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mensile di informazione in distribuzione gratuita Maggio 2014 n. 99

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mensile di informazione in distribuzione gratuita

Maggio 2014

n. 99

Mes

sagg

io e

lett

oral

e

SOMM

ARIO

3 Faccioni al di sopra della Legge

4 La Sostenibilità

8 Rivoluzione pro Democrazia

12 Si porti la carta igienica da casa

16 Serate Liliana Merlo

20 Il Ministro Stefania Giannini

24 Dura Lex sed Lex

26 I Giovani, la Scuola, la Famiglia tra Internet e Tv

30 Note Linguistiche

33 L’Oggetto del Desiderio

35 Marco Pannella “Non è ancora la mia ora”

36 Il Calcio

37 La Pallamano

38 Satira - Veracità

n. 99diMaurizio Di Biagio

Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di Biagio

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Carla Dragoni, Maria Gabriella Del Papa, Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano, Carmine Goderecci, Fausto Napolitani, Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone, Alfio Scandurra.

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressionedi chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazionené l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche soloparziale, sia degli articoli che delle foto.

Progetto grafico ed impaginazione: Antonio Campanella

Periodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di MarcoVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele

Organo Ufficiale di informazionedell’Associazione Culturale Project S. GabrieleVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004Stampa: Gruppo Stampa Adriatico

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930347.4338004 - 333.8298738

Teramani è distribuito in proprio

[email protected] a

www.teramani.infoè possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web

Il volto è, con gli occhi, lo specchio

dell’anima. Ma quei faccioni elettorali,

vietati per legge, continuano a

galleggiare nell’aurea mediocritas del

ritrovato Medioevo italiano nelle sede

elettorali cittadine, in disprezzo delle

norme che il Popolo italiano s’è dato.

Oltre ad uscire dal quadretto un’anima

screziata di volgarità, si rafforza purtroppo

il concetto che l’homo italicus (più che

Italicum) possa surfare come meglio

crede sulle onde delle spiagge di Bondi

e dell’apparato legislativo nazionale, con

quel ghiribizzo sordiano nel Marchese del

Grillo dell’“io so io, voi non siete un cazzo”.

C’è chi, dopo l’incontro in Prefettura in cui

si è ribadito il divieto, ha smorzato il vulnus

appiccicando sui manifesti maschere di

tigre, chi celando il faccione con piccole

strisce di carta, chi invece ha continuato

in barba a tutti i provvedimenti a mostrare

la sua alterigia e protervia incarnata in

facce impresentabili non tanto per il proprio

vissuto personale quanto per la misera

sconfitta economica-politica-genetica che

essi rappresentano.

Le leggi del 1957 e del 1975 parlano chiaro:

i manifesti elettorali nel mese antecedente

alle elezioni, vanno affissi soltanto negli

spazi previsti e cioè nei tabelloni che il

Comune ha già posizionato in diversi punti

della città. Ma finora la consuetudine ha

voluto che, con accordi presi tra le parti, i

faccioni dilagassero, fino a quando qualcuno

ha detto che “il re è nudo”, che la legge va

fatta rispettare.

“Non si dicono mai tante bugie quante se

ne dicono prima delle elezioni, durante

una guerra e dopo la caccia” diceva Otto

von Bismarck ma gli occhi dei faccioni non

tradiscono mai e ci rivelano un mondo fatto

di grossolanità ma soprattutto di reiterata

e sistematica violazione delle norme

civili, in un mondo che, sotto i colpi delle

raccomandazioni, dei privilegi mandarinali,

delle scarpe destre regalate prima delle

elezioni, dell’evasione fiscale che toglie

pil, vede un’ineluttabile involuzione del

popolo italiano alle prese ancora, tra le

note dell’orchestra del Titanic, a cercare

di accantonare infimi vantaggi personali a

discapito della collettività. n

3Editoriale

Faccioni al di sopra della legge

4n.99

Società

diFaustoNapolitani [email protected]

SostenibilitàIn tempi di crisi

Il concetto di crisi, è di-

venuto il più descritto ed

analizzato negli ultimi tempi,

e la ricerca delle cause ci

porta a discussioni e violente

contrapposizioni quotidiane, ma

tutto ciò che si afferma è quasi

sempre irrazionale e dettato

da soggettivismi assolutamen-

te sterili e non condivisibili, è

necessario pertanto fermarsi

a riflettere ponendosi l’obbiettivo di individuare una soluzione ai

problemi che ci affliggono.

L’atteggiamento del cittadino italiano è sempre lo stesso, ovvero

la ricerca del capro espiatorio, che nel caso di specie è quanto di

più immateriale ed indefinito, la politica. Pertanto la panacea, nel

comune e consolidato sentimento popolare, risiede nelle azioni che

i nostri rappresentanti devono compiere. Che tradotto in termini

pragmatici suona pressappoco così: l’insieme dei rappresentan-

ti del Governo devono compiere un miracolo, consistente nella

cancellazione di tutte le piaghe che affliggono il Paese, avendo

cura di non sottoporre nessuno a sacrifici, privazioni, contribuzioni,

e quant’altro. E’ vero che, chi

gestisce il Paese ha l’obbligo di

farlo tentando di salvaguardare

le aspettative di ognuno, ma

bisognerebbe anche capire che

alla base di ogni gestione esiste

il principio facilmente dimostra-

bile delle risorse limitate.

La soluzione invece risiede nella

presa di coscienza che i sistemi

fin ad ora adottati si sono basati

su principi insostenibili, e gli

interventi che la finanza tenta

ancora di applicare per salvare

il mondo dorato degli speculato-

ri, sono da definirsi ancora inutili e deleteri per il cittadino comune.

Si provi a valutare i principi e le finalità del Quantitative Easing, che

tende esclusivamente a drogare il sistema finanziario europeo, con

il solo obbiettivo di continuare a proteggere

ed ingrassare chi si arricchisce senza nulla segue a pag. 6

Per l’occasione i vini proposti saranno accompagnati da una degu-

stazione di prodotti tipici al fine di risaltare al meglio i sapori e gli

odori di questi splendidi vini, frutto del vigneto di Livio Felluga che si

estende per 135 ettari, fra i Colli Orientali del Friuli ed il Collio.

La serata sarà anche un’occasione per conoscere la “Sala Ivan

Graziani”, dedicata al cantautore teramano scomparso il 1° Gennaio

1997, caratterizzata da arredamenti e foto che ricordano l’artista in

questione.

Ovviamente, in un locale come il “Caffè del Corso” non poteva

mancare la musica dal vivo, questa volta rappresentata dal gruppo

musicale “The Fuzzy Dice”, Teddy Di Ubaldo (voce), Mattia Fantini

(contrabbasso), Lorenzo Fantini (pianoforte), Filippo Del Piccolo

(chitarra), che ci accompagnerà durante la serata alla scoperta del

Rock anni 50/60.

CAFFÈ DEL CORSO · wine bar - enoteca

Corso Cerulli 78, 64100 - Teramo · Tel. 0861.248478

www.ilcaffedelcorso.it · mail: [email protected]

EventiCaffèdel Corso

Redazionale

giovedì 29 maggio

Il Caffè del Corso, vi invita inoltre a conoscere la propria enoteca,

caratterizzata da offerte uniche come:

• ChampagneKrug

• ChampagneBillecart-Salmon

• ChampagneBollinger

• BaronDeL

• Beaune1erCruLesPerrieres

• AcetoBalsamicoLaSecchia

Lo storico Wine bar

“Caffè del Corso” ci

abitua sempre di più ad

eventi e serate particolari, dove

la degustazione di prodotti di

alto livello, nazionale ed interna-

zionale, si sposano con un am-

biente unico, il tutto sottolineato

dalla presenza di ottima musica

dal vivo. Tutto questo è quello

che troveremo nella serata del

29 Maggio a partire dalle ore

19:00, dove i gestori del locale sito in Corso Cerulli ci faranno tra-

scorrere momenti legati alla tradizione dei vini della cantina “Livio

Felluga”, che rappresenta una storia di produttori di vino del Friuli

che dura da cinque generazioni.

I vini Livio Felluga, così inconfondibili per profumi e aromi, sono an-

che “i vini della carta geografica”, da sempre riprodotta in etichetta:

un’antica mappa dei poderi aziendali, segno di un profondo legame

con la storia e il territorio. Un legame che trova nel Picolit, il più

nobile dei vini friulani, il suo frutto più prestigioso: un vino di grande

complessità, caldo e pastoso, che concilia armonicamente sensa-

zioni dolci e acidule; un vino “da meditazione”, delicato e prezioso

come il suo colore oro antico.

L’ eleganza del Terre Alte - sapiente uvaggio di Tocai friulano, Pinot

Bianco e Sauvignon - e la forza del Sossò, accurata selezione di uve

Merlot e di Refosco dal peduncolo rosso, rappresentano bene la

generosa varietà di toni e sfumature della produzione Livio Felluga.

Il frutto di una sfida iniziata cinquant’anni fa, vinta e rinnovata, conti-

nuata dalle nuove generazioni per migliorare ancora.

I vini proposti saranno:

- Sharis Annata: 2012 • Alcool (% vol): 12,50 • Zuccheri: secco

- Friulano Annata: 2009 • Alcool (% vol): 13,00 • Zuccheri: secco

- Sauvignon Annata: 2009 • Alcool (% vol): 13,00 • Zuccheri: secco

- Nuaré Annata: 2011 • Alcool (% vol): 12,50 • Zuccheri: secco

6n.99

costruire, alle spalle di coloro i quali devo-

no fare tutti giorni i conti con salari sempre

più bassi ed in certi e un lavoro sempre

più difficile da trovare e mantenere. Infatti,

il rischio che si tenta di arginare è quello

della deflazione, ovvero la caduta dei prez-

zi, che senza andare troppo in profondità,

significa l’erosione del principio del mas-

simo profitto. Ci si potrebbe addentrare

nell’analisi delle teorie di Wallerstein, ma

sarebbe troppo complicato ed inefficace,

pertanto non mi dilungo in questioni di

filosofie politico-economiche, ma utilmente

torno nel mondo sociologico, citando una

storica frase pronunciata da JFK nel 1962:

non chiederti cosa possa fare il tuo paese

per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il

tuo paese.

Partendo sempre dall’assunto irrinuncia-

bile che la politica deve fare sempre la

propria parte in tutta onesta e ragionevo-

lezza, dobbiamo valutare che l’ancora di

salvezza è una inversione di tendenza da

parte di tutti noi, tentando di capire che la

crescita non può essere continua, in quan-

di cincischiare e si tiri dritto verso una

soluzione che è possibile ottenere in tempi

brevissimi.

Prima di concludere questa breve chiac-

chierata, vorrei fare un accenno ad una

questione molto importante che è inoltre

propedeutica alla soluzione dei problemi

che ho tentato di individuare, ovvero invi-

tare i lettori di queste pagine a fare mente

locale sul quesito al quale si tenterà di dare

una risposta nel corso di EXPO 2015: come

sarà possibile fornire le risorse alimentari

all’intero pianeta nel futuro, valutando che

la popolazione mondiale è in continua cre-

scita e le risorse sempre più scarse. n

to è utopico

pensare che le

positività di un

anno possano

essere incre-

mentare l’anno

successivo, e

così via all’infi-

nito. Dove esi-

ste un soggetto

che guadagna,

deve esserci

obbligatoria-

mente un altro

soggetto che perde, proprio per il già citato

principio della limitatezza delle risorse. La

salvezza del genere umano risiede nella

presa di coscienza che ognuno deve avere

solo ciò che gli abbisogna per condurre

una vita dignitosa, e che l’appropriarsi del

superfluo è una sopraffazione nei confronti

di altri esseri umani.

In questo momento, sul tappeto esistono

tantissime cose da riformare, o meglio da

rettificare, ma siccome siamo in campagna

elettorale, non le elenco, perché tutti le

conoscono, ne tantomeno le commento,

perché potrei sembrare di parte; desidero

solo augurare a tutti noi, che si smetta

Teramo culturalesegue da pag. 4

Politica8diSilvioPaolini Merlo [email protected]

n.99

Rivoluzione pro democraziaRapide controdeduzioni su due concetti di uso comune

In risposta alle impressioni suscitate dal precedente articolo sui

concetti di “democrazia” e “rivoluzione”, nel quale ho sostenuto la

tesi di una sostanziale incompatibilità tra i due concetti, ritengo di

dover chiarire alcuni punti forse non del tutto evidenti. Intanto che

il termine “rivoluzione” è stato da me considerato nella sua accezione

socio-politica, e non in quella più latamente culturale. Inoltre, che l’a-

ver dichiarato antidemocratica ogni rivoluzione politica non esclude di

necessità che una democrazia possa assumere valenze rivoluzionarie,

o meglio contenere in sé capacità di rinnovamento radicale.

Si dia uno sguardo alla storia moderna: la scorsa volta ho citato il caso

del giacobinismo e dunque della rivoluzione francese. Caso notissimo,

il quale ha condotto alla definitiva caduta delle monarchie e all’aboli-

zione del feudalesimo. Ma si pensi anche alle guerre d’indipendenza

delle colonie americane rispetto al Regno di Gran Bretagna, ovvero al

caso di un paese democratico, patria del più antico parlamento del

mondo (secondo solo a quello islandese) sconfessato di fatto al pro-

prio interno, che a un certo punto rivendica con la forza il proprio dirit-

to all’autonomia - ovvero si ribella a se stesso - per dare alla luce una

nuova e più compiuta forma di democrazia. Nel primo caso abbiamo

una spinta democratica che nasce da esigenze di tipo sociale, come

lotta di classe condotta dal basso. Nel secondo caso abbiamo invece

una lotta democratica che scaturisce da una spinta pluralista a partire

da posizioni diverse, nata a seguito del distacco dei Tudor dalla Chiesa

di Roma e della lotta per il trono con il cattolicesimo degli Stuart,

che conduce (si era nel 1688) alla prima monarchia costituzionale.

Le democrazie, insomma, sono difatto tutte forme di apertura verso

maggiori condizioni di libertà e di diritti civili, ma nascono per esigenze

di varia natura che possono ricondursi alle due tipologie che ho citato:

1) democrazie dirette, neoautoritarie, fortemente accentratrici, nelle

quali si punta a sostituire un privilegio con un altro; 2) democrazie

antiassolutiste, liberali, basate sul disconoscimento di una verità o

di un complesso di fazioni e parti sociali di tipo statico e corporativo.

Inutile aggiungere che in Italia, per ragioni og-

gettive dovute al fatto di essere Roma il centro segue a pag. 10

10n.99

mondiale della cristianità, ovvero della più

solida concentrazione di potere religioso del

pianeta, la forma democratica che ha avuto

maggiore fortuna è stata la prima, non di

certo la seconda. La democrazia italiana, più

esattamente, nasce come controrivoluzione

socio-economica (la disfatta della politica im-

perialistica e autarchica del regime fascista) e

come controriforma religiosa (il rinnovato ri-

fiuto dello scisma e del relativismo religioso).

La nostra è stata insomma, fin dal principio,

una democrazia a metà, diciamo pure “im-

matura”, autoimposta più che autogovernata,

capace di battere i piedi e di inveire contro

fantasmi e demoni piuttosto che di azione, di

apertura e di crescita interna.

E qui torniamo al caso del tripolarismo,

alquanto anomalo, tra una destra in totale

disfatta interna, una sinistra che ha faticosa-

mente accettato l’ineluttabilità di superare se

stessa e di prendere in mano anziché subire

l’unificazione europea, e un anarchismo

antipartitico contrario a tutto, simile in parte

al nazionalismo e autarchismo dei partiti di

estrema destra e in parte alla teoria marxiana

nella salute, non nella medicina. A fronte di

questo, la sinistra riformista ha sul momento

reagito senza troppa convinzione. C’è voluto

un evento ancora più inaspettato e, questo

sì, culturalmente rivoluzionario. Difficile nota-

re come tra le primarie del centrosinistra del

novembre 2012 e quelle del dicembre 2013

si frapponga il più clamoroso inizio di ponti-

ficato degli ultimi secoli: l’elezione di Jorge

Mario Bergoglio, sulla cui dirompente forza

innovativa credo sia superfluo soffermarsi.

Questa spinta proveniente dal mondo cat-

tolico, ovvero dal nucleo profondo dell’anti-

modernismo e del conservatorismo italiano,

ha condotto al colpo d’ala di cui la sinistra

aveva bisogno. Un colpo d’ala che ha portato

al primo segretario di partito non parlamen-

tare e, a breve distanza, al più giovane capo

di governo della repubblica italiana. Ebbene,

lo dico in termini chiari: in questa delicata

fase storica, il nostro paese non può aspirare

a nulla di meglio. Ogni altra carta la si è

giocata. Tutto ha condotto alla scommessa

di questa rinnovata spinta democratica della

nostra classe politica. Comprendere che in

questa scommessa non vi è più solo un sim-

bolo, una dottrina o un volto ma il futuro di

tutti noi, è, oggi, la sola speranza che ci resta

di salvare la nostra democrazia. n

ed engelsiana, dove al movimento proletario

avrebbe dovuto seguire l’abolizione dello

stato per l’avvento della società “senza clas-

si”, quella che Capitini indicava come “realtà

liberata” o come “potere di tutti”.

Il lettore più attento avrà compreso, credo,

che la mia lettura non era neutrale ma rivolta

verso un certo atteggiamento stereotipica-

mente anarcoide, molto di moda ma difatto

inconcludente, a favore di una possibilità

di rinascita della politica italiana su basi

autenticamente riformiste ed europeiste.

Riavvolgiamo il nastro: dopo la caduta della

cortina di ferro e la fine della guerra fredda vi

sono stati due momenti cruciali nel mondo

politico italiano. Il primo, costituito dalla na-

scita della Seconda Repubblica, con esiti che

tutti abbiamo visto falsamente liberali e rovi-

nosamente fallimentari. Il secondo, costituito

dal rigetto della classe politica tradizionale

ad opera di movimentismi anarchico-giusti-

zialisti. A fronte di questa presa di coscienza

dal basso, il sistema delle rappresentanze

parlamentari ha subìto un trauma assoluta-

mente salutare, simile al dolore acuto cau-

sato dal disinfettante sulla carne viva. Dopo

aver evitato la cancrena, la medicina ha però

chiesto di farsi cura e salvezza essa stessa.

Ma la salvezza di un organismo consiste

Teramo culturalesegue da pag. 8

“Si porti la carta igienica da casa”. Questo è quanto

si è sentito rispondere un paziente teramano

all’ospedale Mazzini di Teramo quando ha cercato di

reclamarne l’assenza ad un responsabile della cooperati-

va che gestisce la pulizia. “Ma non è solo la carta che manca in certe

zone del nosocomio – precisa Berardo Ruscitti – ma è anche spesso

il sapone liquido o la carta per asciugarsi le mani e proprio non so

come potrei fare visto che l’ospedale è soggetto ad alta densità di

infezioni”. Il problema si presenta per i tanti ospiti della struttura che

in qualche caso lamentano un certo abbandono dei w.c.

“Non è certamente una bella situazione” avvalora la tesi Nunzio

Algenj della Funzione Pubblica Cgil. “Oltre a far mancare carta e sa-

pone, la cooperativa che ha preso in appalto la gestione della pulizia

opera anche in orari strani: ad esempio – prosegue il sindacalista –

nel reparto del 118 passano a pulire verso le 10 della mattina

pregiudicando lo stesso lavoro e le visite dei pazienti, i quali

possono scivolare e cadere”. Il manager Asl Rolleri dice di

farsi personalmente il giro dei bagni e verifi care con i suoi

occhi se i rotoli di carta siano presenti: “E’ la ditta che è

incaricata alle sostituzioni, poi è compito della caposala

segnalare eventuali carenze”.

Ma la carta igienica che manca al Mazzini è solo uno

degli aspetti della Spending review: “Con questa revisio-

ne di spesa – tuona l’Adl (Associazione dei Lavoratori)

Cobas - si mina la qualità del Servizio sanitario pubblico

e si prospetta un consistente peggioramento delle

condizioni dei lavoratori e delle garanzie dei servizi appaltati

a ditte esterne, comportando anche un aumento del rischio di

infezioni ed altre malattie collegate ad un non corretto servizio di

pulizia ed una estrema diffi coltà nel garantire

una corretta distribuzione dei pasti”.

La sanità12n.99

Si porti la carta igienica da casa

diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com

L’ospedale di Teramovittima della Spending

segue a pag. 14

14n.99

L’aumento del rischio di infezioni è molto

temuto per esempio nel Dipartimento di

prevenzione–Servizio veterinario di igiene

degli alimenti e delle produzioni zootecni-

che che è di stanza a Casalena. Con una

lettera indirizzata al direttore generale Pa-

olo Rolleri, peraltro ancora senza risposta,

alcuni addetti hanno voluto sottolineare la

pulizia degli studi e delle corsie che si attua

una volta ogni due giorni, mentre fino a

poco tempo fa la frequenza era giornaliera.

Nel documento si fa cenno agli utenti del

dipartimento che in genere sono allevatori,

e dunque portatori di possibili infezioni di

natura animale, che possono corrompe-

re i requisiti di igienicità. In definitiva nel

dipartimento di prevenzione si chiede quale

sia il criterio di tale scelta. Sempre Rolleri

fa sapere che “da tempo la Asl ha ridotto

le pulizie dentro gli uffici amministrativi, a

favore dell’ospedale. Nel caso del diparti-

mento di Casalena “sì quella è una zona

sanitaria, e se hanno avuto dei problemi

cercheremo di risolverli, non c’è nessuna

difficoltà per noi tornare alla situazione

totale necessaria stimata. Ma il recupero è

fattibile e significa salvare decine di migliaia

di vite ogni anno: se pensiamo che su

9,5 milioni di ricoveri fino al 17% contrae

un’infezione e che il 3% muore, ci si può

rendere conto dell’entità del problema”.

“L’igiene delle mani - ha aggiunto Gabriele

Sganga, direttore del master Sepsi in chirur-

gia e docente del dipartimento di Scienze

chirurgiche - se eseguita regolarmente e

correttamente, prima e dopo ogni contatto

con un paziente, meglio se usando un gel

alcolico che è più efficace di un normale

detergente, si stima che riduca le infezioni

ospedaliere mediamente dal 10 al 50%”. I

germi patogeni in ospedale sono trasmessi

attraverso una qualche forma di contatto:

“Per esempio - evidenzia Sganga - i batteri

acquisiti sulle mani da una ferita infetta

possono essere trasferiti a qualunque altro

dispositivo o oggetto toccato, finanche ai

fogli della cartella clinica; se questa viene

maneggiata da un altro operatore sanitario

che non si è lavato le mani, facilmente può

infettare il paziente successivo. Queste

trasmissioni diventano più significative se

c’è contatto con una incisione chirurgica

o se il soggetto è immunocompromesso o

comunque debilitato”. n

precedente”. Le infezioni ospedaliere coin-

volge circa il 17% dei ricoveri: l’igiene delle

mani può contribuire a ridurre il fenomeno

fino a dimezzarlo. “Si tratta di un tema

importante nella sua semplicità – dichiara

Walter Ricciardi, direttore del dipartimento

Sanità pubblica del Gemelli di Roma - ma

che viene ancora oggi largamente ignorato.

Negli ospedali usiamo oggi il 90% in meno

di gel alcolico di quello che dovremmo.

Nei Paesi scandinavi o anche in Grecia se

ne consuma il 40% in più della quantità

Teramo culturalesegue da pag. 12

E finalmente Teramo ebbe la sua stagione di danza.

Perché le “Serate Liliana Merlo”, inserite nella programmazione de

“la Riccitelli” con teatro e musica, colmano quel gap culturale che

vede nella nostra città il proliferare di scuole di danza, per lo più

provenienti da un’unica matrice, senza il necessario riscontro professio-

nale, il confronto con l’evento spettacolare, il misurarsi con i differenti

orientamenti stilistici per completare pienamente il percorso formativo

dell’arte coreutica. E, certo, per consentire a noi spettatori di godere di

alcuni dei progetti più interessanti che la nuova danza d’autore italiana

oggi proponga.

Alla sua quarta edizione, infatti, la Stagione Internazionale di Danza

Spettacolo

andata in scena al Teatro Comunale di Teramo, ha segnato in maniera

profonda il solco che, dalle figure pioneristiche del Novecento, giunge al

sostanziale rinnovamento del balletto e della composizione coreogra-

fica, secondo un’idea che ha visto protagonista nel passato anche la

nostra città, inserita nel circuito culturale ad opera dell’indimenticata

Signora Merlo (a cui la stagione è idealmente dedicata) e che oggi si

vuole rilanciare e percorrere grazie anche al corposo e costante lavoro

di ricerca del figlio Silvio Paolini Merlo, curatore della rassegna.

Tre gli spettacoli in cartellone (e si auspica che l’offerta possa incremen-

tarsi nelle stagioni future) studiati secondo un percorso articolato che,

dalla formazione classica, accademica, vira al modern e al linguag-

gio contemporaneo senza manierismi e stucchevoli concettualismi,

raccontando il quotidiano, le difficoltà e

gli incontri di esistenze, in un rituale che

contamina, unisce, condivide; quello della

danza, appunto.

È il caso di Contemporary Tango del Balletto

di Roma, uno spettacolo che ci trascina in

una milonga per raccontare il tango sociale,

il linguaggio popolare del ballo nel cui ab-

braccio si colmano bisogni, aspettative, so-

gni, desideri e oblii, fino a ritrovare se stessi,

la propria virilità e femminilità, nell’espres-

sione del corpo. Avvincente composizione

della danza di Mile-

na Zullo, non a caso

16

Serate Liliana Merlo

diCarla Dragoni [email protected]

n.99

La danza abita a Teramo

segue a pag. 18

messaggio elettorale

18n.99

una delle coreografe più apprezzate della sce-

na attuale, che ha innestato le sue invenzioni

sulle note più fascinose di Carlos Gardel e

Astor Piazzolla, tra gli altri, per una compagnia

di undici autentici talenti e la partecipazione

straordinaria di Kledi Kadiu, personaggio popo-

lare in tv, ma che in questo spettacolo mostra

una matura qualità di interprete e di fi sicità,

rendendo ulteriore protagonismo alla virilità

propria del tango. Interessante l’impianto

scenico che nella danza compenetra aspetti

teatrali, peculiarità dell’autrice, dando ruolo

alla pur semplice scenografi a e agli oggetti di

scena nella cadenza ritmica.

Effetto claustrofobico, pur nell’ampiezza del

palcoscenico, per La boule de neige del Junior

Balletto di Toscana nel riallestimento 2013

della coreografi a di Fabrizio Monteverde del

1985 e ispirato a un testo letterario di Jean

Cocteau (Les enfants terribile, 1929), ancora

affascinante nella sua sconcertante attualità

e freschezza di linguaggio. Il rapporto malato

di un fratello e una sorella, tra i quali si scate-

nano giochi crudeli e amori ambigui e ai quali

si sovrappongono altri due personaggi “che

ad Enrico Morelli. Ingresso deciso e ritmo

incalzante in apertura per Body Tools di

Paolo Mohovich che esalta il corpo danzante

come macchina espressiva dalle molteplici

possibilità, grazie alla presenza scenica di 19

danzatori. Prima di girare il mondo, lavorando

in prestigiose compagnie e con importanti

coreografi , Paolo Mohovich è stato allievo di

Sara Acquarone, una delle fi gure più signifi -

cative della danza in Italia e all’estero, che già

negli anni ’50 aveva avviato il suo lavoro spe-

rimentale e di ricerca innovando, con il suo

teatro coreografi co, il concetto di spettacolo

che diventa un progetto di compenetrazione

di arti diverse. Lost and found, su musiche

di Gabriel Fauré è lo “step” coreografato da

Francesco Ventriglia, l’ex ballerino della Scala

che ha creato alcuni spettacoli per Roberto

Bolle e vanta un annoso sodalizio artistico

con Svetlana Zakharova del Bolshoi di Mosca,

per la quale ha realizzato diversi allestimenti

di sperimentazione multimediale. Chiude il

trittico Over the skin di EnricoMorelli, che ci

trascina in un’atmosfera quasi orwelliana,

con il susseguirsi di scene dinamiche e un

continuo cambio di forma e dimensione in

cui il corpo diventa la linea di confi ne di una

comunità isolata, per non cadere in una

disperata ma poetica malinconia. n

hanno l’indispensabile funzione di pubblico e

accettano sedotti e atterriti di seguirli fi no al

tragico e inevitabile epilogo”. Un tema scon-

volgente e complesso che, nella coreografi a

originale dell’85, ha segnato uno spartiacque

nella danza contemporanea superando la

visione post-moderna e didascalica della

trasposizione letteraria, arricchendo invece

il testo di vigore espressivo, in autonomia

e libertà di interpretazione. Caratteristiche

in sintonia con la personalità creativa di

Monteverde, teatrante e appassionato di cine-

ma, formatosi nella scuola romana di Joseph

Fontano ed Elsa Piperno, pioniera della danza

moderna in Italia, che ha innestato i piccoli

gesti e le grandi esplosioni di movimento

dei danzatori sulle accattivanti musiche di

Pierluigi Castellano e brani di musica barocca

de L’Orfeo di Antonio Sartorio, del 1672.

Straordinari i giovanissimi interpreti, tutti

under 21, provenienti dalla Scuola del Balletto

di Toscana che è uno dei più qualifi cati enti

d’Europa per l’alta formazione di danzatori

classici e contemporanei.

Tre coreografi diversi, tre stili differenti e un

prestigioso progetto di promozione coreutica,

per l’avvincente performance Made in Italy,

dell’Agorà Coaching Project, nata dalla mente

di Michele Merola che l’ha diretta insieme

Teramo culturalesegue da pag. 16

Ed eccoci a parlare del nuovo ministro

dell’Istruzione: Stefania Giannini, erede della Carrozza.

Lo scorso anno è stata catapultata,

parola un po’ forte, ma rende bene l’idea,

nel mondo della politica.

E’ stata professoressa ordinaria di Glottolo-

gia e Linguistica dal 1999 e, successivamen-

te, rettrice dal 2004 al 2013 dell’Università

per stranieri di Perugia, prima di dedicarsi

anima e corpo al ruolo di senatrice e segre-

tario di Scelta Civica.

Nel 2013 è stata candidata in Toscana nella

lista con Monti per l’Italia alle elezioni po-

litiche del 24-25 febbraio per il Senato

Scuola20n.99

Stefania Giannini

diMaria Gabriella Del Papa [email protected]

Il mondo dell’Istruzione ha un nuovo ministro

della Repubblica. Divenuta senatrice, il 16

novembre dello stesso anno, a due giorni

dal suo compleanno, dopo lo strappo con

Monti, l’Assemblea Scelta Civica la nomina

nuovo segretario e coordinatrice politica

del partito.

La Giannini ha lavorato sulla promozio-ne linguistica e culturale dell’Italia nel mondo e ha coordinato vari progetti

per l’internazionalizzazione del sistema

universitario, per la mobilità studentesca

in Europa e nei paesi extraeuropei, come

Erasmus Mundus, Italia- Cina, Italia-Egitto,

Italia-Turchia, Expo 2015.

Il suo programma è stato esposto anche ai

maggiori quotidiani, ma ha suscitato dibat-

titi e dissensi.

Ritengo si debba ancora vedere un ministro

che riesca a mettere d’accordo docenti,

dirigenti, sindacati e il mondo della politica,

senza, tra l’altro, dover fare i conti con la

problematica economica.

Recentemente, rispondendo alle domande

dell’Huffington Post, ha spiegato i principi

ai quali s’ispirerà il suo lavoro: autonomia

reale ai singoli istituti scolastici, valutazio-

ne, riqualificazione del personale docente

(formazione e

aggiornamento), segue a pag. 22

22n.99

sostegno alle famiglie (anticipazione del

diritto allo studio). Per l’Università punta su

tre concetti chiave: «merito», «diritto allo

studio» e «competizione e cooperazione».

Parlando con Fabrizio Roncone del Corriere

venerdì sera, subito dopo la sua nomina, ha

detto: «Non c’è bisogno di un’altra riforma.

Bisogna lavorare su punti strategici: diritto

allo studio per gli studenti e al merito per

i docenti, investire nella ricerca, pensare

all’edilizia scolastica». E subito dopo il

giuramento, sabato mattina al Quirinale, ha

scherzato con i giornalisti: «La ricreazione

è già stata sin troppo lunga. Non dimentico

di essere stato un rettore voglio far capire

che l’istruzione dall’infanzia all’università è

la base».

Il Ministro ha affermato a proposito del

diritto allo studio che la parola d’ordine è

meritocrazia legata alla disponibilità finan-

ziaria per accedere alle borse.

Un sistema “meritocratico” ancora dai

contorni indefiniti, ma che fa trasparire

anche delle potenziali ingiustizie: qualcuno,

ad esempio, si è chiesto se in tale sistema

proprio dalla scuola media che viene vista

come il buco nero dell’istruzione. Sui licei quadriennali afferma di non avere nulla

di “pregiudizialmente in contrario”, ma è un

argomento che va approfondito. ‘’Il modello

dei quattro anni viene adottato anche in

altri paesi e non ho nulla di pregiudizial-

mente in contrario” Sicura dell’appoggio da

parte del Ministro dell’economia Padoan, si

è detta sicura sull’attenzione finanziaria da

parte del Governo. E promette, inoltre, un

maggiore interesse verso le scuole non sta-

tali. “I soldi - ha affermato - sono necessari

per la scuola pubblica e quella paritetica,

che non lascerò indietro”.

Altro ambito che ha suscitato forti pole-

miche da parte dei docenti, soprattutto

precari, è quello relativo alla riforma del

sistema di reclutamento. Il Ministro ha

parlato chiaramente della necessità, a sua

opinione, di trasformare le scuole in attori

nella scelta del proprio personale. Libertà

da legare a un sistema di valutazione che

giudichi l’operato delle scuole al fine di

incentivarle a scegliere i migliori.

Come al solito, idee realmente valide ci

sono ed anche altri Ministri ne hanno avute;

ma in realtà sta positivamente cambiando

qualcosa? Sperarlo ci fa andare avanti. n

rientreranno anche i docenti precari, o

ne saranno esclusi, come sono esclusi

dall’aumento stipendiale legato all’anzianità

(sebbene i tribunali dicano altro). “Sarebbe

- ha affermato ieri a Radio 1 - un bel passo

equiparare gli stipendi degli insegnanti

italiani a quelli medi europei. La sfida vera è

pensare e praticare contratti che conside-

rino gli insegnanti una figura fondamentale

nella società e non solo nella scuola”.

“Serve - ha continuato - la revisione di un

contratto mortificante, non solo perché si

è pagati poco, ma anche perché non ha

meccanismi premiali, che valorizzino quella

larga fascia di docenti che si impegnano e si

aggiornano”.

Il Ministro si dice scettico sulla validità della

costituente lanciata dall’ex Ministro Car-

rozza come strumento per raccogliere idee

provenienti dai diretti interessati. Il tutto

mentre il primo Ministro Renzi chiedeva

al Senato se i parlamentari avessero mai

parlato con il mondo della scuola e poco

prima che lo stesso Renzi lanciasse “la co-

stituente dei bambini”, invitando gli alunni

delle medie a scrivere a [email protected]

per dire cosa non va nella propria scuola.

La Giannini ha anche parlato di necessità

di riformare i cicli scolastici, partendo

Teramo culturalesegue da pag. 20

Il divorzio in Italia è stato introdotto con legge n. 898 del 1970, con suc-cessive modifiche in applicazione della legge n. 74 del 1987.Subito è da premettere che il divorzio cosidetto “consensuale” nel no-stro Paese non esiste, in quanto vige il necessario controllo del giudice,

il quale verifica l’esistenza dei presupposti di legge e valuta l’interesse dei figli. Si tratta di una consensualità di natura meramente processuale che se intrapresa apporta un notevole snellimento della procedura.Il divorzio è ammesso quando tra i coniugi non esista più quella comunio-ne spirituale e materiale e quando siano presenti cause tassativamente stabilite dalla legge:- separazione giudiziale o consensuale ininterrotta per tre anni o pronuncia-

ta dal Tribunale (esclusa la separazione di fatto);- coniuge colpevole di delitti di particolare gravità;- matrimonio non consumato, nel senso materiale del fatto;- cambiamento di sesso di uno dei due coniugi;- altre cause previste come per es. altro matrimonio contratto da un coniuge.Il Tribuanle, al quale si siano rivolti, con ricorso, i coniugi, una volta accertata la cessazione della comunione materiale e spirituale di essi, senza alcuna possibilità di riconciliazione, emette la sentenza di divorzio, con pronuncia-mento di scioglimento del matrimonio o in caso di matrimonio concordata-

Dura lex sed lex

rio, di cessazione degli effetti civili derivanti dalla trascrizione del matrimo-nio. Gli effetti prodoti dal divorzio sono elencati nella stessa legge, ma in questa sede, è utile, innanzitutto, chiosare sul fatto che la pronuncia di divorzio produce il riacquisto dello stato libero, con conseguenza per la moglie della perdita del cognome maritale, del venir meno dell’obbligo di fedeltà e di coabitazione, nonchè di quello di assistenza morale e mate-riale. Oltre agli effetti di natura personale, il divorzio produce anche effetti definiti patrimoniali; invero il Tribunale può disporre, tenuto in debito conto le condizioni economiche di ognuno dei coniugi, l’obbligo per uno di essi di versare un assegno cosidetto divorzile, che corrisponde ad un diritto di mantenimento per il coniuge che dimostri di essere più debole e che non abbia adeguati mezzi di sostentamento.Secondo una sentenza della Corte Suprema, la inadeguatezza dei mezzi economici, deve essere intesa nel senso di impossibilità di conservare il tenore di vita, tenuto fino alla sentenza divorzile e comunque tenute presenti le potenzialità economiche del coniuge cui è demandato il versamento dell’assegno. In linea generale, ma sarebbe necessario un approfondimento maggiore in altra sede, si può affermare che oltre l’assegno divorzile il coniuge ha diritto ad un assegno successorio a carico dell’eredità, in presenza di vari fattori. Naturalmente, se il coniuge passa ad altre nozze o viene meno lo stato di bisogno, si estingue il diritto dell’assegno che può nuovamente essere attribuito qualora risorga lo stato di bisogno. Per ultimo, i genitori sia pure divorziati hanno l’obbligo di mantenere, istruire e curare i figli, minorenni o maggiorenni non economi-camente autosuficienti; infatti, non vengono meno i doveri di esercitare la potestà genitoriale, che in caso di affido condiviso, viene esercitata in

maniera congiunta. n

24

Il [email protected]

n.99

diAlfioScandurra

Lavorare con i ragazzi è sempre un’esperienza entusiasmante;

quando poi riesci a penetrare il loro mondo, partecipare a una

riflessione comune, coinvolgerli e condividere le possibili soluzioni

ai loro disagi, l’esperienza diventa esaltante.

È il caso degli Incontri di Studio “New Media, Nuove Generazioni – I Gio-

Società

vani, la Scuola, la famiglia tra Internet e Tv”, che si sono svolti lo scorso

mese di aprile per ragionare su una situazione emergente di elevata

criticità e indicare le possibili vie per una informazione corretta sull’uso

dei nuovi media. Nata nove anni fa, con uno spirito innovativo e quasi av-

veniristico, l’iniziativa promossa dall’Associazione Culturale “Project San

Gabriele” in collaborazione con il Comune di Castelli e la Città di Teramo,

diventa oggi di grande attualità di fronte ai fatti di cronaca che hanno

protagonisti gli adolescenti, con l’esasperazione della condivisione in

rete delle loro vite e lo sviluppo epidemico di “mode” virtuali dai risvolti

drammatici. A fronte di un mondo adulto spesso inerme, a volte disatten-

to, di certo incapace di fornire risposte adeguate. Anche nella nostra

Teramo, che si rivela non immune dai grandi problemi e inizia a mostrare

punti cruciali di difficoltà. È ancora fresco nella nostra memoria, infatti, il

polverone suscitato dalla pubblicazione sui social network di alcune foto

di adolescenti teramani, che ha coinvolto istituzioni scolastiche e fami-

glie e che ha riempito pagi-

ne di inchiostro su giornali

e riviste; salvo poi cadere

nel dimenticatoio della

nostra soporifera e miope

esistenza. Certo la pruderie

e la maliziosa curiosità

delle città di provincia fa

di questi argomenti ottimo

26

Dai ragazzi il percorso delle Istituzioni

diCarla Dragoni [email protected]

n.99

Il convegno su“New Media, Nuove Generazioni”

segue a pag. 28

28n.99

materiale giornalistico, ma appare poi contrad-

dittorio non approfondire i temi sedendosi a

tavolino con le parti in causa, magari per una

inopportuna concorrenza tra testate (gli Incon-

tri di Studio godono del patrocinio del nostro

“Teramani”, n.d.e.), magari perché la società

della comunicazione a 360° si mostra di diffi-

cile comunicazione e di scarsa comprensione.

Non si giustifica diversamente il silenzio in cui

è trascorsa la due-giorni dedicata a “I Social

Network, Istruzioni per l’Uso” che ha portato

di fronte ai ragazzi del Liceo Artistico “F. A.

Grue” di Castelli le figure e le istituzioni con

cui confrontarsi, per sviluppare senso critico

verso una partecipazione sociale meditata e

non indotta dall’utilizzo superficiale ed emula-

tivo della comunicazione. Con il sindaco Enzo

De Rosa e il dirigente scolastico Carla Marotta,

il responsabile della Polizia Postale abruzzese,

dott. Gianluca De Donato, che svolge una

costante azione di prevenzione e informazio-

ne e che ha mostrato all’attenta platea i rischi

connessi alla diffusione di dati immessi in rete

ad opera di malintenzionati e i profili fasulli per

intercettare probabili vittime dietro i “mi pia-

“B. Pascal”. A loro l’Assessore alle Politiche

Sociali del Comune di Teramo ha illustrato, i

rischi effettivi che si corrono nel mal utilizzo

degli strumenti, con risvolti sulla pedoporno-

grafia, dipendenza dal gioco e dalle droghe.

Rischi che virano spesso in reati di cui i ragazzi

non sono neanche consapevoli, ha spiegato

il responsabile della Polizia Postale di Teramo

Tazio Di Felice, che spesso prescindono

dalla giovane età con gravi ripercussioni. Ha

cercato un dialogo più diretto il prof. Gabriele

Di Francesco, docente di Sociologia dell’Uni-

versità “D’Annunzio”, aprendo con gli studenti

un dibattito, poi animato dal prof. Rusconi, che

grazie a messaggi affidati a biglietti anonimi ha

mostrato fragilità e incomprensioni, paure e

risentimenti che risuonano come una richiesta

d’aiuto alle istituzioni e alle famiglie. A margine

dell’incontro, il conferimento del Premio “Mau-

ro Laeng per la Comunicazione Educativa”

a Mario Rusconi per la sensibilità verso i

temi trattati e che aggiunge il suo nome al

palmares di illustri personaggi giunti a Teramo

negli anni, quali lo psichiatra Paolo Crepet

e la psicoterapeuta Maria Rita Parsi; Mario

Morcellini, preside de La Sapienza di Roma,

il conduttore di “Tv Talk” su RaiEducational

Massimo Bernardini e la giornalista opinionista

Emanuela Falcetti. n

ce”, le chat e i dati personali. Il prof. Everardo

Minardi, sociologo dell’Università di Teramo,

ha spiegato le ragioni della diffusione rapida

ed esponenziale dei social network, mentre

Filippo Lucci, presidente del Co.Re.Com Italia,

ha illustrato come la diffusione delle tecno-

logie delle comunicazioni di massa debbano

essere interpretate per la loro utilità, ma

gestite correttamente, “come un’autostrada

che consente di raggiungere velocemente un

luogo, ma la cui alta velocità può trasformarsi

in un boomerang pericoloso”. Protagonista

delle due giornate di studio, con Filippo Lucci,

il prof. Mario Rusconi, vicepresidente dell’asso-

ciazione nazionale dei Dirigenti Scolastici e

già preside del prestigioso Liceo “Newton” di

Roma, profondo conoscitore dell’atteggiamen-

to e dei caratteri giovanili e lucido osservatore

della funzione educativa di cui la Scuola deve

riappropriarsi. Conclusioni al Delegato alla

Cultura di Castelli, Maurizio Carbone, che dalla

sua esperienza di ex insegnante del “Grue”

ha saputo parlare al cuore dei ragazzi e aprire

con loro un dialogo attento.

Replica all’indomani a Teramo, con i ragazzi

dell’Istituto Comprensivo “Savini-San Giusep-

pe-San Giorgio” e delle scuole coinvolte dal

fenomeno delle foto delle ragazzine in rete,

Liceo Scientifico “A. Einstein” e Istituto Tecnico

Teramo culturalesegue da pag. 26

L’articolo positivo è una derivazione

della lingua francese ed esprime

“una parte del tutto”. Si osservino i

seguenti esempi: La vostra squadra

ha vinto delle coppe.

Al ristorante chiederò solo del formaggio.

Nel primo esempio, la preposizione articolata

delle ha il significato di alcune;

nel secondo la preposizione del significa un

po’ di. Gli articoli partitivi sono: del, dello,

della, dei, dagli, dei, degli, delle.

L’uso di preposizioni articolate in funzione

di articoli “partitivi” ci viene, come ho detto

Note Linguistiche30n.99

L’Articolo Partitivo

diMaria Gabriella Di Flaviano [email protected]

sopra, da da un modulo linguistico francese

contro il quale inutilmente si sono schierati i

“puristi” della nostra lingua.

L’uso è diventato grammatica, per altro aval-

lata da scrittori illustri sia del passato (Man-

zoni) sia recenti (Moravia, Cassola, ecc…

Oggi la diffusione dell’articolo positivo nella

nostra lingua è sempre maggiore, anche

quando il suo uso non appare corretto.

Spero, infatti, si leggono o si ascoltano frasi

del tipo:

- Carlo fu accolto con delle parole offensive.

- Eravamo seduti su degli scabelli.

Come si puo notare, è frequente l’uso

dell’articolo partitivo, dopo una preposizione

semplice (nel nostro caso delle, degli, dopo

con e su). Questo uso, in realtà, non è molto

corretto, in quanto si dovrebbe dire:

- Carlo fu accolto con parole offensive.

- Eravamo seduti su sgabelli. nUso e abuso

mes

sagg

io e

letto

rale

- co

mm

itten

te e

letto

rale

in p

ropr

io

33

Il rapporto fra virtù e gemme ha origine

nell’Apocalisse, ove le dodici qualità di pietre

preziose che ornano i basamenti della Geru-

salemme celeste diventano emblemi delle

virtù spirituali. In accordo con l’uso vigente fin

dall’antichità di rappresentare concetti astratti

sotto forma di figura umana, le tre virtù teologa-

li: fede, speranza, e carità, e le quattro cardinali:

giustizia, fortezza, prudenza e temperanza

hanno sempre avuto sembianze femminili. La

sequenza delle sette virtù è un topos frequente

sia nella pittura che nella scultura medievali, ma

è soprattutto fra Quattrocento e Seicento che

le figure allegoriche si arricchiscono di attributi

che ne facilitano la lettura immediata subendo

una sorta di cristallizzante codificazione. I gioiel-

li, pur non essendo attributi specifici delle Virtù

sembrano tuttavia far spesso parte del corredo

iconografico. Particolari preziosi dovevano certo

armonizzarsi con l’aspetto femminile delle

personificazioni, ma il rapporto fra gemme e

virtù è più profondo e articolato. Nell’Apocalisse,

la Gerusalemme celeste, città di Dio, è ornata

nelle fondamenta di dodici qualità di pietre pre-

ziose, così le gemme che ne impreziosiscono

n.99

i basamenti sembrano assumere il significato

simbolico di emblemi delle virtù spirituali. C’è

chi esplica dettagliatamente il rapporto fra i

colori dei cristalli e le virtù. Mentre i colori sim-

boleggiano le virtù, la luminosità che accomuna

le gemme è l’emblema della luce divina. Grazie

all’illuminante presenza divina esse rifulgono in

tutta la loro bellezza. Alla fine del Cinquecento

i pittori useranno le gemme per esprimere le

virtù spirituali. n

L’oggetto del desiderio

diCarmine Goderecci

di Oro e ArgentoGioielleria dal 1989

L’allegoria delle virtù

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È arrivata la tuanuova vicina di casa.

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È una processione infinita laica e religiosa quella

che ha visto Marco Pannella ricevere l’abbraccio

affettuoso dei suoi concittadini sotto le arcate di Piazza Martiri

della libertà, nel sito storico della teramanità degli ultimi decenni.

Sciamavano come api nel giorno del suo 84esimo compleanno ragazzi

e anziani, donne che lo abbracciavano con vigoria e radicali della prima

ora in religiosa attesa. Una sfilata che non ha disturbato la solita liturgia

del cappuccino e bicchiere d’acqua, nel suo ennesimo digiuno rotto solo

per un secondo da un mini bignè alla crema, tra i tavoli del Grande Italia

affollati da amici e compagni. Teramo c’è voluta stare, chi attraverso

n.99

35Persone

“Non è ancora la mia ora”Pannella festeggia l’84esimocompleanno con i suoi Teramani

diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com

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cellulare (il governatore Chiodi e il vescovo Seccia), chi con l’atto dello

sfiorare teneramente il volto con le mani, tra immancabili autoscatti e

vu cumprà che lo riconoscono e lo baciano e politici abruzzesi (Maurizio

Acerbo) che fulminati dalla sua dolce orsaggine, e da alcune battaglie

in comune, si iscrivono al Partito radicale. L’improbabile cravatta gialla a

fantasia è pendula, il suo blazer è a piccoli quadri blu, le calzette corte

gli spuntano impertinenti, ma il sorriso, sempre quello,

resta panoramico e largo, il codino avvizzito ormai lungo

e sistemato con cura. Alterna frasi in dialetto teramano,

come quando racconta che i suoi primi compagni di gio-

co furono piccoli rom, nella striscia di strada ferrata alla

stazione, posto dove ha vissuto la sua infanzia e “sogni”.

I jeans sono da marinaio con risvolti sulle scarpe nere.

“Chi è lei?”, riprendendo bonariamente una ragazza

ventenne che aveva usato questo tipo di spagnolismo

aborrito dal radicale che ha sdoganato il “tu” in politica.

Qualcuno tenta di ripercorrere le tappe della sua vita ma

resta un esercizio sterile, tanta la carne al fuoco che ne

esce un quadro di coriandoli variopinti che vanno a rievocare sia le prime

battaglie televisive con Giorgio Almirante che Biancone, il cane simbolo

della città fatto recentemente sloggiare dalla sua piazza di sempre: “Lo

rivogliamo sennò rischiamo di trovarlo nel salame”. Il radicale teramano

Vincenzo Di Nanna gli fa notare che è stato adottato. Solo verso le due

s’alza pesantemente dalla seggiola, accende un altro toscanino e ieratico

se ne va. Uno sguardo veloce al grande orologio della torre campanaria:

“Non è ancora la mia ora” guaisce. n

Calcio36n.99

diAntonio Parnanzone [email protected]

I l Teramo conclude il Campionato alle spalle di Messina e Caser-

tana classificandosi al terzo posto. Con un pizzico di attenzione

in più avrebbe potuto fare suo il Campionato. Il platonico titolo

poteva essere la ciliegina sulla torta di un’annata

che ha visto la squadra biancorossa sempre nelle

primissime posizioni. Il rammarico di un primo posto

mancato è ampiamente compensato dalla sicurezza

con la quale ha conquistato l’accesso nella Lega Pro

Unica. Le incognite dell’avvio di stagione, per effetto

delle tante retrocessioni, erano lo spauracchio di

tante Società. Il Teramo, da parte sua, ha posto come

obiettivo primario di stagione la permanenza nella

categoria e per farlo in tranquillità è stato necessario

un notevole sforzo. Gli ottimi risultati del girone di andata hanno con-

fermato il grande lavoro di Marcello Di Giuseppe e del tecnico Vincenzo

Vivarini nel recepire le istanze del Presidente Campitelli. La sicurezza

con la quale ha condotto la prima parte del torneo, ha lasciato il posto

ad un lento e progressivo rilassamento al pari delle altre squadre che

erano nelle primissime posizioni di classifica. La Casertana, dopo un

Il Teramoavvio non certo brillante tanto che ha dovuto sostituire l’allenatore, ar-

rivata nelle primissime posizioni si è adagiata anch’essa nella comoda

area della tranquillità insieme alle altre. Il Messina, che al giro di boa

era nelle posizioni ad alto rischio, ha sorpreso tutti. Rivoluzionando

la rosa dei calciatori nel mercato di gennaio, nel girone di ritorno ha

letteralmente preso il volo risalendo la china fino ad issarsi in vetta

alla classifica, a scapito della Casertana, proprio nell’ultima giornata

per effetto della classifica avulsa. L’annata va in archivio e consegnata

agli annali del calcio cittadino e di quelli nazionali, come una delle

più appassionanti per effetto delle retrocessioni (nove su diciotto) e

delle conseguenti problematiche innescate. Molti

l’hanno considerata un’anomalia perché nove

retrocessioni esulano dalla normalità. In effetti

è stato un campionato che ha costretto Società

e tecnici a porre in essere strategie diverse dal

solito. Si doveva scegliere un modo per attuare la

riforma della terza serie nazionale, voltura dagli

Organi federali per far fronte alla moria di Società.

E’ stata preferita la via del merito rispetto a quella

dei ripescaggi dove entrano in gioco altri fattori.

L’orientamento federale ha privilegiato la realtà del momento riferita

soprattutto alla solidità delle società rispetto al curriculum delle stesse,

in tanti casi riferito alla tradizione e alle peculiarità della città e non al

sodalizio che gestisce il calcio del luogo. Per il Teramo sarà un anno

importante e nello stesso tempo difficile. Dovrà confrontarsi con realtà

dalle grandi tradizioni e soprattutto dalle grandi potenzialità. n

37

I campionati di Pallamano maschile e

femminile si avviano alla loro conclusione.

In quello maschile a contendersi il titolo

sono Bolzano, Pressano, Carpi e Fasano. Gli

accoppiamenti di semifinale hanno di fronte in

un derby trentino il Bolzano e il Pressano che

si sono affrontati il primo maggio nella gara di

andata che ha visto prevalere il Pressano per

23 a 21. L’esiguo vantaggio lascia aperto il di-

scorso di qualificazione per la finale. Nell’altra

gara ha prevalso il Carpi, che giocava in casa

con il Fasano, per 29 a 21, ipotecando così

la finale visto il margine di vantaggio. Infatti

vige la norma della differenza reti nelle due

gare di semifinale. Intanto si è svolta anche la

gara di ritorno tra Fasano e Carpi che ha visto

prevalere la prima per 29 a 20, guadagnando la

finale scudetto contro la vincente tra Bolzano

e Pressano.

Per quanto concerne il Campionato femminile

a contendersi il titolo saranno le squadre del

Salerno, campione in carica e il Conversano

che per la prima volta accede alla finale scu-

detto dopo essersi già conteso con lo stesso

Salerno la Coppa Italia che è andata alle cam-

pane. Conversano e Salerno hanno ribadito la

loro superiorità nella stagione corrente.

Intanto nella pallamano teramana, gli occhi

sono puntati sulle finali nazionali di categoria

Under. Nella maschile, la Teknoelettronica è

n.99

Sport

Pallamano

dallaRedazione [email protected]

stata incaricata di organizzare le finali Under

20 maschili alle quali parteciperà con una

squadra che ci si augura riesca a ben figurare.

La favorita in assoluto sembra essere il Colo-

gne. Le gare si disputeranno a Chieti e Pescara

dal 29 maggio al primo giugno.

Nel campionato Under 18 femminile si è qua-

lificata la Torelli Teramo che parteciperà alla

finali che si disputeranno a Cassano Magnago

dal 5 all’8 giugno. n

Satira38n.99

[email protected]

Hashtag innovativo e accattivante messo a punto dagli strateghi

per una fulminante campagna elettorale del presidente Gianni

Chiodi. Il governatore d’Abruzzo catapultato all’Emiciclo nel

2008 da una manciata di voti, tanta astensione e, soprattutto,

dalle vicissitudini del suo predecessore, Ottaviano Del Turco, arrestato

il 14 luglio del 2008 assieme ad altri componenti della Giunta di allora.

A leggere sui giornali del “vitalizio” di Razzi e “Rimborsopoli” d’Abruzzo,

con Chiodi e Castiglione, viene da pensare a ben altri “cancelletti”...

#voisietepersonechesitrattanobene. L’uscente Gianni Chiodi sta ora

affilando le armi di “distrazione di massa”.

Con una lettera spedita in replica a un editoriale del direttore del

quotidiano “Il Centro”, svela addirittura perché da diversi giorni vive

sotto scorta: “Se oggi mi trovo ad essere accompagnato da agenti della

Digos, probabilmente è per i molti ‘no’ detti. Dei quali non mi pento e

che non intendo rinnegare neppure in campagna elettorale”. E raddop-

pia l’affilatura della lama con un post su facebook imponendosi dinanzi

al proprio elettorato con posture da affabulatore, quasi quanto una “Lilli

Gruber” dei poveri: “Dissi nel 2008 che l’Abruzzo non sarebbe stata la

regione più tassata d’Italia, né quella più indebitata.

Dissi pure che avremmo messo a posto la Sanità abruzzese che era fal-

lita nel 2007; dissi che avremmo chiuso carrozzoni (un esempio su tutti

quello della Abruzzo Engineering, ndr.) e eliminato il famoso listino elet-

torale; dissi che avremo ridotto i compensi dei consiglieri e cancellato

il vitalizio; dissi che avrei messo regole e controlli nella sanità privata e

combattuto i poteri forti che avevano saccheggiato l’Abruzzo. Ebbene,

oggi posso dire che, per gran parte, la missione è compiuta” (postato

su fb). Veracità. Quella infrequente peculiarità in ciò che corrisponde

a verità e che andrebbe imposta nelle corrispondenze ricercatamente

corrotte della parola alla mente. La restrizione mentale induce ina-

spettatamente nei luoghi della menzogna: pubblicità e propaganda. La

storia e le cronache dei nostri tempi, di cui ci si ostina ma con sfiducia

a testimoniarne il potere, raccontano di giornalisti che fingono di cre-

dere a un non meglio identificato valore aggiunto - addirittura c’è chi lo

ritiene, senza pudore, eterno - di una strana professione. Un valore che

che non si vende, non si baratta e che pretende rispetto e coraggio.

Rispetto assoluto per chi paga lo stipendio agli “scrivitori di storie, e

cantatori verseggianti delle gesta de’ grandi eroi” e il coraggio poi, di

chi se lo può dare, a ripresentarsi puntualmente come la verginella

delle camporelle a lettori svagati, chini sui gomiti di un frigo per gelati.

Veracità. Se distinta dalla giustizia, propende a una ricchezza speciale

che consiste nella consonanza di fatti apparenti con l’intima e finita

intenzione di provare a segnare un solco.

Paragonabile a questa incorruttibilità descritta è la elementarità del co-

municare. Quest’ultima, si oppone al malcostume della doppiezza; un

elemento sofistico, che si rivela quando l’uomo ha in cuore una cosa

e ne manifesta, in apparenza, un’altra. L’intreccio umano resiste per

mezzo della comunicazione delle idee dei singoli individui che lo tem-

perano. Affinché la collettività possa sussistere, nel termine intrinseco

per suffragare se stessa, sarà indispensabile una consistente richiesta

di credito nei mezzi di comunicazione del pensiero degli uomini. Non

altrimenti, la verità - intesa come pregio etico - potrà essere detta

quale parte possibile della integrità. Veracità. La menzogna si compone

di contrasti invadenti e invalidanti con il proprio pensiero.

Locutio contra mentem. n

Veracità#noi siamo gente perbene

diMimmoAttanasii