Giornaliste minacciate aprile2013

4
PLURALE / femminile / Giornaliste minacciate CERCANO, SCRIVONO, INDAGANO E DANNO FASTIDIO A QUALCUNO. CHE TENTA DI SCREDITARLE, MINACCIARLE, INTIMIDIRLE. MA LORO NON HANNO PAURA E LA PASSIONE PER QUESTO LAVORO LE SPINGE A CONTINUARE. QUATTRO DI LORO CI RACCONTANO LE PROPRIE STORIE. ALL’INSEGNA DELL’AMORE DELLA VERITÀ, DEL CORAGGIO E DELLA VOLONTÀ DI RESISTERE Le donne si raccontano Testo / Paola Cairo 14 / PassaParola aprile 2013 Dal 2006 i giornalisti minacciati in Italia sono stati 1334. La con- ta dei numeri la fa O2 OSSIGENO per l’informazione, l’Osservatorio della Federazione Nazionale Stam- pa Italiana e Ordine dei Giornalisti coordinato da Alberto Spampinato (fratello di Giovanni, giornalista de L’Ora di Ragusa, ucciso nel 1972 per aver scritto trop- po, ndr) che nel 3° Rapporto (2011/12) dice: «Il problema è evidente. In Italia molti gior- nalisti ricevono strani “consigli” ogni volta che sono alle prese con le notizie più scomode e delicate, in particolare con quel- le sgradite a qualcuno che con- con- con- ta». Continua: «Spesso in que- sti casi qualcuno si fa avanti e dice al cronista: “Lascia perdere. Non pubblicare questa notizia. Chi te lo fa fare?”. Accade anche quando si tratta di una notizia sacrosanta, di innegabile interes- se pubblico. C’è sempre qualcuno che mette in dubbio che quella sia una notizia meritevole di essere pubblicata». Tra questi professionisti dell’infor- mazione che negli ultimi anni sono stati “consigliati“ citiamo non solo Giovanni Tiziano, giornalista di Mo- dena che vive sotto scorta per le sue inchieste, ma anche il collega cala- brese Michele Inserra, caposervizio della redazione reggina del Quo- tidiano della Calabria; Pino Ma- niaci, direttore a Partinico (PA) di Te- lejato. Tante anche le giornaliste che dal Nord al Sud dell’Italia so- no state oggetto di intimidazioni, minacce, calunnie. La più nota è Rossana Capacchione de Il Mat- tino di Napoli a Caserta. Nonostan- te tutto non hanno mai smesso di scrivere. Come Marilena Natale, che >> © Umberto Battaglia / Camera dei Deputati Marilena Natale © el_valdez- www.sxc.hu

description

giornaliste minacciate, articolo di paola Cairo

Transcript of Giornaliste minacciate aprile2013

Page 1: Giornaliste  minacciate aprile2013

PLURALE/ femminile /

Giornaliste minacciate

CERCANO, SCRIVONO, INDAGANO EDANNO FASTIDIO A QUALCUNO.

CHE TENTA DI SCREDITARLE, MINACCIARLE, INTIMIDIRLE. MA LORO NON HANNO PAURA

E LA PASSIONE PER QUESTO LAVORO LE SPINGE A CONTINUARE. QUATTRO DI LORO

CI RACCONTANO LE PROPRIE STORIE. ALL’INSEGNA DELL’AMORE DELLA VERITÀ,

DEL CORAGGIO E DELLA VOLONTÀDI RESISTERE

Le donne si raccontanoTesto / Paola Cairo

14 / PassaParolaaprile 2013

Dal 2006 i giornalisti minacciati in Italia sono stati 1334. La con-ta dei numeri la fa O2 OSSIGENO per l’informazione, l’Osservatorio della Federazione Nazionale Stam-pa Italiana e Ordine dei Giornalisti coordinato da Alberto Spampinato (fratello di Giovanni, giornalista de L’Ora di Ragusa, ucciso nel 1972 per aver scritto trop-po, ndr) che nel 3° Rapporto (2011/12) dice: «Il problema è evidente. In Italia molti gior-nalisti ricevono strani “consigli” ogni volta che sono alle prese con le notizie più scomode e delicate, in particolare con quel- le sgradite a qualcuno che con- con-con-ta». Continua: «Spesso in que- sti casi qualcuno si fa avanti e dice al cronista: “Lascia perdere. Non pubblicare questa notizia. Chi te lo fa fare?”. Accade anche quando si tratta di una notizia sacrosanta, di innegabile interes-se pubblico. C’è sempre qualcuno che mette in dubbio che quella sia una notizia meritevole di essere pubblicata».Tra questi professionisti dell’infor-mazione che negli ultimi anni sono

stati “consigliati“ citiamo non solo Giovanni Tiziano, giornalista di Mo-dena che vive sotto scorta per le sue inchieste, ma anche il collega cala-brese Michele Inserra, caposervizio della redazione reggina del Quo-tidiano della Calabria; Pino Ma- niaci, direttore a Partinico (PA) di Te-

lejato. Tante anche le giornaliste che dal Nord al Sud dell’Italia so-no state oggetto di intimidazioni, minacce, calunnie. La più nota è Rossana Capacchione de Il Mat-tino di Napoli a Caserta. Nonostan-te tutto non hanno mai smesso di scrivere. Come Marilena Natale, che

>>

© U

mbe

rto

Batt

aglia

/ Ca

mer

a de

i Dep

utat

i Marilena Natale

© e

l_va

ldez

- ww

w.sx

c.hu

Page 2: Giornaliste  minacciate aprile2013

PLURALE/ femminile /

PassaParola / 15aprile 2013

si occupa di cronaca giudi- ziaria per la Gaz- zetta di Caserta e che dice: «Se nasci nell’agro aversano, da pic- cola puoi imbatterti in cose che nes-sun bambino dovrebbe vedere. E cre-scendo in quella realtà ti rendi conto che questa non è descritta come real-mente è: tutto ciò mi ha spinto a da- re voce al mio territorio, che non ne aveva a sufficienza».La Natale, minacciata da Caterino, cognato del boss Pianaro, a sua vol-ta cugino di Schiavone (conosciuto come Sandokan) racconta: «Ho perso il conto delle minacce che ho ricevuto nel corso degli anni. Non ho paura o meglio è più forte l’amore per la mia terra e la voglia di riscatto che il timore per le intimidazioni ricevute. Tempo fa mi sentivo un po’ isolata; poi i col-leghi, i magistrati, le forze di polizia diventano la tua famiglia e, quindi, non ti puoi sentire sola. E poi oggi c’è Ossigeno». Ora la sua casella di po-sta è diventata un contenitore di denunce e sfoghi: un anello di con-giunzione tra i cittadini e le forze di polizia. Supportata dai suoi colleghi di redazione: «Non esisterebbe una Marilena Natale combattiva se non avessi alle spalle dei colleghi pronti ad aiutarmi e incoraggiarmi». Caterino è stato condannato a 3 anni per mi-nacce aggravate da motivazione ca-morristica. Lei è stata premiata con il Premio nazionale Agenda rossa (dedicato alla memoria del giudice Paolo Borsellino) per il suo corag-gio. «Paolo Borsellino mi accompa- gna fin da quando ero piccola e lui era ancora in vita. E non c’è un solo gior-no - dice - in cui non penso a ciò che lui diceva. Ad ogni episodio della mia vita associo un suo pensiero. Non è im-portante il riconoscimento in sé, ma il valore che l’agenda rossa ha: la verità e la sua ricerca. Ed è proprio questa tensione, questo moto verso la verità che mi spinge a restituire dignità alla mia Terra».

Il suo mot- to: non per- dere mai di

vista la verità, la dignità e il lettore. Conclude:

«Il giornalista ha il compito di vi-gilare e di denunciare, ad ogni co- sto. Anche contro i poteri forti. Non c’è potere che può fermare la voce della stampa integra. Quella che agi- sce per amore della verità ed il be- ne comune».

Marilù Mastrogiovanni è la diret- la diret-trice de Il Tacco d’Italia di Casarano (Lecce). Minacciata più volte per i suoi articoli e le sue inchieste sul malaffare e sulle attività mafiose in Salento, Marilù, 43 anni (una laurea in Lettere moderne alla Cattolica del S. Cuore di Milano e un master in Comunicazione d’impresa presso l’Università del Salento) dice di esse-re tornata in Puglia per la voglia di costruirsi una vita a misura d’uomo (donna) e di far qualcosa di buono per la sua terra. È stata oggetto di minacce, atti di vandalismo, intimi-dazioni per un’inchiesta sul più gran-de editore televisivo della provincia di Lecce (con sedi anche a Brindisi e Taranto, proprietario di 2 televisioni, cinque radio, un’agenzia di stampa). Paolo Pagliaro, uomo politico del Mir (Moderati in rivoluzione) l’ha denun-ciata. Processata, è stata assolta con formula piena. «Nell’inchiesta - rac-conta - parlavo proprio di colleghi sotto ricatto, sfruttati, non pagati, costretti a lavorare in un seminterra- to in parte abusivo, di occupazione abusiva delle frequenze Rai, di per-cezione illecita di finanziamenti pub-blici per l’editoria».Donna, madre e professionista, con-cilia vita privata e professionale con ironia. «Con un grande compagno al fianco che mi ama e dunque sa che non posso che essere libera e ... spol- verare poco». Sullo stato dell’edito- ria in Italia dice che c’è l’informazio-ne e la non informazione; che il giornalismo è solo quello fatto be-

ne, il resto è un’altra cosa: pubbli- che relazioni, comunicazione, lecchi-naggio, manipolazione. Leale, fede- le, ostinata, dice di sé di non poter fare altro che la giornalista. «La farei anche gratis. È la mia natura». Im- magina che il suo Tacco diventi un giornale capace di fare rete con al-tri giornali italiani d’inchiesta e in-dipendenti in Italia. Immagina una grande rete di giornali indipendenti che facciano informazione a livello mondiale.«Serve solidarietà concreta: leggere il giornale, farlo girare, aprire dibattiti. Ci sono imprenditori illuminati che investono su di noi con la pubblicità, senza chiedere nulla in cambio, sem-plicemente credono che il Sud abbia bisogno d’informazione d’inchiesta indipendente. L’isolamento ci uccide».

Luisa Betti: una donna tenace, em-patica, determinata.Blogger per Il Manifesto, afferma: «Il giornale non ha chiuso, anzi ha risolto la liquidazione e ha deciso di andare avanti. Il futuro non lo posso prevedere, ma posso dire che questo

>>

<<

© U

mbe

rto

Batt

aglia

/ Ca

mer

a de

i Dep

utat

i Marilù Mastrogiovanni

© a

dam

ci- w

ww

.sxc.

hu

Page 3: Giornaliste  minacciate aprile2013

PLURALE/ femminile /

16 / PassaParolaaprile 2013

giornale non mi ha mai corretto una virgola e mi ha lasciato completa-

mente libera nell’argomentazione dei temi che tratto». E dice ancora: «Un merito che gli va riconosciuto e che non è facile trovare nel panorama dell’informazione italiana».Ci racconta cosa le è successo. «L’an-no scorso ho scoperto che in Senato c’erano 4 disegni di legge sulla mo-difica dell’affido condiviso in cui ve-niva introdotta la Pas, la sindrome di alienazione parentale, che sarebbe diventata così norma di legge. “Gra- zie” alla Pas oggi in Italia i bambini possono essere allontanati dal geni-tore con cui ha convissuto fino a quel momento, dal proprio ambiente, la scuola, gli amici, eventualità che pro-voca un altro trauma al minore». Il fatto di aver cominciato a indaga-re su una malattia che non esiste le provoca un’ondata di calunnie, mi-nacce, pressioni, manipolazioni dei suoi stessi scritti da parte di una lob-by pro-Pas, che ha probabilmente seri interessi su questo terreno.«All’inizio non mi sono resa conto - racconta la Betti - e, quindi, ho aper-to la discussione sul mio blog Anti- violenza sulla pagina web del Mani-festo. Poi ho visto che le stesse perso- ne che sceglievano di intervenire lì, altrove mi calunniavano e manipola-vano i miei articoli; quindi ho chiuso il confronto per scorrettezza eviden-te». Da allora queste stesse persone sono uscite allo scoperto lasciando commenti anche intimidatori sul blog e attuando minacce dirette. Di solito le alternative in questo tipo di situazioni sono due. «Ho scelto la strada della denuncia e la solidarie-tà che ho ricevuto è stata incredibile. E così ho capito che ero sulla strada giusta».Ha avuto paura. Ma non si è mai arresa. «I diritti umani - puntualizza - non sono l’appendice di un’informa-zione globale bensì il cuore. Occu-parsi di donne e minori significa fa- re informazione sulla fascia più debo-le della popolazione. Estendere l’in-formazione su quello che succede alle donne di tutto il mondo significa dare

valore a quello che queste donne fan-no, stimolando l’attenzione a ciò che molte donne sono costrette a vivere».

Ester Castano, giovane cronista, racconta di aver iniziato a scrivere a diciassette anni per il settimanale Altomilanese, in una redazione umi-da e polverosa della provincia di Mi-lano. «Messo piede in redazione, non l’ho più tolto: non ricordo un giorno, da quell’estate 2008 ad oggi, senza scrivere, prendere appunti, sentire il telefono che squilla con dall’altra par-te il cittadino che si lamenta dei poli-tici e vuole denunciare sprechi e mal-costume o i politici che si lamentano dei cittadini che gli impediscono di svolgere serenamente il loro lavoro». Scrive di cronaca locale, dalla sagra della salamella alla manifestazione ambientalista in piazza. La voglia di raccontare il mondo da vicino, an-dando nei luoghi e studiando le si-tuazioni, le permette di non mollare. Aspettando pazientemente di esse-re pronta a mettere in pratica la sua buona conoscenza dell’hinterland milanese comincia ad approfondire lo scenario delle infiltrazioni crimi-nali di stampo mafioso sul territorio in cui abita. La svolta arriva dopo aver seguito il laboratorio di gior-nalismo antimafioso di Nando dalla Chiesa alla Statale di Milano. Con gli alunni di corso fonda il

Bisogna essere disposti a

sopportare molto, anche in termini

di difficoltà economica, per

amore della libertà(Anna

Politkovskaja)

>>

<<

© U

mbe

rto

Batt

aglia

/ Ca

mer

a de

i Dep

utat

Um

bert

o Ba

ttag

lia /

Cam

era

dei D

eput

ati

Luisa Betti

Ester Castano

Page 4: Giornaliste  minacciate aprile2013

PassaParola / 17aprile 2013

OSSIGENOCos’è OSSIGENO per l’informazione? L’Osservatorio della Federazione Nazionale Stampa Italiana e Ordine dei Giornalisti, con la partecipazio-ne di Articolo 21, Liberainformazione, UNCI, nasce

per documentare e analizzare il crescendo di intimi-dazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani,

in particolare dei cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno a raccogliere le notizie più scomode

e le verità più nascoste in materia di criminalità organizzata.

www.ossigenoinformazione.it

L’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione tiene conto degli episodi segnala-ti all’Osservatorio dai diretti interessati o segnalati al sindacato, all’Ordine dei Giornalisti, ad associazioni, enti, giornalisti e altre persone che collaborano con l’attività di monitoraggio; verifica i singoli casi e scarta quelli la cui attendibili-tà non può essere dimostrata, rende pubblici gli episodi verificati quando ha il consenso delle vittime o quando i fatti sono già conosciuti pubblicamente. Ossigeno non si occupa solo degli iscritti all’Albo dei Giornalisti, ma di tutti coloro che subiscono minacce e ritorsioni mentre svolgono concretamen-te mansioni di tipo giornalistico, attività collegate strettamente al lavoro di cronaca, all’acquisizione e alla diffusione di informazioni di valenza giornali-stica, dunque anche i blogger, i fotoreporter, i cameramen, i programmisti e registi televisivi impegnati nei servizi di cronaca. (Fonte Rapporto 2011/12)

Come lavora OSSIGENO?

Per approfondire: La donna che morse il cane...Storie di croniste minacciate; di Gerardo Adinolfi, E-book, 2012

sito www.stampoantimafioso.it«Questo è il punto di partenza - rac-conta Ester - e assieme a questi ra- gazzi ho iniziato a frequentare i tri-bunali e a scrivere di cronaca giudi-ziaria. Leggere le sentenze, studiare le ordinanze di custodia cautelare, assi-stere alle udienze nelle aule bunker: a poco a poco questo è diventato parte fondamentale del mio mondo, aiu-tata da colleghi più grandi e sempre pronta ad ascoltare suggerimenti». Fondamentale per la sua crescita è il maxi processo infinito che si svolge a Milano: 300 arresti fra Lombardia

e Calabria nel luglio 2010, molti dei quali avvenuti proprio nel territorio in cui abita e lavora. Le lunghe gior-nate passate nell’aula bunker del carcere San Vittore sono state la sua scuola.«Nell’ottobre 2011 è arrivato Sedria-no, territorio vergine e inesplorato sotto il punto di vista giornalistico. Ho studiato gli atti amministrativi, il piano urbanistico, ricostruito i lega-mi fra i politici del paese e personag- gi dai dubbi profili, i soldi pubblici versati indiscriminatamente nelle ta- sche di privati. E ho scritto». Ogni set-timana pubblica su Altomilanese, diretto da Ersilio Mattioni, inchieste e approfondimenti sulla (mala)poli-tica. Cominciano per lei le accuse di diffamazione e le querele. Un anno dopo a Sedriano arriva la magistra- tura. Nel paesino di poco più di 10 mila abitanti vengono arrestati per

corruzione il sindaco Celeste e uo- mini chiave del clan Di Grillo-Man- cuso, collettori di voti per le cosche.Le lunghe giornate in aula bunker sono servite ad Ester Castano a co-noscere da vicino il mondo della ‘ndrangheta. «Il mondo che avevo fiutato potesse avere qualcosa in co- mune anche con Sedriano». Determi-nata, malinconica, ironicamente cri-tica, afferma: «Non è semplice scrive-re sotto pressione, sapendo che ogni tua parola viene controllata e ogni tuo intervento pubblico registrato da chi continua a muovere contro di te querele pretestuose. Non mi spaven-to facilmente perché so dove voglio arrivare e cosa posso fare e in realtà un po’ di ingenuità in questo lavoro così difficile è indispensabile». Ma la società civile reagisce. «Dopo l’arresto del sindaco Celeste, che mi ha querelata più volte, in cen-tinaia sono scesi in piazza per mani-festare il proprio sdegno contro un sistema politico corrotto e colluso e per sostenermi». Poi, su consiglio di Nando dalla Chiesa, si rivolge ad Ossi-geno e racconta ad Alberto Spampi-nato delle pressioni che stava suben-do. «Avere alle spalle l’Ossevatorio per i giornalisti minacciati e un legale mi fa sentire decisamente più sicura. Gra-zie ad Ossigeno la mia storia è stata raccontata e oggi, seppur meno invi-sibile, mi sento più tutelata, anche con l’appoggio e la solidarietà dell’Ordine dei Giornalisti, del FNSI, Gruppo Cro-nisti Lombardi e altre categorie isti-tuzionali legate alla mia professione». Per Ester resistere è fondamenta-le. È una scelta di vita, di coscien-za. «Scrivo con profondo senso di re- sponsabilità e questo è ciò che mi impone la mia coscienza. È una bella imposizione, ma se non l’ascolto mi sento soffocare. Se scrivere è cercare la verità - conclude - e aiutare le per-sone, allora sì, sto compiendo il dove-re che mi impone la mia coscienza».Nel futuro si vede mentre racconta. «Il resto - afferma - è ancora tutto da costruire». PP

<<

PLURALE/ femminile /