Giornale mese giugno

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SOMMARIO - Beatificazione Paolo VI . . . . . . . . . - Canonizzazione Papi . . . . . . . . . . . - Santo del mese e tradizioni . . . . . . . . . - L’angolo del Poeta . . . . . . . . . . . - Attività per paese . . . . . . . . . . . . - La “Parola” del mese . . . . . . . . . - Il gioco di un tempo . . . . . . . . . . . . - La ricetta del mese. . . . . . . . . . - Auguri a . . . . . . . . . . . . AGRIGENTO . . pag. 2 . . pag. 4 . . pag. 6 . . pag. 9 . . pag. 10 . . pag 14 . . .pag.15 . . .pag.16 . . .pag.18 Giugno 2014 A cura degli Animatori e dei Volontari in Servizio Civile Oratorio ANSPI “San Domenico Savio” di Canicattì Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Casteltermini Circolo ANSPI “Karol Wojtyla” di Castrofilippo Oratorio ANSPI “Maria SS. Del Carmelo” di Cattolica Eraclea Oratorio ANSPI Centro Giovanile Immacolata di Montallegro Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Sambuca di Sicilia

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SOMMARIO - Beatificazione Paolo VI . . . . . . . . .

- Canonizzazione Papi . . . . . . . . . . .

- Santo del mese e tradizioni . . . . . . . . .

- L’angolo del Poeta . . . . . . . . . . .

- Attività per paese . . . . . . . . . . . .

- La “Parola” del mese . . . . . . . . .

- Il gioco di un tempo . . . . . . . . . . . .

- La ricetta del mese. . . . . . . . . .

- Auguri a . . . . . . . . . . . .

AGRIGENTO

. . pag. 2

. . pag. 4

. . pag. 6

. . pag. 9

. . pag. 10

. . pag 14

. . .pag.15

. . .pag.16

. . .pag.18

Giugno 2014

A cura degli Animatori e dei Volontari in Servizio Civile

Oratorio ANSPI “San Domenico Savio” di Canicattì

Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Casteltermini Circolo ANSPI “Karol Wojtyla” di Castrofilippo

Oratorio ANSPI “Maria SS. Del Carmelo” di Cattolica Eraclea Oratorio ANSPI Centro Giovanile Immacolata di Montallegro

Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Sambuca di Sicilia

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gravidanza, si trova in condizio-

ni disperate. La diagnosi parla di

morte del piccolo nel grembo

materno o di gravissime malfor-

mazioni future. I medici consi-

gliano l'aborto terapeutico, ma

lei si rifiuta e, su suggerimento

di una suora italiana che l'aveva

conosciuto in vita, si rivolge in

preghiera al Pontefice morto nel

1978. Il bambino nasce sano ed

oggi è ormai un adolescente>>.

Il 12 dicembre scorso la consulta

medica del dicastero per le Cau-

se dei Santi ha certificato l'in-

spiegabilità della guarigione,

mentre il 18 febbraio i teologi

della Congregazione hanno rico-

nosciuto l'intercessione di Mon-

Il nove maggio scorso Papa Fran-

cesco ha ricevuto in udienza pri-

vata il cardinale Angelo Amato,

prefetto della Congregazione del-

le Cause dei Santi ed ha autoriz-

zato la Congregazione a promul-

gare il miracolo, attribuito all'in-

tercessione del Venerabile Servo

di Dio Paolo VI (Giovanni Batti-

sta Montini), Sommo Pontefice;

nato il 26 settembre 1897 a Con-

cesio (Brescia) e morto il 6 ago-

sto 1978 a Castel Gandolfo

(Roma).

Paolo VI, dunque, sarà proclama-

to Beato il 19 ottobre prossimo, a

conclusione del Sinodo dei Ve-

scovi.

La notizia, circolata nei giorni

scorsi, è divenu-

ta ufficiale con

la firma apposta

da Papa France-

sco sul decreto

di un miracolo

avvenuto trami-

te

l’intercessione

di Papa Montini:

la guarigione

inspiegabile di

un bambino non

ancora nato.

<<Nel 2001, ne-

gli Stati Uniti,

una madre, al

quinto mese di

Paolo VI : beat i f icazione i l 19 Ottobre

Confer mata la data de l 19 ottobre per la

beat if icaz ione d i Papa Mont in i amico

del l ’Ansp i

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tini.

Oggi, infine, la conferma definitiva da parte del consesso dei Cardinali e Vescovi.

Era stato Benedetto XVI a riconoscere le "virtù eroiche" di Papa Montini nel dicembre

2012. A quel punto serviva il riconoscimento di un miracolo per sancire la beatificazio-

ne; un iter che ha avuto un'ulteriore accelerazione con il pontificato di Papa Francesco.

Paolo VI non è soltanto il Papa dell’enciclica Humanae Vitae (1968) sulla contraccezio-

ne, ma anche il Papa della Chiesa del dialogo col mondo (Ecclesiam Suam, 1964), di un

cattolicesimo sociale e progressista in modo radicale (Populorum progressio, 1967), e

anche del legittimo pluralismo politico dei cattolici (Octogesima adveniens, 1971).

Paolo VI è soprattutto il Papa che ha portato a termine il Concilio Vaticano II (1962-65)

voluto dal suo predecessore San Giovanni XXIII e che ha iniziato la riforma liturgica.

Paolo VI fu anche un fervente sostenitore della nascita dell’ANSPI, voluta per incre-

mentare la vita cristiana dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani.

L’Assemblea costituente, che si svolse a Bologna nei giorni 3-6 luglio del 1963, volle

infatti dedicare l’Associazione ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia) pro-

prio a Giovanni Battista Montini, nel contempo divenuto Sommo Pontefice, il 21 giugno

1963, con il nome di Paolo VI, amico fraterno del fondatore e primo Presidente ANSPI

Mons. Battista Belloli.

A Papa Montini, infatti, viene dedicata l’Associazione ANSPI, nata durante il Concilio

Vaticano II, interpretando le istanze di rinnovamento pastorale volute dalla Chiesa, so-

prattutto nel campo dell'educazione cristiana e umana dei ragazzi e dei giovani.

Filippo Chiarelli

Presidente Comitato Zonale ANSPI di Agrigento

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Si è levata un’ovazione spontanea in piazza San Pietro alle 10.15 di

domenica 27 aprile quando Papa Francesco ha proclamato santi Gio-

vanni XXIII e Giovanni Paolo II. Due “uomini coraggiosi”, che

“hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio,

della sua misericordia” e che pure “hanno contribuito in maniera in-

delebile alla causa dello sviluppo dei popoli e della pace”, ha detto

Bergoglio durante l’omelia. Poco prima di iniziare la cerimonia,

Francesco ha abbracciato Joseph Ratzinger, pontefice emerito che si

è seduto accanto agli altri cardinali e ha partecipato alla concelebra-

zione. I pellegrini, 800mila da tutto il mondo, hanno affollato Piazza

San Pietro, l’antistante Piazza Pio XII, via della Conciliazione e tutte

le strade limitrofe fino al Tevere. Lontano dalla piazza vaticana, gre-

mita tutta la notte di sabato per la veglia in attesa della canonizzazio-

ne, c’era solo il rumore degli elicotteri delle forze dell’ordine che

sorvegliavano dall’alto la città.

La cerimonia si è conclusa con il “solito” fuoriprogramma: il giro di

Papa Francesco sulla jeep bianca per salutare la folla di via della

Conciliazione.

Floriana Alaimo

Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”

Canonizzaz ione Papa Giovanni Paolo I I

e Papa Giovanni XXIII

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… i l g ior no dei 4 papi

Come detto in precedenza, nel giorno della canonizzazione di Karol Wojtyla e

Angelo Giuseppe Roncalli, a con-

celebrare insieme a Papa Francesco

è stato anche il papa Emerito Bene-

detto XVI. Benedetto XVI ha già

partecipato, lo scorso febbraio, al

primo concistoro di papa Bergoglio

per la creazione di cardinali ma,

per la prima volta i due papi viven-

ti hanno celebrato un rito tanto so-

lenne come la canonizzazione dei

due predecessori.

Papa Benedetto è legato a entrambi i santi: di papa Wojtyla è stato stretto colla-

boratore per 23 anni in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina

della fede. Personalmente convinto della sua santità, papa Ratzinger ha sì dero-

gato ai cinque anni dalla morte richiesti dalla legge canonica per aprire il proces-

so di beatificazione, ma ha poi voluto un regolare iter per canonizzare Wojtyla.

Il legame di Ratzinger con Roncalli invece sta nella esperienza conciliare, che

ha segnato tutta la vita di Joseph Ratzinger, prima giovane perito alle assise del-

la Chiesa del Novecento, poi arcivescovo, poi prefetto della Dottrina della fede e

infine papa.

… ecco perché Anspi “Karo l Wojty la”

l’ANSPI “Karol Wojtyla” di Castrofilippo cerca di essere il ponte tra

la strada e la chiesa, arduo compito ricevuto in eredità da Giovanni

Paolo II.

“Lo sport non può essere ridotto solo ad una questione di gol e di

medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e

dirette televisive. Lo sport è qualche cosa di più alto e più nobile: è il

‘veicolo’ privilegiato per la formazione ‘integrale’ dell’uomo, attento

ai valori della solidarietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia.

Un ‘veicolo’ che forma e aiuta a crescere, e condanna ogni forma di

‘scorciatoia’ per raggiungere sogni impossibili e ricchezze effimere,

ricorrendo anche al trucco e a volte anche al doping”.

Giovanni Paolo II

Francesca Cipollina

Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”

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San Calogero Eremita

I l Santo de l mese. . .

potere di scacciare i demoni. Ormai

vecchio, Calogero si ritirò sul monte

Kronio per prepararsi all'incontro con

Dio e non potendosi recare nell'abita-

to per ottenere l'elemosina del pane, il

Signore provvide inviandogli una cer-

va che lo nutriva con il suo latte. Un

giorno però, un cacciatore di nome

Sierio, detto Arcario poiché armato di

arco e frecce, scoccò una freccia e

colpì la cerva che ferita gravemente

corse a rifugiarsi verso il vecchio San-

to. Il cacciatore che inseguiva la cer-

va, la raggiunse ai piedi del Santo di

cui conosceva la fama e gli si gettò ai

piedi piangendo e chiedendo perdono

per il grave dispiacere involontaria-

mente arrecato. San Calogero lo rassi-

curò amorevolmente, lo perdonò e lo

esortò ad una vita migliore. Il caccia-

tore divenne il compagno fedele dei

suoi ultimi giorni, provvedendo al ne-

cessario. Il mattino del 18 Giugno del

561, il pio Sierio, trovò San Calogero

morto, ai piedi dell'altare che si era

costruito nella caverna. La morte lo

aveva sorpreso, mentre pregava. Fu

seppellito nella grotta del Kronio as-

sieme ai suoi due compagni martiri

Gregorio e Demetrio là por-

tati dallo stesso Calogero. Il

sepolcro fu custodito fino al

IX secolo, cioè fino a quando

per impedire la profanazione

dei Saraceni che dall'anno

827 avevano invaso la Sici-

lia, l’allora vescovo di Agri-

gento per salvaguardarne le

reliquie le fece condurre

presso il monastero basiliano

di San Filippo, a Frazzanò

cittadina dove tuttora le sacre

spoglie riposano in una cassa

lignea all’interno della chiesa

madre.

San Calogero è venerato come Santo sia

dalla Chiesa cattolica sia da quella orto-

dossa ed è patrono di moltissimi comuni

della Sicilia. Calogero significa “buon

vecchio”, questo è il nome che general-

mente i Greci davano agli anacoreti, in-

fatti San Calogero fu un monaco eremita.

Nacque molto probabilmente a Calcedo-

nia intorno all’anno 466 e morì il 18

Giugno 561 sul Monte Kronio.

A vent’anni abbandonò tutto e si ritirò

nel deserto. In seguito partì insieme a

due compagni (Gregorio e Demetrio)

verso Roma e al Pontefice espose il te-

nore della sua vita ed ottenne l'abito mo-

nacale e la missione di evangelizzare la

Sicilia. S'imbarco dunque verso l’isola,

approdò a Marsala allora pagana, dove

fu perseguitato insieme ai suoi compagni

che incontrarono un crudelissimo marti-

rio mentre Calogero si salvò dirigendosi

ad oriente lungo il litorale. Viaggiò per

molti paesi dell’isola dove ancora si con-

servano con amore i segni del suo pas-

saggio, basta ricordare Agrigento, Paler-

mo, Catania, Siracusa e Naro, città che

ebbe un posto di privilegio fra quelle vi-

sitate dal Santo; qui infatti si stabilì in

una grotta fuori

dell'abitato, quella

che ancora oggi è og-

getto di venerazione e

dove sorge il Santua-

rio a lui dedicato.

Dormiva sulla nuda

terra, si dissetava in

una fonte vicina e si

nutriva del poco pane

che la carità gli con-

cedeva. San Calogero

fu apostolo e tauma-

turgo, autore di nu-

merosi prodigi nel

nome del Signore,

soprattutto aveva il

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… a Naro

A Naro ad esempio molti devoti, promettono come voto al Santo “U viaggiu scanzi”

che consiste nel salire a piedi scalzi la ripida altura su cui è posta la “Fulgentissima”.

Durante la processione del 18 Giugno che si snoda dal Santuario di San Calogero fino

alla chiesa Madre, il Simulacro del Santo nero viene messo su una grande slitta in legno

denominata "straula" o "carro dei Miracoli" e viene trascinato dai fedeli con una corda,

legata a due capi della slitta e lunga più di 100 metri. Tutta la processione è scandita

dalle urla dei fedeli che trascinano la “straula” al grido di "Viva Diu e San Calò" e in

tanti si affannano a strofinare i fazzoletti sul Simulacro perché è credenza che il simula-

cro del Santo, dotato di poteri taumaturgici contro le malattie del corpo e dell'anima,

sudi e quindi, i fedeli vogliono portare a casa un “oggetto” di devozione e protezione.

Particolare è anche la tradizione del pane benedetto che viene modellato in diverse for-

me a rappresentare le parti del corpo per le quali il Santo ha interceduto per ottenere

delle Grazie, e che viene portato al Santuario per essere benedetto; i proprietari poi ne

tengono una parte per loro per condividerla con amici e parenti ed il resto lo lasciano in

Santuario affinché sia distribuito ai fedeli. I solenni festeggiamenti in onore al Santo

continuano fino al 25 Giugno (l'ottava), giorno in cui avviene la seconda processione

per le vie cittadine che si conclude con una Messa solenne.

… ad Agr igento

Ad Agrigento, invece i festeg-

giamenti in onore a San Caloge-

ro si svolgono dalla prima alla

seconda Domenica di Luglio.

La festa in onore al Santo, ad

Agrigento conserva un elemen-

to di grande richiamo: la cosid-

detta "tammuriniata di San Ca-

lò" detta anche "Diana", che si

svolge per le strade del paese

iniziando dall'ingresso della

chiesa di San Calogero. La folla

dei fedeli durante la processione

urla spesso: “Chiamamu tutti a cu n'aiuta! Evviva Diu e San Calò!!" Durante la lunga

processione, si usa lanciare il pane al Simulacro del Santo questa usanza risale al tempo

in cui S.Calogero andava a chiedere l'elemosina per portare da mangiare ai lebbrosi

giacché per evitare il contagio le persone lanciavano le loro elemosine da finestre e bal-

coni. Durante la processione mattutina, più popolare che religiosa, i circa cento devoti

portatori si accalcano sotto la statua per accompagnarlo nella sua lunga traversata verso

le vie del centro storico e ad ogni fermata sono tanti i devoti che salgono ad abbracciare

e baciare il Santo. Anche ad Agrigento vi è la pratica del viaggio a piedi scalzi dalla pro-

pria abitazione fino al Santuario ed inoltre vengono donati come ex voto le rappresenta-

zioni grafiche delle malattie per grazia ricevuta. Alla fine della processione popolare, in

serata ne inizia un’altra – più compostamente religiosa – che riporta San Calogero in

chiesa su un camioncino e la “Zingarella” lascia il posto agl’inni e alle preghiere del

popolo di Dio.

Calogero Miceli

Volontario SCN Anspi “karol Wojtyla”

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Si sa, la festa popolare è un momento di partecipazione e di ritualità collettiva. Nella

festa i devoti talvolta eseguono determinate pratiche, supplicano grazie, si attendono

risposte che possono rassicurare o esaudire certe richieste rivolte al Santo. In merito

all’ormai vicina festa di San Calogero di Naro, ho intervistato le signore Rosa Graci e

Carmela Chiarelli di Castrofilippo per raccogliere i loro ricordi legati a questa festività

religiosa.

- Ricorda qualche pia pratica in onore a San Calogero che si svolgeva un tempo? Oggi-

giorno qualcosa è cambiata?

(Rosa Graci) Ricordo che la gente faceva varie “purmisioni” come “lu viaggiu a la

pedi, a vita”, o la donazione di un contributo economico nella grotta o per il comitato

della festa.

Ricordo che un tempo “lu viaggiu a San Calò” da Castrofilippo si faceva passando di

“la Funtanedda” o di “la Fanzina”, oggi invece i devoti del paese in prevalenza per-

corrono la strada che va verso la diga. Un tempo si partiva di buon mattino prima

dell’alba, oggi perlopiù le persone pur continuando a fare il viaggio a piedi, partono

per Naro in prevalenza intorno alle ore 17:00. Il viaggio si faceva talvolta (e ancora

c’è chi lo fa) a piedi scalzi, da Castrofilippo fino al Santuario.

- Ricorda se c’è un antica pratica devozionale che ora non si fa più?

(Carmela Chiarelli) Si mi ricordo che tante persone ai tempi entravano nel Santuario

in ginocchio e arrivavano così sino all’altare, talvolta alcuni – secondo la grazia ri-

chiesta o ricevuta - proseguivano facendo la cosiddetta “lingua a strascicuni” cioè

strisciavano la lingua per terra lungo tutto il percorso che conduceva all’altare. Ora

non si usa più farlo anche perché intorno al 1960, se ricordo bene, fu proibito dalle

autorità ecclesiastiche.

- Qual’è il ricordo più bello di quand’era piccola che conserva della festa di San Calò?

(Rosa Graci) Il ricordo più bello è quando da bambina, mio padre tornando da Naro -

dove all’andata andava a piedi col mulo al seguito (che sarebbe stato adoperato per il

viaggio di ritorno)- mi portava come pensierino ‘li bifari’ e ‘li pirazzola’ dentro la gia-

ra; ora le bambine preferiscono i giocattoli.

(Carmela Chiarelli) Da bambina mi piaceva mangiare “li maccarruna di San Calò”

che venivano offerti ai devoti di fronte al Santuario.

-Durante il viaggio verso Naro, i pellegrini castrofilippesi recitano qualche preghiera

particolare al Santo nero?

(Carmela Chiarelli) Sì, durante il viaggio generalmente si recita questo rosario can-

tando:

<<San Calogeru e Maria vu prigati a Diu pi mia,

sti dulura c’haju iu, iu l’offrisciu a lu me Diu>>

***

<<San Calogeru gluriusu lu me cori e assai cunfusu,

iu vi vegnu a visitari e d’ogni mali n’aviti a libirari>>

La prima strofa si recita 50 volte, alternandovi ogni 10 volte la seconda e un Padre No-

stro. Alla fine si recita il Salve Regina e la litania.

Calogero Miceli

Volontario SCN Anspi “karol Wojtyla”

. . .a Castrof i l ippo

Raccontano gl i anziani

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. . .L’angolo de l poeta

Stormiscono le fronde

nell'aria greve, e il sole

ride alle prataiole

ed alle biche bionde,

e rende tutto d'oro

il campo donde arriva

la canzone giuliva

nell'agreste lavoro.

Ecco è piena la spica

e la falce è nel pugno;

e il buon sole di giugno

rallegra la fatica.

E la canzone sale

dal campo del lavoro

e s'accompagna a un coro

stridulo di cicale:

e sale il canto anelo

da bocche pia lontane

lodando in terra il pane

ed il buon Padre in cielo.

Marino Moretti (1885 – 1979)

Canzone d i G iugno

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Att iv i tà per paese

Pr imo tor neo inter par rocchia le

Canicatt ì

Si è svolta giorno 6 maggio la cerimonia conclusiva del "TORNEO IN-

TERPARROCCHIALE DI CALCIO A 5" organizzato a Canicattì

dall’ANSPI “San Domenico Savio” in collaborazione con l’ASD PGS

Domenico Savio di Canicattì.

7 sono state le squadre di altrettante parrocchie ad aderire a tale iniziati-

va: San Pancrazio, Sacra Famiglia, Santa Chiara, Santo Spirito, San Do-

menico, S.S. Redentore, San Calogero oltre che la parrocchia Maria Au-

siliatrice con l' Oratorio Salesiano "Don Bosco" che hanno ospitato il

Torneo.

Alla serata conclusiva, che si è svolta nella sala del teatro dell’Oratorio

Salesiano, hanno partecipato oltre alle autorità religiose, le Massime Au-

torità cittadine. Sono state loro, infatti, a premiare la prima, la seconda e

la terza classificata; la squadra più disciplinata, il miglior realizzatore e il

miglior portiere. Il gradino più alto del podio è andato alla parrocchia

S.S. Redentore seguita da Santa Chiara e San Pancrazio; mentre la coppa

per la squadra più disciplinata è stata vinta dalla parrocchia Sacra Fami-

glia. Il trofeo per il miglior realizzatore e quello per il miglior portiere

sono stati vinti rispettivamente da Claudio Condello della parrocchia S.S.

Redentore e da Christian Liuzzi della parrocchia Santa Chiara.

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Il Sindaco Corbo, ha elogiato la prima iniziativa sportiva interparroc-

chiale di calcio a 5, ed entusiasta ribadiva: “l’amministrazione comu-

nale per le prossime iniziative sarà presente e cercherà, ove sia possi-

bile, di aiutare allo sviluppo e alla crescita del progetto per i giovani

della nostra Città”.

L’Anspi “San Domenico Savio” in collaborazione con la ASD PGS

Domenico Savio di Canicattì, con il patrocinio del comitato provin-

ciale ANSPI, con la competenza dei salesiani e dei parroci delle chie-

se di Canicattì, avvieranno una serie di iniziative per promuovere la

formazione e lo sviluppo dello sport e della cultura sul territorio.

Vincenzo Di Stefano

Anspi “San Domenico Savio”

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Att iv i tà est ive

Estate, tempo di sole, mare e anche di grest.

Un appuntamento che si rinnova e che cresce anno dopo anno confermando

la sua capacità di mettere insieme giovani e famiglie all’insegna

dell’aggregazione e dell’amicizia.

“Motore” di questo evento sono proprio i ragazzi dell’Anspi con la stretta

collaborazione dei sacerdoti e delle famiglie.

Quest’anno il grest all’oratorio don Bosco di Casteltermini inizierà nella se-

conda metà di giugno coinvolgendo i bambini dalla prima elementare alla

terza media.

Si fa alla svelta a pronunciare la parola “Grest”. Grest vuol dire club e signi-

fica: circolo, riunione, ecc… Ha come scopo principale quello di riunire tut-

ti i ragazzi della nostra comunità per attuare con nuovi mezzi che l’ attività

estiva offre, una più larga azione d’influenza sui ragazzi della parrocchia.

Denise, Angelo, Michela

Volontari SCN Anspi

… a Caste l ter min i

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. . .a Castrof i l ippo

Come ogni anno ripartono le attività estive. Dopo aver trascorso questi mesi

in compagnia e unione, attraverso giornate all’insegna dello sport e delle at-

tività ricreative, dal 7 al 19 Luglio ritorna l’appuntamento con il Grest esti-

vo. Gli animatori sono pronti per far divertire e formare i bambini dai 6 ai

12 anni con giochi a tema, laboratori e sport! Quest’anno il Grest verterà sul

tema formativo ANSPI “Narnia- Cronache d’estate”, un’avventura che vede

coinvolti 4 protagonisti (Susan, Edmund,Peter e Lucy) in numerose peripe-

zie e colpi di scena che terranno i ragazzi in suspance dal primo all’ultimo

giorno.

Francesca Cipollina

Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”

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PAGINA 14

VANGELO Mt 9, 9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto

al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e

se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dice-

vano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani

e ai peccatori?».

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io

non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori.

La “Parola” del mese. . .

Riflessione . . . Nel brano odierno ascoltiamo un racconto di vocazione, Ge-

sù passa, vede qualcuno che è intento a svolgere la sua attività, lo chiama a diven-

tare suo discepolo; il chiamato lascia tutto e aderisce a Gesù, cioè lo segue. Una

novità rispetto alla precedente chiamata: qui non si tratta di pescatori, ma di un

"pubblicano", cioè un esattore, appartenente alla categoria di uomini considerati

sfruttatori e strozzini, odiati dal popolo ed esclusi dalla comunità religiosa di Isra-

ele. Dire "pubblicano" equivaleva a dire

"peccatore". L'iniziativa di Gesù provo-

ca la risposta immediata del chiama-

to: "Ed egli si alzò e lo seguì". Rispo-

sta che è dono totale di sé a Colui che lo

chiama.

Matteo "festeggia il cambiamento di

vita al seguito di Gesù, non decide a

malincuore di seguirlo. Ma è felice. Al-

la festa prendono parte molti suoi amici

e colleghi, "pubblicani e peccato-

ri", che siedono a tavola con Gesù e

con i suoi discepoli per i farisei - che

osservano rigorosamente la Legge e si

guardano scrupolosamente dall'aver contatti con i "peccatori" - il comportamento

di Gesù è semplicemente scandaloso.

La risposta di Gesù si articola in tre dichiarazioni, con un messaggio sempre attua-

le e provocatorio. La prima: "Non hanno bisogno del medico i sani, ma i mala-

ti". Con la seconda dichiarazione invece, Gesù smaschera l'ignoranza dei suoi av-

versari e cita un testo del profeta Osea (6,3-6:I lettura): "Voglio la misericordia e

non il sacrificio". La"misericordia" che Dio vuole è l'amore sincero e fedele a

Lui. Amore che si esprime nel rifiutare ogni forma di idolatria e nell'attuare la sua

volontà che riguarda l'amore concreto verso i fratelli, a imitazione della misericor-

dia divina. "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". E' la missione

di Gesù e ad essa egli rimane fedele. I presunti "giusti", coloro che si sentono già

salvati e a posto con Dio, non hanno bisogno...di Gesù. In realtà Gesù è venuto

anche per loro, perché tutti sono peccatori e hanno bisogno di conversione e di

perdono .

Vincenzo Di Stefano

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I l g ioco di un tempo

I giochi sono un passatempo che fanno divertire tante persone,coinvolgendo sia i grandi che i più

piccini. Anche in tempi lontani dai nostri ci si divertiva con i giochi più disparati. Ora però, a

differenza di una volta, si gioca molto al computer e ai videogiochi . La nostra società ha fatto in

modo che la tecnologia cambiasse, col tempo, anche il modo di giocare. Un tempo, infatti, si gio-

cava molto all’ aperto, per le vie o, come si dice da noi, “ni li vaneddri” del paese. La villa era il

punto di ritrovo e il luogo di svago. Qui, ragazzi e adulti, giocavano con la mente o con la forza

fisica e gli anziani li guardavano giocare con il sorriso che illuminava il loro viso. Tra i giochi

più popolari c’era il gioco della “lippa” detto :

Il gioco è effettuato con due pezzi di legno, general-

mente ricavati dai manici di una scopa, uno di circa 15

cm in lunghezza con le estremità appuntite , l'altro lun-

go circa mezzo metro chiamato lippa: si traccia a terra

un cerchio ed un ovale per posizionare il lippino. La

tecnica consiste nel colpire con il pezzo lungo il pezzo

piccolo su un'estremità per farlo saltare (questo il moti-

vo delle estremità appuntite), quindi colpirlo. Si hanno

tre tentativi, il gioco consiste nel lanciare il pezzo picco-

lo quanto più lontano possibile.

Il numero di concorrenti è variabile. La squadra che

attacca dispone al centro di un cerchio di raggio pari alla

lunghezza del bastone che si usa come mazza il bastonci-

no piccolo, affusolato, la lippa appunto; se ne colpisce

un'estremità per sollevarla in aria e colpirla con forza

una seconda volta per lanciarla il più lontano possibile.

La squadra che difende si dispone in modo da afferrare al volo la

lippa, cosa piuttosto difficile, se vi si riesce il lanciatore è elimina-

to. In caso contrario dal punto in cui è finito il lippino, il difenso-

re, tenendola in pugno poi la lancia cercando di colpire il bastone

-mazza preventivamente posato dietro il cerchio in direzione del

lippino; se viene colpito il lanciatore è eliminato.

In caso contrario, gli attaccanti hanno tre possibilità per colpi-

re e allontanare il più possibile il lippino dal cerchio dopodiché

il lanciatore valuta ad occhio la lunghezza in bastoni-mazza del

lancio effettuato, ossia tra il cerchio e il punto raggiunto dal

lippino. Dopo i tre colpi l'attaccante chiede quanto il difensore

offre, per esempio trenta bastoni: se l'attaccante accetta tale

distanza, trenta, si ascrive il numero a punteggio. Se non ac-

cetta, si controlla se la valutazione è corretta misurandola; se il

numero dei bastoni è superiore a trenta, per esempio 35, i

punti ottenuti dagli attaccanti saranno il doppio del contato; se

saranno meno, gli attaccanti prenderanno quello contato. Di

solito si valuta sempre in difetto, ma caratteristica del gioco, in

prossimità del finale, è anche rischiare. Finché la squadra che

attacca non viene eliminata, continua a battere con rotazione

dei giocatori. Il punteggio finale può essere 500 o anche 1000.

Dipende dal tempo di gioco e dal numero dei giocatori.

Page 16: Giornale mese giugno

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La r icetta del mese

Crostata a l la f r utta

La crostata di frutta è un classico dolce estivo da personalizzare con qualsi-

asi tipo di frutta. Perfetta come torta di compleanno quando il caldo sco-

raggia le classiche preparazioni a base di panna, creme e cioccolato.

Ingredienti per la frolla :

300 gr. circa di farina

100 gr di zucchero

20 gr di burro a temperatura ambiente

70 gr di olio di semi

50 gr di latte

1 uovo e un tuorlo

un pizzico di lievito

1 bustina di vanillina

Per la crema:

400 g. di latte intero

100 g. di panna fresca da montare (35% di materia grassa)

150 g. di tuorli d’uovo (circa 8 tuorli)

150 g. di zucchero semolato extrafino

40 g. di amido di mais

1 bacca di vaniglia

Per la decorazione di frutta :

70 gr di fragole

4 kiwi

1 ciliegia

1 pesca

ribes

mezza banana

uva rossa

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Preparazione

La crostata di frutta è composta da una base di pasta frolla, riempita successivamente con della crema pa-

sticcera, sulla quale poi verrà poggiata la decorazione di frutta. La prima cosa da fare pertanto è la prepara-

zione della pasta frolla. Mescolate il lievito e la vanillina alla farina e formateci una fontana. Rompete le

uova nel mezzo della fontana e aggiungente anche lo zucchero. Unite a poco a poco la farina dai lati della

fontana con le uova. Quando avrete formato l’impasto, unite anche il burro ammorbidito e l’olio. Per impa-

stare, aiutatevi unendo poco alla volta il latte. Quando avrete ottenuto una pasta morbida ma non appiccico-

sa, formateci una palla, ricopritela con della pellicola da cucina e mettetela a riposare per almeno mezz’ora

in frigorifero.

A questo punto passiamo alla preparazione della crema pasticcera. Le dosi indicate nella ricetta sono preci-

se per la preparazione di una crostata di 24 cm, non vi spaventate quindi per gli 8 tuorli, meglio che ne a-

vanzi un pò piuttosto che averne poca, potreste sempre utilizzarla per farci una bella zuppa inglese classica!

Una volta pronta la crema, mettetela in un recipiente e copritela con della pellicola trasparente facendola

aderire perfettamente alla superficie della crema e mettetela a raffreddare in frigorifero per almeno una

mezz’oretta.

Riprendete la pasta frolla e stendetela direttamente con le mani nella teglia. Dovete formare uno strato di

circa mezzo centimetro, che poi aumenterà in cottura.

Procedete con la “cottura in bianco” della pasta frolla. Bucherellate irregolarmente tutta la superficie della

pasta frolla con la forchetta e copritela interamente con dell’alluminio e metteteci sopra uno strato di fagioli

secchi.

Fate cuocere per circa 20 minuti in forno a 200°. Prima di sfornare controllate la cottura e nel caso fate

cuocere per altri 5/10 minuti. Appena pronta tiratela fuori dal forno e lasciatela raffreddare.

Distribuite la crema pasticcera all’interno della base di pasta frolla, fino a riempirla e procedete con la de-

corazione con la frutta.

A questo punto entra in gioco la vostra fantasia, non ci sono regole precise. Basta fare dei cerchi concentri-

ci ognuno con le fettine di un frutto diverso fino a coprire per intero la crostata.

Per rendere più brillante la frutta, spennellatela con della gelatina, che potete ottenere facendo sciogliere

dei fogli di colla di pesce in un pò d’acqua tiepida.

Floriana Alaimo

Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”

Page 18: Giornale mese giugno

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AUGURI a…

I compleanni del mese. . .

Volpe Grabriel Fortunato Bruccoleri Gabriella Chianetta Cassandra

Lazarevic Graziella Alessi Erika Sferrazza Federica

Inglima Gioachino Amico Oriana Ragazzo Denise

Marchica Teresa