GIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIAClinica Dermatologica, Università di Catania ... E HC - a...

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XVII RIUNIONE (1983 - 2016) Università di Catania Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialità Medico-Chirurgiche Sezione di Dermatologia e Venereologia A TTI SHERATON CATANIA HOTEL Catania, 30-31 gennaio 2016 GIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIA Presidente: PROF . GIUSEPPE MICALI PROF . ANTONIO SAPUPPO - IN MEMORIAM -

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XVII RIUNIONE(1983 - 2016)

Università di Catania

Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialità Medico-ChirurgicheSezione di Dermatologia e Venereologia

ATTI

SHERATON CATANIA HOTELCatania, 30-31 gennaio 2016

GIORNATE DI TERAPIAIN DERMOVENEREOLOGIA

Presidente:PROF. GIUSEPPE MICALI

PROF. ANTONIO SAPUPPO- IN MEMORIAM -

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TGIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIAXVII RIUNIONE (1983 - 2016)

SHERATON CATANIA HOTEL

Catania, 30-31 gennaio 2016

PROGRAMMA SCIENTIFICO

DEDICATO AL PROF. ANTONIO SAPUPPO

Con il patrocinio di:

Scuola Facoltà di Medicina, Università di CataniaOrdine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Catania

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SEDE DEL CONVEGNOSheraton Catania Hotel & Conference CenterVia Antonello da Messina, 45 • 95021 Aci Castello (Catania)Tel. 095 7114111 - Fax 095 271380 • E-mail: [email protected]

ORARIO SEGRETERIA CONGRESSUALEVenerdì 29 Gennaio 16.00 - 19.00Sabato 30 Gennaio 08.00 - 13.00 15.00 - 19.00Domenica 31 Gennaio 08.00 - 13.00

ISCRIZIONILa partecipazione è riservata ai soli iscritti.La quota di iscrizione è fissata in:

• Delegato € 400,00 IVA inclusa• Accompagnatore € 150,00 IVA inclusa• Specializzando gratuita

Le quote comprendono:• Delegato: ingresso alle sedute scientifiche, kit congressuale comprensivo degli atti, attestato di

partecipazione, coffee break, colazione di lavoro di sabato; • Accompagnatore: partecipazione agli eventi previsti dal programma sociale;• Specializzando: (per poter usufruire della quota agevolata è necessario produrre il certificato di iscrizione

alla Scuola di Specializzazione): ingresso alle sedute scientifiche, kit congressuale, accesso atti, attestatodi partecipazione, colazione di lavoro di sabato (riservata); la quota non comprende i coffee break.

BADGEA tutti i partecipanti, accompagnatori, operatori farmaceutici ed espositori iscritti, verrà consegnato, all’attodella registrazione, un badge nominativo necessario per l’accesso all’area congressuale, da indossare per tuttala durata della manifestazione.Il badge, strettamente personale, non potrà essere ceduto e dovrà essere esibito al personale addetto alcontrollo.

ATTESTATI DI PARTECIPAZIONEL’attestato di partecipazione sarà consegnato a tutti i partecipanti regolarmente iscritti che ne farannorichiesta alla Segreteria organizzativa.

ECMIl congresso è accreditato al programma nazionale di Educazione Continua in Medicina per l’anno 2016.Provider: XS events S.r.lRif. ECM: 3311 – 145588 ed. 1Crediti assegnati: n. 7Professione accreditata: Medico Chirurgo Discipline di interesse: Dermatologia e Venereologia, Allergologia ed Immunologia Clinica, Pediatria,Reumatologia, Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Anatomia Patologica, Medicina generale.Per ottenere i crediti ECM sarà necessario:

• partecipare ad almeno l’80% della durata dei lavori congressuali;• superare il test di valutazione dell’apprendimento e compilare quello della qualità percepita. Entrambi

saranno distribuiti al termine del congresso;• autorizzare il trattamento dei dati personali ai fini ECM.

INFORMAZIONI GENERALI

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INFORMAZIONI GENERALI

Inoltre, in caso di iscrizione sponsorizzata (reclutamento diretto), il partecipante ha l’obbligo di consegnareal provider:

• la copia dell’invito dello Sponsor• l’autorizzazione della ASL/Ente di appartenenza del partecipante

In alternativa, si dovrà compilare un’autocertificazione con l’indicazione dello Sponsor e la dichiarazioneche si è in possesso dell’autorizzazione del proprio Ente.Si ricorda ai partecipanti che:

1. La Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha deliberato di limitare il reclutamentodiretto da parte di sponsor commerciali al massimo ad un terzo (50 su 150 crediti nel triennio 2014-2016) del debito formativo di ogni professionista della sanità. Per “reclutamento diretto” si intendela promozione di attività ECM da parte di Sponsor commerciali che si realizza con il supportoeconomico (per iscrizione, viaggi, spese di permanenza, etc.) fornito al professionista della sanità.

2. In caso di percezione di un conflitto di interessi, il discente potrà inviare una comunicazione allaCommissione Nazionale per la Formazione Continua tramite e-mail all’[email protected], indicando: • le proprie generalità;• le motivazioni del conflitto d’interessi rilevato;• copia della scheda sulla qualitá percepita, da lui compilata (l’invio è facoltativo).

N.B.: I nominativi dei discenti che effettueranno le segnalazioni non saranno comunicati ai provider.

CENTRO SLIDE - AREA POSTERLe presentazioni in formato power point sono da consegnare al centro slide la mattina o il pomeriggioimmediatamente precedente la sessione.Orario Centro Slide: Venerdì 29 Gennaio 16.00 - 19.00

Sabato 30 Gennaio 08.00 - 13.00 15.00-19.00Domenica 31 Gennaio 08.00 - 13.00

RESPONSABILE SCIENTIFICOProf. Giuseppe Micali

SEGRETERIA SCIENTIFICAGiuseppe Micali Rosa Licastro Cicero Giuseppa RosaliaFederica Dall’Oglio G. Ivano Luppino Aurora TedeschiFranco Dinotta Maria Letizia MusumeciFrancesco Lacarrubba Maria Rita Nasca

Clinica Dermatologica, Università di CataniaPresidio Ospedaliero “G. Rodolico” - Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele”Via S. Sofia, 78 • 95123 CataniaTel. 095 321705 - 3782425 - Fax 095 3782425 - E-mail: [email protected] - [email protected]

SEGRETERIA ORGANIZZATIVALA DUCA VIAGGIPiazza Europa, 1 • 95127 CataniaTel. 095 7222295 - Fax 095 7222298 - Email: [email protected]

PROVIDER ECMXS events S.r.l.Via Aquileia, 15 • 00198 RomaTel. 06 45 55 36 01 - Cell. 327 833 93 99 - Fax 06 45 50 392 - 06 45 55 35 69E-mail: [email protected]

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sala a sala b

saba

to m

atti

na

lun

ch t

ime

08.30 apErTura DEI LaVorI/saLuTo DELLE auTorITÀ08.55 un rICorDo DEL proF. anTonIo sapuppo09.00 – 10.00 sEssIonE 1a - noVITÀ DaL MonDo DErMaToLoGICo

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO10.00 – 10.45 sEssIonE 2a – psorIasI

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO10.45 – 11.00 DIsCussIonE11.00 – 11.30 pausa11.30 – 12.20 sEssIonE 3a – IDrosaDEnITE suppuraTIVa

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO12.20 – 12.30 DIsCussIonE12.30 – 12.45 sEssIonE 4a – psorIasI

RELAZIONE su tEmA pREORdINAtO12.45 – 12.50 DIsCussIonE12.50 – 13.30 sEssIonE 5a – MaLaTTIE DEI CapELLI

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

15.00 – 16.00 sEssIonE 6a – DErMaToLoGIa pEDIaTrICaRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

16.00 – 16.30 sEssIonE 7a – psorIasIRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

16.30 – 16.35 DIsCussIonE16.35 – 16.55 sEssIonE 8a – DaYLIGHT pHoToDYnaMIC THErapY

RELAZIONE su tEmA pREORdINAtO16.55 – 17.00 DIsCussIonE17.00 – 17.30 pausa17.30 – 19.00 sEssIonE 9a – noVITÀ In TErapIa DErMaToLoGICa

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

19.00 – 19.30 DIsCussIonE19.30 CHIusura DEI LaVorI

08.45 – 09.30 sEssIonE 10a – onCoLoGIa DErMaToLoGICaRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

09.30 – 09.40 DIsCussIonE09.40 – 10.00 sEssIonE 11a – MoLLusCo ConTaGIoso

RELAZIONE su tEmA pREORdINAtO10.00 – 10.05 DIsCussIonE10.05 – 10.50 sEssIonE 12a – psorIasI E nuoVI TarGET TErapEuTICI

RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO10.50 – 11.00 DIsCussIonE11.00 – 11.30 pausa11.30 – 12.15 sEssIonE 13a – METoDICHE non InVasIVE nEL

MonIToraGGIo TErapEuTICo DEL “non MELanoMasKIn CanCEr” (In CoLLaBorazIonE Con aIDnID)RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

12.15 – 12.25 DIsCussIonE12.25 – 12.55 sEssIonE 14a – rEazIonI CuTanEE IaTroGEnE12.55 – 13.45 DIsCussIonE13.45 CoMpILazIonE QuEsTIonarIo ECM14.00 CHIusura DEL ConGrEsso

08.45 – 09.45 sEssIonE 7B – aTTuaLITÀ In TErapIaDErMaToLoGICa RELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

09.45 – 09.50 DIsCussIonE09.50 – 10.35 sEssIonE 8B – approCCIo praTICo

raGIonaTo In MEDICIna DErMoEsTETICaRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

10.35 – 11.00 DIsCussIonE11.00 – 11.30 pausa11.30 – 12.35 sEssIonE 9B – EFFETTI InDEsIDEraTI In

MEDICIna DErMoEsTETICaRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

12.35 – 12.40 DIsCussIonE12.40 – 13.15 sEssIonE 10B -

CoMunICazIonI LIBErE13.15 CHIusura DEI LaVorI

15.00 – 16.00 sEssIonE 3B - cOmuNIcAZIONI LIbERE

16.00 – 17.00 sEssIonE 4B – noVITÀ TErapEuTICHE:DErMaTITE sEBorroICa - InFEzIonI Da HpV

17.00 – 17.30 pausa17.30 – 18.50 sEssIonE 5B – aTTuaLITÀ su: DaYLIGHT

pHoToDYnaMIC THErapY - aCnE18.50 – 19.30 sEssIonE 6B -

CoMunICazIonI LIBErE

19.30 CHIusura DEI LaVorI

11.30 – 13.30 sEssIonE 1B - aTTuaLITÀ In TErapIaDErMaToLoGICaRELAZIONI su tEmA pREORdINAtO

13.30 – 13.35 DIsCussIonE

13.35 – 15.00 sEssIonE 2B – sIMposIo DDI“CoME prEsErVo La MIa pELLE…”:TruCCHI… DErMaToLoGICI …E CoME La prEsErVoDaLL’InQuInaMEnTo aMBIEnTaLE”: sKInDaMaGEs rELaTED To poLLuTIon: a nEWCHaLLEnGE For DErMaToLoGIsTs

13.30 – 15.00 pausa pranzo

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sala c sala d

13.30 – 15.00 sEssIonE 1C - MaLaTTIE DELLE unGHIE:DIaGnosI aVanzaTa E TErapIa

15.30 – 19.00 sEssIonE 2C -VIDEo: InTroDuzIonE aLLaDErMoCHIrurGIa(a Cura DELLa sIDCo)- proIEzIonE non sTop -

13.30 – 15.00 sEssIonE 1D - ECToparassITosI:DIaGnosI aVanzaTa E TErapIa

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GIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIAXVII RIUNIONE (1983 - 2016)

SHERATON CATANIA HOTEL - Catania 30-31 gennaio 2016

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Sessione Plenaria - Sala A

SABATO 30 GENNAIO

08.30 apertura dei lavori

saluto delle autorità

08.55 un rICorDo DEL proF. anTonIo sapuppo mario pippione, steFano calVieri

sessione 1a - noVitÀ dal mondo dermatologico

presentano:N. Aste, s. calvieri, p. Lisi, m. pippione

09.00 – 09.20 aDVanCEs In sKIn sCIEnCEs anD THEIr THErapEuTIC IMpLICaTIons1 stephen i. KatZ

(NAt. INst. ARtHR. musc. sKIN dIs., NAt. INst. HEALtH, bEtHEsdA, md, usA)

09.20 – 09.40 THErapEuTIC pEarLs FroM JaaD2 bruce h. thiers

(dERm. & dERm. suRG., mEd. uNIV. sOutH cAROLINA, cHARLEstON, sc, usA)

09.40 – 10.00 WHaT's nEW In THErapEuTICs oF InFECTIous DErMaToLoGY3 oliVier chosidoW

(dEpt. dERm. ALLERG., HOp. HENRI-mONdOR, uNIV. pARIs-Est cRÉtEIL VAL dEmARNE, cRÉtEIL, FRANcE)

sessione 2a - psoriasi

presentano:s. chimenti, A. Garcovich, p. santoianni

10.00 – 10.15 rEaL WorLD EVIDEnCE In DErMaToLoGY 4 steFano piaserico

(cL. dERm., uNIV. pAdOVA)

10.15 – 10.30 DoDICI annI DI aDaLIMuMaB nELLa psorIasI… una “BELLa” sTorIa5 paolo amerio

(cL. dERm., uNIV. G. d’ANNuNZIO, cHIEtI)

GIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIAXVII RIUNIONE (1983 - 2016)

SHERATON CATANIA HOTEL - Catania 30-31 gennaio 2016

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Sessione Plenaria - Sala A

SABATO 30 GENNAIO

10.30 – 10.45 FarMaCI BIosIMILarI: DaLLa TEorIa aLLa praTICa 6 paolo dapaVo

(cL. dERm., cIttÀ sALutE sc., tORINO)

10.45 – 11.00 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

11.00 – 11.30 Pausa

sessione 3a - idrosadenite suppuratiVa

presentano:V. bettoli, G. Fabbrocini, s. Veraldi

11.30 – 11.45 LInEE GuIDa sIDEMasT suLLa soMMInIsTrazIonE DEI BIoLoGICInELL’IDrosaDEnITE suppuraTIVa: paToGEnEsI, sCaLE DI VaLuTazIonE ECrITErI DI InCLusIonE/EsCLusIonE

7 giuseppe monFrecola, matteo megna(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. pAt. sIst., uNIV. FEdERIcO II,NApOLI)

11.45 – 12.00 noVITÀ nELLa TErapIa MEDICa8 marco romanelli

(u.O. dERm., uNIV. pIsA)

12.00 – 12.20 HIDraDEnITIs suppuraTIVa: surGICaL approaCH 9 FalK g. bechara

(dEpt. dERm. suRG., RuHR-uNIV. bOcHum, GERmANY)

12.20 – 12.30 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 4a - psoriasi

presentano:b. Guarneri, G. monfrecola, b.m. piraccini

12.30 – 12.45 VITaMIna D E psorIasI10 steFano calVieri

(cL. dERm., pOLIcL. umbERtO I, uNIV. sApIENZA, ROmA)

12.45 – 12.50 Discussione sull’argomento esposto durante la sessione

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Sessione Plenaria - Sala A

SABATO 30 GENNAIO

sessione 5a - malattie dei capelli

12.50 – 13.10 psorIaTIC aLopECIa11 antonella tosti

(dEpt. dERm. cut. suRG., uNIV. mIAmI, FL, usA)

13.10 – 13.30 pErsIsTEnT sEXuaL DYsFunCTIon In MEn WITH anDroGEnIC aLopECIa orprosTaTIC HYpErpLasIa WHo arE EXposED To FInasTErIDE or DuTasTErIDE

12 dennis p. West, *giuseppe micali (dEpt. dERm., FEINbERG scH. mEd., NORtHWEstERN uNIV., cHIcAGO, IL, usA;* sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

13.30 – 15.00 Pausa pranzo

sessione 6a - dermatologia pediatrica

presentano:F. Ayala, c. Gelmetti, A. tosti

15.00 – 15.20 propranoLoL For InFanTILE HaEManGIoMas: rECoMMEnDaTIons anDproposED THErapEuTIC proToCoL

13 John i. harper(pAEd. dERm., INst. cHILd HEALtH, ucL, LONdON, uK)

15.20 – 15.40 GEnETIC sKIn DIsEasE: DIsCoVErY anD rECoVErY14 John a. mcgrath

(st. JOHN's INst. dERm., KING's cOLL., GuY's HOsp., LONdON, uK)

15.40 – 16.00 suCCEssFuLLY TrEaTInG aTopIC DErMaTITIs In CHILDrEn 15 laWrence schachner

(dEpt. dERm., mILLER scH. mEd., mIAmI uNIV., FL, usA)

sessione 7a - psoriasi

presentano:m.R. bongiorno, A. di carlo

16.00 – 16.15 MInIMaL DIsEasE aCTIVITY: un oBIETTIVo raGGIunGIBILE nELLa GEsTIonEDEL pazIEnTE Con arTrITE psorIasICa In TErapIa Con FarMaCI BIoLoGICI

16 nicola balato (sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. cH., uNIV. FEdERIcO II, NApOLI)

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Sessione Plenaria - Sala A

SABATO 30 GENNAIO

16.15 – 16.30 sECuKInuMaB E psorIasI: una prossIMa opporTunITÀ Con InDICazIonIInnoVaTIVE

17 clara de simone, giacomo caldarola(Ist. dERm., uNIV. cAtt. sAcRO cuORE, ROmA)

16.30 – 16.35 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 8a - daYlight photodYnamic therapY

presenta:m.c. Fargnoli

16.35 – 16.55 La LuCE soLarE In TErapIa FoToDInaMICa: nuoVa FronTIEra nELTraTTaMEnTo DELLE CHEraTosI aTTInICHE

18 hans christian WulF(dEpt. dERm., bIspEbJERG HOsp., cOpENHAGEN, dENmARK)

16.55 – 17.00 Discussione sull’argomento esposto durante la sessione

17.00 – 17.30 Pausa

sessione 9a - noVitÀ in terapia dermatologica

presentano:s. Amato, N. balato, m. Fimiani, m. Romanelli, L. Zichichi

17.30 – 17.45 nuTraCEuTICaLs For THE sKIn: an upDaTE19 gioVanni scapagnini, sergio daVinelli

(dIp. mEd. sc. sALutE, uNIV. mOLIsE, cAmpObAssO)

17.45 – 18.00 CorTICosTEroIDI pEr uso TopICo: IMporTanza DELLa ForMuLazIonE 20 nicola pimpinelli, Vieri grandi

(sEZ. dERm., dIp. cH. mEd. tRAsLAZ., uNIV. FIRENZE)

18.00 – 18.15 TraTTaMEnTo DELLa TInEa InGuInaLIs E DELLa TInEa CorporIs Conun’assoCIazIonE anTIMICoTICo-CorTICosTEroIDE

21 steFano Veraldi, *rossana schianchi(u.O. dERm., uNIV. mILANO; *I.d.E., mILANO)

18.15 – 18.30 InGEnoLo MEBuTaTo nELLE CHEraTosI aTTInICHE: EspErIEnza CLInICa EsTruMEnTaLE

22 marco ardigÒ(Ist. dERm. s. GALLIcANO, IRccs, ROmA)

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Sessione Plenaria - Sala A

SABATO 30 GENNAIO

18.30 – 18.45 pEMFIGo: anTI CD-20 CoME TErapIa aDIuVanTE o TErapIa DI prIMa sCELTa?23 claudio Feliciani

(cL. dERm., uNIV. pARmA)

18.45 – 19.00 LICHEn sCLErosus: prospETTIVE TErapEuTICHE24 antonio cristaudo, alessandra latini, marinella tedesco, marina

ambriFi, massimo giuliani, carola ancona(Ist. dERm. s. GALLIcANO, IRccs, ROmA)

19.00 – 19.30 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

19.30 Chiusura dei lavori

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

sessione 1b - attualitÀ in terapia dermatologica

presentano:A. costanzo, G. pellacani, F. Ricciuti, L. stingeni, G. trevisan

11.30 – 11.45 ruoLo DI nICoTInaMIDE nELLa CHEMIoprEVEnzIonE DEI TuMorI CuTanEInon MELanoMa: EVIDEnzE spErIMEnTaLI E CLInICHE

25 nicola pimpinelli(sEZ. dERm., dIp. cH. mEd. tRAsLAZ., uNIV. FIRENZE)

11.45 – 12.00 ToCoTrIEnoLI E ToCoFEroLI TopICI In DErMaToLoGIa 26 gabriella Fabbrocini

(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. pAt. sIst., uNIV. FEdERIcO II,NApOLI)

12.00 – 12.15 nuoVE VIE rECETTorIaLI DEL prurITo sInE MaTErIa27 bianca maria piraccini

(dERm., dImEs, uNIV. bOLOGNA)

12.15 – 12.30 VasCuLITE LEuCoCIToCLasICa a IGa. CLInICa E TErapIa28 massimo papi

(u.O. uLcERE cut. dERm. VAsc., IdI, ROmA)

12.30 – 12.40 MasToCITosI: QuaLE TraTTaMEnTo? DaLLa TErapIa anTIsTaMInICa aLLaTarGET THErapY

29 Valeria braZZelli, steFania barruscotti, sara grassi, andreamichelerio, *serena merante, gioVanni borroni(cL. dERm. E *cL. EmAtOL., FONdAZ. pOLIcL. s. mAttEO IRccs, uNIV. pAVIA)

12.40 – 12.55 METoTrEXaTo: noVITÀ nELLa TraDIzIonE 30 steFano piaserico

(cL. dERm., uNIV. pAdOVA)

12.55 – 13.10 BIosIMILarI: una nuoVa sFIDa TErapEuTICa In DErMaToLoGIa31 enZo berardesca

(Ist. dERm. s. GALLIcANO, IRccs, ROmA)

13.10 – 13.20 I FarMaCI BIoLoGICI nELLa psorIasI ErITroDErMICa32 giuseppe stinco, enZo errichetti

(cL. dERm., dIp. sc. mEd. spER. cL., A.O.u. s. mARIA mIsERIcORdIA, uNIV.udINE)

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15

Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

13.20 – 13.30 psorIasI, EruzIonI psorIasIForMI E MaLaTTIE InFIaMMaTorIE CronICHEInTEsTInaLI

33 maddalena napolitano, nicola balato(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. pAt. sIst., uNIV. FEdERIcO II,NApOLI)

13.30 – 13.35 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 2b - simposio ddi

“come preserVo la mia pelle…”: trucchi… dermatologici

presentano:A. barba, p. crawford, G. Fabbrocini, L. Larsson West, c. Rigoni

13.35 – 13.50 LE TErapIE DEI sanTI34 luigi ValenZano

(Ist. dERm. s. GALLIcANO, ROmA)

13.50 – 14.05 CosMETICI E CuTE sEnsIBILE 35 caterina Foti, paolo romita

(sEZ. dERm., dIp. mEd. INt., ImmuNOL. mAL. INF., uNIV. bARI)

14.05– 14.20 psorIasI E VITaMIna D In MEnopausa: uTILITÀ DELLa FoToTErapIa36 Valeria braZZelli

(cL. dERm., FONdAZ. pOLIcL. s. mAttEO IRccs, uNIV. pAVIA)

“…e come la preserVo dall’inQuinamento ambientale”: sKin damages related to pollution: a neW challenge For dermatologists

14.20 – 14.30 sTraTEGIEs For prEVEnTIon oF poLLuTIon-InDuCED sKIn DIsorDErs(LEttuRA NON Ecm)

37 gabrielle sore(L’OREAL REsEARcH, AsNIEREs suR sEINE, FRANcE)

14.30 – 14.40 poLLuTIon anD sKIn DIsorDErs (LEttuRA NON Ecm)38 giuseppe Valacchi

(sEZ. bIOL. EVOLuZ., dIp. sc. VItA bIOtEcNOL., uNIV. FERRARA)

14.40 – 15.00 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

15.00 – 16.00 sessione 3b - comunicaZioni libere

presentano:u. bottoni, L. brambilla, A. campanati, A. Rossi, N. skroza

pITYrIasIs ruBra pILarIs TIpo I DELL’aDuLTo: TrE CasI TraTTaTI ConsuCCEsso Con usTEKInuMaB

39 biagio didona, Flora canZona, tiZiano tonanZi, massimo papi(IdI, ROmA)

MaLaTTIa DI HaILEY-HaILEY E suppLEMEnTazIonE oraLE DI VITaMIna D40 matteo megna, pietro santoianni

(sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. cH., uNIV. FEdERIcO II, NApOLI)

ruoLo DELLa MIrTazapIna nELLa TErapIa DEL prurITo CronICo 41 simone garcoVich

(Ist. dERm., uNIV. cAtt. sAcRO cuORE, FONd. pOLIcL. uNIV. A. GEmELLI, ROmA)

MorFEa GEnEraLIzzaTa E psorIasI: sTEssa TErapIa?42 emilia cerulli, elettra antonelli, Katharina hansel, luca stingeni

(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. mEd., uNIV. pERuGIA)

TErapIa TopICa nELLa psorIasI unGuEaLE43 amanda maZZi, salVatore panduri, Valentina dini, marco romanelli

(u.O. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. pIsA)

TraTTaMEnTo Con FarMaCI BIoLoGICI DI psorIasI/EpaTopaTIE44 cristina mugheddu, monica pau, rino murgia, Franco rongioletti

(cL. dERm., p.O. s. GIOVANNI dI dIO, A.O.u., cAGLIARI)

DErMaTITI IaTroGEnE In Corso DI TraTTaMEnTo DELL’EpaTopaTIa HCV-CorrELaTa Con sIMEprEVIr

45 Francesco borgia, irene cacciola, FabriZio guarneri, mario Vaccaro,seraFinella p. cannaVÒ(sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. mEssINA)

TErapIa Con prEDnIsonE ED anaKInra In sapHo sYnDroME46 teresa oranges, *andrea diociaiuti, **antonella insalaco, **FabriZio

de benedetti, *maYa el hachem(u.O. dERm., dIp. mEd. cL. spER. uNIV. pIsA; *u.O.c. dERm. E **u.O.c.REumAtOLOGIA, Osp. pEd. bAmbINO GEsÙ, IRccs, ROmA)

una rEazIonE paraDossa Da anTI-TnFaLFa47 emanuela martina, Katia giuliodori, anna campanati, annamaria

oFFidani(cL. dERm., dIp. sc. cL. mOLEcOL., uNIV. pOLItEcN. mARcHE, ANcONA)

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

EruzIonE psorIasIForME In Corso DI TErapIa Con MIDosTaurIna InpazIEnTE Con MasToCITosI sIsTEMICa

48 marta tramontana, rossella marietti, Katharina hansel, leonardobianchi, luca stingeni(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. mEd., uNIV. pERuGIA)

oMaLIzuMaB E orTICarIa CronICa sponTanEa 49 giuseppe pistone, maria rita bongiorno

(u.O.c. dERm. mts, A.O.u. pOLIcL. p. GIAccONE, uNIV. pALERmO)

rIsoLuzIonE Con ETanErCEpT DI una sInDroME DI LYELL proVoCaTa DarITuXIMaB In un pazIEnTE aFFETTo Da pEMFIGo VoLGarE GraVE

50 biagio didona, maria antonietta pilla, dario didona, cinZia maZZanti(IdI, ROmA)

sessione 4b - noVitÀ terapeutiche: dermatite seborroica - inFeZioni dahpV

presentano:p. Amerio, m. barbareschi

16.00 – 16.15 aTTuaLITÀ nELLa TErapIa TopICa DELLa DErMaTITE sEBorroICa51 Federica dall’oglio, giuseppe micali

(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

16.15 – 16.20 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

presenta:p. Amerio

16.20 – 16.35 nITrIzInC CoMpLEX: EFFICaCIa E ToLLEraBILITÀ nEL TraTTaMEnTo DELLEVErruCHE "DIFFICILI"

52 Francesco lacarrubba, giuseppe micali(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

16.35 – 16.50 un nuoVo TraTTaMEnTo DELLE VErruCHE GEnITaLI EsTErnE: nITrIzInC-CoMpLEX

53 marinella brambati, marco cusini(u.O.s. mts, FONdAZ. IRccs cA’ GRANdA Osp. mAGGIORE pOLIcL., mILANO)

16.50 – 17.00 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

17.00 – 17.30 Pausa

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

sessione 5b - attualitÀ su: daYlight photodYnamic therapY - acne

presentano:s.p. cannavò, G. Filosa, m.c. potenza

17.30 – 17.40 EspErIEnza ITaLIana su DaYLIGHT pHoToDYnaMIC THErapY L’EspErIEnza DI L’aQuILa

54 maria concetta Fargnoli, antonella piccioni(cL. dERm., uNIV. L’AQuILA)

17.40 – 17.50 EspErIEnza ITaLIana su DaYLIGHT pHoToDYnaMIC THErapYL’EspErIEnza DI CoMo

55 paolo sergio paVone, silVia loVati(Att. cL. tERR., bR. dERm., ALLERGOL., sERV., A.O. s. ANNA, cOmO)

17.50 - 17.55 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

17.55 – 18.10 a proposITo DELLE assoCIazIonI prECosTITuITE nELLa TErapIa TopICaDELL’aCnE

56 VincenZo bettoli, giulia toni, alberto bertoldi, graZianaamendolagine(u.O. dERm., dIp. sc. mEd., A.O.u., uNIV. FERRARA)

18.10 – 18.25 FraGILITÀ CuTanEa nELL’aCnE57 gabriella Fabbrocini

(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. pAt. sIst., uNIV. FEdERIcO II,NApOLI)

18.25 – 18.35 proBLEMaTICHE aLLErGoLoGICHE LEGaTE aLLa TErapIa TopICa DELL’aCnE58 cataldo patruno, matteo megna

(sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. cH., uNIV. FEdERIcO II, NApOLI)

18.35 – 18.45 aCnE CHELoIDEa DELLa nuCa: TErapIa59 antonia gimma, carla cardinali, Franca taViti

(dERm., Osp. pRAtO)

18.45 – 18.50 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

18.50 – 19.30 sessione 6b - comunicaZioni libere

presentano:A. cristaudo, p. Quaglino, E. Raia, V. schirripa, G. soda, G. stinco

aCnE rEsIsTEnTE aLLE TErapIE TraDIzIonaLI: un Caso DI sInDroMEaDrEnoGEnITaLE

60 Veronica balduZZi, maria concetta potenZa(u.O.c. dERm. d. INNOcENZI, pOLO pONtINO, uNIV. sApIENZA, ROmA)

un Caso DI rosaCEa DEL CuoIo CapELLuTo61 maria caterina Fortuna, giulia pranteda, alFredo rossi

(u.O.c. dERm., dIp. mEd. INt. spEc. mEd., uNIV. sApIENZA, ROmA)

pITIrIasI LICHEnoIDE CronICa In ETÀ pEDIaTrICa: DEsCrIzIonE DI un Caso62 emilia aQuila, ilaria proietti, maria concetta potenZa

(u.O.c. dERm. d. INNOcENZI, pOLO pONtINO, uNIV. sApIENZA, ROmA)

InGEnoLo MEBuTaTo nELLE CHEraTosI aTTInICHE: sTuDIo CLInICo,IsToLoGICo-IMMunoIsToCHIMICo E VIDEoDErMaTo-CapILLarosCopICo

63 iVan bobYr, anna campanati, Veronica consales, emanuela martina,elisa molinelli, Federico diotalleVi, Valerio brisigotti, *mirellagiangiacomi, giulia ganZetti, annamaria oFFidani(cL. dERm., dIp. sc. cL. mOLEcOL. E *Ist. ANAt. pAtOL. IstOpAtOL., uNIV.pOLItEcN. mARcHE)

EFFICaCIa DELLa TErapIa FoToDInaMICa nELLa MICosI FunGoIDE assoCIaTaa MorBo DI BoWEn

64 nicolÒ riVetti, *riccardo gioVanni borroni, Valeria braZZelli(cL. dERm., uNIV. pAVIA E *LAb. dIAGNOst. mOLEcOL., FONdAZ. IRccs, pOLIcL.s. mAttEO, pAVIA)

VasCuLopaTIa LIVEDoIDE assoCIaTa aD IpEroMoCIsTEInEMIa TraTTaTa ConaCIDo FoLICo E CoMpLEsso VITaMInICo B

65 enZo errichetti, giuseppe stinco(cL. dERm., uNIV. udINE)

InnEsTI EpIDErMICI FrazIonaLI: EspErIEnza DELLa CLInICa DErMaToLoGICapIsana

66 agata JanoWsKa, Valentina dini, michela macchia, salVatorepanduri, teresa oranges, marco romanelli(u.O. dERm., dIp. cL. mEd. spER., uNIV. pIsA)

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Sessione Parallela - Sala B

SABATO 30 GENNAIO

TErapIa CELLuLarE DEL Danno soLarE CronICo EpITELIaLE sEVEro EDEsTEso

67 michele Fimiani, pietro rubegni, elisa pianigiani, giancarlo mariotti(cL. dERm., dIp. sc. mEd., cH. NEuROsc., uNIV. sIENA)

IL dERmA dEEpIdERmIZZAtO AcELLuLARE LIOFILIZZAtO: uNA NuOVAOppORtuNItÀ IN VuLNOLOGIA

68 michele Fimiani, elisa pianigiani, Francesca ierardi, linda tognetti(cL. dERm., dIp. sc. mEd., cH. NEuROsc., uNIV. sIENA)

19.30 Chiusura dei lavori

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Lunch Time - Sala C

Sessione Parallela - Sala C

SABATO 30 GENNAIO

sessione 1c (NON ECM) - malattie delle unghie: diagnosi aVanZata eterapia

presentano:b.m. piraccini, F. Lacarrubba

13.30 – 14.30 DIaGnosI aVanzaTa E TErapIa DELLE onICopaTIE69 bianca maria piraccini

(dERm., dImEs, uNIV. bOLOGNA)

14.30 – 15.00 Discussione sull’argomento esposto durante la sessione

15.30 – 19.00 sessione 2c (NON ECM) - Video: introduZione alla dermochirurgia(a cura della sidco)- proieZione non stop -

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Lunch Forum - Sala D

SABATO 30 GENNAIO

sessione 1d (NON ECM) - ectoparassitosi: diagnosi aVanZata e terapia

presentano:G. Leigheb, L. stingeni

13.30 – 14.30 EnToMoDErMaTosI E parassITosI aMBIEnTaLI70 giorgio leigheb, *luca stingeni, elisa ZaVattaro, **mario principato

(cL. dERm., uNIV. pIEmONtE ORIENtALE, NOVARA; *sEZ. dERm. cL., ALLERGOL.VENEREOL., dIp. mEd. E **sEZ. pARAssItOL., FAc. mEd. VEtER., uNIV. pERuGIA)

14.30 – 15.00 Discussione sull’argomento esposto durante la sessione

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Sessione Plenaria - Sala A

DOMENICA 31 GENNAIO

sessione 10a - oncologia dermatologica

presentano:G. Fabrizi, A. parodi, N. pimpinelli, A. Virgili

08.45 – 09.00 La TErapIa MEDICa DEL MELanoMa METasTaTICo In FasE aVanzaTa71 pietro Quaglino, paolo FaVa, maria teresa Fierro

(cL. dERm., uNIV. tORINO)

09.00 – 09.15 IL LInFonoDo sEnTInELLa: upDaTE 72 marco simonacci

(st. c. dERm., Osp. mAcERAtA, AsuR mARcHE AREA VAstA 3)

09.15 – 09.30 CaMpo DI CanCErIzzazIonE73 aldo di carlo

(Ist. s. mARIA E s. GALLIcANO, IRccs, ROmA)

09.30 – 09.40 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 11a - mollusco contagioso

09.40 – 10.00 THE ManaGEMEnT oF MoLLusCuM ConTaGIosuM74 antonio torrelo

(dEpt. dERm., HOsp. NIÑO JEsÚs, mAdRId, spAIN)

10.00 – 10.05 Discussione sull’argomento esposto durante la sessione

sessione 12a - psoriasi e nuoVi target terapeutici

presentano:E. berardesca, m.G. bernengo, G. borroni

10.05 – 10.20 aprEMILasT: MECCanIsMo D’azIonE E InDICazIonI nEL TraTTaMEnTo DELLapsorIasI

75 antonio costanZo(cL. dERm., A.O. s. ANdREA, uNIV. sApIENZA, ROmA)

10.20 – 10.35 InTErLEuCHIna 23: CIToCHIna CHIaVE nELLa paToGEnEsI DELLEsponDILoarTrITI

76 gioVanni triolo(u.O.c. REum., dIp. bIOmEd. mEd. INt. spEc., A.O.u. pOLIcL. p. GIAccONE,pALERmO)

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Sessione Plenaria - Sala A

DOMENICA 31 GENNAIO

10.35 – 10.50 WHEn BIoTECnoLoGY MEETs paTIEnT’s nEED In arTHropaTHIC psorIasIs77 aurora parodi

(dIssAL sEZ. dERm., uNIV. GENOVA, IRccs A.O.u. s. mARtINO, Ist GENOVA)

10.50 – 11.00 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

11.00 – 11.30 Pausa

sessione 13a - metodiche non inVasiVe nel monitoraggio terapeutico del“non melanoma sKin cancer” (in collaboraZione con aidnid)

presentano:A. di stefani, F. Lacarrubba

11.30 – 11.45 La DErMosCopIa nEL MonIToraGGIo TErapEuTICo DELLE CHEraTosIaTTInICHE

78 caterina longo(sKIN cANcER u., ARcIspEd. s. mARIA NuOVA, IRccs, REGGIO EmILIA)

11.45 – 12.00 La DErMosCopIa nEL MonIToraGGIo TErapEuTICo DEL CarCInoMaBasoCELLuLarE

79 aimilios lallas(FIRst dEpt. dERm., ARIstOtLE uNIV., tHEssALONIKI, GREcIA)

12.00 – 12.15 La MICrosCopIa LasEr ConFoCaLE nEL MonIToraGGIo TErapEuTICo DEITuMorI CuTanEI

80 gioVanni pellacani(cL. dERm., uNIV. mOdENA E REGGIO EmILIA)

12.15 – 12.25 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 14a - reaZioni cutanee iatrogene

presentano:G. Angelini, G. Leigheb, F. Rongioletti

12.25 – 12.40 DErMopaTIE E FarMaCI anTIpErTEnsIVI81 ugo bottoni, steFano dastoli, *emilio russo, giuseppe FabriZio

amoruso, *caterina palleria, elisabetta scali, *gioVambattista desarro(dERm. E *FARm. cL. FARmAcOVIGIL., uNIV. mAGNA GRAEcIA, cAtANZARO)

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Sessione Plenaria - Sala A

DOMENICA 31 GENNAIO

12.40 – 12.55 IL DErMaToLoGo E L’“aLLErGIa” aI BETa-LaTTaMICI: un proBLEMaQuoTIDIano

82 luca stingeni(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. mEd., uNIV. pERuGIA)

12.55 – 13.45 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

13.45 Compilazione questionario ECM

14.00 Chiusura del Congresso

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Sessione Parallela - Sala B

DOMENICA 31 GENNAIO

sessione 7b - attualitÀ in terapia dermatologica

presentano:d. bonamonte, b. didona, c. Feliciani, m. picardo

08.45 – 09.00 FoToTErapIa E LasErTErapIa nEL Lupus ErITEMaToso83 manuela papini

(cL. dERm. tERNI, uNIV. pERuGIA)

09.00 – 09.15 FInasTErIDE: possIBILE uTILIzzo TopICo nEL TraTTaMEnTo DELL’aLopECIaanDroGEnETICa MasCHILE

84 alFredo rossi, maria caterina Fortuna(u.O.c. dERm., dIp. mEd. INt. spEc. mEd., uNIV. sApIENZA, ROmA)

09.15 – 09.25 TErapIa Con rITuXIMaB prIMa DELLa GraVIDanza In TrE pazIEnTI aFFETTEDa pEMFIGo GraVE: VaLuTazIonE DELL’ouTCoME

85 camilla Vassallo, elena tagliabue, Federica derlino, gioVanniborroni (cL. dERm., FONdAZ. IRccs, pOLIcL. s. mAttEO, dIp. sc. cL.-cH., uNIV. pAVIA)

09.25– 09.35 CarCInoMa BasoCELLuLarE DELL’EsTrEMo CEFaLICo: QuanTo L’EsCIssIonECHIrurGICa È LarGa E proFonDa aBBasTanza

86 sara grassi, mario merlino, renato rosso, gioVanni borroni(u. dERm., uNIV. pAVIA, IRccs, pOLIcL. s. mAttEO, pAVIA)

09.35 – 09.45 LIVELLI sIErICI DI VITaMIna D E MELanoMa: sTuDIo Caso-ConTroLLo ErEVIEW DELLa LETTEraTura

87 alessandra narcisi, giorgia cortesi, diego orsini, laura FidanZa,*daniela pisani, **maria soFia cattaruZZa, antonio costanZo, martacarlesimo(u.O.c. dERm. VENEREOL. E *u.O.c. mEd. INt., mAL. mEtAb. mIN. mAL. mEtAb.OssO , O. s. ANdREA, uNIV. sApIENZA, ROmA; **dIp. sAN. pub. mAL. INF., uNIV.sApIENZA, ROmA)

09.45 – 09.50 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

sessione 8b - approccio pratico ragionato in medicina dermoestetica

presentano:m. benci, m.p. de padova, A. tedeschi

09.50 – 10.15 anaToMY anD VoLuMIzInG InJECTIons oF THE CHEEK: THE DouBLE pLanETECHnIQuE

88 Fabio massimo ingallina(cH. pLAst. RIcOstR. EstEt., cAtANIA)

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Sessione Parallela - Sala B

DOMENICA 31 GENNAIO

10.15 – 10.35 LEsson FroM anaToMY: HoW To opTIMIzE THE usE oF HYaLuronIC aCIDInJECTIon For sKIn rEJuVEnaTIon

89 martin n. Zaiac(dEpt. dERm., H. WERtHEIm cOLL. mEd., FLORIdA INt. uNIV. mIAmI, usA)

10.35 – 11.00 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

11.00 – 11.30 Pausa

sessione 9b - eFFetti indesiderati in medicina dermoestetica

presentano:N. cameli, A. di pietro

11.30 – 11.40 EFFETTI InDEsIDEraTI Da aLTa TECnoLoGIa DErMaToLoGICa90 giuseppe iVano luppino

(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

11.40 – 11.50 GLI EFFETTI CoLLaTEraLI DEI FILLEr DELLE LaBBra E DEL DIsTrETTo pErIoraLE91 maria pia de padoVa, *antonino di pietro

(dERm., Osp. pRIV. NIGRIsOLI, bOLOGNA; *sERV. dERm., Osp. L. mARcHEsI dIINZAGO, mILANO)

11.50 – 12.00 EFFETTI InDEsIDEraTI Da pEELInG CHIMICI92 aurora tedeschi, giuseppe micali

(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

12.00 – 12.10 EFFETTI InDEsIDEraTI Da TossIna BoTuLInICa nEL TraTTaMEnTo DELLEruGHE

93 mauriZio benci(dERm., FIRENZE)

12.10 – 12.20 EFFETTI InDEsIDEraTI Da TossIna BoTuLInICa nEL TraTTaMEnToDELL’IpErIDrosI

94 anna campanati, emanuela martina, annamaria oFFidani(cL. dERm., uNIV. pOLItEc. mARcHE, Osp. RIuN., ANcONA)

12.20 – 12.35 rEazIonI Da FILLErs (GranuLoMa DELL’ETErna GIoVInEzza). CoMEL’IsToLoGIa aIuTa IL CLInICo

95 Franco rongioletti(cL. dERm., dIp. sc. mEd. m. AREsu, uNIV. cAGLIARI)

12.35 – 12.40 Discussione sugli argomenti esposti durante la sessione

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Sessione Parallela - Sala B

DOMENICA 31 GENNAIO

12.40 – 13.15 sessione 10b - comunicaZioni libere

presentano:c. de simone, m. papi, m. papini, m. pau, G. pistone, L. Valenzano

LE proprIETÀ non anTIMICroBICHE DELLE TETraCICLInE nELLE DErMaTosIInFIaMMaTorIE: un Caso DI prurIGo pIGMEnTosa TraTTaTo ConMInoCICLIna

96 laura cristina gironi, pamela Farinelli, *angela giacalone, enricocolombo(cL. dERm., dIp. mEd. cL. spER. E *ANAt. pAtOL., dIp. sc. sALutE, uNIV.pIEmONtE ORIENtALE A. AVOGAdRO, NOVARA)

un Caso DI CanDIDosI DEL CuoIo CapELLuTo97 maria caterina Fortuna, giulia pranteda, alFredo rossi

(u.O.c. dERm., dIp. mEd. INt. spEc. mEd., uNIV. sApIENZA, ROmA)

sporoTrICosI LInFoCuTanEa: a proposITo DI un Caso TraTTaTo ConITraConazoLo In TErapIa puLsaTa

98 annunZiata bartolotta, claudio guarneri, *maria lentini,**giuseppe criseo, seraFinella p. cannaVÒ(sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. spER. E *dIp. pAtOL. um. AduLtO EtÀ EVOLutIVA G.bARREsI E **dIp. sc. cHIm., bIOL., FARm. Amb., uNIV. mEssINA)

TErapIa DELLa LEIsHManIosI CuTanEa Da LEIsHManIa InFanTuM ELEIsHManIa BrazILIEnsIs Con FLuConazoLo

99 steFano Veraldi, gianluca naZZaro(u.O. dERm., uNIV. mILANO)

TErapIa DELLa sCaBBIa CrosTosa Con aCITrETIna100 steFano Veraldi, gianluca naZZaro, steFano maria serini

(u.O. dERm., uNIV. mILANO)

rEazIonE Lupus-LIKE Da IDrossICLoroCHIna In pazIEnTE aFFETTa DasInDroME DI sJÖGrEn

101 roberto maglie, *chiara baldini, Valentina dini, marco romanelli(u.O. dERm. E *u.O. REum., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. pIsA)

La DErMaToMIosITE E ruoLo DEGLI Msa: Caso CLInICo102 michela longone, nicola di meo, sara treVisini, cecilia noal, silVia

Vichi, serena Fagotti, giusto treVisan(cL. dERm., uNIV. tRIEstE)

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Sessione Parallela - Sala B

DOMENICA 31 GENNAIO

noVITÀ In TEMa DI ECzEMa paLpEBraLE103 mario bellosta, *mauro paradisi, **nunZia maiello

(dERm., pAVIA; *dERm., uNIV. cAmpus bIOmEd., ROmA; **Amb. ALLERG. pEd.,dIp. dONNA, bAmbINO E cH. GEN. spEc., II uNIV. NApOLI)

13.15 Chiusura dei lavori

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GIORNATE DI TERAPIA IN DERMOVENEREOLOGIAXVII RIUNIONE (1983 - 2016)

SHERATON CATANIA HOTEL - Catania 30-31 gennaio 2016

Poster

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MaLaTTIa DI KYrLE TraTTaTa Con aLLopurInoLo i giorgio la Viola, Veronica balduZZi, maria concetta potenZa

(u.O.c. dERm. d. INNOcENZI, pOLO pONtINO, uNIV. sApIENZA, ROmA)

aDErEnza aLLa TErapIa nELLE onICoMICosIii Valentina FabriZi, Ylenia natalini, martina ruspi, Francesco robert

burKert, manuela papini(uNIV. pERuGIA, cL. dERm., tERNI)

uLCEra pLanTarE Da DErMaBaCTEr HoMInIsiii leonardo bianchi, Jacopo broZZi, *antonella mencacci, Katharina

hansel, luca stingeni(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL. E *sEZ. mIcRObIOL. mIcRObIOL. cL., dIp.mEd. spER., uNIV. pERuGIA)

pIoDErMa GanGrEnoso TraTTaTo Con MoMETasonE FuroaTo EMEDICazIonI aVanzaTE

iV michela iannone, teresa oranges, agata JanoWsKa, Valentina dini,marco romanelli(u.O. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. pIsA)

uTILIzzo DI MEDICazIonI aVanzaTE nELLa GEsTIonE DI LEsIonE Da MorsoDI raGno nECroTossICo

V annalisa tonini, teresa oranges, agata JanoWsKa, simona sbolci,Valentina dini, marco romanelli(u.O. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. pIsA)

La “TErapIa” DELLE InFEsTazIonI Da pYEMoTEs VEnTrICosusVi diletta neVe, *simona principato, **mario principato, **iolanda

moretta, leonardo bianchi, luca stingeni(sEZ. dERm. cL., ALLERGOL. VENEREOL., dIp. mEd. spER., uNIV. pERuGIA;*cENtRO RIc. uRANIA, pERuGIA (WWW.EdpA.It); **sEZ. pARAssItOL., dIp. mEd.VEtER., uNIV. pERuGIA)

DErMaTITE aTopICa E psorIasI sEVEra In TraTTaMEnTo Con usTEKInuMaBVii bruno gualtieri, salVatore panduri, Valentina dini

(u.O. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. pIsA)

proFILo CIToCHInICo In pazIEnTI psorIasICI In TraTTaMEnTo Con FarMaCIBIoTECnoLoGICI

Viii ugo bottoni, *marta greco, giuseppe FabriZio amoruso, steFanodastoli, elisabetta scali, *elio gulletta(dERm. E *pAtOL. GEN., uNIV. mAGNA GRAEcIA, cAtANZARO)

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IL TraTTaMEnTo Con ETanErCEpT È In GraDo DI MoDuLarE L’apopTosI InpazIEnTI Con psorIasI MoDEraTa-GraVE

iX serena lembo, *nicola balato, *giuseppina caiaZZo, *matteo megna,*Fabio aYala, **anna balato(dIp. mEd. cH., uNIV. sALERNO; *dIp. mEd. cL. cH. E **dIp. sc. bIOmEd. AVANZ.,uNIV. FEdERIcO II, NApOLI)

TroMBoCITopEnIa In Corso DI TraTTaMEnTo anTI-TnFaLFa: GEsTIonETErapEuTICa

X marta muscianese, maria concetta potenZa(u.O.c. dERm. d. INNOcENZI, pOLO pONtINO, uNIV. sApIENZA, ROmA)

VaLuTazIonE DI TErapIa CoMBInaTa DI GEL a BasE DI HYDroXYpInaCoLonErETInoaTo E MasCHEra a BasE DI arGILLa VErDE E BIanCa assoCIaTo araDIoFrEQuEnza nEL TraTTaMEnTo DELL’aCnE LIEVE MoDEraTa DEL VoLTo:sTuDIo prELIMInarE

Xi daniela bianchini, martina gerardi, angela Ferrari (u.O.c. dERm., dAI EmAtOL., ONcOL., ANAt. pAtOL. mEd. RIGEN., uNIV.sApIENZA, ROmA)

TErapIa FoToDInaMICa nEGLI EsITI CICaTrIzIaLI Da Lupus MILIarIsDIssEMInaTus FaCIEI

Xii roberta giuFFrida, Francesco borgia, antonio Foti, lucia mendolia,seraFinella p. cannaVÒ(sEZ. dERm., dIp. mEd. cL. spER., uNIV. mEssINA)

VEICoLazIonE DEL suLForaFanE MEDIanTE VEsCICoLE uLTraDEForMaBILI:VaLuTazIonE EX VIVo

Xiii donatella paolino, ugo bottoni, massimo Fresta(dERm., uNIV. mAGNA GRAEcIA, cAtANZARO)

InTErazIonE FunzIonaLE Tra poLIMorFIsMI GEnETICI DI p53 E KITLG CoMEFaTTorE prEDITTIVo DI rIsposTa a TarGETED THErapIEs nEL MELanoMaMETasTaTICo

XiV alessandra narcisi, elisabetta botti, giorgia cortesi, laura FidanZa,*barbara marinari, marta carlesimo, antonio costanZo(u.O.c. dERm. VENEREOL., A.O. s. ANdREA, uNIV. sApIENZA, ROmA; *dIp.dERm., uNIV. tOR VERGAtA, ROmA)

una pIGMEnTazIonE aCQuIsITaXV annamaria ronco, alessandra Farnetti, ViViana schiaVone,

Francesca deluca, mario pippione(sERV. dERmOcH., HumANItAs GRAdENIGO, tORINO)

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un Caso DI sCHWannoMa rECIDIVoXVi annamaria ronco, alessandra Farnetti, ViViana schiaVone,

Francesca deluca, mario pippione(sERV. dERmOcH., HumANItAs GRAdENIGO, tORINO)

IL pLasMa rICCo DI pIasTrInE (prp) auToLoGo nEL TraTTaMEnToDELL’aLopECIa arEaTa

XVii gioVanni biondo, daVide Fattore, mariano FundarÒ, maria sorce(u.O.c. dERm. mts, A.O.u. pOLIcL. p. GIAccONE, uNIV. pALERmO)

IMpIEGo DI pLasMa rICCo DI pIasTrInE (prp) auToLoGo nEL TraTTaMEnToDELL’aLopECIa anDroGEnETICa

XViii laura maniscalco, paolo caruso, rosa coppola, maria sorce(u.O.c. dERm. mts, A.O.u. pOLIcL. p. GIAccONE, uNIV. pALERmO)

psorIasI E pEMFIGoIDE BoLLoso: EFFICaCIa DI un TraTTaMEnTosEQuEnzIaLE Con CorTICosTEroIDI, METoTrEXaTE E aCITrETIna

XiX daniele riZZo, *laura miceli, *maria paola ternullo, massimoFraZZitta, concetta nocita, leonardo Zichichi (u.O.c. dERm. E *u.O.c. ANAt. pAtOL., Osp. s. ANtONIO AbAtE, tRApANI)

TraTTaMEnTo DELLa rosaCEa ErITEMaTo-TELanGIECTasICa ConBrIMonIDIna TopICa: VaLuTazIonE TraMITE FoToGraFIa DIGITaLE EVIDEoDErMaTosCopIa

XX anna elisa VerZÌ, Francesco lacarrubba, Federica dall’oglio,carmelinda Fusto, raFFaele gibilisco, giuseppe micali(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

su DI un Caso DI XEroDErMa pIGMEnToso TraTTaTo Con VIsMoDEGIB: DaTIprELIMInarI

XXi maria rita nasca, laura guZZardi, clara benintende, maria letiZiamusumeci, *Francesco FerraÙ, giuseppe micali(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA; *u.O.ONcOL., Osp. s. VINcENZO, tAORmINA)

CIao proFXXii gli allieVi della clinica dermatologica di catania

(sEZ. dERm. VENEREOL., dIp. cH. GEN. spEc. mEd.-cH., uNIV. cAtANIA)

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SHERATON CATANIA HOTEL

Catania, 30-31 gennaio 2016

AbstrAct

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SHERATON CATANIA HOTEL

CATANIA 30-31 gennaio 2016

relAzioni

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AdvAnces in skin sciences And their therApeuticimplicAtions

stephen i. katz

National Institute of Arthritis and Musculoskeletal and Skin Diseases, National

Institutes of Health, Bethesda, Maryland, USA

Major scientific advances continually inform our approaches to patient care. in orderto advance our approach to patients it is incumbent on us to have a better knowledgeof the pathophysiology of disease. in this lecture i will describe several examples ofbasic science discoveries that are helping us to better understand the mechanisms in-volved in and treatment of human diseases. i will discuss some rare diseases and novelapproaches to their treatment. As well, i will talk about the potential of the humanmicrobiome and discuss its role in human disease. Finally i will discuss the advent ofnew treatments that are based on the molecular mechanisms of benign (psoriasis) andmalignant (melanoma) diseases.

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therApeutic peArls from JAAd

Bruce h. thiers

Dermatology & Dermatology Surgery, Medical University of South Carolina,

Charleston, South Carolina, USA

in this session the speaker, who is editor of the Journal of the American Academy ofDermatology (JAAD), will present an overview of recent key articles published inthat Journal. emphasis will be placed on new data that affect the clinical practice ofdermatology. therapeutic advances will be featured. the goals of the session will beto (1) examine the recent literature in dermatology, (2) identify new therapeutic ap-proaches to skin disease, and (3) discuss the effects and side effects of these new the-rapies.

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WhAt’s neW in therApeutics of infectious dermAtology

olivier chosidow

Department of Dermatology, Hôpital Henri-Mondor, Université Paris-est Créteil

Val de Marne, Créteil, France

the agenda of the talk will include an update in the management of 3 main topics1) genital herpes including the results of a just published network metaanalysis

and new therapeutics directions2) scabies including Mass Drug Administration studies, what about the resistance

of the mite to ivermectin and permethrin, and new potential antiscabietic drugalternatives

3) acute bacterial skin infections including new available antibiotics and new sideeffects.

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reAl World evidence in dermAtology

stefano piaserico

Clinica Dermatologica, Università di Padova

l’etanercept è una proteina di fusione ricombinante (del P.M. di 150 kDa circa) costi-tuita da 2 domini extracellulari del tnFr p75 umano legati ognuno ad una porzioneFc della immunoglobulina umana igG1 (tnFr:Fc). si tratta pertanto di una proteinadimerica totalmente umana. l’etanercept ostacola l’azione del tnFα agendo comeinibitore competitivo del legame tra la citochina ed i suoi recettori naturali, dal mo-mento che possiede i medesimi siti recettoriali di legame. la natura dimerica dell’eta-nercept gli consente di stabilire un legame simultaneo con 2 molecole di tnFα, siain forma solubile che transmembrana, con maggiore affinità per il stnFα. l’etaner-cept, in virtù della sua struttura dimerica, lega il tnFα con affinità 50-1000 voltemaggiore rispetto al recettore solubile naturale monomerico del tnFα (stnFr). illegame, tuttavia, presentando un’elevata velocità di associazione e dissociazione è ra-pidamente reversibile e pertanto relativamente instabile rispetto a quello tra l’inflixi-mab e il tnFα: dopo 10 minuti l’etanercept libera il 50% del stnFα e il 90% deltm-tnFα, che lega con efficacia 4 volte minore rispetto all’infliximab. numerosistudi hanno dimostrato che l’etanercept, a differenza degli anticorpi monoclonali anti-tnFα, non è in grado di determinare in vitro la lisi cellulare ed ha scarse capacità diattivare il complemento; la struttura molecolare dell’etanercept, infatti, è tale da con-sentire solo la formazione di dimeri o monomeri con il tnFα, mentre gli anticorpimonoclonali si dispongono in complessi oligomerici, più inclini all’attivazione com-plementare. la porzione Fc della igG1 nella molecola di etanercept prolunga l’emivitadel farmaco (pari a 4,8 giorni, contro le 4 ore circa dei recettori solubili del tnFα na-turali) e garantisce la stabilizzazione della molecola, dal momento che consente la di-merizzazione del recettore solubile (grazie alla capacità di formare ponti disolfurotramite i suoi residui di cisteina). il trattamento con etanercept può essere continuatoin definitivamente o interrrotto, ed in seguito ripreso dopo un intervallo di tempolibero dal farmaco variabile da soggetto a soggetto. tale duttilità di utilizzo del far-maco lo rendono unico all’interno del panorama dei farmaci inibitori del tnFα. Purpresentando molti punti in comune, i profili di sicurezza di infliximab, adalimumabed etanercept presentano alcune non trascurabili differenze. Una delle patologie piùimportanti che è risultata aumentare in corso di terapia con farmaci anti- tnFα è latubercolosi. Da alcuni registri europei emerge l’evidenza che il rischio sia maggioreper gli anticorpi monoclonali rispetto alla proteina di fusione recettoriale. Per esempio,nel registro inglese reumatologico bsrbr sono stati descritti in 5521 pazienti trattaticon etanercept, corrispondenti a 12744 anni-paziente, 5 casi di tb, in 3718 pazientitrattati con infliximab, corrispondenti a 8069 anni-paziente, 11 casi di tb e in 4857

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pazienti trattati con adalimumab, corrispondenti a 7634 anni-paziente, 11 casi di tb.Di conseguenza, sono stati rilevati 39 casi di tb per 100.000 anni-paziente per eta-nercept, 136 casi di tb per 100.000 anni-paziente per infliximab e 144 casi di tb per100.000 anni-paziente per adalimumab. saranno discussi inoltre altri aspetti legatialla terapia con etanercept nel paziente affetto da psoriasi e/o artrite psoriasica e daaltre patologie che rendono complicata la gestione dello stesso paziente (paziente an-ziano, paziente affetto da epatite b o c, etc.).

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dodici Anni di AdAlimumAB nellA psoriAsi… unA “BellA”storiA

paolo Amerio

Clinica Dermatologica, Università G. D’Annunzio, Chieti

Fin dalla sua approvazione nel 2003, adalimumab è stato introdotto in 87 paesi. Èstato utilizzato per trattare più di 843.000 pazienti nel mondo. il farmaco è approvatoper le seguenti indicazioni: psoriasi dell’adulto e psoriasi pediatrica, artrite reumatoide,spondilite anchilosante dell’adulto, malattia di crohn dell’adulto e pediatrica, retto-colite ulcerosa, artrite idiopatica giovanile e idrosadenite suppurativa. negli ultimi 12anni adalimumab ha dimostrato un ottimo profilo di “safety” confermando le caratte-ristiche degli studi registrativi. Anche l’efficacia si è dimostrata essere notevole conun PAsi 75 variante dal 71 all’80% dei pazienti. l’efficacia è stata confermata da unnotevole risultato anche per quanto riguarda il PAsi 100 raggiunto da poco meno del20% dei pazienti. Alcuni studi hanno dimostrato inoltre come adalimumab possa mo-dificare anche alcuni fattori di rischio associati ad alcune comorbidità nella psoriasi.in conclusione adalimumab continua ad essere un ottimo presidio per il trattamentodella psoriasi anche a molti anni dalla sua approvazione ed immissione in commer-cio.

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fArmAci BiosimilAri: dAllA teoriA AllA prAticA

paolo dapavo

Clinica Dermatologica, Città della Salute e della Scienza, Torino

il nostro obbiettivo è dimostrare l’efficacia terapeutica e la sicurezza del biosimilaredell’infliximab nella gestione dei pazienti affetti da psoriasi di grado severo, sia giàin trattamento con l’originale da alcuni anni sia naive a qualsiasi trattamento biologico.Vengono presi in esame i parametri clinici e di laboratorio per la valutazione compa-rata dei farmaci.

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linee guidA sidemAst sullA somministrAzione dei Biologicinell’idrosAdenite suppurAtivA

giuseppe monfrecola, matteo megna

Sezione di Dermatologia Clinica, Allergologia e Venereologia, Dipartimento di Pa-

tologia Sistematica, Università Federico II, Napoli

l’idrosadenite suppurativa (is) è una patologia infiammatoria cronica che si manifestacon la comparsa di lesioni nodulari, eritematose e dolenti, nonché ascessi e fistole,localizzate principalmente alle pieghe ascellari, inguinali, alla regione ano-genitalee/o mammaria. l’eziopatogenesi non è ancora ben definita anche se si ritiene che iprincipali determinanti siano rappresentati dall’occlusione e dalla rottura delle unitàpilo-sebacee, in particolare di quelle localizzate in corrispondenza delle regioni cor-poree ricche di ghiandole apocrine, e dall’infiammazione secondaria delle stesse strut-ture. A causa della natura cronica della is, del suo impatto negativo sulla vitaquotidiana, sociale e lavorativa dei pazienti, la gestione della is è spesso frustrantesia per il paziente che per il medico. la scelta terapeutica è influenzata sia dalla gravitàdella malattia che dal suo impatto individuale e soggettivo. il gruppo di ricerca italianosulla is della siDeMast ha, quindi, elaborato delle linee guida sul ruolo dei farmacibiologici (anti-tnFα) nella gestione della is, anche attraverso la proposta di una flow-chart per la gestione globale della is nonché dei criteri di inclusione ed esclusioneper il trattamento della is con farmaci biologici.

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novità nellA terApiA medicA

marco romanelli

Unità Operaiva di Dermatologia, Università di Pisa

Hidradenitis suppurativa (Hs) also known as Acne inversa (Ai) is a disease that hasa profound impact in the life of the patient and often presents highly disabling outco-mes. it is a chronic inflammatory dermatosis, most commonly it involves axillary, in-guinal and perineal regions but can occur on many other areas. contrary to what wasthought in the past we know that the centre of the disease is the hair follicular unitand its occlusion may be due to defective follicular support. scientists have foundthat the disease stemmed from plugged hair follicles causing rupture of bacterial con-tents into the surrounding tissues. the inflammation of apocrine and sebaceous glandsis a secondary event. typical early lesions are deep-seated inflammatory nodules,chronic painful abscesses, fistulas, draining sinus tracts; secondary lesions are repre-sented by ropelike hypertrophic scars which restrict the range of movements and open“tombstone” comedones. there are three different clinical phenotype in Hs:axillary/mammary in about half of patients, follicular and gluteal. other phenotypessuch as the peristomal hidradenitis. the etiopathology is still unclear, we know somerisk factors present in most patients. smoking cigarettes and obesity are linked withthe onset and the severity of the disease is also known that nicotine promotes follicularplugging. other dermatological diseases are related to Hs such as severe acne, acneand pilonidal cysts, squamous-cell carcinoma, psoriasis and buccal cancer. Geneticfactors are involved in the pathogenesis of a subset of familial Hs, infectious factorsas some coagulase negative staphylococci even if most of the abscesses are “sterile”.

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hidrAdenitis suppurAtivA: surgicAl ApproAch

falk g. Bechara

Department of Dermatologic Surgery, Ruhr-University Bochum, Germany

Hidradenitis suppurativa (Hs) is a chronic inflammatory disease characterized bypainful nodules, abscesses, fistulas, sinus tracts and scarring. severe cases may leadto functional impairment and a greatly reduced quality of life. Although new biologictreatment options have proven to be effective in reducing inflammation, surgery isstill regarded as treatment of choice in advanced Hs. Facing new efficient anti-in-flammatory treatment options, the main question still remains: when to perform sur-gery or medical treatment, or to eventually combine both options? We present a quickand simple concept to enable the above mentioned decision-making: the mandatorysurgical indications in hidradenitis suppurativa surgery (MibHs). MibHs includesinus tracts/fistulas, accordion-like scars, contracted scars, mutilating Hs, and the su-spicion for malignancy. if MibHs are present, conservative treatment option will notbe sufficient to achieve the goal of inactive Hs or even a cure. MibHs have to betreated surgically. in case of limited extension of MibHs, minor surgical procedures(e.g. small excision, deroofing) may be appropriate. However, in case of extensiveand severe MibHs, radical excision of damaged tissue is necessary, often leading tolarge wound areas. Postoperative wound care in secondary intention healing, and, ifnecessary, further reconstruction techniques, present a therapeutical challenge for der-matologic surgeons. Additionally, surgical pitfalls such as pararectal fistulas, and therisk of anal fistula, especially in patients with multiple previous surgeries, have to beconsidered.

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vitAminA d e psoriAsi

stefano calvieri

Clinica Dermatologica, Policlinico Umberto I, Università Sapienza, Roma

Gli organi barriera giocano un ruolo chiave nella patogenesi di alcune patologieumane. A tal riguardo, preservare la corretta funzionalità della barriera negli organiepiteliali potrebbe essere una strategia terapeutica per prevenire e curare alcune pato-logie. il termine organi barriera include tutti quegli organi che sono in contatto con il“mondo esterno” al corpo umano. sono organi barriera la cute, la mucosa orale, iltratto gastroenterico, i polmoni, il naso e la mucosa urogenitale. l’integrità di un or-gano barriera è fondamentale per la sopravvivenza dell’organismo ed una sua altera-zione potrebbe determinare un maggior rischio di sviluppare patologie infettive e/oinfiammatorie. la vitamina D gioca un ruolo importante nell’omeostasi della barriera,non solo modulando il sistema immunitario innato, ma anche regolando la prolifera-zione e differenziazione delle cellule epiteliali. Mentre in letteratura ci sono molti la-vori sul ruolo generale della vitamina D nella patogenesi della psoriasi, a differenzadelle patologie infiammatorie croniche intestinali, attualmente un minor numero dilavori riguardano la sua associazione con le proteine della barriera cutanea. in un re-cente lavoro, abbiamo dimostrato come nella psoriasi lo stato e l’espressione del re-cettore della vitamina D (VDr) sia direttamente correlato con il livello d’espressionee funzione delle proteine delle “tight junctions”, suggerendo multiple e differentiazioni cellulari del VDr nella psoriasi. A tal riguardo, il mantenimento ed il ripristinodella barriera cutanea e della sua omeostasi, restano una strategia terapeutica nellaprevenzione e trattamento di questa patologia, dove la vitamina D potrebbe avere unruolo ancor più importante di quello fino ad ora riconosciuto. il ruolo cardine dellavitamina D nella patogenesi della psoriasi potrebbe aprire nuove prospettive terapeu-tiche, impedendo e/o prevenendo alterazioni dell’omeostasi immunitaria, modulandola proliferazione dei cheratinociti e regolando la flora microbica e la relativa rispostadell’ospite ai vari agenti infettivi.

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psoriAtic AlopeciA

Antonella tosti

Department of Dermatology and Cutaneous Surgery, University of Miami, Florida,

USA

scalp is a common site involved by psoriasis causing embarrassment cosmetic ap-pearance. not only the patches or plaques psoriatic lesions are noticeable, but, manycases can be presented with only a complaint of “hair loss”. Alopecia associated withpsoriasis has various ranges of clinical features; from mildly diffuse, thinning hair tosevere scarring lesions. recognition of this condition is considered challenging butvery important to prompt start with appropriate treatment. the objective of this pre-sentation is to review psoriatic scalp alopecia including patterns of hair loss, dermo-scopic diagnostic findings, hair shaft - hair growth abnormalities, related phenomenonand associated micro-organism involved with scalp psoriasis.

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persistent sexuAl dysfunction in men With AndrogenicAlopeciA (AA) or prostAtic hyperplAsiA (ph) Who Areexposed to finAsteride (f) or dutAsteride (d)

dennis p. West, *giuseppe micali

Department of Dermatology, Feinberg School of Medicine, Northwestern Univer-

sity, Chicago, IL, USA; *Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di

Chirurgia Generale e Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

recent rADAr findings:co-existence of psoriasis and melanomaHashimoto’s thyroiditis associated with psoriasissevere Staphylococcus aureus infection and melanoma risktnFα inhibitors and melanomarituximab and melanomaAntihypertensive agents and skin cancercurrent rADAr findings:Persistent impotence (Pi) with F or D exposurePi lasting ≥ 90 days after discontinuation of F or D, for 167 men (1.4% of 11,909men, median 1,348 days) had 4 predictive variables: prostate disease, duration of For D exposure, age, and nsAiD use. Men without prostate disease and nsAiD usewith > 208.5 days of F or D exposure had 4.8 fold higher risk of Pi than those withshorter exposure. of 4,284 men younger than 42 and exposed to the androgenic alo-pecia (AA) dose or F, 34 (0.8%) developed Pi (median 1,534 days). Young men with> 205 days of F or D exposure had a 4.9–fold higher risk (p < 0.004) than those withshorter exposure. Among men with F or D exposure, duration of exposure was a betterpredictor of Pi than all other risk factors except prostate disease and prostate surgery.compared to those with shorter exposure, 1 additional young man experienced Pi forevery 108 young men treated > 205 days with AA dose for F. the median duration ofPi in young men was 1,534 days. Findings of associations between debilitating effectsof sexual dysfunction and exposure to F or D are of practical importance to prescribersin assessing risk-to-benefit in the management of AA and PH.

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proprAnolol for infAntile hAemAngiomAs:recommendAtions And proposed therApeutic protocol

John i. harper

Paediatric Dermatology, The Institute of Child Health, UCL, London, UK

Propranolol is now recognised world-wide as the systemic drug of choice for compli-cated haemangiomas requiring systemic treatment. the indications for using propra-nolol include the risk of functional impairment, for example around the eye, airwayand perineum, and those that potentially could cause significant disfigurement, espe-cially on the face. the first report of propranolol for the treatment of haemangiomaswas in 2008 (1) and since then a plethora of publications. in 2013/14 there were threeeuropean Haemangioma expert Panel Meetings and a consensus paper on europeanGuidelines was published in the european Journal of Pediatrics in 2015 (2). i will pre-sent these updated guidelines.

references1. leaute-labreze c, Dumas de la roque e, Hubiche t, et al. Propranolol for severehemangiomas of infancy. n engl J Med 2008;358:2649-51.2. Hoeger PH, Harper Ji, baselga e, et. al. treatment of infantile haemangiomas: re-commendations of a european expert group. eur J Pediatr 2015;174:855-65.

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genetic skin diseAse: discovery And recovery

John A. mcgrath

St John’s Institute of Dermatology, King’s College, Guy’s Hospital, London, UK

A key function of human skin is the formation of a structural barrier against the ex-ternal environment. in part, this is achieved through the formation of a cornified cellenvelope derived from a stratified squamous epithelium attached to epithelial base-ment membrane. resilient in health, the structural integrity of skin can become im-paired or break down in a collection of inherited skin diseases, referred to as theblistering genodermatoses (epidermolysis bullosa, eb). these disorders arise frominherited gene mutations in a variety of structural and signalling proteins and manifestclinically as blisters or erosions following minor skin trauma. in some patients, bli-stering can be severe resulting in significant morbidity. Furthermore, some forms ofeb are associated with debilitating extra-cutaneous manifestations including gastro-intestinal, cardiac and ocular complications. in recent years, an improved understan-ding of the molecular basis of the eb has led to better disease classification and geneticcounselling. Pathogenic gene mutations have been discovered through a variety of in-vestigative techniques involving genetic linkage, candidate gene analysis, and mostrecently, using next generation DnA sequencing technologies. to date, mutations in18 different genes are now implicated in inherited skin fragility diseases. For patients,this has also advanced translational research with the advent of new clinical trials ofgene, protein, cell, drug and small molecule therapies. early phase clinical trials haveincluded cell therapies such as intradermal injections of allogeneic fibroblasts and in-travenous infusions of allogeneic mesenchymal stromal cells. Gene therapies withgene-corrected autologous keratinocyte grafts or intradermal autologous fibroblastsare also in progress. stem cell therapies such as bone marrow transplantation havealso been trialled, with evidence for restoration of basement membrane function. Al-though curing eb still remains elusive, significant improvements in patients’ qualityof life are already being achieved, with the prospect of even greater benefits to come.

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successfully treAting Atopic dermAtitis in children

lawrence schachner

Department of Dermatology, Miller School of Medicine, Miami University, Florida,

USA

Atopic dermatitis remains the most frequently seen pediatric skin disorder in the der-matologist office. We will highlight a “therapeutic ladder” that dermatologists willfind easy to prescribe and patients find easy to use, as well as the “handout” that worksbest for us. We will also discuss therapeutic options for when routine therapy fails in-cluding systemic therapies and some of the most interesting recent breakthroughs.

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minimAl diseAse Activity: un oBiettivo rAggiungiBilenellA gestione del pAziente con Artrite psoriAsicA interApiA con fArmAci Biologici

nicola Balato

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgica,

Università Federico II, Napoli

l’Artrite Psoriasica (AP) è considerata una malattia infiammatoria cronica, eterogeneae potenzialmente invalidante che si può manifestare in qualsiasi periodo della vita mapiù comunemente tra i 30-50 anni di età, con la stessa incidenza tra uomini e donne.nella maggioranza dei casi il quadro cutaneo precede quello articolare. in italia sistima che un terzo della popolazione affetta da psoriasi presenta o potrà sviluppareun’artrite psoriasica. il dermatologo assume quindi sempre più il ruolo di medico-sen-tinella e deve essere capace di riconoscere i segni precoci di malattia. il suo trattamentodovrebbe pertanto richiedere un approccio multidisciplinare. obiettivo della terapiafarmacologica è la remissione clinica e la normalizzazione dello stato funzionale oalmeno il raggiungimento di uno stato di Minimal Disease Activity (MDA). nell’APla remissione clinica si è dimostrata un obiettivo raggiungibile in una larga percentualedi pazienti, sebbene non esistono criteri univocamente accettati che definiscano la re-missione di malattia. recentemente, anche per l’AP, sono stati definiti e validati i cri-teri della MDA. Dati della letteratura indicano che nei pazienti con AP la MDA o laremissione clinica potrebbe essere raggiunta nel 20-30% dei pazienti in terapia conDMArDs e nel 50-60% dei pazienti in terapia con anti-tnFα. in particolare, la terapiacon farmaci biotecnologici permette di controllare i sintomi (dolore, astenia, rigiditàarticolare ecc.); ridurre l’attività di malattia; migliorare la funzione motoria; rallentareo arrestare il danno osteo-articolare; prevenire la disabilità. A garanzia del raggiungi-mento di tali obiettivi analogamente a quanto stabilito per l’artrite reumatoide, unastrategia di monitoraggio del paziente ispirata al paradigma del “treat to target”, ovveroall’aggiustamento della terapia sulla base di obiettivi terapeutici prestabiliti e perso-nalizzati nel singolo paziente e dei risultati effettivamente ottenuti, è da considerarsicome un auspicabile standard of care.

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secukinumAB e psoriAsi: unA prossimA opportunità conindicAzioni innovAtive

clara de simone, giacomo caldarola

Istituto di Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

la comprensione del meccanismo patogenetico della psoriasi è stata sicuramente am-pliata dalla identificazione dei linfociti t helper17 (th17) che giocano un ruolo nel-l’immunità innata e adattativa. i th17 esplicano la loro attività pro-infiammatoriaprincipalmente tramite l’interleuchina (il)-17A, citochina che è comunque prodottaanche da altre cellule implicate nella patogenesi delle lesioni psoriasiche come i ma-stociti e i granulociti neutrofili. l’il-17A stimola i cheratinociti a rilasciare chemo-chine ed altri mediatori pro-infiammatori che reclutano altri elementi cellulariimplicati nell’esordio e nel mantenimento delle manifestazioni cutanee. Pertanto l’il-17A svolge un ruolo chiave nella patogenesi della psoriasi. secukinumab è un anti-corpo monoclonale completamente umano dotato di una elevata selettività nel legaree neutralizzare l’il-i7A. nonostante la disponibilità di numerose opzioni terapeutichenon sempre e non tutti i pazienti psoriasici ricevono la cura ottimale per migliorare isintomi cutanei e la loro qualità di vita. Attualmente l’endpoint primario nei trials cli-nici richiesto dalle agenzie regolatorie per valutare l’efficacia terapeutica, ai fini del-l’approvazione del trattamento, consiste nell’ottenere una riduzione di almeno il 75%del punteggio PAsi (Psoriasis Area and severity index) registrato al momento del-l’arruolamento e questo risultato è indicato come PAsi75. nella pratica clinica, co-munque, il PAsi75 potrebbe non essere sufficiente per una adeguata gestione delpaziente e per la risposta alle sue aspettative: con l’avvento dei nuovi biologici, ed inparticolare degli anticorpi anti il-17, i dermatologi dispongono di un trattamento cheinduce una risposta più rapida ed efficace e, in ultima analisi, una migliore qualità divita. l’efficacia di secukinumab è stata valutata in studi clinici rispetto al placebo(erAsUre) o rispetto all’etanercept (FiXtUre) i quali hanno evidenziato la nettasuperiorità del farmaco in studio ai due dosaggi utilizzati (150 mg e 300 mg), rispettoagli altri trattamenti, in termini di percentuale di pazienti che otteneva il PAsi75 allasettimana 12 di terapia. in particolare, con il dosaggio più elevato, alla settimana 12,il 72% dei pazienti otteneva il PAsi90 e il 37% aveva una completa remissione deisintomi (PAsi100). inoltre con secukinumab la risposta era particolarmente rapida inquanto già alla terza settimana di trattamento si osservava una riduzione del 50% delpunteggio PAsi in una percentuale di pazienti significativamente più elevata rispettoai gruppi di confronto. secukinumab, inoltre, ha mostrato di essere superiore ancherispetto ad ustekinumab nell’indurre il PAsi 90 dopo 16 settimane di trattamento. in-fine, il profilo di sicurezza di secukinumab in base ad un follow-up a lungo termine èsoddisfacente e sicuramente comparabile a quello di un trattamento standard di rife-rimento come etanercept.

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lA luce solAre in terApiA fotodinAmicA: nuovA frontierAnel trAttAmento delle cherAtosi Attiniche

hans christian Wulf

Department of Dermatology, Bispebjerg Hospital, Copenhagen, Denmark

standard PDt-treatment of AK is performed with AlA or MAl, and illuminationfrom red diodes. the treatment is time consuming, mostly because the patient mustreturn to the clinic for illumination after three hours. the main problem for the patientis pain during the illumination which can be severe, about 7 on a pain measuring scalefrom 0-10, and especially severe when treating face and scalp. the introduction ofdaylight PDt simplifies the procedure as only pre-treatment and application of theMAl are performed in the clinic. the patient can return to his home and stay outdoorsfor two hours half an hour after application of the cream. studies have shown that onetreatment of thin AKs will result in about 80% clearance. this has been found in se-veral studies performed in scandinavia and outdoor treatment can be used from aroundApril until october in the northern european countries. by illuminating with daylightduring PPiX-formation pain score is dropping to about 1.5 on the pain measuringscale and is thus negligible. Planning of treatment is easy and the capacity of the clinicimproves. new studies from Australia and europe have proved the beneficial effectdescribed above with an even better cure rate of about 90% after one treatment. inthe southern part of europe and in the subtropics treatment can be performed outsideall year around, but it has then to be combined with the use of sunscreen. in these lo-cations exposure in the shade is sufficient for treatment efficacy.

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nutrAceuticAls for the skin: An updAte

giovanni scapagnini, sergio davinelli

Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute, Università del Molise,

Campobasso

Proper nutrition is a direct factor affecting well-being, health and proper skin condi-tion. beyond the nutritional value, nutraceuticals and functional foods contain health-promoting components with specific beneficial effects on skin. the human skin issubject to constant change, which is why dietary supplements can complement thenormal diet by providing properly balanced nutrients. A number of efficient micronu-trients are capable of contributing to the prevention of UV damage in humans and agrowing body of scientific evidence is becoming available to support that food derivedcompounds with antioxidants and anti-inflammatory activities contribute to endoge-nous photoprotection and are crucial for the maintenance of skin health. spices andherbs often contain active phenolic substances endowed with potent antioxidative andchemopreventive properties. All of these compounds appear to have a number of dif-ferent molecular targets, impinging on several signaling pathways, and showing ple-iotropic activity on cells and tissues. A possible general mechanism of polyphenolshealing activity, relate to their ability to overexpress highly protective inducible genes,involved in the cellular stress response. Unprecedent data from our laboratory havepreviously shown that different classes of polyphenols, such as antochyanins, epica-techins and curcuminoids, strongly induce heme-oxygenase-1 (Ho-1) expression andactivity in skin cells via the activation of heterodimers of nF-e2-related factors 2(nrf2)/antioxidant responsive element (Are) pathway. Many studies clearly demon-strate that activation of nrf2 target genes, and particularly Ho-1, is strongly protectiveagainst inflammation, oxidative damage, and cell death, in skin and in several tissues.these and other studies have begun to provide a basis for considering the use of suchpolyphenols in the development of novel nutritional interventional strategies for skinhealth management and against specific age-associated diseases, including photocar-cinogenesis. nutraceuticals are becoming increasingly important in the physiologicalmaintenance of skin health, and prevention and supporting therapies of many skin di-seases.

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corticosteroidi per uso topico: importAnzA dellA formu-lAzione

nicola pimpinelli, vieri grandi

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale,

Università di Firenze

Dalla dimostrazione d’efficacia della prima formulazione topica dell’idrocortisonenel 1952 ad oggi c’è stata una costante evoluzione nel modo di formulare e utilizzarei corticosteroidi in dermatologia. Passando da formulazioni galeniche “classiche” (un-guenti, pomate, creme, lozioni) a prodotti più facilmente e gradevolmente applicabili(gel, schiume), il dermatologo ha certamente modificato il suo approccio alle variedermatosi sensibili alla terapia steroidea. nuove possibili applicazioni terapeuticheed un ulteriore riduzione degli effetti avversi dei corticosteroidi sono legati alla intro-duzione di formulazioni contenenti “vettori” quali i liposomi, le microsfere, le nano-particelle.

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trAttAmento dellA tineA inguinAlis e dellA tineAcorporis con un’AssociAzione Antimicotico-corticosteroide

stefano veraldi, *rossana schianchi

Unità Operativa di Dermatologia, Università di Milano; *Istituto Dermatologico

Europeo, Milano

Gli autori presentano i risultati di due studi clinici spontanei, non sponsorizzati, in cuisono state valutate l’attività e la tollerabilità di una crema contenente isoconazolo ni-trato all’1% e diflucortolone-21-valerato allo 0.1% in pazienti adulti con tinea ingui-nalis e in bambini con tinea corporis.

bibliografia

Veraldi s, Persico Mc, schianchi r. isoconazole nitrate vs isoconazole nitrate anddiflucortolone valerate in the treatment of tinea inguinalis: results of a multicenter re-trospective study. J Drugs Dermatol 2012;11:e70-3.Veraldi s. the benefits of combination therapy in dermatomycoses. Mycoses2013;56(suppl. 1):1-2.Veraldi s. isoconazole nitrate: a unique broad-spectrum antimicrobial azole effectivein the treatment of dermatomycoses, both as monotherapy and in combination withcorticosteroids. Mycoses 2013;56(suppl. 1):3-15. Veraldi s. rapid relief of intertrigo-associated pruritus due to candida albicans withisoconazole nitrate and diflucortolone valerate combination therapy. Mycoses2013;56(suppl. 1):41-3.Hube b, Hay r, brasch J, Veraldi s, schaller M. Dermatomycoses and inflammation:the adaptive balance between growth, damage, and survival. J Med Mycol2015:25:e44-58.schaller M, Friedrich M, Papini M, Pujol rM, Veraldi s. topical antifungal-cortico-steroid combination therapy for the treatment of superficial mycoses: conclusions ofan expert panel meeting. Mycoses 2016 (in press).

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ingenolo meButAto nelle cherAtosi Attiniche: esperienzAclinicA e strumentAle

marco Ardigò

Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS, Roma

l’incidenza delle cheratosi attiniche nella popolazione generale è in aumento soprat-tutto nella popolazione di età compresa fra i 40 e 60 anni a causa della fotoesposizione.Allo stato attuale e dal punto di vista biologico la cheratosi attinica è considerata comeun carcinoma in situ e per tale motivo la terapia diventa un dovere medico. l’evolu-zione della cheratosi attinica in un carcinoma infiltrante rimane comunque un eventorelativamente raro e la necessità di terapie e metodologie non invasive di monitorag-gio della risposta terapeutica diventano necessarie per offrire ai pazienti una assistenzaadeguata. È a questo livello dell’intervento medico che la microscopia confocale invivo permette di valutare la risposta terapeutica dal punto di vista microscopico incorso di terapie topiche e fisiche dei pazienti affetti da cheratosi attiniche. in questarelazione verranno discussi gli aspetti microscopici identificabili con la microscopiaconfocale delle cheratosi attiniche a confronto con il danno attinico severo e la valu-tazione, sempre in microscopia confocale, dell’efficacia dell’applicazione di terapietopiche con particolare enfasi sull’ingenolo mebutato.

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pemfigo: Anti cd-20 come terApiA AdiuvAnte o terApiA diprimA sceltA?

claudio feliciani

Clinica Dermatologica, Università di Parma

l’utilizzo di anticorpi anti cD-20 nella terapia delle malattie bullose autoimmuni edin particolare nel pemfigo è oramai stata segnalata quasi da un decennio ma al mo-mento non esiste ancora una autorizzazione all‘uso se non in “off-label”. Accanto alleterapie adiuvanti più utilizzate come azatioprina e micofenolato esistono tante altreopportunità terapeutiche da valutare paziente per paziente come la ciclofosfamide ele immunoglobuline, etc. Dalle segnalazioni e case series reports l’uso degli anti cD-20 risulta molto efficace e relativamente sicuro. la accurata selezione dei pazienti, lamotivazione degli stessi e follow-up inizialmente a breve scadenza sono essenzialiper ridurre al minimo gli effetti collaterali in corso di terapia. circa il 65% dei pazientivanno in remissione clinica e per alcuni di essi tale condizione permane per lunghiperiodi.

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lichen sclerosus: prospettive terApeutiche

Antonio cristaudo, Alessandra latini, marinella tedesco, marina Ambrifi,massimo giuliani, carola Ancona

Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS, Roma

il lichen sclerosus (ls) è una patologia infiammatoria a carattere cronico recidivante,che coinvolge la cute e le mucose. in genere si sviluppa soprattutto a carico dell’areaanogenitale pur potendo interessare qualunque distretto corporeo. il ls colpisce donnee uomini di ogni età. l’eziopatogenesi non è del tutto chiara, anche se l’ipotesi piùaccreditata è che sia una patologia autoimmunitaria che in soggetti geneticamente pre-disposti si manifesti o peggiori sotto l’azione di fattori di diversa natura, come: le in-fezioni, il bilancio ormonale, i traumi o l’uso di alcuni farmaci. È caratterizzato daflogosi persistente, che arriva a determinare una progressiva alterazione dell’anatomiadei genitali maschili e femminili. il ls è una patologia debilitante che provoca prurito,dolore, disfunzione sessuale in entrambi i sessi e che può degenerare in un carcinomasquamocellulare. la diagnosi è fondamentalmente clinica; in caso di incertezza dia-gnostica, resistenza al trattamento o sospetta evoluzione neoplastica è necessario ese-guire la biopsia. Attualmente non sono disponibili trattamenti risolutivi per il ls; laterapia è fondamentalmente tesa al miglioramento dei sintomi, a contrastare e rallen-tare il progredire della malattia, rilevare precocemente lo sviluppo di un tumore, cer-cando nello stesso tempo di migliorare la qualità della vita del paziente. le ultimelinee guida sul ls, descrivono varie opzioni terapeutiche che possiamo distinguerein: terapia topica, sistemica, chirurgica e rigenerativa; ed introducono innovativi ap-procci terapeutici ancora oggetto di indagine. Viene presentata la casistica dell’am-bulatorio dedicato al ls genitale dell’istituto Dermatologico san Gallicano di romaseguita da un team multidisciplinare (dermatologo, chirurgo plastico, dermatopato-logo, psicologo). Verrà focalizzata l’attenzione sui vari tipi di trattamento oggi dispo-nibili e discusse le prospettive terapeutiche future.

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lA terApiA medicA del melAnomA metAstAtico in fAseAvAnzAtA

pietro Quaglino, paolo fava, maria teresa fierro

Clinica Dermatologica, Università di Torino

negli ultimi anni, i notevoli progressi in campo biomolecolare hanno portato all’in-dividuazione di specifiche mutazioni a livello della cellula melanocitaria. il 50-60%dei melanomi presentano mutazioni a carico di brAF, gene che codifica per una pro-tein-chinasi coinvolta nei processi di regolazione della crescita cellulare. la mutazionedi nrAs si osserva nel 15-30% dei melanomi ed è mutuamente esclusiva con quelladi brAF; p16 e p14ArF (cDKn2A) sono spesso inattivati nei melanomi che insor-gono su cute cronicamente fotoesposta, mentre mutazioni di cKit si osservano neimelanomi acrali, mucosi e su cute fotodanneggiata. l’individuazione di tali mutazionicostituisce un target per lo sviluppo di farmaci. il vemurafenib e il dabrafenib sonoinibitori di brAF che agiscono in presenza della mutazione pV600e. studi di faseiii hanno evidenziato la sua superiorità nei confronti della chemioterapia (dacarbazina)in termini sia di sopravvivenza globale sia di tassi di risposta. recentemente, studirandomizzati hanno dimostrato come l’impiego di una terapia combinata che associa un inibitore di brAF un altro inibitore di MeK, molecola coinvolta sempre nellapathway delle MAPchinasi ma a valle di brAF, consenta un significativo incrementodel tempo di progressione e una riduzione degli effetti collaterali legati all’attivazioneparadossa della cascata delle chinasi. i dati recentemente presentati evidenziano unasopravvivenza mediana per pazienti trattati con tale “combo” target pari a 24 mesi.l’ipilimumab è invece un anticorpo umano che si lega a ctlA-4, molecola di super-ficie sulle cellule t helper, inducendo una risposta immunitaria attiva contro le celluletumorali. studi randomizzati hanno dimostrato come l'impiego di ipilimumab consentaun significativo incremento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia standardin pazienti con melanoma metastatico in fase avanzata. Un secondo gruppo di com-posti che vanno ad agire nei confronti dei checkpoint inhibitors è costituito dagli anti-PD1, che rispetto ad ipilimumab vanno a bloccare sinpasi inibitorie tra le cellule t ela cellula neoplastica, quindi agendo in una fase della risposta immunitaria più avan-zata rispetto agli anti-ctlA4. ne deriva per tali composti una potenziale maggior ra-pidità di azione ed una minor incidenza di effetti collaterali auto-immuni. studirandomizzati hanno evidenziato un significativo beneficio della “combo” immuno(ipilimumab più nivolumab) rispetto a ipilimumab da solo, permettendo di ottenerepercentuali di sopravvivenza a 2 anni fino al 79%. i dati ottenuti dagli studi più recentievidenziano quindi come il panorama del trattamento medico del melanoma metasta-tico in fase avanzata sia totalmente modificato rispetto a pochi anni fa, e come l’im-piego dei nuovi farmaci abbia consentito un significativo e veramente rilevantemiglioramento della prognosi dei pazienti.

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il linfonodo sentinellA: updAte

marco simonacci

Struttura Complessa di Dermatologia, Ospedale di Macerata, ASUR Marche Area

Vasta 3

la biopsia del linfonodo sentinella nel Melanoma è considerata, tutt’oggi, un’inda-gine fondamentale nello studio del Melanoma invasivo. secondo la maggioranza degliautori, infatti, questa metodica costituisce lo standard of care nella stadiazione dellapatologia. non tutti però sono d’accordo con quest’affermazione, per due ordini dimotivi: innanzitutto perché, pur trattandosi di una tecnica chirurgica mini-invasiva,essa non è scevra da rischi o effetti collaterali, a volte invalidanti. in secondo luogo,gli studi clinici effettuati, miranti a dimostrare che, attraverso l’individuazione precocedi metastasi loco-regionali con successiva linfoadenectomia, si agisce positivamentesulla mortalità, abbassandola, non hanno dimostrato in modo deciso, questo risultato.l’autore, con la sua presentazione, fa notare i risultati contraddittori di questa metodicaconsolidata, ponendo l’accento sugli effetti collaterali più frequenti.

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cAmpo di cAncerizzAzione

Aldo di carlo

Istituto Santa Maria e San Gallicano, IRCCS, Roma

il concetto di campo di cancerizzazione (cc) venne introdotto da slaughter nel 1953nel riportare a livello del cavo orale la presenza di alterazioni istotissutali in aree adia-centi alla sede di escissione chirurgica di un carcinoma spinocellulare (csc), e la pos-sibilità quindi dello sviluppo di un secondo tumore primario nella stessa areatopografica. Descritto successivamente in altri organi, il cc a livello cutaneo è defi-nito, sulla base di numerosi studi sinora intrapresi, alle aree di fotoesposizione cronicadi soggetti a rischio (volto in particolare). nel cc le lesioni che si osservano sonol’espressione sul piano clinico di un processo carcinogenetico che progredisce in ma-niera multistadio sino a csc, a partire da una iniziale displasia subclinica UV-mediata.in accordo quindi con braakhuis (2003) il trattamento di tumori epiteliali non do-vrebbe essere concentrata solo sul tumore, ma anche sul campo da cui si è sviluppata.biopsia ed esame istologico sono ovviamente il gold standard per la diagnosi dellelesioni cliniche e delle lesioni subcliniche. Peraltro in questo secondo caso la biopsianon è proponibile in quanto richiederebbe numerosi tentativi per individuare la sededelle alterazioni iniziali nell’ambito del cc, né d’altra parte si può attendere un fol-low-up di 5-10 anni per evidenziare la eventuale comparsa di csc in dette aree (Dika,2015). Diverse sono le tecnologie di imaging impiegate allo scopo di individuare intempi utili il cc, prima della comparsa di lesioni visibili, facilitando così sia la pre-venzione che la precoce terapia. ne sono un esempio i sistemi spettrali, la fluore-scenza, la microscopia confocale a riflettanza (rcM), la tomografia a coerenza ottica(HD-oct). tra esse la teletermografia merita un posto di rilievo. È una metodicasemplice non invasiva, ripetibile e documentabile applicata per primo in Dermatologiada brasfield (1964) che riportò l’elevato gradiente termico del melanoma. successi-vamente tale caratteristica termografica venne osservata anche nei csc e nelle che-ratosi attiniche (KA) e non nelle neoformazioni benigne. su questa base, è statocondotto uno studio termografico per valutare gli effetti di una preparazione che as-socia un filtro solare a un enzima, la fotoliasi, nel ridurre la progressione e/o l’esten-sione delle KA in soggetti a rischio. Metodo. lo studio ha incluso 30 soggetti affetti da KA, 22 M e 8 F, di età media 54anni, che avevano subito di recente una escissione chirurgica per KA. l’obiettivitàclinica delle aree interessate (regione fronto-temporale) è stata valutata clinicamentee termograficamente al tempo 0 (9 mesi dopo l’intervento) e rispettivamente dopo 3,6 e 9 mesi di terapia. È stato impiegato un termografo Flir di nuova generazione(A655). risultati. i risultati hanno posto in evidenza in tutti i soggetti la presenza di un’area

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ipertermica in area lesionale estesa oltre i bordi della lesione iniziale. Dopo il tratta-mento, abbiamo osservato una riduzione sia del gradiente termico che dell’estensionedelle aree. in 5 soggetti in cui è stata eseguita una biopsia perilesionale delle aree iper-termiche perilesionali, abbiamo rilevato una elevate espressione di p53 e Ki 67 me-diante tecniche immunoistochimiche. conclusione. tale dato, se confermato da successivi studi, indicherebbe la utilità dellametodica termografica nello studio del cc.

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the mAnAgement of molluscum contAgiosum

Antonio torrelo

Department of Dermatology, Hospital del Niño Jesús, Madrid, Spain

Molluscum contagiosum (Mc) affects children and adults worldwide. the incidenceof Mc in childhood may be as high as 17% of children. the highest peak of incidenceof Mc occurs in younger children, usually between 2 and 10 years of age. Mc hasbeen reported to be more common in patients with AD. Mc virus (McV) is acquiredby direct contact with infected skin or fomites. A link of Mc to winter swimmingpools has been largely acknowledged. the incubation period ranges from 2 weeks to6 months. Mc undergoes spontaneous regression in most patients, but spontaneousresolution may take even years. Hence, some clinicians believe it should be left aloneto wait for spontaneous healing, whereas others support the use of therapeutic mea-sures. treating Mc is mostly favored, not only for cosmetic reasons, but also to pre-vent transmission and avoid complications. treatments for Mc in europe includeremoval by curettage and destructive therapies, such as cryotherapy or the applicationof destructive solutions. immunotherapy with imiquimod has also been advocated.We review the current therapeutic approaches to Mc and discuss their pros and cons.the author will provide his own experience with the management of Mc.

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ApremilAst: meccAnismo d’Azione e indicAzioni neltrAttAmento dellA psoriAsi

Antonio costanzo

Clinica Dermatologica, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, Università Sapienza,

Roma

Apremilast è una piccola molecola, disponibile per via orale, che inibisce la fosfodie-sterasi 4 (PDe-4), determinando l’inibizione di molteplici mediatori dell’infiamma-zione, incluso il tnF. Attualmente sono noti i risultati di due studi clinici per valutareil farmaco in pazienti con psoriasi a placche non responsivi alle terapie standard ed inpazienti con artrite psoriasica. nello studio di fase sull’artrite psoriasica, presentatoda poco, 204 pazienti con artrite psoriasica, hanno ricevuto 20 mg di apremilast duevolte al giorno, 40 mg di apremilast una volta al giorno o placebo. Dopo 12 settimanedi studio, i risultati hanno evidenziato che il 43% dei pazienti che hanno ricevuto ladose di farmaco più bassa hanno visto migliorare del 20% la sintomatologia dellamalattia, verso il 35,8% di coloro che hanno ricevuto la dose più elevate e l’11,8% inplacebo. lo studio ha anche valutato l’Acr50 e l’Acr70, parametri che indicano il50 e il 70% del miglioramento. nel gruppo cui è stata somministrata la dose da 20mg, il 17,4% dei pazienti ha raggiunto l’Acr50 e il 5,8% l’Acr70. tra coloro chehanno assunto la dose da 40 mg, la risposta è stata del 13,4% (Acr50) e 7,5%(Acr70). nel gruppo la risposta è stata del 2,9% e dell’1,5%, rispettivamente. se irisultati di questo studio saranno confermati anche su pazienti affetti da psoriasi vol-gare, è verosimile che apremilast possa posizionarsi come alternativa a ciclosporinae metotrexate nel trattamento della psoriasi moderata-severa.

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interleuchinA 23: citochinA chiAve nellA pAtogenesi dellespondiloArtriti

giovanni triolo

Unità Operativa Complessa di Reumatologia, Dipartimento Biomedico di Medicina

Interna e Specialistica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Paolo

Giaccone, Palermo

l’interleuchina 23 (il-23) svolge un ruolo preminente nella patogenesi dell’infiam-mazione articolare in corso di spondiloartriti e nella patogenesi della psoriasi. la mag-gior parte di tale citochina viene rilasciata a livello intestinale in particolare damacrofagi e dalle cellule di Paneth, cellule specializzate situate nel fondo delle criptedi lieberkuhn. l’il-23 attiverebbe cellule dell’immunità innata che esprimendo unrecettore di “homing” sono in grado di migrare e di localizzarsi nelle sedi dove pre-sente uno specifico contro-recettore e localmente capaci di produrre citochine proin-fiammatorie come l’il-17 e l’il-22. in tal senso tale citochina rappresenta unbersaglio ideale nella terapia di patologie come l’artrite psoriasica e in generale dellespondiloartriti.

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When Biotechnology meets pAtient’s need in ArthropAthicpsoriAsis

Aurora parodi

DiSSal Sezione di Dermatologia, Università di Genova, IRCCS Azienda

Ospedaliero-Universitaria San Martino, IST Genova

la relazione sarà orientata ad una breve disamina della gestione del paziente affettoda artrite psoriasica considerando l’esito delle evidenze scientifiche sull’approccioolistico alla malattia e dei dati provenienti dagli studi clinici randomizzati dei nuovifarmaci nella artrite psoriasica (studio rAPiD-PsA con certolizumab pegol). saràquindi analizzato il profilo rischio/beneficio di certolizumab pegol sui segni e sintomidell’artrite psoriasica e le differenziazioni di quest’ultimo nei confronti degli altri anti-tnF.

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lA dermoscopiA nel monitorAggio terApeutico dellecherAtosi Attiniche

caterina longo

Skin Cancer Unit, Arcispedale Santa Maria Nuova, IRCCS, Reggio Emilia

la cheratosi Attinica (AK) rappresenta la più comune neoplasia cutanea in stadio ini-ziale ed e classificata come carcinoma squamocellulare in situ. le lesioni sono gene-ralmente conseguenza di un’esposizione prolungata alla luce del sole, ai raggi UV dafonti artificiali o ai raggi X, in presenza di predisposizione genetica e di particolarifototipi cutanei e possono progredire nella forma invasiva del carcinoma squamocel-lulare. la diagnosi di AK si basa sugli aspetti clinici tipici. la conferma istologica enecessaria quando esistano dubbi o quando vengano prese in considerazione formeparticolari di trattamento. Una biopsia che comprenda il derma e richiesta se e neces-sario escludere un interessamento più profondo. Dal punto di vista clinico, la AK ediagnosticata in presenza di papule ipercheratosiche squamose o placche su superficiesposte al sole come il viso, il cuoio capelluto calvo, il dorso della mano e l’avam-braccio. la dermoscopia può essere utile nella diagnosi differenziale della AK pig-mentata rispetto alla lentigo maligna-melanoma e al carcinoma a cellule basalisuperficiale o pigmentato. in particolare, la dermoscopia può essere utilizzata sia inambito clinico che in trials per il monitoraggio dell’efficacia terapeutica dei trattamentitopici in quanto permette di osservare l’eventuale clearance parziale o completa dellapatologia. in particolare, la dermoscopia evidenzia l’eventuale assenza delle strutturequali pattern a fragola, cerchi bianchi e presenza di squame quali segni indicativi diAK a seguito delle terapie.

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dermoscopy for treAtment monitoring of BAsAl cellcArcinomA

Aimilios lallas

First Department of Dermatology, Aristotle University, Thessaloniki, Greece

A common problem associated with non-ablative modalities used for basal cell carci-noma (bcc) is the post-treatment evaluation, since at the end of a treatment cycle,the clinical morphology of the lesion often does not allow a safe estimation of thepossible presence of residual disease. Dermoscopy was recently shown to improvethe post-treatment evaluation of bcc following non-ablative procedures, facilitatingthe accurate assessment of the presence or absence of residual disease. specifically,the disappearance of bcc-related dermoscopic criteria after treatment was shown toaccurately predict histopathologic clearance, while the persistence or new appearanceof some criteria correlated well with persistence and relapse, respectively. Accordingto the results of a recent study, the presence of arborizing vessels, ulceration or pig-mented structures (blue-gray ovoid nests, maple leaf-like areas, etc) accurately predictsresidual disease, and should prompt the clinician to continue the treatment. instead,red/white structureless areas and/or superficial fine telangiectasia might represent mi-sleading features, since they do not always correspond to residual disease. effectively,detection of the latter criteria warrants close monitoring to recognize a possible re-currence of the bcc.

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lA microscopiA lAser confocAle nel monitorAggioterApeutico dei tumori cutAnei

giovanni pellacani

Clinica Dermatologica, Università di Modena e Reggio Emilia

la microscopia laser confocale è una metodica diagnostica rivoluzionaria per la dia-gnostica clinica ed oncologica. Attualmente esistono 2 diversi tipi di microscopi con-focali in vivo, per lo studio diretto dei tessuti senza necessità di asportazione,particolarmente rivolti ai tumori della pelle, alle patologie infiammatorie e allo studiodegli aspetti fisiopatologici cutanei. la microscopia confocale in vivo trova quindiprevalente applicazione in dermatologia: è uno strumento di diagnosi estremamentesofisticato che consente di fornire in tempo reale e senza produrre alcun danno cuta-neo, immagini in dettaglio delle cellule e delle strutture cutanee con una risoluzioneistologica. lo strumento è di facile utilizzo e in pochi minuti permette di ottenere unafotografia istologica senza dolore e senza alcun danno cutaneo. nel corso del pro-gramma si discuteranno i diversi applicativi di tale metodica, sia in campo oncologicoper la diagnosi di neoplasie cutanee, focalizzandosi prevalentemente sull’utilità dellametodica di fronte a situazioni cliniche particolarmente complesse, e portando l’at-tenzione sui recenti risultati ottenuti nel monitoraggio terapeutico.

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dermopAtie e fArmAci Antipertensivi

ugo Bottoni, stefano dastoli, *emilio russo, giuseppe fabrizio Amoruso,*caterina palleria, elisabetta scali, *giovambattista de sarro

Dermatologia e *Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze della Salute,

Università Magna Graecia, Catanzaro

nel gruppo dei farmaci antipertensivi oltre ai diuretici vengono inclusi i farmaci attivisul sistema nervoso autonomo (beta-bloccanti), i vasodilatatori (calcio-antagonisti) ei farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina (anti-Ace e sartani). nel rapportoosmed 2014 i farmaci cardiovascolari si confermano al primo posto sia in termini diconsumo (536,0 DDD/1000 ab die) sia in termini di spesa farmaceutica totale pubblicae privata (4.087 milioni di euro). nell’elenco dei 20 principi attivi più prescritti initalia nel 2014 sono inclusi 2 farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina: l’olme-sartan medoximil e il ramipril. in letteratura è ben descritta e rappresentata la possi-bilità che diversi farmaci antipertensivi possano causare esacerbazioni della psoriasicosì come alcuni anti-Ace possano indurre o slatentizzare il pemfigo. tornando aifarmaci antipertensivi più prescritti in italia nel 2014 l’olmesartan medoximil presentatra gli eventi avversi a livello dermatologico: iperidrosi (1%-10%), prurito, orticaria,esantema, dermatite allergica, edema facciale (0.1%-1%), e inoltre alopecia, dermatiteatopica, esacerbazioni della psoriasi, pemfigo. D’altra parte il ramipril è stato descrittoassociato a rash maculopapuloso (1%-10%), prurito e iperidrosi (0.1%-1%), orticaria,onicolisi e dermatite esfoliativa (<0,1%), e inoltre porpora, pemfigo, pemfigoide, eri-tema multiforme, ten, sindrome di stevens Johnson, alopecia, esacerbazione dellapsoriasi, esantema lichenoide, enantema. Da tutto ciò consegue che diversi farmaciantipertensivi, inclusi quelli attualmente più prescritti in italia, possono essere associatia manifestazioni e malattie dermatologiche anche gravi. D’altra parte, poiché alcunidei farmaci utilizzati per dermopatie come i corticosteroidi e la ciclosporina possonoindurre ipertensione arteriosa, l’uso dei farmaci antipertensivi in questi casi deve es-sere particolarmente attento e controllato.

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il dermAtologo e l’“AllergiA” Ai BetAlAttAmici: unproBlemA QuotidiAno

luca stingeni

Sezione di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica, Dipartimento di

Medicina, Università di Perugia

le reazioni avverse cutaneo-mucose ai betalattamici (bl) sono note dagli anni ’40del secolo scorso; attualmente, in accordo con la letteratura internazionale, si preferi-sce utilizzare la terminologia di “reazioni di ipersensibilità” rispetto a “reazioni aller-giche” e “reazioni immunomediate”. nonostante che la loro prevalenza nellapopolazione generale non sia precisabile, si stima che esse si realizzino in oltre il20% dei pazienti ospedalizzati, con netta prevalenza del sesso femminile rispetto almaschile; la prevalenza nella popolazione generale, desunta da programmi di farma-covigilanza, è stimata pari al 3,5-5% negli adulti, 3,2% nei bambini, con netta preva-lenza delle penicilline rispetto alle cefalosporine (10:1). le implicazioni nella praticaclinica sono importanti in termini di costi, di antibiotico resistenza e di ospedalizza-zione. al pari di tutte le reazioni avverse cutaneo-mucose da farmaci, anche quelle in-dotte da bl sono distinte in immediate (entro 1 h dalla somministrazione) e nonimmediate (oltre 1 h dalla somministrazione); i meccanismi patogenetici coinvoltisono per lo più ige-mediati per le prime (soprattutto orticaria con o senza angioe-dema), cellulomediati per le seconde. tra quest’ultime, le estrinsecazioni clinichesono molteplici e per lo più rappresentate dall’esantema maculo-papuloso, ma ancheda reazioni gravi quali Dress, AGeP, ssJ e net. l’inquadramento diagnostico ècomplesso, anche per il riscontro frequente di cross-reazioni tra penicilline e cefalo-sporine; infatti, possono fungere da determinanti antigenici tutti i componenti dellestrutture molecolari dei bl, tra i quali l’anello tetratomico, l’anello tiazinico e diidro-tiazinico e le catene laterali. Queste ultime, in particolare, sono oggi ritenute le mag-giori responsabili di reazioni crociate tra aminopenicilline e cefalosporine. neconsegue che i test diagnostici (sia quelli in vivo che quelli in vitro) sono difficilmentestandardizzabili ma andrebbero “targhettati” al singolo paziente, specialmente perquanto concerne i test cutanei allergodiagnostici (patch, prick e test intradermico). Atal proposito l’autore presenta la propria esperienza in relazione all’inquadramentodiagnostico di questo complesso settore della dermatologia allergologica.

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ruolo di nicotinAmide nellA chemioprevenzione deitumori cutAnei non melAnomA: evidenze sperimentAli ecliniche

nicola pimpinelli

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale,

Università di Firenze

la prevenzione dei tumori cutanei non melanoma (non-melanoma skin cancer,nMsc) rappresenta indubbiamente un’esigenza medica sempre più pressante vistol’inesorabile aumento di incidenza (100-120 nuovi casi per 100.000 abitanti l’annoalle nostre latitudini) e le conseguenti ripercussioni sulla spesa sanitaria. Dopo le nu-merose esperienze, per lo più monocentriche e non controllate, è recentissima la pub-blicazione (n engl J Med 2015) del primo studio randomizzato di fase iii su un ampiocampione di popolazione australiana (386 pazienti), altamente suscettibile ai nMsc:nicotinamide 500 mg x 2 al dì per 12 mesi vs placebo. lo studio ha dimostrato una ri-duzione significativa della comparsa di nMsc e cheratosi attiniche (23 e 13%, ri-spettivamente), con un profilo di tossicità assolutamente eccellente, e la mancanza dibeneficio a lungo termine dopo l’interruzione del trattamento. Questo dato, anche inconsiderazione delle differenze razziali ed ambientali, fa ipotizzare che la chiave peruna corretta chemioprevenzione sia legata all’utilizzo pulsato di nicotinamide alladose di 1 g al giorno.

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tocotrienoli e tocoferoli topici in dermAtologiA

gabriella fabbrocini

Sezione di Dermatologia Clinica, Allergologia e Venereologia, Dipartimento

Patologia Sistematica, Università Federico II, Napoli

la cute rappresenta un bersaglio specifico dei moderni trattamenti oncologici. Xerosi,lesioni infiammatorie e radiodermiti sono tra le manifestazioni più frequenti. esserappresentano un’importante causa di peggioramento della qualità della vita e possonocompromettere l’aderenza alla terapia oncologica. la vitamina e è ben nota per la suaazione antiossidante, per cui trova impiego in numerose patologie cutanee caratteriz-zate da infiammazione. Abbiamo valutato l’efficacia e la tollerabilità di un dispositivomedico a base di vitamina e per uso topico nel trattamento di xerosi, rash papulo-pu-stoloso e radiodermite. il protocollo di terapia prevedeva l’applicazione di un prodottotopico composto da tocoferoli al 10% e tocotrienoli allo 0,3% mattina e sera all’areainteressata dalla patologia in 20 soggetti di sesso femminile (35-60 anni) affette daesiti di xerosi cutanea, rash papulo-pustoloso e radiodermite. le valutazioni sono stateeffettuate all’inizio del trattamento (t0) e dopo 40 giorni (t1) utilizzando le seguentimetodiche: valutazione fotografica; valutazione clinica; valutazione della trans epi-dermal Water loss (teWl) mediante corneometria; valutazione del colore della cutemediante colorimetro X-rite 968® secondo il sistema l*a*b*; valutazione della tol-lerabilità mediante un questionario compilato dal medico al t1; valutazione dell’ade-renza alla terapia mediante la compilazione di un diario giornaliero dell’applicazionedel prodotto. la valutazione clinica ha dimostrato un buon miglioramento in 13 pa-zienti su 20 (65%). il teWl nelle pazienti con xerosi passava da un valore medio di19,86 al t0 a un valore medio di 14,62 al t1. le pazienti con esiti di rash papulo-pu-stoloso presentavano a t0 un valore medio di teWl di 17,25, che al t1 era di 15,42.nelle pazienti con precedente radiodermite, il teWl passava da 35,06 a t0 a 13,23al t1. la colorimetria ha mostrato un valore medio di l* delle pazienti con xerosi di58,06 al t0 mentre questo era 60,04 al t1. le pazienti con precedente rash papulo-pustoloso presentavano a t0 un valore medio di l* di 57,33 mentre al t1 questo erain media di 59,67. nelle pazienti con esiti di radiodermite l* medio passava da 53,12al t0 a 59,91 a t1. la tollerabilità è stata ottima nel 100% dei casi. l’analisi dei diaridi applicazione del prodotto ha mostrato un’ottima aderenza alla terapia. la prepara-zione a base di tocoferolo e tocotrienoli ha mostrato un ottimo profilo di efficacia, so-prattutto nel ristabilire la compromessa funzione di barriera della cute; un ottimoprofilo di tollerabilità e sicurezza; un ottimo profilo di aderenza da parte dei pazienti.

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nuove vie recettoriAli del prurito sine mAteriA

Bianca maria piraccini

Dermatologia, Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale

(DIMES), Università di Bologna

conoscere i meccanismi patofisiologici del prurito è fondamentale per cercare rimediefficaci. È recente la scoperta che il prurito non è sempre legato alla liberazione diistamina, come dimostrano la frequente resistenza agli antistaminici del prurito cronicoe l’inefficacia degli antistaminici nel prevenire il prurito indotto dal contatto con lapianta Mucuna pruriens. A tutt’oggi si riconoscono 3 vie recettoriali distinte, la cuiattivazione, isolata o assieme alle altre, è responsabile della comparsa di prurito: re-cettori H1, responsabili del prurito istamino-indotto; recettori PAr-2; recettoritrPV1. i recettori PAr-2 (Protease-Activated receptors) sono espressi da tutte lecellule della cute, soprattutto dai cheratinociti e dalle fibre nervose periferiche. l’at-tivazione dei recettori PAr-2 è indotta da stimoli endogeni, inclusi citochine infiam-matorie, reazioni immunitarie, riparazione tissutale, e da fattori esogeni, fra cui agentiirritanti, allergeni, antigeni batterici e fungini e chimici aggressivi. l’attivazione deiPAr-2 induce diverse reazioni, fra cui l’inibizione della sintesi dei lipidi di barriera,il potenziamento dell’infiammazione mediante l’effetto positivo sulla sintesi di me-diatori proinfiammatori, e, soprattutto, la comparsa del sintomo prurito. l’espressionedei PAr-2 è infatti tipicamente aumentata in diverse condizioni associate ad infiam-mazione e a prurito, fra cui la dermatite atopica e il prurito uremico. i recettori trPV1(transient receptor Potential Vanilloid) sono espressi dai neuroni afferenti nocicettivie sono attivati dalla capsaicina, dal caldo (<43°c), dall’etanolo e da vari irritanti. l’at-tivazione del recettore trVP1 sembra non solo promuovere la comparsa delle sensa-zioni prurito e bruciore, ma anche abbassare la soglia di eccitabilità per le fibre nervoseche generano tale sensazione. l’attivazione dei recettori potenzia inoltre l’effetto pru-riginoso indotto dall’istamina. il numero dei recettori trPV1 aumenta esponenzial-mente col passare degli anni, rendendo necessari stimoli sempre più lievi per lacomparsa di prurito.

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vAsculite leucocitoclAsicA A igA. clinicA e terApiA

massimo papi

Unità Operativa Ulcere Cutanee e Dermatologia Vascolare, Istituto Dermopatico

dell’Immacolata, Roma

“Vasculite a igA” è il nuovo termine suggerito dalla chapel Hill consensus confe-rence del 2012 che include, nelle vasculiti cutanee dei piccoli vasi da immunocom-plessi circolanti, la porpora di schonlein-Henoch e la vasculite a igA dell’adulto. Èuna vasculite che può compromettere, oltre alla cute, anche organi interni, in partico-lare la funzione renale. Discutiamo gli aspetti patogenetici e le caratteristiche clinichedi tale patologia, nel bambino e nell’adulto, e le più recenti indicazioni terapeutiche.

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mAstocitosi: QuAle trAttAmento? dAllA terApiAAntistAminicA AllA tArget therApy

valeria Brazzelli, stefania Barruscotti, sara grassi, Andrea michelerio, *serenamerante, giovanni Borroni

Clinica Dermatologica e *Clinica Ematologica, Fondazione Policlinico San Matteo

IRCCS, Università di Pavia

la mastocitosi è una patologia rara caratterizzata da un’abnorme proliferazione edaccumulo di mastociti in differenti organi e tessuti quali la cute, il midollo osseo, ilfegato, la milza, il tratto gastrointestinale ed i linfonodi. la presentazione clinica dellemastocitosi è eterogenea e comprende un ampio spettro di entità differenti per sinto-matologia, decorso clinico e prognosi. la classificazione WHo del 2008 distingue 7varianti di mastocitosi: dalla mastocitosi ad esclusiva localizzazione cutanea fino aforme aggressive con interessamento ematologico e prognosi sfavorevole. la masto-citosi cutanea (Mc) è una patologia benigna nella quale l’accumulo dei mastociti èlimitato alla cute e si manifesta tipicamente come urticaria pigmentosa o mastocitosicutanea diffusa. si presenta di solito nell’età infantile e tende a regredire spontanea-mente con la pubertà. la mastocitosi sistemica (Ms), invece, è più frequente nell’etàadulta ed è caratterizzata dall’accumulo di mastociti in altri organi ed apparati, nonsempre vi è interessamento cutaneo. la sintomatologia cutanea e sistemica comunqueè causata dall’accumulo e dal rilascio di prodotti secretori di mastociti attivati e iper-proliferanti. Per quanto riguarda la cute, il prurito è il sintomo più frequente oltre airash orticarioidi. l’eterogeneità clinica e sintomatologica si riflette quindi nella com-plessità terapeutica. il primo passo della terapia delle mastocitosi è l’attenzione per lesostanze e gli ambienti che possono provocare attivazione dei mastociti e la liberazioned’istamina. se una reazione anafilattica grave si verifica, dovrebbe essere trattata ag-gressivamente con epinefrina intramuscolare e steroidi ad alte dosi. la sintomatologiapiù comune e frequente quale il prurito, i rash orticarioidi, i flushing e la sintomato-logia gastrointestinale, sia nella Mc che nella Ms, si avvale dell’impiego di antista-minici anti-H1 che di anti-H2. in particolare si tendono ad usare antistaminici sedativiad azione prolungata come la loratadina, la cetirizina, la fexofenadina e l’idrossizina.la ciproeptadina è un farmaco antistaminico di prima generazione dotato di proprietàanticolinergiche e antiserotoninergiche: è utile nei pazienti con diarrea, flushing o ce-falea. Gli antistaminici anti-H2 quali la famotidina e la ranitidina sono utilizzati neipazienti con sintomi gastrointestinali prevalenti come gastralgie, nausea, crampi ad-dominali e diarrea. A volte i farmaci con attività antagonista sui recettori per i leuco-trieni come il montelukast o lo zileuton possono essere utilizzati in associazione agliantistaminici anti-H1 e anti-H2. l’acido acetilsalicilico può essere utile in alcuni pa-zienti che hanno flushing e angioedema (con alti livelli di prostaglandina D2 urinaria

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o 11β-PGF2α) se non note allergie a FAns. Gli antidepressivi triciclici (ad esempio,amitriptilina o doxepina) e la proclorperazina possono essere utili perché hanno attivitàantistaminica anti-H1 e proprietà inibitorie sui mastociti, ma la sedazione e l’aumentodi peso diminuiscono l’aderenza del paziente alla terapia. il chetotifene e la rupatadinasono antagonisti dei recettori H1, ma sono anche inibitori dell’attivazione dei masto-citi. il disodiocromoglicato riduce i sintomi gastrointestinali, poiché è un debole ini-bitore in vivo dell’attivazione dei mastociti. in alcuni pazienti la terapia di prima lineanon è sufficiente e il prurito intenso è generalmente il sintomo più recalcitrante, ren-dendo quindi necessario l’utilizzo di terapie di seconda linea quali la foto-fotoche-mioterapia sfruttando l’effetto immunomodulante della fototerapia stessa oltre chenell’induzione di meccanismi apoptotici a carico dei mastociti cutanei. Alcuni studiclinici suggeriscono che l’anticorpo monoclonale anti-ige omalizumab, che è appro-vato per il trattamento di asma e orticaria cronica possa prevenire episodi ricorrentidi crisi anafilattiche. Per le fasi avanzate/aggressive (vedi classificazione WHo 2008)vi è indicazione ad iniziare trattamento citoriduttivo con interferone, cladribina e ini-bitori delle tirosinchinasi (dasatinib, midostaurina, imatinib). Gli inibitori tirosino-chinasici sono farmaci di nuova generazione che inibiscono la proteina Kit e possonoessere efficaci nella Ms ove non sia presente la mutazione D816V, che conferisce re-sistenza a questi farmaci. in italia la procedura di richiesta dei farmaci per la Ms puòessere fatta attraverso l’applicazione della legge 648 (solo cladribina) oppure “offlabel” (interferone, dasatinib, imatinib) oppure protocollo compassionevole (mido-staurina). in conclusione la mastocitosi sia cutanea che sistemica prevede un grandearmamentario terapeutico utilizzato in modo personalizzato a seconda delle caratteri-stiche del paziente, della sintomatologia clinica, dell’età e della prognosi della pato-logia stessa.

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BiosimilAri: unA nuovA sfidA terApeuticA in dermAtologiA

enzo Berardesca

Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS, Roma

Da questa primavera saranno disponibili nuovi farmaci per il trattamento delle pato-logie infiammatorie della pelle ed in particolare della psoriasi. si parla già di unasvolta epocale come quella occorsa più di 10 anni fa con la comparsa sul mercato deibiologici. infatti, le tecniche biotecnologiche hanno permesso lo sviluppo di tratta-menti non solo per la psoriasi ma anche per un’ampia varietà di malattie di grande ri-lievo clinico ed epidemiologico fornendo risposte fondamentali alla crescentedomanda di salute della popolazione. Ad oggi, a livello mondiale, milioni di pazientihanno già beneficiato dei medicinali biologici. la perdita della copertura brevettualepermette l’entrata sulla scena terapeutica dei farmaci cosiddetti “biosimilari”, medi-cinali simili ai farmaci biologici originatori non più soggetti a copertura brevettuale,che possono essere prodotti dalle industrie farmaceutiche secondo procedure e nor-mative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati a prezzi inferioririspetto ai prodotti originatori. i farmaci biosimilari sono, quindi, medicinali biologiciautorizzati dall’Agenzia europea dei Medicinali (european Medicines Agency -eMA) simili per qualità, efficacia e sicurezza al prodotto biologico di riferimento. ladisponibilità di questi prodotti che, per un certo verso possono essere paragonati aigenerici, rappresenta un fattore importante per il mantenimento della sostenibilità eco-nomica dei servizi sanitari nel prossimo futuro. tuttavia, bisognerà vedere come illoro utilizzo sarà regolamentato: infatti, sorgeranno problemi etici e forse legali sulloro utilizzo. Ad esempio, un paziente in trattamento di mantenimento con un farmacooriginale potrà essere “girato” in un trattamento meno costoso con biosimilare? se sì,in caso di effetti collaterali o mancata risposta (non è detto che il ritorno all’originalepossa essere sempre effettuato) di chi sarà la colpa? Possono le regioni e le Asl “ob-bligare” il medico a scegliere in prima battuta un biosimilare anziché un originale?come si comporteranno le aziende farmaceutiche che hanno in portafoglio una mo-lecola originale e si troveranno a competere con una “copia” a basso costo? sono tuttedomande alle quali oggi è prematuro se non impossibile dare risposte adeguate in at-tesa delle direttive legislative.

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BiosimilAri: unA nuovA sfidA terApeuticA in dermAtologiA

enzo Berardesca

Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS, Roma

Da questa primavera saranno disponibili nuovi farmaci per il trattamento delle pato-logie infiammatorie della pelle ed in particolare della psoriasi. si parla già di unasvolta epocale come quella occorsa più di 10 anni fa con la comparsa sul mercato deibiologici. infatti, le tecniche biotecnologiche hanno permesso lo sviluppo di tratta-menti non solo per la psoriasi ma anche per un’ampia varietà di malattie di grande ri-lievo clinico ed epidemiologico fornendo risposte fondamentali alla crescentedomanda di salute della popolazione. Ad oggi, a livello mondiale, milioni di pazientihanno già beneficiato dei medicinali biologici. la perdita della copertura brevettualepermette l’entrata sulla scena terapeutica dei farmaci cosiddetti “biosimilari”, medi-cinali simili ai farmaci biologici originatori non più soggetti a copertura brevettuale,che possono essere prodotti dalle industrie farmaceutiche secondo procedure e nor-mative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati a prezzi inferioririspetto ai prodotti originatori. i farmaci biosimilari sono, quindi, medicinali biologiciautorizzati dall’Agenzia europea dei Medicinali (european Medicines Agency -eMA) simili per qualità, efficacia e sicurezza al prodotto biologico di riferimento. ladisponibilità di questi prodotti che, per un certo verso possono essere paragonati aigenerici, rappresenta un fattore importante per il mantenimento della sostenibilità eco-nomica dei servizi sanitari nel prossimo futuro. tuttavia, bisognerà vedere come illoro utilizzo sarà regolamentato: infatti, sorgeranno problemi etici e forse legali sulloro utilizzo. Ad esempio, un paziente in trattamento di mantenimento con un farmacooriginale potrà essere “girato” in un trattamento meno costoso con biosimilare? se sì,in caso di effetti collaterali o mancata risposta (non è detto che il ritorno all’originalepossa essere sempre effettuato) di chi sarà la colpa? Possono le regioni e le Asl “ob-bligare” il medico a scegliere in prima battuta un biosimilare anziché un originale?come si comporteranno le aziende farmaceutiche che hanno in portafoglio una mo-lecola originale e si troveranno a competere con una “copia” a basso costo? sono tuttedomande alle quali oggi è prematuro se non impossibile dare risposte adeguate in at-tesa delle direttive legislative.

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i fArmAci Biologici nellA psoriAsi eritrodermicA

giuseppe stinco, enzo errichetti

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche,

Università di Udine, Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della

Misericordia, Udine

la psoriasi eritrodermica è una forma grave di psoriasi che si può associare a compli-cazioni gravi e talvolta fatali. il trattamento è spesso una sfida e diversi fattori, tra cuile comorbilità o possibili complicazioni, possono limitare l’utilizzo di farmaci tradi-zionali. recenti evidenze suggeriscono che i farmaci biologici, sia gli anti-tnFα chel’ustekinumab, possono essere utili per migliorare la gestione della psoriasi eritroder-mica. Purtroppo, dal momento che i soggetti che soffrono di questa grave forma dipsoriasi sono di solito esclusi dai trials clinici, i dati disponibili provengono essen-zialmente da piccole serie di casi o da singole segnalazioni. scopo di questa review èdi valutare criticamente la letteratura esistente sul ruolo dei farmaci biologici, inflixi-mab, etanercept, adalimumab e ustekinumab, nel trattamento dell’eritrodermia pso-riasica.

bibliografia

rosenbach M, Hsu s, Korman nJ, et al. treatment of erythrodermic psoriasis: fromthe medical board of the national Psoriasis Foundation. J Am Acad Dermatol2010;62:655-62.stinco G, errichetti e. erythrodermic psoriasis: current and future role of biologicals.bio Drugs 2015;29(2):91-101.

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psoriAsi, eruzioni psoriAsiformi e mAlAttie infiAmmAtoriecroniche intestinAli

maddalena napolitano, nicola Balato

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgica,

Università Federico II, Napoli

le malattie infiammatorie croniche intestinali (ibD) comprendono colite ulcerosa,morbo di crohn e le cosiddette “coliti indeterminate”. sono condizioni ad elevatamorbilità, con un marcato impatto negativo sulla qualità della vita. in italia hannoun’incidenza di circa 5-6 nuovi casi/100.000 persone/anno ed una prevalenza di 60-70 casi/100.000 persone. le manifestazioni extra-intestinali sono una complicanzarelativamente frequente della ibD e la cute è uno degli organi maggiormente colpiti.la psoriasi sembrerebbe la patologia più comunemente associata alle ibD. infatti, lapsoriasi si manifesta in circa l’1-2% della popolazione generale, mentre nei pazientiaffetti da ibD è stata riscontrata una prevalenza del 3-11%. l’ipotesi è che comunimeccanismi patogenetici possano essere alla base dell’associazione tra queste due pa-tologie e un ruolo fondamentale sarebbe svolto dai linfociti th1 e th17. nei pazienticon ibD in terapia con anti-tnF sono state segnalate inoltre, eruzioni psoriasiformiprobabilmente dovute allo sbilanciamento del pathway citochinico con blocco deltnF e aumento di iFn. l’interpretazione di queste dermatiti psoriasiformi è ancorapoco chiara.

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le terApie dei sAnti

luigi valenzano

Istituto Dermatologico San Gallicano, Roma

l’esigenza e l’opportunità di appartenenza ad un gruppo, tribù, etnia, setta, credo re-ligioso etc., si sono manifestate nell’essere umano fin dai tempi più remoti. in parti-colare la necessità di avere assistenza ed un indirizzo terapeutico da parte di un’entitàautorevole e sicuro, è insito nell’animo umano e di ciò ne sono chiara testimonianzaalcuni rari reperti paleoantropologici. Ancor più nelle epoche e civiltà successive, inparticolare in quella cristiana ove nella stessa ottica compaiono santi, beati, testimonidella fede e, per quanto riguarda le guarigioni di natura medica, i miracoli del cosid-detto taumaturgo. si tratta di un ampio spettro di eventi che si estende da quelli “ter-reni” più facilmente intuibili (olio santo, acqua santa etc.), a quelli“extraterreni”(miracoli, esorcismi, stimmate, transverberazioni, etc.) sempre di dubbia e complessavalutazione ed interpretazione patogenetica. Di tutto queste “risorse terapeutiche” sifarà un cenno fugace ed esemplificativo di alcune di esse, discutendone i contenuti ele relative conseguenze pratiche.

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cosmetici e cute sensiBile

caterina foti, paolo romita

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina interna, Immunologia e

Malattie infettive, Università di Bari

i cosmetici sono prodotti comunemente utilizzati per la cura dell’aspetto fisico; essicomprendono prodotti per la cura della pelle, decorativi (per il “make-up”) ed articolida toeletta quali saponi, shampoo e bagnoschiuma; in genere essi sono ben tollerati,essendo raramente responsabili di effetti collaterali. Questi ultimi sono, invece, fre-quenti quando la cute del soggetto è sensibile. tale condizione è caratterizzata daun’alterata funzione della barriera cutanea, causata principalmente dalla perdita delfilm idrolipidico di superficie, il quale costituisce il primo target dell’azione lesivadei vari fattori ambientali sulla cute. Per il make-up e la detersione di questa categoriadi soggetti sono indicati prodotti che rispecchino l’equilibrio fisiologico cutaneo eche siano adeguatamente formulati al fine di evitare l’insorgenza di reazioni cutanee.

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psoriAsi e vitAminA d in menopAusA: utilità dellAfototerApiA

valeria Brazzelli

Clinica Dermatologica, Fondazione Policlinico San Matteo IRCCS, Università di

Pavia

la psoriasi è una malattia cutanea infiammatoria cronica che ha un impatto significa-tivo sulla qualità della vita dei pazienti. interessa nel mondo occidentale dal 2 al 5%della popolazione. spesso la psoriasi è associata ad altri disturbi, in particolare allasindrome metabolica con l’obesità, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, ai tu-mori, all’alcolismo e alla depressione. nella donna in menopausa queste patologie siacuiscono e si associano alla comparsa di osteoporosi. l’osteoporosi porta ad unamaggiore fragilità ossea attraverso la perdita di massa ossea e al deterioramento dellamicroarchitettura ossea. l’osteoporosi è spesso correlata a bassi livelli serici di vita-mina D3. la carenza di vitamina D è frequente nei pazienti con psoriasi ed è descrittauna correlazione diretta tra il deficit e la gravità della malattia. la fototerapia che uti-lizza la radiazione UVb a banda stretta (UVbnb) con lunghezza d’onda di 311nm èuna terapia utile nella psoriasi di moderata entità o quando esistano controindicazioniad altre terapie topiche o sistemiche. inoltre gli UVb hanno un’importante azionesulla produzione cutanea di vitamina D3. in conclusione sulla scorta di queste pre-messe la fototerapia con UVbnb si rivela una terapia di prima scelta nella donna inmenopausa affetta da psoriasi.

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strAtegies for prevention of pollution-induced skindisorders (letturA non ecm)

gabrielle sore

L’Oreal Research, Asnières sur Seine, France

Pollution is a major concern in big cities. Most pollution studies have focused on therelated side effects to the pulmonary and cardiovascular systems. More recently, ho-wever, epidemiological and mechanistic studies suggest that air pollution can alsohave a negative impact on the integrity of the skin. Given the importance of the globalissue, it has been decided to create an international board of scientific experts withspecific interests in environmental health, clinical and basic research in general andcosmetic dermatology. An initial review of the literature by the board confirmed thedetrimental effects of air pollution on the skin and more importantly on diseased skin.the data illustrated that pollution can result in aggravated skin sensitivity and reacti-vity. in addition there was an increase in urticaria, eczema, contact dermatitis and ra-shes noted. these results are not surprising when one considers that sensitive skinpathophysiology is associated with a disrupted barrier function. it has been determinedthat particulate matter can generate reactive oxygen species, leading to lipid and pro-tein oxidation that can induce up-regulation of pro-inflammatory mediators. A harmfulinteraction between UV (particularly UVA) radiation and pollution was also observed.in response, three studies on pollution and its effects on the skin were published: (1)the link between pollution and skin sensitivity, (2) pollution and acne through sebumperoxidation and inflammation and (3) pollution and hyper-pigmented lesions (envi-ronment-induced lentigines). the board of experts recommended the following mea-sures as a general strategy to protect against pollution-induced skin damage: applytopical products which help to reduce particle load on skin; use rinse-off products toremove pollution from the skin; use emollients to preserve and restore skin barrierfunction; use sunscreens to protect against UV radiation and to prevent photoreactivecompounds from reacting upon UV exposure; apply topical products containing an-tioxidants to reduce the harmful effect of reactive oxygen species; avoid over cleansingwhich can disrupt the cutaneous barrier. similarly, consumer skincare routines havebeen developed that follow these recommendations along three main actions: re-move/purify: cleanser with proven efficacy on particulate matter PM 2.5; reinforce/re-store: emollient/cream to reinforce/restore the skin barrier + anti PM2.5 adhesion;protect against UV/ros: daily sunscreen with UVb/UVA protection and antioxidants+ anti PM 2.5 adhesion. All selected products were tested to prove the related efficacy:PM2.5 removal for the cleanser, anti PM2.5 adhesion for the skin care products de-veloped for sensitive skin, and the anti-peroxidation effect for the protective(UVb/UVA filters & antioxidants) products. A routine has already been clinically te-

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sted in shanghai on 53 chinese women with sensitive skin for 4 weeks in a highlypolluted environment (115X WHo recommended threshold). After 4 weeks of pro-ducts use, a significant decrease (-29%) of facial skin sensitivity was observed as as-sessed by a stinging test as well as a significant decrease in the intensity of all theskin sensitivity triggering factors. the dryness and roughness of the skin assessed bya dermatologist were also significantly decreased. 100% of the women felt their skinhad improved at the end of 4 weeks. Most urban areas are exposed to a pollution levelwhich exceeds the acceptable level defined by the WHo. this pollution can have adetrimental impact on skin and the overall quality of life. educating people on whatto do to help prevent the related skin conditions is a key objective for the brand.

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pollution And skin disorders (letturA non ecm)

giuseppe valacchi

Sezione di Biologia ed Evoluzione, Dipartimento di Scienze della Vita e

Biotecnologie, Università di Ferrara

living organisms are continuously exposed to environmental pollutants. in order ofimportance, the skin is the second most frequent route by which chemicals can enterin the body and it is the major target of liquid and gaseous pollutants. being the skinthe interface between the body and the environment it is chronically exposed to severalforms of stress such as ultraviolet (UV) irradiation and other environmental oxidantssuch as cigarette smoke (cs), particular matters (PM) and ozone (o3). All these stres-sors have the common denominator to induce oxidative stress via the production ofreactive oxygen species (ros), either directly or indirectly. there is abundant infor-mation that ros such as hydroxyl radicals are involved in UV-induced skin damagebut only recently the oxidative stress induced by other pollutants such as cs, PM ando3 have on cutaneous tissues have been investigated. it has been shown that cs ando3 do not penetrate the skin. For instance, o3 reacts instantaneously with polyunsa-turated fatty acids (PUFA) present in the stratum corneum to form hydrogen peroxideand the cascade of lipid peroxidation products (loPs) and unsaturated aldehydes (4-hydroxy-2,3-nonenal) that act as ‘second messengers’ in the deeper layers of the skin,which, in turn, elicits repair responses and/or the induction of defense endogenousenzymes. oxidative injury to the outermost layers of the skin may initiate localizedinflammatory responses, resulting in the recruitment of phagocytes and their cell-spe-cific, tightly regulated nAD(P)H-oxidase systems for generating oxidants, thus am-plifying oxidative stress and inducing activation of MMPs. similar mechanism hasbeen demonstrated for cs, indeed many compounds presented in cs, have beenshown to induce, directly or indirectly, cellular oxidative stress (os) and inflammationvia the production of ros and lipid peroxidation. Also the mechanisms of PM-healtheffects are believed to involve oxidative stress and inflammation. Air pollution is com-prised by a wide range of chemicals and solid particles. the oxidative capacity of PMis primarily attributed to its transition metal constituents, which typically include Fe,V, cr, Mn, co, ni, cu, zn, and ti. some of these metals can catalyze Fenton-type re-actions and generate reactive o2 species, which are able to initiate oxidative damagemechanisms. Moreover, through semi-quinone, lipopolysaccaride, hydrocarbon, andultrafine constituents, PM may also exert oxidative stress by presenting or by stimu-lating the cells to produce ros. in conclusion many of the pollutants to which we aredaily exposed are able to affect cutaneous tissues via a common mechanism that con-sist in altering the redox skin balance and inducing a cascade of effects that can affectskin physiology.

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AttuAlità nellA terApiA topicA dellA dermAtiteseBorroicA

federica dall’oglio, giuseppe micali

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e Spe-

cialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

la dermatite seborroica (Ds) è una patologia infiammatoria ad andamento cronico-recidivante, caratterizzata clinicamente da manifestazioni eritemato-desquamativespesso pruriginose con localizzazione elettiva nelle aree seborroiche del distretto ce-falico e/o del tronco. Presso la clinica Dermatologica dell’Università di catania èstato condotto uno studio clinico in aperto prospettico per valutare l’efficacia e la tol-lerabilità di un cosmetico topico a base si sostanze antimicotiche e antinfiammatorienel trattamento della Ds del volto. A tale scopo venivano arruolati 20 pazienti adulti,di entrambi i sessi, affetti da Ds al volto di grado lieve-intermedio. il protocollo pre-vedeva l’applicazione del topico due volte al giorno, per un periodo complessivo di 6settimane. la valutazione veniva effettuata tenendo conto dei parametri desquama-zione, eritema ed intensità della sintomatologia pruriginosa, rispettivamente rilevatisulla base di osservazione clinica, fotografia digitale (VisiA-cr rbX™) e misura-zione con Visual Analogue scale (VAs). Veranno discussi i risultati dello studio, lecaratteristiche del topico utilizzato e la validità delle metodiche impiegate.

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nitric-zinc complex: efficAciA e tollerABilità neltrAttAmento delle verruche “difficili”

francesco lacarrubba, giuseppe micali

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e

Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

le verruche virali rappresentano una delle patologie cutanee più comunemente os-servate. numerose sono le opzioni terapeutiche a disposizione del dermatologo, trale quali le più utilizzate sono i prodotti a base di acido salicilico, la crioterapia, il cu-rettage/diatermocoagulazione e la laserterapia. nella scelta del trattamento adeguatodevono essere presi in considerazione diversi fattori. Alcuni di essi sono strettamentelegati alla lesione da trattare e sono rappresentati dal tipo di verruca (volgare, plantare,piana, filiforme, etc.), dalle dimensioni, dal numero e dalla localizzazione, altri sonolegati alle caratteristiche del paziente, quali età, storia di allergie a farmaci, presenzadi patologie concomitanti o gravidanza, stato immunologico. nella selezione del trat-tamento da utilizzare devono inoltre essere presi in considerazione, oltre ovviamentela sua efficacia clinica, la potenziale tossicità, il dolore associato, gli esiti cicatrizialied il costo. Da non sottovalutare infine la confidenza del medico con il trattamento ela preferenza/compliance del paziente. nessuna delle terapie attualmente utilizzate haun’efficacia del 100% né può essere sempre utilizzata. in particolare il trattamentodelle verruche plantari e periungueali (cosiddette “difficult-to-treat” warts) è spessoinsoddisfacente. il complesso nitric-zinc (nz-c) è una nuova soluzione per applica-zione topica contenente acido nitrico, zinco, rame e acidi organici che esercita un ef-fetto di denaturazione tissutale a livello della verruca. la soluzione, di sempliceutilizzo, è applicata in ambulatorio dallo specialista sulla lesione da trattare 1 volta lasettimana per 1-4 settimane. nella nostra esperienza il complesso nz-c è risultato ef-ficace nella terapia delle verruche virali cutanee, anche di quelle “difficili”. Da sotto-lineare l’elevata tollerabilità del trattamento, che risulta del tutto indolore. il complessonz-c si va ad aggiungere all’armamentario terapeutico a disposizione del dermato-logo, potendo rappresentare una valida alternativa ai trattamenti di corrente utilizzo.

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un nuovo trAttAmento delle verruche genitAli esterne:nitrizinc-complex

marinella Brambati, marco cusini

Unità Operativa Semplice Malattie a Trasmissione Sessuale, Fondazione IRCCS

Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano

le verruche genitali esterne rappresentano una delle malattie a trasmissione sessualedi più frequente riscontro clinico. Gli attuali trattamenti disponibili (crioterapia, cu-rettage, laser, imiquimod, podofillotossina, ect.) presentano rilevanti limitazioni inquanto la percentuale di guarigione completa spesso non supera il 75% delle lesionitrattate. inoltre tali trattamenti possono spesso risultare dolorosi, causare cicatrici postprocedurali, recidive o richiedere trattamenti prolungati nel tempo. non esiste pertantoattualmente un trattamento golden standard dei condilomi. nel caso della crioterapiastudi clinici controllati evidenziano come siano necessarie in media 3,5 sessioni ditrattamento per ottenere la percentuale di guarigione più elevata possibile, che spessonon supera il 75%. il nitrizinc-complex è una miscela di acidi inorganici (acido ni-trico), acidi organici (acetico, ossalico) con presenza di rame e zinco, caratterizzatada una prevalente azione di denaturazione e precipitazione delle proteine, una voltaapplicato topicamente a livello delle lesioni virali. il nitrizinc-complex ha prevalen-temente un’azione non di tipo caustico ma bensì di denaturazione proteica e devita-lizzazione della cute (“mummificazione”). il trattamento si esegue applicando unapiccola quantità di soluzione tramite un applicatore di precisione (capillare) sopra laverruca/condiloma fino ad osservare lo sbiancamento/ingiallimento della lesione chetestimonia l’avvenuto processo di precipitazione e denaturazione proteica delle celluleepidermiche infettate dal virus. Da notare che in genere il trattamento risulta moltoben tollerato in quanto fondamentalmente non doloroso. il processo di mummifica-zione, che può concludersi nel giro di 4-6 settimane, in genere non si accompagnaalla formazione di cicatrici o alterazioni pigmentarie della cute trattata. Attualmentesono stati valutati in due studi clinici internazionali condotti in belgio, italia, Messicoed Ungheria, più di 120 soggetti (uomini e donne di età media 35 anni) con condilomisingoli o multipli trattati con nitrizinc-complex. il trattamento ha indotto una guari-gione completa (in media dopo 1,3 sessioni di applicazione) nel più del 92% delle le-sioni trattate. in questa casistica l’applicazione di nitrizinc-complex ha presentatoinoltre una tollerabilità locale molto buona. Pertanto il profilo di efficacia e di tolle-rabilità di nitrizinc-complex offre una alternativa terapeutica di rilevanza clinica nel-l’approccio al trattamento dei condilomi. nitrizinc-complex inoltre può rappresentareuna valida alternativa alla crioterapia anche in termini di farmaco-economia, con costidiretti ed indiretti sensibilmente inferiori.

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esperienzA itAliAnA su dAylight photodynAmic therApyl’esperienzA dell’AQuilA

maria concetta fargnoli, Antonella piccioni

Clinica Dermatologica, Università dell’Aquila

la terapia fotodinamica convenzionale (c-PDt, photodynamic therapy) è un tratta-mento dimostrato efficace per le cheratosi attiniche e di alcune altre forme di nonMelanoma skin cancer, basata sull’impiego di una sostanza fotosensibilizzante,l’acido metil-aminolevulinico, applicata sulla zona da trattare in occlusione per 3 oree successivamente attivata da una luce di lunghezza d’onda specifica (nel visibile)mediante l’ausilio di una lampada, determinando necrosi cellulare selettiva delle cel-lule tumorali. È una terapia molto efficace per le cheratosi attiniche che presenta per-centuali di risposta del 70-90% e che si accompagna ad un eccellente risultatocosmetico. Principali eventi avversi o svantaggi della c-PDt sono il dolore, talvoltaintenso, durante l’illuminazione, i lunghi tempi di attesa per il paziente in clinica e lanecessità di centri specializzati presso i quali sia disponibile l’apparecchiatura e cheabbiano l’expertise. esclusivamente per il trattamento delle cheratosi attiniche è statarecentemente autorizzata una modalità alternativa di esecuzione della terapia fotodi-namica (Daylight-PDt), che semplifica il trattamento utilizzando una sorgente di lucenaturale invece di una sorgente di luce artificiale, e si associa ad una riduzione deldolore e dei tempi di esecuzione rispetto alla PDt convenzionale. studi recenti hannoinfatti dimostrato come la Daylight-PDt (Dl-DPt) sia un’alternativa efficace, sicurae conveniente alla PDt convenzionale nel trattamento di cheratosi attiniche multipledi grado lieve/moderato (di grado i e ii), soprattutto in ampi campi di cancerizzazioneche possono facilmente essere esposti alla luce del giorno. Due studi multicentrici,randomizzati, controllati, intra-paziente, condotti rispettivamente in Australia e in eu-ropa hanno confrontato l’efficacia e la tollerabilità della Dl-DPt rispetto alla PDtconvenzionale in pazienti con cheratosi attiniche di grado lieve (studio australiano) edi grado lieve e moderato (studio europeo), dimostrando un’efficacia della Dl-DPt(in termini di risposta completa delle lesioni) non inferiore rispetto alla PDt conven-zionale unitamente ad una riduzione significativa del dolore e dell’intensità deglieventi avversi rispetto alla c-PDt. l’Autrice presenterà l’esperienza con la PDt inDaylight nel centro dell’Aquila, in particolare i risultati di uno studio italiano mono-centrico prospettico intra-individuale che ha confrontato l’efficacia e la tollerabilitàdella Dl-PDt in confronto alla c-PDt nella terapia delle cheratosi attiniche del voltoe del cuoio capelluto, dimostrando, in linea con i precedenti studi europei ed austra-liano, un’elevata efficacia nel trattamento delle cheratosi attiniche lievi, non inferiorealla c-PDt, e un profilo di tollerabilità significativamente più favorevole. la correla-zione tra i parametri climatici monitorati ed il livello di risposta clinica sembra indicareuna risposta clinica superiore in funzione dell’incremento della temperatura.

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esperienzA itAliAnA su dAylight photodynAmic therApyl’esperienzA di como

paolo sergio pavone, silvia lovati

Attività cliniche del Territorio, Branca Dermatologia, Allergologia, Servizi, Azienda

Ospedaliera Sant’Anna, Como

Gli attuali orientamenti e i dati della letteratura recente sono ormai concordi nel con-siderare la cheratosi attinica una fase iniziale, in situ, del carcinoma squamocellulare.Poiché non è possibile prevedere il rischio di evoluzione in una forma invasiva, l’ap-proccio terapeutico deve avere come obiettivo la risoluzione completa (clearance)delle lesioni cliniche e delle lesioni subcliniche all’interno del campo di cancerizza-zione. la terapia fotodinamica convenzionale (c-PDt), basata sull’applicazione diuna sostanza fotosensibilizzante (metil-aminolevulinato) e incubazione per 3 ore consuccessiva esposizione a luce di specifica lunghezza d’onda con lampada dedicata, èuna terapia efficace per il trattamento di cheratosi attiniche non ipercheratosiche delviso e del cuoio capelluto, associata ad un alto tasso di risposta clinica completa dopouna sessione di trattamento. tale terapia è documentata efficace anche nel trattamentodel campo di cancerizzazione. Presenta tuttavia alcuni inconvenienti, in particolaretempi di esecuzione piuttosto lunghi, necessità di una struttura e apparecchiatura ade-guate e una sintomatologia dolorosa piuttosto intensa riferita dal paziente durante l’il-luminazione. Dopo oltre un decennio di studi, è stata recentemente autorizzata ineuropa e in italia, una modalità alternativa di esecuzione della terapia fotodinamica,che prevede l’esposizione alla luce naturale (daylight) anziché ad una lampada artifi-ciale (Dl-PDt), con una semplificazione della procedura rispetto alla PDt conven-zionale, grazie ai ridotti tempi di esecuzione e alla migliore tollerabilità per il pazientein quanto associata ad una sintomatologia dolorosa quasi del tutto assente. Gli studiautorizzativi condotti in Australia e in europa hanno documentato un’efficacia dellaDl-PDt non inferiore alla terapia convenzionale nelle cheratosi attiniche del viso edel cuoio capelluto. la risposta completa delle lesioni a 3 mesi è risultata all’incirca90% per le cheratosi attiniche di grado i (studio australiano) e 70% per i gradi i-iiegualmente rappresentate (studio europeo), con mantenimento della risposta sino adalmeno 6 mesi. l’irradianza ottimale è stata stabilita al di sopra di 130W/m2 (pari a8J/cm2), livello determinato sulla base dei dati meteorologici rilevati in diverse areegeografiche in europa tra il 1986 e il 2005 nell’arco di ciascun intero anno e confron-tati con i dati rilevati in uno studio scandinavo. Dagli studi meteorologici si evinceche il livello di irradianza ottimale è riscontrabile tutto l’anno nel sud dell’europa(37-43°l) e da Febbraio/Marzo ad ottobre nei paesi tra 45-55°l, tra cui l’italia (situataa 45°l). Gli studi hanno inoltre documentato che la terapia Dl-PDt può essere ese-guita in tutte le condizioni atmosferiche eccetto nei giorni di pioggia e purché la tem-

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peratura esterna sia superiore a 10 °c. nella relazione verrà presentato in dettaglio ilprotocollo terapeutico della Dl-PDt, focalizzando il razionale e le raccomandazioniper un corretto approccio, sulla base dei dati della letteratura e della propria esperienzaclinica, di cui verranno presentati i casi più significativi.

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A proposito delle AssociAzioni precostituite nellAterApiA topicA dell’Acne

vincenzo Bettoli, giulia toni, Alberto Bertoldi, graziana Amendolagine

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Scienze Mediche, Azienda

Ospedaliero-Universitaria, Università di Ferrara

se si analizzano le cause degl’insuccessi terapeutici nell’acne appare chiaro come lascarsa aderenza al trattamento primeggi tra le altre. efficacia terapeutica non soddi-sfacente, lenta comparsa degli effetti clinici, tollerabilità non ottimale, necessità diapplicazioni ripetute del topico nell’arco della stessa giornata ed una inadeguata in-formazione del paziente sulle caratteristiche della malattia, sono i fattori che mag-giormente influenzano l’aderenza alla terapia topica nell’acne. Un aspetto negativoche caratterizza questa tipologia di terapia è la lunga attesa che precede la comparsadei primi effetti clinici. talvolta sono necessari due mesi prima di osservare risultaticonsistenti. Questo non giova all’aderenza terapeutica, in particolar modo se i pazientisono in età adolescenziale. tutte le procedure che semplificano l’esecuzione del trat-tamento sono di supporto ad una buona aderenza e quindi ad un risultato ottimale. Daquando si sono rese disponibili le associazioni precostituite di farmaci antiacne topicisi è osservato un miglioramento significativo dell’aderenza terapeutica. la possibilitàdi usufruire degli effetti di due farmaci attivi con una singola applicazione giornalieraha reso gli adolescenti, come anche i/le pazienti di età superiore, molto più collabo-rativi. in particolare l’applicazione serale, dopo la cena, oppure prima di coricarsi, ri-sulta essere quella più gradita dai pazienti. Un altro aspetto che ha caratterizzato leassociazioni precostituite di recente introduzione è la tollerabilità. la disponibilità dinuove tecnologie, applicate sia a veicoli innovativi che all’elaborazione delle molecolefarmacologiche attive, ha sensibilmente migliorato la tollerabilità dei topici antiacnee di conseguenza l’aderenza terapeutica.

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frAgilità cutAneA nell’Acne

gabriella fabbrocini

sezione di Dermatologia Clinica, Allergologia e Venereologia, Dipartimento

Patologia Sistematica, Università Federico II, Napoli

l’acne è una patologia infiammatoria che interessa l’88-95% degli adolescenti e il47% degli adulti. il P. acnes è presente al livello delle lesioni acneiche e svolge, as-sieme alle ghiandole sebacee, un ruolo importante nella patogenesi della patologia: P.acnes infatti libera lipasi, fattori chemiottatici, metalloproteinasi e porfirine, inducendouna risposta infiammatoria, con produzione di radicali liberi e determinando dannodel cheratinocita. il danno del cheratinocita conduce ad un alterazione della barrieraepidermica: la cute del volto del paziente acneico, infatti, differisce dalla cute normaleper la maggiore produzione di sebo e per la dimensione delle ghiandole sebacee; perla maggiore teWl (trans epidermal Water loss) e una minore idratazione dellostrato corneo (sc) (ridotta conduttanza). in aggiunta, il paziente acneico ha una ridottapresenza di sfingosina e ceramidi totali, tutto ciò è indicativo di un deficit di lipidi dimembrana e determina alterazione della barriera dello sc. l’incremento della teWle la riduzione dell’idratazione del sc (conduttanza) è risultata di un grado maggiorein pazienti con acne moderata rispetto ai pazienti con acne lieve. Alcuni trattamentitopici e sistemici per l’acne (benzoil perossido, tretinoina, tazarotene e isotretinoina),possono determinare alterazione della permeabilità del sc incrementando la teWle determinando visibili segni di xerosi. le strategie per mitigare l’alterata funzionedella barriera epidermica supportano l’importanza della terapia di riparo, basata sul-l’applicazione di prodotti con azione anti-irritante, anti-infiammatoria e antibatterica.

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proBlemAtiche Allergologiche legAte AllA terApiAtopicA dell’Acne

cataldo patruno, matteo megna

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia, Università

Federico II, Napoli

la terapia topica è largamente utilizzata nel trattamento dell’acne, in particolare dellaforma lieve-moderata. i farmaci utilizzati sono frequentemente causa di dermatite dacontatto irritante (Dci) che, almeno in parte, è legata al meccanismo d’azione di talisostanze. solitamente, la Dci è di lieve entità, anche se è riportata come causa di in-terruzione del trattamento nel 5-15% dei pazienti. la Dci, insieme con l’utilizzo pro-lungato dei topici, può favorire l’insorgenza anche di sensibilizzazioni allergiche dacontatto iatrogene. Una vera e propria dermatite allergica da contatto (DAc) da topiciper l’acne è riportata, nei diversi studi, in una percentuale molto variabile di pazienti,da 0,2% a 2%. il perossido di benzoile è la sostanza più frequentemente causa di sen-sibilizzazione. clinicamente, la DAc può manifestarsi in forma atipica: pertanto, ipazienti che presentano variazioni del quadro clinico durante il trattamento, specie sein associazione a prurito, dovrebbero essere sottoposti a test epicutanei.

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Acne cheloideA dellA nucA: terApiA

Antonia gimma, carla cardinali, franca taviti

Dermatologia, Ospedale Prato

il termine acne cheloidea della nuca (AKn) si riferisce alla presenza di papule e plac-che simil-cheloidee nella regione occipitale del cuoio capelluto e della nuca, quasiesclusivamente in soggetti Afro-Americani con fototipo V e Vi. la prima linea tera-peutica è la prevenzione. se la malattia si è sviluppata, la terapia va iniziata il più pre-sto possibile per evitare la progressione delle lesioni. la terapia medica si avvale dicorticosteroidi sistemici ed intralesionali, antibiotici topici e/o sistemici e recentementeimiquimod. inoltre laserterapia con apparecchiature a diossido di carbonio o nd:YAG,crioterapia e fototerapia con UVb. l’escissione chirurgica può essere indicata nellelesioni fino ad un cm con losanga orizzontale. nei casi di lesioni molto grandi chenon rispondono alle terapie mediche ed ad interventi di piccola chirurgia, l’escissionein più tempi con guarigione per seconda intenzione può essere considerata.

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diAgnosi AvAnzAtA e terApiA delle onicopAtie (letturA nonecm)

Bianca maria piraccini

Dermatologia, Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale

(DIMES), Università di Bologna

Verranno discussi quadri comuni di patologie ungueali ed i loro trattamenti. Una partedella trattazione sarà inoltre dedicata alla diagnosi non invasiva (dermatoscopia) delleonicopatie, in alcuni casi di non facile inquadramento. Particolare attenzione verrà in-fine dedicata alla gestione diagnostica e terapeutica dell’onicopatie psoriasica, delleinfezioni ungueali fungine e delle alterazioni pigmentarie della lamina.

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entomodermAtosi e pArAssitosi AmBientAli (letturA nonecm)

giorgio leigheb, *luca stingeni, elisa zavattaro, **mario principato

Clinica Dermatologica, Università del Piemonte Orientale, Novara; *Sezione di

Dermatologia Clinica, Allergologica Venereologica, Dipartimento di Medicina e

**Sezione di Parassitologia, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Perugia

Poco noti sono al dermatologo insetti ed acari ambientali che possono provocare i piùfrequenti quadri clinici di entomodermatosi. il Prof. leigheb presenterà varie speciedi artropodi in causa e le rispettive patologie indotte nonché le possibili diagnosi dif-ferenziali. il Prof. stingeni, sulla scorta di ricerche personali, illustrerà la casistica re-lativa a isolamenti effettuati in ambiente confinato ed i meccanismi patogenetici dellelesioni cutanee.

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fototerApiA e lAserterApiA nel lupus eritemAtoso

manuela papini

Clinica Dermatologica di Terni, Università di Perugia

il lupus eritematoso è notoriamente una malattia fotosensibile. le lunghezze d’ondadella luce più nocive per il paziente con lupus sono quelle che si collocano nello spet-tro compreso tra 315-340 nm (UVA2) e in quello degli UVb (280-315 nm). Gli UVA1(340-400 nm) sono i raggi ultravioletti più vicini alla luce visibile nello spettro elet-tromagnetico, i loro fotoni hanno la maggiore penetrazione nei tessuti, ma la minoreenergia di tutto lo spettro ultravioletto. i raggi UVA1 hanno molteplici effetti biologiciche includono la sovra-regolazione delle collagenasi, l’apoptosi dei t-linfociti, la de-plezione di cellule dendritiche e di mastociti, la riduzione delle interleuchine 4 e 10 edell’iFn-gamma. Per queste loro azioni sono stati impiegati nel trattamento della mor-fea e più recentemente anche del lupus eritematoso cutaneo e sistemico. in studi con-trollati in doppio-cieco, dosi molto basse di UVA1, pari a 1/8-1/6 della MeD, hannodeterminato regressione delle lesioni anulari e negativizzazione degli anticorpi anti-ro in soggetti con lupus eritematoso subacuto, ma anche regressione delle lesioni cu-tanee, riduzione degli AnA e dell’attività di malattia in soggetti con les stabile. laterapia con dye-laser pulsato agisce invece prevalentemente sulla componente vasco-lare delle lesioni cutanee del lupus, esercitando anche effetti secondari con riduzionedei depositi di mucina e dell’infiltrato infiammatorio. le lesioni ipercheratosiche,l’atrofia e le discromie non risentono significativamente del trattamento. È efficacesolo sulle singole lesioni trattate e non sembra avere rilevanti effetti sistemici, né mo-dificare l’evoluzione del quadro clinico complessivo; tuttavia, può fornire un impor-tante ausilio terapeutico in soggetti con elevato impatto estetico delle lesioni.

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finAsteride: possiBile utilizzo topico nel trAttAmentodell’AlopeciA AndrogeneticA mAschile

Alfredo rossi, maria caterina fortuna

Unità Operativa Complessa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Interna e

Specialità Mediche, Università Sapienza, Roma

l’alopecia androgenetica è la causa più comune di perdita di capelli negli uomini. in-teressa circa 1 uomo su 2 in europa (nella fascia di età 35-45 anni); i pazienti spessohanno una storia familiare positiva. l’alopecia è definita “andro-genetica” in quantoper la sua comparsa sono necessari due fattori: gli ormoni androgeni; la predisposi-zione genetica. Gli individui di sesso maschile predisposti geneticamente general-mente notano l’inizio del processo intorno ai 16-20 anni. l’alopecia androgeneticacolpisce selettivamente i follicoli dei capelli delle regioni frontale, temporale e delvertice, mentre risparmia tipicamente la regione occipitale. i capelli diventano pro-gressivamente più sottili: si osserva una graduale recessione fronto-temporale, la co-siddetta stempiatura, ed un diradamento a livello del vertice nel maschio. la gravitàdel fenomeno è comunemente valutata utilizzando la scala di Hamilton per l’alopeciaandrogenetica maschile. la finasteride è il farmaco di prima scelta nel trattamentodell’alopecia androgenetica maschile; è una molecola che agisce come inibitore com-petitivo della 5α-reduttasi umana di tipo ii, bloccando la conversione del testosteronein diidrotestosterone a livello della guaina epiteliale esterna e della papilla dermicadove sono presenti i suoi recettori. Fino a poco tempo fa il farmaco è stato disponibilead uso esclusivamente sistemico con un dosaggio standard di 1 mg/die per l’alopeciaandrogenetica. tale via di somministrazione espone lo 0,3%-3% dei pazienti ad effetticollaterali, soprattutto relativi alla sfera sessuale: impotenza, diminuzione della libidoe riduzione del volume dell’eiaculato. Gli effetti collaterali da ricondurre all’uso difinasteride sono notoriamente dovuti all’incremento degli estrogeni per la conversionedi una parte del testosterone ad estradiolo tramite l’enzima aromatasi e contempora-neamente alla riduzione del DHt in circolo. Gli estrogeni in eccesso possono facil-mente apportare problemi quali ritenzione idrica, accumuli adiposi, ginecomastia edaumento del rischio di contrarre carcinoma mammario mentre la riduzione dei livelliematici di DHt e di testosterone libero può comportare disturbi della sfera sessualetra i quali riduzione della libido, disordini dell’eiaculazione e disfunzione erettile.Altri effetti collaterali riportati nella fase post-marketing comprendono orticaria, esan-tema, prurito, gonfiore delle labbra e del volto, dolore testicolare. sono stati inoltreriportati complicanze a carico dell’apparato visivo in sede intraoperatoria e sintomidepressivi. Per tali ragioni attualmente è stata introdotta la formulazione topica, finoranon disponibile a causa della mancanza di un veicolo idoneo all’assorbimento localema non sistemico del farmaco. Gli autori riportano i dati preliminari di un studio sul-l’utilizzo di finasteride topica in soggetti affetti da alopecia androgenetica.

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terApiA con rituximAB primA dellA grAvidAnzA in trepAzienti Affette dA pemfigo grAve: vAlutAzionedell’outcome

camilla vassallo, elena tagliabue, federica derlino, giovanni Borroni

Clinica Dermatologica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Dipartimento

di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostico e Pediatriche, Università di Pavia

l’attuale definizione di “pemfigo” comprende un gruppo di patologie rare, caratte-rizzate da una bolla intradermica o più raramente sotto-cornea e anticorpi circolantidiretti contro i diversi tipi di antigeni, prevalentemente desmogleine, localizzati sullasuperficie dei cheratinociti. Descriviamo tre pazienti affette da pemfigo grave chehanno concepito, portato avanti e concluso una gravidanza in modo regolare, in as-senza di terapie sistemiche immunosoppressive, durante un periodo di remissione cli-nica ottenuto attraverso l’impiego combinato di terapia steroidea sistemica erituximab. Due pazienti hanno presentato recidiva alla fine della gravidanza, ma coin-cidendo la fine della gravidanza con il periodo massimo in cui queste due pazientierano libere da malattia, la recidiva risultava quindi avere un ritmo identico a quellopre-gravidanza, e dunque atteso; inoltre una paziente, quella affetta da pemfigo su-perficiale, non ha presentato più recidive, risultando ad oggi in remissione completa.le nostre pazienti hanno quindi avuto una gravidanza fisiologica, tutte a termine, solouna ha partorito con un parto di tipo cesareo. Anche l’andamento della gravidanza diquest’ultima è stato regolare, il parto cesareo è stato effettuato per posizione podalicadel bambino. nessun bambino aveva presentato manifestazioni cliniche di malattiaalla nascita. i follow-up sono stati effettuati tra i 12 mesi a 4 anni e nessun bambinoaveva presentato storie mediche di rilievo, nessuna patologia di rilievo nemmeno ditipo infettivo. nonostante il numero limitato di pazienti, da correlarsi alla rarità dellamalattia in generale, ed in particolare in donne in età fertile, queste osservazioni cipermettono di ipotizzare la possibilità di pianificare una gravidanza in pazienti affetteda pemfigo volgare e superficiale grave, attraverso l’impiego di rituximab, tenendocomunque in considerazione la risposta terapeutica e i tempi necessari affinché il far-maco non possa essere tossico per il nascituro (almeno 6 mesi).

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cArcinomA BAsocellulAre dell’estremo cefAlico: QuAntol’escissione chirurgicA è lArgA e profondA ABBAstAnzA

sara grassi, mario merlino, renato rosso, giovanni Borroni

Unità di Dermatologia, Università di Pavia, IRCCS, Policlinico San Matteo, Pavia

il carcinoma basocellulare (bcc) è la neoplasia cutanea più frequente nella popola-zione caucasica, e nell’80% dei casi insorge all’estremo cefalico. l’escissione chirur-gica radicale è l’obiettivo primario del trattamento del bcc; tuttavia, non è sempreraggiunta al primo trattamento chirurgico, soprattutto nei casi in cui il bcc è localiz-zato nelle cosiddette aree critiche del volto. lo studio presente ha lo scopo di valutarela frequenza di escissioni chirurgiche non radicali di bcc dell’estremo cefalico ef-fettuate presso la clinica Dermatologica, Università di Pavia in un periodo di quattroanni consecutivi, e di analizzare i principali fattori implicati nel mancato raggiungi-mento dell’escissione chirurgica radicale. in particolare, è stato elaborato uno scoresulla base dei seguenti parametri: 1) l’età del paziente al momento della diagnosi; 2)la sede di localizzazione del bcc; 3) la variante clinica; 4) le dimensioni della lesione;5) i margini (laterali e/o profondi) interessati. tale score è stato dunque applicato aogni caso, e si è osservato che la percentuale di fallimenti chirurgici è direttamenteproporzionale allo score raggiunto in ogni caso. in conclusione, l’applicazione di unoscore, con caratteristiche analoghe a questo qui presentato, può essere utile nella va-lutazione preoperatoria al fine di ottimizzare il raggiungimento della radicalità chi-rurgica.

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livelli sierici di vitAminA d e melAnomA: studio cAso-controllo e revieW dellA letterAturA

Alessandra narcisi, giorgia cortesi, diego orsini, laura fidanza, *danielapisani, **maria sofia cattaruzza, Antonio costanzo, marta carlesimo

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Venereologia e *Unità Operativa

Complessa di Medicina Interna, Malattie del Metabolismo minerale e Malattie

metaboliche dell’osso, Ospedale Sant’Andrea e **Dipartimento di Sanità pubblica

e Malattie infettive, Università Sapienza, Roma

background. il melanoma cutaneo (Mc) è un tumore maligno ad elevata aggressivitàcon un tasso di mortalità in rapido aumento (90%). la vitamina D è un ormone ste-roideo liposolubile; studi clinici e sperimentali suggeriscono un ruolo causale e favo-rente della carenza di tale sostanza nella carcinogenesi di numerosi tumori. tuttavia,i risultati derivanti dagli studi epidemiologici sulla relazione tra livelli sierici di vita-mina D e melanoma, sono tuttavia frammentari e poco confrontabili.obiettivi. scopo dello studio è stato quello di investigare l’associazione tra livelli sie-rici di 25-idrossivitamina D [25(oH)D] e melanoma.Metodi. sono stati analizzati i livelli sierici di 25(oH)D, paratormone e calcio in 158pazienti con diagnosi di Mc e in 99 controlli sani.risultati. i livelli sierici di 25(oH)D sono risultati significativamente più bassi neipazienti affetti da melanoma rispetto al gruppo di controllo. Una larga percentuale dipazienti affetti da melanoma hanno dimostrato di avere livelli deficienti (60,5%,<20ng/ml) o insufficienti (32,5%, <30ng/ml) di 25(oH)D.conclusioni. Abbiamo quindi ipotizzato che la vitamina D possa giocare un ruolo fon-damentale nel processo di carcinogenesi e che una deficienza di vitamina D possarappresentare un fattore di rischio significativo nello sviluppo del melanoma cutaneo.

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AnAtomy And volumizing inJections of the cheek: thedouBle plAne techniQue

fabio massimo

Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, Catania

the fat of the cheek is divided by septa and membranes in 5 superficial and 5 deepfat compartments. the major axial vessels and their perforating branches travel intothe septa. the aging process of this region is characterized by an uneven loss of vo-lume in charge of the superficial and deep fat compartments. the detailed knowledgeof the topographical anatomy of these compartments is mandatory to understand theirshape and distribution and to perform safe and effective treatment injecting hyaluronicacid in the cheek.

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lesson from AnAtomy: hoW to optimize the use ofhyAluronic inJection for skin reJuvenAtion

martin n. zaiac

Department of Dermatology, Herbert Wertheim College of Medicine, Florida

International University, Miami, USA

Filler injections have become one of the most commonly performed procedures in thefield of dermatology. As a dermatologist, your goal is to provide your patients withthe best possible results along with minimal downtime. in this session we will discussdifferent techniques for how to optimize the use of hyaluronic acid plus other fillerinjections for skin rejuvenation. these techniques are focused primarily on the upperface. by using these techniques, it will allow for our colleagues to deal with these re-juvenation issues. selection of the fillers which are most effective in reaching yourultimate goals will also be discussed. Use of these methods will result in your patienthaving less pain, minimal downtime, along with the best possible results.

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effetti indesiderAti dA AltA tecnologiA dermAtologicA

giuseppe ivano luppino

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e

Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

negli ultimi dieci anni la tecnologia ha permeato la pratica quotidiana del dermato-logo. laser e luci intensamente pulsate (iPl) rappresentano momenti fondamentalinella gestione di alcune patologie e inestetismi cutaneo-mucosi. sebbene ormai con-solidate siano le conoscenze fisico-biologiche nell’interazione con la superficie cuta-nea, ancora oggi è possibile osservare effetti indesiderati a breve e lungo termine.Vengono esaminati con rassegna iconografica i principali riscontri non desiderati nellaconduzione di interventi laser ablativi, vascolari, epilatori e con iPl.

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gli effetti collAterAli dei filler delle lABBrA e deldistretto periorAle

maria pia de padova, *Antonino di pietro

Dermatologia, Ospedale Privato Nigrisoli, Bologna; *Servizio di Dermatologia,

Ospedale Luigi Marchesi di Inzago, Milano

i filler trovano larghissimo impiego in medicina e chirurgia estetica per le loro ottimecapacità correttive ed il basso numero di effetti collaterali. i materiali che vengonoutilizzati sono esclusivamente biocompatibili, temporanei e totalmente riassorbibili,questo per garantire l’assoluta sicurezza medica e la possibilità di un adattamentoestetico idoneo alle caratteristiche del volto. il più utilizzato è sicuramente l’acido ia-luronico, un disaccaride presente in tutti i tessuti connettivi umani, compresa la cute.Questa molecola è essenziale per la formazione della matrice di collagene e di fibreelastiche ed inoltre per il mantenimento dell’idratazione cutanea. l’utilizzo dei fillerrappresenta una scelta molto comune per il ringiovanimento mini-invasivo, i mediciperò dovrebbero essere consapevoli dei gravi potenziali effetti negativi, riconoscerele loro complicanze ed essere in grado di utilizzare trattamenti appropriati prontamentedisponibili. i riempitivi attuali non necessitano di alcun test allergico, ma il trattamentoè controindicato in caso di malattie cutanee della zona da trattare, infezioni virali obatteriche in atto, malattie cutanee di natura autoimmunitaria, o in caso di gravidanzaed allattamento. Vanno sempre valute le controindicazioni mediche: storia di ipersen-sibilità o allergia nota ai componenti dei filler, storia di herpes simplex recidivante,cicatrizzazione anomala o storia di cheloidi. il trattamento è inoltre controindicato inpresenza nel tessuto da trattare di materiali permanenti o di natura non conosciuta. lepiù comuni reazioni locali avverse a queste tecniche sono, subito dopo il trattamento,un transitorio arrossamento e senso di tensione determinato dal trauma dell’ago, chepuò permanere, per qualche ora, un lieve gonfiore è normale per qualche ora, e puòdurare più a lungo in alcuni casi o in caso di aumento del volume delle labbra. imme-diatamente può essere palpabile un cordoncino o piccoli noduli di consistenza piùdura, che non sono più avvertibili dopo alcuni giorni, una dolorabilità locale che si ri-solve in qualche ora, qualche piccola reazione di tipo infettivo, soprattutto quandonon è stato completamente rimosso il trucco. raramente sono stati segnalati reazionigranulomatose o indurimenti palpabili della zona, probabilmente legati a reattività in-fiammatoria individuale, e comunque quasi sempre regredibili. Prima del trattamentoè opportuno che il paziente non abbia assunto aspirina, antinfiammatori o farmaci an-ticoagulanti nella settimana precedente, al fine di ridurre la probabilità di sanguina-menti (tutti questi farmaci riducono la capacità coagulante del sangue). nel caso cheun paziente abbia già ricevuto un trattamento con un filler in precedenza è necessarioconoscere quali sostanze siano state utilizzate al fine di evitare possibili interazioni

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pericolose. talvolta possono residuare delle ecchimosi, che spariscono in alcuni giorni,circa 4-8 giorni e che possono essere mascherate con un correttore e trattate con pro-dotti topici e sistemici, come l’arnica. nel caso di pazienti con episodi recidivanti diherpes labiale è possibile che le iniezioni possano contribuire all’insorgenza di un epi-sodio erpetico, un trattamento profilattico può essere indicato in questi casi. Dopo iltrattamento è buona norma non esporsi al sole o a lampade abbronzanti per qualchegiorno. la conoscenza quindi delle potenziali complicanze associate a filler, cosi comeevitarle e/o come trattarle, se dovessero presentarsi, può aiutare ad ottimizzare il ri-sultato di queste importanti tecniche.

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effetti indesiderAti dA peeling chimici

Aurora tedeschi, giuseppe micali

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e

Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

i peeling sono delle procedure dermoestetiche che prevedono l’applicazione di uno opiù agenti chimici esfolianti allo scopo di determinare un “danno” all’epidermide e/oal derma cui consegue una successiva ripetilizzazione. Utilizzati nel trattamento dipatologie (acne, rosacea, cicatrici da acne, melasma, iperpigmentazioni, etc.) nonchèin condizioni fisiologiche (aging) e (fotoaging) rappresentano procedure non scevreda rischi specie se effettuati da operatori poco esperti. Vengono illustrati i principalieffetti indesiderati legati al loro utilizzo e suggerite le misure cautelative per preve-nirne l’insorgenza.

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effetti indesiderAti dA tossinA BotulinicA neltrAttAmento delle rughe

maurizio Benci

Dermatologia, Firenze

le poche complicazioni che sono state descritte in letteratura sono dovute ad inade-guate precauzioni o a tecniche di iniezione imprecise. le complicanze sono comunquesempre reversibili e temporanee (da pochi giorni a qualche mese). le reazioni possonoessere generalizzate, quali nausea, fatica, malessere generale, sintomi influenzali, rashcutanei, o locali, come eritema, ecchimosi (quando avviene la penetrazione o la rotturadi un piccolo vaso, oppure il paziente assume anticoagulanti o salicilati), emicrania(non è infrequente e può iniziare 2-3 ore dopo l’iniezione e durare per circa 6 ore).Un particolare fastidio nel punto di iniezione viene spesso riferito dai pazienti. lacomplicanza più importante è la ptosi di una o di entrambe le sopracciglia o la ptosidi una o di entrambe le palpebre, dovuta ad inappropriato uso della tossina, un volumeiniettato inadeguato o una errata direzione dell’ago. Può verificarsi un risultato asim-metrico od insoddisfacente a causa di una iniezione non bilanciata della tossina, peruna iniezione troppo superficiale o troppo vicino alla galea o intravascolare o per l’uti-lizzazione di una dose troppo piccola. non sono stati riportati casi di allergia alla tos-sina botulinica A. Vengono comunque raccomandate avvertenze importanti quali: - ilprodotto non deve essere usato in gravidanza o allattamento; - è controindicato in pa-zienti affetti da Myasthenia gravis; - può modificare l’azione dei farmaci contenenticuraro (gli anestesisti devono fare attenzione se il paziente deve sottoporsi ad anestesiagenerale). il trattamento necessita sempre di un’adeguata esperienza per evitare lepossibili complicazioni e la conoscenza ed il rispetto di semplici linee guida per ridurrele reazioni avverse.

bibliografia

Klein AW. complications and adverse reactions with the use of botulin toxin semincutan Med surg 2001;20:109-20.Goldman A. treatment of axillary and palmar hyperhidrosis with botulin toxin. AesthPlast surg 2000;24:280.benci M, cirillo PF, silvestris P. Uso della tossina botulinica in dermatologia: updatee linee guida. Dermatologia Ambulatoriale 2003;3:18-25.

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effetti indesiderAti dA tossinA BotulinicA neltrAttAmento dell’iperidrosi

Anna campanati, emanuela martina, Annamaria offidani

Clinica Dermatologica, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti,

Ancona

l’introduzione della tossina botulinica nella cura dell’iperidrosi focale idiopatica hasostanzialmente rivoluzionato la gestione del paziente iperidrotico. numerosi studiapparsi in letteratura dimostrano l’efficacia del farmaco ed il suo elevato profilo disicurezza, unitamente alla correlata capacità di indurre un significativo miglioramentoin tema di qualità di vita nei soggetti sottoposti al trattamento. l’interesse riposto nel-l’argomento e l’esperienza pratica acquisita sul campo ci hanno permesso di focaliz-zare l’attenzione sugli aspetti salienti riguardanti l’impiego del farmaco, i risultaticlinici conseguibili con la sua somministrazione e le modalità di assistenza rivolte alpaziente sia prima che dopo il trattamento, al fine di evitare la comparsa di effetti col-laterali.

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reAzioni dA fillers (grAnulomA dell’eternA giovinezzA).come l’istologiA AiutA il clinico

franco rongioletti

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Mediche Mario Aresu, Università

di Cagliari

i fillers sono sempre più utilizzati per migliorare l’estetica del viso ma possono darecomplicanze disastrose come le reazioni da corpo estraneo granulomatose con le con-seguenti implicazioni legali. la diagnosi clinica di reazione da filler non è semprecosì facile come si crede per diverse ragioni: 1. le reazioni possono svilupparsi anchedopo diversi anni dall’iniezione per cui il paziente non collega i due eventi; 2. il pa-ziente è riluttante a dire che ha iniettato dei fillers; 3. il paziente non sa che tipo difiller è stato iniettato; 4. il medico “iniettore” è riluttante a dare dettagli o non è facil-mente reperibile. in questa presentazione cercherò di dimostrare come l’istologia siail modo migliore per fare diagnosi e rispondere a tutti i quesiti. inoltre verrà illustratoun nuovo tipo di dipendenza che è la richiesta continua di iniezioni in cui vengonospesso utilizzati anche fillers diversi che aumentano il rischio di granulomi.

bibliografia

rongioletti F. Granulomatous reactions from aesthetic dermal microimplants. AnnDermatol Venereol 2008;135:1s59-65.rongioletti F, Atzori l, Ferreli c, Pau M, Pinna Al, Mercuri sr, Aste n, Fraitag s.Granulomatous reactions after injections of multiple aesthetic micro-implants in tem-poral combinations: a complication of filler addiction. J eur Acad Dermatol Venereol2015;29:1188-92.

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coMUnicAzioni libere

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pityriAsis ruBrA pilAris tipo i dell’Adulto: tre cAsitrAttAti con successo con ustekinumAB

Biagio didona, flora canzona, tiziano tonanzi, massimo papi

Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Roma

la Pityriasis rubra Pilaris (PrP) è una rara dermatosi, caratterizzata da chiazze eri-temato-squamose, le quali spesso confluiscono a determinare uno stato eritrodermico;caratteristici sono il “viso gessato”, le papule follicolari, le aree corporee di risparmioe la cheratodermia palmo-plantare. Griffiths ha classificato la PrP in cinque sottotipiin base all’età di insorgenza, la familiarità, gli aspetti clinici, il decorso e la prognosi.noi presentiamo tre pazienti affetti da PrP tipo i dell’adulto, trattati con ustekinumab,i quali hanno ottenuto remissione completa dopo la terza iniezione di tale farmaco.la buona risposta terapeutica a tale farmaco induce a dare importanza all’asse il-12/il-23 nella patogenesi della PrP e ad avvicinare tale malattia cutanea alla pso-riasi.

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mAlAttiA di hAiley-hAiley e supplementAzione orAle divitAminA d

matteo megna, pietro santoianni

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università

Federico II, Napoli

Una donna di 37 anni giungeva alla nostra attenzione per la presenza di una dermatiteeritemato-edemato-erosiva e squamo-crostosa della pieghe sottomammarie e ascellari.tali manifestazioni erano comparse da circa 2 anni e avevano assunto, a detta dellapaziente, un andamento cronico-recidivante nel corso del tempo, esacerbandosi so-prattutto nei mesi estivi. Gli esami ematochimici di routine risultavano nella normaad eccetto di un deficit evidente della vitamina D (15,8 ng/ml, v.n. 30-100 ng/ml).l’esame istologico da biopsia cutanea evidenziava la presenza di focolai di acantolisisovrabasale e di piccole aree di pararacheratosi superficiali. sulla base anche di talireperti veniva effettuata diagnosi di malattia di Hailey-Hailey. tacalcitolo unguentoveniva utilizzato per pochi giorni a causa della scarsa compliance della paziente legataalla comparsa di prurito e sensazione di bruciore. la supplementazione orale con vi-tamina D 800 U.i./die veniva, invece, protratta per 3 mesi con scomparsa delle mani-festazioni cutanee e normalizzazione dei livelli ematici della vitamina D stessa (38ng/ml). infatti, anche alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, la vitaminaD sembra giocare un ruolo importante nel contrastare i principali fattori coinvolti nellapatogenesi della malattia di Hailey-Hailey, in particolare l’alterata adesione interche-ratinochitaria, potendo essere dunque considerata come possibile terapia elettiva.

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ruolo dellA mirtAzApinA nellA terApiA del pruritocronico

simone garcovich

Istituto di Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione

Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Roma

la terapia del prurito cronico rappresenta un problema frequente nella pratica clinicadermatologica. le condizioni caratterizzate da prurito cronico e lesioni da grattamentocomprendono i quadri clinici di prurigo nodulare e lichen simplex cronicus, come in-dicato dalla recente classificazione isFi (International Forum for the Study of Itch).Presentiamo una serie di casi di condizioni pruriginose croniche, refrattarie che sonostate trattati con mirtazapina, un farmaco antidepressivo con attività antiserotoniner-gica, anti-alfa-2-adrenergica e anti-istaminergica. la terapia con mirtazapina, in mo-noterapia o in combinazione con la terapia topica, è stata utilizzata rispettivamente intre casi di prurigo nodulare atopica, in due casi di prurigo-lichen simplex cronicus aeziologia mista e in un caso di prurito cronico di tipo paraneoplastico-farmacologico.la terapia con mirtazapina ha determinato una remissione clinica della sintomatologiapruriginosa in cinque pazienti, con una buona tollerabilità. la mirtazapina è stata uti-lizzata precedentemente con successo nella terapia del prurito notturno associato alladermatite atopica, del prurito uremico, colestatico e del prurito di tipo paraneoplastico.il favorevole profilo di sicurezza, la somministrazione a dosaggio fisso e il basso ri-schio di interazioni farmacologiche supportano il ruolo della mirtazapina nella terapiadelle condizioni pruriginose cronica, ad origine dermatologica e sistemica.

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morfeA generAlizzAtA e psoriAsi: stessA terApiA?

emilia cerulli, elettra Antonelli, katharina hansel, luca stingeni

Sezione di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica, Dipartimento di

Medicina, Università di Perugia

Gli autori descrivono il caso di una donna di 67 anni che presentava un quadro clinicocutaneo di morfea generalizzata, caratterizzato da chiazze ovalari multiple, di coloritobianco-brunastro, sclerotiche, diffuse a tronco ed arti insorto da circa 7 anni in assenzadi coinvolgimento sistemico. le numerose terapie precedentemente effettuate a basedi corticosteroidi sistemici e topici corticosteroidei e con inibitori della calcineurinaaveva sortito solo scarsi e transitori benefici. la paziente giungeva alla nostra osser-vazione in seguito alla comparsa, da circa un anno, di psoriasi plantare bilaterale, perla quale aveva eseguito diverse terapie topiche a base di cheratolitici e derivati dellavitamina D; la paziente, inoltre, era da circa sei mesi in trattamento sistemico con re-tinoidi, con scarsa risposta clinica. Dopo un’attenta disamina della letteratura in meritoalle possibili scelte terapeutiche alternative ai retinoidi nel trattamento della psoriasi,abbiamo optato per intraprendere una terapia con metotrexato 15 mg fl al dosaggio di1 fl iM alla settimana, escludendo la possibilità di utilizzare farmaci biologici per laconosciuta, seppur rara, capacità di questi ultimi di indurre o peggiorare quadri clinicicutanei morfeiformi. nei primi 10 mesi di trattamento con metotrexato la paziente hamostrato un netto miglioramento della sintomatologia plantare ed anche una progres-siva regressione delle lesioni cutanee sclerodermiche. sono discusse le peculiarità far-macologiche di metotrexato ed i suoi impieghi clinici, con particolare attenzione alsuo impiego come farmaco di seconda linea nella terapia della morfea generalizzata.

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terApiA topicA nellA psoriAsi ungueAle

Amanda mazzi, salvatore panduri, valentina dini, marco romanelli

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,

Università di Pisa

la psoriasi ungueale si riscontra in una percentuale variabile, dal 10 al 78%, dei pa-zienti con psoriasi volgare e nel 70-80% dei pazienti con artrite psoriasica, mentre uninteressamento esclusivamente ungueale è presente nel 5-10% dei casi. le terapie dicui attualmente disponiamo risultano essere prolungate e spesso insoddisfacenti. Varistudi hanno evidenziato come la psoriasi ungueale abbia ripercussioni importanti sullaqualità della vita dei pazienti. Una delle possibilità di cui disponiamo è rappresentatadal tazarotene 0,1% gel, che in genere viene utilizzato per un periodo di trattamentodi 12-24 settimane, consentendo di ottenere dei buoni risultati, soprattutto nella riso-luzione di pitting, salmon patch ed onicolisi. Abbiamo utilizzato il tazarotene 0,1%gel in associazione con uno smalto a base di urea stabilizzata al 15% con risultati sod-disfacenti. Presentiamo la nostra casistica clinica.

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trAttAmento con fArmAci Biologici di psoriAsi/epAtopAtie

cristina mugheddu, monica pau, rino murgia, franco rongioletti

Clinica Dermatologica, Presidio Ospedaliero San Giovanni di Dio, Azienda

Ospedaliero-Universitaria, Cagliari

oramai i farmaci biologici sono entrati nella comune pratica clinica per il trattamentodella psoriasi a placche moderata grave. l’esperienza di oltre 10 anni ci ha permessodi utilizzare questi farmaci in situazioni di borderline che un tempo rappresentavanouna controindicazione assoluta alla loro prescrizione. Presentiamo alcuni casi di pa-zienti affetti da psoriasi e diversi tipi di epatopatia (autoimmune, HbV-relata, HcV-relata) trattati, in accordo con colleghi epatologi, con anti-tnFα e anti il 12-23. Gliottimi risultati ottenuti in assenza di ripercussioni sull’epatopatia dimostrano, in ac-cordo con i dati della letteratura la sicurezza dei farmaci biologici in presenza di talicomorbilità.

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dermAtiti iAtrogene in corso di trAttAmentodell’epAtopAtiA hcv-correlAtA con simeprevir

francesco Borgia, irene cacciola, fabrizio guarneri, mario vaccaro, serafinellap. cannavò

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale,

Università di Messina

l’avvento dei Direct Antiviral Agents ha determinato una autentica rivoluzione neltrattamento dell’epatopatia HcV-correlata: telaprevir e boceprevir, somministrati inassociazione a interferone pegilato e ribavirina, infatti, incrementano la possibilità dieradicazione definitiva del virus a fronte, tuttavia, di una elevata incidenza di mani-festazioni cutanee, principalmente rappresentate da eczema diffuso, xerosi e pruritodi grado lieve-moderato. in corso di triplice terapia, specialmente con telaprevir, sonostati anche descritti quadri cutanei rapidamente progressivi, fino a condizioni poten-zialmente life-threatening, quali sindrome di stevens-Johnson e Dress, per i qualisi impone la sospensione del trattamento. Più recentemente, sono stati introdotti incommercio farmaci antivirali di seconda generazione, simeprevir e sofosbuvir, dispo-nibili in regime terapeutico interferon-free. trials clinici di fase iii hanno evidenziatocome i due farmaci, somministrati in associazione, risultino maggiormente efficacirispetto a quelli di prima generazione, con un ridotto tasso d’incidenza di eventi av-versi cutanei, principalmente rappresentati da rash di grado lieve, prurito e, più rara-mente, fotosensibilità. A tal proposito, gli autori presentano la loro esperienza, scaturitadalla collaborazione con l’Uoc di epatologia clinica e biomolecolare. l’avvento diquesti nuovi farmaci antivirali apre indubbiamente promettenti scenari terapeutici, mala significativa incidenza di dermatiti iatrogene e la loro delicata gestione impongonouna stretta collaborazione interdisciplinare, per rendere possibile la guarigione del-l’epatopatia garantendo elevati profili di sicurezza.

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terApiA con prednisone ed AnAkinrA in sApho syndrome

teresa oranges, *Andrea diociaiuti, **Antonella insalaco, **fabrizio deBenedetti, *maya el hachem

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,

Università di Pisa; *Unità Operativa Complessa di Dermatologia e **Unità

Operativa Complessa di Reumatologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS,

Roma

ragazzo di 17 anni, affetto da acne nodulo-cistica a livello di volto, regione pre-ster-nale e dorso, in terapia con isotretinoina (0.5 mg/kg/die) per 4 settimane, sviluppa le-sioni infiammatorie, ulcerate e dolenti a livello di volto e tronco e dolori muscolari.Viene interrotta la terapia con isotretinoina ed iniziata terapia con naprossene 500 mg,due volte al giorno. Un mese dopo viene ricoverato per tumefazioni dolenti bilateralia livello sternoclavicolare, limitazioni funzionali, dolore sternale e lombare alla digi-topressione e dolorosa mobilizzazione coxo-femorale. Viene effettuata diagnosi disindrome sAPHo, confermata dalla presenza di alterazioni osteo-articolari alla riso-nanza magnetica ed alla scintigrafia. si effettua terapia con prednisone (0.8 mg/kg/die)ed anakinra (100mg/die), con risoluzione completa della sintomatologia in 4 setti-mane. si riporta il caso clinico per l’efficacia del protocollo terapeutico.

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unA reAzione pArAdossA dA Anti-tnfα

emanuela martina, katia giuliodori, Anna campanati, Anna maria offidani

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari, Università

Politecnica delle Marche, Ancona

Gli antagonisti dell’anti-tnFα rappresentano da diversi anni i pilastri del trattamentodi patologie immunomediate, reumatiche e non. tuttavia, l’ampio uso ha portato alriconoscimento di alcuni effetti – cosiddetti “paradossi” – di interesse dermatologicoanche in pazienti trattati per patologie non dermatologiche. Questi pazienti sono di-venuti casi talora di difficile gestione ed hanno posto molte domande sui meccanismipatogenetici alla base di queste reazioni, ad esempio sulla possibilità di prevedernel’insorgenza. Presentiamo un caso di una donna affetta da morbo di crohn e spondiliteenteropatica per il cui trattamento venivano somministrati inibitori del tnFα cui se-guiva la comparsa di un quadro di psoriasi in placca e di un’idrosadenite suppurativa.la comunicazione verterà sull’analisi del caso e la gestione terapeutica, sulle evidenzepresenti in letteratura e i possibili scenari futuri.

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eruzione psoriAsiforme in corso di terApiA conmidostAurinA in pAziente con mAstocitosi sistemicA

marta tramontana, rossella marietti, katharina hansel, leonardo Bianchi,luca stingeni

Sezione di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica, Dipartimento di

Medicina, Università di Perugia

Presentiamo il caso di un uomo di 66 anni affetto dal 1980 da mastocitosi sistemicaaggressiva con mutazione D816V del gene Kit, precedentemente sottoposto a tratta-mento con interferon alfa 2b e dasatinib, terapie entrambe sospese a distanza di qual-che mese per scarsa efficacia o importanti effetti collaterali. in relazione a ciò, icolleghi ematologi decidevano di intraprendere trattamento (ottenuto per “uso com-passionevole”) con midostaurina, inibitore delle protein chinasi. A distanza di un mesecirca dall’inizio della terapia, comparivano lesioni eritemato-papulo-desquamative,nummulari, con morfologia psoriasiforme, moderatamente pruriginose, al tronco earti superiori. l’esame istologico da biopsia incisionale rilevava un quadro compatibilecon eruzione farmaco-indotta. il termine “mastocitosi” è indicativo di una serie di af-fezioni mieloproliferative aventi come comune denominatore una proliferazione clo-nale di mastociti morfologicamente e immunofenotipicamente anomali coninfiltrazione di organi e apparati, quali cute, fegato, milza, linfonodi, tratto gastroen-terico e midollo osseo. la gran parte di questi pazienti, come nel nostro caso, presentamutazione del gene codificante per il recettore tirosin chinasi Kit. il trattamento delleforme più aggressive si basa, essenzialmente, sull’utilizzo di farmaci citostatici, qualiinterferon alfa e cladribina. inoltre, negli ultimi anni, sono stati condotti molteplicistudi per valutare l’efficacia in tale settore degli inibitori delle tirosin chinasi, comeimatinib mesilato, dasatinib e midostaurina1. Gli Autori descrivono il caso in esame,ripercorrendo le tappe fondamentali che hanno condotto alla diagnosi di mastocitosisistemica, anche in relazione all’impegno cutaneo, e ai trattamenti impiegati. Vienefocalizzata, infine, l’attenzione alle lesioni cutanee insorte in corso di terapia con mi-dostaurina, che, tra l’altro, ha mostrato soddisfacenti risultati clinico-laboratoristici,e alle possibili correlazioni eziologiche e patogenetiche con la molecola impiegata,oltre alla complessa gestione del paziente, che necessita di una stretta cooperazionetra l’ematologo e il dermatologo.

bibliografia1. Pardanani A. systemic mastocytosis in adults: 2011 update on diagnosis, risk stra-tification, and management. Am J Hematol 2011;86:362-71.

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omAlizumAB e orticAriA cronicA spontAneA

giuseppe pistone, maria rita Bongiorno

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Malattie a Trasmissione Sessuale,

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Paolo Giaccone, Università di

Palermo

l’orticaria cronica che insorge spontaneamente senza uno specifico fattore scatenanteviene definita orticaria cronica spontanea (csU). la csU rappresenta una malattiacon impatto negativo sulla qualità di vita del paziente e con un elevato costo socio-economico a causa dei costi diretti e indiretti. la difficoltà ad identificare le cause re-sponsabili della csU rende assai difficile il trattamento. le linee guidaeAAcl/GA2len/WAo/eDF raccomandano, come trattamento di prima linea, l'usodegli antistaminici antiH1 di seconda generazione e, come seconda linea per i pazientinon responder, gli stessi antistaminici alla dose aumentata fino a quattro volte. Per ipazienti con csU che presentano una risposta inadeguata agli antistaminici anti H1,anche ad alte dosi, le linee guida internazionali raccomandano, come opzione di terzalinea, l'aggiunta alla terapia in corso con antistaminici antiH1 di omalizumab, ciclo-sporina A o montelucast. omalizumab, obiettivo del nostro contributo, è un anticorpomonoclonale umanizzato derivato dal DnA ricombinante il cui effetto è quello di de-terminare l'attenuazione dell'asse ige-Fceri-mastociti e l'aumento della soglia di at-tivazione dei mastociti. e' proprio la riduzione della sensibilità dei mastociti e la loromaggiore stabilità a determinare una riduzione delle manifestazioni cliniche correlatealla csU con un profilo di sicurezza e tollerabilità del farmaco veramente efficace.

bibliografiaMarrouche n, Grattan c. Update and insights into treatment options for chronic spon-taneous urticaria. expert rev clin immunol 2014;10(3):397-403.Maurer M, Magerl M, Metz M, zuberbier t. revisions to the international guidelineson the diagnosis and therapy of chronic urticaria. JoDG 2013;11(10):971-79.Mccormack Pl. omalizumab: a review of its use in patients with chronic spontaneousurticaria. n engl J Med 2013;368(10):924-35.o’Donnell bF, lawlor F, et al. the impact of chronic urticaria on the quality life. brJ Dermatol 1997;136(2):197-201.zuberbier t, Aberer W, et al. the eAAcl/GA2len/eDF/WAo Guideline for the de-finition, classification, diagnosis and management of urticaria. the 2013 revision andupdate. Allergy 2014;69(7):868-87.

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risoluzione con etAnercept di unA sindrome di lyellprovocAtA dA rituximAB in un pAziente Affetto dA pemfigovolgAre grAve

Biagio didona, maria Antonietta pilla, dario didona, cinzia mazzanti

Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Roma

Da alcuni anni il farmaco rituximab è entrato nell’armamentario del dermatologo perla cura del pemfigo volgare grave. numerosi lavori pubblicati in letteratura ne dimo-strano la ottima efficacia. tra i rari effetti collaterali del rituximab c’è l’insorgenzadella sindrome di lyell. noi presentiamo un paziente, affetto da una grave forma dipemfigo volgare, il quale ha manifestato una sindrome di lyell dopo la prima infusionedi rituximab. il trattamento con una solo iniezione di etanercept ha determinato laguarigione della agrave reazione iatrogena e ha comportato una trasformazione delpemfigo volgare in pemfigo foliaceo.

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Acne resistente Alle terApie trAdizionAli: un cAso disindrome AdrenogenitAle

veronica Balduzzi, maria concetta potenza

Unità Operativa Complessa di Dermatologia Daniele Innocenzi, Polo Pontino,

Università Sapienza, Roma

la sindrome adrenogenitale è una malattia ereditaria che colpisce entrambi i sessicausata da un difetto enzimatico, più frequentemente a carico della 21-idrossilasi. Afronte di forme cosiddette classiche, nelle quali le manifestazioni appaiono precoce-mente nel corso dello sviluppo, esistono forme non-classiche, asintomatiche o tardiveed associate a lievi segni di iperandrogenismo (irsutismo, oligomenorrea, acne, infer-tilità, ecc.). Presentiamo il caso di una ragazza di 20 anni affetta da acne intermediapapulo-pustolosa con lievi segni di androgenismo, in cui lo studio dell’assetto ormo-nale ha permesso la diagnosi di sindrome adrenogenitale. si discute l’approccio dia-gnostico e terapeutico del caso.

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un cAso di rosAceA del cuoio cApelluto

maria caterina fortuna, giulia pranteda, Alfredo rossi

Unità Operativa Complessa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Interna e

Specialità Mediche, Università Sapienza, Roma

l’acne rosacea è una dermatosi infiammatoria che predilige la regione mediana delvolto (guance, naso, fronte, mento) e meno frequentemente il collo e il torace. Ha undecorso cronico recidivante caratterizzato clinicamente da varie fasi evolutive cui cor-rispondono diversi livelli di gravità. la malattia è sostenuta da una notevole reattivitàvascolare a livello del distretto cefalico che si esprime con una tendenza al flushing econseguente formazione di teleangectasie. Frequente è anche il riscontro di papule epustole su fondo eritematose e teleangectasico. la patologia è molto frequente, af-fligge 45 milioni di persone nel mondo con maggiore incidenza nei paesi dell’europanord-occidentale, predilige il sesso femminile tra ii 30 e 60 anni, sebbene le formepiù gravi si riscontrano negli uomini. l’eziopatogenesi della rosacea non è ancorachiara, ma diversi fattori sono stati implicati come i disturbi della reattività vascolare,la predisposizione genetica, le condizioni atmosferiche e la risposta immunitaria con-tro microrganismi come Demodex folliculorum e Helicobacter pylori. nonostante lalocalizzazione al volto sia la più frequente sono stati riportati in letteratura rari casidi localizzazione extrafacciale di tale patologia, in particolare alcuni casi di rosaceadel cuoio capelluto. il coinvolgimento del cuoio capelluto è caratterizzato da pustolesu fondo eritematoso, ed è una sfida diagnostica per il suo quadro clinico atipico. Gliautori riportano un caso di rosacea con il coinvolgimento del cuoio capelluto.

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pitiriAsi lichenoide cronicA in età pediAtricA: descrizionedi un cAso

emilia Aquila, ilaria proietti, maria concetta potenza

Unità Operativa Complessa di Dermatologia Daniele Innocenzi, Polo Pontino,

Università Sapienza, Roma

la pitiriasi lichenoide cronica (Plc) è una dermatite infiammatoria ad eziologia perlo più sconosciuta che coinvolge principalmente soggetti adulti e si manifesta clini-camente con la comparsa di lesioni papulose sormontate da squame aderenti “ad ostia”a lenta risoluzione con esiti ipocromici. la terapia negli adulti si fonda principalmentesull’utilizzo di retinoidi, PUVA ed elioterapia. Presentiamo il caso di un paziente di 4anni, in cui le manifestazioni cliniche e l’aspetto istologico hanno condotto alla dia-gnosi di pitiriasi lichenoide cronica. il precedente sospetto di impetigine, formulatopresso altro centro, aveva imposto una terapia antibiotica sistemica e il divieto assolutodi esporsi al sole. l’elioterapia in associazione ad antistaminici ed emollienti hannoinvece contribuito al notevole miglioramento dell’obiettività. il caso offre interessantispunti di riflessione da un punto di vista diagnostico ma soprattutto terapeutico, inquanto la Plc è rara in età pediatrica ed il suo trattamento in questa fascia di età devetener conto delle controindicazioni delle terapie convenzionali.

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ingenolo meButAto nelle cherAtosi Attiniche: studioclinico, istologico-immunoistochimico e videodermAto-cApillAroscopico

ivan Bobyr, Anna campanati, veronica consales, emanuela martina, elisamolinelli, federico diotallevi, valerio Brisigotti, *mirella giangiacomi, giuliaganzetti, Annamaria offidani

Clinica di Dermatologia, Dipartimento delle scienze cliniche e molecolari e *Istituto

di Anatomia Patologica e Istopatologia, Università Politecnica delle Marche

background: cheratosi attinica (AK) è una neoplasia intraepiteliale cutanea che sisviluppa tipicamente sulla cute fotodanneggiata delle persone anziane. l’incidenza diAK è in aumento in tutto il mondo, ed è considerata come la lesione pre-maligna piùfrequente nell’uomo. Analisi immunoistochimica di marcatori delle cellule staminali,proteine regolatrici della proliferazione ed apoptosi cellulare e neo-angiogenesi (p-63, ki-67 e VeGF) potrebbe essere utile per prevedere il comportamento biologico diAK e fornire ulteriori vantaggi nella valutazione dell’efficacia di farmaci topici per iltrattamento di AK.Materiali e Metodi: sono stati arruolati 60 soggetti (età superiore di 18 anni) con che-ratosi attiniche non ipertrofiche multiple in uno studio prospettico open-label di faseiV. Acquisizione di immagini cliniche, dermoscopiche e capillaroscopiche con unamacchina fotografica digitale è stata eseguita al basale (t0) della terapia, al 3° (troncoe/o estremità) o 4° (cuoio capelluto e / o del viso) giorno (t1), dopo 14 giorni (t2) ea 60 giorni (t3) dopo il trattamento. Punch biopsia 4(6)-mm è stata eseguita nei 20pazienti al basale della terapia e ripetuta in 10 di 20 pazienti dopo 60 giorni per la va-lutazione di marcatori immunoistochimici (apoptosi, proliferazione e neovascolariz-zazione).risultati: tutti i 60 pazienti arruolati hanno completato lo studio. il miglioramentoclinico dopo 60 giorni di follow-up è stato osservato nel 100% dei pazienti. la clea-rance totale (completa scomparsa clinica delle lesioni) è stata osservata in 41 pazienti(68,3%). clearance parziale (riduzione del 75% delle lesioni), con un significativomiglioramento clinico è stato osservato in 19 pazienti (32,7%). Dopo il trattamento,è stato osservato un miglioramento dermoscopico di tutte le lesioni AK sia non pig-mentate che pigmentate. la maggior parte delle caratteristiche dermoscopiche sonoscomparse dopo il trattamento, ma alcuni pattern persistevano nei pazienti che hannoottenuto clearance parziale delle lesioni (p <0,016). totale scomparsa delle strutturevascolari specifiche o significativa riduzione del numero medio e del calibro dei vasisanguigni è stato osservata mediante videocapillaroscopia in tutti i pazienti analizzati(p <0,017). È stata osservata, inoltre, una diminuzione statisticamente significativa diespressione immunoistochimica di Ki-67 (p = 0,021), p63 (p = 0,018) e VeGF (p =

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0,02) dopo il trattamento con ingenolo mebutato topico.conclusioni: i risultati del nostro studio dimostrano che ingenolo mebutato gel è unamodalità di trattamento efficace per AK a causa della sua capacità di indurre signifi-cativo clearence clinica, dermoscopica e capillaroscopica delle lesioni. l’efficacia delfarmaco è confermata dall’importante miglioramento istopatologico e riduzione dimarcatori immunoistochimici dell’apoptosi, proliferazione e neovascolarizzazione,attraverso il suo duplice meccanismo d’azione, che combina attività pro-apoptoticadiretta con la risposta immunitaria mediata dai neutrofili, supportati da effetti anti-proliferativi e antiangiogenici del farmaco.

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efficAciA dellA terApiA fotodinAmicA nellA micosifungoide AssociAtA A morBo di BoWen

nicolò rivetti, *riccardo giovanni Borroni, valeria Brazzelli

Clinica Dermatologica, Università di Pavia e *Laboratorio di Diagnostica

Molecolare, Fondazione IRCCS, Policlinico San Matteo, Pavia

Presentiamo il caso di un paziente di 73 anni affetto da micosi fungoide (MF) dal1986, in follow-up fino ad oggi presso la clinica Dermatologica. nel corso degli annila MF è stata trattata sia con terapie steroidee topiche e UVb-nb che con diverse te-rapie sistemiche (etretinato, acitretina, PUVA terapia,), alternando lunghi periodi diremissione (>12 mesi fino a 3 anni) a periodi di recidiva. Ad ogni recidiva il pazienteè stato ristadiato e la malattia ha sempre mantenuto lo stesso stadio (ib) fino ad oggi.nel corso degli anni il paziente ha inoltre asportato alcuni epiteliomi basocellulari e5 cheratoacantomi. Perso al follow-up per 6 anni, dal 2006 al 2012 è quindi giuntoalla nostra attenzione per la comparsa di placche eritematose, desquamanti localizzatealle cosce. in relazione all’estensione delle lesioni sono state eseguite due biopsie cu-tanee dalla stessa area che hanno evidenziato la presenza di morbo di bowen nel con-testo di MF. Poiché il paziente era già stato trattato per lungo tempo con PUVA terapia,con raggiungimento di un elevato dosaggio cumulativo di Joules/cm2, e in relazioneall’insufficiente controllo della MF con l’uso del solo retinoide sistemico, abbiamodeciso di utilizzare la terapia fotodinamica topica (PDt) con metilaminolevulinatoper trattare sia il morbo di bowen che la MF. lo stadio della MF (ib) inoltre con-troindicava altre terapie skin-directed più aggressive. la PDt, dopo sole 4 sedute diterapia, ha portato ad una remissione completa, clinica ed istologica, sia della MF chedel morbo di bowen, assicurando inoltre un ottimo risultato estetico in assenza di ef-fetti collaterali. in conclusione, la PDt è una terapia sempre più utilizzata in campodermatologico, non solo per il trattamento delle cheratosi attiniche, del morbo dibowen e dei carcinomi basocellulari, ma anche per altre patologie dermatologiche,tra cui la MF in cui si è rivelata un valido approccio terapeutico.

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vAsculopAtiA livedoide AssociAtA Ad iperomocisteinemiAtrAttAtA con Acido folico e complesso vitAminico B

enzo errichetti, giuseppe stinco

Clinica Dermatologica, Università di Udine

la vasculopatia livedoide (Vl) è un raro disordine vascolare caratterizzato dalla in-sorgenza di macule e papule purpuriche e lesioni ulcerative dolorose evolventi in ci-catrici atrofiche stellate a livello degli arti inferiori; talora si può associare anche unastoria di livedo reticolare. sebbene la patogenesi di tale condizione risulti essere al-quanto complessa, il principale fattore chiamato in causa nella comparsa delle lesionicutanee sarebbe uno stato di ipercoagulabilità che può essere ascrivibile a diversecause (deficit di proteina c ed s, fattore V di leiden, mutazione del gene codificanteper la protrombina, deficit di antitrombina iii, sindrome da anticorpi antifosfolipidi eiperomocisteinemia). numerose terapie sono state utilizzate per il trattamento di talecondizione (antinfiammatori, vasodilatatori, anticoagulanti, antiaggreganti e fibrino-litici) ma spesso con risultati deludenti. riportiamo la nostra esperienza in due casi diVl associati ad iperomocisteinemia e resistenti a diverse terapie che sono stati trattaticon successo mediante somministrazione di acido folico e complesso vitaminico b.

bibliografiaFeng s, su W, Jin P, shao c. livedoid vasculopathy: clinical features and treatmentin 24 chinese patients. Acta Derm Venereol 2014;94:574-8.

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innesti epidermici frAzionAli: esperienzA dellA clinicAdermAtologicA pisAnA

Agata Janowska, valentina dini, michela macchia, salvatore panduri, teresaoranges, marco romanelli

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Clinica e Medicina Sperimentale,

Università di Pisa

introduzione. le indicazioni per l’innesto epidermico frazionale sono le ferite acute,ulcere croniche, le ustioni e la vitiligine stabile da almeno 12 mesi. il meccanismod’azione è esplicato dalla pressione negativa (400-500 mmHg) e dal riscaldamento(37-41 Gradi) necessari per il sollevamento delle calotte epidermiche (1,2,3).Materiali e metodi. sono stati reclutati 10 pazienti (6 donne e 4 uomini), che presen-tavano vari tipi di ulcere: 5 venose e 5 atipiche, con un buon tessuto di granulazione,assenza di infezione, essudato moderato e di piccole dimensioni. le microcalotte sonostate raccolte grazie a una garza non aderente e poi trasferite al sito ricevente e coperteda una medicazione e da un bendaggio adeguato al tipo di ulcera. Altri 5 pazienti (3donne e 2 uomini) con vitiligine stabile da almeno 12 mesi, sono stati sottoposti a in-nesti epidermici frazionali. il sito ricevente è stato sottoposto a dermoabrasione mec-canica in anestesia locale.risultati. Abbiamo eseguito follow up a 7 giorni, a 14 giorni, a 21 giorni e dopo unmese. in 3 settimane abbiamo visto la guarigione di 6 ulcere su 10 (60%) e una ridu-zione dell’area di 4 su 10 (40%). nei pazienti con vitiligine abbiamo visto inoltre unaparziale ripigmentazione nel 1° mese.conclusioni. tutte le ulcere trattate hanno presentato un miglioramento clinico conriduzione delle dimensioni in 3 settimane. i pazienti con vitiligine hanno mostrato unbuon attecchimento dei microinnesti nelle prime 2 settimane, una parziale ripigmen-tazione nel primo mese. in conclusione possiamo affermare che gli innesti cutaneiepidermici frazionali possono fornire una buona alternativa per gestire la vitiliginestabile e le ferite di piccole dimensioni, con difficoltà a guarire con le terapie stan-dard.

bibliografia1. tam J, Wang Y, Farinelli WA, Jiménez-lozano J, Franco W, sakamoto FH, cheungeJ, Purschke M, Doukas AG, Anderson rr. Fractional skin harvesting: autologousskin grafting without donor-site morbidity. Plast reconstr surg Glob open2013;1(6):e47.2. romanelli M, Dini V. Fractional epidermal skin grafting. br J Dermatol2015;172(4):853-4.3. Purchke M. et al. novel methods for generating fractional epidermal micrografts.br J Dermatol 2015;172(4):1021-8.

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terApiA cellulAre del dAnno solAre cronico epiteliAlesevero ed esteso

michele fimiani, pietro rubegni, elisa pianigiani, giancarlo mariotti

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e

Neuroscienze, Università di Siena

la esposizione ai raggi UV è considerato ormai il fattore di rischio più importanteper l’insorgenza dei tumori epiteliali cutanei. Per il trattamento di queste neoplasieUV indotte (carcinoma basocellulare, carcinoma squamocellulare e cheratosi attiniche)abbiamo a disposizione un non trascurabile numero di opzioni che includono la crio-terapia, la laserterapia, la terapia fotodinamica, il curettage, la diatermocoagulazione,l’escissione chirurgica tradizionale e la chemioterapia topica con diverse molecolequali il 5-fluorouracile, l’ingenolo mebutato, l’imiquimod, il diclofenac. Questi ultimiprodotti hanno trovato il loro principale settore di impiego nella cura delle cheratosiattiniche in quanto in grado di eliminare non solo le manifestazioni neoplastiche spe-cifiche di questa forma morbosa, ma anche di prevenire le recidive agendo in manierapositiva sul campo di cancerizzazione. Allorchè tuttavia le manifestazioni del pho-toaging epiteliale siano particolarmente estese l’impiego di questi topici potrebbe ri-sultare problematico o non sufficientemente efficace. in questi casi una terapiasequenziale che preveda la rimozione completa dell’epitelio fotodanneggiato (laserco2 o erbium-Yag, o crioterapia con azoto liquido) seguita immediatamente dall’in-nesto di lamine di cheratinociti coltivati (epidermide espansa in vitro) ottenuti da pre-lievi bioptici eseguiti in aree cutanee non usualmente esposte alla luce può risultareestremamente efficace. Questa procedura si è dimostrata notevolmente efficace neicasi trattati consentendo di ottenere risultati incoraggianti sia nell’ambito della pre-venzione delle recidive che sotto il profilo estetico. Vengono discussi i limiti, i van-taggi e le indicazioni di questo tipo di terapia.

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il dermA deepidermizzAto AcellulAre liofilizzAto: unAnuovA opportunità in vulnologiA

michele fimiani, elisa pianigiani, francesca ierardi, linda tognetti

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e

Neuroscienze, Università di Siena

Accanto ai graft tradizionali costituiti da lamine di cute omologa criopreservata e gli-cero-preservata, impiegati nelle ustioni, nelle perdite di sostanza cutanea che richie-dono copertura e/o integrazione nel letto della ferita della componente dermica,recentemente si sono affiancati bioprodotti omologhi utilizzati elettivamente come“dermal-equivalent”. il derma de-epidermizzato (DeD) (privato della sola epidermide)ed il DeD acellulare (privato della epidermide e di tutte le componenti cellulari der-miche) hanno acquisito una particolare rilevanza per la loro elevata biocompatibilitàlegata alla rimozione degli elementi cellulari e attività biologica connessa con la pre-senza, nel DeD criopreservato, di cellule vitali. tuttavia la presenza di cellule vitaliall’interno del graft criopreservato garantisce una attività biologica importante ma ri-sulta immunogeno, non consentendo l’impiego in ferite chiuse o per scopi diversi daquelli dermatologici (es. ricostruzioni dei tessuti molli in ortopedia o chirurgia rico-struttiva o odontostomatologica). Da ciò la utilità di produrre una matrice dermicache presenti le caratteristiche di capacità di attecchimento e maneggevolezza del DeDcriopreservato, ma privato della componente cellulare al fine di ridurne la immuno-genicità. Una stretta collaborazione tra il centro conservazione cute della AoU se-nese e tissuelab s.p.a. ha permesso di mettere a punto una metodica di produzione diDeD acellulare, liofilizzato e gammairradiato, con caratteristiche biofisiche tali daconsentirne l’uso anche in quelle situazioni cliniche in cui i tessuti tradizionali nontrovavano indicazione. il derma omologo, così ottenuto, rappresenta una impalcaturao scaffold che può essere utilizzato nella ricostruzione tissutale come sostegno semi-permanente in grado di guidare un processo di cicatrizzazione mediante colonizza-zione delle cellule dell’ospite.

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le proprietà non AntimicroBiche delle tetrAciclinenelle dermAtosi infiAmmAtorie: un cAso di prurigopigmentosA trAttAto con minociclinA

laura cristina gironi, pamela farinelli, *Angela giacalone, enrico colombo

Clinica Dermatologica, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale e

*Anatomia Patologica, Dipartimento di Scienze della Salute, Università del

Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, Novara

la Prurigo Pigmentosa (PP) è una rara dermatite infiammatoria a patogenesi ignotacaratterizzata da lesioni cutanee maculo-papulose pruriginose che si presentano ineruzioni ricorrenti, prevalentemente localizzate al tronco. tali lesioni tendono rapi-damente a risolversi evolvendo in un esito iperpigmentario reticolato. le tetracicline(in particolare la minociclina e la doxiciclina) e il dapsone si sono dimostrate le mi-gliori opzioni terapeutiche. la PP, descritta per la prima volta da nagashima nel 1978,colpisce più frequentemente giovani donne adulte di etnia asiatica. sono stati descritticirca 300 casi, solo il 15% dei quali in pazienti non giapponesi. Presentiamo un rarocaso di PP ad insorgenza prepuberale in una ragazza italiana caucasica trattato effica-cemente con minociclina. l’efficacia della minociclina nel trattamento delle dermatosiinfiammatorie sarebbe da attribuire alla sue numerose capacità non antimicrobichecome scavenger delle specie reattive dell’ossigeno, inibizione della funzione e dellachemiotassi dei neutrofili. la letteratura scientifica ha dimostrato l’efficacia della mi-nociclina nel trattamento di altre patologie infiammatorie come la sarcoidosi, il pio-derma gangrenoso, le malattie bollose autoimmuni, le malattie infiammatorieintestinali, l’artrite reumatoide; alcuni autori hanno recentemente dimostrato anchecapacità neuroprotettive nei paziente affetti da patologie neurodegenerative e da doloreneuropatico.

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un cAso di cAndidosi del cuoio cApelluto

maria caterina fortuna, giulia pranteda, Alfredo rossi

Unità Operativa Complessa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Interna e

Specialità Mediche, Università Sapienza, Roma

la candida albicans è un fungo diploide che cresce sia come lievito che in forma fi-lamentosa. È il più importante micete opportunista e generalmente risiede come com-mensale a livello del tratto gastrointestinale, delle vie genitourinarie e nella flora oralee congiuntivale. tale microrganismo può, tuttavia, diventare virulento a dar luogo adinfezione in soggetti debilitati o immunodepressi. Queste infezioni possono essere su-perficiali ed interessare cute e mucose oppure possono invadere il circolo ematico ediffondere agli organi interni. i fattori di rischio per lo sviluppo di infezione da can-dida includono la chirurgia (chirurgia addominale in particolare), le ustioni, i ricoveridi lunga durata in reparti di terapia intensiva, e la somministrazione prolungata di an-tibiotici ad ampio spettro o di agenti immunosoppressivi. le sedi principalmente col-pite da infezioni da candida albicans sono le pieghe cutanee, gli spazi interdigitali, leunghie e la regione periungueale. Gli autori riportano un caso di infezione da candidain sede atipica, in paziente immunocompetente con diagnosi di candidosi del cuoiocapelluto.

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sporotricosi linfocutAneA: A proposito di un cAsotrAttAto con itrAconAzolo in terApiA pulsAtA

Annunziata Bartolotta, claudio guarneri, *maria lentini, **giuseppe criseo,serafinella p. cannavò

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale e

*Dipartimento di Patologia Umana dell’adulto e dell’età evolutiva Gaetano Barresi

e **Dipartimento di Scienze chimiche, biologiche, farmaceutiche e ambientali,

Università di Messina

la sporotricosi è un’infezione micotica granulomatosa cronica, causata da sporothrixschenckii, endemica nelle zone tropicali e subtropicali e di eccezionale riscontro nelnostro territorio. l’infezione avviene, generalmente, mediante inoculazione traumaticadi materia organica contaminata con il fungo. A fronte dell’obiettività clinica tipica,la dimostrazione microbiologica e il riscontro delle spore fungine nei preparati biopticisono talvolta difficili. Gli Autori riferiscono su un caso tipico, osservato in un pazienteresidente in provincia di Vibo Valentia, nel quale si otteneva remissione completadopo trattamento sistemico pulsato con itraconazolo.

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terApiA dellA leishmAniosi cutAneA dA leishmAniAinfAntum e leishmAniA BrAziliensis con fluconAzolo

stefano veraldi, gianluca nazzaro

Unità Operativa di Dermatologia, Università di Milano

i farmaci azolici e triazolici inibiscono la crescita di leishmania spp. inibendo la 14-α-demetilazione del lanosterolo (mediata dal citocromo P450), bloccando la sintesidell’ergosterolo e determinando l’accumulo di 14-α-metilsteroli. il primo studio ran-domizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo (!) sull’attività del fluconazolo(200 mg/die per sei settimane) nella leishmaniosi cutanea (da leishmania major) èstato pubblicato nel 2002. Gli autori presentano la loro esperienza relativa all’utilizzodel fluconazolo in tre pazienti con leishmaniosi da leishmania braziliensis e in un pa-ziente con leishmania infantum.

bibliografiaVaira F, nazzaro G, Pesapane F, Veraldi s. 'Dumbo' ear. clin exp Dermatol2014;39:667-8.Veraldi s, nazzaro G. successful treatment of cutaneous leishmaniasis of the ear withoral fluconazole. clin exp Dermatol 2015 (in press).

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terApiA dellA scABBiA crostosA con AcitretinA

stefano veraldi, gianluca nazzaro, stefano maria serini

Unità Operativa di Dermatologia, Università di Milano

Gli autori presentano due pazienti (un uomo di 78 anni e una donna di 83 anni), affettida scabbia crostosa, che sono stati trattati con successo con acitretina (30 m/die perotto settimane). oltre all’azione cheratolitica, l’acitretina potrebbe essere stata efficaceper l’inibizione dell’espressione della filaggrina, “cibo” principe dell’acaro della scab-bia, e per la presenza di recettori per i retinoidi, presenti sul soma del parassita.

bibliografiaVeraldi s, nazzaro G, serini sM. treatment of crusted scabies with acitretin. br JDermatol 2015;173:862-3.

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reAzione lupus-like dA idrossiclorochinA in pAzienteAffettA dA sindrome di sJÖgren

roberto maglie, *chiara Baldini, valentina dini, marco romanelli

Unità Operativa di Dermatologia e *Unità Operativa di Reumatologia, Dipartimento

di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa

Una giovane donna di 30 anni, affetta da sindrome di sjogren da circa 3 anni, in te-rapia con steroidi sistemici, giungeva alla nostra attenzione a seguito della comparsa,nei 6 giorni precedenti, di un rash cutaneo ingravescente. All’esame obiettivo derma-tologico si notava la presenza di lesioni eritemato-anulari con margine d’avanzamentodesquamante, che interessavano gran parte dell’ambito corporeo con risparmio delvolto e delle regioni palmo-plantari. Presentava inoltre due lesioni discoidi eritemato-desquamative con ipercheratosi centrale aderente, a livello della coscia destra. Assentisintomi sistemici. la sierologia evidenziava AnA 1:640 con anticorpi anti-ro/ssAfortemente positivi. A causa del recente incremento del titolo anticorpale, la pazienteaveva iniziato da circa 2 mesi idrossiclorochina 200 mg/die. nel sospetto di una rea-zione avversa da farmaco abbiamo sospeso la terapia in atto con importante miglio-ramento del quadro clinico, dopo una settimana dalla sospensione. l’idrossiclorochinaè un farmaco ampiamente utilizzato nei pazienti reumatici. Gli eventi avversi cutaneisono rari e includono reazioni orticariodi o bollose, la sindrome di stevens-Johnson/necrolisi epidermica tossica e la pustolosi eritrodermica generalizzata in pa-zienti psoriasici. Presentiamo il caso per la reazione avversa scatenata dalla terapiacon idrossiclorochina, non precedentemente descritta in letteratura.

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dermAtomiosite e ruolo degli msA: cAso clinico

michela longone, nicola di meo, sara trevisini, cecilia noal, silvia vichi, serenafagotti, giusto trevisan

Clinica Dermatologica, Università di Trieste

Paziente di 76 anni con eritema diffuso del corpo, eritema eliotropo del volto e papulealle nocche del dorso delle mani tipo Gottron. clinicamente mioartralgie degli articon difficoltà a pettinarsi, e fare le scale. All’esame capillaroscopico evidenza di figurearborescenti suggestive per una dermatomiosite. Agli esami ematochimicicK=290U/l, AnA=1:80. Vengono effettuati gli MsA, che evidenziano una forte po-sitività per l’anticorpo antiP155/149, che riconosce l’antigene tiF-1-gamma. Vienediscusso il significato di questo antigene, con le relative correlazioni cliniche e tera-peutiche.

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novità in temA di eczemA pAlpeBrAle

mario Bellosta, *mauro paradisi, **nunzia maiello

Dermatologia, Pavia; *Dermatologia, Università Campus Biomedico, Roma;

**Ambulatorio di Allergologia Pediatrica, Dipartimento della Donna, del Bambino

e di Chirurgia Generale e Specialistica, II Università, Napoli

l’eczema palpebrale in età pediatrica costituisce in genere una sfida terapeutica piùche diagnostica. i farmaci antinfiammatori più usati, i corticosteroidi topici, anche sedi bassa potenza, devono essere utilizzati per un breve periodo o in modo intermittentesulle palpebre per evitare effetti indesiderati. A causa infatti della loro particolare ana-tomia e sottigliezza, le palpebre, specie in età pediatrica, soggiacciono a un alto rischiodi effetti collaterali steroido-dipendenti; inoltre il loro uso andrebbe limitato ancheper evitare effetti rebound. in aggiunta lo specialista deve attualmente confrontarsicon la corticofobia, a cui più recentemente si è affiancata la itc-fobia, che è un ele-mento capace di alterare la compliance in modo significativo e diminuire l’aderenzaterapeutica stessa. Una soluzione ideale sarebbe poter disporre di un topico ad azionelenitiva e idratante, efficace ma soprattutto maneggevole e ben tollerato, applicabilepertanto in modo continuativo. Per tali motivi ci è sembrato opportuno effettuare unostudio in aperto su pazienti affetti da dermatite palpebrale bilaterale, in grande mag-gioranza atopici, con un prodotto specificamente commercializzato per tale localiz-zazione. tale prodotto, contenente due sostanze di origine vegetale, il primo estrattodalla Perilla frutescens il secondo da semi di girasole, il glicero-fosfo-inositolo (GPi),sotto forma di sale di colina, ha mostrato proprietà antinfiammatorie, sia in vitro chein vivo nella dermatite atopica. lo studio è stato portato a termine da 30/34 pazienti,mostrando una riduzione del 67% del valore medio di eritema, del 79% del valoremedio di edema, del 78% del valore medio di lichenificazione, del 74% del valoremedio di desquamazione, dell’81% del valore medio di fissurazione rispetto al basale.il valore medio di prurito avvertito dai pazienti passa da 44/100 al tempo 0 a 14/100al t4 (dopo 4 settimane), con una percentuale di riduzione del 69%. il valore mediodi bruciore mostra una riduzione del 77% dopo 4 settimane. l’efficacia è stata giudi-cata buona dal 57%, ottima dal 40% mentre la tollerabilità è stata giudicata buona dal43% e ottima dal 53% degli utilizzatori.

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Poster

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mAlAttiA di kyrle trAttAtA con Allopurinolo

giorgio la viola, veronica Balduzzi, maria concetta potenza

Unità Operativa Complessa di Dermatologia Daniele Innocenzi, Polo Pontino,

Università Sapienza, Roma

la malattia di Kyrle appartiene allo spettro delle cosiddette dermatosi perforanti, ca-ratterizzate istologicamente dall’estrusione transepidermica di materiale dermico chesi manifesta clinicamente con la formazione di papule o noduli ombelicati centrati daun bottone cheratotico. l’eziologia è incerta, sebbene sia frequente l’associazione conil diabete e l’insufficienza renale cronica: per tale motivo tra i fattori causali si ipotiz-zano la microangiopatia, alterazioni del metabolismo della vitamina A e la micro-de-posizione di materiali esogeni. il trattamento è spesso poco soddisfacente e si fondasull’utilizzo di retinoidi, in particolare l’acitretina. Presentiamo il caso di un pazientedi 74 anni, diabetico, affetto da circa 10 anni da una forma estensiva di malattia diKyrle e trattato con allopurinolo con notevole beneficio clinico. tale terapia potrebberappresentare una opzione terapeutica efficace e maneggevole in pazienti, come nelnostro caso, già affetti da diverse comorbidità ed in cui l’utilizzo dell’acitretina risultapoco indicato.

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AderenzA AllA terApiA nelle onicomicosi

valentina fabrizi, ylenia natalini, martina ruspi, francesco robert Burkert,manuela papini

Università di Perugia, Clinica Dermatologica di Terni

i risultati della terapia nel trattamento delle onicomicosi sono ancora insoddisfacenti.i successi della terapia farmacologica non superano l’80% per quanto riguarda la gua-rigione micologica e sono ancora meno buoni sul piano clinico. Molteplici fattori pos-sono influire sul successo terapeutico. tra i tanti, l’aderenza al trattamento ècertamente uno dei fattori più importanti e, paradossalmente, tra i meno indagati. Unaserie di 128 pazienti giunti alla nostra osservazione nel 2013-14 per onicomicosi, con-fermata dalle indagini micologiche, sono stati invitati ad una visita di controllo perverificare l’esito della terapia e l’aderenza al trattamento. i pazienti che hanno accet-tato di partecipare allo studio sono stati 92 (48 M e 44 F; età media 61 anni). Di questi,64 pazienti (69,5%) hanno dichiarato di aver seguito le prescrizioni terapeutiche, men-tre 28 pazienti (29,5%) hanno ammesso di non aver eseguito la terapia. in 9 casi iltrattamento non è stato neppure iniziato, mentre 19 pazienti dichiaravano di aver in-terrotto precocemente la terapia o di averla eseguita solo in parte. tra i soggetti ade-renti alle prescrizioni, il 56% erano guariti e il 36% molto migliorati, mentre solol’8% presentavano un fallimento terapeutico. nel gruppo dei pazienti che non avevanoaderito al trattamento prescritto, i motivi addotti per l’interruzione prematura della te-rapia e/o per il mancati inizio della stessa erano i seguenti: terapia troppo lunga (11%),terapia complessa / difficile da eseguire (18%), sensazione di non efficacia del tratta-mento in corso (21%), comparsa di effetti collaterali (11%), terapia troppo costosa(7%). l’aderenza o meno alla terapia non è risultata correlata significativamente conetà, genere, titolo di studio, tipo e sede dell’onicomicosi, tipo di terapia prescritta (to-pica, sistemica, combinata). l’indagine evidenzia quindi che la scarsa aderenza tera-peutica è un fattore di grande rilievo nel determinare il fallimento terapeutico in casodi onicomicosi. Una migliore comunicazione con il paziente può verosimilmente mi-gliorare la compliance in questi soggetti.

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ulcerA plAntAre dA dermABActer hominis

leonardo Bianchi, Jacopo Brozzi, *Antonella mencacci, katharina hansel, lucastingeni

Sezione di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica e *Sezione di

Microbiologia e Microbiologia clinica, Dipartimento di Medicina Sperimentale,

Università di Perugia

Presentiamo il caso di un boscaiolo di 59 anni giunto alla nostra osservazione per lacomparsa, alla pianta del piede sinistro, di un’ampia lesione bollosa, a tetto spesso, dicolorito biancastro, su cute poco o nulla flogistica, intensamente dolente. la rimozionedel tetto della bolla, costituito da cute macerata, ha determinato la fuoriuscita di ab-bondante materiale purulento bianco-giallastro, con odore pungente, evidenziandoun’ulcera a fondo bianco-rosato, essudante, nel cui ambito si osservavano alcune areeroseo-rossastre, meno che lenticolari. l’esame colturale da pus ha evidenziato lo svi-luppo di Dermabacter hominis in coltura pura. il paziente, sulla base dell’antibio-gramma, è stato trattato con doxiciclina 100 mg ogni 12 ore per 14 giorni ed impacchia base di ipoclorito di sodio, con riparazione della lesione e restitutio ad integrum in20 giorni. Dermabacter hominis è un batterio gram positivo, appartenente al gruppodei batteri corineformi, catalogato solo nel 1994. raramente isolato su campioniumani, è in genere considerato un contaminante, occasionalmente descritto come pa-togeno; in letteratura, tuttavia, sono riportati casi di infezione di ferita chirurgica,osteomielite, ascessi cerebrali e sepsi, sia in pazienti immunocompetenti che immu-nodepressi. nel nostro caso, l’aspetto clinico della lesione, l’isolamento del germe incoltura pura e la risoluzione dopo terapia antibiotica specifica, ci ha indotto a consi-derare Dermabacter hominis responsabile della lesione cutanea.

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piodermA gAngrenoso trAttAto con mometAsone furoAtoe medicAzioni AvAnzAte

michela iannone, teresa oranges, Agata Janowska, valentina dini, marcoromanelli

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,

Università di Pisa

Donna di 75 anni, giunge alla nostra attenzione per la presenza di una lesione nodulare,ulcerata, di circa 4 cm di diametro, dolente, con bordo violaceo, presente da circadue mesi a livello della gamba destra. la paziente è affetta da diabete, aritmia e cirrosiepatica in epatopatia alcolica. effettuiamo diagnosi di esclusione di pioderma gan-grenoso. considerata la complessità del quadro clinico generale e lo stadio inizialedella patologia cutanea, intraprendiamo terapia topica con mometasone furoato edidrocolloide, associato ad un bendaggio compressivo anelastico. in una settimana lalesione appare migliorata in termini di infiammazione peri-lesionale, area, volume equalità del fondo del letto di ferita. Dopo 20 giorni, ottenuta la completa granulazionedel fondo di ferita, sospendiamo la terapia topica con cortisone e procediamo con me-dicazione avanzata e bendaggio compressivo anelastico fino a guarigione completa.riportiamo il caso clinico per l’efficacia di terapia cortisonica topica, per breve pe-riodo, in associazione a medicazioni avanzate, in pazienti complessi affetti da pio-derma gangrenoso in fase iniziale.

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utilizzo di medicAzioni AvAnzAte nellA gestione di lesionedA morso di rAgno necrotossico

Annalisa tonini, teresa oranges, Agata Janowska, simona sbolci, valentinadini, marco romanelli

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,

Università di Pisa

Morsi di ragno che determinino lesioni clinicamente significative sono abbastanzarari nell’area mediterranea e poche sono le specie di aracnidi implicate in questo tipodi manifestazioni. Quelle di maggior interesse dermatologico sono le specie produttricidi veleno necrotossico, che può provocare da modesti effetti locali a estese ulcerazioni,con coinvolgimento dei tessuti molli sottostanti ed eventuali effetti sistemici anchegravi, tali da compromettere la sopravvivenza. Descriviamo il caso di una paziente di60 anni valutata presso la nostra clinica per un’estesa escara necrotica della regionezigomatica destra, comparsa a seguito di un morso di ragno verificatosi in una piscinaall'aperto. inizialmente asintomatica, la paziente ha sviluppato nelle ore successive almorso un imponente edema locale associato ad eritema a carico prima della regioneperiorbitaria e poi dell’intero emivolto destro, con insorgenza di lieve difficoltà re-spiratoria e prurito periorale per cui è stata ricoverata in pronto soccorso e trattata concorticosteroidi e antistaminici. nei giorni successivi l'edema si è ridotto e sono com-parsi i primi segni di necrosi cutanea nella regione del morso. non è stato possibiledeterminare con certezza la specie del ragno responsabile, ma l’anamnesi e la presen-tazione clinica sono suggestive per morso di loxosceles rufescens. Data la localizza-zione, l’estensione della lesione ed il rischio di esiti cicatriziali, abbiamo effettuatoterapia locale con debridement enzimatico associato ad idrocolloide, seguita da terapiacon collagene associato ad idrocolloide, con risoluzione del quadro clinico ed ottimorisultato estetico.

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lA “terApiA” delle infestAzioni dA pyemotes ventricosus

diletta neve, *simona principato, **mario principato, **iolanda moretta,leonardo Bianchi, luca stingeni

Sezione di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica, Dipartimento di

Medicina Sperimentale, Università di Perugia; *Centro di Ricerca Urania, Perugia

(www.edpa.it); **Sezione di Parassitologia, Dipartimento di Medicina Veterinaria,

Università di Perugia

Pyemotes (P) ventricosus (newport, 1850) (classe: Arachnida; ordine: Acarina; su-bordine: Prostigmata; Famiglia: Pyemotidae) è una frequente causa di ectoparassitosiin ambiente “indoor”, e in quello domestico in particolare. il meccanismo patogeneticoprospettato, per quanto non completamente noto, è riconducibile alla complessa ana-tomia dell’apparato buccale di P ventricosus, organo vulnerante dell’artropode. taleorgano è provvisto di stiletti (cheliceri) estroflessibili che, infliggendosi ripetutamentenella cute, garantiscono le necessità trofiche dell’artropode. l’inquadramento clinico,quando si estrinseca con il classico strofulo, è per lo più agevole, specie se in presenzadi dati anamnestici fortemente deponenti per infestazione dell’ambiente confinato.Più difficile è la dimostrazione eziologica dell’ectoparassitosi da P ventricosus e laconseguente gestione terapeutica adottata. i pazienti, infatti, sono spesso coinvolti incomplessi e poco utili trattamenti terapeutici e, soprattutto, in dispendiosi interventidi bonifica ambientale. la dimostrazione eziologica di P ventricosus è diagnosticabileutilizzando la metodica dell’esame Diretto delle Polveri Ambientali (eDPA) che con-sente l’isolamento e l’identificazione di tale artropode in ambienti “indoor”. Questametodica permette non solo di precisare il ruolo causale dell’artropode, ma anche diquantificarne il tasso di infestazione, la vitalità e il grado di riproduzione. Questi ultimidati, fra l’altro, sono indispensabili al fine di monitorizzare nel tempo i pazienti, ve-rificando nel corso del follow-up l’efficacia delle misure di bonifica ambientale messein atto al fine di eradicare l’infestazione nell’ambiente “indoor”. Quest’ultimo inter-vento, infatti, rimane la principale “terapia”, dal momento che gli approcci terapeuticisul paziente sono solo ed esclusivamente sintomatici. A tal proposito gli Autori pre-sentano la loro esperienza condotta con modalità sistematica in un’ampia casistica diectoparassitosi da P ventricosus.

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dermAtite AtopicA e psoriAsi severA in trAttAmento conustekinumAB

Bruno gualtieri, salvatore panduri, valentina dini

Unità Operativa di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,

Università di Pisa

Presentiamo il caso di una paziente di 24 anni, affetta dall’età di 9 anni da dermatiteatopica e psoriasi a placche di grado moderato-severo. la paziente è stata sottopostaa numerose terapie, tra cui emollienti cutanei, corticosteroidi topici e sistemici ed an-tistaminici. A causa della scarsa risposta terapeutica, all’età di 22 anni è stata sotto-posta ad un ciclo con ciclosporina, della durata di 6 mesi e, successivamente, a terapiacon metotrexate, con risultati insoddisfacenti e numerosi effetti collaterali. consideratii molteplici fallimenti terapeutici, la gravità del quadro clinico e le forti ripercussionisulla qualità della vita del paziente, è stata introdotta la terapia con ustekinumab. lapaziente ha mostrato un’eccellente tollerabilità al farmaco, con risoluzione completadel quadro cutaneo. riportiamo il caso clinico per l’efficacia della terapia biologicasia sulle lesioni psoriasiche, che sulle lesioni di dermatite atopica.

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profilo citochinico in pAzienti psoriAsici in trAttAmentocon fArmAci Biotecnologici

ugo Bottoni, *marta greco, giuseppe fabrizio Amoruso, stefano dastoli,elisabetta scali, *elio gulletta

Dermatologia e *Patologia Generale, Università Magna Graecia, Catanzaro

Abstract non pervenuto

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il trAttAmento con etAnercept è in grAdo di modulArel’Apoptosi in pAzienti con psoriAsi moderAtA-grAve

serena lembo, *nicola Balato, *giuseppina caiazzo, *matteo megna, *fabioAyala, **Anna Balato

Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università di Salerno; *Dipartimento di

Medicina Clinica e Chirurgia e **Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate,

Università Federico II, Napoli

la psoriasi, patologia infiammatoria cronica, vede coinvolti una serie di fattori: ge-netici, ambientali, immunologici, responsabili di un complesso pathway infiammatorioche porta tra l’altro alla nota iperproliferazione epidermica. i cheratinociti presenti alivello della placca psoriasica, oltre all’aumento della proliferazione con deficit di dif-ferenziazione, mostrano una significativa resistenza all’apoptosi. scopo del presentestudio è stato quello di valutare l’effetto del trattamento con etanercept su markers direplicazione (cAF-1/p60), proliferazione (PcnA), sopravvivenza (survivina) e apop-tosi (caspasi-3) in pazienti con psoriasi moderata-grave. sono stati arruolati 20 pazientiadulti: gli indici di gravità della patologia quali bsA, DlQi, PAsi e PGA sono statianalizzati alla prima visita, dopo 2, 8, 12 e 24 settimane di terapia. inoltre, i profili diespressione genica e proteica dei markers suddetti sono stati valutati prima e dopo 12settimane di trattamento. l’efficacia di etanercept è stata confermata dal raggiungi-mento del PAsi75 e del PAsi90 dal 77% e 38,5% dei pazienti, rispettivamente, dopo24 settimane di terapia. l’espressione genica di cAF-1/p60, cosi come di PcnA, in-crementava significativamente a livello della placca psoriasica (p<0,05) ed il tratta-mento con etanercept apparentemente non modificava l’espressione genica di questidue markers dopo 12 settimane di terapia; stratificando correttamente i pazienti, si èregistrato un decremento di entrambi. la survivina risultava aumentata nella cute pso-riasica (p<0,01), laddove nessun incremento veniva evidenziato per caspasi-3. inte-ressantemente, sia per la survivina che per caspasi-3, dopo 12 settimane di terapia, siosservava un significativo aumento dell’espressione genica (p<0,05). i risultati otte-nuti, successivamente sono stati confermati con analisi di immunoistochimica. eta-nercept è, dunque, in grado di incrementare l’apoptosi dei cheratinociti psoriasici,senza eliminare il freno inibitorio fisiologico rappresentato dalla survivina. in con-clusione, dai nostri dati si evince che l’efficacia antiproliferativa di etanercept potrebbeessere basata sulla modulazione “fisiologica” dei meccanismi cellulari di sopravvi-venza e apoptosi.

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tromBocitopeniA in corso di trAttAmento Anti-tnfα:gestione terApeuticA

marta muscianese, maria concetta potenza

Unità Operativa Complessa di Dermatologia Daniele Innocenzi, Polo Pontino,

Università Sapienza, Roma

esiste ormai una ampia esperienza circa l’utilizzo delle terapie biologiche con agentianti-tnFα nella psoriasi. tra gli effetti avversi ematologici descritti nella terapia anti-tnFα, la trombocitopenia è molto rara e la sua esatta patogenesi rimane oscura. De-scriviamo il caso di un paziente 68 anni affetto da psoriasi con coinvolgimentoartropatico, sottoposto a terapia biologica con etanercept, nel corso della quale ha ma-nifestato una piastrinopenia severa con componente monoclonale igG lambda. Discu-tiamo della possibile associazione tra l’utilizzo di anti-tnFα e lo sviluppo dipiastrinopenia e del possibile management terapeutico.

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vAlutAzione di terApiA comBinAtA di gel A BAse dihydroxypinAcolone retinoAto e mAscherA A BAse diArgillA verde e BiAncA AssociAto A rAdiofreQuenzA neltrAttAmento dell’Acne lieve moderAtA del volto: studiopreliminAre

daniela Bianchini, martina gerardi, Angela ferrari

Unità Operativa Complessa di Dermatologia, DAI di Ematologia,Oncologia,

Anatomia Patologica e Medicina Rigenerativa, Università Sapienza, Roma

numerosi studi dimostrano che sia la radiofrequenza ablativa che i derivati della vi-tamina A hanno un effetto esfoliante, sia la rF subablativa che i retinoidi hanno uneffetto stimolante sull’ attività fibroblastica ed entrambi agiscono riducendo la pro-duzione di sebo da parte della ghiandola sebacea. la combinazione di radiofrequenzae hydroxypinacolone retinoato è, pertanto, una valida combinazione nel trattamentodell’acne di entità lieve-moderata.

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terApiA fotodinAmicA negli esiti cicAtriziAli dA lupusmiliAris disseminAtus fAciei

roberta giuffrida, francesco Borgia, Antonio foti, lucia mendolia, serafinellap. cannavò

Sezione di Dermatologia, Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale,

Università di Messina

il lupus miliaris disseminatus faciei (lMDF) è una rara dermatosi granulomatosa,classicamente localizzata al volto, caratterizzata dalla presenza di multiple papule mo-nomorfe e simmetriche, di colorito rosso-brunastro. l’inquadramento nosografico èa tutt’oggi incerto: ritenuta per molto tempo espressione di tubercolosi cutanea a causadel suo pattern istologico di tipo tubercoloide, oggi tende ad essere considerata un’en-tità distinta. l’evoluzione rapidamente ingravescente, l’assenza di percorsi terapeuticidefiniti e il decorso cronico, con esiti cicatriziali spesso disfiguranti, rendono tale der-matosi di difficile gestione. Gli Autori riportano il caso di un uomo di 54 anni, affettoda lMDF in fase cicatriziale, trattato con successo mediante terapia fotodinamica conacido aminolevulinico al 10%. Accanto al noto potenziale d’azione in campo oncolo-gico, la terapia fotodinamica è dotata di effetti immunomodulatori, in parte ancora dachiarire, che ne inducono l’utilizzo off-label in un numero crescente di patologie der-matologiche a carattere infiammatorio e granulomatoso. la modulazione della secre-zione di citochine, ad azione pro- e anti-infiammatoria da parte dei cheratinociti, e laproduzione di metalloproteinasi da parte dei fibroblasti, con rimodellamento della ma-trice dermica, possono, in parte, giustificare il positivo outcome osservato nel nostropaziente.

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veicolAzione del sulforAfAne mediAnte vescicoleultrAdeformABili: vAlutAzione ex vivo

donatella paolino, ugo Bottoni, massimo fresta

Dermatologia, Università Magna Graecia, Catanzaro

Abstract non pervenuto

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interAzione funzionAle trA polimorfismi genetici di p53 ekitlg come fAttore predittivo di rispostA A tArgetedtherApies nel melAnomA metAstAtico

Alessandra narcisi, elisabetta Botti, giorgia cortesi, laura fidanza, *Barbaramarinari, marta carlesimo, Antonio costanzo

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Venereologia, Azienda Ospedaliera

Sant’Andrea, Università Sapienza, Roma; *Dipartimento di Dermatologia,

Università Tor Vergata, Roma

il melanoma metastatico rimane una malattia nella stragrande maggioranza dei casinon suscettibile di guarigione. la sopravvivenza mediana dei pazienti con malattiaavanzata è pari a 7-8 mesi. l’attivazione aberrante della “pathway” MAPK è presentein oltre l’80% dei melanomi primari, e le mutazioni di proteine lungo la rAs-rAF-MeK-erK (MAPK chinasi) si pensa siano mutuamente esclusive. tali mutazionisono state documentate in tutti i sottotipi di melanoma, tra cui il melanoma cutaneo[50-60% brAF, 15% nrAs e 17% c-Kit (quest’ultimo nella cute esposta cronica-mente ai raggi solari)], il melanoma delle mucose (11% brAF, 5% nrAs e il 21%c-Kit) e infine il melanoma uveale (50% GnAQ). Queste osservazioni hanno portatoallo sviluppo di farmaci specifici in grado di inibire la via rAs-rAF-MeK-erK adiversi livelli. nel melanoma cutaneo, contrariamente alla stragrande maggioranzadelle altre neoplasie, il gene soppressore tumorale p53 non è mutato ma è funzional-mente incapace di indurre l’inibizione della proliferazione. obiettivo dello studio èstato quello di valutare il ruolo di p53 e di altri geni coinvolti nella proliferazione cel-lulare (quali iGFr, PDGFr, cKite Pi3K), nella risposta cellulare agli inibitori dibrAF. A tal fine è stato caratterizzato il genotipo di p53 e di altri geni coinvolti nellapigmentazione e nella proliferazione cellulare in un set di linee di melanoma ed inlinee di melanoma trattate, prima e dopo trattamento cronico con vemurafenib. in con-clusione è stato osservato come la presenza di alcuni genotipi cellulari condiziona larapida insorgenza di cloni resistenti a vemurafenib, mentre la presenza di altri condi-ziona una ottima risposta a vemurafenib ed un ritardo significativamente superioreagli altri genotipi nella comparsa di resistenza al farmaco.

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unA pigmentAzione AcQuisitA

Annamaria ronco, Alessandra farnetti, viviana schiavone, francesca deluca,mario pippione

Servizio di Dermochirurgia, Humanitas Gradenigo, Torino

Presentiamo il caso di una donna giunta alla nostra osservazione per una colorazionegrigio-bluastra soprattutto delle sedi fotoesposte. Ad un’attenta anamnesi la pazienteriferiva l’assunzione prolungata di un prodotto omeopatico. l’accertamento della com-posizione del prodotto e la biopsia cutanea hanno confermato il sospetto diagnostico.È stata proposta terapia con vitamina e orale; in letteratura è anche proposta la terapiacon nd:YAG laser.

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un cAso di schWAnnomA recidivo

Annamaria ronco, Alessandra farnetti, viviana schiavone, francesca deluca,mario pippione

Servizio di Dermochirurgia, Humanitas Gradenigo, Torino

Presentiamo il caso di un uomo giunto alla nostra osservazione per la presenza di unalesione nodulare cutanea localizzata al cuoio capelluto. la lesione era già stata pre-cedentemente asportata in altra sede, e diagnosticata come schwannoma dermo-sot-tocutaneo. la particolarità di questo caso risiede nell’importanza del correttoapproccio terapeutico delle rare lesioni delle guaine dei nervi periferici a sede cuta-nea.

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il plAsmA ricco di piAstrine (prp) Autologo neltrAttAmento dell’AlopeciA AreAtA

giovanni Biondo, davide fattore, mariano fundarò, maria sorce

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Malattie a Trasmissione Sessuale,

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Paolo Giaccone, Università di

Palermo

l’alopecia areata è un disordine cronico immunomediato che colpisce la fase anagendel follicolo pilifero e causa una alopecia non cicatriziale. tipicamente si presentacon chiazze alopeciche al cuoio capelluto, nei casi severi con una alopecia totale. laprevalenza nella popolazione generale è stimata 1/10001, l’esordio comunemente av-viene prima dei 30 anni. nella patologia si riconosce una flogosi produttiva che coin-volge solo il bulbo pilifero senza lasciare esiti cicatriziali. All’esame istologico ifollicoli che normalmente mostrano una fase di attiva crescita (anagen), una fase distasi (telogen) e una fase di involuzione (catagen), mostrano dei cambiamenti distroficiin fase anagen che causano una prematura transizione in catagen e telogen con con-seguente caduta. la condizione si associa a patologie autoimmuni quali vitiligine etiroidite. studi “genome-wide association” mostrano una suscettibilità genetica de-terminata dall'aplotipo HlA-DQb1*032, altri loci di suscettibilità sono per i genictlA4, il-2/il-21 e e il-2rA, ritrovati in altre malattie autoimmuni. Anticorpi sie-rici diretti contro il follicolo pilifero hanno un ruolo patogenetico incerto. il tratta-mento della alopecia areata ha da sempre costituito una sfida per lo specialista.numerose terapie sono adoperate con benefici parziali e transitori, con notevole im-patto sulla qualità di vita dei pazienti. negli ultimi anni il PrP/lisato, o gel piastrinicoautologo, si è dimostrato efficace in diversi settori della medicina e, in particolare, hatrovato impiego nel trattamento delle varie forme di alopecia3-4. il Plasma ricco diPiastrine (PrP) è un emocomponente per uso non trasfusionale ottenuto da concen-trato piastrinico attivato con calcio e trombina autologa. le piastrine sono in grado dirilasciare numerosi fattori di crescita, capaci di stimolare la replicazione delle celluledi origine mesenchimale, come fibroblasti, osteoblasti e cellule endoteliali, esercitandoun’azione chemiotattica nei confronti di macrofagi, monociti e polimorfonucleati. in-tervengono, inoltre, nei meccanismi di riparazione tissutale e ciò rappresenta il pre-supposto teorico al loro utilizzo in patologie accumunate dall’esigenza di attivare unprocesso di rigenerazione tissutale5. riportiamo la nostra esperienza su 8 casi di alo-pecia areata, rivalutati trimestralmente nel corso di un anno.

bibliografia1. Messenger AG, et al. british Association of Dermatologists’ guidelines for the ma-nagement of alopecia areata. br J Dermatol 2012;166(5):916-26.

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2. takikawa M, et al. enhanced effect of plateled-rich plasma containing a new carrieron hair growth. Dermatologic surgery 2011;37(12):1721-9.3. Maria-Angeliki G, et al. Platelet-rich Plasma as potential treatment for non cicatri-cial alopecias. int J trichology 2015;7(2):54-63.4. carter M, et al. Use of plateled rich-plasma gel on wound healing: a systematic re-view and meta-analysis. eplasty 2011;11:38.

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impiego di plAsmA ricco di piAstrine (prp) Autologo neltrAttAmento dell’AlopeciA AndrogeneticA

laura maniscalco, paolo caruso, rosa coppola, maria sorce

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Malattie a Trasmissione Sessuale,

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Paolo Giaccone, Università di

Palermo

l’alopecia androgenetica è una condizione cronica conseguente al defluvio androge-netico, che consiste in una progressiva superficializzazione, depigmentazione e mi-niaturizzazione, fino alla totale atrofia, dei follicoli dei capelli dell’area frontoparietalee del vertice. si tratta di una condizione molto frequente nella popolazione maschilee molto meno comune in quella femminile, in grado di determinare nei pazienti nonsolo un problema estetico, ma anche un disagio psicologico. Diverse sono le terapietopiche e sistemiche contemplate nel trattamento dell’alopecia androgenetica, maspesso i risultati sono scadenti o limitati nel tempo. il Plasma ricco di Piastrine(PrP)/lisato, o gel piastrinico autologo, si è recentemente dimostrato efficace in di-versi settori della medicina e, in particolare, ha trovato impiego nel trattamento dellevarie forme di alopecia2-3. il PrP è un emocomponente per uso non trasfusionale ot-tenuto da concentrato piastrinico attivato con calcio e trombina autologa. le piastrinesono in grado di rilasciare numerosi fattori di crescita, capaci di stimolare la replica-zione delle cellule di origine mesenchimale, come fibroblasti, osteoblasti e cellule en-doteliali, esercitando un’azione chemiotattica nei confronti di macrofagi, monociti epolimorfonucleati. intervengono, inoltre, nei meccanismi di riparazione tissutale e ciòrappresenta il presupposto teorico al loro utilizzo in patologie accomunate dall’esi-genza di attivare un processo di rigenerazione tissutale4. Alla luce di questi aspetti,abbiamo valutato la possibile efficacia del PrP/lisato piastrinico autologo per infil-trazione dermica e/o sottocutanea con tecnica a micro-pomfi nel trattamento dell’alo-pecia androgenica. riportiamo la nostra esperienza, condotta sui casi trattati erivalutati trimestralmente nel corso di un anno.

bibliografia1. Goldsmith lA, et al. Fitzpatrick’s Dermatology in General Medicine. Mc GrawHill: 8th edition, 2012.2. takikawa M, et al. enhanced effect of plateled-rich plasma containing a new carrieron hair growth. Dermatologic surgery 2011;37(12):1721-9.3. Maria-Angeliki G, et al. Platelet-rich Plasma as potential treatment for non cicatri-cial alopecias. int J trichology 2015;7(2):54-63.4. carter M, et al. Use of plateled rich-plasma gel on wound healing: a systematic re-view and meta-analysis. eplasty 2011;11:38.

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psoriAsi e pemfigoide Bolloso: efficAciA di untrAttAmento seQuenziAle con corticosteroidi,metotrexAte e AcitretinA

daniele rizzo, *laura miceli, *maria paola ternullo, massimo frazzitta,concetta nocita, leonardo zichichi

Unità Operativa Complessa di Dermatologia e *Unità Operativa Complessa di

Anatomia Patologica, Ospedale Sant’Antonio Abate, Trapani

la psoriasi e il pemfigoide bolloso rappresentano due patologie infiammatorie croni-che ben caratterizzate dal punto di vista etiopatogenetico ed immunologico. la pre-senza concomitante delle due patologie nello stesso paziente costituisce un eventonon comune, di cui ad oggi in letteratura sono descritti circa 40 casi. Descriviamo ilcaso di una donna affetta da Psoriasi volgare a placche, in cui è insorto un pemfigoidebolloso. le biopsie cutanee mostravano le caratteristiche istologiche tipiche del pem-figoide bolloso e della psoriasi, risultavano positivi gli anticorpi igG anti bP180.l’eruzione bollosa è stata efficacemente trattata con prednisone orale inizialmente, esuccessivamente con metotrexate i.m. e acitretina orale che hanno permesso anche unottimale controllo della psoriasi. le correlazioni patogenetiche tra la psoriasi e il pem-figoide bolloso non sono chiare. si ipotizza che il processo autoimmune scatenantela comparsa delle lesioni cliniche del pemfigoide bolloso, possa essere dovuto al-l’esposizione ai raggi ultravioletti, all’utilizzo di corticosteroidi topici e/o ad una in-tensa reazione infiammatoria in fase di riacutizzazione della psoriasi.

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trAttAmento dellA rosAceA eritemAto-telAngiectAsicAcon BrimonidinA topicA: vAlutAzione trAmite fotogrAfiAdigitAle e videodermAtoscopiA

Anna elisa verzì, francesco lacarrubba, federica dall’oglio, carmelindafusto, raffaele gibilisco, giuseppe micali

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e

Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania

la brimonidina è un agonista altamente selettivo dei recettori alfa2-adrenergici conpotente attività vasocostrittrice approvata per il trattamento della rosacea eritemato-telangiectasica (etr), dermatosi caratterizzata da una componente vascolare profonda(eritema di fondo) e da una superficiale (teleangiectasie). essendo la risposta terapeu-tica a tale farmaco alquanto variabile, è stato condotto uno studio atto a valutare l’uti-lità di talune metodiche non invasive quali la fotografia digitale e lavideodermatoscopia (VD) nell’identificazione dei pazienti potenzialmente responsivie pertanto candidati ideali. sono stati arruolati 10 pazienti (5M, 5F; età: 32-65 anni)affetti da etr e valutati sia tramite apparecchiatura fotografica digitale provvista disistema rbX capace di evidenziare le “red areas” corrispondenti ad un aumentatoflusso vascolare, che con la VD a ingrandimenti pari a 30X e 150X. il protocollo pre-vedeva una singola applicazione di brimonidina tartrato gel 0,5% sull’intero viso e lavalutazione al baseline e dopo 6 ore. la valutazione combinata rbX e VD al baselineha consentito di identificare 3 gruppi di pazienti con le seguenti caratteristiche: A (3casi) marcato eritema di fondo e minime telangiectasie; b (5 casi) marcato eritema difondo e marcate telangiectasie; c (2 casi) minimo eritema di fondo e marcate telan-giectasie. la valutazione dopo 6 ore ha mostrato nel 100% dei casi una marcata ridu-zione dell’eritema di fondo e un effetto minimo o nullo sulle telangiectasie, con unarisposta clinica globale alla brimonidina valutabile come eccellente nel gruppo A, mo-derata/buona nel gruppo b, e lieve/assente nel gruppo c. in conclusione, lo studiocombinato tramite fotografia digitale con sistema rbX e VD, potendo differenziarela componente vascolare profonda da quella superficiale, può essere utile nell’identi-ficazione dei pazienti con etr eleggibili per il trattamento con brimonidina, corri-spondenti a coloro nei quali la componente predominante è conferita dall’eritema difondo.

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su di un cAso di xerodermA pigmentoso trAttAto convismodegiB: dAti preliminAri

maria rita nasca, laura guzzardi, clara Benintende, maria letizia musumeci,*francesco ferraù, giuseppe micali

Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Chirurgia Generale e

Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania; *Unità Operativa di

Oncologia, Ospedale San Vincenzo, Taormina

lo xeroderma pigmentoso (XP) è una rara genodermatosi a trasmissione autosomicarecessiva, geneticamente e clinicamente eterogenea, causata da un deficit dei sistemienzimatici implicati nella riparazione del DnA danneggiato dalle radiazioni ultravio-lette (UV). la diagnosi è prevalentemente clinica ed è confermata da test genetici ecellulari che individuano nei fibroblasti cutanei in coltura i difetti della riparazionedel DnA e l’ipersensibilità nei confronti delle radiazioni UV. la gravità dei segni cli-nici e l’età di esordio sono molto variabili e dipendono sia dall’esposizione ai raggiUV che dal gruppo di complementazione genetica. Viene presentato il caso di una ra-gazza di 15 anni affetta da XP sottoposta a follow-up clinici e strumentali presso laclinica Dermatologica dell’Università di catania sin dai primi mesi di vita. la pa-ziente ha effettuato nel corso degli anni numerosissimi interventi finalizzati alla ri-mozione di neoplasie epiteliali invasive (epiteliomi spinocellulari e basocellulari,cheratoacantomi) con localizzazione al volto con risultati estetici spesso invalidanti.in considerazione delle continue recidive e della nuova comparsa di neoformazionicutanee, nel mese di Maggio dello scorso anno è stato intrapreso trattamento con Vi-smodegib, i cui risultati sono stati monitorati mediante iconografia classica e digitale(VisiA-crtM), videodermatoscopia e microscopia confocale. Vengono presentati irisultati preliminari di tale trattamento e discusse le misure supplementari correttiveattuate.

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RINGRAZIAMENTI

aBBVIE GaLDErMa ITaLIa pFIzEr

MunDIpHarMa

noVarTIs FarMa

BaYEr

IsDIn

MsD ITaLIa

pIErrE FaBrE ITaLIa

DIFa CoopEr

BIoGEna-VaLETuDo

La roCHE posaY - L’orEaL ITaLIa

aLMIraLL

CELGEnE

ELI LILLY

MEDa pHarMa

sanDoz

DuCraY a-DErMa

JanssEn CILaG

LEo pHarMa

uCB pHarMa

aVanTGarDE

GIuLIanI pHarMa

LIEraC - aLEs GroupE

IBsa FarMaCEuTICI

IDI FarMaCEuTICI

CLInIQuE

DEKa M.E.L.a.GEnEraL TopICs

JoHnson & JoHnson

GD TECn-InTEr-FarM

BIonIKE - ICIM InTErnaTIonaL

roCHE

saVoMa MEDICInaLI

VIsuFarMa

BIoDErMa naosnorEVa ITaLIa

BraDErM

pErFarMa

aLLErGan

FIDIa FarMaCEuTICI

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Impaginazione“La provvidenza” - Catania

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