GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non ......Intanto, il bilancio della pande-mia, diffuso ieri...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 78 (48.402) Città del Vaticano domenica 5 aprile 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!&!z!,! Attraverso un videomessaggio per la Settimana santa Francesco entra nelle case dell’Italia e del mondo per farsi vicino alle famiglie La creatività dell’amore vince l’isolamento E chiede un gesto di tenerezza per chi soffre a causa del covid-19, per i bambini e gli anziani Nei paesi in conflitto potrebbero ammalarsi milioni di persone L’Onu chiede pace e unità contro il coronavirus NEW YORK, 4. «Il peggio deve an- cora venire nei paesi in conflitto. C’è una possibilità per la pace, ma sia- mo lontani, e la necessità è urgen- te». Con queste parole ieri il segreta- rio generale dell’Onu, António Gu- terres, ha lanciato un appello alla comunità internazionale per aiutare i popoli in guerra a gestire l’emergen- za del coronavirus. «Dobbiamo fare tutto il possibile per trovare pace e unità, disperatamente necessarie per combattere covid-19» ha precisato Guterres. L’Onu teme infatti che, soprattutto in Medio oriente e Afri- ca, nei paesi in guerra il virus possa fare molte più vittime che in Occi- dente. A causa dei combattimenti, infatti, i sistemi sanitari sono prati- camente in ginocchio e non possono far fronte alla pandemia. Il rischio è quello di milioni di vittime. «Dieci giorni fa ho lanciato un appello per un immediato cessate il fuoco in tutto il mondo, radicato nel fatto che oggi dovrebbe esserci una sola battaglia: quella condivisa con- tro il coronavirus» ha detto Guter- res, spiegando che «un numero con- siderevole di parti in guerra ha ac- colto l’appello in Camerun, Centra- frica, Colombia, Libia, Birmania, Fi- lippine, Sud Sudan, Sudan, Siria, Ucraina e Yemen». Guterres ha però ammesso che «c’è un’enorme distan- za tra le dichiarazioni e le azioni, ci sono enormi difficoltà nell’attuazio- ne poiché i conflitti si sono aggrava- ti per anni e la sfiducia è profonda». Intanto, il bilancio della pande- mia, diffuso ieri dalla John Hopkins University, parla di quasi 59.000 morti nel mondo a causa del corona- virus. Sono più di 1.100.000 le per- sone che hanno contratto la malat- tia. Per la Johns Hopkins University, l’Italia resta il primo Paese al mondo per il triste bilancio di 14.681 vitti- me. Ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un nuovo allarme: un crescente numero di persone giovani o comunque sot- to i 60 anni si sta ammalando grave- Attacco con coltello in Francia NOSTRE INFORMAZIONI Domenica delle Palme Coi pesci per aria e le foreste ambulanti, e i fichi che spuntavano dai rovi, in un attimo di luna cruenta fu allora che venni fuori. La testa mostruosa e il verso ripugnante, ali erratiche le orecchie, diabolica parodia ambulante di ogni quadrupede. Cencioso proscritto dal mondo, vecchia capoccia ostinata; affamami, frustami, deridimi: il mio segreto lo tengo per me. Pazzi! Che anch’io ho avuto la mia ora; un’ora ah dolce e fiera: sentivo grida nelle orecchie, e le palme sotto i piedi. («L’asino» di G.K. Chesterton) All’approssimarsi dell’inizio della Settimana santa, in questo tempo di pandemia da coronavirus, Papa Francesco ha voluto farsi vicino alle famiglie dell’Italia e del mondo attraverso un videomessaggio televisivo trasmesso nella sera di venerdì 3 aprile. Eccone il testo. Cari amici, buonasera! Questa sera ho la possibilità di entrare nelle vostre case in un modo diverso dal solito. Se lo permettete, vorrei conversare con voi per qualche istante, in questo periodo di diffi- coltà e di sofferenze. Vi immagino nelle vo- stre famiglie, mentre vivete una vita insolita per evitare il contagio. Penso alla vivacità dei bambini e dei ragazzi, che non possono uscire, frequentare la scuola, fare la loro vita. Ho nel cuore tutte le famiglie, specie quelle che hanno qualche caro ammalato o che hanno purtroppo conosciuto lutti dovuti al coronavirus o ad altre cause. In questi giorni penso spesso alle persone sole, per cui è più difficile affrontare questi momenti. Soprat- tutto penso agli anziani, che mi sono tanto cari. Non posso dimenticare chi è ammalato di coronavirus, le persone ricoverate negli ospe- dali. Ho presente la generosità di chi si espone per la cura di questa pandemia o per garantire i servizi essenziali alla società. Quanti eroi, di tutti i giorni, di tutte le ore! Ricordo anche quanti sono in ristrettezze economiche e sono preoccupati per il lavoro e il futuro. Un pensiero va anche ai detenuti nelle carceri, al cui dolore si aggiunge il ti- more per l’epidemia, per sé e i loro cari; penso ai senza dimora, che non hanno una casa che li protegga. È un momento difficile per tutti. Per mol- ti, difficilissimo. Il Papa lo sa e, con queste parole, vuole dire a tutti la sua vicinanza e il suo affetto. Cerchiamo, se possiamo, di uti- lizzare al meglio questo tempo: siamo gene- rosi; aiutiamo chi ha bisogno nelle nostre vi- cinanze; cerchiamo, magari via telefono o social, le persone più sole; preghiamo il Si- gnore per quanti sono provati in Italia e nel mondo. Anche se siamo isolati, il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore. Questo ci vuole oggi: la creatività dell’amore. Celebriamo in modo davvero insolito la Settimana Santa, che manifesta e riassume il messaggio del Vangelo, quello dell’amore di Dio senza limiti. E nel silenzio delle nostre città, risuonerà il Vangelo di Pasqua. Dice l’apostolo Paolo: «Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e resusci- tato per loro» (2 Cor 5, 15). In Gesù risorto, la vita ha vinto la morte. Questa fede pa- squale nutre la nostra speranza. Vorrei con- dividerla con voi questa sera. È la speranza di un tempo migliore, in cui essere migliori noi, finalmente liberati dal male e da questa pandemia. È una speranza: la speranza non delude; non è un’illusione, è una speranza. Gli uni accanto agli altri, nell’amore e nella pazienza, possiamo preparare in que- sti giorni un tempo migliore. Vi ringrazio per avermi permesso di entrare nelle vostre case. Fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che il Papa è vicino e prega, per- ché il Signore ci liberi tutti presto dal male. E voi, pregate per me. Buona cena. A pre- sto! Nessuno approfitti della pandemia per i propri interessi, per gua- dagnarci sopra: di qui la preghiera «perché il Signore ci dia a tut- ti una coscienza retta, una coscienza trasparente, che possa farsi vedere da Dio senza vergognarsi». Nella celebrazione mattutina della messa, trasmessa in diretta streaming, nella cappella di Casa Santa Marta, il vescovo di Roma sta abbracciando tutti gli aspetti di questo tempo di crisi e di dolore. Sabato 4 aprile ha invitato ad avere una «coscienza retta» per fare sempre il bene. PAGINA 10 mente o sta morendo a causa del co- ronavirus. Lo ha confermato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico del programma per le emergenze dell’Oms, secondo quanto riportano i media internazionali. «Stiamo ve- dendo un maggior numero di perso- ne più giovani gravemente malate» ha affermato l’esperta. «Ma gran parte delle persone affette gravemen- te da questa malattia e ricoverate so- no più anziane e sono persone con malattie pregresse» ha aggiunto. Il 6 aprile 1520 moriva Raffaello BARBARA JATTA E GUID O CORNINI A PAGINA 5 In Italia tante piccole chiese domestiche Pregare insieme FEDERICO PIANA A PAGINA 6 Aggiornato il sito laityinvolved.org Al servizio dei laici PAGINA 9 Il cardinale Turkson al Gemelli per incoraggiare personale e ammalati «Vi porto il saluto del Papa» PAGINA 10 ALLINTERNO OSPEDALE DA CAMPO PAGINA 8 PUNTI DI RESISTENZA Un cinema anche per non udenti ILARIA PENNACCHINI A PAGINA 4 La messa a Santa Marta Nessuno sfrutti il dolore Sabato santo in preghiera davanti alla Sindone Sabato santo in preghiera davanti alla Sindone: il prossimo 11 aprile, alla vigilia di Pasqua, l’arcivescovo Cesare Nosiglia guiderà alle 17 — nella cappella della cattedrale di Torino che custodisce il venerato telo — un momento di contemplazione, trasmesso in di- retta sia televisiva sia sui canali e sulle piattaforme online. Al ter- mine, il dialogo e la riflessione continueranno sui social media, con interventi di esperti e di “testimoni” del dramma che l’umani- tà sta vivendo a causa della pandemia provocata dal coronavirus. PAGINA 9 PARIGI, 4. Nel piano dell’emer- genza coronavirus, la Francia ricade nell’incubo terrorismo. Questa mattina un richiedente asilo sudanese ha ucciso due persone e ne ha ferite altre set- te in un attacco con coltello nel sudest del Paese, precisa- mente nella cittadina di Ro- mans-sur-Isère. Secondo quan- to riferito dai media locali, l’uomo, sulla trentina, ha ac- coltellato prima il gestore di una tabaccheria e due clienti, prima di uscire e colpire a caso le persone che incrociava. L’uomo è stato in seguito rag- giunto e bloccato dalla polizia. Quattro dei feriti sono in gravi condizioni. L’antiterrorismo sta valutando le motivazioni del gesto. Intervista al cardinale Zenari La pandemia sulle macerie siriane MASSIMILIANO MENICHETTI A PAGINA 3 Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: gli Eminentissimi Cardinali: — Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; — Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congre- gazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il Signor Aloysius John, Segretario Generale di “Caritas Internationalis”, con Monsignor Pierre Ntakobajira Cibambo, Assistente Ecclesiastico; Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Morandi, Arcivescovo titolare di Cerveteri, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo titolare di Puzia di Bizacena e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Trujillo (Perú) il Reverendo Francisco Castro Lalu- pú, del clero della medesima Arcidiocesi, ivi Vica- rio Episcopale per gli Affari Economici ed Ammi- nistrativi e Vicario parrocchiale della parrocchia “Santo Toribio de Mogrovejo” della Cattedrale. Nomina di Vicario Apostolico Il Santo Padre ha nominato Vicario Apostolico del Vicariato di Jolo (Filippine) il Reverendo Pa- dre Charlie M. Inzon, O.M.I., finora Superiore pro- vinciale dei Missionari Oblati di Maria Immacola- ta nelle Filippine.

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    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

    Unicuique suum

    POLITICO RELIGIOSO

    Non praevalebunt

    Anno CLX n. 78 (48.402) Città del Vaticano domenica 5 aprile 2020

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    Attraverso un videomessaggio per la Settimana santa Francesco entra nelle case dell’Italia e del mondo per farsi vicino alle famiglie

    La creatività dell’amore vince l’isolamentoE chiede un gesto di tenerezza per chi soffre a causa del covid-19, per i bambini e gli anziani

    Nei paesi in conflitto potrebbero ammalarsi milioni di persone

    L’Onu chiede pace e unità contro il coronavirusNEW YORK, 4. «Il peggio deve an-cora venire nei paesi in conflitto. C’èuna possibilità per la pace, ma sia-mo lontani, e la necessità è urgen-te». Con queste parole ieri il segreta-rio generale dell’Onu, António Gu-terres, ha lanciato un appello allacomunità internazionale per aiutare ipopoli in guerra a gestire l’e m e rg e n -za del coronavirus. «Dobbiamo faretutto il possibile per trovare pace eunità, disperatamente necessarie percombattere covid-19» ha precisatoGuterres. L’Onu teme infatti che,soprattutto in Medio oriente e Afri-ca, nei paesi in guerra il virus possafare molte più vittime che in Occi-dente. A causa dei combattimenti,infatti, i sistemi sanitari sono prati-camente in ginocchio e non possonofar fronte alla pandemia. Il rischio èquello di milioni di vittime.

    «Dieci giorni fa ho lanciato unappello per un immediato cessate ilfuoco in tutto il mondo, radicato nelfatto che oggi dovrebbe esserci unasola battaglia: quella condivisa con-tro il coronavirus» ha detto Guter-res, spiegando che «un numero con-siderevole di parti in guerra ha ac-colto l’appello in Camerun, Centra-frica, Colombia, Libia, Birmania, Fi-lippine, Sud Sudan, Sudan, Siria,Ucraina e Yemen». Guterres ha peròammesso che «c’è un’enorme distan-za tra le dichiarazioni e le azioni, cisono enormi difficoltà nell’attuazio-

    ne poiché i conflitti si sono aggrava-ti per anni e la sfiducia è profonda».

    Intanto, il bilancio della pande-mia, diffuso ieri dalla John Hopkins

    University, parla di quasi 59.000morti nel mondo a causa del corona-virus. Sono più di 1.100.000 le per-sone che hanno contratto la malat-tia. Per la Johns Hopkins University,l’Italia resta il primo Paese al mondoper il triste bilancio di 14.681 vitti-me.

    Ieri l’Organizzazione mondialedella sanità (Oms) ha lanciato unnuovo allarme: un crescente numerodi persone giovani o comunque sot-to i 60 anni si sta ammalando grave-

    Attaccocon coltelloin Francia

    NOSTRE INFORMAZIONI

    D omenicadelle Palme

    Coi pesci per aria e le foresteambulanti,e i fichi che spuntavano dai rovi,in un attimo di luna cruentafu allora che venni fuori.La testa mostruosa e il versoripugnante,ali erratiche le orecchie,diabolica parodia ambulantedi ogni quadrupede.Cencioso proscritto dal mondo,vecchia capoccia ostinata;affamami, frustami, deridimi:il mio segreto lo tengo per me.Pazzi! Che anch’io ho avutola mia ora;un’ora ah dolce e fiera:sentivo grida nelle orecchie,e le palme sotto i piedi.

    («L’asino»di G.K. Chesterton)

    Al l ’approssimarsi dell’inizio della Settimanasanta, in questo tempo di pandemia dacoronavirus, Papa Francesco ha voluto farsivicino alle famiglie dell’Italia e del mondoattraverso un videomessaggio televisivotrasmesso nella sera di venerdì 3 aprile. Ecconeil testo.

    Cari amici, buonasera!Questa sera ho la possibilità di entrare nellevostre case in un modo diverso dal solito. Selo permettete, vorrei conversare con voi perqualche istante, in questo periodo di diffi-coltà e di sofferenze. Vi immagino nelle vo-stre famiglie, mentre vivete una vita insolitaper evitare il contagio. Penso alla vivacitàdei bambini e dei ragazzi, che non possonouscire, frequentare la scuola, fare la loro vita.Ho nel cuore tutte le famiglie, specie quelleche hanno qualche caro ammalato o chehanno purtroppo conosciuto lutti dovuti alcoronavirus o ad altre cause. In questi giornipenso spesso alle persone sole, per cui è piùdifficile affrontare questi momenti. Soprat-tutto penso agli anziani, che mi sono tantocari.

    Non posso dimenticare chi è ammalato dicoronavirus, le persone ricoverate negli ospe-dali. Ho presente la generosità di chi siespone per la cura di questa pandemia o pergarantire i servizi essenziali alla società.Quanti eroi, di tutti i giorni, di tutte le ore!Ricordo anche quanti sono in ristrettezzeeconomiche e sono preoccupati per il lavoroe il futuro. Un pensiero va anche ai detenutinelle carceri, al cui dolore si aggiunge il ti-more per l’epidemia, per sé e i loro cari;penso ai senza dimora, che non hanno unacasa che li protegga.

    È un momento difficile per tutti. Per mol-ti, difficilissimo. Il Papa lo sa e, con questeparole, vuole dire a tutti la sua vicinanza e ilsuo affetto. Cerchiamo, se possiamo, di uti-lizzare al meglio questo tempo: siamo gene-rosi; aiutiamo chi ha bisogno nelle nostre vi-cinanze; cerchiamo, magari via telefono osocial, le persone più sole; preghiamo il Si-gnore per quanti sono provati in Italia e nelmondo. Anche se siamo isolati, il pensiero elo spirito possono andare lontano con lacreatività dell’amore. Questo ci vuole oggi:la creatività dell’a m o re .

    Celebriamo in modo davvero insolito laSettimana Santa, che manifesta e riassume ilmessaggio del Vangelo, quello dell’amore diDio senza limiti. E nel silenzio delle nostrecittà, risuonerà il Vangelo di Pasqua. Dice

    l’apostolo Paolo: «Ed egli è morto per tutti,perché quelli che vivono non vivano più perse stessi, ma per colui che è morto e resusci-tato per loro» (2 Cor 5, 15). In Gesù risorto,la vita ha vinto la morte. Questa fede pa-squale nutre la nostra speranza. Vorrei con-dividerla con voi questa sera. È la speranza

    di un tempo migliore, in cui essere migliorinoi, finalmente liberati dal male e da questapandemia. È una speranza: la speranza nondelude; non è un’illusione, è una speranza.

    Gli uni accanto agli altri, nell’amore enella pazienza, possiamo preparare in que-sti giorni un tempo migliore. Vi ringrazio

    per avermi permesso di entrare nelle vostrecase. Fate un gesto di tenerezza verso chisoffre, verso i bambini, verso gli anziani.Dite loro che il Papa è vicino e prega, per-ché il Signore ci liberi tutti presto dal male.E voi, pregate per me. Buona cena. A pre-sto!

    Nessuno approfitti della pandemia per i propri interessi, per gua-dagnarci sopra: di qui la preghiera «perché il Signore ci dia a tut-ti una coscienza retta, una coscienza trasparente, che possa farsivedere da Dio senza vergognarsi». Nella celebrazione mattutinadella messa, trasmessa in diretta streaming, nella cappella di CasaSanta Marta, il vescovo di Roma sta abbracciando tutti gli aspettidi questo tempo di crisi e di dolore. Sabato 4 aprile ha invitatoad avere una «coscienza retta» per fare sempre il bene.

    PAGINA 10

    mente o sta morendo a causa del co-ronavirus. Lo ha confermato MariaVan Kerkhove, responsabile tecnicodel programma per le emergenzedell’Oms, secondo quanto riportanoi media internazionali. «Stiamo ve-dendo un maggior numero di perso-ne più giovani gravemente malate»ha affermato l’esperta. «Ma granparte delle persone affette gravemen-te da questa malattia e ricoverate so-no più anziane e sono persone conmalattie pregresse» ha aggiunto.

    Il 6 aprile 1520moriva Raffaello

    BARBARA JAT TA E GUID O CORNINIA PA G I N A 5

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    «Vi porto il salutodel Papa»

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    ALL’INTERNO

    OSPEDALE DA CAMPOPAGINA 8

    PUNTI DI RESISTENZA

    Un cinemaanche per non udenti

    ILARIA PENNACCHINI A PA G I N A 4

    La messa a Santa Marta

    Nessuno sfrutti il doloreSabato santo in preghiera

    davanti alla SindoneSabato santo in preghiera davanti alla Sindone: il prossimo 11aprile, alla vigilia di Pasqua, l’arcivescovo Cesare Nosiglia guideràalle 17 — nella cappella della cattedrale di Torino che custodisce ilvenerato telo — un momento di contemplazione, trasmesso in di-retta sia televisiva sia sui canali e sulle piattaforme online. Al ter-mine, il dialogo e la riflessione continueranno sui social media,con interventi di esperti e di “testimoni” del dramma che l’umani-tà sta vivendo a causa della pandemia provocata dal coronavirus.

    PAGINA 9

    PARIGI, 4. Nel piano dell’emer-genza coronavirus, la Franciaricade nell’incubo terrorismo.Questa mattina un richiedenteasilo sudanese ha ucciso duepersone e ne ha ferite altre set-te in un attacco con coltellonel sudest del Paese, precisa-mente nella cittadina di Ro-mans-sur-Isère. Secondo quan-to riferito dai media locali,l’uomo, sulla trentina, ha ac-coltellato prima il gestore diuna tabaccheria e due clienti,prima di uscire e colpire a casole persone che incrociava.L’uomo è stato in seguito rag-giunto e bloccato dalla polizia.Quattro dei feriti sono in gravicondizioni. L’antiterrorismo stavalutando le motivazioni delgesto.

    Intervista al cardinale Zenari

    La pandemiasulle macerie siriane

    MASSIMILIANO MENICHETTI A PA G I N A 3

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina inudienza:

    gli Eminentissimi Cardinali:

    — Marc Ouellet, Prefetto della Congregazioneper i Vescovi;

    — Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congre-gazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

    il Signor Aloysius John, Segretario Generale di“Caritas Internationalis”, con Monsignor PierreNtakobajira Cibambo, Assistente Ecclesiastico;

    Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Morandi,Arcivescovo titolare di Cerveteri, Segretario dellaCongregazione per la Dottrina della Fede.

    Nomina di Vescovo AusiliareIl Santo Padre ha nominato Vescovo titolare di

    Puzia di Bizacena e Ausiliare dell’Arcidiocesi diTrujillo (Perú) il Reverendo Francisco Castro Lalu-pú, del clero della medesima Arcidiocesi, ivi Vica-rio Episcopale per gli Affari Economici ed Ammi-nistrativi e Vicario parrocchiale della parrocchia“Santo Toribio de Mogrovejo” della Cattedrale.

    Nomina di Vicario ApostolicoIl Santo Padre ha nominato Vicario Apostolico

    del Vicariato di Jolo (Filippine) il Reverendo Pa-dre Charlie M. Inzon, O.M.I., finora Superiore pro-vinciale dei Missionari Oblati di Maria Immacola-ta nelle Filippine.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 5 aprile 2020

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    Il Niger chiede un piano di aiuti per il continente

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    BRUXELLES, 4. In Europa le vittimeda coronavirus sono salite a oltre40.000, mentre l’Ue cerca ancora lastrada per fronteggiare l’e m e rg e n z asull’economia. Meccanismo europeodi stabilità (Mes) light o senza con-dizioni, ma anche altre opzioni, chenon comprendono tuttavia i corona-bond, sono allo studio.

    «Ce ne sono molte in preparazio-ne», ha detto il vicepresidente dellaCommissione Ue responsabile del-l’economia, Valdis Dombrovskis, cheha provato ad attirare l’attenzionesugli strumenti operativi da subitoper arginare le perdite. Dagli aiuti diStato allentati, estesi ieri fino a fineanno, alla Banca europea degli inve-stimenti, che ha proposto un nuovopiano da 200 miliardi sempre peraiutare le imprese. Tutte operazioniper affrontare l’emergenza. Ma perrilanciare le economie europee nelmedio-lungo termine, si è tornati al-lo stallo tra i paesi che vogliono farintervenire il Mes e quelli che spin-gono ancora sugli eurobond.

    In mezzo, ci sono le istituzionieuropee che stanno provando a tira-re in ballo il prossimo bilancio Ue,ancora da discutere, che si potrebbetrasformare in un piano Marshall.

    È stato il presidente della Com-missione Ue, Ursula von der Leyen,a parlare di «investimenti massicci,sotto forma di un Piano Marshallper l’Europa», invitando i cittadinieuropei a «desiderare un futuro co-mune in cui siamo solidali gli unicon gli altri». Al centro del nuovoPiano Marshall — ha aggiunto — «cideve essere un nuovo, forte bilanciodella Ue», che evidenzi la necessitàdi «spendere in maniera da investirenel nostro futuro, ad esempio per ri-cerca innovativa, infrastrutture digi-tali, energia pulita, sistemi di tra-sporto innovativi, economia circolareintelligente». Un Piano Marshall diquesto tipo — ha precisato von derLeyen — «contribuirà a costruireun’Europa più moderna, sostenibilee resiliente. Questa è l’Ue che riten-go possa emergere dalla situazioneodierna, così come ha sempre fattodopo ogni crisi nella nostra storia».

    Sul Mes light l’Italia si è dettacontraria. La risposta adeguata, ha

    dichiarato il ministro dell’Economia,Roberto Gualtieri, non può che pas-sare per l’emissione comune di bondeuropei. In vista dell’Eurogruppo dimartedì, Francia e Germania si pre-senteranno con una posizione comu-ne, che appoggia tutte le misure abreve termine, incluso l’utilizzo delMes con condizionalità molto alleg-gerite. Una posizione cui però conti-nua a opporsi Roma perché, è il ra-gionamento ripetuto dal governo ita-liano, «il Mes resta uno strumentoinadeguato a gestire questa crisi» epotrebbe essere sfruttato solo diven-tando un fondo per la lotta alla pan-demia, senza condizionalità.

    Come detto, in Europa le vittimeda covid-19 sono salite a oltre40.000, con la Spagna che ha supe-rato i contagi dell’Italia.

    Nel Regno Unito gli ultimi datiparlano di 3.605 morti. Il premier,Boris Johnson, positivo al coronavi-rus, continua il suo isolamento, e al-lora è la regina Elisabetta II a scen-dere in campo con un messaggio al-la nazione domenica. Sarà il quartodiscorso ai sudditi in 68 anni di re-gno rivolto dagli schermi della tv aldi fuori di quello tradizionale di Na-tale. In passato è capitato nel 1991,per la prima guerra del Golfo; nel1997 per i funerali della principessaDiana; e nel 2002 per commemorarela morte di sua madre.In Spagna i cittadini applaudono dai balconi per ringraziare gli operatori sanitari (Afp)

    GINEVRA, 4. In Africa si rischiauna penuria di cibo senza prece-denti, provocata dal diffondersidella pandemia di covid-19. È l’al-larme lanciato dalle Nazioni Unite.Il capo economista del Programmaalimentare mondiale (Pam), ArifHusain, avverte che sono minaccia-te le scorte alimentari di centinaiadi milioni di persone in tutto ilmondo, soprattutto in Africa, acausa del blocco dei commerci. Se-condo un rapporto dell’Onu «per

    molti Paesi poveri, le conseguenzeeconomiche saranno più devastantidella malattia stessa». L’Africa, cheha importato oltre 40 milioni ditonnellate di cereali nel 2018, è in-fatti il continente più a rischio. LaSomalia e il Sud Sudan sono i piùesposti a qualsiasi interruzione del-le forniture.

    Nel continente sono già stati re-gistrati oltre 7 mila casi di contagiocon quasi 300 decessi. «Dobbiamoaiutare l’Africa. È nel nostro inte-resse, altrimenti il virus ritornerà».Si è così espresso ieri l’Alto rappre-sentante dell’Unione per gli affariesteri e la politica di sicurezza, Jo-sep Borrell, al termine della video-conferenza dei ministri degli Esteridell’Ue. «Se non risolviamo il pro-blema in Africa — ha sottolineato —non risolviamo il problema in Eu-ropa. Loro non hanno la stessa ca-pacità sanitaria di cui disponiamonoi. In Africa la pandemia potreb-be finire fuori controllo molto rapi-damente», ha concluso.

    Intanto il Niger chiede un PianoMarshall per l’Africa. «La pande-mia lo impone», ha dichiarato ilpresidente nigerino, MahamadouIssoufou. Allo stesso tempo aGombe, sobborgo della capitaledella Repubblica Democratica delCongo, è stato disposto il lock-down per due settimane. L’area èinfatti considerata l’epicentro delcoronavirus del Paese.

    Onu, giornatamondiale

    della coscienza

    ROMA, 4. Aprire un momento per ri-flettere sull’umanità e il suo futuroalla luce dell’attuale emergenza pan-demia. Con questo obiettivo le Na-zioni Unite hanno stabilito che do-mani, 5 aprile, sarà la Giornata mon-diale della coscienza.

    La decisione di istituire una gior-nata mondiale di questo tipo era sta-ta presa lo scorso 25 luglio, ben pri-ma dell’emergenza. In diversi Paesisaranno organizzati incontri con in-terventi e contributi per promuoverela cultura della pace, del dialogo edel rispetto dei diritti umani, soprat-tutto nei paesi in guerra.

    «Questo è il tempo in cui dobbia-mo prendere coscienza della lungaserie di errori che sono stati com-messi a tutti livelli e che ora stiamopagando per aver messo, per decen-ni, i soldi, l’individualismo e la com-petizione tra tutti (persone, comuni-tà, imprese e Paesi) davanti a ognialtra cosa» si legge in un comunica-to della Tavola della Pace, organiz-zazione italiana che promuove e par-tecipa all’evento. «Questo è il tempoin cui dobbiamo dilatare le nostrecoscienze sino a toccare i confini delpianeta, e con una nuova coscienzaplanetaria guarire la Madre Terra dalungo tempo ammalata, affrontare lacatastrofe climatica che incombe, lacrisi economica che crescerà, il peri-colo atomico che continuiamo aignorare, le guerre che non vogliamofermare, le migrazioni che aumente-ranno, le disuguaglianze che stannoesplo dendo».

    Trentaduemila nuovi casi e quasi 1.500 decessi nelle ultime 24 ore

    Negli Stati Uniti bilancio sempre più drammatico

    Skyline di Manhattan, New York (Reusters)

    Seoul estendele misure restrittive

    Quindici sacerdoti sospesi in Colombiaper presunti abusi sessuali

    Gli effettieconomici e socialiin America latina

    SANTIAGO DEL CILE, 4. La Com-missione economica delle NazioniUnite per l’America latina e i Ca-raibi (Celac) ha affermato che laregione non ha altra scelta strategi-ca se non quella di passare a unmodello di sviluppo più sostenibileattraverso una maggiore integrazio-ne per mitigare gli effetti dellapandemia di covid-19.

    Ieri presentando il rapporto«America latina e Caraibi di frontealla pandemia di covid-19: effettieconomici e sociali», in una confe-renza stampa in video, la segretariaesecutiva dell’Agenzia Onu, AliciaBárcena, ha evidenziato l’u rg e n z adi attuare azioni immediate nellaregione che consentano di appiatti-re la curva di contagio dovuta allamalattia da coronavirus, senza ab-bassare la curva dell’economia. Haraccomandato quindi azioni politi-che mirate per affrontare l’emer-genza sanitaria, quella sociale equella economica. «La via d’uscitadalla crisi dipenderà dalla forzaeconomica di ciascun paese, per-tanto, date le asimmetrie tra i paesisviluppati e quelli in via di svilup-po, il ruolo dell’Onu, dell’Fmi edella Banca mondiale sarà essenzia-le per garantire l’accesso ai finan-ziamenti e sostenere la spesa socia-le e l’attività economica con misureinnovative», ha sottolineato Bárce-na.

    WASHINGTON, 4. Un morto al mi-nuto. Negli Stati Uniti, ieri, è statoregistrato il più alto numero dimorti in un giorno a livello globaledall’inizio della pandemia. Il recordè davvero drammatico: le vittime dacoronavirus in 24 ore sono state1.480, praticamente una media di 61ogni ora. Stando ai dati fornitidall’Università americana JohnHopkins, nel Maryland, il bilanciototale delle vittime è così salito so-pra quota settemila e quello quoti-diano dei nuovi contagi ha supera-to le 32.000 unità portando il nu-mero delle persone infette a quasi280.000. New York rimane semprelo stato più colpito sia nei numerirelativi alle ultime 24 ore che inquelli complessivi. Ha raggiuntocomplessivamente quota 3.000 mor-ti, il doppio rispetto a tre giorni fa.

    Sempre più gli Stati Uniti si con-fermano dunque centro globale del-la pandemia. Per questo motivo glistatunitensi, avvertiti su questo an-che dal loro presidente, si stannopreparando per il peggio. Nel pae-se si stanno costruendo ospedali dacampo da Los Angeles a Miami,con migliaia di letti di terapia in-tensiva aggiuntivi. La nave ospeda-le da 1.000 letti Comfort, arrivatalunedì a New York, ha accolto ierisuoi primi pazienti.

    Il presidente Trump ieri ha af-frontato nuovamente l’a rg o m e n t odell’uso della mascherina per tutti.Ha detto che i Centers for DiseaseControl and Prevention ora racco-

    mandano l’uso della mascherina,ma afferma che lui personalmentenon la metterà. «Sarà una cosa ve-ramente a base volontaria — ha af-fermato durante la sua ormai quoti-diana conferenza stampa con i gior-nalisti —. Potete metterla o non

    metterla. Io sceglierò di non farlo,ma se alcune persone vorranno far-lo va bene». La nuova raccomanda-zione dei Cdc cambia le linee guidadell’agenzia federale che all’iniziodell’epidemia aveva detto che lepersone non malate non dovevano

    indossare mascherine perché non leavrebbero protette dal virus.

    Il direttore dell’Istituto per lemalattie infettive, dottor AnthonyFauci, ormai celebre membro dellatask force della Casa Bianca, ha af-fermato nei giorni scorsi che «il vi-rus può effettivamente essere tra-smesso quando le persone parlanoe non solo quando starnutiscono otossiscono». Un’indicazione che almomento non è stata confermatadall’O ms.

    La Casa Bianca ha poi affrontatoanche l’eventuale decisione di unlockdown nazionale, facendo sapereche lascerà ai singoli governatori,«stato per stato», la decisione sullemisure restrittive anti contagio. Peril momento dunque, contrariamentea quanto suggerito da diversi esper-ti Usa, anche in seno alla task forceper il coronavirus, niente ordine na-zionale di restare a casa. «In Italiae Spagna è diverso, loro hanno unproblema più grande», ha dettoTrump, confermando comunque lemisure di distanziamento sociale.

    Il presidente statunitense avrebbeintenzione di affidare all’avvo catodella Casa Bianca, Brian Miller, lasupervisione della gestione da partedel dipartimento del Tesoro dei 2mila miliardi di dollari stanziati perl’emergenza coronavirus. Se confer-mato dal Senato, Miller diventereb-be Ispettore generale speciale per ilDipartimento del Tesoro per la ri-presa dalla pandemia.

    BO GOTÁ, 4. Ha suscitato grandesconcerto nella comunità dei cre-denti in Colombia l’annuncio del-la decisione presa dall’arcidio cesidi Villavicencio di sospendere 15sacerdoti sotto inchiesta per pre-sunti abusi sessuali. La notizia èstata confermata dalla stessa Chie-sa locale che in un comunicato harivelato di aver ricevuto il 14 feb-braio una denuncia di una perso-na riguardante «fatti contro la mo-rale sessuale da parte di alcuni sa-cerdoti» stando a quanto riferisco-no i media locali. A seguito di

    questo, la Commissione arcidioce-sana di protezione dei minori hainformato della vicenda la Procu-ra, offrendo la disponibilità a«collaborare con le indagini chedovessero svolgersi su questo ca-so». L’arcidiocesi ha manifestato«profondo dolore per questa situa-zione», assicurando che «le vitti-me e le loro famiglie verranno pernoi prima di tutto», nell’imp egnodi sradicare «il terribile male degliabusi dentro e fuori della nostraistituzione».

    SEOUL, 4. Inevitabile per la Coreadel Sud mantenere le misure di di-stanziamento sociale. Il Paese, con177 morti per coronavirus e 10.156casi di contagio, ha deciso di esten-dere le misure per altre due setti-mane, secondo quanto riportal’agenzia Yonhap dopo una riunio-ne presieduta dal premier ChungSye-kyun. La Corea del Sud, hadetto il premier, «non ha altra scel-ta che continuare per qualche tem-po con il forte distanziamento so-ciale». Nel Paese, che ha registratoil 20 gennaio il primo caso di co-

    vid-19, la popolazione è invitata amantenere una distanza di almenodue metri. La zona più colpita re-sta quella di Daegu, a circa 300 kmda Seoul, dove si sono registrati 27dei 94 nuovi casi. Nella capitale,stando ai dati riportati dall’agenziaYonhap, sono 528 i casi confermati,22 in più in 24 ore.

    In Iran l’allerta resta altissima.Ieri — secondo la France Presse —si sono registrati 134 nuovi mortiper coronavirus. Questi decessiportano quindi a 3.294 il bilancioufficiale delle vittime.

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 5 aprile 2020 pagina 3

    Intervista al nunzio apostolico, cardinale Mario Zenari

    La pandemia sulle macerie sirianeuna catastrofe inimmaginabile

    di MASSIMILIANO MENICHETTI

    In Siria, la guerra che dura da 9anni, ha ucciso oltre 380 milapersone e ha provocato più di 12milioni tra sfollati e profughi. Una«situazione disumana», come ha piùvolte ribadito Papa Francesco invo-cando la fine delle ostilità e l’aiutoper rifugiati e sofferenti. Il Paese —in cui più della metà degli ospedalisono inagibili, mancano acqua, ciboe medicinali — ora teme l’espandersidel coronavirus. Si avvicina la Pa-squa e «per la prima volta in Siria lechiese sono chiuse», afferma il cardi-nale Mario Zenari, nunzio apostoli-co a Damasco: «Tra la popolazionesiriana c’è una nuova paura. Le stati-stiche ufficiali hanno riferito, alla fi-ne del mese di marzo, di una decinadi persone contagiate dal coronavi-rus, e già si segnalano le prime vitti-me. Ma c’è da chiedersi se questonon costituisca la punta di un ice-berg. Se la pandemia dovesse propa-garsi, sarebbe una catastrofe inim-maginabile, considerando il fatto chepiù della metà degli ospedali nonsono operativi a causa dei danni su-biti dalla guerra, manca il personalemedico e sanitario e centinaia di mi-gliaia di persone sfollate vivono incampi profughi sovraffollati e nonsufficientemente attrezzati dal puntodi vista igienico-sanitario. Qualcunoosserva: “Come possono lavarsi spes-so le mani, se fanno fatica ad averel’acqua da bere?”».

    Cardinale Zenari, cosa fa in questoscenario drammatico la Chiesa?

    Anzitutto, i cristiani si attengonoalle direttive, anche se drastiche,emanate dalle autorità in queste ulti-me settimane. Di conseguenza, tuttele chiese sono chiuse. Si cerca dicontinuare i programmi assistenziali-caritativi, anche se con molta diffi-coltà. Alcune di queste iniziativeumanitarie, sostenute dalla generosi-tà di tanti cristiani sparsi nel mondo,hanno dovuto, purtroppo, essere so-spese già qualche mese fa a causadella crisi libanese e delle difficoltàbancarie in quel Paese. Tali difficoltàsi sono ulteriormente aggravate qual-che settimana fa a causa della chiu-sura delle frontiere. Tra i numerosiprogrammi umanitari è da ricordarel’assistenza medica gratuita offertaindistintamente a tutti i malati pove-ri dai tre ospedali cattolici, attraver-so una particolare iniziativa denomi-nata “Ospedali Aperti”. Altrettantofa l’ospedale greco-ortodosso e qual-che piccolo dispensario. «Ma checos’è questo per tanta gente?» (Mt14, 17; Gv 6, 9) verrebbe da dire coni discepoli di Gesù, di fronte ad unagrande massa di bisognosi.

    C’è il rischio, secondo lei, che il corona-virus faccia dimenticare chi soffre acausa della guerra o che ci sia chi ap-profitti di questa situazione?

    Già in questi ultimi anni si è nota-to un calo di aiuti da parte di privatie della comunità internazionale. Unp o’ come capita ovunque in questicasi, dopo nove anni di guerra lagente e i media non sono più tantointeressati alla tragedia che sta vi-vendo la popolazione siriana. PapaFrancesco, il 9 gennaio scorso, in oc-casione dello scambio di auguri delnuovo anno con gli ambasciatori ac-creditati presso la Santa Sede, par-lando della Siria, osservava comeuna coltre di silenzio rischia ora dicoprire le sofferenze sopportate dallapopolazione siriana durante i lunghianni di guerra. Una giornalista siria-na, dallo pseudonimo Waad Al-Ka-teab, che riuscì a scappare con suafiglia tre anni fa da Aleppo e rifugia-tasi in Europa, scriveva: «Noi sirianisiamo lasciati morire da soli, senzache se ne parli» («The New York Ti-mes» International Edition, 7 feb-braio 2020). C’è il rischio che ciòpossa purtroppo avverarsi anche nelcaso scoppiasse la pandemia del co-ro n a v i ru s .

    Come sta agendo la comunità interna-zionale, cosa servirebbe?

    Molto opportunamente il segreta-rio generale dell’Onu, António Gu-terres, ha lanciato nei giorni scorsiun pressante appello per un cessateil fuoco globale e immediato. Que-sto stesso appello è stato ripetuto daPapa Francesco nell’Angelus di do-menica 29 marzo, il quale ha sottoli-neato allo stesso tempo la necessitàdi creare corridoi per l’aiuto umani-tario. Anche l’Inviato specialedell’Onu per la Siria, Geir Pedersen,ha rivolto il medesimo pressante ap-pello per un cessate il fuoco imme-diato, duraturo ed esteso a tutto ilterritorio siriano, per combattere tut-ti assieme e vincere il comune nemi-co covid-19. Giustamente il segreta-rio generale dell’Onu ha anche inco-raggiato l’abolizione delle sanzioniimposte ad alcune Nazioni affinchésiano assicurati cibo e medicinali percombattere il covid-19. Questa terri-bile pandemia, che causa tanta pau-ra tra la gente e preoccupazione tra i

    responsabili delle Nazioni, dovrebbecostituire un’occasione per far tacereuna buona volta le armi in Siria edavviare un’equa soluzione politica.Sarebbe imperdonabile se fosseun’ulteriore occasione mancata.

    Il Papa, lo scorso 27 marzo, ha presie-duto uno storico momento di preghierasul sagrato della basilica di San Pietrocon la piazza vuota, ma con lui in pre-ghiera c’erano persone di ogni credo ditutto il mondo. Che significato ha avu-to per voi questo momento?

    Si è trattato di un evento uniconella storia dell’umanità e dellaChiesa, memorabile, molto emozio-nante. Non ci sono parole per com-mentarlo. Qui in Siria, ci ricordiamodi un altro memorabile evento, quel-lo del 7 settembre 2013, quella voltacon la piazza San Pietro gremita eunita in preghiera con Papa France-sco per la pace in Siria, in un mo-mento alquanto preoccupante.

    La Siria, lei ha detto, è unita nellapreghiera per tutto il mondo...

    La Siria, che da ormai 10 anni stasoffrendo un atroce conflitto, si sen-te solidale, in questo momento, conla sofferenza di tutto il mondo cau-sata dal coronavirus. Molti sirianiesprimono la loro sincera solidarietànei riguardi degli italiani e di tuttele persone contagiate.

    Eminenza, lei ha sempre presentato il

    dramma che vive il martoriato popolosiriano, ma nel contempo non ha maiperso la speranza...

    Gesù, ci racconta il Vangelo, haprovato profonda compassione difronte alla gente stanca e affamata,che lo seguiva da tre giorni: «Sentocompassione per la folla; ormai datre giorni stanno con me e non han-no da mangiare. Se li rimando di-giuni alle loro case, verranno menolungo il cammino; e alcuni di lorosono venuti da lontano» (Mc 8, 2-3).Ugualmente, quando, al calar delsole, tutti i malati della città veniva-no portati a lui perché li guarisse(Mc 1, 29-34; Lc 4, 38-41; Mt 8, 16).Altrettanto di fronte al figlio unicodella vedova di Naim, che venivaportato alla sepoltura (Lc 7, 11-15). Epoi la profonda commozione fino al-le lacrime di fronte al sepolcrodell’amico Lazzaro (Gv 11, 35).

    Dio non dimentica la Siria e gli altridrammi del mondo…

    Non c’è dubbio che il Signoresenta profonda compassione veden-do la sofferenza che da ormai 10 an-ni sta patendo la Siria e il drammache sconvolge tante persone conta-giate dal coronavirus, in tante partidel mondo. E come disse all’ap osto-lo Filippo: «Chi vede me vede il Pa-dre» (Gv 14, 8-14), vediamo in lui ilcuore di Dio che si commuove eprova compassione di fronte alletante vittime innocenti della guerra,

    della violenza, delle catastrofi natu-rali e del coronavirus. La sofferenzadegli innocenti, soprattutto dei bam-bini, che in Siria, e non solo in Si-ria, sono le prime vittime della guer-ra, rimane per noi un mistero, comeci ha più volte ripetuto anche PapaFrancesco. Ma è certo che la com-mozione e la compassione di Dionon rimane lontana e inerte, ma agi-sce, magari non in maniera miracoli-stica. Talvolta in forme che noi nonimmaginiamo.

    La compassione di Dio muove tanti ada g i re …

    La compassione di Gesù provocò isuoi discepoli ad agire: «Date lorovoi stessi da mangiare». Essi si sonodati da fare: «C’è qui un ragazzocon 5 pani d’orzo e 2 pesci, ma checos’è questo per tanta gente?» (Gv6, 9). Quel ragazzo intelligente eprevidente non scappò, ma accon-sentì a donare generosamente qual-cosa a lui caro. Come si chiamava,di chi era figlio, da che villaggioproveniva? Non una parola di iden-tificazione. Forse è meglio così! Lastessa cosa per il Buon Samaritano.Senza nome. Forse è meglio così!Perché quel ragazzo e quel Buon Sa-maritano rappresentano centinaia dimigliaia, milioni di gente generosache si commuove e sente compassio-ne per i bisognosi. Il sanguinoso elungo conflitto siriano ha fatto emer-gere tante Veroniche, che asciuganomolti volti sfigurati; Cirenei che aiu-

    tano tanta gente a sollevarsi; nume-rosi Buoni Samaritani, alcuni deiquali, talvolta volontari, hanno persola vita chinandosi sui malcapitati. Eche dire delle tante persone che han-no rischiato e che rischiano eroica-mente la loro vita per assistere gliammalati del coronavirus?

    Tante persone che aiutano, credenti ditutte le fedi e non credenti…

    Tutta gente che presta le propriemani al cuore compassionevole diGesù, non senza l’ispirazione e il so-stegno dello Spirito che soffia dovevuole e tocca il cuore di Pietro, diAntonia, di Yussuf, di membri diistituzioni e organizzazioni umanita-rie ecc. Gente che un giorno, magarisenza averlo saputo prima, si sentiràdire. «L’avete fatto a me» (Mt 25).E numerosissime e svariate sono leforme di solidarietà. Proprio secon-do quella che il Papa San GiovanniPaolo II descrisse nella Lettera Apo-stolica Novo Millennio ineunte comela «fantasia della carità» (n. 50). Miesimo dal citarne qualcuna, in que-sto breve spazio, anche per non fartorto alle tante altre. Ma un giornooccorrerà cercare di ricordarle, possi-bilmente, tutte.

    In questo tempo così difficile, come vistate preparando alla Pasqua?

    È un tempo di preparazione deltutto nuovo, inimmaginabile, ina-spettato, difficile da descrivere. In

    tutti questi anni di guerra non si èmai tralasciato di celebrare i riti del-la Settimana santa, in orari conve-nienti, anche sotto il rischio di bom-be e mortai. Per la prima volta in Si-ria le chiese sono chiuse. In ogni ca-so si vive la solennità della Pasquain unione con tutti i cristiani delmondo, al di là delle particolarità edelle ricchezze del proprio rito. Sivive tout-court la Pasqua del mondo.Il mistero della Passione del Signoreche sta vivendo, in questo drammati-co momento, tutta l’umanità. La Ri-surrezione al suono delle campane eal sibilo delle sirene delle autoambu-lanze.

    Che significato ha vivere la Risurrezio-ne di Cristo tra macerie, nella devasta-zione e nell’incubo della pandemia?

    Il Venerdì santo del 2012, il sacre-stano di una parrocchia di Homsdomandò al parroco: «Padre Fadi,dove devo preparare il “Calvario”per la liturgia di oggi?». Il parrocogli rispose: «Prendi una lunga cor-da, fa il giro dei quartieri distrutti,chiudi il perimetro, e poi metti unagrande scritta Calvario». Questo Ve-nerdì santo, quella corda, dopo 10anni di indicibili sofferenze, di mortie di distruzioni, deve essere moltolunga. Lunga migliaia di chilometri.Lunga quanto è lungo il perimetrodella Siria, ed abbracciare anche tut-te le regioni del mondo afflitte dalcovid-19. La scritta Calvario deve es-sere piantata sul globo terrestre.

    Quale la sua preghiera per la Siria,per il mondo?

    Talvolta, prego secondo l’antica esolenne formula litanica recitata inparticolari circostanze dalla Chiesa:«A peste, fame et bello libera nos Do-mine!» (“Liberaci, o Signore, dallapeste, dalla fame e dalla guerra!”).La guerra in Siria non è ancora ter-minata. Inoltre, 8 persone su 10 vi-vono sotto la soglia della povertà. Ela minaccia della terribile pandemiaè dietro l’angolo. Inoltre, mi rivolgo,spesso alla Vergine Maria, con unadelle più antiche invocazioni maria-ne e che ha avuto origine proprio inMedio oriente: «Sub tuum praesidiumconfugimus Sancta Dei Genitrix… seda periculis cunctis libera nos semperVirgo gloriosa et benedicta» (“Ci rifu-giamo sotto la tua protezione o San-ta Madre di Dio… liberaci sempreda tutti i pericoli, o Vergine gloriosae benedetta”). E supplico i santi Co-sma e Damiano, fratelli medici, checuravano gratuitamente i malati nelnord della Siria. Secondo un’anticatradizione subirono il martirio nel303. Sono i patroni dei medici e deifarmacisti.

    Operazioni di sanificazionein un campo profughi (Afp)

    Un paese in cerca di un futuro di pacedi FERNAND O CHICA ARELLANO*

    L’appello del Santo Padrenell’Angelus della quintadomenica di quaresima perun «cessate il fuoco globale e im-mediato in tutti gli angoli del mon-do (...) favorendo la creazione dicorridoi per l’aiuto umanitario», hariportato lo sguardo, nel quadrodell’attuale emergenza per il covid-19, su quei conflitti che perdurano,nonostante le cronache quotidianesiano giustamente concentrate sullapandemia in atto.

    Il 15 marzo scorso siamo entratinel decimo anno della guerra in Si-ria, che ha provocato il numero piùelevato di profughi dalla SecondaGuerra Mondiale, costringendo piùdi 5,5 milioni di persone a lasciare ilPaese, mentre gli sfollati interni am-montano a più di 6 milioni. In unconflitto che non trova ancora unarisoluzione, l’aumento esponenzialedella violenza continua a causaregrandi spostamenti di popolazione.Le cronache a singhiozzo dei mediatestimoniano come nelle ultime set-timane migliaia di uomini, donne ebambini siano in fuga da quei terri-tori martoriati con il solo desideriodi ricominciare una vita e di ritrova-re una casa.

    Il dramma che là si vive rappre-senta purtroppo una tematica vigen-te e attuale. Si tratta, tra l’altro, diun argomento che è sempre statonel cuore di Papa Francesco, il qua-le, fin dall’inizio del pontificato, hamostrato grande attenzione per laquestione, sollecitando costantemen-te una soluzione politica pratica at-traverso gli strumenti del dialogo edella diplomazia. La Siria ha rap-presentato una costante nei messag-

    gi Urbi et Orbi e negli appelliall’Angelus e al Regina Caeli: la piùgrande preoccupazione è semprestata rivolta alla sorte dei civili in-nocenti, soprattutto dei più deboli eindifesi.

    Secondo alcuni recenti dati delProgramma Alimentare Mondiale(Pam) relativi alla Siria nordocci-dentale, dal dicembre 2019 il nume-ro degli sfollati è arrivato a 689.100.Il Programma ha fornito a oltre400.000 di loro assistenza alimenta-re d’emergenza. Attualmente, le per-sone che vivono in uno stato di in-sicurezza alimentare sono 7,9 milio-ni, mentre 12.600 bambini al di sot-to dei 5 anni risultano gravementemalnutriti. Nell’ambito della sicu-rezza, la situazione si sta rapida-mente deteriorando, con le ostilitàche proseguono nella parte orientalee meridionale del governatorato diIdlib, così come in quello occiden-tale di Aleppo.

    Gli spietati combattimenti hannogenerato una serie di bisogni uma-nitari legati alla lotta contro la fa-me, alla mancanza d’accesso all’ac-qua e alla carenza di servizi igieni-co-sanitari. Tra gli altri, l’O rganiz-zazione delle Nazioni Unite perl’Alimentazione e l’Agricoltura(Fao), tramite un team di esperti,ha lavorato all’implementazione diun progetto per il miglioramentodelle strutture di irrigazione in Si-ria. Ciò ha permesso agli agricoltoridi avere un accesso sostenibileall’acqua e ai fattori di produzione edi contribuire all’aumento delle col-ture nel Paese, con numerosi benefi-ci per la sicurezza alimentare e lanutrizione della popolazione. LaFao ha inoltre puntato sulla promo-zione della donna. Ella spesso rap-presenta la sola fonte di reddito, de-

    dicandosi all’agricoltura, unica risor-sa per garantire il sostentamentodella famiglia. Lo scorso agosto, in-sieme a “Slow Food”, l’O rganizza-zione ha accompagnato un gruppodi contadine siriane in un viaggio diformazione tra Piemonte e Liguriaper facilitare lo sviluppo delle com-petenze e aiutarle a rilanciare leproprie attività nel Paese. Ciò haconsentito di potenziare la produ-zione alimentare, migliorando sensi-bilmente l’economia di alcune co-munità locali.

    Alla funesta situazione si aggiun-ge «la minaccia mortale sotto formadell’epidemia di covid-19, che colpi-rà indistintamente e che sarà deva-stante per i più vulnerabili in assen-za di un’azione preventiva urgente»,come ha ricordato il 28 marzo scor-so il Sig. Paulo Sérgio Pinheiro,Presidente della Commissione diInchiesta sulla Siria del Consigliodei Diritti dell’uomo. Il giorno suc-cessivo, l’Unione europea ha appog-giato la richiesta del Sig. Geir Pe-dersen, Inviato Speciale delle Na-zioni Unite per la Siria, che hachiesto il cessate il fuoco immediatoe nazionale in tutto il territorio. Lafine delle ostilità nel Paese rappre-senta una condizione fondamentaleper l’arresto della diffusione del co-ronavirus e la tutela di una popola-zione già stremata, per la quale lapandemia potrebbe avere ripercus-sioni potenzialmente devastanti,considerata la distruzione di oltremetà delle strutture sanitarie in unterritorio che è stato a più ripresesfregiato dalle bombe. Secondol’Organizzazione Mondiale dellaSanità (Oms), se l’epidemia dovessediffondersi nella regione di Idlib enei campi profughi, gli effetti sareb-bero catastrofici per il Paese: sareb-

    be praticamente impossibile fermar-la, perché il sovraffollamento nonpermetterebbe di attuare le misuredi contenimento del contagio.

    Numerosi sono stati i contesti incui il Vescovo di Roma ha fatto ap-pello alla comunità internazionaleper trovare una soluzione politica.Il Santo Padre ha più volte denun-ciato la situazione di violenza in cuiversa il Paese definendola catastrofeumanitaria, disumana e impossibileda accettare, nonché facendo appel-lo agli Stati affinché sia sempre pro-tetta la vita dei civili inermi nel ri-spetto delle norme del Diritto inter-nazionale umanitario. Papa France-sco, inoltre, non ha mai smesso dipregare e di chiedere di pregare af-finché nel Paese si possa ricostruireun clima fraterno dopo lunghi annidi scontro.

    La preoccupazione della SantaSede per il deterioramento della si-tuazione causata dall’offensiva lan-ciata contro la città di Idlib nelnord-ovest della Siria ha spinto, loscorso 28 giugno, il Successore diPietro a indirizzare una lettera alPresidente siriano Bashar Hafez al-Assad, incoraggiandolo a mostrarebuona volontà per porre fine allacrisi umanitaria nella regione, pro-teggere la vita dei civili innocenti epreservare le infrastrutture essenzia-li, come scuole e ospedali. Venivaaltresì sottolineata la necessità di in-traprendere iniziative concrete voltea permettere il rientro in sicurezzadegli sfollati e rinnovato l’app elloper la ripresa del dialogo e dei ne-goziati con il coinvolgimento dellacomunità internazionale. Un futurodi pace in Siria sarà possibile sol-tanto quando le parti in conflittosaranno in grado di ascoltare le vocidella coscienza e della popolazione

    inerme e logorata, non chiudendosinella promozione dei propri esclusi-vi interessi sulla regione. Il ricorsoalle armi non può essere consideratostrumento adeguato per risolvere iconflitti e tanto meno per la pace. Atale proposito, risulta sempre attualeil monito di San Giovanni Paolo IInel Messaggio per la GiornataMondiale della Pace 1979: «Pergiungere alla pace, educare alla pa-ce». La Chiesa ha insegnato chequest’ultima è possibile in quantofrutto dello sviluppo integrale ditutti gli esseri umani e della presadi coscienza che solo nella verità,nella giustizia, nell’amore e nella li-bertà è pensabile ricercare e consoli-dare la pace fra le genti (cfr. S. Gio-vanni XXIII, Pacem in terris). Comeè detto nel Messaggio del Santo Pa-dre per la celebrazione della Gior-nata Mondiale della Pace di que-st’anno: «La pace è un bene prezio-so, oggetto della nostra speranza, alquale aspira tutta l’umanità». Nonbisogna, dunque, smettere di spera-re in un futuro auspicabilmente mi-gliore, sapendo tuttavia che essonon sarà realmente possibile se an-diamo avanti con l’atteggiamentoche, con tono penitenziale, il Papaha denunciato nella preghiera delloscorso 27 marzo: «Non ci siamo ri-destati di fronte a guerre e ingiusti-zie planetarie, non abbiamo ascolta-to il grido dei poveri, e del nostropianeta gravemente malato. Abbia-mo proseguito imperterriti, pensan-do di rimanere sempre sani in unmondo malato».

    *Osservatore Permanentedella Santa Sede presso la Fao, l’Ifade il Pam

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 5 aprile 2020

    «Gli abitanti del Castelletto» di Mirjam Viterbi Ben Horin

    Il raccontoche ferma il tempo

    Il sogno di un cinema anche per non udenti

    Oltre il suono delle voci

    L’assenza di sottotitolirende la visione confusa e difficileed è frustrante dover interpretare la tramaesclusivamente dai movimenti degli attorio provando a leggerne le labbra

    L’ingresso di Gesù a GerusalemmeUna complessa e suggestiva scena tra IV e VI secolo

    Codice di Rossano Calabro. Rappresentazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme (VI secolo)

    di ILARIA PENNACCHINI

    Q uante volte abbiamo prefe-rito rimanere a casa aguardare un film piuttostoche uscire, fare la fila, con-trattare con il botteghino

    per accaparrarci i posti migliori, cerca-re di ignorare, trattenendo l’acquolinain bocca, il profumo proveniente dallateca dei popcorn, per poi sederci suquelle poltrone imbottite — vecchie onuove che siano, sempre più scomodedel nostro divano — e, finalmente, alie-narci un paio d’ore dalla vita reale.Negli ultimi anni le sale cinematografi-che — ormai in declino e démodé ri-spetto alle più accessibili piattaformedi streaming a pagamento — hanno re-gistrato un calo vertiginoso dell’af-fluenza. Eppure oggi, confinati nellenostre case, la sola idea di andare al ci-nema ci sembra un sogno.

    In questa situazione sembriamo esse-re più consapevoli dei nostri privilegi— o meglio, di quelli che avevamo finoa qualche giorno fa — e, forse, per que-sto ora ci risulta meno difficile com-

    Il sogno di un «cinema aperto a tut-ti, senza differenze» Fabrizio Savareselo ha realizzato con le proprie maninel 2017, facendo aprire una sala pernon udenti in due cinema della sua cit-tà. Nato a Crema e trasferitosi a Bre-scia all’età di dodici anni, Fabrizio èsordo dalla nascita ma, grazie a un im-pianto cocleare, riesce a distinguere inmaniera approssimativa suoni e voci.«Quando ero piccolo sognavo di di-ventare un attore», racconta il trenta-seienne che — nonostante gli studi digrafica all’istituto Golgi, la laurea alloIed di Milano e il suo lavoro presso gliSpedali Civili a Brescia — continua acoltivare la sua passione per il “magi-co” mondo del cinema. Quest’ultimainizia nel 1989, quando, con l’amicod’infanzia Luca, va a vedere la primapellicola dedicata al cavaliere oscuro,Batman di Tim Burton. Le scened’azione e gli effetti speciali suscitanoin lui un entusiasmo per le produzionicinematografiche che lo accompagnaancora oggi. Ma, se da bambino si ac-contentava delle immagini, con il tem-po la possibilità di capire la storia è di-ventata una necessità. L’assenza di sot-totitoli, spiega Fabrizio, «rende la vi-sione confusa e difficile» ed è frustran-te dover interpretare la trama esclusiva-mente dai movimenti degli attori, oprovando a leggerne le labbra.

    Si tratta, purtroppo, di un problemadiffuso, con cui le persone con disabi-lità uditiva sono costrette a conviverequotidianamente, anche per guardaresemplici programmi televisivi. Forniregli strumenti per la comprensione a co-loro che non li posseggono è un modoper favorire l’inclusione e il coinvolgi-mento di tutti. Lo scopo del cinemadovrebbe essere proprio questo: rende-re possibile la socialità, «abbattendonon solo le barriere fisiche, ma cultu-rali».

    Quando, nel 2016, l’amico lo invitaal cinema del comune di Curno (vicinoa Bergamo) a vedere Batman vs Super-man in lingua originale e sottotitolato,Fabrizio si rende conto che non è im-possibile mettere in pratica questi idea-li. «Sono rimasto molto stupito — di-

    chiara — quando ho scoperto che in al-cune città italiane vengono proiettatifilm stranieri con sottotitoli in italiano.“A Brescia no... com’è possibile?” misono detto».

    Da allora, non ha smesso di dedicar-si al suo progetto di realizzare una salacinema per non udenti, che ha visto laluce alla fine del 2017, con la proiezio-ne di un film sottotitolato all’Oz diBrescia. Oggi Fabrizio gestisce la pro-grammazione settimanale dedicata aun pubblico di sordi (e di stranieri) indue multisala della città. «Siamo apertia tutti — ci tiene a ribadire — c o m p re s e

    Una volta superatal’emergenza che stiamo affrontandopotremmo provare a correggerele vecchie dinamiche di esclusionecon iniziative come questaE tornare alla socialitàcon una maggiore consapevolezza

    persone con altre disabilità e studentiche devono imparare le lingue». Pertenere aggiornato il suo pubblico, hainoltre creato la pagina Facebook “Mo-vie news”, dove — oltre agli orari delleproiezioni settimanali — gli appassiona-ti possono condividere notizie e curio-sità relative al mondo del cinema.

    Nei suoi progetti futuri non escludela collaborazione con le scuole del co-mune per portare i bambini con disa-bilità uditiva al cinema, e la creazionedi un piccolo festival per attori nonudenti internazionali. «Vorrei che al-meno un cinema in tutte le città d’Ita-lia dedicasse una serata a settimana aisordi, come già si fa a Brescia, Berga-mo, Torino e nelle più grandi città».

    Una volta superata l’emergenza chestiamo affrontando, potremmo provarea correggere le vecchie dinamiche diesclusione con iniziative come quella diFabrizio, e tornare alla socialità conuna maggiore consapevolezza.

    prendere cosa significhi esserne privati.Assistere a una proiezione cinemato-grafica per alcuni è un’azione banale,come prendere un aperitivo al bar, peraltri, invece, rappresenta ancora ungrande sogno nel cassetto. La maggiorparte delle sale italiane, infatti, nonprevede la proiezione di film accessibilia un pubblico non udente, e ciò con-tribuisce ad allontanare da spazi disocialità un’ampia fascia della popola-zione.

    di ENRICA RIERA

    Raccontare salva la vita. Lo sicomprende appieno leggendoGli abitanti del Castelletto. Unaluce nel buio della Shoah diMirjam Viterbi Ben Horin(Milano, Edizioni Francescane Italiane,2020, pagine 96, euro 12), medico e scrit-trice, che oggi vive a Gerusalemme.

    L’autrice, quando mette giù questa rac-colta di brevi racconti su di un piccoloquaderno verde, ha solo dieci anni. È il1943 e vive il livore nazi-fascista da cui di-pende il trasferimento, suo e della sua fa-miglia, da Padova ad Assisi. Ma pure unanuova identità: i Viterbi, infatti, cambianocognome in Vitelli, passando per Varelli, e,sui documenti ufficiali, da veneti diventa-no leccesi.

    Così, nella città di san Francesco e disanta Chiara, grazie all’aiuto dell’allora ve-scovo Giuseppe Placido Nicolini, Mirjamsi nasconde per sfuggire alla persecuzionee alle leggi razziali. Esclusa dalla vita difuori e isolata nella vita di dentro, si ritro-va rinchiusa in due stanze insieme al pa-dre, alla madre e alla sorella maggiore, e,proprio in questo clima d’e m a rg i n a z i o n e ,avvia la stesura del quadernetto, testimonemuto dell’ingiustizia, su cui prendono vitapersonaggi fantastici, paesaggi, mondi e

    universi meravigliosi che brulicano d’unastraripante umanità. S’inventa il Paese del-le Ore, il Paese dei Minuti e quello dei Se-condi, la piccola autrice, dove abitanol’amico Vento, angeli custodi, famiglie feli-ci, bambini che sorseggiano cioccolate cal-de, soffiano bolle di sapone e si stupisconopersino per la neve che cade leggiadra suipalmi delle loro mani.

    Ecco, dunque, che raccontare equivaleper la bambina-scrittrice a fermare il tem-po: costruire un luogo lontano da quelloreale, nel quale trovano spazio solo il lietofine e i buoni sentimenti, significa allonta-nare da sé la dirompente solitudine, pro-teggersi da tutto il rumore esterno.

    Elias Canetti nel suo Libro contro la mor-te scrive così: «Raccontare, raccontare fin-ché non muore più nessuno. Mille e unanotte. Milioni e una notte». E così, comeShaharazad, fanciulla protagonista de Lemille e una notte, che oppone alla fine dellasua esistenza l’antidoto della narrazione,anche Mirjam utilizza i suoi racconti persconfiggere la paura.

    Nella premessa de Gli abitanti del Ca-stelletto, che tra l’altro è stato pubblicatosotto forma di scansione digitale del qua-dernetto verde, Mirjam, tutto ciò, lo sug-gerisce quando scrive che «costruire unmondo dove tutto era bello, possibile ebuono [rappresentava un modo] per salva-re se stessa». E, ancora, quando spiega, in-troducendo il suo preziosissimo lavoro, co-me lo scrivere, il raccontare storie per l’ap-punto, l’abbiano vivificata, nonché resa ca-pace di affrontare il timore, l’inquietudinedi poter essere scoperta e poi deportata.«Io vivevo in quelle pagine», rende notola scrittrice e, proprio in questa frase, siconcretizza la sua fuga verso la libertà; fu-ga da ritenersi impossibile senza la fanta-sia, la fiaba, lo scrivere o il leggere ad altavo ce.

    Nel romanzo, che quindi da sempliceraccolta di storie diventa vera e propria te-stimonianza di Storia, c’è la carta ingialli-ta: grazie alla fedelissima riproduzione delvecchio quaderno ci si immerge nella scrit-tura a matita, nelle cancellature, nelle ulti-me pagine strappate e persino nelle illu-strazioni della bambina.

    In definitiva, riprodurre il libro in que-sta forma, portarlo in tale maniera alla co-noscenza dei lettori, appare una scelta fon-damentale. Perché è come toccare con ma-no la speranza di Mirjam che, con quellepagine, tentò di proteggersi dalla brutalitàdel mondo.

    Il quadernetto verde, dopo più di set-tant’anni, viene comunque arricchito, nonsolo dalla postfazione della psicoterapeutaMiriam Marinelli, ma anche dall’intro du-zione dell’attuale vescovo di Assisi, Dome-nico Sorrentino. Tocca a quest’ultimo deli-neare la cornice storica del romanzo, affi-dandolo alle future generazioni e non di-menticando di menzionare il Museo dellaMemoria della città dei già citati santiFrancesco e Chiara, dove tuttora si rintrac-ciano le carte d’identità della famiglia Vi-terbi e si documenta quanto accaduto tra il1943 e il 1944 («Su questa irrimediabilevergogna [...] l’unico atteggiamento validoè quello di una memoria che non si atte-nua, anzi si coltiva, per seminare nel futu-ro dell’umanità e specialmente nelle co-scienze dei giovani, un antidoto perenne,che impegni tutti a fare in modo che similiorrori non si ripetano, per gli ebrei, e perogni altro popolo»).

    Il vescovo Sorrentino fa luce, in partico-lare, sul ruolo ricoperto, negli anni dellepersecuzioni naziste, dal suo predecessore,Nicolini che, insieme ad altri ecclesiastici elaici, salvò «un numero imprecisato manotevole di ebrei».

    Tra questi, non a caso, la piccola Mir-jam. Mirjam Viterbi Ben Horin, che ha ilmerito di raccontare la Shoah evitando diraccontarla, e di tracciare, a chiare lettere,il mondo che tutti vorrebbero offrire aipropri figli.

    di FABRIZIO BISCONTI

    Nella plastica funeraria prodot-ta nella seconda metà del IVsecolo e cioè dal tempo deiCostantinidi a quello di Teo-dosio spunta una scena com-plessa, che riproduce il festoso ingresso diCristo in Gerusalemme. La scena è costi-tuita dalla giovane figura di Gesù, vestitodi tunica e pallio, che incede verso destrasul dorso di un’asina, facendo il solennegesto della parola.

    L’episodio, ricordato dai Vangeli (Ma t t e o21, 6-9; Ma rc o 11, 4-11; Luca 19, 32-38; Gio-vanni 12, 14-16), viene tradotto in figuramodellandosi sull’iconografia dell’adventusimperiale, proponendo una sorta di con-trappunto figurativo, nel senso che il so-lenne ingresso dell’imperatore viene decli-nato nel festoso arrivo di Gesù, che ha lesembianze di un fanciullo imberbe, conuna leziosa acconciatura a boccoli, nelmentre cavalca un’umile asina, accompa-gnata da un puledro che a malapena si tie-

    ne sulle zampe, secondo il raccontodell’evangelista Matteo.

    La figura del piccolo re, che incede ver-so la città di Gerusalemme, attorniato da-gli apostoli, è accolta da un personaggio,di modulo minore, che stende un mantellodavanti a Cristo, mentre una piccola follaacclama festosa.

    Se la scena appare già nel celebre sarco-fago di Giunio Basso, prefetto dell’Urb e,morto nel 359, essa trova una definizioneiconografica nei sarcofagi di Bethesda, ungruppo di arche marmoree prodotte nelleofficine romane nell’ultimo scorcio del IVsecolo. Si tratta di circa venti esemplari diraffinatissima realizzazione, ordinati dacommittenti di altissimo rango e di eleva-tissimo potenziale economico. Tutti questisarcofagi, dispersi un po’ in tutto il mondocristiano antico — anche se sono rimastipressoché intatti quello dei Musei Vaticani,quello di Ischia, quello di Tarragona equello atipico di Pretestato — prop ongonola stessa sequenza figurativa, con scene ditipo cristologico: su uno sfondo urbico, si

    snodano la guarigione dei ciechi, quelledell’emorroissa, del paralitico, del servo delcenturione, l’ingresso di Cristo in Gerusa-lemme.

    Quest’ultima scena, sicuramente la piùcomplessa e la più articolata, funge daestuario semantico della sequenza evange-lica e propone un interessante particolareche, a un primo sguardo, può sfuggireall’osservatore. Tra gli alberi, che contor-nano l’animato episodio, si intravede unapiccola figura, che può essere facilmenteidentificata con Zaccheo, noto per la nar-razione incastonata nel vangelo di Luca(19, 1-10): «Entrato in Gerico, Gesù attra-versa la città. Ed ecco che un uomo, dinome Zaccheo, capo dei pubblicani e ric-co, cercava di vedere quale fosse Gesù,ma non gli riusciva a causa della folla,poiché era piccolo di statura. Allora corseavanti e, per poterlo vedere, salì su un si-comoro, poiché doveva passare di là.Quando giunse in quel luogo Gesù alzòlo sguardo e disse: “Zaccheo, scendi subi-to, poiché oggi devo fermarmi a casa

    tua”. In fretta scese e lo accolse pieno digioia».

    La chiamata di Zaccheo e l’ingresso diCristo in Gerusalemme propongono, dun-que, un fenomeno di contaminazione ico-nografica, forse per l’analogia figurativa,che si intrattiene tra coloro che tagliano irami degli alberi per far festa al Salvatoree il piccolo pubblicano, che si arrampicasul sicomoro.

    Tornando all’animato ingresso del Cristoin Gerusalemme — come abbiamo anticipa-to — l’arte recupera, in un libero adatta-mento, le epifanie imperiali e, in particola-re, quelle rappresentazioni che ritraggonol’imperatore a cavallo, accolto da una follaacclamante. Secondo questo schema, lascena viene rappresentata, più tardi, anchein pittura, come succede nel programma fi-gurativo dell’ipogeo di Santa Maria inStelle nei pressi di Verona, già riferibile al-la prima metà del V secolo e in una scena,oramai poco giudicabile, della catacombasiracusana di Vigna Cassia, ancora della fi-ne del IV secolo.

    L’episodio evangelico ricorre, poi, su al-cuni avori del V e del VI secolo, trovandola sua manifestazione più definita in unaformella della cattedra eburnea del vescovoravennate Massimiano negli anni centralidel VI secolo.

    La scena, più o meno dettagliata, entranel giro delle raffigurazioni miniate di al-cuni celebri codici, come quello del Cor-pus Christi College, quello di Rabbula equello di Rossano Calabro, preparando icicli cristologici del Medioevo.

    Tutte queste testimonianze figurative,che si affacciano nel più antico repertorioiconografico cristiano, vogliono fissare ilmomento in cui Gesù è ormai giunto allaperiferia di Gerusalemme, nel quartiere diBetfage, sulle pendici del monte degli Uli-vi. L’ingresso trionfale nella città santa puòessere letto in chiave messianica, richia-mando la profezia di Zaccaria (9, 9), maanche la festa gioiosa delle Capanne,quando si compiva il rito processionaledelle fronde e si intonavano i Salmi al Si-g n o re .

    PUNTI DI RESISTENZA

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 5 aprile 2020 pagina 5

    Ottimo universaleNon solo un pittore

    I chiodi nascosti

    Autoritratto di Raffaello («Scuola di Atene», particolare)

    Il 6 aprile 1520 moriva Raffaello

    di BARBARA JAT TA

    In questo tempo di “fermo” ditante attività, di mostre, diconvegni, di restauri ed even-ti diversi è bene pensare altempo non come k ró n o s manella sua accezione più peculiare dik a i ró s . E quindi anche le molteplici evariegate celebrazioni previste per icinquecento anni dalla morte di Raf-faello Sanzio da Urbino vanno ri-pensate e rielaborate con un altropasso e in altri modi: con un altrotemp o.

    Ci auguriamo tutti che la splendi-da mostra organizzata dalle Scuderiedel Quirinale, in collaborazione conle Gallerie degli Uffizi e con la par-tecipazione della Galleria Borghese,dei Musei Vaticani, del Parco Ar-cheologico del Colosseo e di tantialtri musei possa avere un’auspicataproroga nei prossimi mesi. I pochiprivilegiati che sono riusciti a veder-la si sono resi conto che è veramentela “mostra ammiraglia” che l’Italiaha voluto dedicare a una figura em-blematica della sua storia e della suacultura, e il catalogo è l’e s p re s s i o n edella serietà, dell’impegno e dell’altocalibro dei curatori e dei redattoridei contributi tematici.

    L’intera mostra ha voluto raccon-tate Raffaello “a ritroso”, partendo

    dai suoi funerali il 7 aprile del 1520,con il bel dipinto dei Musei Vaticanidi Pietro Vanni e terminando conl’autoritratto giovanile degli Uffizi, eha come filo conduttore la grandez-za e l’armonia del grande urbinatebasata sulla poetica dell’«ottimouniversale» di vasariana memoria.

    Non sappiamo quanto andremoancora avanti in questa situazione dipandemia mondiale, ma in questotempo sospeso vogliamo coglierel’occasione di ricordare almeno lagiornata del 6 aprile, che così signi-ficativa fu per Raffaello: la storiogra-fia lo dice, infatti, nato e morto inquesto giorno.

    Il “Divin pittore” visse nella cittàpontificia dodici anni, dal 1508 al1520, durante i due pontificati diGiulio II della Rovere e di Leone XMedici, in un momento felicissimoper la presenza contemporanea dipersonalità artistiche raffinatissime euna moltitudine di letterati, filosofi eteologi.

    I Palazzi e i Musei Vaticani hannoil privilegio di essere i detentori deipiù belli e significativi cicli pittoricidi Raffaello. Le Stanze di Giulio IIdella Rovere, che hanno acquisito ilnome dello stesso Raffaello in consi-derazione del pregio degli affreschi;e poi ancora gli affreschi di Palazzolegati al cardinale Bernardo Dovizi

    da Bibbiena (la Stufetta e la Logget-ta) e le celeberrime Logge, meta emito di secoli di grand touristes, doveRaffaello e la sua scuola dipinserocon una particolarissima tecnica fattadi affreschi e stucchi “all’antica” cin-quantadue scene tratte dalla Bibbia.

    Raffaello in Vaticano significa an-che le imponenti e imprescindibilipale della Pinacoteca Vaticana, in

    zione, sebbene tessuti nella bottegafiamminga di Peter van Aelst, sono iraffinatissimi arazzi con gli Atti de-gli Apostoli concepiti per completa-re la catechesi visiva della CappellaSistina e commissionati da Leone X,il figlio di Lorenzo il Magnifico.

    Ma il Vaticano e l’incontro conLeone X significarono per Raffaelloanche la nomina ad architetto dellaFabbrica di San Pietro e l’i n c o n t rocon “l’Antico”, che permise di for-mulare quello stile canonico e “clas-sico” che divenne poi il suo codice.

    Raffaello ricevette da Papa Medicianche l’incarico di «Conservatore al-le antichità», con la missione di im-pedire, o almeno arginare, lo spoglioperpetrato sui monumenti e sulleopere antiche dell’Urbe e per rinfor-zare questa specifica attenzione glivenne commissionata, inoltre, la ri-costruzione di una pianta topografi-ca di Roma antica. La sua celebrelettera al Pontefice, scritta a quattromani con il fraterno amico Baldas-sarre Castiglione, sancì le prime eimportanti regole della tutela e dellaconservazione delle antichità e, invia più generale, l’attenzione alla no-stra eredità storica e culturale.

    I Musei Vaticani hanno come mis-sione di preservare e condividere lostraordinario patrimonio artistico,storico e di fede di cui sono detento-

    ri. Dalla sensibilità raffaellesca han-no ereditato la straordinaria atten-zione alla cura delle opere e sonoconsiderati un’eccellenza riconosciu-ta a livello internazionale nel campodella conservazione e del restauro.

    Una realtà fatta di sette laboratorispecializzati per tipologia di mate-

    riali, con quasi cento tecnici speciali-stici che lavorano su tutte le operedelle collezioni dei Musei e dellaSanta Sede e che sono appunto ilfrutto di quella tradizione pluriseco-lare vaticana, affiancati da un Labo-ratorio di Diagnostica per la Conser-vazione e il Restauro che supportaogni intervento con le necessarie in-dagini scientifiche e da un Ufficiodel Conservatore a cui sono affidatiil controllo dell’ambiente e i pianiprogrammatici di cura e manuten-zione ordinaria delle opere.

    Il Laboratorio di Restauro Pitture,il più antico di costituzione, è forseil più rinomato e tanti sono stati ilavori intrapresi sulle opere raffaelle-sche in questi ultimi decenni, in pri-mis i restauri delle Stanze vaticane.

    Durante la direzione di Carlo Pie-trangeli è stato affrontato, fra il 1980e il 1994, il restauro della Stanzadell’Incendio di Borgo (Guidi, Rosside Gasperis) coordinato dal granderestauratore Gianluigi Colalucci, ne-gli stessi anni dell’impegnativo re-stauro storico della Cappella Sistina.

    Al tempo della direzione di Fran-cesco Buranelli, è stata restaurata lamaestosa Stanza della Segnatura,con il coordinamento di ArnoldNesselrath e la supervisione conser-vativa di Gianluigi Colalucci (1995-1996) e Maurizio De Luca (1996-1999): 1995-1996 Scuola d’At e n e (Gui-di, Rossi de Gasperis, Violini); 1996-1997 Parnaso (Rossi de Gasperis,Violini); 1997-1998 Disputa del SS.Sacramento (Violini, Baldelli, Pia-centini); 1998-1999 Giurisprudenza,volta e basamento (Violini, Baldelli,Piacentini, Zarelli, Cimino).

    All’epoca della direzione di Anto-nio Paolucci, è stata restaurata laStanza di Eliodoro, con la supervi-sione di Maurizio De Luca (2002-2010) e di Maria Putska (2011-2012)e il coordinamento di Paolo Violini:2002-2004 volta (Violini, Baldelli,Zarelli); 2005-2006 Liberazione di SanP i e t ro (Violini); 2007–2008 Cacciatadi Eliodoro (Violini); 2009-2010 Me s -sa di Bolsena (Violini, Piacentini);2011-2012 Incontro fra Leone Magno eAt t i l a (Violini, Piacentini).

    E infine il Salone di Costantino,avviato sotto Paolucci e proseguitofino a oggi, con la supervisione ini-ziale di Maria Putska e poi di Fran-cesca Persegati della bella équipe se-guita da Fabio Piacentini, con la di-rezione scientifica di Guido Cornini(Bertelli De Angelis, Resca, Salvato-ri, Settembri, Vettori, Vinciguerra,Oliva, Moretti, Santoro, Ammen-dola).

    Tutto questo non sarebbe statopossibile senza le alte professionalitàdei restauratori vaticani, ma anchesenza il generoso supporto dei nostri«Patrons of the Arts in the VaticanMuseums»: in particolare i Capitolidi New York, della California, delMichigan, del Texas, del RegnoUnito, del Canada, ma anche speci-fici benefattori come le famiglieD’Urso, Gaisman, Gusmano e Car-lson.

    Recentemente, Papa Francesco ciha ricordato come Raffaello è statoun figlio importante di un’ep o ca,quella del Rinascimento, non privadi difficoltà, ma animata da fiducia esperanza: invitandoci a riscoprire, at-traverso questo artista, lo spiritod’apertura che ha reso tutto più bel-lo in storia, arte e cultura.

    di GUID O CORNINI

    Fu probabilmente tra l’autunno del1518 e la primavera del 1519 (ma ta-luni fanno risalire la data al 1517)che Raffaello ricevette l’incarico didecorare, al secondo piano del Pa-lazzo Apostolico, la più grande delle camereannesse, fin dai tempi di Giulio II, al nuovoappartamento di rappresentanza. Situata aest dell’antica Camera dell’Audientia (attualeStanza di Eliodoro) e a nord dell’antica Ca-mera dei Cubiculari o dei Palafrenieri (attua-le Sala dei Chiaroscuri), la costruzionedell’ambiente precedeva di almeno un secolo,però, quella delle adiacenti Stanze dell’alanord, fatte edificare da Niccolò V tra il 1447 eil 1455. Inserita ab origine nel percorso ceri-moniale che, dalla Sala dei Lanzi, detta an-che dei Paramenti (attuale Sala Vecchia degliSvizzeri), raggiungeva le “camere nove” diGiulio II e Leone X, quella che nei documen-ti dell’epoca era chiamata Aula Pontificumsuperior (per distinguerla dall’altra, denomi-nata i n f e r i o r, che ne duplicava le funzioni alpiano sottostante), era uno spazio destinato aconcistori, ambascerie ed eventi a caratterepubblico o semi-pubblico, come i festeggia-menti per le nozze dei congiunti del Papa.

    Prima che la morte ne stroncasse inaspet-tatamente l’esistenza, interrompendo sul na-scere una delle imprese più impegnative del-la sua vita professionale, quello che i posteriomaggiarono con il titolo di «divin pittore»aveva però fatto in tempo a ideare — e anchenel dettaglio — la decorazione pittorica dellasala, come una copiosa documentazione gra-fica sta lì a testimoniare.

    Soggetto principale delle “storie”, cheavrebbero dovuto rivestire, come finti arazzi,le pareti monumentali dell’ambiente, eranoepisodi tratti dalla vita di Costantino, a san-cire il trapasso dall’universalismo politico-mi-litare dell’antica ideologia imperiale a quelloetico-religioso della nuova ideologia cristia-na, presentata come erede giuridica e spiri-tuale del primo. Le vicende della Visione dellaC ro c e , della Vittoria dell’Imperatore su Massen-zio (o Battaglia di Ponte Milvio) e, in un pri-mo tempo, della Presentazione dei prigionieri aCostantino e della Preparazione del bagno disangue dell’I m p e ra t o re , sostituiti poi con lescene del Battesimo di Costantino in Laterano

    e della Donazione di Roma in Vaticano,avrebbero dovuto svolgere, ai quattro latidella sala, un coerente ciclo programmatico,incentrato sulla trasmissione dell’auctoritasimperiale dalla Roma classica alla Roma cri-stiana.

    Ai lati delle scene maggiori, inquadrate dabordure con fogliami alternati alle armi me-dicee, si sviluppa poi un secondo ciclo figu-rato, comprendente le immagini di otto Papisantificati, seduti in trono sotto baldacchinientro finte nicchie conchigliate, e affiancatida figure allegoriche alludenti alle virtù diciascun pontificato. Completano la rievoca-zione della vita di Costantino i soggetti ese-guiti a monocromo nello zoccolo, divisi dacoppie di cariatidi sorreggenti lo scudo conle imprese dei Medici e quelle personali diClemente VII.

    Dai documenti d’archivio, sappiamo cheagli inizi del 1521 Giulio (Romano) era già allavoro, impegnato con i compagni nelle pro-ve sulle pareti. Gli era accanto l’amico Gio-vanfrancesco (Penni), detto il Fattore, concui Giulio, sotto la guida dell’Urbinate, ave-va già condiviso i ponti delle Logge. L’asse-gnamento del lavoro ai due giovani “gharzo-ni” non era però stato così pacifico: dal Va-sari e da altri autori sappiamo infatti che,dopo la morte di Raffaello (6 aprile 1520),molti erano stati gli artisti desiderosi di ere-ditare l’impresa, ma che il gruppo degli allie-vi, forte del fatto di essere in possesso dei di-segni del Maestro, era riuscito infine a spun-tarla sugli avversari. Dalle medesime fontisappiamo anche che, dopo un momento dieuforia iniziale, quando gli allievi avevanomostrato al Papa due figure a olio su muro«per far mostra» delle proprie capacità, visarebbero stati dei sensibili rallentamenti, le-gati alle difficoltà a proseguire il lavoro nellastessa tecnica.

    La campagna di interventi tutt’ora in corsosulle pareti della stanza, a opera del Labora-torio Restauro Pitture dei Musei Vaticani, haavuto inizio nel marzo 2015, con l’Ad l o c u t i odella parete est, per proseguire poi nel luglio

    2016 con la Battaglia della parete sud e spo-starsi infine, nel settembre 2018, sul Battesimodella parete ovest. L’effettuazione di analisinon distruttive applicate agli affreschi e allamuratura retrostante, come pure la raccoltadi micro-campionature stratigrafiche in areedi prelievo puntuali, hanno permesso l’acqui-sizione di importanti dati diagnostici in ordi-ne alla conoscenza dei materiali e delle tecni-che utilizzate. L’elaborazione interpretativadei relativi risultati, affidata al Gabinetto Ri-cerche Scientifiche applicate ai Beni Cultura-li, d’intesa con la componente curatoriale equella conservativa della Direzione Lavori, siè indirizzata soprattutto verso le pitture dellepareti est e sud, concentrandosi in modoparticolare sulle allegorie della “Comitas”, adestra dell’Ad l o c u t i o , e della “Iustitia”, a de-stra della Battaglia.

    La critica è ancora divisa circa la paternitàdi queste due figure, ritenute da alcuni operadi Raffaello e, quindi, in rapporto alla «fac-ciata di mistura per lavorarvi sopra a olio»che, a detta del Vasari, l’artista stesso avevapreparato prima di morire; e da altri di manodegli allievi che, ottenuto l’incarico, «gettaro-no per terra la parete, lasciando però nel suoessere due figure ch’eglino [Giulio e Giovan-francesco] avevano prima dipinte a olio chesono per ornamento intorno a certi Papi eciò furono una “Iustizia” e un’altra simile».

    Che le allegorie femminili della “Comitas”e della “Iustitia” vadano identificate conquelle, dipinte a olio, ricordate dal Vasari, èun dato certo e assolutamente indubitabile.Ma c’è di più. Poco più indietro nello stessopasso, è il biografo stesso a informarcidell’esistenza di una parete che essi [ancoraGiulio e Giovanfrancesco] «ordinarono dimistura per farla a muro in olio, e poi, nonriuscendo, si deliberarono di gettarla per ter-ra e dipignerla in fresco»: e tale parete eraquella dove egli [cioè Giulio] «fece Gostanti-no che ragionava a’ soldati».

    Le analisi condotte in questi mesi sulla pa-rete menzionata confermano effettivamentequesto stato di cose: nella scena dell’Ad l o c u -tio, al di sotto della superficie pittorica, lapresenza di numerosi «chiodi» distribuiti fit-tamente senza funzione apparente — rilevati,con uguale densità, anche sotto la “Iustitia”e la “Comitas” — non trova riscontro nellatecnica dell’affresco e sembra legarsi inveceall’uso della colofonia (pece greca), ritrovataperaltro al di sotto delle figure allegoriche (esolo sotto di esse), in rapporto al mediumoleoso con cui le medesime furono eseguite.Compito di questi elementi metallici dovevaessere quello di tenere in posizione la pece,venendosi così a legare alla tecnica dell’oliosu muro e al progetto di decorare con essatutta la Sala. Perseguita con successo questasoluzione nel caso delle due figure allegori-che, dopo la morte di Raffaello, per ragionia noi sconosciute, non fu più possibile repli-care il buon esito delle prime prove. Il pro-getto di dipingere a olio tutta la sala fu con-seguentemente abbandonato e la decorazioneprese finalmente le mosse, questa volta, dallascena della Battaglia, così che essa fu la pri-

    ma a essere realizzata con la tecnica dell’af-f re s c o .

    Diversamente dovevano stare le cose conla parete dell’Ad l o c u t i o , la prima a essere stataoriginariamente pensata per la decorazione e,di conseguenza, quella dove ci si era spintipiù avanti con la preparazione: la fitta chio-datura ancora superstite dietro la superficiemuraria dimostra che è qui che si era avutaintenzione di stendere la colofonia, ed è quiche essa fu verosimilmente applicata, perprovvedere il pigmento oleoso di un suppor-to compatto e levigato. Per motivi che nonconosciamo, tuttavia, i successivi tentativi didipingere a olio la parete non andarono inporto e questo deve aver a lungo trattenuto ipittori dal prendere ulteriori iniziative sino ache, forti forse dell’esperienza maturata sullaparete della Battaglia, essi si resero conto che

    La sua celebrelettera al Ponteficesancì le prime regoledella tutelae della conservazione

    quella Sala VIII appositamente con-cepita da Pio XI per consacrare l’artedell’Urbinate, attraverso le quali èpossibile avere una efficace sintesidelle sue diverse fasi artistiche: lagiovanile Pala degli Oddi, la delicatae matura e magnifica Madonna diFo l i g n o e la dirompente Tra s f i g u ra z i o -ne, ultima opera dell’artista. E poiancora la predella della Pala Baglio-ni raffigurante le virtù teologali Fe-de, Speranza e Carità. Di sua inven-

    la presenza dei chiodi avrebbe potuto forni-re, una volta tolta di mezzo la colofonia, unsistema di aggancio meccanico compensativodella impermeabilità dello strato sottostante:e consentire con ciò l’applicazione della mal-ta. Gettarono dunque a terra la «facciata dimistura» — come dice il Vasari — per stende-re l’intonaco e procedere ad affresco.

    Di lì in avanti, i lavori procedettero conuna certa regolarità. Per il settembre 1524 leopere pittoriche erano finite. L’insieme delladecorazione rivestiva completamente le pare-ti, trasfigurandole in una vibrante policro-mia, e un autore come Paolo Giovio potevariconoscere in esse l’estremo contributo delSanzio all’arte universale. L’ammirazione su-scitata dagli affreschi premiò anche la famadegli allievi che vi avevano lavorato, ma unapredilezione speciale accompagnò, fin dalsuo primo apparire, la scena della Battaglia,finita con l’essere dipinta per prima e dun-que più vicina, nell’impetuosità del disegno,al dettato raffaellesco.

    Di un’eguale popolarità godettero anche lefigure della “Comitas” e della “Iustitia”, lacui innegabile superiorità le rende un uni-cum formale, nel pur altissimo contesto chele circonda.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 5 aprile 2020

    Pregare insieme aiuta a crescereTante famiglie italiane trasformate in piccole chiese domestiche

    di FEDERICO PIANA

    Padre, madre, figli e moltospesso anche i nonni. Tuttistringono in mano la coronadel rosario e passeggiando a ritmolento nell’appartamento scandisconoa voce alta le decine delle Ave Ma-ria, il Gloria e il Padre Nostro. Nonè l’idilliaco quadretto sfocato di unafamiglia, magari benestante e bigot-ta, di fine Ottocento ma la nitida eattuale fotografia dell’esistenza della“piccola chiesa domestica” che inquesto tempo di tragica pandemia siè moltiplicata nei numeri e rafforza-ta nell’efficacia. Complici la quaran-tena e l’immenso dolore che richia-ma inevitabilmente alla trascendenzae a interrogarsi sul senso profondodella vita, sono in molti quelli chehanno riscoperto il dono della pre-ghiera condivisa nel focolare dome-stico con i propri cari.

    Ignazio Puci è il papà di quattrobellissimi bambini, abita nel comunesiciliano di Gela ed è sposato conAglavia, psicologa quarantenne. Pri-ma dell’arrivo della pandemia, lui esua moglie si erano riservati solo lospazio serale per pregare insieme:«Ora in questa nuova condizioneriusciamo a recitare completamentepure il breviario e il rosario. Così cifortifichiamo nella fede e nella spe-ranza». Alla santa messa, trasmessain streaming ogni sera alle 19.30,partecipano anche i suoi figli, Ma-riarita, Emma, Giuseppe e Miriam,un’età compresa tra gli undici e icinque anni: «Ormai sono loro checi vengono a chiamare per avvisarciche sta per iniziare. Ci dicono: pa-pà, mamma, fermiamoci che iniziala messa e dopo ritorniamo a gioca-re. La cosa meravigliosa è che riu-sciamo sempre a pregare tutti insie-me». Quando si fa notte ed è ora diandare a letto, i bambini pretendonoancora una preghiera: «Desideranoche la mamma e il papà gli si sieda-no accanto e con loro facciano unapreghierina per i medici, per gli in-fermieri, per gli ammalati, perché, cidicono, Gesù deve andare da loroper aiutarli».

    L’arrivo della pandemia ha fattointensificare anche la preghiera dellafamiglia di un suo corregionale,Rocco Casciana. Impiegato di 40anni, marito di Simona, casalinga,ha tre figli: Davide di tredici anni,Chiara di dieci e Gloria di cinque.Insieme partecipano alla messa indiretta social e condividono l’adora-zione eucaristica trasmessa online.«La preghiera è diventata un mo-mento cruciale che scandisce le no-stre giornate. Prima del virus, la fre-nesia degli impegni quotidiani nonci permetteva di pregare così assi-duamente come sta accadendo ora»,racconta papà Rocco. Alle 15 di ognigiorno la famigliola si ferma per re-citare la Coroncina della Divina Mi-sericordia: «È questo il momentoche prediligiamo in maniera partico-lare. E poi i miei figli sono contentidi pregare tutti insieme: hanno ac-quisito la consapevolezza che le no-stre preghiere non sono solo richie-ste di intercessione ma anche di rin-graziamento per il fatto che Dio ècon noi, sempre».

    Il prolungato divieto di uscire dicasa ha cancellato ogni attività par-rocchiale e la preghiera, per alcuni,ha perso la dimensione comunitariaper acquisire quella dal sapore fami-liare. È ciò che sta accadendo a Da-niela Vacca, napoletana verace, mo-glie e mamma di un ragazzo diquindici anni. «Prima — racconta —ci trovavamo a pregare insieme aglialtri, molto spesso senza mio figlio,che frequenta ambienti diversi dainostri. Ora, invece, stiamo vivendomomenti di famiglia più intimi neiquali sperimentiamo un’unione spi-rituale molto intensa e profonda».Ad esempio, la preghiera prima deipasti, che la famiglia di Daniela de-dica sempre a tutte le persone chestanno soffrendo a causa dell’infe-zione. Poi c’è la recita del rosario,alle 18 davanti alla televisione, tuttie tre insieme: «È una riscoperta: cimancavano spazi di condivisione. Èun’esperienza forte che ci fa capire ilvalore dell’essere veramente uniti, aldi là dello stare insieme fisicamen-te». La cosa che commuove Danielaè anche quella di sapere che suo fi-glio vuole sostenere i genitori,preoccupati e afflitti, utilizzando lapreghiera comune: «Vuole pregareinsieme a noi, cerca lui stesso questimomenti di unione con il papà econ la mamma. Ci sentiamo davverouna piccola chiesa domestica».

    La messa, ogni mattina, di PapaFrancesco trasmessa da Casa SantaMarta, l’Angelus online con il sacer-

    dote della parrocchia e il rosario indiretta televisiva sono i momentiforti della preghiera comunitariadella famiglia di Maurizio Infante,campano, due gemelle di quasi di-ciassette anni. «Ci siamo uniti dipiù nella preghiera», svela. La qua-rantena «ci dà la possibilità di mol-tiplicare le occasioni per lodare il Si-

    gnore, per affidarci a Maria, affin-ché il virus venga sconfitto, e persostenere spiritualmente tutti glioperatori sanitari che si stanno bat-tendo per salvare ogni vita umana».I frutti però non sono solo spiritua-li. La preghiera nella famiglia diMaurizio ha generato anche mag-giore solidarietà, più coesione socia-

    le: «Non era la stessa cosa, primadella pandemia. Abbiamo più tempoper riflettere, ragionare e meditare.Una buona esperienza soprattuttoper le mie ragazze. Dopo lo tsunamidel coronavirus nulla sarà più comeprima: dobbiamo esercitarci a sco-prire i nostri veri valori per cambiarenoi stessi e la società».

    Quella della romana Barbara DiSilvestre è davvero una famiglia nu-merosa: quattro figli (dei quali unasposata) di un’età compresa tra i 22e i 9 anni. Nonostante siano assiduifrequentatori della parrocchia, la di-mensione della loro preghiera è an-data aumentando man mano checresceva l’emergenza. «Dal momen-to che hanno sospeso la partecipa-zione dei fedeli alla messa — osserva— la nostra preghiera si è irrobusti-ta. Tutte le sere facciamo i vesprimentre per seguire la celebrazioneeucaristica ci siamo iscritti al canaleYoutube creato dal nostro parroco.Per me, per mio marito e i miei figliè una boccata d’ossigeno». Barbarae i suoi familiari non solo hannorinsaldato i rapporti di reciprocaumanità, riavvicinandosi l’uno conl’altro, ma hanno incrementato an-che i rapporti col Signore: «Nonvogliamo abbandonarlo mai. Lui èl’unico che in questo momento cidà la speranza e la forza per andareavanti».

    A Robbiate, in provincia di Lec-co, vivono Eros Rossi e Nuccia Ra-vasi. Due figli ormai grandi fuori dicasa, abitano contigui all’apparta-mento dei genitori della moglie. An-ch’essi, scoppiata la pandemia, han-no assaporato con maggiore intensi-tà il gusto di essere chiesa domesti-ca. «Io e mia moglie — dice Eros —ogni mattina, dopo aver assistito al-la messa del Papa, recitiamo le lodie il rosario che alle 18 ripetiamo an-che con i nostri suoceri. La sera poici aspettano i vespri. Pregare insie-me aiuta la famiglia a crescere». An-che Nuccia sa bene che il mondo,purtroppo, è convinto che le perso-ne si possano salvare solo con l’atti-vismo del fare piuttosto che con lapreghiera d’intercessione: «Ora cheperò siamo ingabbiati, come ci haricordato Papa Francesco, stiamo ri-scoprendo in maniera profonda ilvalore della nostra supplica d’inter-cessione. Mio figlio, in un appuntoche mi scriveva poco tempo fa, sot-tolineava che la nostra preghieranon è per chiedere a Dio qualcosache Lui già conosce, ma per offrirgliciò che muove il nostro cuore». E ilnostro cuore, anche se siamo incate-nati, è in grado di volare: chi speri-menta la preghiera in famiglia certa-mente lo sa.

    Il sussidio della Ceiper la Settimana santa

    ROMA, 4. Fare della propria casa uno spazio di preghiera e di celebra-zione: è l’invito che l’Ufficio liturgico nazionale della Conferenza epi-scopale italiana (Cei) rivolge nel tradizionale sussidio per la Settimanasanta, quest’anno più che mai da vivere in famiglia. «Nel corpo dellaChiesa, che assume il volto concreto della comunità, la Pasqua inscrivenella persona del credente un sigillo di appartenenza, un patto di al-leanza. Come vivere tutto questo nel tempo della pandemia, che ci ob-bliga a rimanere chiusi nelle nostre case?», ci si chiede nell’intro duzio-ne. La proposta è, appunto, di «non rinunciare a vivere la Pasqua»,pregando e addirittura celebrando nelle proprie abitazioni, in cui il co-ronavirus costringe a stare. Il sussidio offre alle famiglie e ai singoliuno schema di celebrazione domestica della Settimana santa, in comu-nione con le celebrazioni del mistero pasquale che si svolgono nellechiese, senza concorso di popolo. Gli elementi di questa proposta«non sono altro che le parole e i gesti della liturgia, nella convinzioneche», opportunamente adattati, «possano continuare a parlare ed agi-re»: i vangeli, i salmi, un rametto di ulivo, il crocifisso, un cero, il panequotidiano, il vino della festa. «Ad