Gioco

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La Psicologia dello Sviluppo e le Tappe del Gioco Dott.ssa Paola Bisciglia Psicologa e Psicoterapeuta – Associazione Argo

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La Psicologia dello Sviluppo e le Tappe del GiocoDott.ssa Paola Bisciglia

Psicologa e Psicoterapeuta – Associazione Argo

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Attività strutturata mirante a una gratificazione individuale o di gruppo, e svincolata da fini immediati di produzione (lavoro), cosi come da necessità immediate di difesa individuale o della specie.

Può acquistare significati diversi, sia negli animali sia nell'uomo.

Nel gioco animale sono di particolare significato gli schemi comportamentali aggressivi e di difesa, che si presentano però per lo più come inibiti nello scopo, cioè con caratteristiche precoci e precise di innocuità e di finzione: ciò è particolarmente evidente nei giochi fra cuccioli di predatori della stessa specie.

Nell'uomo il gioco, pur essendo come negli animali caratteristico soprattutto di individui giovani, e pur seguendo schemi di sviluppo che presentano affinità con il gioco animale, tende a strutturarsi in modalità assai più complesse, che dipendono in prevalenza dalla trasmissione di comportamenti culturalizzati: come tale, esso è caratteristico anche di una parte significativa dell'attività quotidiana dell'individuo adulto.

IL GIOCOIL GIOCO

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• Gli animali adulti ricorrono al gioco come mezzo di addestramento dei cuccioli.

• I leoni adulti dimostrano molta tolleranza verso i cuccioli giocherelloni e sopportano che essi saltino loro addosso e tirino loro la coda, è un addestramento precoce che li aiuta a diventare grandi.

• mamma orsa, giocando, insegna al figlio come dovrà combattere

• Le scimmie smettono di giocare quando vengono private del loro cibo preferito.

• I piccoli oranghi sono sempre “figli unici” e, poiché non hanno fratelli, non hanno la possibilità di giocare con i coetanei. Non possono nemmeno giocare con gli adulti, i quali non formano dei gruppi, ma si disperdono su ampi territori per meglio sfruttare le risorse ambientali. Gli oranghini crescono timidi e introversi.

• Scimpanzè,gorilla ed oranghi giocano con i loro piccoli con modalità non molto dissimili da quelle proprie della specie umana (video)

Il Gioco degli AnimaliIl Gioco degli Animali

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Può essere inteso

disposizione psicologica

un’insieme di comportamenti osservabili

un contesto all’interno del quale osservare il verificarsi di particolari fenomeni

IL GIOCOIL GIOCO

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Prevede la combinazione di 6 componenti diverse

• Motivazione intrinseca• Priorità dei mezzi sul fine• Dominanza dell’individuo rispetto alla realtà esterna• La non letteralità• La libertà dai vincoli• Il coinvolgimento attivo

Il gioco comeIl gioco comedisposizione psicologicadisposizione psicologica

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Si gioca per il piacere di farlo e non vi sono altre ragioni al di fuori di questa

La Motivazione IntrinsecaLa Motivazione Intrinseca

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Il procedimento è più importante del risultato: proprio perché l’attività ludica è fine a se stessa e indipendente dal suo esito si nota spesso che il piacere di giocare da soli e con altri consiste più nella fase preparatoria che non nell’esecuzione

Priorità dei mezzi sul finePriorità dei mezzi sul fine

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Nei comportamenti esploratori la domanda è “che cos’è questo oggetto?”Nei comportamenti ludici la domanda è “che cosa posso fare io con questo oggetto?”

Dominanza dell’individuo Dominanza dell’individuo rispetto alla realtà esternarispetto alla realtà esterna

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Il bambino può esplorare nuovi e possibili significati trattando gli oggetti come se fossero qualcos’altro

La non letteralità del testoLa non letteralità del testo

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Le regole, quando vi sono, come accade ad es. nel gioco sociodrammatico, non sono già date ma vengono negoziate dai giocatori stessi che si accordano sul come giocare insieme

La libertà dai vincoliLa libertà dai vincoli

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Ogni tipo di gioco richiede un impegno da parte di ogni giocatore anche se di livello variabile tra un comportamento ludico e l’altro, tra i contesti e le funzioni delle diverse forme di gioco.

Il coinvolgimento attivoIl coinvolgimento attivo

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Piaget identifica tre forme di gioco accomunate dal processo sottostante dell’assimilazione

Il gioco di esercizio: prevalgono nel primo anno di vita (fase senso-motoria) Attraverso l'afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte.

Il gioco simbolicoperiodo che va dai due ai sei anni di vita.Si collocano nella fase detta "rappresentativa", in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale.

Il gioco con le regoleperiodo dai sette agli undici anni, nella fase detta "sociale", in cui il bambino comincia a vivere il rapporto con gli altri.In questa fase il b/o sperimenta la vita di gruppo, si trova di fronte a delle regole che è tenuto a rispettare.

Il gioco come comportamento Il gioco come comportamento osservabileosservabile

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Il gioco come contesto: non è un fattore esterno al gioco ma ne costituisce una componente intrinseca

Circostanze nell’ambito delle quali le condotte ludiche hanno luogo

Gran parte delle ricerche sullo sviluppo infantile vengono condotte in ambienti organizzati allo scopo di evocare comportamenti ludici

Caratteristiche comuni:• Oggetti e materiali che attirano l’interesse dei bambini • gli adulti hanno un atteggiamento incoraggiante e non agiscono in modo intrusivo nei confronti delle attività liberamente scelte dai bambini• atmosfera è amichevole e supportiva• l’orario è predisposto in modo tale da evitare affaticamento o noia

Il gioco come contestoIl gioco come contesto

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Colloca il gioco nella teoria dello sviluppo cognitivo: nel progressivo adattamento del bambino all'ambiente (sia fisico sia culturale) il gioco si verificherebbe tutte le volte che, avendo acquisito un'abilità o compiuto una scoperta, il bambino cerca di far aderire allo schema motorio o cognitivo appena acquisito oggetti nuovi, con il risultato di esercitare l'abilità e la scoperta

stesse.

rafforza nel b/o il sentimento di poter agire efficacemente sulla realtà perché nel mondo della fantasia non si verficano insuccessi, non ci sono vincoli.

serve consolidare capacità già acquisite attraverso la ripetizione e l’esercizio

Alcune teorie sul giocoAlcune teorie sul gioco

Jean PiagetJean Piaget

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Rivolge la propria attenzione agli affetti, alle motivazioni e alle circostanze interpersonali all’origine del gioco

Il gioco permette al b/o di affrontare la tensione tra i suoi desideri e l’impossibilità di soddisfarli immediatamente. Rappresenta dunque una risposta originale ai bisogni non soddisfatti.

Il mondo immaginario dei b/i non è arbitrario anzi estremamente realistico e governato da regole: le regole diventano oggetto di attenzione mentre nella vita reale sono per lo più inosservate

Lev VygotskijLev Vygotskij

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L’interpretazione che Freud  ha dato del gioco, e in particolare del gioco simbolico (ma, per Freud, anche giochi percettivo-motori possono caricarsi di un simbolismo inconscio)

Freud afferma che fin dall’inizio della loro vita i bambini utilizzano il gioco per esplorare e per rapportarsi con gli altri: il neonato che gioca con il capezzolo, il bambino che si nasconde per farsi ritrovare..., un gioco può avere significati differenti, in dipendenza dal contesto e dalla situazione emotiva in cui il bambino si trova.

Il gioco assicura un migliore equilibrio emotivo

il timore o l’ansia che un bambino prova nei confronti di determinate cose possono venire ridotti, e quindi gradualmente dominati, attraverso la ripetuta rappresentazione ludica della situazione che è alla loro origine.impulsi o desideri che non potrebbero trovare

soddisfacimento sul piano concreto, perché l'ambiente fisico o sociale non lo consentono, possono esprimersi su oggetti-simbolo (per esempio, l'aggressività verso un membro della famiglia può trovare espressione nel trattamento riservato a un bambolotto).

S. FreudS. Freud

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Considerava il gioco una via d’accesso nell’inconscio dei bambini, pertanto le modalità di comprensione del gioco dovevano essere fatte con la stessa procedura che Freud utilizzava con l’interpretazione dei sogni

Compito dell’analista è quello di interpretare il materiale profondo che emerge

L’inconscio emerge attraverso il gioco questo conferma l’ipotesi avanzata della Klein per la quale esistano nel bambino oggetti interni che vengono proiettati su oggetti esterni

Utilizza il gioco come strumento fondamentale di ricerca per comprendere le fantasie e le angosce più profonde del bambino. 

Melanie KleinMelanie Klein

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Approda al gioco attraverso lo studio degli oggetti transizionali (coperte, bambolotti,ecc.) che permettono al bambino di affrontare i sentimenti di ansia, connessi alla separazione.

Gli oggetti transizionali così come il gioco, nascono dal bisogno di conciliare il mondo interno con i vincoli della realtà esterna

Il gioco nasce dalla relazione di fiducia tra il b/o e la madre: quando l’esperienza del b/o nei primi mesi di vita è stata rassicurante e quando egli ha in sé l’amore materno, può iniziare a sperimentare il distacco e attraverso il gioco può fare esperienza di creare autonomamente.

Ritiene che il gioco sia un ausilio fondamentale per superare l’angoscia di separazione del b. dalla madre.

Donald WinnicottDonald Winnicott

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Nel 1° anno di vita serve ai bambini per orientarsi nel mondo che li circonda: esplorazione del proprio corpo e delle proprie capacità di agire.

2° anno di vita buona conoscenza della realtà circostante, fisica e sociale, che servirà loro nei complessi giochi simbolici

Il gioco nei primi 2 anni di vitaIl gioco nei primi 2 anni di vita

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Le interazioni ludiche faccia a facciaLe interazioni ludiche faccia a faccia

Compito evolutivo della madre e del bambino nei primi 2-3 mesi: conoscersi e adattarsi reciprocamente:

2 mese: riesce a sostenere lo sguardo, a sorridere e a vocalizzare in risposta alle stimolazioni degli adulti

La maggiore responsività del bambino,incoraggia gli adulti a dedicare meno attenzione alle cure di routine e più tempo alla stimolazione e al gioco

Il gioco vocale: una delle interazioni ludiche tra il bambino e la madre in cui più evidente e l’alternanza dei turni: le madri quando interagiscono con i loro piccoli usano il “motherese” costituito da espressioni brevi, semplificate e ridondanti; in risposta a tale linguaggio, il bambino produce delle vocalizzazioni particolari

Stern parla di “sinfonia delle azioni materne e paterne per descrivere 2 aspetti peculiari: a) come nelle sinfonie così nelle azioni ludiche, vi è una cadenza ripetitiva tipica;b) la varietà degli elementi musicali e cioè tutte le modificazioni che vengono introdotte nel gioco (vocali, facciali,tattili e di movimento)attraverso le quali il bambino viene aiutato a superare la noia e a divertirsi ancora.

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Il gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divide Il gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divide tra l’oggetto e il partnertra l’oggetto e il partner

Dare e prendere un oggetto, raccogliere e gettare, costruire e distruggere una torre di cubi, indicare e nominare sono state definite da Bruner “giochi sociali”

Il gioco del “cucù” secondo l’analisi di Bruner:

1. La mamma ha un ruolo quasi esclusivo nel costruire il gioco Il b/o esercita solo una funzione regolatoria attraverso la direzione dello sguardo, distogliendolo o dirigendolo verso la madre, sollecitandola così a limitare o a mantenere costante il livello di stimolazione.2. Fino a 6 mesi cerca di afferrare l’oggetto che a madre fa scomparire e riapparire3. A 7 mesi non tenta più di prenderlo e accompagna la scansione del gioco con sorrisi e vocalizzi Tra gli 8 e i 9 mesi la madre inizia a lasciare maggiore iniziativa al b/o 4. A compimento del processo il b/o ha il controllo attivo del gioco: si nasconde dietro la sedia o la porta per poi riapparire vocalizzando.

Gioco tra b/i: nel 1° anno di vita i bambini sono aperti al contatto sociale con un coetaneo, mostrano interesse reciproco e interagiscono tra loro prevalentemente attraverso gli oggetti imitandosi l’uno con l’altro

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Dall’esplorazione al giocoDall’esplorazione al gioco

Man mano che il b/o prende confidenza con le cose, la sua azione progredisce dall’esplorazione alla manipolazione e infine al gioco

L’esplorazione:

a)fornisce informazione sulle proprietà degli oggetti (forma, grandezza, peso, colore, ecc.)

b) Mira a ricondurre il nuovo al familiare

Il gioco:

a) serve a dare informazione su ciò che si può fare con gli oggetti

b) trasforma il familiare in nuovo

Con la crescita del b/o il tempo dedicato all’esplorazione diminuisce e aumenta il tempo del gioco

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Elinor GoldschmiedElinor Goldschmied psicologa inglese ha ideato diverse proposte di attività di bambini al di sotto dei 3 anni

Il Cestino dei Tesori: varietà di oggetti di uso comune pensati per stimolare il tatto, l’olfatto,l’udito, la vista, il gusto e la motricità

Il Gioco Euristico: risponde al bisogno dei b/i di esplorare e scoprire da soli il funzionamento e le relazioni tra gli oggetti.

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Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo:Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo:

La capacità di “agire come se …” al di fuori del contesto normale

La capacità di usare come materiale di gioco oggetti sostitutivi di quelli reali

L’abilità di eseguire azioni abitualmente messe in atto da altri

L’abilità di collegare schemi di azione differenti in sequenze tematiche differenti

caratteristica peculiare è l’azione trasformativa della realtà

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McCune NicolichMcCune Nicolich (1981) definisce il gioco simbolico attraverso sei criteri:

Gli oggetti inanimati sono trattati come se fossero animati (es. imboccare una bambola)

Le attività quotidiane sono effettuate senza gli oggetti necessari (es. bere il latte da una tazza vuota)

Il bambino compie azioni abitualmente eseguite da altre persone (cucinare, telefonare)

Le attività non giungono al risultato abituale (cambiare abito e prepararsi ma non uscire di casa)

Un oggetto è sostituito da un altro (una conchiglia diventa una tazza)

Il b/o segnala con le espressioni del suo volto o altri comportamenti la non letteralità della sua azione (risate o mimica)

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Il gioco simbolico condivisoIl gioco simbolico condivisoTra i 12 e i 20 mesi le madri partecipano dando suggerimenti sia agendo in prima persona per finta mentre il bambino osserva e imita il comportamento materno.

A partire dal terzo anno di vita i b/i sono capaci di decidere autonomamente, senza il supporto degli adulti, la situazione di gioco e di strutturarla come se fosse un vero e proprio copione

Nel quarto anno di vita la partecipazione degli adulti è più episodica mentre il gioco simbolico condiviso con gli altri bambini costituisce l’esperienza più frequente.

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Il gioco di fantasiaIl gioco di fantasia

L’età prescolare è l’età del gioco di fantasia o sociodrammatico

Compare la pianificazione esplicita delle azioni di gioco prima che vengano eseguite: i b/i decidono e dichiarano a che cosa vogliono giocare “facciamo che io ero…” facciamo indica la pianificazione condivisa e io ero che il b/o è consapevole che si colloca in un mondo immaginario ( il tempo imperfetto tipico delle fiabe)

La trama del gioco è affidato unicamente alla capacità dei b/i di progettare coerentemente una situazione immaginaria

Non è quindi determinata dalla situazione immediata e dalle risorse effettivamente a disposizione

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Il gioco con le regoleIl gioco con le regole

La negoziazione sul come si gioca è un elemento naturale del gioco di fantasia che evolve nei giochi con le regole

È necessario che vi siano almeno due partecipanti in competizione tra loro

Il comportamento dei giocatori è regolato da un codice solitamente prestabilito

Per Piaget è di natura competitiva e compare tardivamente nell’età prescolare

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Differenze di genere nei giochiDifferenze di genere nei giochi

Intorno ai 4 anni più del 65% delle preferenze per attività, oggetti e giochi manifestate da maschi e femmine è sessualmente tipizzata

Nei MASCHI notiamo maggiori preferenza per attività che richiedono impegno fisico, giochi motori della prima infanzia, lotta per finta in età prescolare, il calcio nelle attività successive.

Nelle FEMMINE notiamo una maggiore preferenza in attività che riproducono il quotidiano familiare

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Lotta per fintaLotta per finta

Accomuna gli esseri umani e diverse specie animali: per finta i cuccioli di cane o di altri mammiferi si attaccano e si mordono ma si fermano giusto in tempo per evitare di farsi male

Anche i b/i lottano e si inseguono si danno spinte e calci senza avere alcuna intenzione di arrecargli danno

Serve ad acquisire il controllo della propria aggressività incanalandola entro comportamenti socialmente accettabili perché ritualizzati e inoffensivi

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I VideogiochiI Videogiochi

I protagonisti di questi giochi sono tendenzialmente maschi di età compresa tra i 9 e i 15 anni

I contesti nei quali b/i e ragazzi trascorrono il tempo con i videogiochi sono molto diversi: sala giochi, computer, playstation di casa, da una condizione di gioco solitario a quella di gioco condiviso.

I videogiochi, a differenza della televisione, sono interattivi e permettono al b/o di controllare l’azione.

La presenza di un traguardo e di molteplici livelli di difficoltà sono tra i principali motivi di attrazione.

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I Videogiochi e I Videogiochi e Processi CognitiviProcessi Cognitivi

Secondo la Greenfield i processi mentali impegnati durante il videogioco sono molteplici e complessi

Compito induttivo che si presenta al giocatore è quello di individuare gli ostacoli e comprenderne la natura in più ci sono difficoltà rappresentate dal tempo e dalle caratteristiche spaziali del gioco

Processo in parallelo: saper utilizzare informazioni provenienti da più fonti

Capacità d’integrazione spaziali: vi sono giochi bidimensionali e tridimensionali nei quali l’immagine si modifica continuamente e bisogna tener conto dei collegamenti tra le diverse prospettive spaziali

Il processo seriale ela pianificazione ad essa collegata in alcuni videogiochi personaggi e le azioni vengono costruiti passo dopo passo. Il giocatore deve predisporre un piano d’azione.deve anticipare le mosse successive e costruire difese contro gli avversari

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Uno studio americano sembra essere giunto alla conclusione che i videogiochi violenti rendono più aggressivi i bambini che li usano.Un team composto da otto ricercatori della Iowa State University, guidati da Craig Anderson, ha analizzato 130 ricerche condotte negli anni scorsi che avevano coinvolto complessivamente 130.000 persone in tutto il mondo.Conclusione: un utilizzo frequente e abituale di videogiochi ad alto tasso di violenza rende i bambini più aggressivi e meno empatici.

I videogiochi e Aggressività I videogiochi e Aggressività

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Il gioco è una forma di comunicazione Il gioco è una forma di comunicazione tra genitori e figlitra genitori e figli

Sin dai primi giorni di vita, i genitori ripetendo movimenti, smorfie e balbettii del figlio lo invitano al gioco relazionale, che si dipana e sviluppa in tutti i momenti di cura della madre, del padre o di chi si occupa del bambino.

In questi giochi e scambi interpersonali bimbo e genitori si conoscono, imparano ad ascoltarsi e a comunicare bisogni ed emozioni il proprio mondo emotivo

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FILASTROCCA DEL DIRITTO AL GIOCO

Fammi giocare solo per giocoSenza nient'altro, solo per pocoSenza capire, senza imparareSenza bisogno di socializzareSolo un bambino con altri bambiniSenza gli adulti sempre viciniSenza progetto, senza giudizioCon una fine ma senza l'inizioCon una coda ma senza la testaSolo per finta, solo per festaSolo per fiamma che brucia per fuocoFammi giocare per gioco

(Bruno Tognolini)