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1 N N N o o o t t t i i i z z z i i i a a a r r r i i i o o o Anche in fatto di tagli non vogliamo essere secondi Conosciamo tutti le vicende di quel povero marine a cui la mo- gliettina tranciò il pene con un coltello. Non tutti sanno, invece, che il nome del Grande Amputato è en- trato nel vocabolario USA come sinonimo di pene, da cui Bobbit- tectomy (bobbittectomia), To bobbittize (bobittizzare), To do a Mrs. Bobbitt (fare la signora Bobbitt) e Bobbit syndrome (sidro- me di Bobbitt). Non c'è che dire, gli Americani sono maestri nell' enfatizzare qualsiasi avvenimento e nel farne subito un business. Dopo aver tenuto il mondo intero davanti ai televisori per segui-re il processo si son messi a vendere mutande di sicurezza e dare -sempre a noi uomini - consigli di dormire a pancia in giù o con un occhio alla volta. L'altra metà del cielo, invece, ha organizzato corsi di solo taglio. Non mi soffermo su considerazioni psicoanalitiche, quali l'invi- dia del pene, la castrazione, né sulla caduta del dio Priapo e della società fallocratica; non posso però trascurare la notizia secondo la quale noi Italiani, pardon Italiane, anche in fatto di tagli non vo- gliamo essere secondi a nessuno, e così con sette colpi, sette an- dati a segno in meno di un anno, conduciamo una particolare clas- sifica stilata in seguito ad uno studio effettuato dalla Italmedia (1). E’ noto anche un tentativo, per fortuna quasi a vuoto, di una donna casertana che cercò – la perfida - di evirare il marito con un morso (2). Vorrei, infine, ricordare quell’ episodio che si verificò tanti anni fa a Napoli, ma rimasto del tutto sconosciuto se non lo richiamas- se ogni tanto alla memoria una canzone appositamente composta, O rasulo (II rasoio), e se non si ricordasse il fatto che il povero evirato non riusciva a trovare un avvocato che lo difendesse, perché nessuno, principe del foro o paglietta, voleva – data l’indole dei napoletani - che gli appioppassero l'appellativo devastante di "Chillu?...E' l'avvocato du c.". Renato Nicodemo ________ (1) II Giornale 8.1.1995. (2) Il Giornale 11.2.1995 www.andropos.eu B B B O O O B B B B B B I I I T T T http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario : * Nicodemo: Bobbit * Marianna de Leyva * Fedro in vernacolo * Ginevra di Artù * Detti e Modi di dire * Dalla Red. Di Pagani * Margherite sciocche * La semantica * Vero o falso: * Una provincia da scoprire: Pagani * I Lirici Greci * Piatti tipici campani * Il Vangelo di Matteo * La cattiva digestione * Novità dagli U.S.A. * Manifestaz. ALIAS Giornale n.ro 16 del 15/09/08

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1

NNNoootttiiizzziiiaaarrriiiooo

Anche in fatto di tagli non vogliamo essere secondi…

Conosciamo tutti le vicende di quel povero marine a cui la mo-gliettina tranciò il pene con un coltello.

Non tutti sanno, invece, che il nome del Grande Amputato è en-trato nel vocabolario USA come sinonimo di pene, da cui Bobbit-tectomy (bobbittectomia), To bobbittize (bobittizzare), To do a Mrs. Bobbitt (fare la signora Bobbitt) e Bobbit syndrome (sidro-me di Bobbitt).

Non c'è che dire, gli Americani sono maestri nell' enfatizzare qualsiasi avvenimento e nel farne subito un business. Dopo aver tenuto il mondo intero davanti ai televisori per segui-re il processo si son messi a vendere mutande di sicurezza e dare -sempre a noi uomini - consigli di dormire a pancia in giù o con un occhio alla volta. L'altra metà del cielo, invece, ha organizzato corsi di solo taglio.

Non mi soffermo su considerazioni psicoanalitiche, quali l'invi-dia del pene, la castrazione, né sulla caduta del dio Priapo e della società fallocratica; non posso però trascurare la notizia secondo la quale noi Italiani, pardon Italiane, anche in fatto di tagli non vo-gliamo essere secondi a nessuno, e così con sette colpi, sette an-dati a segno in meno di un anno, conduciamo una particolare clas-sifica stilata in seguito ad uno studio effettuato dalla Italmedia (1).

E’ noto anche un tentativo, per fortuna quasi a vuoto, di una donna casertana che cercò – la perfida - di evirare il marito con un morso (2).

Vorrei, infine, ricordare quell’ episodio che si verificò tanti anni fa a Napoli, ma rimasto del tutto sconosciuto se non lo richiamas-se ogni tanto alla memoria una canzone appositamente composta, ‘O rasulo (II rasoio), e se non si ricordasse il fatto che il povero evirato non riusciva a trovare un avvocato che lo difendesse, perché nessuno, principe del foro o paglietta, voleva – data l’indole dei napoletani - che gli appioppassero l'appellativo devastante di "Chillu?...E' l'avvocato du c.".

Renato Nicodemo ________ (1) II Giornale 8.1.1995. (2) Il Giornale 11.2.1995

www.andropos.eu

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La donna nella storia

I l s o g n o d i P a o l o O s i o ( seconda parte )

PREMESSA

In effetti‚ Marianna era un ostacolo da eliminare‚ soprattutto in

prospettiva del nuovo matrimonio del principe con donna Anna

Viquez De Moncada‚ avvenuto a Valenza in Spagna‚ nel 1588. Da

questo matrimonio‚ nasceranno i figli: Luigi, Antonio e Gerolamo,

che lo seguiranno nella carriera militare. Nello stesso anno

Marianna, che fino a quel momento era vissuta sotto la tutela delle

zie, entra‚ alla età di tredici anni‚nel monastero di Santa Margherita

a Monza.

La costruzione si allungava lungo lo Spalto di Porta de’ Grandi

e vi si accedeva da un vicolo‚ che oggi si chiama appunto “Via

della Signora”.

Il 26 agosto 1591, trascorso il giusto periodo di noviziato,

l’arcivescovo autorizza la novizia a ricevere la professione. Il 12

settembre 1591‚ Marianna diventa Suor Virginia Maria.

Così il Ripamonti la descrive: “…era la de Leyva modesta,

circospetta, affabilissima, soffusa di un invidiabile candore, amica

con tutte, delle discipline letterarie istrutta, come lo poteva essere in

allora una giovinetta ben educata, obbediente, per nulla dispettosa,

esempio di contegno sociale perfetto.”

Nel 1595‚ a vent’anni‚ suor Virginia‚ per mandato del padre‚

esercitò il biennio di sovranità a Monza, che consisteva nell’

emettere gride, ordinare arresti, rimettere le pene, ed altro. Di qui

l’appellativo della “signora”. Riservata‚ esemplare‚ garbata ed

equilibrata‚ in questo periodo riscosse il rispetto e l’ammirazione di

tutti.

“…Poco dopo la professione‚ Gertrude era stata fatta maestra delle educande; ora pensate come dovevano essere quelle giovinette‚ sotto una tal disciplina…; ma lei conservava vive tutte le passioni di quel tempo; ed in un modo o in un altro‚ le allieve dovevano portare il peso…”(3)

www.impulsesart.it/j/

SITO DEGLI AUTORI

EMERGENTI

Prof. B. Bruno di Cava de' Tirreni

___________

http://balbruno.altervista.org/index-

80.html

http://www.sanesociety.org/users/index.php?usr=3292

SANE SOCIETY

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Un. Pionieri Cultura

Europea

C.D.A.P. U.P.C.E.

1

MMM AAARRRIII AAANNNNNNAAA DDDEEE LLL EEEYYYVVVAAA

La Monaca Di Monza

Paolo Osio L’amante

3

Secondo quanto scrive il Ripamonti‚ nel 1597‚ Marianna maestra di circa 20 educande‚ fu costretta ad allontanare una certa Isabella degli Hostesi‚ che aveva intrecciato una relazione con un tal Paolo Osio, un giovane 25enne‚ ricco ed ozioso‚ la cui casa confinava con il monastero. A tal proposito‚ suor Virginia dirà: - Detto Gio. Paolo Osio faceva l’amore con la signorina Isabella

Ortensia secolare la quale era nel monastero in dezena et havendo io trovato che stavano guardandosi l’uno e l’altro alla cortina

delle galline gli feci un gran rebuffo che portasse così poco

rispetto al monastero massime che detta giovane era data in mia

custodia [...], et esso se n’andò via bassando la testa senza dire altro -. Nell’ottobre 1597, l’Osio uccideva‚ in circostanze poco chiare e sicuramente per vendetta‚ il sessantenne Molteno‚ l’ex soprastante dei de Leyva. Suor Virginia‚ che in questo periodo era la Signora di Monza ed amministrava la giustizia‚ per ulteriori avances del giovane Osio verso la sua persona ed in collera con lui per l’omicidio del sovrastante, ne ordina l’arresto. L’Osio‚ allora‚ fugge da Monza e resta latitante per un anno. Poi, per intercessione di molti e su pressioni della superiora, ottiene la grazia. Nel 1598, l’Osio fece ritorno nella sua casa di Monza e la giovane monaca scopre improvvisamente di sentire per lui una certa attrazione‚ tanto che‚ non vista‚ lo spia ogni volta che scende in giardino. Sola e senza affetti‚ crebbe in lei una passione tale che desiderò quel giovane con tutta se stessa‚ un desiderio che le fece dire‚ non appena lo scorse: -Si potria mai vedere la più bella cosa?- “…Qualche consolazione le pareva talvolta di trovare… nell’esser

corteggiatain monastero‚ nel ricevere visite di complimento‚…nello spendere la sua protezione…”(4) (continua ) __________ (3) [A. Manzoni‚ I Promessi Sposi‚ capX ediz. 27] (4) [Opera già citata] Franco Pastore –Historiae Sidera – Poemetti monogra fici - Sa 2004

Antonio della Rocca

www.adierre- artgallery.com

http://www.partecipiamo.it

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SCHERZANDO CON I CLASSICI :

IL LEONE ED IL TOPOLINO

‘Nu topolino ardito,

In cerca ‘e guai,

passeggiava sopra un leone

gruosso assai.

Svegliandosi ‘a bestia,

che durmeva,

lo trattenne per la coda

con l’intenzione,

di fare, lì per lì, colazione.

- Che cazzo stai facènn(e)

disse quello,

‘nu iuòrno, ti sarò di grande aiuto!,

Ma, si me fùtte mo’,

sei un cornuto!-

Sorrise, allora, ’o re degli animali

e lo lasciò scappare il topolino,

continuando a fare il pisolino.

Ma un giorno,

ca fu fatto prigioniér(e)

da cacciatori fetenti

e scriteriati,

il topolino corse e lo salvò:

tagliando con i denti quella fune,

che all’albero lo teneva imprigionato,

il debito,che aveva, fu saldato.

- Pure uno, peccerìlle cùmm’a me,

può essere un grande amico,

pe’ ‘nu rre! -

Gridò il topolino al re leone

che, pa’ paura,

s’era fatto ‘ndò cazòne.

‘O pregio non consiste nell’altezza,

ma è dìnt’ò còre

‘a forza e la grandezza.

F. Pastore : “ FEDRO ED ESOPO in napoletano”

DALLE FAVOLE DI FEDRO: Il leone ed il topolino Una molto libera traduzione in vernacolo di Franco Pastore

Esopo visse nel VI secolo a.C., nell'epoca di Creso e Pisistrato. La sua opera ebbe una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole, che gli è attribuito, sia opera di un unico autore. La tradizione vuole che Esopo sia giunto in Grecia come schiavo di un certo Xanthos (Ξανθος), dell'isola di Samo. In seguito, lo si vuole alla corte di Creso, dove avrebbe conosciuto Solone. Secondo Erodoto, Esopo morì di morte violenta, ucciso dalla popolazione di Delfi. Si dice che fosse di aspetto orribile e la sua statua, nell’ Villa Albani, a Roma lo confermerebbe.

(Traduz.dal greco ) Mentre un leone dormiva in un bosco, topi di campagna facevano baldoria. Uno di loro, senza ac-corgersene, nel correre si buttò su quel corpo sdraiato. Povero disgraziato! Il leone con un rapido balzo lo afferrò, deciso a sbranarlo. Il topo supplicò clemenza: in cambio della libertà, gli sarebbe stato riconoscente per tutta la vita. Il re della foresta scoppiò a ridere e lo lasciò andare. Passarono pochi giorni ed egli ebbe salva la vita proprio per la riconoscenza del piccolo topo. Cadde, infatti, nella trappola dei cacciatori e fu legato al tronco di un albero. Il topo udì i suoi ruggiti di lamento, accorse in suo aiuto e, da esperto, si mise a rodere la corda. Dopo averlo restituito alla libertà, gli disse: - Tempo fa hai riso di me perché credevi di non poter ricevere la ricompensa del bene che mi hai fatto . Ora sai che anche noi, piccoli e deboli topi, possiamo essere utili ai grandi.

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LA DONNA NELLA LETTERATURA

Il sogno di Lancillotto (seconda parte)

INTRODUZIONE

Merlino si rivolse quindi al padre della fanciulla con tono solenne: "Signore, sappiate che l'uomo al quale avete promesso la vostra unica figlia è ben degno del vostro alto lignaggio: egli è Artù, figlio di Uter Pendragon, legittimo re della Grande Bretagna".

La gioia di Leodagan fu immensa, così come quella di Ginevra. Qualche giorno più

tardi, mentre si discuteva della data più opportuna per la celebrazione delle nozze,

Merlino ricordò ai presenti che esse non potevano avere luogo fino a che la Bretagna non

fosse stata liberata dal grande pericolo che incombeva su di essa. Il mago, che come al

solito sapeva ciò che agli altri era sconosciuto, rivelò a tutti che in quel preciso istante il

regno di Bretagna era devastato dagli invasori Sassoni, che, giunti dal mare numerosi

come le foglie d'autunno, incontravano ben poca resistenza, dal momento che i migliori

cavalieri erano al seguito di Artù. Questi si sarebbe dovuto recare subito in soccorso

della sua terra per porre fine alle sofferenze di un popolo che stava perdendo ormai ogni

speranza di salvezza. Grande fu il disappunto di Ginevra, che tuttavia non lasciò

trapelare i suoi sentimenti. Tutti riconobbero l'avvedutezza del consiglio di Merlino,

sicché venne deciso che la partenza avesse luogo il giorno successivo. La guerra contro i

Sassoni fu assai dura, ma si concluse in pochi giorni con un completo successo: i nemici

lasciarono sul campo centinaia di morti e i superstiti furono costretti a riparare

precipitosamente sulle loro navi per salvare la vita. La vittoria inoltre lasciò nelle mani

di Artù uno splendido bottino, che egli divise equamente con i suoi vassalli. Sei giorni

dopo lo scontro, il re partì verso la Carmelide, seguito da Merlino, da San, da Sohor e da

molti valenti cavalieri. Fuori dalle mura di Carohaise gli venne incontro con un gran

seguito Leodagan, che entrò nella città cavalcando a fianco del futuro genero. Il

matrimonio fu fissato per la settimana successiva. Il giorno stabilito, tutti i gentiluomini

del regno, oltre a quelli del seguito di Artù, si riunirono a corte. La grande sala del trono,

dove si sarebbe svolto il banchetto, era stata addobbata in modo splendido: i pavimenti

erano ricoperti di erbetta fresca e verdissima, e dovunque erano disseminati fiori dal

profumo inebriante; il sole, che penetrava attraverso le ampie finestre, ravvivava i

GGGiiinnneeevvvrrr aaa dddiii AAArrr tttùùù

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colori e rallegrava gli animi. La cerimonia fu solenne, come si addiceva al lignaggio

degli sposi; l'arcivescovo stesso cantò la messa, mentre spettò al cappellano di corte

benedire il matrimonio. Al termine della funzione religiosa, tutti i nobili si trasferirono

nel palazzo reale per prendere parte al banchetto, che fu degno di una simile occasione.

Molti anni trascorsero e la fama della Tavola Rotonda conquistò il mondo.

Da ogni parte del regno e anche da terre lontane i visitatori giungevano a frotte per

vedere la corte di Camelot, di cui cantavano ormai i trovatori nei castelli e i giullari nelle

piazze. Nessuno si sorprendeva dunque, a corte, nel vedere gente sconosciuta camminare

per le vie della città o entrare con rispetto nel castello, tuttavia molti furono colti da

stupore di fronte all'insolito corteo che una sera, la settimana precedente la festa di san

Giovanni, varcò le porte della capitale. Vi giunse pure una nobile dama “La Signora del

Lago” che chiese al re il favore di nominare cavaliere un giovine che era al suo seguito.

Artù acconsentì. Il giorno dopo, il giovane valletto si recò al castello per parlare con il

re. Venne subito ricevuto da Artù, a fianco del quale sedeva Ginevra, che fu

particolarmente colpita dalla bellezza dell'adolescente, riccamente vestito e capace di

muoversi con una naturale grazia. Desiderosa di conoscere qualcosa di lui, la regina gli

chiese quale fosse il suo nome, ma egli disse che non sapeva; allora essa gli domandò da

dove provenisse, ma si sentì rispondere che nemmeno questo egli sapeva. Alla fine, il

giovine venne fatto cavaliere, divenendo Sir Lancillotto del Lago ed ottenne dal sovrano il

primo incarico, che fu quello di difendere con la spada i diritti della dama di Noant.

Purtroppo, tra Ginevra e Lancillotto nacque un grande amore, che rimase segreto per

lungo tempo. Lancillotto trascorse molti anni alla corte di re Artù, al servizio del quale

compì gesta che nessuno prima di lui aveva ancora tentato. Grande fu la gloria che seppe

conquistare e grandi gli onori che ricevette, ma ogni sua impresa, nel segreto dell'animo,

egli continuò a dedicarla a Ginevra, la donna a cui era legato da un sentimento così forte

che mai alcun uomo ne aveva provato uno uguale. La regina, che lo ricambiava di

altrettanto amore, era assai orgogliosa di essere l'ispiratrice di tante prodigiose

avventure. Il loro legame, tuttavia, non poteva restare segreto per sempre e furono

Galvano e i suoi fratelli, Mordret, Agravain, Guerrehes e Gaheriet, ad accorgersene per

primi. Avendolo saputo, Artù tese un tranello ai due amanti e la cosa riuscì. Sorpreso

nella camera della regina, Lancillotto scappò con l’aiuto delle armi e Ginevra fu

condannata al rogo.(continua)

[Da “Un unico grande sogno” di Franco Pastore - Ed. e book 2006 a cura di Poetilandia]

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Detti, proverbi e modi di dire, dagli appunti di…

• Lettere, priéghe e chianti spertosano ‘nu core ‘e dia- mante. • Liétte e galèra fanno l’ommo peggio ‘e chélle ca era. •

Trad .: Lettere, preghiere e pianti fanno breccia anche nei cuori più duri; mentre che l’ozio rende l’uomo peggiore di quello che è. Due detti campani, che si completano. Il primo si riferisce all’arte del commuovere, mentre il secondo evidenzia i due elementi più dannosi alla personalità dell’essere umano: l’ozio, che è il padre di tutti i vizi, nemico giurato del lavoro e di ogni impegno sociale; La galera, che è considerato l’università del deviato, del malvivente, il quale esce dal carcere più lucidamente delinquente e votato alle azioni delittuose.

Aspetti semantici : Ancora un’altra occasione per evidenziare il rapporto dei dialetti del meridione con la lingua latina e quella greca. In riferimento ai due proverbi su indicati, troviamo:

chiànt(e) ( sost. maschile), piangere, da chiàgnere (tras) dal latino plāngere , per metatesi plāgnere , ergo chiàgnere . Modi di dire: -‘a chiàgne ‘nu muòrte so’ lacreme pèrze

- Lacreme ‘e cuccudrìlle

Spertòsen(e): (verbo trans.), dal latino pertundere , part. pertu- sum , da cui, in tardo latino, pertusiare + s intensiva spertusiare, da cui il napoletano spertusare, bucare da parte a parte, bucare, traforare. Derivati: pertus(e), spertusat(e). Modi di dire: - pizzeche e vase nu’ fanne pertòse

- va camminànne pertòse pertòse

galèr(a): dal greco galea (pescecane - agile come un pescecane, riferito a nave), con arbitraria ependesi “r” galera (prigione). Derivati: galiòne (grande nave da guerra a vela), galiòta (sorta di galeotto, avanzo di galera.

Ommo : dal latino homo-hominis (sostant.maschile) con tipico raddoppio di “m”, come (cammina, ammòre).

Modi di dire: - omm(e) ch’’e pall(e) - omm’’e mmèrda - uòmm(e)ne, umm(e)nìcchi e umm(e)nùn(e) - chi è omm(e) è omm(e), dicett(e) C(e)ccone

‘Ncùlo: da in culu(m), complemento di stato in luogo figurato, da cui ‘n+culu e poi ‘ncul(e) o ‘nculo. Non manca una corrispondenza linguistica in greco, infatti troviamo κκκκολονολονολονολον, al genitivo κολουκολουκολουκολου (colon, intestino crasso).

Dora Sirica

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Sinonimi: Buchè – màfaro – sìdece – tarallo – mazzo – paravìse – muntagne ‘e sfizie.

Nomenclatura particolare: uòcchie ‘e màfaro – bocciòl(e) (ano); cèuze , merrojte ( emorroidi ) – inculata/ura ( botta di dietro, brutta sorpresa, guaio, subire un imbroglio )- Culurciéllo ( estremità del filone di pane ) – cul’è votta (coperchio inferiore della botte)

Diversificazioni per caratteristiche: cule vasce – cule appise – cule a manduline – cule a cappiélle ‘e prevete – cule c’abballa – cu le dispettuse – cule frìsch(e) – cu-le ‘e fuòche – cule ngeràte – cule tuòste – cule sc usùte - cule chiatto - cule tunno.

Modi di dire: • mettere ‘o pepe ‘nculo ‘a zoccola (far precipitare gli eventi); • cule ‘nda fossa, uocchie ‘nciéle (il moribondo cerca il cielo) • ‘a gallina fa l’uovo e ‘o gallo l’abbrùce ‘o cùlo • Tene ‘e pappece ‘a cule (ha paura) • ten’’a faccia cumme ten’’o cule; (faccia tosta) • chi parla arète ‘o cul(e) ‘o rispònne; (dispregio per maldicenti) • avere culo (essere fortunato).

Il culo in poesia:

AD LUNAE SOROREM Zòcch(e)l(e) (italianizzato zoccola ): Secondo alcuni dal latino sòcculus (piccolo sandalo che portavano le donne romane. Metaf. Ciò che sta sotto i piedi). Secondo altri, dall’accusativo latino sur īcula (m), con sincope centrale sórcula, da cui s>z e quindi zorcula, evoluta in zoccola. Altri ancora sostengono che il termine derivi dall’accusativo latino sucula(m) (giovane scrofa; cfr. troja = scrofa ), con raddoppio propiziato dal tipo sdrucciolo di parola. Derivati: zoccolaggine. Alterazioni: zucculòna, strazòccola, zucculèlla .Modi di dire: figlio ‘e zoccola – zoccola ‘a mamma, zoccola ‘a figlia – zoccola di marciapiede.

In poesia:

MALAFEMMENA

Femmena Si ddoce comme 'o zucchero però sta faccia d'angelo te serve pe 'ngannà...

Femmena, Si tu peggio 'e na vipera, m'e 'ntussecata l'anema, nun pozzo cchiù campà.

Femmena Tu si na malafemmena Chist'uocchie 'e fatto chiagnere.. Lacreme e 'nfami

( “MALAFEMMENA” di A. De Curtis )

Forma che dolce t’arrotondi dove s’inerta l’arco delle reni e, vincendo in tua copia tutti i seni, nella mia mano che ti ricerca abbondi,

e ti parti,anche duplice,in due mondi ove il Peccato i suoi più rari beni chiuder volle per me, come in terreni paradisi, e i misteri più profondi,

o tu, candida mole che sul vivo perno ondeggi levata in alti cieli ove la voluttà sui membri aduna,

risplendi or qui come nel marmo argivo s’io t’invoco presente, fuor de’veli, o carnale sorella de la luna!

Gabriele D’Annunzio

9

DALLA REDAZIONE DI PAGANI Dopo S.Valentino Torio, anche il Comune di Pagani,con delibera di Giunta n.ro 149, il 14/07/2008,ha concesso il patrocinio morale alla Teleweb “Andropos in the World ” ed alla sua News. Queste ultime, da oltre due anni, si interessa agli aspetti socioculturali della nostra provincia, con un paziente lavoro di ricerca delle nostre più antiche radici storiche, religiose, linguistiche ed antropologiche. Alberico Gambino non è sordo alle istanze culturali, anche a quelle che si evolvono oltre i confini della sua cittadina. Comunque, questo non è un discorso nuovo e la riprova si è avuta con la sua rielezione. “Fuochi d'artificio, canti e musica per tutta la città, come sottofondo al discorso di ringraziamento che il riconfermato primo cittadino ha voluto esprimere alla città in

diffusione audio. Dispositivi acustici, infatti, sono stati disposti per le strade

principali di Pagani, mentre da Palazzo San Carlo mille luci annunciavano alla città la

vittoria di Alberico Gambino. «Non è la vittoria di Alberico, ma della città - ha

affermato il vincitore lungo il percorso che dal comitato elettorale di via Marconi,

circondato da una folla in festa, lo ha condotto alla poltrona più alta di Palazzo San

Carlo - I cittadini vogliono essere amministrati così. In mezzo a loro, tra la gente e

per la gente. Ed è questo quello che farò nei prossimi giorni». Ed a chi lo vede già

tra gli scanni di Montecitorio risponde, «Sarò accanto ai miei concittadini per almeno

altri 5 anni». Una festa, insomma, per l'80% dei cittadini paganesi che ha

abbracciato, baciato e stretto le mani del neo eletto sindaco Gambino, senza sosta

dalle 16 a mezzanotte. Infatti, già dalle proiezioni delle prime ore di scrutinio

Alberico Gambino ha iniziato la volata in solitudine per raggiungere il traguardo della

vittoria. In alcune sezioni elettorali ha superato addirittura il 90% dei consensi… I

suoi collaboratori lo hanno atteso a Palazzo San Carlo dove, verso le 20.30, lo hanno

accolto con bottiglie di champagne ed una mega torta di auguri. Una festa anche per

le liste a sostegno del sindaco.” (1)

Questo succedeva alle elezioni comunali del 2007, oggi, il primo cittadino di Pagani conduce l’ impegno preso con lungimiranza, responsabilità e spirito

d’iniziativa, perfettamente consapevole delle difficoltà di un paese che ha

sete di giustizia sociale e di riscatto. Flaviano Calenda

______

(1) Il mattino di Salerno

AAADDD AAANNNDDDRRROOOPPPOOOSSS IIINNN TTTHHHEEE WWWOOORRRLLLDDD EEEDDD AAALLLLLLAAA SSSUUUAAA NNNEEEWWWSSS IIILLL PPPAAATTTRRROOOCCCIIINNNIIIOOO DDDEEELLL CCCOOOMMMUUUNNNEEE DDDIII PPPAAAGGGAAANNNIII

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Personaggi : Le margherite (un gruppo di cinque bambini) La farfalla I maiali (un gruppo di cinque bambini) Voce fuori campo (narratore) Prologo

(Recitato dalla voce fuori campo)

Un giorno, una farfalla variopinta, mentre volava felice sopra un prato, vide tante bianche margherite, che ridevano allegre e divertite. Poco lontano, infatti, in un pantano, dei porci si rotolavano nel fango ed una giovane porcella cittadina, con un maiale ci ballava il tango. Le margherite volevano aggregarsi e chiesero consiglio alla farfalla:

Prima Margherita: - Bella farfalla, amica d’ogni fiore, vieni con noi a ballar coi porci, sono

animali allegri, anche se lerci –

Farfalla : - Amiche mie, belle margherite, tenetevi lontane dal maiale: è un animale

Che non apprezza il bello e, vi assicuro, non ama le margherite, ve lo

Giuro!-

Sec. Margherita ; - Non fare l’altezzosa, siam tutti uguali, bambini fiori ed animali: tutti ci

ha creati il buon Signore, mise per tutti quanti tanto amore. Allora, vieni

con noi a quel pantano, fermati un poco, non andar lontano!-

Farfalla : - Insegnavano gli antichi la prudenza, non è solo un fatto di decenza, am-

monivano tutti gli animali di non porgere margherite ai maiali! Essi son

rozzi, non apprezzano il bello: divonano radici, fusto e corolle: la vostra

vita finisce in un momento, se solo vi affacciate in quel recinto.-

Prologo

(Recitato dalla voce fuori campo)

Ma le farfalle non vollero ascoltare, corsero dai maiali nel recinto, portando le bianche corolle nel torbido pantano d’acque molli. Felici, i porci corsero loro incontro, furon gentili e mostrarono gran diletto: si stava preparando un gran banchetto.

Porci : - Belle margherite saporite, siamo così contenti e, senza contesa, ora vi

Faremo una gran sorpresa!-

Margherite : - Accostatevi amici che balleremo; del sole e dell’ amore canteremo e

tutti, poi, in grande allegrezza, brinderemo in omaggio alla bellezza…-

LLL EEE MMM AAARRRGGGHHHEEERRRIII TTTEEE SSSCCCIII OOOCCCCCCHHHEEE

11

Epilogo (Recitato dalla voce fuori campo)

Corsero i porci, sporchi e senza tatto, tra le bianche margherite sorridenti, le sporcarono di fango e, in un momento, le ficcarono in bocca sotto i denti. La povera farfalla, inorridita, mentre fuggiva, volando verso il sole, gridò dall’alto:

Farfalla : - Bambini che vivete nel mondo, sicuramente è il peggiore dei mali, porre le

Margherite davanti ai maiali !- ( Da FABELLAE – di Franco Pastore – Paes Ed. 88)

Fu il linguista francese Michel Bréal ad int rodurre, nel 1883, il termine semantica, per indicare lo studio scientifico del s ignificato. Esistono molte teorie, piuttosto diverse tra di loro, sulle sue modalità d ’indagine: alcune prediligono il problema dei concetti (che cosa sono, qual è la lor o natura psicologica, che tipo di informazioni registrano), altre indagano sul com e si organizza l’insieme di significati di una cultura, altre ancora si avviano per canali di ricerca differenti. In modo più semplice, possiamo dire che ogni processo di significazione chiama in causa tre elementi fondamentali: espressione, referente e contenuto . L’espressione è il materiale che principia il processo di significazione (il suono /casa/, l’insieme delle linee e dei colori che realizzano il disegno di una casa, e così via), il contenuto è il concetto di casa che noi abbiamo nella nostra cultura, mentre il referente sarà, ad esempio, quella particolare casa (vicina o lontana) di cui stiamo parlando. Questa triade concettuale è utilissima perché, ci permette di distinguere i diversi approcci al problema del significato, in base all’importanza che si dà ai suoi elementi. Di qui, una prima distinzione: la logica (in filosofia) ha scelto come oggetto d’indagine il rapporto fra contenuto e referente, nel mentre che la linguistica , attraverso la semiotica (dal greco σηµεῖον – semeion “segno"), si è occupata soprattutto del rapporto fra espressione e contenuto.(1) I linguisti, infatti, si fermano alla considerazione che il linguaggio rappresenta la “griglia di lettura” che a noi serve per interpretare il mondo ed è una sorta di concezione idealistica, che fa dipendere tutto dal concetto che una determinata cosa ha nella nostra cultura(2). Ad esempio, il lessema “bosco”, nella nostra cultura indica qualcosa di diverso dal lessema “foresta”, mentre un tedesco vedrà solamente un “Wald ” e questo perché nel suo sistema semantico c’è solo quel concetto, che può essere legato ad una parte di quella realtà. In questo giornale , lo studio semantico delle pagine “Proverbi e modi di dire ” è indirizzato ai dialetti campani, ma senza mai perdere di mira la prospettiva della lingua nazionale. andropos ____________

(1)La semiotica contemporanea si identifica nelle opere e nelle riflessioni di due figure fondamentali: il filosofo statunitense Charles SaLa semiotica contemporanea si identifica nelle opere e nelle riflessioni di due figure fondamentali: il filosofo statunitense Charles Sanders Peirce (1839-1914) ed il linguista ginevrino Ferdinand de Saussure (1857-1913). (2)Patrizia Violi, Significato ed esperienza, Bompiani, Milano 1997.

LA SEMANTICA

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Vero o Falso?

I cibi surgelati sono più freschi di quelli acquistati nei negozi?

VERO

A parte l’aspetto e il sapore che spesso ingannano anche i buongustai, i surgelati hanno una rara qualità. Poiché vengono confezionati e preparati poche ore dopo la raccolta (se si tratta di frutta o verdura), o dopo la pesca (se si tratta di frutta o verdura), dopo la macellazione (se si tratta di carne o pollame), essi sono in pratica sempre più freschi degli alimenti acquistati nei negozi delle città. Il freddo violentissimo, infatti, blocca ogni processo biologico di deterioramento al momento stesso della surgelazione. In conseguenza di ciò i surgelati conservano anche dopo anni l’inalterato valore nutritivo e vitaminico degli alimenti, come e fossero freschi. Studi rigorosi hanno confermato anche che le vitamine più delicate, come la vitamina C, si mantengono inalterate in questi alimenti, il che è sorprendente se si pensa che la verdura e la frutta cosiddette “fresche” perdono la metà del loro contenuto vitaminico già due giorni dopo la raccolta.

Qual è la differenza tra gli alimenti Surgelati, quelli congelati?

I surgelati sono alimenti naturali che, accuratamente selezio-nati e confezionati, vengono portati rapidamente a una tempera-tura di 40° sotto zero. Essi vengono conservati in speciali refrige-ratori e trasportati con veicoli appositamente attrezzati fino ai posti di vendita: nei negozi i surgelati sono conservati in banconi refrigerati a 20° sotto zero. I cibi congelati , invece, si ottengono con un raffreddamento molto più lento e meno intenso (pochi gradi sotto lo zero) che favorisce la formazione di grossi cristalli di ghiaccio nell’interno delle cellule dei tessuti, alterandoli nella loro struttura. Ciò provoca, al momento della congelazione, la perdita della consi-stenza dei cibi, che si presentano come spappolati e alterati nel sapore. Nei surgelati, invece, i cristalli di ghiaccio provocati dall’intenso raffreddamento sono minutissimi e non alterano l’impalcatura cellulare. La congelazione oggi è usata solo per la conservazione temporanea di carne e pesce.

IL CLUB DEGLI

AUTORI www.club.it/autori/sostenitori/franco.pastore/indic e-i.html

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13

I surgelati, quindi, differiscono sostanzialmente dagli alimenti congelati per il più rapido e intenso raffreddamento a cui sono sottoposti; essi conservano inoltre tutte le qualità nutritive, il sapore e la consistenza del prodotto fresco, che si perdono invece completamente nei cibi congelati.

La conservazione dei surgelati

I cibi surgelati si conservano nel freezer del frigoriferero o nei congelatori, se non sono stati troppo tempo nella borsa della spesa subito dopo l’acquisto, anche tre o quattro mesi. Una volta scongelato l’alimento surgelato deve consumare in giornata, mentre nel frigorifero può essere conservato senza danno per 24 ore. In genere i prodotti surgelati sono accompagnati da istruzioni circa lo scongelamento, che è bene che avvenga naturalente, alla temperatura ambiente. In caso di grande premura, si può far scongelare carne, pollame, pesce immergendoli per un po’ in acqua fredda, mai calda. Ogni tipo di alimento surgelato al momento dell’uso richiede particolari accorgimenti. Il pesce, già pulito e privato delle lische, può essere cotto direttamente allo stato surgelato, altrimenti lasciarlo sgelare per 3 0 4 ore a temperatura ambiente. Anche la carne va lasciata sgelare prima di essere consumata e così il pollame. Tutte le verdure vanno cotte preferibilmente ancora surgelate, togliendole dal pacchetto e immergendole direttamente nell’acqua bollente o nella padella.

La conservazione dei cibi cucinati

Il freezer consente di conservare a lungo non solo i surgelati, ma anche piatti completamente cucinati, che al momento dell’uso dovranno solamente essere riscaldati a bagnomaria sulla fiamma o nel forno, per essere pronti. Le pietanze, cotte al punto giusto, vengono chiuse negli appositi contenitori di stagnola e conservati. Lo stesso si può fare per i dolci, alcuni dei quali, come le crostate di pasta frolla, possono anche, una volta preparate, essere lasciati crudi fino al momento della cottura. Rosamaria Pastore ,F. Fabbri editori “Enciclopedia della donna”, II edizione 1970

“ ANTITESI EDITRICE “

ROMA

III TTTAAAMMMBBBUUURRRAAANNNOOOVVVAAA

ErmannoPastore voce e tammorre

Nuccia Paolillo voce e ballo

Cristiana Cesarano voce e ballo

Michele Barbato e Giovanni del Sorbo

chitarre

A. Benincasa Bassoa custico

Pasquale Benincasa percussioni

Enrico Battaglia mandolino e violino.

UUUNNN III NNNCCCOOONNNTTT RRROOO FFFEEELLL III CCCEEE

CCCOOONNN LLL AAA MMM UUUSSSIII CCCAAA DDDEEELLL LLL AAA NNNOOOSSSTTT RRRAAA

TTT EEERRRRRRAAA

14

Salerno, una provincia da scoprire

Comune di 36.059 abitanti, con la più alta densità di popo-lazione della provincia di Salerno, Pagani è situato a 20 km dal capoluogo ed a 35 da Napoli. Situata nell’agro Nocerino Sarnese, è stata una delle Università di Nocera de' Pagani, fino al 1806.

La città, che si estende alle pendici del Monte Albino, è parte integrante dell'Ager Nucerinus. L'attuale insediamento urbano si è sviluppato, a partire dal borgo di Corteimpiano, che risale alla fine dell'alto medioevo. Per alcuni studiosi, il toponimo deriverebbe dal latino pagus (villaggio); secondo altri, scaturirebbe dalla presenza, nel territorio, di gruppi saraceni provenienti da Amalfi, percui pagano nascerebbe dalla contrapposizione a cristiano. (1)

L´ipotesi più attendibile sembra essere quella che fa derivare Pagani dalla casata dei “Pagano”, legata ai sovrani angioini ed aragonesi, stabilitasi in loco nel 987, al tempo dei primi Templari,.

La città, ospita numerose chiese e monumenti, tra i quali ricordia-mo la splendida Chiesa del SS.Corpo di Cristo , la chiesa madre di Pagani. Seguono: la Basilica di Sant'Alfonso Maria de' Li-guori , con annesso il Museo Alfonsiano, che ospita le reliquie del Santo, che trascorse a Pagani gli ultimi dodici anni della sua vita, componendo opere ascetiche, dommatiche e molte canzoni in lingua ed in vernacolo, tra le quali la famosa Tu scendi dalle stelle. Infine, vi è la Chiesa della Madonna delle Galline, che, ogni anno, richiama ed appassionati di tradizioni popolari da tutta la regione. Infine, pare che la città abbia dato i natali ad Hugues de Payns (inteso come Ugo de Payens o Uguccione de' Pagani), fondatore della Confraternita dei Templari come attestato dal nome mede-simo e da alcune lettere che il templare abbia indirizzato alla sua famiglia. Ciò ha determinato nel febbraio del 2001, la nascita di un'associazione denominata “Ordine sovrano e militare del tempio di Gerusalemme”, che, richiamandosi alle regole e principi del-l’Ordine dei poveri cavalieri di Cristo, si impegna in opere di carità cristiana. ________

(1) Ipotesi nata da una errata lettura dei testi medievali, che si riferivano a migrazioni saracene avvenute nel territorio di Nuceria, al tempo di Federico II, l’attuale Lucera, in Puglia.

POETILANDIA http://www.poetilandia.it/pagineautori/francopastor e.html

La città dei nuovi autori

Poesia Creativa www.poesia-creativa.it

A.L.I.A.S. www.alias.org.au

http://www.alidicarta.it/

PPP AAA GGG AAA NNN III

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PREMESSA Prima dell’ età della tragedia e dopo la stagione epica, intorno al VII sec. A.C., la Grecia conosce il fiorire di un altro genere letterario: la lirica . Essa ha immediatezza espressiva ed è ricca di metafore ed analogie, che vengono espresse attraverso un periodare breve ed incisivo, che arriva direttamente al cuore. Dalle colonie ioniche dell’Asia minore, alla penisola greca, i versi cantati o recitati vengono accompagnati dalla lira, che ne evidenzia i toni. Si ha così:

• La lirica elegiaca • La lirica giambica • La lirica melica monodica • La lirica melica corale

aaa))) LLLAAA LLLIII RRRIII CCCAAA EEELLLEEEGGGIII AAACCCAAA (con temi amorosi civili e politici)

CALLINO Nato ad Efeso, nella prima metà del VII secolo, da inizio alla lirica elegiaca con i

suoi versi di esortazione alla lotta armata contro i barbari cimieri, invasori:

LA TORRE

Mentre muore, ognuno

per l’ultima volta scagli la lancia. ……………… Tutto il popolo ha rimpianto

per l’uomo valoroso, quando muore,

ma se vive è degno dei semidei;

nei loro occhi lo vedono quasi fosse una torre:

da solo compie imprese degne di molti.

I LIRICI GRECI

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MIMNERMO Nato a Colofonie o a Smirne,nella senda metà del settimo secolo a.C.,di lui ri-mangono frammenti di due libri di elegie,scritte in dialetto ionico:Nannò, dal nome della suonatrice di flauto tanto amata dal poeta, e Smirneide , sul conflitto tra gli abitanti di Smirne ed il re Gige, al ciomando dei Lidi.

CHE VITA MAI

Che vita mai e che gioia senza Afrodite d’oro?(1)

Ch’io sia morto quando più non mi stiano a cuore

l’amore segreto, i dolci doni ed il letto:(2) questi sono i fiori della giovinezza,

desiderosi per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa

sopravviene la vecchiaia, che rende l’uomo turpe e cattivo,

sempre nell’animo lo corrodono tristi pensieri; e di vedere i raggi del sole

non gioisce, ma è odioso ai ragazzi

ed in dispregio alle donne: così penosa

fece il dio la vecchiaia.

COME LE FOGLIE Come le foglie

che fa germogliare la primavera, ricca di fiori [...], simile ad esse,

per un tempo brevissimo,(3) godiamo i fiori della giovinezza,

né il bene né il male conoscendo dagli dei [...].

Oscure, le Kere, son già vicine (3) e recano il tempo della penosa vecchiaia, l’altra la morte.[…]

______ 1)Il termine Afrodite, inteso come l’amore, lo troviamo già in Omero ed in Esiodo, ma non è certo se ha solo valore metaforico, o fa riferimento ad elementi di arte figurativa. 2) Il climax evidenzia la gradualità del passaggio dal virtuale al concreto. 3) Letteralmente: per un cubito, una misura di lunghezza che andava dal gomito alla punta del dito medio. 4) Le Kere, figlie della Notte e custodi del destino dell’uomo

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PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA

Cenni storici - Abitata dagli Ausoni (Aurunci) e dagli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto. Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi del Regno delle Due Sicilie. Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi. Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, delle pianure. A ciò si aggiungono i magnifici prodotti del latte, i fichi e le olive del Cilento,gli agrumi della costiera amalfitana,i funghi ed i formaggi dell’alta valle del Cervati, i prodotti bufalini della valle del Sele ed i salumi del piagginese.

Pranziamo nel salernitano Un Primo piatto: Spaghetti con vongole e cozze (1)

Far aprire, separatamente, le vongole e le cozze a fuoco vivo. Raccogliere e tenere da

parte il sugo dei molluschi, privato della sabbia ( lasciar posare la sabbia sul fondo e far

colare molto lentamente il liquido in un altro recipiente ) e i molluschi tolti dalle valve.

Far dorare, a parte, in abbondante olio di oliva uno spicchio d’aglio tritato o sciacciato,

che si può togliere o lasciare secondo il gusto. Aggiungere qualche pomodorino e

lasciar cuocere a fuoco piuttosto vivo per pochissimi minuti. Unire al sugo prima il liquido

e, poco dopo , le vongole e le cozze, e lasciar leggermente addensare il tutto. Prima di

togliere dal fuoco, completare con una buona manciata di prezzemolo.

Condire con questo sugo gli spaghetti cotti al dente e appena scolati. Evitare

assolutamente di usare il formaggio grattugiato.

Salerno è un comune di 140.580 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia. È la seconda città della Campania per popolazione.È conosciuta per la sua Scuola Medica Salernitana, che fu la prima e più importante istituzione medica d'Europa all'inizio del Medioevo e come tale considerata da molti un'ante-signana delle moderne università. Città di mare, ha una tradizione culinaria notevole, per il gusto e la fantasia degli accostamenti alimentari.

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Un secondo piatto: Triglie in cartoccio (2)

Scegliere delle triglie piuttosto grandi, sventrarle e salarle. Metterle in una carta da forno ben oleata e lasciarla cuocere lentamente, in modo che conservi inalterata la fragranza di scoglio e di alga. Una volta le triglie in cartoccio venivano cotte sotto la cenere della fornacella. Ora si possono preparare servendosi del forno a calore moderatissimo.

Un contorno: Insalata mista (3)

Ingredienti:

scarola, lattuga, indivia, cipolline crude (a chi piacciono), ravanelli, sale olio ed aceto

in giuste proporzioni.

Tagliare a piccoli pezzi la parte bianca della scarola e le altre verdure. Condire con

sale, olio e aceto.

Un dolce : La “pizza dolce” (4)

Ingredienti:

Pasta frolla, crema e marmellata di amarene.

Foderare una tortiera con pasta frolla, riempirla con crema e cucchiaiate di marmellata

di amarene. Ricoprire accuratamente con altra pasta frolla e cuocere al forno

regolarmente, senza far colorire troppo. Cospargere la “pizza” raffreddata con

zucchero in polvere finissima.

Un buon vino campano: Il Colli di Salerno bianco IG T

Prodotto dai bei vigneti si estendono sulle colline di Salerno, ben si sposa con i sapori

tipici e tradizionali della cucina locale sottolineandone la bontà e il gusto, perché resta

tutta la potenza di un alcol dichiarato a 13,5 grandi .Giallo paglierino, man mano che il

bicchiere riposa sul tavolo e la temperatura si alza, esce fuori prepotentemente il frutto

di grandissime capacità evolutive. In bocca svela la sua potenza ed una incredibile

intensità, che si sposa con una discreta morbidezza .

I Vini Colli di Salerno è l’unica tipologia della provincia di Salerno che si fregia del

marchio IGT (indicazione geografica tipica della Comunità Europea) e sono molto

conosciuti e apprezzati nell’ambiente enologico italiano.

Rosa Maria Pastore ______ (1),(2),(3).(4) Achille Talarico “Gastronomia salernitana” , editrice “Salernum” 1989

Le nubi, anime vaganti nell’immensità, un contatto visibile nelle strade del cielo.

Le nubi, anime inquiete per un mondo che si sta perdendo.

BRUNO Antonella

LE NUBI

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“…Beati gli umili, quelli che piangono, quelli che soffrono,

quelli che hanno fame e sete di giustizia,… beati i perseguitati, beati sarete voi

quando sarete offesi per causa mia…”(1)

Tutti udivano la voce di Cristo che, nello spazio intorno, produceva echi lontani.

“…Avete udito che fu detto: occhio per occhio e dente per dente,

ma io vi dico di porgere l’altra guancia e pregare per quelli che vi perseguiteranno

affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli e fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi…”

Ed il discorso continua, sulla tavola, in negativo ed interpreta il dramma di tutti i tempi, proiettando, nel futuro, un messaggio di pace che, partendo da ombre chiaroscurali, si eleva ad alito di vita, nella profondità di un cielo, delineato dal simbolismo catartico di Scandurra. La scena centrale vive con la forza della barbarie più totale, mentre figure simboliche vivono nell’attimo in cui stanno per disertare l’azione.

La simbiosi è perfetta:Il Gieco incide il dramma con un fitto tratteggio e porta in evidenza una sorta di scetticismo atavico ed i segni di un dolore immenso; Scandurra,dal canto suo, accentua la luce dramma- tica,con il surrealismo di un discorso grafico a lungo respiro, incuneandosi, in perfetta armonia, nel trat- teggio morbido del Greco.

Mentre, a lato, si delinea chiaramente il silenzio del- le istituzioni, di fronte al dramma dell’ esistenza, in tutto il contesto della tavola, il microcosmo si fa ma- crocosmo e la setta del kukluxklan diviene il risulta- to della contorta logica degli uomini. Essi, contraria- mente alla legge di Dio,innalzano il loro trono di ter- rore, sulla sofferenza dei fratelli, che assistono al dramma, con lo spirito di chi non com-prende il perché dell’odio e di secoli di crudeltà. Il Greco diviene allora maestro d’amore e, lontano dall’idea di ergersi a giudice, circon-

da i personaggi in primo piano, di un’aureola di commozione profonda:

IL VANGELO DI MATTEO PRESENTAZIONE DEI COMMENTI ESTETICI

DI FRANCO PASTORE (Capitolo quinto)

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“…gli occhi non fingono lacrime, // la speranza è l’angoscia estrema // e quando gli altri applaudono, // quando si commuovono //

è calato il sipario…” L’universalità scaturisce nell’attimo stesso della denuncia e l’uomo diviene l’aguzzino della storia umana, cambiando, nel tempo, l’abito ma non la sostanza. Vengono spontanei accostamenti con la storia recente e milioni di morti gridano vendetta, con i corpi disfatti nei forni o piagati dalle radiazioni atomiche. La retorica tace. Una sensibilità squisita indugia dove il dolore è più grande, dove i cappucci dell’odio partoriscono la morte, dove i capelli nascondono i tratti tesi di chi rifiuta il male.

“…Voi siate il sale della terra; ma se il sale diventa scipito con che gli si renderà il sapore?...Voi siete la luce del mondo…”

F.Pastore (IL VANGELO DI MATTEO- CAP.V)

SCHEDA DELL’OPERA

• Titolo: IL VANGELO DI MATTEO • Data d’inizio: febbraio del 1979 • Interpretazione grafica: L.Grieco – A. Scandurra • Commento sociologico: L. Annarumma • Commento Estetico: Franco Pastore • Editore: Fratelli de Luca in Amalfi • Prefazione: Domenico Rea • Data di consegna alle stampe: dicembre del 1979 • Imprimatur Abatis Ordinarii, Trinitatis Cavensis, del 25 genn.1980 • Anno di pubblicazione 1980 • Composizione dell’opera: 32 tavole grafiche, 28 commenti, un imprimatur, una presentazione, una introduzione socio-motivazionale ed una introduzione storica. • Presentazione alla stampa: nel giugno 1980, presso la Camera di Commercio di Salerno. • Natale 1981, inviata copia, rilegata in oro, al Santo Padre Giovanni Paolo II.

Nato a Napoli nel 1921, Domenico Rea , uno dei migliori narratori e saggisti del II No- Vecento italiano, trascorse l' infanzia e la prima giovinezza a Nocera Inferiore, poi, si stabilì definitivamente a Napoli, dove esordì , come scrittore, con Spaccanapoli, nel 1947.Seguirono altre raccolte di racconti, fra cui: Gesù fate luce (1950,Premio Viareg- gio), I racconti (1965), Il fondaco nudo (1985) e i romanzi:Una vampata di rossore (1959),Ninfa plebea (1992, Premio Strega),da cui il film omonimo di Lina Wertmùller. Tra i suoi libri di saggi- stica ricordiamo: Il re e il lustrascarpe (1960), Pulcinella (1968), Diario napoletano (1971), Fate bene alle anime del purgatorio (1973), Pensieri della notte (1987)ed I ragazzi di Nofi (1999). Scrittore irrequieto e lontano dai gruppi di intellettuali napoletani contemporanei, non poté essere assimilato a nessuna corrente letteraria. Estraneo a qualsiasi gruppo susseguente alla rivista letteraria La Ronda, si mantenne lontano dall'impegno politico militante,” per mancanza di illusioni sulla "natura umana" ma non per questo, scrivendo quasi sempre temi di disagio ambientale, meno impegnato nella denuncia delle piccole e grandi ingiustizie quotidiane…” È morto a Napoli,nel 1994.

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La frutta fa bene ma, per evitare fastidiosi imbarazzi int estinali, meglio

non esagerare Scopriamo quanta mangiarne e quando consumarla

Pesche, albicocche, meloni, prugne, mele e pere: d’ estate ci si può davve- ro sbizzarrire con la frutta ma... quando è troppa è troppa! Rinfrescante, gustosa ed indispensabile per un buon equilibrio alimentare, la frutta è una scelta molto valida dal punto di vista nutrizionale, ma dobbiamo comunque tenere conto del suo contenuto di calorie, anche se modesto, e di zuccheri che, benché accompagnati da numerose sostanze protettive (come vitamine, minerali e fibre) sempre zuccheri sono. Quindi, meglio non esagerare. Primo, perchè tutti gli eccessi sono nocivi per la linea; secondo, perchè alcune varietà, o più in generale la frutta troppo matura, tendono a produrre gas nell’intestino, a fermentare e aumentare il gonfiore.Se tendiamo a soffrire di pancia gonfia e meteorismo, dobbiamo stare attenti a limitare le porzioni di mele, prugne, banane, melone, anguria, kiwi e uva. Se proprio non possiamo farne a meno, scegliamo la frutta un po’ più acerba, che presenta un minor rischio di fermentazione intestinale, e ricordiamo di sbucciarla sempre. La frutta va consumata a fine pasto o a merenda? Dipende. L’ideale sarebbe mangiarla a colazione e come spuntino di metà mattino o metà pomeriggio, quando lo stomaco è vuoto, condizione che favorisce il massimo assorbimento delle vitamine. Va bene anche all’inizio dei pasti perchè, grazie al suo volume, dona un senso di sazietà e può aiutare a moderarsi a tavola. Se consumata con altri alimenti, invece, rallenta l’intero processo digestivo, di qui effetti imbarazzanti come gonfiore e gas abbon-danti e maleodoranti. Solo in qualche caso è consigliato mangiarla dopo i pasti: una fetta di ananas o di papaya alla fine di un pranzo o di una cena proteici, ad esempio, facilita la digestione per la presenza di bromelina e di papaina, due enzimi che favoriscono la demolizione delle proteine. Le tre, quattro porzioni giornaliere di frutta (da 150 g l’una) e le due di verdura (da 250 g se ortaggi e 50 g se insalata) suggerite dalle linee guida italiane sono un buon riferimento, con la raccomandazione di variare molto le scelte per aumentare la gamma di sostanze protettive.( Da “FARMASALUTE-NEWS.Newsletter - Luglio 2008 )

Gonfiore, gas, cattiva digestione: e se fosse colpa della frutta? dddaaa fff aaarrrmmmaaasssaaalll uuuttteee...iii ttt

Agisce sui nervi che vanno al cervello ed allo stomaco, il pacemaker antifame sperimentato a Rochester dalla equipe medica della clinica Maio. In futuro, contro il soprappeso e l’obesità non sarà necessario ricorrere a diete drastiche ed estenuanti attività di palestra, l’apparecchio antifa-me blocca l’appetito e spinge a mangiare di meno. Presentato sulla rivista di chirurgia Surgery, il pacemaker è stato sperimentato su trenta pazienti pesantemente obesi. In sei mesi, si è registrata una diminuzione del 15%, del peso in eccesso, per alcuni e del 25% per altri. N.d.D.

NOVITA’DAGLI STATI UNITI “Il pecemaker antifame”

Rochester- Clinic Mayo

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1° CONCORSO LETTERARIO “ANTONINO VIA” Verbale della Giuria

La Giuria del Premio, dopo aver esaminato e valutato in totale n° 298 opere, dei quali n° 189 per la sezione Lingua Italiana e n° 109 per la sezione Dia letto Siciliano ha stilato, con parere unanime, la rosa dei vincitori che di seguito riportiamo:

Vincitori Sezione Lingua Italiana 1° classificato : PIOVEVA L’ARGENTO DEGLI ULIVI di Maria Concetta Naro S.Cataldo (CL) 2° classificato : PER UNO SCARNO LAZZARO A TRE LATI di Augusto Manna Ca tania 3° classificato : NELL’ECO DELLE STELLE di Maria Rita Crifasi Partanna (T P) Premio Speciale Giuria : ALLA MIA TERRA di Giuseppe Bonura Mirabella Imbacc ari (CT) Menzione d’onore : MAGMA di Carmelita Randazzo Nicotra San Pietro Clar enza (CT) Menzione d’onore : LA GIOSTRA DEGLI ABBRACCI di Monica Schiaffini Sestri Levante (GE)

Vincitori Sezione Dialetto Siciliano 1° classificato : MA DUMANI di Carlo Trovato Catania 2° classificato : VUCI NTA LU SILENZIU di Margherita Neri Cefalù (PA) 3° classificato : ME FRATI ARVULU di Giuseppe Gerbino Castellammare d el Golfo (TP) Premio Speciale Giuria : M’ISPIRA di Rita Elia Termini Imerese (PA) Menzione d’onore : QUANNU C’ERA ME NANNU JACHINU di Giovanni A. Marino Marsala (TP) Menzione d’onore : RIORDI DI EMIGRANTI di Angelo Vecchio Guardia (CT)

La Cerimonia di premiazione si svolgerà a Trapani presso la Sala Congressi dell’Hotel Baia dei Mulini alle 17 del 28 settembre 2008. Per ulteriori informazioni rivolgersi al 3386004375 o all’indirizzo e-mail: [email protected]

Venerdì 10 ottobre 2008, alle ore 18, presso 501 RECEPTIONS BARKLY STREET FOOTSCRAY, Sotto il patrocinio del Consolato Generale D’ITALIA in Melbourne, dell’Istituto Italiano Cultura , con il supporto della Camera di Commercio ed Industria Italiana, del Victorian Multicultural Commission e del Comune di Moonee Valley, l’A.L.I.A.S. è lieta di presentare la premiazione del XVI Concorso Letterario Inter-nazionale. Presenteranno la serata Frank Di Blasi e Linda dI Virgilio, mentre l’intro-duzione e la presentazione dei premi sarà a cura del Console Generale D’Italia in Melbourne dott. Francesco Conno e del Direttore dell’Istituto Italiano Cultura dott.ssa Simonetta Magnani. La giuria sarà resa nota durante la manifestazione e prima del lancio dell’antologia A.L.I.A.S. 2008. La serata sarà allietata dal fisarmonicista Alex di Leo, dal tenore Mr Rangiuaia Houkamau, dal soprano Giuliana D’Appio, dal cantante Steven Digh e dal Coro A.L.I.A.S. , diretto da Franco Coppola. Alla Presidente, n.d. Giovanna Li Volti Guzzardi , le più vive congratulazioni di tutto lo staff di Andropos in the World.

SUL PROSSIMO NUMERO UN AMPIO SERVIZIO DELLA MANIFESTA ZIONE

MELBOURNE – AUSTRALIA – PRESTIGIOSA MANIFESTAZIONE

LETTERARIA PROMOSSA DALL’A.L.I.A.S.

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LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI:

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