Maggio 2014 · 2014-05-15 · Grillo dell’“io so io, voi non siete un cazzo”. ... voluto che,...
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SOMM
ARIO
3 Faccioni al di sopra della Legge
4 La Sostenibilità
8 Rivoluzione pro Democrazia
12 Si porti la carta igienica da casa
16 Serate Liliana Merlo
20 Il Ministro Stefania Giannini
24 Dura Lex sed Lex
26 I Giovani, la Scuola, la Famiglia tra Internet e Tv
30 Note Linguistiche
33 L’Oggetto del Desiderio
35 Marco Pannella “Non è ancora la mia ora”
36 Il Calcio
37 La Pallamano
38 Satira - Veracità
n. 99diMaurizio Di Biagio
Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di Biagio
Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Carla Dragoni, Maria Gabriella Del Papa, Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano, Carmine Goderecci, Fausto Napolitani, Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone, Alfio Scandurra.
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressionedi chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazionené l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche soloparziale, sia degli articoli che delle foto.
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Teramani è distribuito in proprio
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Il volto è, con gli occhi, lo specchio
dell’anima. Ma quei faccioni elettorali,
vietati per legge, continuano a
galleggiare nell’aurea mediocritas del
ritrovato Medioevo italiano nelle sede
elettorali cittadine, in disprezzo delle
norme che il Popolo italiano s’è dato.
Oltre ad uscire dal quadretto un’anima
screziata di volgarità, si rafforza purtroppo
il concetto che l’homo italicus (più che
Italicum) possa surfare come meglio
crede sulle onde delle spiagge di Bondi
e dell’apparato legislativo nazionale, con
quel ghiribizzo sordiano nel Marchese del
Grillo dell’“io so io, voi non siete un cazzo”.
C’è chi, dopo l’incontro in Prefettura in cui
si è ribadito il divieto, ha smorzato il vulnus
appiccicando sui manifesti maschere di
tigre, chi celando il faccione con piccole
strisce di carta, chi invece ha continuato
in barba a tutti i provvedimenti a mostrare
la sua alterigia e protervia incarnata in
facce impresentabili non tanto per il proprio
vissuto personale quanto per la misera
sconfitta economica-politica-genetica che
essi rappresentano.
Le leggi del 1957 e del 1975 parlano chiaro:
i manifesti elettorali nel mese antecedente
alle elezioni, vanno affissi soltanto negli
spazi previsti e cioè nei tabelloni che il
Comune ha già posizionato in diversi punti
della città. Ma finora la consuetudine ha
voluto che, con accordi presi tra le parti, i
faccioni dilagassero, fino a quando qualcuno
ha detto che “il re è nudo”, che la legge va
fatta rispettare.
“Non si dicono mai tante bugie quante se
ne dicono prima delle elezioni, durante
una guerra e dopo la caccia” diceva Otto
von Bismarck ma gli occhi dei faccioni non
tradiscono mai e ci rivelano un mondo fatto
di grossolanità ma soprattutto di reiterata
e sistematica violazione delle norme
civili, in un mondo che, sotto i colpi delle
raccomandazioni, dei privilegi mandarinali,
delle scarpe destre regalate prima delle
elezioni, dell’evasione fiscale che toglie
pil, vede un’ineluttabile involuzione del
popolo italiano alle prese ancora, tra le
note dell’orchestra del Titanic, a cercare
di accantonare infimi vantaggi personali a
discapito della collettività. n
3Editoriale
Faccioni al di sopra della legge
4n.99
Società
diFaustoNapolitani [email protected]
SostenibilitàIn tempi di crisi
Il concetto di crisi, è di-
venuto il più descritto ed
analizzato negli ultimi tempi,
e la ricerca delle cause ci
porta a discussioni e violente
contrapposizioni quotidiane, ma
tutto ciò che si afferma è quasi
sempre irrazionale e dettato
da soggettivismi assolutamen-
te sterili e non condivisibili, è
necessario pertanto fermarsi
a riflettere ponendosi l’obbiettivo di individuare una soluzione ai
problemi che ci affliggono.
L’atteggiamento del cittadino italiano è sempre lo stesso, ovvero
la ricerca del capro espiatorio, che nel caso di specie è quanto di
più immateriale ed indefinito, la politica. Pertanto la panacea, nel
comune e consolidato sentimento popolare, risiede nelle azioni che
i nostri rappresentanti devono compiere. Che tradotto in termini
pragmatici suona pressappoco così: l’insieme dei rappresentan-
ti del Governo devono compiere un miracolo, consistente nella
cancellazione di tutte le piaghe che affliggono il Paese, avendo
cura di non sottoporre nessuno a sacrifici, privazioni, contribuzioni,
e quant’altro. E’ vero che, chi
gestisce il Paese ha l’obbligo di
farlo tentando di salvaguardare
le aspettative di ognuno, ma
bisognerebbe anche capire che
alla base di ogni gestione esiste
il principio facilmente dimostra-
bile delle risorse limitate.
La soluzione invece risiede nella
presa di coscienza che i sistemi
fin ad ora adottati si sono basati
su principi insostenibili, e gli
interventi che la finanza tenta
ancora di applicare per salvare
il mondo dorato degli speculato-
ri, sono da definirsi ancora inutili e deleteri per il cittadino comune.
Si provi a valutare i principi e le finalità del Quantitative Easing, che
tende esclusivamente a drogare il sistema finanziario europeo, con
il solo obbiettivo di continuare a proteggere
ed ingrassare chi si arricchisce senza nulla segue a pag. 6
Per l’occasione i vini proposti saranno accompagnati da una degu-
stazione di prodotti tipici al fine di risaltare al meglio i sapori e gli
odori di questi splendidi vini, frutto del vigneto di Livio Felluga che si
estende per 135 ettari, fra i Colli Orientali del Friuli ed il Collio.
La serata sarà anche un’occasione per conoscere la “Sala Ivan
Graziani”, dedicata al cantautore teramano scomparso il 1° Gennaio
1997, caratterizzata da arredamenti e foto che ricordano l’artista in
questione.
Ovviamente, in un locale come il “Caffè del Corso” non poteva
mancare la musica dal vivo, questa volta rappresentata dal gruppo
musicale “The Fuzzy Dice”, Teddy Di Ubaldo (voce), Mattia Fantini
(contrabbasso), Lorenzo Fantini (pianoforte), Filippo Del Piccolo
(chitarra), che ci accompagnerà durante la serata alla scoperta del
Rock anni 50/60.
CAFFÈ DEL CORSO · wine bar - enoteca
Corso Cerulli 78, 64100 - Teramo · Tel. 0861.248478
www.ilcaffedelcorso.it · mail: [email protected]
EventiCaffèdel Corso
Redazionale
giovedì 29 maggio
Il Caffè del Corso, vi invita inoltre a conoscere la propria enoteca,
caratterizzata da offerte uniche come:
• ChampagneKrug
• ChampagneBillecart-Salmon
• ChampagneBollinger
• BaronDeL
• Beaune1erCruLesPerrieres
• AcetoBalsamicoLaSecchia
Lo storico Wine bar
“Caffè del Corso” ci
abitua sempre di più ad
eventi e serate particolari, dove
la degustazione di prodotti di
alto livello, nazionale ed interna-
zionale, si sposano con un am-
biente unico, il tutto sottolineato
dalla presenza di ottima musica
dal vivo. Tutto questo è quello
che troveremo nella serata del
29 Maggio a partire dalle ore
19:00, dove i gestori del locale sito in Corso Cerulli ci faranno tra-
scorrere momenti legati alla tradizione dei vini della cantina “Livio
Felluga”, che rappresenta una storia di produttori di vino del Friuli
che dura da cinque generazioni.
I vini Livio Felluga, così inconfondibili per profumi e aromi, sono an-
che “i vini della carta geografica”, da sempre riprodotta in etichetta:
un’antica mappa dei poderi aziendali, segno di un profondo legame
con la storia e il territorio. Un legame che trova nel Picolit, il più
nobile dei vini friulani, il suo frutto più prestigioso: un vino di grande
complessità, caldo e pastoso, che concilia armonicamente sensa-
zioni dolci e acidule; un vino “da meditazione”, delicato e prezioso
come il suo colore oro antico.
L’ eleganza del Terre Alte - sapiente uvaggio di Tocai friulano, Pinot
Bianco e Sauvignon - e la forza del Sossò, accurata selezione di uve
Merlot e di Refosco dal peduncolo rosso, rappresentano bene la
generosa varietà di toni e sfumature della produzione Livio Felluga.
Il frutto di una sfida iniziata cinquant’anni fa, vinta e rinnovata, conti-
nuata dalle nuove generazioni per migliorare ancora.
I vini proposti saranno:
- Sharis Annata: 2012 • Alcool (% vol): 12,50 • Zuccheri: secco
- Friulano Annata: 2009 • Alcool (% vol): 13,00 • Zuccheri: secco
- Sauvignon Annata: 2009 • Alcool (% vol): 13,00 • Zuccheri: secco
- Nuaré Annata: 2011 • Alcool (% vol): 12,50 • Zuccheri: secco
6n.99
costruire, alle spalle di coloro i quali devo-
no fare tutti giorni i conti con salari sempre
più bassi ed in certi e un lavoro sempre
più difficile da trovare e mantenere. Infatti,
il rischio che si tenta di arginare è quello
della deflazione, ovvero la caduta dei prez-
zi, che senza andare troppo in profondità,
significa l’erosione del principio del mas-
simo profitto. Ci si potrebbe addentrare
nell’analisi delle teorie di Wallerstein, ma
sarebbe troppo complicato ed inefficace,
pertanto non mi dilungo in questioni di
filosofie politico-economiche, ma utilmente
torno nel mondo sociologico, citando una
storica frase pronunciata da JFK nel 1962:
non chiederti cosa possa fare il tuo paese
per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il
tuo paese.
Partendo sempre dall’assunto irrinuncia-
bile che la politica deve fare sempre la
propria parte in tutta onesta e ragionevo-
lezza, dobbiamo valutare che l’ancora di
salvezza è una inversione di tendenza da
parte di tutti noi, tentando di capire che la
crescita non può essere continua, in quan-
di cincischiare e si tiri dritto verso una
soluzione che è possibile ottenere in tempi
brevissimi.
Prima di concludere questa breve chiac-
chierata, vorrei fare un accenno ad una
questione molto importante che è inoltre
propedeutica alla soluzione dei problemi
che ho tentato di individuare, ovvero invi-
tare i lettori di queste pagine a fare mente
locale sul quesito al quale si tenterà di dare
una risposta nel corso di EXPO 2015: come
sarà possibile fornire le risorse alimentari
all’intero pianeta nel futuro, valutando che
la popolazione mondiale è in continua cre-
scita e le risorse sempre più scarse. n
to è utopico
pensare che le
positività di un
anno possano
essere incre-
mentare l’anno
successivo, e
così via all’infi-
nito. Dove esi-
ste un soggetto
che guadagna,
deve esserci
obbligatoria-
mente un altro
soggetto che perde, proprio per il già citato
principio della limitatezza delle risorse. La
salvezza del genere umano risiede nella
presa di coscienza che ognuno deve avere
solo ciò che gli abbisogna per condurre
una vita dignitosa, e che l’appropriarsi del
superfluo è una sopraffazione nei confronti
di altri esseri umani.
In questo momento, sul tappeto esistono
tantissime cose da riformare, o meglio da
rettificare, ma siccome siamo in campagna
elettorale, non le elenco, perché tutti le
conoscono, ne tantomeno le commento,
perché potrei sembrare di parte; desidero
solo augurare a tutti noi, che si smetta
Teramo culturalesegue da pag. 4
Politica8diSilvioPaolini Merlo [email protected]
n.99
Rivoluzione pro democraziaRapide controdeduzioni su due concetti di uso comune
In risposta alle impressioni suscitate dal precedente articolo sui
concetti di “democrazia” e “rivoluzione”, nel quale ho sostenuto la
tesi di una sostanziale incompatibilità tra i due concetti, ritengo di
dover chiarire alcuni punti forse non del tutto evidenti. Intanto che
il termine “rivoluzione” è stato da me considerato nella sua accezione
socio-politica, e non in quella più latamente culturale. Inoltre, che l’a-
ver dichiarato antidemocratica ogni rivoluzione politica non esclude di
necessità che una democrazia possa assumere valenze rivoluzionarie,
o meglio contenere in sé capacità di rinnovamento radicale.
Si dia uno sguardo alla storia moderna: la scorsa volta ho citato il caso
del giacobinismo e dunque della rivoluzione francese. Caso notissimo,
il quale ha condotto alla definitiva caduta delle monarchie e all’aboli-
zione del feudalesimo. Ma si pensi anche alle guerre d’indipendenza
delle colonie americane rispetto al Regno di Gran Bretagna, ovvero al
caso di un paese democratico, patria del più antico parlamento del
mondo (secondo solo a quello islandese) sconfessato di fatto al pro-
prio interno, che a un certo punto rivendica con la forza il proprio dirit-
to all’autonomia - ovvero si ribella a se stesso - per dare alla luce una
nuova e più compiuta forma di democrazia. Nel primo caso abbiamo
una spinta democratica che nasce da esigenze di tipo sociale, come
lotta di classe condotta dal basso. Nel secondo caso abbiamo invece
una lotta democratica che scaturisce da una spinta pluralista a partire
da posizioni diverse, nata a seguito del distacco dei Tudor dalla Chiesa
di Roma e della lotta per il trono con il cattolicesimo degli Stuart,
che conduce (si era nel 1688) alla prima monarchia costituzionale.
Le democrazie, insomma, sono difatto tutte forme di apertura verso
maggiori condizioni di libertà e di diritti civili, ma nascono per esigenze
di varia natura che possono ricondursi alle due tipologie che ho citato:
1) democrazie dirette, neoautoritarie, fortemente accentratrici, nelle
quali si punta a sostituire un privilegio con un altro; 2) democrazie
antiassolutiste, liberali, basate sul disconoscimento di una verità o
di un complesso di fazioni e parti sociali di tipo statico e corporativo.
Inutile aggiungere che in Italia, per ragioni og-
gettive dovute al fatto di essere Roma il centro segue a pag. 10
10n.99
mondiale della cristianità, ovvero della più
solida concentrazione di potere religioso del
pianeta, la forma democratica che ha avuto
maggiore fortuna è stata la prima, non di
certo la seconda. La democrazia italiana, più
esattamente, nasce come controrivoluzione
socio-economica (la disfatta della politica im-
perialistica e autarchica del regime fascista) e
come controriforma religiosa (il rinnovato ri-
fiuto dello scisma e del relativismo religioso).
La nostra è stata insomma, fin dal principio,
una democrazia a metà, diciamo pure “im-
matura”, autoimposta più che autogovernata,
capace di battere i piedi e di inveire contro
fantasmi e demoni piuttosto che di azione, di
apertura e di crescita interna.
E qui torniamo al caso del tripolarismo,
alquanto anomalo, tra una destra in totale
disfatta interna, una sinistra che ha faticosa-
mente accettato l’ineluttabilità di superare se
stessa e di prendere in mano anziché subire
l’unificazione europea, e un anarchismo
antipartitico contrario a tutto, simile in parte
al nazionalismo e autarchismo dei partiti di
estrema destra e in parte alla teoria marxiana
nella salute, non nella medicina. A fronte di
questo, la sinistra riformista ha sul momento
reagito senza troppa convinzione. C’è voluto
un evento ancora più inaspettato e, questo
sì, culturalmente rivoluzionario. Difficile nota-
re come tra le primarie del centrosinistra del
novembre 2012 e quelle del dicembre 2013
si frapponga il più clamoroso inizio di ponti-
ficato degli ultimi secoli: l’elezione di Jorge
Mario Bergoglio, sulla cui dirompente forza
innovativa credo sia superfluo soffermarsi.
Questa spinta proveniente dal mondo cat-
tolico, ovvero dal nucleo profondo dell’anti-
modernismo e del conservatorismo italiano,
ha condotto al colpo d’ala di cui la sinistra
aveva bisogno. Un colpo d’ala che ha portato
al primo segretario di partito non parlamen-
tare e, a breve distanza, al più giovane capo
di governo della repubblica italiana. Ebbene,
lo dico in termini chiari: in questa delicata
fase storica, il nostro paese non può aspirare
a nulla di meglio. Ogni altra carta la si è
giocata. Tutto ha condotto alla scommessa
di questa rinnovata spinta democratica della
nostra classe politica. Comprendere che in
questa scommessa non vi è più solo un sim-
bolo, una dottrina o un volto ma il futuro di
tutti noi, è, oggi, la sola speranza che ci resta
di salvare la nostra democrazia. n
ed engelsiana, dove al movimento proletario
avrebbe dovuto seguire l’abolizione dello
stato per l’avvento della società “senza clas-
si”, quella che Capitini indicava come “realtà
liberata” o come “potere di tutti”.
Il lettore più attento avrà compreso, credo,
che la mia lettura non era neutrale ma rivolta
verso un certo atteggiamento stereotipica-
mente anarcoide, molto di moda ma difatto
inconcludente, a favore di una possibilità
di rinascita della politica italiana su basi
autenticamente riformiste ed europeiste.
Riavvolgiamo il nastro: dopo la caduta della
cortina di ferro e la fine della guerra fredda vi
sono stati due momenti cruciali nel mondo
politico italiano. Il primo, costituito dalla na-
scita della Seconda Repubblica, con esiti che
tutti abbiamo visto falsamente liberali e rovi-
nosamente fallimentari. Il secondo, costituito
dal rigetto della classe politica tradizionale
ad opera di movimentismi anarchico-giusti-
zialisti. A fronte di questa presa di coscienza
dal basso, il sistema delle rappresentanze
parlamentari ha subìto un trauma assoluta-
mente salutare, simile al dolore acuto cau-
sato dal disinfettante sulla carne viva. Dopo
aver evitato la cancrena, la medicina ha però
chiesto di farsi cura e salvezza essa stessa.
Ma la salvezza di un organismo consiste
Teramo culturalesegue da pag. 8
“Si porti la carta igienica da casa”. Questo è quanto
si è sentito rispondere un paziente teramano
all’ospedale Mazzini di Teramo quando ha cercato di
reclamarne l’assenza ad un responsabile della cooperati-
va che gestisce la pulizia. “Ma non è solo la carta che manca in certe
zone del nosocomio – precisa Berardo Ruscitti – ma è anche spesso
il sapone liquido o la carta per asciugarsi le mani e proprio non so
come potrei fare visto che l’ospedale è soggetto ad alta densità di
infezioni”. Il problema si presenta per i tanti ospiti della struttura che
in qualche caso lamentano un certo abbandono dei w.c.
“Non è certamente una bella situazione” avvalora la tesi Nunzio
Algenj della Funzione Pubblica Cgil. “Oltre a far mancare carta e sa-
pone, la cooperativa che ha preso in appalto la gestione della pulizia
opera anche in orari strani: ad esempio – prosegue il sindacalista –
nel reparto del 118 passano a pulire verso le 10 della mattina
pregiudicando lo stesso lavoro e le visite dei pazienti, i quali
possono scivolare e cadere”. Il manager Asl Rolleri dice di
farsi personalmente il giro dei bagni e verifi care con i suoi
occhi se i rotoli di carta siano presenti: “E’ la ditta che è
incaricata alle sostituzioni, poi è compito della caposala
segnalare eventuali carenze”.
Ma la carta igienica che manca al Mazzini è solo uno
degli aspetti della Spending review: “Con questa revisio-
ne di spesa – tuona l’Adl (Associazione dei Lavoratori)
Cobas - si mina la qualità del Servizio sanitario pubblico
e si prospetta un consistente peggioramento delle
condizioni dei lavoratori e delle garanzie dei servizi appaltati
a ditte esterne, comportando anche un aumento del rischio di
infezioni ed altre malattie collegate ad un non corretto servizio di
pulizia ed una estrema diffi coltà nel garantire
una corretta distribuzione dei pasti”.
La sanità12n.99
Si porti la carta igienica da casa
diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com
L’ospedale di Teramovittima della Spending
segue a pag. 14
14n.99
L’aumento del rischio di infezioni è molto
temuto per esempio nel Dipartimento di
prevenzione–Servizio veterinario di igiene
degli alimenti e delle produzioni zootecni-
che che è di stanza a Casalena. Con una
lettera indirizzata al direttore generale Pa-
olo Rolleri, peraltro ancora senza risposta,
alcuni addetti hanno voluto sottolineare la
pulizia degli studi e delle corsie che si attua
una volta ogni due giorni, mentre fino a
poco tempo fa la frequenza era giornaliera.
Nel documento si fa cenno agli utenti del
dipartimento che in genere sono allevatori,
e dunque portatori di possibili infezioni di
natura animale, che possono corrompe-
re i requisiti di igienicità. In definitiva nel
dipartimento di prevenzione si chiede quale
sia il criterio di tale scelta. Sempre Rolleri
fa sapere che “da tempo la Asl ha ridotto
le pulizie dentro gli uffici amministrativi, a
favore dell’ospedale. Nel caso del diparti-
mento di Casalena “sì quella è una zona
sanitaria, e se hanno avuto dei problemi
cercheremo di risolverli, non c’è nessuna
difficoltà per noi tornare alla situazione
totale necessaria stimata. Ma il recupero è
fattibile e significa salvare decine di migliaia
di vite ogni anno: se pensiamo che su
9,5 milioni di ricoveri fino al 17% contrae
un’infezione e che il 3% muore, ci si può
rendere conto dell’entità del problema”.
“L’igiene delle mani - ha aggiunto Gabriele
Sganga, direttore del master Sepsi in chirur-
gia e docente del dipartimento di Scienze
chirurgiche - se eseguita regolarmente e
correttamente, prima e dopo ogni contatto
con un paziente, meglio se usando un gel
alcolico che è più efficace di un normale
detergente, si stima che riduca le infezioni
ospedaliere mediamente dal 10 al 50%”. I
germi patogeni in ospedale sono trasmessi
attraverso una qualche forma di contatto:
“Per esempio - evidenzia Sganga - i batteri
acquisiti sulle mani da una ferita infetta
possono essere trasferiti a qualunque altro
dispositivo o oggetto toccato, finanche ai
fogli della cartella clinica; se questa viene
maneggiata da un altro operatore sanitario
che non si è lavato le mani, facilmente può
infettare il paziente successivo. Queste
trasmissioni diventano più significative se
c’è contatto con una incisione chirurgica
o se il soggetto è immunocompromesso o
comunque debilitato”. n
precedente”. Le infezioni ospedaliere coin-
volge circa il 17% dei ricoveri: l’igiene delle
mani può contribuire a ridurre il fenomeno
fino a dimezzarlo. “Si tratta di un tema
importante nella sua semplicità – dichiara
Walter Ricciardi, direttore del dipartimento
Sanità pubblica del Gemelli di Roma - ma
che viene ancora oggi largamente ignorato.
Negli ospedali usiamo oggi il 90% in meno
di gel alcolico di quello che dovremmo.
Nei Paesi scandinavi o anche in Grecia se
ne consuma il 40% in più della quantità
Teramo culturalesegue da pag. 12
E finalmente Teramo ebbe la sua stagione di danza.
Perché le “Serate Liliana Merlo”, inserite nella programmazione de
“la Riccitelli” con teatro e musica, colmano quel gap culturale che
vede nella nostra città il proliferare di scuole di danza, per lo più
provenienti da un’unica matrice, senza il necessario riscontro professio-
nale, il confronto con l’evento spettacolare, il misurarsi con i differenti
orientamenti stilistici per completare pienamente il percorso formativo
dell’arte coreutica. E, certo, per consentire a noi spettatori di godere di
alcuni dei progetti più interessanti che la nuova danza d’autore italiana
oggi proponga.
Alla sua quarta edizione, infatti, la Stagione Internazionale di Danza
Spettacolo
andata in scena al Teatro Comunale di Teramo, ha segnato in maniera
profonda il solco che, dalle figure pioneristiche del Novecento, giunge al
sostanziale rinnovamento del balletto e della composizione coreogra-
fica, secondo un’idea che ha visto protagonista nel passato anche la
nostra città, inserita nel circuito culturale ad opera dell’indimenticata
Signora Merlo (a cui la stagione è idealmente dedicata) e che oggi si
vuole rilanciare e percorrere grazie anche al corposo e costante lavoro
di ricerca del figlio Silvio Paolini Merlo, curatore della rassegna.
Tre gli spettacoli in cartellone (e si auspica che l’offerta possa incremen-
tarsi nelle stagioni future) studiati secondo un percorso articolato che,
dalla formazione classica, accademica, vira al modern e al linguag-
gio contemporaneo senza manierismi e stucchevoli concettualismi,
raccontando il quotidiano, le difficoltà e
gli incontri di esistenze, in un rituale che
contamina, unisce, condivide; quello della
danza, appunto.
È il caso di Contemporary Tango del Balletto
di Roma, uno spettacolo che ci trascina in
una milonga per raccontare il tango sociale,
il linguaggio popolare del ballo nel cui ab-
braccio si colmano bisogni, aspettative, so-
gni, desideri e oblii, fino a ritrovare se stessi,
la propria virilità e femminilità, nell’espres-
sione del corpo. Avvincente composizione
della danza di Mile-
na Zullo, non a caso
16
Serate Liliana Merlo
diCarla Dragoni [email protected]
n.99
La danza abita a Teramo
segue a pag. 18
18n.99
una delle coreografe più apprezzate della sce-
na attuale, che ha innestato le sue invenzioni
sulle note più fascinose di Carlos Gardel e
Astor Piazzolla, tra gli altri, per una compagnia
di undici autentici talenti e la partecipazione
straordinaria di Kledi Kadiu, personaggio popo-
lare in tv, ma che in questo spettacolo mostra
una matura qualità di interprete e di fi sicità,
rendendo ulteriore protagonismo alla virilità
propria del tango. Interessante l’impianto
scenico che nella danza compenetra aspetti
teatrali, peculiarità dell’autrice, dando ruolo
alla pur semplice scenografi a e agli oggetti di
scena nella cadenza ritmica.
Effetto claustrofobico, pur nell’ampiezza del
palcoscenico, per La boule de neige del Junior
Balletto di Toscana nel riallestimento 2013
della coreografi a di Fabrizio Monteverde del
1985 e ispirato a un testo letterario di Jean
Cocteau (Les enfants terribile, 1929), ancora
affascinante nella sua sconcertante attualità
e freschezza di linguaggio. Il rapporto malato
di un fratello e una sorella, tra i quali si scate-
nano giochi crudeli e amori ambigui e ai quali
si sovrappongono altri due personaggi “che
ad Enrico Morelli. Ingresso deciso e ritmo
incalzante in apertura per Body Tools di
Paolo Mohovich che esalta il corpo danzante
come macchina espressiva dalle molteplici
possibilità, grazie alla presenza scenica di 19
danzatori. Prima di girare il mondo, lavorando
in prestigiose compagnie e con importanti
coreografi , Paolo Mohovich è stato allievo di
Sara Acquarone, una delle fi gure più signifi -
cative della danza in Italia e all’estero, che già
negli anni ’50 aveva avviato il suo lavoro spe-
rimentale e di ricerca innovando, con il suo
teatro coreografi co, il concetto di spettacolo
che diventa un progetto di compenetrazione
di arti diverse. Lost and found, su musiche
di Gabriel Fauré è lo “step” coreografato da
Francesco Ventriglia, l’ex ballerino della Scala
che ha creato alcuni spettacoli per Roberto
Bolle e vanta un annoso sodalizio artistico
con Svetlana Zakharova del Bolshoi di Mosca,
per la quale ha realizzato diversi allestimenti
di sperimentazione multimediale. Chiude il
trittico Over the skin di EnricoMorelli, che ci
trascina in un’atmosfera quasi orwelliana,
con il susseguirsi di scene dinamiche e un
continuo cambio di forma e dimensione in
cui il corpo diventa la linea di confi ne di una
comunità isolata, per non cadere in una
disperata ma poetica malinconia. n
hanno l’indispensabile funzione di pubblico e
accettano sedotti e atterriti di seguirli fi no al
tragico e inevitabile epilogo”. Un tema scon-
volgente e complesso che, nella coreografi a
originale dell’85, ha segnato uno spartiacque
nella danza contemporanea superando la
visione post-moderna e didascalica della
trasposizione letteraria, arricchendo invece
il testo di vigore espressivo, in autonomia
e libertà di interpretazione. Caratteristiche
in sintonia con la personalità creativa di
Monteverde, teatrante e appassionato di cine-
ma, formatosi nella scuola romana di Joseph
Fontano ed Elsa Piperno, pioniera della danza
moderna in Italia, che ha innestato i piccoli
gesti e le grandi esplosioni di movimento
dei danzatori sulle accattivanti musiche di
Pierluigi Castellano e brani di musica barocca
de L’Orfeo di Antonio Sartorio, del 1672.
Straordinari i giovanissimi interpreti, tutti
under 21, provenienti dalla Scuola del Balletto
di Toscana che è uno dei più qualifi cati enti
d’Europa per l’alta formazione di danzatori
classici e contemporanei.
Tre coreografi diversi, tre stili differenti e un
prestigioso progetto di promozione coreutica,
per l’avvincente performance Made in Italy,
dell’Agorà Coaching Project, nata dalla mente
di Michele Merola che l’ha diretta insieme
Teramo culturalesegue da pag. 16
Ed eccoci a parlare del nuovo ministro
dell’Istruzione: Stefania Giannini, erede della Carrozza.
Lo scorso anno è stata catapultata,
parola un po’ forte, ma rende bene l’idea,
nel mondo della politica.
E’ stata professoressa ordinaria di Glottolo-
gia e Linguistica dal 1999 e, successivamen-
te, rettrice dal 2004 al 2013 dell’Università
per stranieri di Perugia, prima di dedicarsi
anima e corpo al ruolo di senatrice e segre-
tario di Scelta Civica.
Nel 2013 è stata candidata in Toscana nella
lista con Monti per l’Italia alle elezioni po-
litiche del 24-25 febbraio per il Senato
Scuola20n.99
Stefania Giannini
diMaria Gabriella Del Papa [email protected]
Il mondo dell’Istruzione ha un nuovo ministro
della Repubblica. Divenuta senatrice, il 16
novembre dello stesso anno, a due giorni
dal suo compleanno, dopo lo strappo con
Monti, l’Assemblea Scelta Civica la nomina
nuovo segretario e coordinatrice politica
del partito.
La Giannini ha lavorato sulla promozio-ne linguistica e culturale dell’Italia nel mondo e ha coordinato vari progetti
per l’internazionalizzazione del sistema
universitario, per la mobilità studentesca
in Europa e nei paesi extraeuropei, come
Erasmus Mundus, Italia- Cina, Italia-Egitto,
Italia-Turchia, Expo 2015.
Il suo programma è stato esposto anche ai
maggiori quotidiani, ma ha suscitato dibat-
titi e dissensi.
Ritengo si debba ancora vedere un ministro
che riesca a mettere d’accordo docenti,
dirigenti, sindacati e il mondo della politica,
senza, tra l’altro, dover fare i conti con la
problematica economica.
Recentemente, rispondendo alle domande
dell’Huffington Post, ha spiegato i principi
ai quali s’ispirerà il suo lavoro: autonomia
reale ai singoli istituti scolastici, valutazio-
ne, riqualificazione del personale docente
(formazione e
aggiornamento), segue a pag. 22
22n.99
sostegno alle famiglie (anticipazione del
diritto allo studio). Per l’Università punta su
tre concetti chiave: «merito», «diritto allo
studio» e «competizione e cooperazione».
Parlando con Fabrizio Roncone del Corriere
venerdì sera, subito dopo la sua nomina, ha
detto: «Non c’è bisogno di un’altra riforma.
Bisogna lavorare su punti strategici: diritto
allo studio per gli studenti e al merito per
i docenti, investire nella ricerca, pensare
all’edilizia scolastica». E subito dopo il
giuramento, sabato mattina al Quirinale, ha
scherzato con i giornalisti: «La ricreazione
è già stata sin troppo lunga. Non dimentico
di essere stato un rettore voglio far capire
che l’istruzione dall’infanzia all’università è
la base».
Il Ministro ha affermato a proposito del
diritto allo studio che la parola d’ordine è
meritocrazia legata alla disponibilità finan-
ziaria per accedere alle borse.
Un sistema “meritocratico” ancora dai
contorni indefiniti, ma che fa trasparire
anche delle potenziali ingiustizie: qualcuno,
ad esempio, si è chiesto se in tale sistema
proprio dalla scuola media che viene vista
come il buco nero dell’istruzione. Sui licei quadriennali afferma di non avere nulla
di “pregiudizialmente in contrario”, ma è un
argomento che va approfondito. ‘’Il modello
dei quattro anni viene adottato anche in
altri paesi e non ho nulla di pregiudizial-
mente in contrario” Sicura dell’appoggio da
parte del Ministro dell’economia Padoan, si
è detta sicura sull’attenzione finanziaria da
parte del Governo. E promette, inoltre, un
maggiore interesse verso le scuole non sta-
tali. “I soldi - ha affermato - sono necessari
per la scuola pubblica e quella paritetica,
che non lascerò indietro”.
Altro ambito che ha suscitato forti pole-
miche da parte dei docenti, soprattutto
precari, è quello relativo alla riforma del
sistema di reclutamento. Il Ministro ha
parlato chiaramente della necessità, a sua
opinione, di trasformare le scuole in attori
nella scelta del proprio personale. Libertà
da legare a un sistema di valutazione che
giudichi l’operato delle scuole al fine di
incentivarle a scegliere i migliori.
Come al solito, idee realmente valide ci
sono ed anche altri Ministri ne hanno avute;
ma in realtà sta positivamente cambiando
qualcosa? Sperarlo ci fa andare avanti. n
rientreranno anche i docenti precari, o
ne saranno esclusi, come sono esclusi
dall’aumento stipendiale legato all’anzianità
(sebbene i tribunali dicano altro). “Sarebbe
- ha affermato ieri a Radio 1 - un bel passo
equiparare gli stipendi degli insegnanti
italiani a quelli medi europei. La sfida vera è
pensare e praticare contratti che conside-
rino gli insegnanti una figura fondamentale
nella società e non solo nella scuola”.
“Serve - ha continuato - la revisione di un
contratto mortificante, non solo perché si
è pagati poco, ma anche perché non ha
meccanismi premiali, che valorizzino quella
larga fascia di docenti che si impegnano e si
aggiornano”.
Il Ministro si dice scettico sulla validità della
costituente lanciata dall’ex Ministro Car-
rozza come strumento per raccogliere idee
provenienti dai diretti interessati. Il tutto
mentre il primo Ministro Renzi chiedeva
al Senato se i parlamentari avessero mai
parlato con il mondo della scuola e poco
prima che lo stesso Renzi lanciasse “la co-
stituente dei bambini”, invitando gli alunni
delle medie a scrivere a [email protected]
per dire cosa non va nella propria scuola.
La Giannini ha anche parlato di necessità
di riformare i cicli scolastici, partendo
Teramo culturalesegue da pag. 20
Il divorzio in Italia è stato introdotto con legge n. 898 del 1970, con suc-cessive modifiche in applicazione della legge n. 74 del 1987.Subito è da premettere che il divorzio cosidetto “consensuale” nel no-stro Paese non esiste, in quanto vige il necessario controllo del giudice,
il quale verifica l’esistenza dei presupposti di legge e valuta l’interesse dei figli. Si tratta di una consensualità di natura meramente processuale che se intrapresa apporta un notevole snellimento della procedura.Il divorzio è ammesso quando tra i coniugi non esista più quella comunio-ne spirituale e materiale e quando siano presenti cause tassativamente stabilite dalla legge:- separazione giudiziale o consensuale ininterrotta per tre anni o pronuncia-
ta dal Tribunale (esclusa la separazione di fatto);- coniuge colpevole di delitti di particolare gravità;- matrimonio non consumato, nel senso materiale del fatto;- cambiamento di sesso di uno dei due coniugi;- altre cause previste come per es. altro matrimonio contratto da un coniuge.Il Tribuanle, al quale si siano rivolti, con ricorso, i coniugi, una volta accertata la cessazione della comunione materiale e spirituale di essi, senza alcuna possibilità di riconciliazione, emette la sentenza di divorzio, con pronuncia-mento di scioglimento del matrimonio o in caso di matrimonio concordata-
Dura lex sed lex
rio, di cessazione degli effetti civili derivanti dalla trascrizione del matrimo-nio. Gli effetti prodoti dal divorzio sono elencati nella stessa legge, ma in questa sede, è utile, innanzitutto, chiosare sul fatto che la pronuncia di divorzio produce il riacquisto dello stato libero, con conseguenza per la moglie della perdita del cognome maritale, del venir meno dell’obbligo di fedeltà e di coabitazione, nonchè di quello di assistenza morale e mate-riale. Oltre agli effetti di natura personale, il divorzio produce anche effetti definiti patrimoniali; invero il Tribunale può disporre, tenuto in debito conto le condizioni economiche di ognuno dei coniugi, l’obbligo per uno di essi di versare un assegno cosidetto divorzile, che corrisponde ad un diritto di mantenimento per il coniuge che dimostri di essere più debole e che non abbia adeguati mezzi di sostentamento.Secondo una sentenza della Corte Suprema, la inadeguatezza dei mezzi economici, deve essere intesa nel senso di impossibilità di conservare il tenore di vita, tenuto fino alla sentenza divorzile e comunque tenute presenti le potenzialità economiche del coniuge cui è demandato il versamento dell’assegno. In linea generale, ma sarebbe necessario un approfondimento maggiore in altra sede, si può affermare che oltre l’assegno divorzile il coniuge ha diritto ad un assegno successorio a carico dell’eredità, in presenza di vari fattori. Naturalmente, se il coniuge passa ad altre nozze o viene meno lo stato di bisogno, si estingue il diritto dell’assegno che può nuovamente essere attribuito qualora risorga lo stato di bisogno. Per ultimo, i genitori sia pure divorziati hanno l’obbligo di mantenere, istruire e curare i figli, minorenni o maggiorenni non economi-camente autosuficienti; infatti, non vengono meno i doveri di esercitare la potestà genitoriale, che in caso di affido condiviso, viene esercitata in
maniera congiunta. n
24
n.99
diAlfioScandurra
Lavorare con i ragazzi è sempre un’esperienza entusiasmante;
quando poi riesci a penetrare il loro mondo, partecipare a una
riflessione comune, coinvolgerli e condividere le possibili soluzioni
ai loro disagi, l’esperienza diventa esaltante.
È il caso degli Incontri di Studio “New Media, Nuove Generazioni – I Gio-
Società
vani, la Scuola, la famiglia tra Internet e Tv”, che si sono svolti lo scorso
mese di aprile per ragionare su una situazione emergente di elevata
criticità e indicare le possibili vie per una informazione corretta sull’uso
dei nuovi media. Nata nove anni fa, con uno spirito innovativo e quasi av-
veniristico, l’iniziativa promossa dall’Associazione Culturale “Project San
Gabriele” in collaborazione con il Comune di Castelli e la Città di Teramo,
diventa oggi di grande attualità di fronte ai fatti di cronaca che hanno
protagonisti gli adolescenti, con l’esasperazione della condivisione in
rete delle loro vite e lo sviluppo epidemico di “mode” virtuali dai risvolti
drammatici. A fronte di un mondo adulto spesso inerme, a volte disatten-
to, di certo incapace di fornire risposte adeguate. Anche nella nostra
Teramo, che si rivela non immune dai grandi problemi e inizia a mostrare
punti cruciali di difficoltà. È ancora fresco nella nostra memoria, infatti, il
polverone suscitato dalla pubblicazione sui social network di alcune foto
di adolescenti teramani, che ha coinvolto istituzioni scolastiche e fami-
glie e che ha riempito pagi-
ne di inchiostro su giornali
e riviste; salvo poi cadere
nel dimenticatoio della
nostra soporifera e miope
esistenza. Certo la pruderie
e la maliziosa curiosità
delle città di provincia fa
di questi argomenti ottimo
26
Dai ragazzi il percorso delle Istituzioni
diCarla Dragoni [email protected]
n.99
Il convegno su“New Media, Nuove Generazioni”
segue a pag. 28
28n.99
materiale giornalistico, ma appare poi contrad-
dittorio non approfondire i temi sedendosi a
tavolino con le parti in causa, magari per una
inopportuna concorrenza tra testate (gli Incon-
tri di Studio godono del patrocinio del nostro
“Teramani”, n.d.e.), magari perché la società
della comunicazione a 360° si mostra di diffi-
cile comunicazione e di scarsa comprensione.
Non si giustifica diversamente il silenzio in cui
è trascorsa la due-giorni dedicata a “I Social
Network, Istruzioni per l’Uso” che ha portato
di fronte ai ragazzi del Liceo Artistico “F. A.
Grue” di Castelli le figure e le istituzioni con
cui confrontarsi, per sviluppare senso critico
verso una partecipazione sociale meditata e
non indotta dall’utilizzo superficiale ed emula-
tivo della comunicazione. Con il sindaco Enzo
De Rosa e il dirigente scolastico Carla Marotta,
il responsabile della Polizia Postale abruzzese,
dott. Gianluca De Donato, che svolge una
costante azione di prevenzione e informazio-
ne e che ha mostrato all’attenta platea i rischi
connessi alla diffusione di dati immessi in rete
ad opera di malintenzionati e i profili fasulli per
intercettare probabili vittime dietro i “mi pia-
“B. Pascal”. A loro l’Assessore alle Politiche
Sociali del Comune di Teramo ha illustrato, i
rischi effettivi che si corrono nel mal utilizzo
degli strumenti, con risvolti sulla pedoporno-
grafia, dipendenza dal gioco e dalle droghe.
Rischi che virano spesso in reati di cui i ragazzi
non sono neanche consapevoli, ha spiegato
il responsabile della Polizia Postale di Teramo
Tazio Di Felice, che spesso prescindono
dalla giovane età con gravi ripercussioni. Ha
cercato un dialogo più diretto il prof. Gabriele
Di Francesco, docente di Sociologia dell’Uni-
versità “D’Annunzio”, aprendo con gli studenti
un dibattito, poi animato dal prof. Rusconi, che
grazie a messaggi affidati a biglietti anonimi ha
mostrato fragilità e incomprensioni, paure e
risentimenti che risuonano come una richiesta
d’aiuto alle istituzioni e alle famiglie. A margine
dell’incontro, il conferimento del Premio “Mau-
ro Laeng per la Comunicazione Educativa”
a Mario Rusconi per la sensibilità verso i
temi trattati e che aggiunge il suo nome al
palmares di illustri personaggi giunti a Teramo
negli anni, quali lo psichiatra Paolo Crepet
e la psicoterapeuta Maria Rita Parsi; Mario
Morcellini, preside de La Sapienza di Roma,
il conduttore di “Tv Talk” su RaiEducational
Massimo Bernardini e la giornalista opinionista
Emanuela Falcetti. n
ce”, le chat e i dati personali. Il prof. Everardo
Minardi, sociologo dell’Università di Teramo,
ha spiegato le ragioni della diffusione rapida
ed esponenziale dei social network, mentre
Filippo Lucci, presidente del Co.Re.Com Italia,
ha illustrato come la diffusione delle tecno-
logie delle comunicazioni di massa debbano
essere interpretate per la loro utilità, ma
gestite correttamente, “come un’autostrada
che consente di raggiungere velocemente un
luogo, ma la cui alta velocità può trasformarsi
in un boomerang pericoloso”. Protagonista
delle due giornate di studio, con Filippo Lucci,
il prof. Mario Rusconi, vicepresidente dell’asso-
ciazione nazionale dei Dirigenti Scolastici e
già preside del prestigioso Liceo “Newton” di
Roma, profondo conoscitore dell’atteggiamen-
to e dei caratteri giovanili e lucido osservatore
della funzione educativa di cui la Scuola deve
riappropriarsi. Conclusioni al Delegato alla
Cultura di Castelli, Maurizio Carbone, che dalla
sua esperienza di ex insegnante del “Grue”
ha saputo parlare al cuore dei ragazzi e aprire
con loro un dialogo attento.
Replica all’indomani a Teramo, con i ragazzi
dell’Istituto Comprensivo “Savini-San Giusep-
pe-San Giorgio” e delle scuole coinvolte dal
fenomeno delle foto delle ragazzine in rete,
Liceo Scientifico “A. Einstein” e Istituto Tecnico
Teramo culturalesegue da pag. 26
L’articolo positivo è una derivazione
della lingua francese ed esprime
“una parte del tutto”. Si osservino i
seguenti esempi: La vostra squadra
ha vinto delle coppe.
Al ristorante chiederò solo del formaggio.
Nel primo esempio, la preposizione articolata
delle ha il significato di alcune;
nel secondo la preposizione del significa un
po’ di. Gli articoli partitivi sono: del, dello,
della, dei, dagli, dei, degli, delle.
L’uso di preposizioni articolate in funzione
di articoli “partitivi” ci viene, come ho detto
Note Linguistiche30n.99
L’Articolo Partitivo
diMaria Gabriella Di Flaviano [email protected]
sopra, da da un modulo linguistico francese
contro il quale inutilmente si sono schierati i
“puristi” della nostra lingua.
L’uso è diventato grammatica, per altro aval-
lata da scrittori illustri sia del passato (Man-
zoni) sia recenti (Moravia, Cassola, ecc…
Oggi la diffusione dell’articolo positivo nella
nostra lingua è sempre maggiore, anche
quando il suo uso non appare corretto.
Spero, infatti, si leggono o si ascoltano frasi
del tipo:
- Carlo fu accolto con delle parole offensive.
- Eravamo seduti su degli scabelli.
Come si puo notare, è frequente l’uso
dell’articolo partitivo, dopo una preposizione
semplice (nel nostro caso delle, degli, dopo
con e su). Questo uso, in realtà, non è molto
corretto, in quanto si dovrebbe dire:
- Carlo fu accolto con parole offensive.
- Eravamo seduti su sgabelli. nUso e abuso
mes
sagg
io e
letto
rale
- co
mm
itten
te e
letto
rale
in p
ropr
io
33
Il rapporto fra virtù e gemme ha origine
nell’Apocalisse, ove le dodici qualità di pietre
preziose che ornano i basamenti della Geru-
salemme celeste diventano emblemi delle
virtù spirituali. In accordo con l’uso vigente fin
dall’antichità di rappresentare concetti astratti
sotto forma di figura umana, le tre virtù teologa-
li: fede, speranza, e carità, e le quattro cardinali:
giustizia, fortezza, prudenza e temperanza
hanno sempre avuto sembianze femminili. La
sequenza delle sette virtù è un topos frequente
sia nella pittura che nella scultura medievali, ma
è soprattutto fra Quattrocento e Seicento che
le figure allegoriche si arricchiscono di attributi
che ne facilitano la lettura immediata subendo
una sorta di cristallizzante codificazione. I gioiel-
li, pur non essendo attributi specifici delle Virtù
sembrano tuttavia far spesso parte del corredo
iconografico. Particolari preziosi dovevano certo
armonizzarsi con l’aspetto femminile delle
personificazioni, ma il rapporto fra gemme e
virtù è più profondo e articolato. Nell’Apocalisse,
la Gerusalemme celeste, città di Dio, è ornata
nelle fondamenta di dodici qualità di pietre pre-
ziose, così le gemme che ne impreziosiscono
n.99
i basamenti sembrano assumere il significato
simbolico di emblemi delle virtù spirituali. C’è
chi esplica dettagliatamente il rapporto fra i
colori dei cristalli e le virtù. Mentre i colori sim-
boleggiano le virtù, la luminosità che accomuna
le gemme è l’emblema della luce divina. Grazie
all’illuminante presenza divina esse rifulgono in
tutta la loro bellezza. Alla fine del Cinquecento
i pittori useranno le gemme per esprimere le
virtù spirituali. n
L’oggetto del desiderio
diCarmine Goderecci
di Oro e ArgentoGioielleria dal 1989
L’allegoria delle virtù
64021 Giulianova (Te) c.so Garibaldi, 6564100 Teramo (Te) via Vincenzo Irelli, 31 - c/o Obiettivo CasaTel: 085 8001111 - 085 8007651 Fax: 085 [email protected] - www.juliaservizi.it
Il risparmio sul gas metano.JULIA SERVIZI PIÙgestione vendita gas metano
È arrivata la tuanuova vicina di casa.
Risparmia subito il 10%sulla bolletta del gas metano.
È una processione infinita laica e religiosa quella
che ha visto Marco Pannella ricevere l’abbraccio
affettuoso dei suoi concittadini sotto le arcate di Piazza Martiri
della libertà, nel sito storico della teramanità degli ultimi decenni.
Sciamavano come api nel giorno del suo 84esimo compleanno ragazzi
e anziani, donne che lo abbracciavano con vigoria e radicali della prima
ora in religiosa attesa. Una sfilata che non ha disturbato la solita liturgia
del cappuccino e bicchiere d’acqua, nel suo ennesimo digiuno rotto solo
per un secondo da un mini bignè alla crema, tra i tavoli del Grande Italia
affollati da amici e compagni. Teramo c’è voluta stare, chi attraverso
n.99
35Persone
“Non è ancora la mia ora”Pannella festeggia l’84esimocompleanno con i suoi Teramani
diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com
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È arrivata la tuanuova vicina di casa.
Risparmia subito il 10%sulla bolletta del gas metano.
cellulare (il governatore Chiodi e il vescovo Seccia), chi con l’atto dello
sfiorare teneramente il volto con le mani, tra immancabili autoscatti e
vu cumprà che lo riconoscono e lo baciano e politici abruzzesi (Maurizio
Acerbo) che fulminati dalla sua dolce orsaggine, e da alcune battaglie
in comune, si iscrivono al Partito radicale. L’improbabile cravatta gialla a
fantasia è pendula, il suo blazer è a piccoli quadri blu, le calzette corte
gli spuntano impertinenti, ma il sorriso, sempre quello,
resta panoramico e largo, il codino avvizzito ormai lungo
e sistemato con cura. Alterna frasi in dialetto teramano,
come quando racconta che i suoi primi compagni di gio-
co furono piccoli rom, nella striscia di strada ferrata alla
stazione, posto dove ha vissuto la sua infanzia e “sogni”.
I jeans sono da marinaio con risvolti sulle scarpe nere.
“Chi è lei?”, riprendendo bonariamente una ragazza
ventenne che aveva usato questo tipo di spagnolismo
aborrito dal radicale che ha sdoganato il “tu” in politica.
Qualcuno tenta di ripercorrere le tappe della sua vita ma
resta un esercizio sterile, tanta la carne al fuoco che ne
esce un quadro di coriandoli variopinti che vanno a rievocare sia le prime
battaglie televisive con Giorgio Almirante che Biancone, il cane simbolo
della città fatto recentemente sloggiare dalla sua piazza di sempre: “Lo
rivogliamo sennò rischiamo di trovarlo nel salame”. Il radicale teramano
Vincenzo Di Nanna gli fa notare che è stato adottato. Solo verso le due
s’alza pesantemente dalla seggiola, accende un altro toscanino e ieratico
se ne va. Uno sguardo veloce al grande orologio della torre campanaria:
“Non è ancora la mia ora” guaisce. n
Calcio36n.99
diAntonio Parnanzone [email protected]
I l Teramo conclude il Campionato alle spalle di Messina e Caser-
tana classificandosi al terzo posto. Con un pizzico di attenzione
in più avrebbe potuto fare suo il Campionato. Il platonico titolo
poteva essere la ciliegina sulla torta di un’annata
che ha visto la squadra biancorossa sempre nelle
primissime posizioni. Il rammarico di un primo posto
mancato è ampiamente compensato dalla sicurezza
con la quale ha conquistato l’accesso nella Lega Pro
Unica. Le incognite dell’avvio di stagione, per effetto
delle tante retrocessioni, erano lo spauracchio di
tante Società. Il Teramo, da parte sua, ha posto come
obiettivo primario di stagione la permanenza nella
categoria e per farlo in tranquillità è stato necessario
un notevole sforzo. Gli ottimi risultati del girone di andata hanno con-
fermato il grande lavoro di Marcello Di Giuseppe e del tecnico Vincenzo
Vivarini nel recepire le istanze del Presidente Campitelli. La sicurezza
con la quale ha condotto la prima parte del torneo, ha lasciato il posto
ad un lento e progressivo rilassamento al pari delle altre squadre che
erano nelle primissime posizioni di classifica. La Casertana, dopo un
Il Teramoavvio non certo brillante tanto che ha dovuto sostituire l’allenatore, ar-
rivata nelle primissime posizioni si è adagiata anch’essa nella comoda
area della tranquillità insieme alle altre. Il Messina, che al giro di boa
era nelle posizioni ad alto rischio, ha sorpreso tutti. Rivoluzionando
la rosa dei calciatori nel mercato di gennaio, nel girone di ritorno ha
letteralmente preso il volo risalendo la china fino ad issarsi in vetta
alla classifica, a scapito della Casertana, proprio nell’ultima giornata
per effetto della classifica avulsa. L’annata va in archivio e consegnata
agli annali del calcio cittadino e di quelli nazionali, come una delle
più appassionanti per effetto delle retrocessioni (nove su diciotto) e
delle conseguenti problematiche innescate. Molti
l’hanno considerata un’anomalia perché nove
retrocessioni esulano dalla normalità. In effetti
è stato un campionato che ha costretto Società
e tecnici a porre in essere strategie diverse dal
solito. Si doveva scegliere un modo per attuare la
riforma della terza serie nazionale, voltura dagli
Organi federali per far fronte alla moria di Società.
E’ stata preferita la via del merito rispetto a quella
dei ripescaggi dove entrano in gioco altri fattori.
L’orientamento federale ha privilegiato la realtà del momento riferita
soprattutto alla solidità delle società rispetto al curriculum delle stesse,
in tanti casi riferito alla tradizione e alle peculiarità della città e non al
sodalizio che gestisce il calcio del luogo. Per il Teramo sarà un anno
importante e nello stesso tempo difficile. Dovrà confrontarsi con realtà
dalle grandi tradizioni e soprattutto dalle grandi potenzialità. n
37
I campionati di Pallamano maschile e
femminile si avviano alla loro conclusione.
In quello maschile a contendersi il titolo
sono Bolzano, Pressano, Carpi e Fasano. Gli
accoppiamenti di semifinale hanno di fronte in
un derby trentino il Bolzano e il Pressano che
si sono affrontati il primo maggio nella gara di
andata che ha visto prevalere il Pressano per
23 a 21. L’esiguo vantaggio lascia aperto il di-
scorso di qualificazione per la finale. Nell’altra
gara ha prevalso il Carpi, che giocava in casa
con il Fasano, per 29 a 21, ipotecando così
la finale visto il margine di vantaggio. Infatti
vige la norma della differenza reti nelle due
gare di semifinale. Intanto si è svolta anche la
gara di ritorno tra Fasano e Carpi che ha visto
prevalere la prima per 29 a 20, guadagnando la
finale scudetto contro la vincente tra Bolzano
e Pressano.
Per quanto concerne il Campionato femminile
a contendersi il titolo saranno le squadre del
Salerno, campione in carica e il Conversano
che per la prima volta accede alla finale scu-
detto dopo essersi già conteso con lo stesso
Salerno la Coppa Italia che è andata alle cam-
pane. Conversano e Salerno hanno ribadito la
loro superiorità nella stagione corrente.
Intanto nella pallamano teramana, gli occhi
sono puntati sulle finali nazionali di categoria
Under. Nella maschile, la Teknoelettronica è
n.99
Sport
Pallamano
dallaRedazione [email protected]
stata incaricata di organizzare le finali Under
20 maschili alle quali parteciperà con una
squadra che ci si augura riesca a ben figurare.
La favorita in assoluto sembra essere il Colo-
gne. Le gare si disputeranno a Chieti e Pescara
dal 29 maggio al primo giugno.
Nel campionato Under 18 femminile si è qua-
lificata la Torelli Teramo che parteciperà alla
finali che si disputeranno a Cassano Magnago
dal 5 all’8 giugno. n
Satira38n.99
Hashtag innovativo e accattivante messo a punto dagli strateghi
per una fulminante campagna elettorale del presidente Gianni
Chiodi. Il governatore d’Abruzzo catapultato all’Emiciclo nel
2008 da una manciata di voti, tanta astensione e, soprattutto,
dalle vicissitudini del suo predecessore, Ottaviano Del Turco, arrestato
il 14 luglio del 2008 assieme ad altri componenti della Giunta di allora.
A leggere sui giornali del “vitalizio” di Razzi e “Rimborsopoli” d’Abruzzo,
con Chiodi e Castiglione, viene da pensare a ben altri “cancelletti”...
#voisietepersonechesitrattanobene. L’uscente Gianni Chiodi sta ora
affilando le armi di “distrazione di massa”.
Con una lettera spedita in replica a un editoriale del direttore del
quotidiano “Il Centro”, svela addirittura perché da diversi giorni vive
sotto scorta: “Se oggi mi trovo ad essere accompagnato da agenti della
Digos, probabilmente è per i molti ‘no’ detti. Dei quali non mi pento e
che non intendo rinnegare neppure in campagna elettorale”. E raddop-
pia l’affilatura della lama con un post su facebook imponendosi dinanzi
al proprio elettorato con posture da affabulatore, quasi quanto una “Lilli
Gruber” dei poveri: “Dissi nel 2008 che l’Abruzzo non sarebbe stata la
regione più tassata d’Italia, né quella più indebitata.
Dissi pure che avremmo messo a posto la Sanità abruzzese che era fal-
lita nel 2007; dissi che avremmo chiuso carrozzoni (un esempio su tutti
quello della Abruzzo Engineering, ndr.) e eliminato il famoso listino elet-
torale; dissi che avremo ridotto i compensi dei consiglieri e cancellato
il vitalizio; dissi che avrei messo regole e controlli nella sanità privata e
combattuto i poteri forti che avevano saccheggiato l’Abruzzo. Ebbene,
oggi posso dire che, per gran parte, la missione è compiuta” (postato
su fb). Veracità. Quella infrequente peculiarità in ciò che corrisponde
a verità e che andrebbe imposta nelle corrispondenze ricercatamente
corrotte della parola alla mente. La restrizione mentale induce ina-
spettatamente nei luoghi della menzogna: pubblicità e propaganda. La
storia e le cronache dei nostri tempi, di cui ci si ostina ma con sfiducia
a testimoniarne il potere, raccontano di giornalisti che fingono di cre-
dere a un non meglio identificato valore aggiunto - addirittura c’è chi lo
ritiene, senza pudore, eterno - di una strana professione. Un valore che
che non si vende, non si baratta e che pretende rispetto e coraggio.
Rispetto assoluto per chi paga lo stipendio agli “scrivitori di storie, e
cantatori verseggianti delle gesta de’ grandi eroi” e il coraggio poi, di
chi se lo può dare, a ripresentarsi puntualmente come la verginella
delle camporelle a lettori svagati, chini sui gomiti di un frigo per gelati.
Veracità. Se distinta dalla giustizia, propende a una ricchezza speciale
che consiste nella consonanza di fatti apparenti con l’intima e finita
intenzione di provare a segnare un solco.
Paragonabile a questa incorruttibilità descritta è la elementarità del co-
municare. Quest’ultima, si oppone al malcostume della doppiezza; un
elemento sofistico, che si rivela quando l’uomo ha in cuore una cosa
e ne manifesta, in apparenza, un’altra. L’intreccio umano resiste per
mezzo della comunicazione delle idee dei singoli individui che lo tem-
perano. Affinché la collettività possa sussistere, nel termine intrinseco
per suffragare se stessa, sarà indispensabile una consistente richiesta
di credito nei mezzi di comunicazione del pensiero degli uomini. Non
altrimenti, la verità - intesa come pregio etico - potrà essere detta
quale parte possibile della integrità. Veracità. La menzogna si compone
di contrasti invadenti e invalidanti con il proprio pensiero.
Locutio contra mentem. n
Veracità#noi siamo gente perbene
diMimmoAttanasii