoproteine LDL si trovano solo nei grassi di origine animale, maggiore è il consumo di questo

tipo di alimento, maggiore è il livello di colesterolo nel sangue.

Per tenere sotto controllo i valori di colesterolo è necessario un esame del sangue, di seguito, in

tabella, i valori di colesterolo corretti e

a rischio.

Figura 6 - Tabella di valutazione dei valori del colesterolo

- OMEGA 3: sono degli acidi grassi polinsaturi che permettono di mantenere l’integrità delle

cellule, abbassano i livelli dei trigliceridi e proteggono dalle malattie cardiovascolari.

- OMEGA 6: sono acidi grassi polinsaturi che abbassano il colesterolo.

Il rapporto tra omega 6 e omega 3 ideale per la stabilità del corpo dovrebbe essere di 6:1. Questi due

acidi grassi non possono essere sintetizzati dal corpo umano ma devono essere necessariamente

assunti attraverso la nutrizione, per questo vengono chiamati essenziali.

Essi proteggono l’intestino, assorbono sostanze tossiche, aiutano il sistema immunitario e hanno

una potente azione antinfiammatoria.

PROTEINE: sono grandi molecole biologiche formate da una o più catene di amminoacidi legate

tra loro attraverso i legami peptidici. La sequenza dei singoli amminoacidi è dettata geneticamente e

determina la funzione della singola proteina. Rappresentano circa il 10-15% della massa corporea e

i tessuti che ne contengono di più sono i muscoli (circa il 20% - le cellule nervose ne contengono

circa il 10%).

Ricoprono una doppia funzione nel corpo umano: una strutturale (compongono enzimi, recettori,

ormoni e immunoglobuline) e l’altro funzionale (intervengono in parecchie funzioni corporee).

Le proteine non sono entità stabili ma sono soggette ad un ricambio continuo (turnover proteico). Il

cambio proteico avviene continuamente e cala con il passare dell’età. A causa di questo ricambio

continuo, si può trarre un bilancio (detto BILANCIO AZOTATO) che non è altro che la differenza

tra azoto assunto con le proteine alimentari e l’azoto eliminato dal turnover proteico.

Gli altri elementi essenziali per il corpo umano sono le vitamine e i minerali, definiti micronutrienti,

in quanto non sono direttamente collegate alla produzione di energia e di assunzione inferiore al

grammo giornaliero.

ALIMENTAZIONE E CRESCITA

Alimentazione e crescita viaggiano di pari passo, risulta fondamentale seguire una dieta sana per

permettere un corretto sviluppo al corpo umano.

Nei primi 12 mesi di vita il bambino triplica il suo peso e cresce in altezza del 50%. In questo

periodo, il latte materno fornisce un apporto nutrizionale ottimale per una crescita corretta, in

quanto contiene proteine, minerali e vitamine oltreché anticorpi, antinfiammatori, enzimi e ormoni

necessari al bambino. L’allattamento può durare fino ai 2 anni se richiesto dal bambino.

Dai sei mesi si iniziano ad introdurre i cibi soliti, accompagnandoli al latte.

Successivamente, dall’età scolare, è strettamente necessaria l’assunzione di ferro, calcio e vitamine,

che devono essere adeguate soprattutto mangiando cibi diversi, in particolare frutta e verdura. Va

evitata una assunzione eccessiva di calorie, restando fedeli ai 5 pasti giornalieri con spuntini salutari

e non le solite merendine costituite da grassi saturi (frutta in particolare).

Anche l’idratazione è fondamentale, soprattutto durante il periodo estivo e l’attività fisica. Infatti,

durante lo sport, gli allenatori sono tenuti a permettere una corretta idratazione dei bambini,

consentendo di bere all’incirca ogni 20-25 minuti.

Dall’adolescenza diventa necessario assumere più ferro e calcio per evitare cali di questi nutrienti

fondamentali e quindi malattie (tipo anemia o rotture osee).

Soprattutto i ragazzi che svolgono attività sportiva devono reintegrare correttamente le energie

consumate, di seguito alcune regole fondamentali per evitare l’innalzamento di peso:

1- Mangiare cibi differenti ogni giorno per diversificare la diete, ma anche il gusto

2- Fare colazione, infatti, dopo il sonno il corpo necessità energia. Saltare la colazione può

causare fame incontrollata, mancanza di concentrazione e stanchezza. Un’ottima scelta per

la colazione potrebbero essere i cereali e la frutta, ricchi di carboidrati.

3- Frutta e verdura ad ogni pasto, infatti forniscono vitamine, minerali e fibra. Sono necessarie

almeno 5 porzioni di frutta / verdura giornaliere. La frutta è da preferire a stomaco vuota

perché ha una velocità di assimilazione rapida, se incontra altro cibo il suo effetto viene

rallentato.

4- Assumere grassi con moderazione, stando attenti soprattutto a quelli saturi. I grassi saturi si

trovano nei prodotti a base di latte, nei dolci, nelle carni rosse e nelle merendine.

5- Spuntini e merende trovano uno spazio fondamentale nella dieta. Si dovrebbe scegliere tra

frutta, noci, alimenti a base di carboidrati non raffinati per evitare uno squilibrio energetico

dovuto all’innalzamento dell’indice glicemico. Evitare il più possibile lo zucchero bianco.

6- Bere molta acqua, evitando, soprattutto con i piccoli, le bevande gasate e zuccherate.

7- Attenzione alle patate (sempre) e alle carote (solo cotte), che hanno un indice glicemico

elevatissimo

8- Salare poco il cibo, in quanto il sale indurisce le arterie abbassando la capacità di recupero

ed assimilazione dei nutrienti

Per gli sportivi, è fondamentale mantenere il livello dell’indice glicemico stabile, evitando le

cosiddette “crisi di fame” che colpiscono soprattutto gli sport di resistenza. Nel capitolo precedente,

comunque, sono presenti tutte le precauzioni alimentari per evitare sbalzi di glicemia.

MALATTIE LEGATE ALL’ALIMENTAZIONE – JUNK FOOD

La malnutrizione può essere legata sia alla ipernutrizione (eccesso), sia alla iponutrizione

(mancanza). La nutrizione, se effettuata in modo corretto, garantisce la crescita, l’efficienza

psichica e fisica dei ragazzi ed è determinata da tre variabili:

1. Il bilancio energetico

2. la composizione corporea

3. la funzionalità corporea

Per misurare questi dati è possibile verificare costantemente gli indici antropometrici, gli indici

biochimici (analisi del sangue e urine) e quelli immunologici (capacità di produrre anticorpi).

Questi dati, tenuti costantemente sotto osservazione, possono dare indicazioni sullo stato del fisico

del giovane.

I dati più facilmente misurabili sono quelli antropometrici, se ci fossero dei grossi scompensi tra le

varie misurazioni è necessario approfondire con analisi biochimiche.

Attualmente, i ragazzi occidentali tendono all’obesità. Dati alla mano, nel mondo il problema

dell’obesità ha superato quello delle persone sottopeso.

L’obesità può essere di due tipi:

- a mela: la più pericolosa, con accumulo di grasso sulla vita

- a pera: con accumulo di grasso sulle cosce e fianchi (tipica delle donne giovani)

Questa malattia dipende dai seguenti fattori:

- ereditarietà e ambiente: la capacità di metabolizzare i nutrienti è genetica, ma la vita

sedentaria, la riduzione dei bisogni energetici porta ad aggravare la situazione

- obesità comportamentaria: causata da tensione emotiva o uno shock subito. E’ tipica di

bambini ed adolescenti con già uno o entrambi i genitori obesi.

Dall’obesità dipendono poi diverse malattie, dette anche “del benessere”. Infatti, questo elenco di

malattie è difficilmente presente nei paesi poveri, dove la dieta è principalmente composta da

vegetali, poveri di grassi e colesterolo LDL.

Queste malattie sono principalmente:

- Malattie cardiovascolari come infarti (prima causa di morte italiana data dal collasso delle

pareti del cuore) o ictus (occlusione di una vena o arteria)

- Ipercolesterolemia

- Ipertensione

- Tumori: l’eccesso di alcuni macronutrienti (grassi e proteine), la mancanza di vitamine e

antiossidanti portano spesso alla formazione di tumori, soprattutto della prostata, mammella

e del colon

Causa di questi malanni, oltre alla squilibrio nutrizionale, sono i fast food.

In questi locali viene consumato il cosiddetto Junk food (cibo spazzatura), termine coniato nel 1972

da Michael Jacobson, definendo le bibite gassate (tutto zucchero e nessun nutriente).

Il cibo viene definito spazzatura in quanto è ricco di calorie (quindi ipercalorico) ma povero di

macronutrienti quali vitamine, Sali minerali e antiossidanti. Per questo è stato coniato il termine

“Caloria vuota”, infatti alimentandosi in continuazione con questo tipo di cibi si viene in contatto

con carenze di minerali e vitamine, rischio di carie e diabete, innalzamento dei valori di colesterolo

e ovviamente, al sovrappeso.

Le categorie più a rischio sono ovviamente gli adolescenti e i bambini, attratti dalle pubblicità di

questi locali e soprattutto disinformati sui valori nutrizionali.

Per questo, sia a livello scolastico che soprattutto sportivo sarebbe fondamentale sensibilizzare i

genitori (e non i bambini – loro non fanno la spesa…) alla corretta alimentazione. Si eviterebbero

un sacco di problemi fisici (la malnutrizione porta anche ad infiammazioni, problemi ossei,

debolezza) e di patologie, oltreché lo star male in campo (cosa tipica dei preadolescenti, causa

merenda o colazione pesante).

Di seguito una “dieta” che potrebbe essere utile per i calciatori. Ovviamente, ogni caso va per sé,

quindi è preferibile sentire un nutrizionista nel caso si volesse provare a mangiare sano.

COLAZIONE

Frutta fresca con succhi di frutta, qualche frutto secco. In alternativa fette biscottate e marmellata.

Da evitare il latte vaccino (pesante da digerire, ricco di proteine ma anche di grassi) e il caffè, in

quanto altera l’assimilazione dei nutrienti

SPUNTINO MATTUTINO

Frutta fresca

PRANZO

Prevalenza di carboidrati (pasta integrale, riso, cereali) conditi con legumi. Il corretto rapporto è 1 g

di legumi ogni 2 di carboidrati.

Insalata verde con carote o altre verdure crude (condita con olio, poco sale e limone)

In alternativa verdure cotte.

E’ sconsigliato un piatto proteico in quanto l’assimilazione delle proteine deve avvenire

successivamente all’attività fisica, per poter reintegrare correttamente il fisico dopo lo sforzo.

Anche la frutta andrebbe evitata dopo pranzo.

MERENDA

Frutta fresca.

CENA

Piatto prevalentemente proteico prediligendo carni bianche, pesce o uova. Evitare le carni rosse, i

formaggi e gli insaccati per il lungo tempo di assimilazione e di digestione (la carne rossa ci mette 3

giorni ad essere digerita!!!).

Inserire nella cena verdura cotta o insalata verde come per il pranzo.

E’ importante variare molto spesso l’alimentazione, ma attenersi alle regole sopraelencate per

migliorare la prestazione. Uscire dalle regole per una pizza o una bistecca chianina non è un

problema, se resta una eccezione e non lo standard della nostra alimentazione.

2b - CONDIZIONI SOCIOECOMOMICHE E PSICOLOGICHE

La società in cui i bambini crescono attualmente è notevolmente mutata rispetto a solo una

quindicina di anni fa. Sicuramente c’è stato un miglioramento delle condizioni igienico sanitari dal

dopo guerra ad oggi, anche se negli ultimi anni l’alimentazione scorretta (vedi paragrafo

precedente) e la sedentarietà stanno mutando profondamente le caratteristiche di crescita dei

bambini.

Infatti, considerando che per la maggior parte del tempo i bambini passano il loro tempo seduti in

un aula scolastica o davanti alla tv, che l’insegnante di educazione fisica venga considerato “quello

della ginnastica” (snobbata la sua importanza) e lavora massimo per n°2 ore settimanali (se è

presente nell’istituto), che nel resto della giornata smartphone e consolle la fanno da padrona,

sicuramente c’è stata una involuzione della abilità motorie dei giovani.

A prescindere dall’importanza dell’attività fisica intesa come sport, si sta perdendo di vista anche il

gioco motorio come fattore di crescita psicologica soprattutto nei bambini tra i 6 anni e la

preadolescenza.

I bambini hanno delle caratteristiche morali e caratteriali differenti in funzione della loro fascia di

età. Non si può chiedere ad un bimbo di 6 anni di sviluppare un gioco tattico in quanto non ha le

basi per applicarlo! Di seguito una tabella riassuntiva indicativa (ogni bimbo ha il suo carattere e le

sue capacità dovute principalmente alle esperienze vissute) con le varie attitudini divise per fasce di

età partendo dai 6 anni arrivando ai 13 (dai primi calci agli esordienti).

CATEGORIA TIPO DI CRESCITA CAPACITA’ PSICOMOTORIE

CAPACITA’ PSICOLOGICHE

PRIMI CALCI (dai 6 agli 8 anni)

Proceritas, rapida crescita della statura, scarsa muscolatura e fragilità articolare / ossea dovuta alla non completà calcificazione

Riconosce la tridimensionalità, corpo come punto di riferimento nello spazio, prima capacità di staccarsi dall’azione concreta eseguita con possibilità di disegnarla o descriverla. Riconosce la lateralità prevalente (non

cercare di modificarla)

Necessita di riferimenti concreti, egocentrismo, impulsivo e irrazionale, necessita di vedere effettuate

le situazioni prima di riprodurle. Capacità di immedesimazione in situazioni fantasiose. Il rispetto delle regole avviene per paura delle punizioni.

PULCINI (dai 8 ai 10 anni)

Turgor, miglioramento della massa muscolare e del sistema cardio-circolatorio. Avviene

una breve pausa evolutiva che permette al bambino di assumere padronanza del suo corpo.

Età dell’oro della motricità, migliora l’autocontrollo, l’orientamento nello spazio

(anche se non è il periodo di massimo sviluppo), la coordinazione oculo-manuale e l’equilibrio in volo.

Inizia una fase di decentramento dell’ego, per

questo si può iniziare a fare i giochi di squadra, il bambino si adegua al gruppo di appartenenza. Le spiegazioni astratte iniziano ad essere comprese, resta comunque migliore la tecnica dell’imitazione. Il rispetto

delle regole avviene in quanto il bimbo riconosce nell’istruttore una persona più esperta e capace.

ESORDIENTI (dai 10 ai 12 anni)

Proceritas, secondo stadio di allungamento. Il bambino crescendo perde la coordinazione acquisita

precedentemente, sembrando goffo e impreciso nei movimenti.

Lo spazio assume una valenza completa, come la valutazione delle traiettorie aeree. Lavoro

sulle capacità coordinative speciali della disciplina.

Migliora la capacità di relazionarsi con gli altri, diventando capace di rappresentare mentalmente le

possibili reazioni altrui. Distacco dall’infanzia, capacità di elaborare concetti astratti. Capacità di criticare chi ha intorno, sia esso un adulto o un coetaneo, in alcuni casi compare un atteggiamento di sfida verso l’istruttore. Le

regole devono essere accettate prima di essere rispettate.

ALLENARE CON IL GIOCO

Oltre che a curare la preparazione fisica e conoscere alcuni principi della pedagogia, un buon

istruttore deve assolutamente integrarsi con gli allievi e proporre attività interessanti quanto

piacevoli. Come primo passo è fondamentale riuscire ad appassionare i ragazzi allo sport e al ruolo

specifico, senza interesse non può esserci apprendimento! L’empatia tra allenatore e portieri è

fondamentale per creare un ambiente di lavoro positivo.

Per questo, secondo me, spesso in un allenamento, soprattutto con le prime due fasce di attività di

base (primi calci e pulcini, ma anche esordienti) risulta fondamentale inserire il gioco motorio.

Il gioco motorio può essere sviluppato come una situazione globale comprendente obiettivi specifici

per lo sport praticato.

Inoltre, può essere utilizzato a livello educativo in quanto vengono inseriti dei principi fondamentali

di ciascuno sport: rispetto delle regole, autonomia nel gioco (fantasia motoria - l’istruttore non può

continuare a dare indicazioni, altrimenti da situazione globale si trasforma in analitico puro!) e

agonismo.

Per l’avviamento al ruolo del portiere di calcio, tralascerei la categoria primi calci passando

direttamente ai pulcini. Questo per il semplice motivo che una specializzazione specifica precoce

potrebbe creare problemi dal punto di vista delle esperienze motorie, lascerei spazio alla multi

sportività.

Dai pulcini, si dovrebbero proporre dei giochi con obiettivi specifici in fase di attivazione (per

favorire l’approccio cognitivo) e nella fase finale dell’allenamento (per mantenere alta la

partecipazione fino alla fine).

Di seguito una serie di giochi che propongo nelle mie sedute come esempio.

1. Ragno Velenoso (didattica dell’uscita bassa, tuffo, contatto con il terreno, capacità di

orientamento)

I portieri, in uno spazio delimitato, tentano di sfuggire al “ragno”, che muovendosi in

ginocchio, in quadrupedia o con varie andatura coordinative deve toccare i compagni per

fare diventare anch’essi ragni. Vince l’ultimo portiere rimasto.

VARIANTI: conduzione del pallone, gestione del campo tipo sparviero

2. I 4 cantoni (spostamenti, capacità di anticipazione, collaborazione)

Un portiere, scelto in genere a caso, "sta nel mezzo". Mentre gli altri stanno nei quattro

cantoni o angoli dello spazio di gioco che è più o meno un quadrato. Lo scopo del gioco è

scambiarsi di posto occupando il cantone libero senza farsi anticipare da chi sta nel mezzo.

Chi rimane senza angolo sta nel mezzo. Se i giocatori sono molti sono possibili varianti

aumentando il numero dei cantoni e anche quanti stanno nel mezzo.

3. 3.Bowling (rilanci e appoggi manuali e podalici)

I portieri devono rilanciare palla per abbattere un conetto posto come obiettivo

VARIANTI: diversi tipi di rilancio sia manuale che podalico, diversi obiettivi

4. Calcio tennis (giocate podaliche, manuali, capacità di anticipazione, orientamento,

collaborazione, comunicazione, ecc…a seconda delle variabili proposte)

5. Ruba il tesoro (spostamenti, conduzione podalica / manuale, coordinazione oculo-manuale)

I portieri, divisi in due squadre, devono riuscire a rubare tutto il tesoro della squadra

avversaria (palloni), riuscendo a mantenere almeno 1 tesoro della propria squadra.

Il campo di gioco è diviso in 2 metà uguali e in ogni metà si posizionano 2 cerchi in modo

casuale. Sulle 2 linee di fondo campo posizioniamo 5 palloni di colore diverso a seconda

delle due squadre.

Bisognerà quindi entrare nella metà campo avversaria per andare a rubare un tesoro alla

volta e portarlo nella propria metà campo. Gli avversari sono passivi, portare la palla in

conduzione.

VARIANTI: Un avversario diventa “pirata” e deve tentare di fermare chi ruba il pallone

6. Partitelle con obiettivi (obiettivo tecnico a seconda delle versioni)

7. Difendi i palloni (uscita bassa, orientamento spazio temporale)

All’interno di uno spazio sono posizionati n°2 portieri con numerosi palloni. Gli avversari

devono tentare di rubare i palloni senza farsi prendere dal portiere. Il gioco finisce o quando

non ci sono più avversari o quando non ci sono più palloni

8. Dodgeball (presa, difesa di un obiettivo, rilanci e appoggi)

I portieri si sfidano in una partita di palla guerra lanciando palla come richiesto dal mister.

Gli obiettivi sono non farsi colpire dalla palla o prendere palla al volo.

Per evitare che i bambini restino fermi, quando uno viene preso non viene eliminato ma si

aggiunge un punto alla squadra. Vince chi ha più punti.

VARIANTI: difesa di un conetto che, se abbattuto, garantirebbe la vittoria alla squadra

avversaria.

Altra variante con un nastro che divide i campi, la palla deve necessariamente passare sopra

al nastro e non può atterrare nel campo avversario.

9. Ponte tibetano (presa, rilancio, abilità coordinative varie, controllo del corpo in volo)

I portieri disposti su due file distanti 10 mt una dall’altro si lanciano i palloni (di varie forme

e dimensioni) tentando di colpire il giocatore in mezzo al campo. Chi colpisce va al centro.

VARIANTI: gioco tipo torello con il giocatore al centro che deve recuperare la palla, invece

di schivarla.

10. Il fuggitivo (presa, rilancio, capacità di differenziazione, capacità di equilibrio,

orientamento)

Un portiere, il fuggitivo, deve evitare di farsi colpire dai compagni che con 2 o più palloni

effettuano lanci nella sua direzione. Il fuggitivo può muoversi liberamente nel campo

rispettando però lo spazio delimitato, mentre i compagni possono spostarsi solamente in

saltelli in equilibrio monopodalico.

11. Palla rilanciata (presa, orientamento spazio temporale, rilanci e appoggi, contatto con il

terreno)

Due squadre composte da 3 portieri ciascuno (si può adattare a qualsiasi numero di

giocatori) stazionano all’interno di 2 quadrati di 4 mt per lato posti a 6-7 metri di distanza

l’uno dall’altro. Ogni squadra deve lanciare il pallone all’interno del quadrato avversario

tentando di far passare la palla oltre la linea posteriore del quadrato utilizzando il tipo di

rilancio richiesto dal mister.

VARIABILI: 2 palloni, rilancio sopra ad un nastro posto a metà campo con punto sul

rimbalzo, i goal valgono anche se la palla passa dal lato del quadrato, ecc…

FAIR PLAY E AGONISMO

L’agonismo è una parte fondamentale nel gioco. Non va visto come un effetto negativo o un modo

per imparare a barare (“Devo vincere a tutti i costi”), ma come una sfida continua con se stessi per

poter continuamente migliorare.

Infatti il principio fondamentale per tutti gli istruttori deve essere quello di preferire la prestazione

al risultato in ambito giovanile.

Non basta però partecipare, e neanche insegnare che l’importante è solo la vittoria con ogni mezzo,

bisogna essere in grado di riuscire a tirar fuori il meglio da ogni bambino.

Infatti, è necessario, secondo me, che il primo obiettivo sia il miglioramento di se stessi, e questo è

possibile tramite il rinforzo verbale dell’istruttore, che deve essere in grado di stimolare i bambini

per poterli aiutare a prendere coraggio e impegnarsi sempre di più.

Qui interviene la bravura dell’allenatore che deve stimolare l’autovalutazione per conoscere i propri

limiti (feedback interno) senza però far pesare le lacune del giovane.

In queste situazioni si dovrebbe sviluppare l’agonismo che sfocerà successivamente nel fair play

(gioco leale) o etica sportiva. Il fair play è un modo di pensare, non solo di comportarsi.

Per aiutare il fair play a Gand (Belgio), il 24 settembre del 2004, è stata promossa la dichiarazione

sull’etica nello sport giovanile.

Secondo questo documento, tutti i ragazzi dovrebbero avere il diritto di:

1. praticare sport

2. Divertirsi e giocare

3. vivere in un ambiente salutare

4. essere trattati con dignità

5. essere allenati ed educati da persone competenti

6. ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuale

7. gareggiare con bambini dello stesso livello in adeguate competizioni

8. praticare lo sport in condizioni di sicurezza

9. riposarsi

10. avere la possibilità di diventare campione oppure di non esserlo

2C - ATTIVITA’ FISICA

L’attività motoria svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo sia fisico ma anche psicologico

dell’individuo. I processi di crescita sono gestiti dal sistema endocrino (vedi figura 8), che produce

gli ormoni necessari allo sviluppo. Di seguito l’elenco degli ormoni più importanti durante la

crescita con relativa ghiandola di produzione:

- TIROXINA (Tiroide)

- CORTISOLO E ANDROGENI (Corteccia surrenale)

- TESTOSTERONE ED ESTROGENI (ghiandole sessuali)

- INSULINA (Pancreas)

- ORMONE DELLA CRESCITA - GH (ipofisi)

Il principale ormone implicato nei processi di crescita è appunto il GH (acronimo di Growth

Hormone). Il GH è un ormone peptidico (cioè formato da catene di amminoacidi legate tra loro) che

promuove l’accrescimento e la divisione miotica delle cellule di quasi tutti i tessuti corporei. Il GH

viene secreto nell’ipofisi anteriore (ghiandola pituitaria), soprattutto nell’infanzia e nella gioventù.

Dopo i 20 anni, la sua sintesi inizia a diminuire a tal punto che in una persona di 50 anni è circa la

metà che in una di 20. I picchi di produzione sono durante le prime ore di sonno profondo.

Di seguito, nel grafico, una sintesi delle funzioni del GH (figura 8).

Figura 8 - Funzioni del GH

La secrezione del GH è fortemente influenzato dall’attività fisica. La stimolazione del GH è

direttamente proporzionale all’intensità dell’allenamento, quindi maggiore è l’accumulo di acido

lattico, maggiore sarà la produzione di GH. A parità di sforzo fisico, la secrezione del GH risulta

maggiore nelle donne rispetto agli uomini e nei bambini rispetto agli adulti.

Gli ormoni agiscono in modi e tempi differenti a seconda del soggetto. Per questo è importante l’età

biologica per allenare al momento giusto i vari periodi critici (o FASI SENSIBILI) per stimolare il

recettore giusto. Per questo se l’attività motoria è corretta e adeguata favorisce i processi di crescita

determinando un miglioramento nelle funzionalità dei tessuti.

Figura 7 – Il sistema endocrino è composto da un insieme di ghiandole e cellule le quali secernono nel sangue gli

ormoni (composti da lipidi o proteine). Gli ormoni vengono rilasciati dal citoplasma cellulare e riversati nel

sangue. L’apparato endocrino assieme al SNC gestisce il funzionamento del corpo. Nell’immagine sono

rappresentate le principali ghiandole del corpo umano.

Martin, nel 1982, ha studiato le cosiddette fasi sensibili. Sono periodi ontogenetici (quindi

individuali ad ogni persona) caratterizzati da una allenabilità molto favorevole per determinate

capacità motorie e compiti sportivi. Nella seguente tabella (Figura 9) vengono rappresentate le fasi

condizionali, coordinative ed emotive che andrebbero stimolate a seconda delle varie età.

E’ stato studiato e verificato che, alcune capacità, se non sviluppate durante il corretto periodo

temporale, quindi allenate poco o nel modo sbagliato, non solo non vengono più recuperate

(capacità coordinative e velocità su tutte) ma potrebbero dare problemi futuri al ragazzo (pensare ai

carichi sul rachide di ragazzi in fase di sviluppo). Una regola per un corretto allenamento potrebbe

essere quella di evitare di forzare i tempi ma lavorare per gradi attendendo il giusto momento. La

tabella, ovviamente, è indicativa e si basa sull’età biologica (e non cronologica) dell’atleta.

Lavorando con gruppi di lavoro molto eterogenei, come capita soprattutto nelle categorie

ESORDIENTI e GIOVANISSIMI, sarebbe preferibile dividere i gruppi a seconda delle

caratteristiche biologiche.

Si può verificare dalla tabella che lo sviluppo delle capacità coordinative può essere proposto già in

fase prepuberale (il SNC a 6 anni è già quasi completo), mentre i lavori condizionali di forza

devono essere sviluppati posteriormente alla pubertà (più che per problemi muscolari si

incorrerebbe in guai al rachide, ai tendini, legamenti e articolazioni).

In sostanza, l’attività motoria fatta in modo adeguato è un fattore positivo sia per l’adattamento

biologico, protegge dai paramorfismi, prepara il soggetto all’età adulta sia per uno sviluppo regolare

che per il raggiungimento di obiettivi sportivi.

Figura 8 – Tabella di Martin sulle fasi sensibili durante la crescita (1982)

ALLENAMENTO FUNZIONALE?

In ogni convegno sportivo si sente parlare di allenamento funzionale.

Ancora oggi, anche nello sport di altissimo livello, l’allenamento viene considerato come un

insieme di singole unità funzionali (tattica, tecnica, aspetto fisico) che successivamente possano

essere assemblate ed utilizzate in senso globale.

Il padre di questa teoria fu Cartesio (1596-1650) secondo cui l’uomo viene paragonato ad un

orologio, cioè composta da varie parti meccaniche integrate tra loro. In più degli animali, l’uomo

possiede il “Cogito”, cioè una autocoscienza che spiega le azioni volontarie degli esseri umani.

Da questi studi iniziali è stata formulato il principio dell’arco riflesso aperto, quindi i recettori erano

stati interpretati come trasmettitori di un segnale che portava come conseguenza una reazione. Con

questa ipotesi, l’attività di ricezione era relegata ad un ruolo marginale e non integrata ad un

feedback che comprende gli adattamenti necessari per interagire con l’ambiente.

Per sviluppare un processo di allenamento favorevole all’arco riflesso aperto, nella teoria classica

dell’allenamento di Pavlov l’attività analitica precede il l’attività globale, intesa come somma di

movimenti analitici.

Da studi più recenti, però, è emerso che tutta l’attività fisica che l’atleta realizza è resa possibile

attraverso il feedback e il feedforward, quindi è stato introdotto il principio dell’anello riflesso, per

cui i recettori periferici sono supportati da una innervazione efferente che posta in parallelo a quella

afferente permette di:

1. regolare la funzione motoria

2. attivazione di processi di ricerca nell’ambiente

3. confronto incrociato tra i vari recettori

4. selezione dell’informazione necessaria al movimento ed eliminazione di ciò che non è

ritenuto utile.

Esiste quindi un flusso continuo di segnali afferenti necessari al controllo o alla modifica di

qualsiasi attività motoria. Le azioni motorie si sviluppano tutte secondo un futuro desiderato, per cui

il soggetto si è proposto come scopo di azione. Seguendo il principio dell’anello riflesso,

l’organismo reagisce all’ambiente in qualsiasi

situazione che varia effettuando continuamente delle

scelte. Diversamente da quanto si credeva in passato,

l’impulso efferente (cioè quello che permetterà il

movimento) non può essere deciso a priori dal cervello,

ma viene completamente sviluppato nel S.N.P., a

seconda delle variabili ambientali che influenzano il

segmento da spostare.

Detto questo, è necessario rivedere la programmazione

dell’allenamento in funzione delle nuovo conoscenze, in modo da rendere veramente “funzionale”

l’allenamento dei giovani portieri.

Per perfezionare una caratteristica motoria è necessario effettuare numerose ripetizioni e

probabilmente ognuna risulterà migliore della precedente. Infatti, partendo dal presupposto del

controllo ad “anello chiuso” l’esecuzione del gesto tecnico migliorerà grazie ad un perfezionamento

del processo di controllo e non di un immagazzinamento in memoria del gesto.

Per questo, se vengono analizzati singolarmente i gesti tecnici, ognuno sarà diverso da un altro per

l’incredibile variabilità dei gradi di libertà che il corpo umano possiede.

L’allenamento allora diventa funzionale quando rispetta i movimenti e i tempi della prestazione di

gara. Questa procedura si ottiene nel calcio attraverso esercitazioni di tipo globale inducendo gli

atleti a sviluppare i movimenti pensati dall’allenatore come pattern motori per poi perfezionarli

nelle ripetizioni di tipo analitico.

Nella realtà dei movimenti, tutti le azioni sia transitive (spostare qualcosa) che intransitive

(spostarsi) passano attraverso il core (nucleo centrale) attraverso l’attivazione di catene muscolari.

Il controllo del movimento dipende essenzialmente dal controllo neuromuscolare e dal controllo

posturale dinamico. Per migliorare queste caratteristiche si dovrebbe andare ad agire:

1. Cinestesi e propriocezione

2. Stabilità dinamica del complesso bacino, nucleo (core), scapola

3. Feedback (controllo reattivo) e feedforward (controllo pre-attivo)

4. Schemi motori finalizzati

5. Esplorazione dei pattern vulnerabili

6. Stimolazione degli elementi afferenti senso percettivi

Partendo da alcune definizioni analizziamo ciò che risulta fondamentale sapere per organizzare un

buon allenamento nelle varie fasce d’età.

DA ABILITA’ MOTORIA AD ABILITA’ COGNITIVA

ABILITA’ MOTORIA significa eseguire correttamente il movimento richiesto. Ciò che determina

la buona riuscita di una abilità motoria è la qualità del movimento stesso.

Può essere vista secondo 2 punti:

1. Punto di vista del compito motorio: Organizzazione del compito motorio / importanza degli

elementi motori e cognitivi / situazione ambientale

2. Punto di vista dell’esecutore: massima certezza di ottenere l’obiettivo / minimo dispendio

energetico / minimo dispendio temporale

Possono essere divise in:

DISCRETE: compito motorio organizzato in modo tale che sia breve con inizio e fine ben definiti.

ESEMPIO: afferrare una palla da fermo

SERIALI: serie di compiti motori organizzati in sequenza in un lasso di tempo più ampio rispetto

alle abilità discrete. Spesso, la buona riuscita dell’abilità seriale dipende dall’ordine delle azioni.

Sono delle azioni discrete collegate tra loro.

ESEMPIO: uscita alta e rilancio

CONTINUE: l’azione si svolge in modo continuativo e spesso ripetitivo senza inizio e fine

identificabile. ESEMPIO: corsa continua

Nell’abilità cognitiva, al contrario rispetto dell’abilità motoria, la natura del movimento risulta

meno importante rispetto alla strategia da compiere.

I vari sport possono essere divisi in:

MINIMA PRESA DI DECISIONE, MASSIMO CONTROLLO MOTORIO: salto in alto, palestra

EQUILIBRIO TRA ABILITA’ MOTORIA E ABILITA’ COGNITIVA: calcio e sport situazionali

MASSIMA PRESA DI DECISIONE, MINIMO CONTROLLO MOTORIO: scacchi

A seconda del grado di prevedibilità dell’ambiente, le abilità motorie possono essere:

- OPEN SKILL: quando l’ambiente circostante è variabile e imprevedibile, come per esempio in

tutti gli sport di situazione

- CLOSE SKILL: quando l’ambiente circostante non propone imprevisti, come nuotare in una

corsia di una piscina.

Ovviamente, nelle situazioni di open skill è più complicato e importante l’ambiente circostante,

l’atleta deve adattare il suo movimento alla situazione, ci vuole una grande capacità dei recettori di

analizzare la situazione e svilupparla al meglio.

APPRENDIMENTO MOTORIO E PRESTAZIONE

L’apprendimento motorio è un processo interno che riflette il livello di capacità individuale e può

essere valutato in base alla costanza di realizzazione di un compito motorio. Si migliora

l’apprendimento con l’esercizio continuo.

La prestazione, invece, è sempre osservabile (singola esecuzione del compito) e viene valutata in

situazioni di pressione e viene spesso influenzata dalla motivazione, dalla concentrazione, dalla

fatica e dalla condizione fisica.

Gli stadi dell’apprendimento motorio sono divisibili in vai modi a secondo degli autori:

1. Verbale cognitivo / motorio / autonomo (Fitts e Posner 1966)

2. Coordinazione grezza / fine / disponibilità variabile (Meinel)

3. Stadio della coordinazione / scelta dei parametri esecutivi (Hewell 1985)

4. Idea del movimento / fissazione / diversificazione (Gentile 1987)

I presupposti per l’apprendimento sono:

1. L’ambiente sociale tra i vari allievi, allievi-istruttore e allievi-dirigenti

2. Il linguaggio dell’istruttore: gli istruttori devono stimolare gli allievi, comunicare e dimostrare le

fasi del movimento da esporre.

3. La motivazione: l’allievo deve essere disposto ad imparare

4. La comprensione: l’allievo deve capire cosa fare prima di eseguire il compito

5. Il feedback: la verifica delle varie situazioni. Il feedback può essere intrinseco, se eseguita dal

soggetto stesso tramite gli organi senso percettivi oppure estrinseco se proposta dall’istruttore (cioè

avviene da un punto di vista esterno). Può essere eseguito a circuito chiuso quando il movimento è

molto lento o a circuito aperto nel caso in cui il feedback è postumo all’esecuzione.

La valutazione del feedback può essere eseguita sulla prestazione (KP-fornisce indicazioni tecniche:

“Il piede era orientato male”) o sul risultato (KR-“Hai preso goal”). Per gli atleti non esperti, è

plausibile fornire sempre indicazioni sul feedback in quanto basano le loro percezioni

principalmente sulla vista. Una volta migliorata la qualità dell’esecutore, si preferisce evitare

continue indicazioni per dare più spazio ad un feedback intrinseco realizzabile grazie ad un miglior

controllo cinestesico.

6. Basi motorie solide: è necessario per un buon apprendimento avere delle basi motorie complete,

altrimenti difficilmente un soggetto potrebbe imparare nuove abilità motorie (dal semplice al

difficile). Il feedback deve piano piano sparire (o sottolineare solo grossi errori) per diventare da

estrinseco ad intrinseco.

Il buon insegnate deve:

a. conoscere perfettamente le caratteristiche tecniche e motorie dell’azione da compiere

b. osservare e analizzare l’esecuzione per individuare l’errore principale (è infatti importante

correggere un errore alla volta, non una sequenza)

c. identificare la causa dell’errore, in modo da programmare una sequenza di esercitazioni per

migliorare.

d. Il feedback deve essere generale per i principianti, diventando poi specifico man mano che

l’esperienza aumenta

e. Il feedback è preferibile sia positivo e non negativo, per un punto di vista motivazionale e

per impostare una immagine motoria corretta (Meglio , per esempio su una situazione di

uscita alta, “usa il ginocchio destro come slancio” che “hai sbagliato ad usare il sinistro”)

f. Permettere al soggetto di ripetere subito il gesto tecnico dopo l’errore

g. Stimolare la valutazione intrinseca e talvolta coinvolgere l’allievo a osservare ed esprimere

feedback sulla prestazione di un compagno

Gli errori possono essere di due tipi:

a. di selezione della risposta (scelgo un gesto motorio piuttosto che un altro a seconda della

situazione) – la correzione è lenta, devo cambiare completamente selezione, costa circa 200 msec

b. di esecuzione della risposta (scelgo un gesto motorio corretto ma lo eseguo con contrazioni

sbagliate) – la correzione è velocissima in quanto non devo riselezionare la risposta ma solo

modificare quella intrapresa, il tempo di modifica è pari a circa 30-50 msec

Per un allievo di scarse capacità o insicuro è importante dare feedback positivo, mentre per un

allievo con grandi potenzialità è preferibile moderare le lodi. Infatti, un allievo già in grado di

svolgere compiti motori è in grado di eseguire un feedback intrinseco.

La progressione di apprendimento motorio più utilizzata in letteratura è quella di Meinel. Le tre fasi

in dettaglio vengono descritte come:

A. Coordinazione grezza (stadio verbale-cognitivo): primo approcio con un nuovo compito.

Grosse difficoltà ad impostare il movimento, impacciati e con problemi di realizzazione.

L’istruttore deve partire da una abilità già nota e per passo progredire verso una più

complicata. La comunicazione può essere verbale (con incoraggiamenti e rafforzamenti

positivi) supportata anche dalla dimostrazione dell’istruttore o da immagini / filmati.

Nello stadio della coordinazione grezza sarebbe importante effettuare:

1. Esercitazioni con bloccaggi articolari (es: progressione del tuffo partendo da decubito fino

a raggiungere il gesto tecnico da posizione di attesa)

2. Esercitazioni di tipo simmetrico (es: mobilità articolare o esercizi di salto partendo dal bi

podalico arrivando al monopodalico)

3. Esercitazioni di tipo globale : cura dell’obiettivo piuttosto che del corretto gesto tecnico.

Nel caso di correzioni di tipo tecnico, far in modo che la spiegazione renda comprensibile

l’effettivo miglioramento.

B. Coordinazione fine (stadio motorio): movimento eseguito in maniera fluida e corretta.

L’apparato cinestesico riesce a fornire informazioni dettagliate per cui l’atleta riesce ad

analizzare i propri errori. E’ opportuno modificare sistematicamente i fattori variabili

(velocità di esecuzione, spazi di azione, reazioni rapide).

Per migliorare ulteriormente questo stadio, oltre a riprendere la metodologia di allenamento

proposta per la coordinazione grezza, possono essere inserite le esercitazioni pre-

situazionali, cioè nel contesto ambientale della gara ma gli atleti che le eseguono hanno una

sequenza predefinita.

C. Disponibilità variabile (stadio autonomo): complicare l’esercitazione e modificarla, variabile

più complesse. Si tratta della capacità che hanno i grandi atleti di adattarsi alla situazione

proposta. A livello motorio i muscoli antagonisti, spesso contratti nelle precedenti

situazioni, sono rilassati e aiutano a compiere il movimento in grande libertà. Le istruzioni

verbali vengono facilmente associate all’azione motoria, le informazioni cinestesiche sono

precise (si riesce facilmente a riconoscere l’errore) e l’attenzione è focalizzata sui giusti

stimoli.

Le esercitazioni da proporre, oltre a riprendere quanto indicato in precedenza, sono quelle di

tipo situazionale, vicine allo svolgimento della gare, con quanta più imprevedibilità

possibile.

FASE COORDINAZIONE GREZZA COORDINAZIONE FINE DISPONIBILITA’ VARIABILE

SVOLGIMENTO POSITIVO Solo in condizioni

estremamente favorevoli In condizioni favorevoli Anche in situazioni difficili

ERRORI Frequenti, scarso riconoscimento e lenta correzione

Lievi, buon riconoscimento e rapida correzione

Riconoscimento degli errori e correzione personale altissime

SENSAZIONI MOTORIE – INFORMAZIONI CINESTESICHE

Confuse, informazioni cinestesiche poche importanti, prevale la componente visiva

Sensazioni motorie precise, informazioni cinestesiche acquisiscono importanza.

Sensazioni motorie accurate, informazioni cinestesiche di alta precisione.

COMPRENSIONE DELL’AZIONE

Comprensione delle spiegazioni a grandi linee, utilizzare dimostrazioni o immagini come supporto.

Le spiegazioni verbali vengono associate con buone

risposte motorie.

Solidi legami tra sensazioni motorie e linguaggio.

TENSIONE MUSCOLARE I muscoli antagonisti sono tesi e i gradi di libertà articolare ridotti

I muscoli antagonisti sono tesi e i gradi di libertà articolare

ridotti in condizioni ambientali difficili.

Ottimo rapporto tra tensione

muscolare e libertà articolare

ATTENZIONE Cosa fare / come eseguirlo / alto livello di distrazione

In condizioni ambientali favorevoli l’attenzione è risparmiata, altrimenti si ritorna a verificare cosa fare e come eseguirlo.

L’attenzione è rivolta agli stimoli pertinenti e risparmio di energie mentali.

CAPACITA’ MOTORIA E ABILITA’ MOTORIA

Gli studiosi differenziano capacità e abilità motoria.

Le capacità sono definite come le caratteristiche individuali non migliorabili con l’esercizio. Le

capacità sono stabili e durature, ereditarie, poco numerose e sostengono l’esecuzione delle abilità.

Le abilità invece sono le singole prestazioni sviluppate come risultato dell’esercizio.

Le capacità si dividono in 2 sottogruppi (Fleishman, 1962):

1. Percettivo motorie

2. Di efficienza motoria

Secondo Blume, le capacità vengono divise in 3 sottogruppi (divisione definibile “classica”):

1. Capacità senso-percettive

2. Capacità coordinative

3. Capacità condizionali

CAPACITA’ SENSO-PERCETTIVE

Le capacità senso-percettive vengono definite come l’insieme del rapporto sensoriale e neurologico

che il soggetto instaura con il mondo esterno (SENSORI) e la relativa presa di coscienza

(PERCEZIONE).

Gli analizzatori che raccolgono le informazioni sono di 2 tipi:

1. Analizzatori interni

2. Analizzatori esterni

Gli analizzatori interni si dividono a loro volta in:

1. Analizzatore cinestesico: riceve stimolazioni dalla muscolatura, dai tendini e dalle

articolazioni, attraverso recettori specifici che inviano informazioni sulle tensioni e sugli

angoli articolari, sulle loro variazioni e sul rapporto spaziale dei vari segmenti corporei.

Nelle attività sportive è determinante in quanto è strettamente collegato agli altri

analizzatori. La velocità di trasmissione dell’impulso cinestesico è più rapida rispetto agli

altri organi, permettendo la possibilità di correzioni.

2. Analizzatore statico-dinamico o vestibolare: è situato nell’orecchio interno e fornisce

informazioni collegate ai movimenti nello spazio. È molto sensibile ai movimenti del capo

ed offre un contributo notevole ai fini dell’equilibrio e al coordinamento motorio fine

all’ambiente. Esistono due tipi di recettori in questo apparato:

a. Recettori maculari: sensibili sia alla direzione che alla forza di gravità.

b. Recettori ampollari: sensibili all’accelerazione angolare della testa.

Gli analizzatori esterni invece sono:

1. Analizzatore visivo: convoglia più dell’80% delle informazioni esterne, fornisce

informazioni relative alla propria azione e alle modifiche situazionali nell’ambiente.

Importante sia nelle situazioni ad open skill sia a closed skill. Prevale sugli altri analizzatori

anche se risulta fondamentale escluderlo in alcune situazioni (scherma, portiere di calcio) di

allenamento per migliorare l’equilibrio (strettamente collegato) e per migliorare i tempi di

risposta (evitare la predominanza visiva, sviluppare tutti i sensi). L’analizzatore visivo

permette due tipi di visione: focale e ambientale. La visione focale serve per identificare gli

oggetti presenti nel nostro campo visivo centrale consentendo la messa a fuoco ed è una

visione consapevole.

La visione ambientale, al contrario della prima, permette di visualizzare la parte periferica

del nostre campo visivo, senza che il soggetto se ne accorga direttamente avendo anche una

componente inconscia. La visione ambientale è determinante per:

a. stabilità e al movimento degli oggetti

b. velocità e tempo del movimento

c. direzione rispetto al corpo di chi vede

d. stabilità ed equilibrio corporeo

Nello sport, l’atleta esperto ha una fortissima capacità di utilizzare la visione ambientale, che

viene collegata direttamente alla capacità di reazione e a quella di anticipazione motoria. Si

può ritenere fondamentale anche negli aggiustamenti cinestesici degli atleti.

Tutti i soggetti hanno un occhio dominante, facile da stabilire tramite alcuni test, come per

esempio quello indicato di seguito:

1. Solleva entrambe le braccia di fronte a te.

2. Come nell'immagine, crea un triangolo con le

mani, sovrapponi i pollici e gli indici. Crea uno

spazio da cui guardare attraverso e fissa un

oggetto in lontananza, preferibilmente tondo,

come la maniglia di una porta

3. Focalizza il tuo sguardo sull'oggetto e non sulle

mani.

4. Chiudi un occhio alla volta. Se tenendo l'occhio

sinistro aperto, continui a vedere l'oggetto

significa che sei visivamente mancino. Al contrario, se tenendo l'occhio destro aperto,

continui a vedere l'oggetto significa che sei visivamente destro.

2. Analizzatore tattile: ha i recettori situati su tutta la superficie cutanea e rileva sensazioni di

contatto, di pressione e temperatura. E’ molto importante a livello di sport manuali in quanto

permette un controllo del movimento fine nella gestione della palla.

3. Analizzatore acustico: riceve le informazioni relative ai rumori provocati dal movimento.

Importante sia per la comunicazione con i compagni, sia per verificare la correttezza di un

gesto tecnico, sia per dare ritmo all’azione.

Il rendimento di apprendimento cambia a seconda delle modalità di insegnamento:

1. Sentire – 20%

2. Vedere – 30%

3. Combinazione di vedere e sentire – 40%

4. L’allievo dice – 75%

5. L’allievo esegue – 90%

SCHEMI POSTURALI E MOTORI DI BASE

Le abilità sportive derivano dalla combinazione degli schemi posturali e degli schemi motori di

base.

Gli schemi posturali possono essere statici o statico-dinamici, in cui diverse parti del corpo rimango

in un rapporto fisso tra di loro. Esempi di schemi posturali sono il flettere, estendere, addurre,

abdurre, pronare, supinare, ecc…

Riguardano essenzialmente i rapporti tra:

- Busto e arti inferiori

- Busto e arti superiori

- Busto e capo

- Singoli elementi degli arti inferiori

Vengono definiti tridimensionali in quanto permettono lo spostamento in tutte le dimensioni dello

spazio euclideo.

Analizzando gli schemi posturali si può notare come il busto sia essenzialmente il nucleo centrale

del corpo umano ed è il più importante incrocio funzionale del movimento. Infatti, attraverso il

“core” (così viene definito il centro del movimento) transitano le catene muscolari destinate ad

attivare i movimenti, in particolare:

- la catena obliqua posteriore

- la catena obliqua anteriore

- la catena longitudinale

- la catena laterale

I movimenti fondamentali secondo Andorlini, prodotti attraverso le catene cinetiche, le cui

combinazioni permettono una infinita serie di altri movimenti, sono 8:

- rotolarsi

- accovacciarsi

- tirare

- spingere

- allungarsi in affondo

- gattonare

- girarsi

- camminare o correre

Pensando ad un rilancio di un portiere a bilanciere, è evidente la combinazione di questi movimenti

come correre, allungarsi in affondo e tirare.

Gli schemi motori di base, invece, permettono tutte le più complesse attività funzionali. Nella

tradizione anglosassone vengono divisi in locomotori (correre, camminare, saltare, rotolare, fare

una capriola, arrampicarsi, strisciare) e non locomotori o manipolativi (lanciare, ricevere, afferrare,

palleggiare – coordinazione oculo manuale). Vengono definiti quadridimensionali in quanto, oltre

allo spazio, viene fortemente interessato anche il tempo (quarta dimensione).

Il miglioramento e il perfezionamento degli schemi motori di base può essere definito come le

fondamenta del movimento, permettendo un successivo sviluppo delle capacità coordinative.

CAPACITA’ COORDINATIVE

La coordinazione può essere definita come l’organizzazione del controllo periferico del corpo

permettendo di eseguire un qualsiasi movimento nella maniera più efficace possibile.

Le capacità coordinative si dividono in due macrogruppi:

2. GENERALI

Le capacità coordinative generali secondo BLUME sono:

- apprendimento motorio

- controllo motorio

- trasformazione motoria

DIREZIONE E CONTROLLO

Capacità di controllare il movimento in relazione ad un obiettivo prefissato.

ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE

Capacità di modificare la propria azione in relazione a nuove situazioni senza compromettere il

risultato previsto.

3. SPECIALI

1. EQUILIBRIO STATICO E DINAMICO

Capacità di mantenere il corpo in posizione (o di ristabilirla) compiendo movimenti lenti o stando

fermi (EQUILIBRIO STATICO) oppure movimenti rapidi e ampi (EQUILIBRIO DINAMICO).

Quando il corpo non è in appoggio né a terra, né su un attrezzo viene definito EQUILIBRIO IN

VOLO.

Un corpo viene detto in EQUILIBRIO quando il centro di gravità cade all’interno della base di

appoggio. La postura viene regolata dai muscoli posturali che si oppongono all’azione della gravità.

L’equilibrio è regolato:

1. dall’apparato vestibolare, adibito alla regolazione dei cambiamenti di moto

del corpo. Si trova all’interno dell’orecchio ed è costituito dai canali

semicircolari che sono pieni di liquido (ENDOLINFA) in cui si trovano i

recettori dell’equilibrio (LABIRINTICI) che rispondo alle accelerazioni

angolari e lineari della testa. Le informazioni di questo sistema si sommano

alle informazioni provenienti dai propriocettori (FUSI

NEUROMUSCOLARI E APPARATO TENDINEO DEL GOLGI) dando

le indicazioni al cervello sulla posizione del corpo nello spazio

(APPARATO CINESTETICO).

2. dalle informazioni tattili e pressorie che permettono di riconoscere il grado

di scivolamento di un terreno o l’impatto con un compagno

3. dalle informazioni visive che permettono di avere punti di riferimento nello

spazio e di mantenere, in posizione eretta, la testa dritta evitando

regolazioni ai recettori dell’equilibrio.

Una volta ricevute le informazioni sensoriali, il cervelletto emette subito una risposta rapida e

inconscia per adattare muscoli e articolazioni a ritrovare una nuova base d’appoggio stabile.

Essendo una reazione involontaria, è impossibile eliminare la reazione di equilibrio. Irrigidendo

però la muscolatura è più difficile effettuare le regolazioni muscolari che regolano la postura.

Un corpo è in posizione di equilibrio migliore nel caso in cui la sua base di appoggio è più ampia e

quanto è più basso il proprio baricentro. Per effettuare più velocemente un tuffo, quindi, è

necessario spostare il baricentro (che si trova idealmente davanti alla 3° vertebra lombare)

attraverso la spinta della gamba e l’inclinazione del busto e delle braccia in direzione del punto in

cui si vuole arrivare.

Oltre all’equilibrio proprio, esiste anche l’equilibrio DEMANDATO, cioè trasmesso ad un oggetto

(es. pallone, conetto, ecc…) a cui si impone una staticità in appoggio sul nostro corpo.

FASE SENSIBILE: 8-15 ANNI (CON PARTICOLARE CURA TRA I 10 E I 13)

ESERCIZI GENERALI:

- INSTABILITA’ CON ELEMENTI PROPRIOCETTIVI

- SALTI SU TRAMPOLINO (CARPIATO, RUOTATO, SALTARE E COMBINARE

ALTRI MOVIMENTI MANUALI)

- INSTABILITA’ CAUSATA DA FORZE ESTERNE

- PREACROBATICA (ROTAZIONI, ROTOLAMENTI, CAPRIOLE, RUOTE E

VERTICALI)

- AUMENTO DELL’ALTEZZA DAL SUOLO

- PRECLUSIONE DELL’USO DELLA VISTA

- CORSA E ARRESTO IMPROVVISO

- SALTI IN BASSO CON AMMORTIZZAZIONE

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Prese, esercitazioni di destrezza su elementi propriocettivi

- Spostamenti in tutte le direzioni con arresto in posizione di attesa (o in appoggio monopodalico)

seguito da parata

- Esercitazioni di preacrobatica seguite da gesto tecnico

- Uscite in presa alta con contatto di sagome e compagni

2. DIFFERENZIAZIONE CINESTETICA

Capacità di selezionare il giusto grado di tensione muscolare in rapporto all’esigenza motoria.

Capacità di essere sensibili alla posizione dei vari segmenti corporei ed essere in grado di

intervenire per modificarli. Regola l’economia e la precisione dei movimenti.

E’ interdipendente alle capacità condizionali di forza, rapidità ed elasticità muscolare.

Con una buona sensibilità cinestetica è possibile riconoscere e memorizzare le sensazioni muscolari

e articolari che permettono di creare uno schema corporeo.

FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA I 12 E I 16 ANNI)

ESERCIZI:

- STACCHI SU PERCORSI AD ALTEZZE E LUNGHEZZE DIVERSE

- UTILIZZO DI PALLONI CON PESI E DIMENSIONI DIVERSI

- CAMBI DI DIREZIONE CON DISTANZE DIVERSE

- ESERCITAZIONI AD OCCHI CHIUSI CON ESECUZIONE DI GESTI SEGMENTARI O

DI PRECISIONE (ESERCITAZIONI DI DESTREZZA MANUALE)

- GIOCHI DI MIRA O PRECISIONE

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Spostamenti con diversi tipi di corsa a seconda delle posizioni da assumere rispetto a palla

- Prese con vari tipi di palloni

- Serie di prese dinamiche (o tuffi) con pallone calciato a diverse distanze rispetto al portiere

- Rilanci e appoggi manuali con diversi palloni e con distanze diverse a seconda delle situazioni

- Calcio tennis

3. RITMO

Capacità di eseguire movimenti in successione ritmica, attraverso l’organizzazione cronologica

delle contrazioni e decontrazioni musolari.

Il ritmo viene diviso in:

- Fase ciclica, l’azione si produce in modo regolare nella sequenzialità dei gesti (Slalom a

distanze uguali, conduzione mantenendo le distanze)

- Fase alternata, si alterna la velocità di azione secondo regole stabilite a priori ( Slalom a

distanze diverse, conduzione cambiando le velocità a seconda delle zone)

- Fase variata, eseguire percorsi diversi mantenendo però la stessa andatura (Slalom con

percorso diverso, arrivare nello stesso momento alla fine)

- Fase aciclica, capacità di adattare il proprio ritmo esecutivo agli stimoli esterni (un giocatore

lancia palla in aria / il secondo mantiene lo stesso ritmo di salto dei rimbalzi del pallone, due

giocatori si passano la palla, un terzo porta in conduzione la palla alla velocità del

passaggio.

FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE 10 E 12 ANNI)

ESERCIZI:

- VARIAZIONI IMPROVVISE DI VELOCITA’, SIA CON RIFERIMENTO CHE

CASUALI

- SKIP VARI CON LADDER E A CORPO LIBERO

- PASSAGGIO DALLO SKIP ALLA CORSA, DAL BALZO ALLA CORSA

- ASSOCIAZIONE DEI MOVIMENTI A CADENZE DIFFERENTI DI VELOCITA’

- ESERCITAZIONI A COPPIE TENTANDO DI MANTENERE LE STESSE BATTUTE

DEL COMPAGNO

- ESERCITAZIONI A CATENA TRA COMPAGNI

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Serie di skip seguiti da gesto tecnico

- Slalom in passo accostato

- Esercitazioni di destrezza a coppie (lavoro con 2 palloni)

4. ACCOPPIAMENTO E COMBINAZIONE

Capacità di eseguire movimenti combinati e coordinati tra loro, secondo l’idea motoria prestabilita.

Ogni movimento umano, anche la semplice flessione dell’avambraccio è frutto di un’azione

combinata tra muscoli agonisti e antagonisti, sinergici, stabilizzatori ed equilibratori. E’

strettamente collegata con le capacità cognitive, soprattutto nell’apprendimento di nuovi movimenti

in quanto l’elaborazione è volontaria e controllata. Una volta che l’apprendimento è completo,

l’azione diventa autonoma in quanto il pattern motorio è già precostituito.

La combinazione può essere allenata tramite esercizi di combinazione intersegmentaria, che può

essere:

- Associata, quando i movimenti dei vari segmenti del corpo avvengono nella stessa

direzione, sullo stesso piano e al medesimo ritmo (es. circonduzione delle braccia

contemporaneamente).

- Dissociata, quando i movimenti dei vari segmenti del corpo avvengono in diverse direzioni,

piani o ritmo (es. circonduzione del braccio destro, palleggio con il sinistro)

- Omologa, movimenti dello stesso lato del corpo (es: alzo braccio destro e gamba destra)

- Crociata, movimenti su piani incrociati del corpo (es: alzo braccio destro e gamba sinistra)

FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 11 E 12

ANNI)

ESERCIZI:

- CORDINAZIONE INTERSEGMENTARIA

- COMBINAZIONE DI CORSA E SALTO

- ANDATURE VARIE

- COMBINAZIONE DI VARI GESTI TECNICI O MOTORI

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Salto della corda (vale anche come esercizio per sviluppare la capacità di ritmo)

- Esercitazioni specifiche di doppia parata (esempio: uscita di pugno, parata sulla respinta /

deviazione, seconda parata da terra)

- Combinazione di più gesti preacrobatici (capovolta, rotolata, capovolta indietro)

5. ORIENTAMENTO SPAZIO TEMPORALE

E’ la capacità di organizzare i movimenti nella dimensione spazio-temporale. Lo spazio e il tempo

sono due parametri sempre presenti in ogni gesto motorio, possono essere definite come le

coordinate nelle quali avviene il rapporto tra sé e il mondo esterno.

La capacità di orientamento è strettamente collegata al lavoro degli analizzatori che riescono

accuratamente a fornire valutazione su distanze e traiettorie, orientamento rispetto ai compagni e gli

avversari.

L’orientamento spaziale è strettamente collegato a tutti gli analizzatori, mentre l’orientamento

temporale è strettamente collegata alla visione e alla percezione uditiva.

Di seguito un riepilogo dei fattori che incidono nel miglioramento dell’orientamento spaziale e

temporale.

ORIENTAMENTO ANALIZZATORI INTERESSATI

EVOLUZIONE E SVILUPPO

SPAZIALE Tutti

Spazio topologico (fino ai 3 anni): sopra / sotto, alto basso, davanti dietro riferiti a sé stessi. Spazio prossimo (dai 3 ai 6 anni): concetti spaziali riferiti oltre che a sé ad oggetti, concetto di lateralità (destra/sinistra), occupazione dello spazio

Spazio euclideo (dai 7 anni in su): distanze, traiettorie, forme precise

TEMPORALE Vista e udito Tempo contingente: ora, subito Tempo soggettivo: durata breve o lunga a seconda di ciò che si svolge. Tempo cronologico: tempo reale (si percepisce solo da adulti)

FASE SENSIBILE: DA 10 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 13 E 15

ANNI)

ESERCIZI:

- STIMA DEI PASSI PER PERCORRERE UN DATO PERCORSO (O SALTELLI O

CAPOVOLTE)

- UTILIZZARE UN NUMERO DI PASSI PREDEFINITO PER FARE UNA DISTANZA

PREIMPOSTATA (ES: 10 PASSI PER FARE LA PORTA)

- ESERCITAZIONI DI VALUTAZIONE DELLA TRAIETTORIA

- ESERCITAZIONI SPAZIALI DI RIEMPIMENTO DELLA ZONA O SVUOTAMENTO O

DI DISTANZA DA COSE / PERSONE

- CAMBIARE LE DIMENSIONI DEI CAMPI DA GIOCO

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Valutazione delle traiettorie aeree con vari strumenti (cerchi, palline da tennis e conetti, vortex,

frisbee, ecc..)

- Esercitazioni di posizionamento in porta dopo gesto preacrobatico

- Esercizi di difesa di più portine

6. CAPACITA’ DI REAZIONE

E’ la capacità di reagire rapidamente e in modo corretto (scegliendo quindi il giusto gesto motorio)

agli stimoli provenienti dall’esterno.

Si divide in due tipologie:

- REAZIONE SEMPLICE: risposta ad un segnale codificato pre-conosciuto (Es. risposte ad

ordini, luce del semaforo, sparo nello sprint).

E’ poco allenabile, dipende molto dalla genetica, si ha un miglioramento massimo del 15-

20% con possibilità di intervenire solo in età precoci.

- REAZIONE COMPLESSA: risposta a situazioni interattive e molteplici, che richiedono una

interpretazione da parte dell’individuo.

La capacità di reazione semplice dipende principalmente dal tempo di latenza, cioè quella frazione

di tempo che passa dalla ricezione dello stimolo all’azione motoria. La parte più lenta del tempo di

latenza è quella riguardante l’elaborazione dei dati, soprattutto se si tratta di stimoli nuovi. E’

importante per questo sviluppare al massimo gli analizzatori per diminuire il tempo di latenza. E’

comunque difficilmente migliorabile.

La capacità di reazione complessa, invece, è strettamente collegata al vissuto e all’esperienza. Per

risolvere situazioni complicate, è necessaria una grande capacità di analizzare ogni situazione.

Saper raccogliere in ogni situazione di gioco l’input utile alla corretta lettura dell’azione per

risolverla in modo adeguato. E’ strettamente collegata alla capacità di adattamento e

trasformazione.

In generale gli esercizi di reazione richiedono una grande componente attentiva, solitamente con i

bambini è preferibile non inserire gli esercizi di reazione nel riscaldamento o nella fase finale

quando si è stanchi.

Il tempo di reazione dipende da 5 fasi:

1. ricezione dello stimolo dall’analizzatore

2. passaggio dello stimolo dal SNP al SNC

3. valutazione dello stimolo da parte del SNC, scelta della risposta e formazione del segnale

effettore (la parte più lunga)

4. entrata del segnale effettore nel muscolo

5. risposta del muscolo (movimento)

FASE SENSIBILE: DA 6 A 12 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 8 E 10 ANNI)

ESERCIZI:

- ESERCITAZIONI CON ELEMENTI DI PSICOCINETICA (SVILUPPO DEGLI

ANALIZZATORI)

- FASI DI GIOCO

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Esercizi di intervento con 2 o più palloni

- Esercitazioni di psicocinetica con colori, numeri, con varie possibilità di scelta

- Parate su tiri ravvicinati

7. CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE

E’ la capacità di prevedere l’andamento, la lettura, la successione e gli esiti di una azione

programmando correttamente i propri compiti motori.

Consente di prevedere in anticipo lo sviluppo del gioco, permette di avere a disposizione

programmi motori attraverso processi di anticipazione. Per questo, soprattutto nel ruolo del portiere,

è una capacità fondamentale, che permette di distinguere il giocatore qualificato da quello carente.

Fondamentale per acquisire questa dote è l’esperienza, infatti l’unico modo per migliorarla è far

vivere ai ragazzi delle situazioni di gioco.

ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:

- Situazioni di gioco

- Giochi motori

- Esercitazioni globali

3 - PROGRAMMARE UNA STAGIONE

LA REGOLA DELLE 10000 ORE

“Il successo è per 1% ispirazione, per il 99% sudore” E. Hemingway

Dopo aver discusso su genetica e ambiente, come si combinano le cose?

Negli anni trenta, alcuni psicologi formularono l’ipotesi che per diventare maestri in una particolare

abilità erano necessarie 10.000 ore di pratica.

Questa ipotesi, ripresa nel 1993 dallo svedese Anders Ericsson e successivamente dal giornalista

Malcom Gladwell nel suo libro “Fuoriclasse, storia naturale del successo”, è stata applicata su un

gruppo di violinisti.

I giovani musicisti, seguiti fin dall’età di 5 anni, sembravano tutti decisamente portati per suonare lo

strumento scelto e si applicavano per la stessa quantità di tempo.

Dagli 8 anni ai 20, però, il tempo di applicazione è variato molto: alcuni di loro sono arrivati

all’eccellenza (circa 10000 ore di pratica), mentre gli altri si sono fermati a circa 4000 ore,

rimanendo nella mediocrità.

Sul peso che ha il talento in una disciplina, le opinioni sono molto divergenti. In alcuni ambiti,

come nel portiere di calcio o in altri ruoli specifici (David Epstein in “The sports gene” ha verificato

che i giocatori di baseball hanno una visione periferica 2 volte superiore alla media, abbiamo visto

come i portieri di calcio abbiamo una statura fuori norma), la genetica rimane molto importante, ma,

come dicono anche i vecchi proverbi (sbagliando si impara!), la pratica è fondamentale.

Nuovi studi, pubblicati il 24/02/2014 da David Hambrick dell’università Michigan State University,

hanno smentito la regola delle 10000 ore, constatando che il duro impegno nella propria attività

possa permettere di raggiungere un terzo delle capacità individuali, dando il 66% delle abilità alla

genetica.

Probabilmente, occorre una miscela di ottimi geni, di duro lavoro e di vissuto per creare un

fenomeno. Noi istruttori proviamo a fornire esperienza e fatica. Coi geni si vedrà.

“Il talento innato è come l’hardware di un computer, mentre l’allenamento è il software” D. Epstein

IL MODELLO PRESTATIVO

Per stabilire un programma di lavoro consono con quello che viene richiesto attualmente ad un

portiere di calcio, bisogna definire un modello prestativo. Il modello prestativo a cui ho fatto

riferimento nel mio programma di lavoro è quello derivato dallo scout fatto da Mr. Rapacioli

durante i mondiali del 2010.

Dalla tabella si può notare come la fase offensiva del portiere sia la più utilizzata, mentre difesa

della porta e difesa dello spazio si equivalgono.

Questo non vuol dire che bisognerà fornire una percentuale pari al il 70% di allenamento sulla fase

offensiva (il portiere diventa determinante sempre e comunque in fase di difesa), ma fare in modo

comunque di sviluppare il gioco di squadra partendo dalle categorie inferiori con lavori di appoggio

e rilancio sia podalico che manuale.

Le sedute verranno poi divise (partendo dagli esordienti se le basi motorie sono ben solide) in egual

modo tra difesa porta (prese, tuffi, deviazioni, posture, spostamenti in porta) e difesa spazio (uscite

alte/basse, valutazione traiettorie, spostamenti nello spazio, duelli).

Per questo, ogni mesociclo di lavoro sarà composta da 4 microcicli tecnici con argomenti differenti

(uno a settimana), due di difesa porta, due di difesa spazio. Gli obiettivi coordinativi saranno

strettamente legati a quelli tecnici (o viceversa). Coordinazione e tecnica viaggiano sempre a

braccetto. MESOCICLO OBIETTIVO TECNICO

PRINCIPALE

OBIETTIVI COORDINATIVI

PRINCIPALI

MICROCICLO 1 TUFFO IN PRESA EQUILIBRIO (PREACROBATICA) / DIFFERENZIAZIONE

MICROCICLO 2 USCITA BASSA E DUELLO

COMBINAZIONE /

TRASFORMAZIONE /

ORIENTAMENTO

MICROCICLO 3 TUFFO CON DEVIAZIONE EQUILIBRIO / COMBINAZIONE

MICROCICLO 4 USCITA ALTA COMBINAZIONE /

ORIENTAMENTO

(VALUTAZIONE TRAIETTORIE)

L’esempio in tabella riporta un micro ciclo applicabile alla categoria giovanissimi regionali.

Partendo dal 1° micro ciclo, che riguarda il tuffo in presa, possiamo vedere come sia strettamente

collegata l’equilibrio (con preacrobatica) al tuffo e la differenziazione (sensibilità delle mani) alla

presa.

Nel 2° micro ciclo, la combinazione di corsa e tuffo e la capacità di orientamento sono strettamente

collegate con l’uscita bassa, mentre la capacità di trasformazione e di adattamento è indispensabile

per una gestione dei duelli (1vs1).

Nel 3° micro ciclo si ritorna alla capacità di equilibrio per i tuffi e alla combinazione per effettuare

una rialzata per una seconda parata (tuffo, deviazione, rialzata e secondo intervento).

Nel 4° micro ciclo, sulle palle alte, sono maggiormente stimolate le capacità di combinazione

(corsa, salto, presa e atterraggio) e l’orientamento spazio temporale (valutazione traiettorie aeree).

Ovviamente, è molto difficile se non impossibile isolare un gesto tecnico o coordinativo, allenando

un gruppo eterogeneo con ragazzi dagli 11 ai 13 anni ho verificato attraverso la seguente tabella le

abilità coordinative che andrebbero sviluppate maggiormente durante la stagione.

Una “X” rappresenta un basso valore, “XXX” il massimo momento di sviluppo.

ANNATA / FASE SENSIBILE APPRENDIMENTO DIFFERENZIAZ. REAZIONE ORIENTAMENTO RITMO EQUILIBRIO COMBINAZIONE

13 ANNI X XXX X XXX X XXX XX

12 ANNI XXX XXX X XX XX XXX XXX

11 ANNI XXX X XX X XXX XXX XXX

Per questo motivo si prediligono le esercitazioni con equilibrio, orientamento, differenziazione e

combinazione. Le altre capacità coordinative andrebbero sviluppate maggiormente nella categoria

pulcini, senza comunque tralasciarle. Infatti, in una situazione di 1vs1 o di tiro in porta la reazione

viene sempre e comunque allenata, come anche del resto il ritmo in una esercitazione sulla

frequenza passi propedeutica all’uscita bassa. Il portiere deve essere a livello coordinativo completo

al 100%!

In ogni seduta, rispettando i modelli della partita saranno presenti esercitazioni tecniche, ludiche e

pre-situazionali di fase offensiva, integrandole possibilmente con l’obiettivo dell’allenamento (es:

presa e appoggio manuale, uscita alta e rilancio podalico).

Soprattutto nella fase di attivazione, se non viene svolta con la squadra, prediligo inserire un gioco

motorio (calcio tennis, bowling con varianti) o una situazione di gara (giro palla con avversari –

solitamente svolta nell’ultimo allenamento della settimana) per stimolare la fase offensiva.

Allenando un gruppo numeroso, come capita a molti nel settore giovanile / attività di base, dopo

ogni intervento “difensivo” tendo ad inserire una giocata offensiva verso un portiere non impegnato

nell’esercizio per mantenere attivi tutti e non dare troppi tempi morti alla seduta.

PROGRESSIONI DIDATTICHE

In ambiente giovanile assumono una importanza fondamentale per l’apprendimento di gesti tecnici

le progressioni didattiche.

La progressione didattica viene definita come un avanzamento graduale di un movimento, dal

semplice al complesso, con il fine di raggiungere un determinato obiettivo.

Per ottenere un buon lavoro con i portieri risulta importante lavorare sulle varie progressioni,

tenendo sempre presente che i movimenti del numero uno sono tutte azioni seriali, quindi un

insieme di varie azioni semplici combinate tra di loro.

Ogni istruttore dovrebbe avere un “modello ideale” per ogni gesto tecnico, in modo da poterlo

scomporre in varie semplici azioni per ottenere poi la sequenza completa.

Ovviamente, oltre che al proprio modello ideale, ogni istruttore deve conoscere alla perfezione i

propri portieri sia a livello tecnico che coordinativo in modo da poter colmare inizialmente le

eventuali lacune. Tecnica e coordinazione viaggiano sempre di pari passo.

Di seguito un esempio della mia idea per lo sviluppo di un gesto tecnico.

STABILIRE I DETTAGLI DEL GESTO TECNICO

Il gesto tecnico di cui vorrei portare l’esempio è l’uscita alta con presa del pallone. Di seguito una

lista delle accuratezze tecniche da seguire per poter eseguire il gesto tecnico nel modo da me scelto.

1. Postura (Apertura gambe, posizione piedi, posizione mani, angolo piegamento gambe, angolo

piegamento schiena, posizione testa) e posizione (distanza e posizionamento rispetto ai

riferimenti fissi pallone, linee del campo e porta)

2. Valutazione traiettoria

3. Percezione avversari e compagni

4. Chiamare palla

5. Spostamento in corsa in direzione della palla

6. Fase di caricamento (ideale il 3°tempo) progressivo abbassamento delle gambe per garantire

la massima capacità di stacco

7. Impatto con la palla in stacco (durante lo stacco evitare di caricare troppo con le braccia,

mantenerle davanti per evitare intralci)

8. Posizione delle braccia e della testa durante l’impatto

9. Rotazione eventuale del busto/anca durante la fase di atterraggio in modo da atterrare il più

possibile fronte campo.

10. Presa della palla con atterraggio monopodalico ammortizzato. Mantenere la palla alta e non

chiuderla subito al petto.

11. Proseguire qualche passo la corsa dopo l’atterraggio

12. Preparazione per rilancio

Tutte queste indicazioni sono legate agli schemi motori di

base e ad alcune capacità sensoriali / coordinative e mentali.

Per esempio, la valutazione della traiettoria è strettamente

legata alla capacità coordinativa di orientamento spazio

temporale, la presa alla coordinazione oculo manuale, lo

stacco è un esercizio di combinazione molto complicato,

l’atterraggio di equilibrio.

Per questo, non ha nessun senso partire con esercitazioni sui

cross se gli schemi motori di base come corsa (in qualsiasi

modo e direzione), salto (con entrambi i piedi) o la presa non

sono ben sviluppati.

ANALISI DELLA SITUAZIONE INIZIALE

Stabiliti gli obiettivi per annata, sarebbe opportuno verificare nelle prime sedute della stagione se

gli allievi hanno le capacità motorie richieste per raggiungere quanto ideato. Nel caso tutte le

capacità motorie necessarie siano già abbastanza sviluppate, si procede con l’ideazione della

progressione didattica necessaria per raggiungere l’obiettivo finale.

In caso contrario, si dovrebbe andare a recuperare le basi per poi passare a delle situazioni sempre

più complesse.

PARTE PRATICA

VALUTAZIONE TRAIETTORIA

Verificato che le capacità motorie di base sono tutte apprese, si procede con l’analisi della lettura

delle traiettorie.

La traiettoria aerea è composta sempre da 3 punti caratteristici:

1. fase di partenza

2. fase di stallo (cioè il punto in cui il pallone passa dalla fase ascendente a quella discendente)

3. fase di arrivo

Per aiutare un giovane portiere a riconoscere

la fase di partenza della palla, il mister

dovrebbe proporre l’esercitazioni per

stimolare l’uso dei recettori principali

(oculare, sonoro e cinestesico).

Fondamentale per un portiere (che non ha

ancora un vissuto alle spalle) è evitare

l’anticipo della palla. A questo proposito, nel

settore giovanile, un consiglio utile potrebbe

essere quello di contare un secondo dopo il

rumore del calcio della palla prima di partire.

Una esercitazione utile (figura a lato)

potrebbe essere quella di dividere l’area in

zone delimitate, il portiere può muoversi

solo dopo che la palla lanciata dal mister entra nella zona accordata come segnale di partenza.

La fase di stallo deve essere riconosciuta da un portiere per capire in che punto andare a prendere

palla (vale la regola del più in alto possibile).

Di seguito una serie di esercitazioni secondo me utili:

1. Il mister lancia in aria un pallone, il portiere batte le mani nel momento in cui la palla

raggiunge la fase di stallo.

2. Il mister lancia in aria due palloni, il portiere dovrà prendere a richiesta: la palla più alta,

quella che cadrà prima, quella che cadrà più lontana, quella che cadrà più vicina, ecc…

3. Il mister lancia il frisbee al portiere che lo deve prendere in fase di salto

4. Il portiere effettua un auto lancio in aria e passa sotto al pallone più volte possibile nei più

svariati modi.

Per allenare, invece, la fase di arrivo della palla si possono proporre le seguenti esercitazioni:

1. Il portiere posiziona un cerchio nel punto dove pensa che cadrà la palla

2. Il portiere si posiziona in piedi (successivamente in ginocchio e poi seduto) a braccia alte

attendendo il pallone tra le mani

3. Il portiere recupera il pallone sul rimbalzo con le mani schiacciandolo a terra (poi in tuffo o

con i piedi)

4. Il portiere, su calcio del mister, deve posizionarsi più vicino possibile al rimbalzo della

palla, andando poi ad evitarla

Per avvicinare il portiere al modello prestativo, si possono proporre esercitazioni con recupero della

palla in salto. Tra queste possiamo citare:

1. Prese in stacco delle palline da tennis lanciate dal mister

2. Recuperare con un conetto le palline da tennis lanciate dal mister

3. Far passare la palla attraverso un cerchio tenuto sopra la testa

Queste esercitazioni possono essere proposte con vari tipi di pallone (tennis, pallavolo, rugby,

ritmica, palloni di calcio di diverse dimensioni) o di oggetti (frisbee e vortex su tutti) per variare

maggiormente la proposta e ampliare il vissuto del ragazzo. Anche le traiettorie e le posizioni di

partenza del mister devono essere più variabili possibili, come si può già inserire in queste

esercitazioni la chiamata della palla e la percezione dell’avversario tramite l’ausilio di sagome e

paletti, oppure compagni disposti nell’area di azione.

STACCO, IMPATTO CON LA PALLA E FASE DI ATTERRAGGIO

Per allenare lo stacco, sono necessarie esercitazioni che allenano la fase di rincorsa e caricamento.

Idealmente, il portiere dovrebbe riuscire ad avere la massima espressione di stacco tramite un terzo

tempo. Inoltre, si dovrebbe cercare un piccolo abbassamento durante il primo e il secondo passo per

ottenere la massima forza durante lo stacco. Per questo, si possono proporre esercitazioni di rincorsa

con abbassamento obbligato tramite l’ausilio di un nastro posizionato all’altezza della testa del

portiere, in modo da indurre il caricamento dell’arto di spinta. Inoltre, trova una particolare

importanza anche l’arto di slancio che dovrebbe essere alzato in modo da risultare perpendicolare al

busto.

Le esercitazioni di rincorsa e stacco andrebbero svolte su distanza diverse (capacità di

differenziazione) e su ogni linea di corsa (frontale, laterale, diagonale avanti e indietro).

Per evitare la “remata con le braccia”, si può inserire una presa prima dello stacco. In questo modo,

il portiere saltando con la palla in mano è obbligato al giusto lavoro di braccia.

Per allenare la fase di atterraggio, è importante lavorare sulle cadute (in modo che il giovane

portiere eviti traumi sulla colonna e le articolazioni ammortizzando bene l’atterraggio) e sulla

propriocezione (per evitare storte in caso di contatti con avversari e compagni o impreviste buche

nel terreno di gioco). Inoltre, va allenata la rotazione dell’anca in stacco in modo da garantire un

atterraggio frontale. La base di queste esercitazioni sono i balzi ruotati, da effettuare preferibilmente

con palla in mano per simulare la situazione che si verrà a creare in gara.

Infine, si può inserire un rilancio o appoggio con psicocinetica per avvicinare sempre di più

l’allenamento alla situazione di partita.

Come già accennato in precedenza, la base per ogni apprendimento dipende anche da una buona

spiegazione del compito da effettuare. La spiegazione deve essere breve e concisa, con

focalizzazione in particolari punti, seguita possibilmente da una esecuzione pratica da parte

dell’istruttore per stimolare il sistema specchio.

DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI STAGIONALI

La programmazione della stagione avviene necessariamente in base agli obiettivi tecnici, tattici,

motori e mentali che si vogliono raggiungere al termine del percorso.

La definizione degli obiettivi è necessariamente collegata alla situazione iniziale che un istruttore

trova, all’età biologica di ciascun allievo, al tempo a disposizione e al materiale presente all’interno

della struttura sportiva.

La definizione degli obiettivi motori è strettamente collegata alle fasi sensibili e agli obiettivi

tecnici. Stabilendo l’età biologica di ciascun allievo è possibile individualizzare (nel limite del

possibile) o dividere in sottogruppi omogenei il lavoro da programmare.

Motricità e tecnica viaggiano di pari passo nello sviluppo del portiere.

Gli obiettivi tattici, invece, seguono a ruota gli obiettivi tecnici. Non ci può essere tattica senza

tecnica. Infatti, se un portiere non riesce a fare un appoggio manuale, difficilmente riuscirà ad

effettuarla in una situazione di gioco globale o di partita. Il bagaglio tecnico rimane il presupposto

per lo sviluppo di qualsiasi disegno tattico.

A livello mentale, ogni ragazzo va curato e aiutato singolarmente. Ogni persona è diversa da

un’altra, non tutti diventeranno portieri di calcio ma attraverso il gioco del calcio tutti possono

migliorare la propria area cognitiva se stimolata correttamente. Le esercitazioni, a seconda delle

varie fasce di età, dovrebbero essere dei giochi motori (con i più piccoli) o ludiche con problem

solving per sviluppare il più possibile anche questo tipo di obiettivi.

A livello specifico di ruolo, a seconda delle varie categorie vigenti attualmente in Italia a livello di

attività di base / settore giovanile, possiamo dividerle in:

- PICCOLI AMICI (dai 6 agli 8 anni)

Nessun obiettivo tecnico del ruolo specifico, si punta molto sulla multi sportività per lo sviluppo

di varie capacità motorie differenti che saranno alla base (le FONDAMENTA) del programma

da seguire in futuro.

Fondamentale è lo sviluppo di tutte le capacità motorie di base, della capacità di reazione a

stimoli semplici, della velocità e della mobilità articolare.

I bambini sono molto individualisti a questa età, risulterebbe molto complicato sviluppare delle

situazioni di squadra.

Per i bambini che volessero a tutti i costi cimentarsi nel ruolo, si dovrebbero preferire

esercitazioni globali che puntano allo sviluppo degli schemi motori di base. Dare pochissime

informazioni tecniche e lasciare la libera scoperta del ruolo. Evitare un addestramento tecnico

analitico.

PULCINI (da 8 a 10 anni)

Dalla categoria pulcini si può avviare alla monosportività specifica del ruolo. Lo specialista non

dovrebbe intervenire per più di un allenamento alla settimana lasciando comunque il gruppo

portieri aperto a chi volesse provare a cimentarsi nel ruolo. In questa categoria si consolidano le

fondamenta necessarie al successivo sviluppo introducendo anche qualche indicazione tecnica

specifica, come per esempio la presa a terra che risulta molto facile da effettuare sia statica

sfruttando il pollici in fuori, sia in tuffo sfruttando i 3 appoggi (mano sopra, mano dietro,

terreno). Il gruppo risulterà molto eterogeneo, quindi l’istruttore non dovrà focalizzare la sua

attenzione su particolari gesti tecnici che ad alcuni potrebbero riuscire (la presa a pollici in

dentro per esempio) mentre ad altri risultano molto complicati.

Lo sviluppo delle capacità cognitive e motorie resta di primaria importanza.

Come obiettivi specifici del ruolo si possono identificare:

- Contatto con il pallone e con il terreno senza paura

- Identificazione delle posture basilari del ruolo

- Buona capacità e uso degli appoggi, sia manuali che podalici su obiettivi statici

- Sa bloccare la palla rasoterra

- Buona capacità di tuffo spinta su entrambi i lati

- Buona capacità di orientamento verso la palla

- Buona capacità di difesa in situazioni di 1vs1 con ricerca della palla con le mani

- Buona capacità di deviare la palla direzionando la sfera

- Sviluppare il rilancio con palla in mano

- Capacità di eseguire gli spostamenti in porta

ESORDIENTI (da 11 a 13 anni)

Dalla categoria esordienti la specificità diventa necessaria per poter garantire un buon futuro ai

portieri. Il tempo di allenamento nelle sedute dovrebbe essere per il 60% con l’allenatore dei

portieri e per il 40% con la squadra (riscaldamento podalico se effettuato e partitella / tiri in porta

finali) almeno 2 volte alla settimana.

In questa categoria l’obiettivo principale è l’affinamento delle capacità coordinative e della tecnica

del portiere. La tecnica può essere integrata in un contesto tattico variabile in modo da iniziare a

creare un vissuto al portiere. Le sedute di allenamento vanno organizzate per obiettivi, tecnici o

coordinativi a seconda delle esigenze degli atleti.

Anche con questa categoria il gruppo sarà molto eterogeneo, ci saranno dei soggetti con uno

sviluppo marcato ed altri ancora in fase di sviluppo. Non farsi ingannare dallo sviluppo per

valutazioni intermedie sugli atleti.

Le capacità condizionali tendono ad aumentare, potrebbe essere l’ultimo momento utile per lavorare

sensibilmente su velocità e mobilità articolare. Iniziare con un lavoro di tipo anaerobico alattacido

per indirizzare gli allenamenti verso il modello prestativo.

Gli obiettivi specifici della categoria possono essere identificati con:

- Capacità di presa della palla in tutte le situazioni di gioco, sia statica, che dinamica, che in

tuffo

- Capacità di tuffo, sia destra che sinistra, con varie modalità: leva gamba, spinta, passo

accostato spinta, passo incrocio e spinta

- Capacità di lettura delle traiettorie frontali e laterali da breve distanza e di ricerca del pallone

lontano dalla porta

- Capacità di effettuare appoggi e rilanci su obiettivi statici e dinamici sia manuali che

podalici

- Capacità di deviare la palla

- Capacità di adattare la posizione e la postura in varie situazioni di difesa porta e spazio

- Capacità di uscita alta su palloni frontali

- Capacità di gestire le situazioni di 1vs1

- Capacità di comunicazione con la difesa (solo / uomo / gioca)

GIOVANISSIMI

Dalla categoria giovanissimi i ragazzi si avvicinano allo sviluppo motorio definitivo, si può

cominciare con un lavoro di forza a carico naturale senza comunque sollecitare troppo le

articolazioni.

Diventa importante un riassetto coordinativo, soprattutto nell’uso dei piedi, dovuto essenzialmente

alla fine del secondo periodo di proceritas. Dal secondo anno di giovanissimi in poi i gruppi

dovrebbero diventare abbastanza omogenei, la fase di sviluppo marcato dovrebbe essere terminata

per tutti. Da questo punto, iniziano ad avere un senso i test specifici del ruolo quali squat jump,

velocità sui 10/20 mt, CM jump, ecc… in quanto non dovrebbero risultare “falsati” dal continuo

sviluppo.

A livello di obiettivi tattici, va sviluppata molto la tattica individuale e dare una base di tattica di

squadra (gestione delle palle ferme, organizzazione della difesa).

Gli obiettivi tecnici e coordinativi rimangono di primaria importanza.

Gli obiettivi specifici per la categoria possono essere identificati con:

- Valutazione delle traiettorie da lunghe distanze

- Affinare tutte le capacità tecniche raggiunte nella categoria esordienti con velocità della

palla e del ritmo superiori

- Posizioni in campo rispetto a obiettivi fissi (posizione della palla, dei compagni)

- Capacità di difesa dello spazio dietro la difesa e lettura delle situazioni

- Capacità di deviare la palla in situazione di gioco ed effettuare la corretta rialzata

conseguente. Deviazioni sopra la traversa.

- Capacità di gestire retropassaggi, appoggi e giocate manuali in un contesto tattico (sviluppo

della fase offensiva). Impostare l’azione dalla difesa.

- Capacità di effettuare con precisione rilanci manuali a bilanciere

- Capacità di uscita alta anche su palloni a scavalcare

- Capacità di organizzare la difesa su palla inattiva

ANALISI DELLA SITUAZIONE INIZIALE

All’inizio della nuova stagione sono abituato, durante la prima settimana, a verificare lo stato dei

portieri con esercitazioni tecniche e coordinative. La varietà di queste esercitazioni permette di

stabilire un quadro generale, dipingere una situazione iniziale per svolgere un programma di lavoro

atto a raggiungere gli obiettivi preposti.

La verifica serve molto sia se i portieri sono nuovi, sia se sono già in rosa dalle precedenti stagioni.

Infatti, nelle età comprese tra gli 8 e i 15 anni, durante il periodo estivo ci potrebbero essere stati

grossi cambiamenti fisici e cognitivi nei ragazzi, quindi è preferibile non ripartire dalla situazione

finale della stagione precedente ma analizzare nuovamente lo stato di forma.

Al fine di conoscere a fondo i ragazzi e analizzare anche alcune capacità caratteriali, dalla categoria

esordienti propongo una scheda iniziale da cui si possono estrapolare dati molto significativi quali il

calcolo del BMI per verificare lo sviluppo (e anche la verifica con la tabella dei percentili), l’altezza

massima raggiungibile dal ragazzo, la crescita avuta durante la pausa estiva, ma anche alcune

indicazioni sull’ autostima dei ragazzi, sulla capacità autocritica, su cosa preferiscono fare negli

allenamenti.

Infatti, la sfera cognitiva, secondo me, ricopre una parte fondamentale dello sviluppo, tramite questa

scheda inizia il lavoro che andrà a sviluppare il feedback intrinseco del ragazzo.

Importantissima risulta poi la sezione riguardante gli infortuni passati / eventuali disturbi di crescita

come possono essere la sindrome di Osgood-Schlatter, o eventuali problemi di appoggi podalici

(valgismo o vaghismo).

Avendo in rosa un ragazzo con determinati traumi, è importanti confrontarsi con il preparatore

coordinativo per sviluppare un lavoro che non crei ulteriori problemi all’atleta.

PRO PATRIA 2014/2015

SCHEDA DATI PORTIERE

NOME:……………………………………………………………

COGNOME: ………………………………………………………

NATO IL: …………………………………………………………

RESIDENTE A: ……………………………………………………

ALTEZZA SETTEMBRE: …………………………………………

PESO SETTEMBRE: ………………………………………………

APERTURA BRACCIA SETTEMBRE: ……………………………

ALTEZZA MAMMA: ………………………………………………

ALTEZZA PAPA’: ………………………………………………….

NUMERO DI TELEFONO: ………………………………………….

E-MAIL: ……………………………………………………………….

PROBLEMI FISICI EVENTUALI – PROBLEMI DI SVILUPPO:

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

COSA PREFERISCI DEL RUOLO DEL PORTIERE?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

QUALI SONO I TUOI PUNTI FORTI?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

DOVE INVECE DOVRESTI MIGLIORARE DI PIU’?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

L’analisi della situazione iniziale termina con la scheda da me redatta dopo la prima settimana di

lavoro.

Questa scheda, oltre a riportare i dati morfologici del portiere, è molto utile per vedere come nel

tempo il ragazzo sviluppa le sue capacità. Infatti, con una costanza mensile, è utile appuntare le

impressioni per ogni gesto tecnico / coordinativo riferendosi a dettagli senza cancellare le

precedenti.

In questo modo è possibile verificare se ci sono stati miglioramenti o se sono sorte altre difficoltà.

Dagli appunti presi sulla scheda è possibile modificare il proprio programma di lavoro per poter

raggiungere gli obiettivi predefiniti descritti sopra.

NOME COGNOME DATA DI NASCITA RESIDENZA

ALTEZZA PAPA’ ALTEZZA MAMMA

DATI MORFOLOGICI GIUGNO 2014

ALTEZZA: 179cm PESO: 62 kg

APERTURA BRACCIA: 184cm BMI: 19.35 (A2-A3)

DATI MORFOLOGICI SETTEMBRE 2014

ALTEZZA: 181,5cm PESO: 63 kg

APERTURA BRACCIA: 188cm BMI: 19,12 (A2-A3)

MANO PREFERITA: DESTRO

PIEDE PREFERITO: DESTRO

PROSPETTO DI ALTEZZA MAX A PIENO SVILUPPO: 194,5cm

DATA DI ARRIVO: 30/07/2013 SQUADRA DI PROVENIENZA: SOLBIATESE ARNO

VALUTAZIONI COORDINATIVE

REAZIONE

RITMO

EQUILIBRIO

ORIENTAMENTO

DIFFERENZIAZIONE

COMBINAZIONE

PREACROBATICA

VALUTAZIONI TECNICHE

PRESE:

TUFFO:

POSTURE

PALLE ALTE

USCITE BASSE

PIEDI:

VALUTAZIONI TATTICHE

DIFESA PORTA

DIFESA SPAZIO

DISTRIBUZIONE

VALUTAZIONI CONDIZIONALI

FORZA

VELOCITA’

MOBILITA’ ARTICOLARE

RESISTENZA

VALUTAZIONI PSICOLOGICHE

VALUTAZIONE GENERALE

RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI PREPOSTI

Quando il quadro iniziale è ben chiaro e gli obiettivi sono stati definiti, si parte con il lavoro vero e

proprio, come descritto nel paragrafo sui modelli prestativi.

L’istruttore deve focalizzare la propria attenzione sul raggiungimento degli obiettivi e non sulle

prestazioni in gara dei portieri. Ovviamente, delle buone partite sono molto utili per dare morale e

sicurezza al giovane portiere, oltre a verificare l’atteggiamento richiesto in allenamento, ma degli

errori o dei goal subiti con qualche colpa non devono condizionare troppo il lavoro svolto in

settimana.

Se c’è un problema di concetto, come potrebbe essere giocare sempre palla ad un compagno

marcato, bisogna intervenire nell’immediato, altrimenti su errori in uscita alta piuttosto che sulle

posizioni in porta difficilmente con un paio di sedute intensive sull’argomento si riesce a risolvere il

problema. Preferisco, in tal caso, procedere con la programmazione stabilita per poter preparare i

portieri con delle basi motorie forti.

In queste categorie, infatti, si dovrebbe evitare l’allenamento della capacità di prestazione (fine

quello del risultato a breve termine), ma di preferire invece un allenamento incentrato sulla capacità

di carico, che ha come obiettivo principale l’insieme degli adattamenti necessari alla prevenzione

degli infortuni e alla costruzione di presupposti per l’ottenimento della massima prestazione a lungo

temine.

Anche in queste categorie, comunque, lo scout e la video analisi possono essere molto utili per

aiutare i ragazzi nella crescita. Parlando ai ragazzi il giorno seguente la gara sulle situazioni di

gioco vissute durante la partita, spesso capita che per il troppo agonismo non ricordano nemmeno

l’azione di cui si parla, anche se hanno compiuto un buon intervento.

Per questo, una video analisi potrebbe essere utile per mostrare quanto fatto di buono (sottolineare

con un rinforzo positivo le azioni eseguite correttamente) e gli errori.

Gli errori, però, non vanno fatti pesare eccessivamente, spesso preferisco commentare il coraggio

della scelta piuttosto che l’errore di esecuzione.

Nelle categorie esordienti / giovanissimi, per esempio, la valutazione delle traiettorie risulta molto

complicata. Per questo, se un portiere prova un uscita alta su corner ma subisce goal, durante

l’analisi video sottolineerei l’ottima presa di decisione e non la mancata presa della palla.

Inoltre, dall’analisi video, si possono far notare degli accorgimenti tattici difficili da sviluppare in

campo in queste categorie (mancanza di tempo e altri obiettivi primari) come l’organizzazione della

fase difensiva, l’utilità di una buona comunicazione, la posizione propria in rapporto allo spazio da

difendere dietro la linea di difesa, ecc…

Lo scout, invece, potrebbero essere utile per verificare la quantità e la qualità (situazioni risolte

correttamente / situazioni con errori) delle azioni realizzate durante la partita.

Inoltre, si possono trarre ottime indicazioni sui modelli prestativi della categoria in funzione di

quelli dei professionisti descritti in precedenza. Dallo scout, ho notato come nelle categorie

dell’attività di base, molti portieri hanno difficoltà a gestire i retropassaggi, oppure nascondersi per

evitarli. Come evidenziato precedentemente, la maggior quantità di azioni svolte è in fase offensiva,

quindi bisognerà stimolare i giovani portieri alle giocate podaliche con la difesa e alla costruzione

dell’azione.

L’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a raggiungere il massimo possibile, focalizzarsi sui

miglioramenti e non sui risultati.

LA SETTIMANA DI ALLENAMENTO (MICROCICLO)

Il micro ciclo viene indicato come il periodo minimo di programmazione per la pianificazione di

una stagione di allenamento. A priori, vengono stabiliti gli obiettivi tecnici e coordinativi del micro

ciclo strettamente legati tra loro in modo da garantire una coesione in tutte le sedute di allenamento.

Il micro ciclo dura da 3 sedute di allenamento (una settimana di lavoro) a 5 massimo, per

semplificare l’organizzazione applico il principio dei 3 allenamenti.

Avendo a disposizione circa 75 minuti di lavoro specifico con i portieri (giovanissimi regionali

A/B), ho come consuetudine di sviluppare un programma con difficoltà crescente, partendo al

lunedì dando più spazio alla coordinazione (getto le basi del lavoro), al mercoledì viene dato più

spazio alla tecnica (consolido in analitico) per arrivare al venerdì con un lavoro maggiormente

situazionale (inserisco le variabili).

In tutte e tre le sedute, comunque, lo schema con cui viene realizzato il lavoro è sempre lo stesso,

cambia solamente la durata di ogni parte del programma.

LA SEDUTA DI ALLENAMENTO

La seduta di allenamento è l’unità base del micro ciclo settimanale. Per programmare una corretta

seduta di allenamento è necessario rispettare delle regole basilari, derivate da tutti gli argomenti

trattati in precedenza.

1. Mai presentarsi all’allenamento senza una seduta programmata in relazione alle esigenze dei

mister delle relative squadre, del numero dei portieri, del meteo, del materiale a

disposizione, dello spazio a disposizione, della situazione psico fisica degli atleti

2. Rispettare tassativamente le fasi sensibili

3. Allenare in ogni seduta le componenti tecniche, tattiche, fisiche e mentali rispettando gli

obiettivi prefissati

4. Progredire con le esercitazioni dal facile al difficile

5. Rispettare i modelli prestativi

6. Rendere tutti partecipi dell’allenamento (eliminare i tempi morti)

7. Stimolare il feedback intrinseco, correggere comunque gli errori in modo da creare un

vissuto corretto all’atleta

8. Rendere la seduta più piacevole possibile per aumentare l’agonismo e l’impegno

9. Stimolare l’assunzione di rischi nelle scelte (es: uscite alte rischiose, giocate con i piedi

complicate, tentare prese) per dare al portiere la possibilità di conoscere e migliorare i propri

limiti

10. Saper adattare l’allenamento alla situazione che si viene a creare. Non fossilizzarsi su quanto

programmato ma adattare lo stimolo allenante in funzione alla reazione del gruppo.

Detto questo, secondo me, la seduta di allenamento nelle categorie esordienti / giovanissimi deve

essere composta da:

1. una fase di attivazione: aumento della temperatura corporea, nelle mie sedute le

esercitazioni sono di tipo ludico / giochi motori che tengono tutti impegnati. Le situazioni

che vado a creare spesso servono per lo sviluppo della fase offensiva, con appoggi manuali e

podalici, tecnica o sensibilizzazione, situazioni di ricezione e giro palla. Durante la fase di

attivazione si cercano:

A. aumento dei processi metabolici

B. aumento dell’irrorazione sanguigna, con conseguente miglior rifornimento di ossigeno

C. migliore eccitabilità del sistema nervoso

D. migliore sensibilità dei recettori sensoriali

E. migliore capacità di carico assorbite dalle articolazioni

L’attivazione è condizionata da:

A. età dell’atleta: in età scolare bastano anche solo 5 minuti, successivamente si dovrebbe

allungare

B. stato dell’atleta: un atleta fuori forma deve necessariamente rendere “morbido” il

riscaldamento per evitare sovraccarichi

C. momento della giornata: al mattino il riscaldamento deve essere più curato

D. specificità dello sport

E. temperatura esterna: con il freddo ovviamente il riscaldamento sarà più approfondito e

curato

Una volta terminata la fase di attivazione, evitare di rimanere fermi troppo a lungo, il corpo

si raffredda di 0,16°C ogni 10 minuti di lavoro a bassa intensità / inattività.

2. Una fase coordinativa: da fare nella prima parte subito dopo il riscaldamento, proporre i

gesti coordinativi che riguarderanno successivamente la seduta. Evitare lunghe file e rendere

la cosa più interessante possibile, magari proponendo una staffetta.

Al termine dell’esercitazione coordinativa può essere inserito anche un gesto tecnico.

3. Esercitazione analitica: eseguire una progressione didattica partendo dal gesto tecnico

scomposto (es: uscita alta con palla in mano) arrivando al gesto tecnico in forma analitica

(uscita alta su palla lanciata da M). La parte analitica non deve durare più di 15-20 minuti

per evitare la noia della ripetitività. Vanno eseguiti il maggior numero di gesti tecnici

possibili affinando il più possibile la tecnica.

4. Pre-situazionale con variabili: sviluppando l’esercitazione analitica si arriva ad una

esercitazione con alcune variabili per verificare l’apprendimento in una situazione globale.

5. Situazione di gioco: avendo solitamente gruppi di portieri numerosi, sviluppare situazioni di

gioco che tengono impegnati tutti i portieri non dovrebbe essere complicato. Allenare il

portiere con molte variabili valutando sempre le scelte che vengono effettuate, creando così

un vissuto al giovane numero 1.

6. Partitella con la squadra: se i mister danno la disponibilità alla collaborazione, sarebbe utile

integrare il lavoro svolto in una partitella con la squadra (l’unico vero e proprio allenamento

situazionale). Per esempio, se la seduta è incentrata sulla presa, ogni tiro in porta non

bloccato dal portiere potrebbe valere come un goal.

Di seguito un esempio di micro ciclo settimanale con il dettaglio di un allenamento completo.

MICROCICLO SETTIMANALE

DAL 03/11/2014 AL 07/11/2014

OBIETTIVO TECNICO PRINCIPALE: USCITA BASSA

OBIETTIVI TECNICI SECONDARI: 1vs1 / PRESA DELLA

PALLA

OBIETTIVO COORDINATIVO PRINCIPALE:

COMBINAZIONE / ORIENTAMENTO

OBIETTIVO COORDINATIVO SECONDARIO: TRASFORMAZIONE

DURATA ALLENAMENTO SPECIFICO: 75’

NUMERO DI PORTIERI A DISPOSIZIONE: 6

MATERIALE DA UTILIZZARE DURANTE LE SEDUTE:

- N°2 paletti

- Cinesini colorati (almeno 3 colori)

- N°6 conetti

- Nastro segnaletico

- Skimmy

- N°2 Speed ladders (o cerchi)

- Palloni

DATA: 03/11/2014 – LUNEDI’

RISCALDAMENTO 10’ I portieri, in fila, eseguono degli scambi podalici (varie traiettorie) con il mister (omino

blu) per poi colpire uno dei conetti posti in porta (dichiaro il colore.

VARIABILI: raccolta della palla e appoggi manuali per colpire i conetti

VARIABILE 2: rilancio (da terra o al volo) dopo presa o controllo della palla tentando

di colpire la traversa

SFIDA A PUNTI

COORDINATIVO 25’

Esercitazioni di mobilità articolare a coppie tenendo lo stesso ritmo. Al comando di M uscita

sotto al nastro.

I portieri divisi in 2 file poste frontalmente una all'altra, eseguono un percorso coordinativo

come da figura. All'uscita dal percorso, si fermano in postura in attesa della palla giocata

lateralmente dal mister (con varie traiettorie). Esce solo chi ha la palla più vicina, l'altro

portiere resta fermo.

VARIABILI: P1 è attaccante, P2 portiere. Se la palla arriva a P1, si gioca un duello.

ANALITICO 15’

Lavoro a giro: partenza in ginocchio, spinta sul pallone fermo, sia lato destro, sia sinistro.

VARIANTE: palla in movimento (traiettorie rasoterra, mezza altezza, palla con rimbalzo)

VARIANTE: i portieri partono in postura di attesa in piedi.

VARIABILI 15’

P1 in porta ha 2 / 3 palloni fronte a sé fermi a distanza di 5/6 mt. P2,

partendo a circa 7/8 mt dai palloni, sceglie quale attaccare per fare

goal a P1.

VARIANTE: le distanze tra P1 e P2 sono identiche.

VARIANTE 2: P1 parte ad handicap (con distanza maggiore) e gioca

un 1vs1 con il compagno.

SITUAZIONE DI GIOCO 10’

In un campetto 15x10, due portieri (1/2) sono posti a difesa della

zona di meta.

Un terzo portiere 3 parte al centro del campetto.

M gioca palla a 3 che si orienta e gioca un 1vs1 con il portiere

scelto.

M può anche giocare palla in direzione di 1 / 2 per lavorare

sull'uscita bassa in anticipo.

VARIANTE: al posto della zona di meta si inseriscono 2 portine

VARIANTE 2: M parte palla al piede o calcia verso la portina

DATA: 05/11/2014 – MERCOLEDI’

RISCALDAMENTO 10’

Calcio tennis con campo diviso in varie zone per valutazione traiettoria.

Ogni volta che un portiere tocca palla deve dichiarare il colore relativo alla sua posizione.

VARIANTE: toccare palla sia con le mani che con i piedi

VARIANTE 2: in determinate zone di campo la palla deve essere toccata solo con le mani o

solo con i piedi

COORDINATIVO 15’

Percorso ad orologio:

Un gruppo di portieri esegue per n°3 volte a testa il percorso

come da immagine (strisciata sotto al nastro / scaletta con

salti tipo campana / slalom tra i conetti / capovolta per

toccare il compagno), mentre l'altro esegue una serie di

scambi podalici sotto / sopra il nastro.

Vince chi esegue più passaggi corretti.

ANALITICO 25’

Portiere in piedi dietro ad un nastro, uscita bassa sotto dopo un passo (alternare la destra e la

sinistra).

VARIANTI: allontanare la posizione di partenza del portiere progressivamente in modo da

fare vari passi prima dell’uscita. Successivamente con palla in movimento.

VARIABILI 15’

P1 gioca tipo bowling a M che stoppa allungando palla per uscita bassa.

Stesso lavoro può essere fatto con palla a mezza altezza e battuta.

VARIANTE: M stoppa palla e gioca 1vs1 con P1

SITUAZIONE DI GIOCO 10’

P1 (omino verde) e M (omino blu) si scambiano palla al limite dell'area grande. M ad un certo punto gioca palla laterale con P2 che

deve valutare se uscire in anticipo o temporeggiare per 1vs1.

VARIANTE: M può girarsi e calciare

VARIANTE 2: anche P1 può calciare

VARIANTE 3: P1 parte per giocarsi 1vs1

DATA: 07/11/2014 – VENERDI’

RISCALDAMENTO 10’

Situazione di giro palla con tutti i portieri impegnati.

M (omino rosso al centro) comanda la situazione indicando con

un comando (vocale o visivo) dove giocare palla.

VARIANTE: la palla arriva sempre da M, P1 deve uscire e

giocare manualmente al compagno (con palla fuori area giocare con i piedi

VARIANTE 2: inserire avversari a disturbo dell’azione

COORDINATIVO 15’

Partenza in equilibrio su skimmy (prima bipodalico, poi monopodalico), scaletta, passaggio di

scatto sotto al nastro.

Lavoro a coppie se i portieri sono numerosi con modalità gara (o staffetta)

VARIANTI: eseguire scaletta con numerose modalità VARIANTE 2: inserire un gesto tecnico alla fine del percorso

ANALITICO 15’

Lavoro a coppie: P1 esegue una progressione didattica sul gesto tecnico dell'uscita bassa (partenza in

ginocchio, in piedi senza rincorsa, in piedi con rincorsa) poi rilancia con le mani verso i

conetti tentando di abbatterli. P2 deve difenderli.

VARIANTE: Se P2 blocca palla, parte in 1vs1 con P1 (alleno la transizione da fase

difensiva a offensiva)

VARIABILI 20’

M gioca palla all'interno dell'area, P1 deve dichiarare la zona dove andrà a

recuperare la palla con area divisa in zone (orizzontali o verticali).

Dopo la presa rilancio a P2.

VARIANTE: M parte palla al piede per 1vs1

VARIANTE 2: inserisco degli avversari in area (P1 valuta se uscire in

anticipo o temporeggiare per 1vs1)

SITUAZIONALE 15’

P1 si sposta nello spazio su alcune posizioni fisse impostate con dei cinesini

colorati.

Alla chiamata di M, P1 recupera la posizione per uscita bassa o 1vs1 con M.

SCHEDA DI VALUTAZIONE POST ALLENAMENTO

Al fine di raccogliere e collezionare più dati possibili e valutare ciò che viene proposto durante le

sedute, dalla categoria esordienti propongo una scheda post-allenamento con dei dati da inserire.

I valori che vado a richiedere ai portieri sono:

- RPE: Valutazione del carico interno. Con i giovani portieri è molto complicato ottenere dei

dati coerenti, lo ritengo uno strumento importante dai giovanissimi in su per capire la

reazione del carico allenante sul ragazzo. Per facilitare i più piccoli, ho recuperato la

seguente immagine che aiuta con dei colori e delle faccine a capire cosa si intende come

livello di fatica. La scala utilizzata è quella di Borg.

- VOTO ALLENAMENTO: valutazione da 1 a 10 da parte di ogni ragazzo sul gradimento

delle esercitazioni svolte. Questo dato, secondo me, risulta molto importante per capire che

tipologia di lavoro preferiscono i portieri. Maggiore è il gradimento, migliore sarà

l’apprendimento.

- AUTOVALUTAZIONE: valutazione da 1 a 10 da parte di ogni ragazzo sul proprio

rendimento nella seduta. Utile per aumentare il feedback intrinseco. Oltre al voto, chiedo ad

ogni ragazzo la cosa meglio riuscita nel suo allenamento e cosa da migliorare

maggiormente.

La compilazione di queste schede dovrebbe avvenire singolarmente, in modo che i ragazzi non

si influenzino tra di loro.

Inoltre, una parte della scheda viene completata da me:

- VOTO AL PORTIERE: valutazione da 1 a 10 sulla applicazione di ogni atleta in base alle

sue caratteristiche.

- COMMENTI: imprimo con un commento ciò che più mi ha colpito sia positivamente che

negativamente durante la seduta.

SCHEDE DI VALUTAZIONE INTERMEDIE E FINALI

Al termine del girone di andata e a fine stagione, propongo ai ragazzi una nuova scheda, utile sia

per tenere sotto controllo lo sviluppo motorio, sia per verificare il gradimento delle proposte

effettuate.

PRO PATRIA 2014/2015

ALTEZZA DICEMBRE: …………………………………………

PESO DICEMBRE: ………………………………………………

APERTURA BRACCIA DICEMBRE: ……………………………

IN COSA SEI MIGLIORATO MAGGIORMENTE? COSA HAI PREFERITO IN QUESTI MESI

DI ALLENAMENTO?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

QUALI SONO I TUOI PUNTI FORTI? E I PUNTI DEBOLI?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

COME VALUTI IL LAVORO SVOLTO DA SETTEMBRE AD OGGI?

ESPRIMI UN GIUDIZIO SIA A LIVELLO DI DIVERTIMENTO CHE APPRENDIMENTO

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

CHIUDERE LA STAGIONE

Al termine delle attività agonistiche, bisognerebbe valutare se il lavoro svolto ha portato dei frutti e

verificare che gli obiettivi proposti siano stati raggiunti.

Per i portieri che saranno confermati per la stagione successiva, si dovrebbe iniziare a studiare e

capire dove si potrebbe agire per continuare il percorso di crescita.

Altri portieri, invece, non saranno più del gruppo per svariati motivi: pochi miglioramenti o

comportamenti inadeguati, cambio squadra per motivi personali, cambio squadra per una società più

importante.

Nel secondo e terzo caso, il preparatore può farci ben poco.

Nel primo, invece, si potrebbe fare un esame di coscienza per verificare se il fallimento è dipeso da

una errata valutazione iniziale (stabiliti obiettivi troppo pretenziosi), difficoltà di apprendimento

dovuta ad esercitazioni inadeguate, difficoltà dovute ad un problema di integrazione con il gruppo,

disinteresse del ragazzo o limiti tecnici / motori.

Questa analisi, secondo me molto importante, è fondamentale per ripartire con una nuova stagione

senza commettere gli errori proposti in passato.

“La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un

grande maestro.” Rita Levi Montalcini, 2008

BIBLIOGRAFIA

1. La preparazione stagionale coordinativa, tecnica, tattica e condizionale del portiere

Rapacioli Claudio, 2006

2. Le mani sulla palla

Berna Franco, Ermes Berton, 2007

3. Un mondo di giochi

Juan Carlos Mogni, 2008

4. Calcio. L'allenamento funzionale per i giocatori ed il portiere

Riccardo Capanna, Onofri Claudio, Ancona Stefano, 2005

5. Le 4 regole d’oro

Riccardo Capanna, 2007

6. Fuoriclasse. Storia del naturale successo

Malcolm Gladwell, 2010

7. Fisiologia dell'esercizio in età giovanile

Rowland Thomas W., 2012

8. Il senso della parata ed il gesto giusto per il portiere moderno

Andrea Castellani – Giorgio Rocca, 2011

9. Muovere l’allenamento

Alberto Andorlini, 2013

10. The china study

T. Colin Campbell, 2005

11. Wikipedia –enciclopedia libera