GINN. N. 4 - 2008 x PDF - SIGM · 2019-04-12 · Ortopedia e Traumatologia, proprio perché questa...

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Fondata da Carlo PAIS

ISNN 1724-7640

ORGANO UFFICIALE DELLASOCIETÀ ITALIANA DI GINNASTICA MEDICAMEDICINA FISICA - SCIENZE MOTORIE E RIABILITATIVE

Volume LVI - Fasc. 4 - Anno 2008Spedizione in a.p. - Filiale di Brindisi

Direttore: Alvaro CORIGLIANOVia Vittorio Emanuele, 8650134 FIRENZE

Comitato di redazione:

Paolo BART OLOZZI, Manlio BIT OCCHIDavide CALABR Ò, Maria Teresa ESPOSITOEleonora PENSABENE, Giovanni RAINEROAlessandro RAMIERI, Angelo RINI Paola SABA TTINI, Vittorio V ALERIO

Direttore responsabile:Vittorio V ALERIOE-mail: [email protected]

Segreteria di Redazione:Angelo RINI - Gabriella CHIONNAVia Osanna, 69 - tel. 0831.52846972100 BRINDISI

Segreteria Amministrativa:Via Newton, 15041100 MODENA

Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 7/1987

Studio grafico e stampa: Schena Editore - FasanoViale Nunzio Schena, 177 72015 Fasano (BR)Tel./Fax [email protected]@[email protected]

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NORME PER GLI AUTORI

Tutti gli articoli devono essere originali ed essere accompa-gnati da una dichiarazione, firmata da tutti gli Autori, nellaquale si attesti che l’articolo è originale e che non è statopubblicato in precedenza; devono inoltre essere vistati dalResponsabile del reparto a cui si riferisce l’intestazione. I la-vori pervenuti saranno sottoposti all’approvazione del Co-mitato di Redazione, che ne vaglierà il contenuto e – a suoinsindacabile giudizio – deciderà, entro i due mesi succes-sivi all’invio, sull’opportunità di pubblicarli. La Direzione e laRedazione si riservano di apportare al testo e alle illustra-zioni le correzioni formali necessarie.Gli articoli dovranno essere indirizzati in duplice copia a:

Spett.le RivistaLA GINNASTICA MEDICA

Medicina Fisica - Scienze Motorie e RiabilitativeSegreteria di Redazione

Via Osanna, 6972100 Brindisi

ed in singola copia del solo testo al Direttore della Rivista:

Dott. Alvaro CoriglianoVia Vittorio Emanuele, 86

50134 Firenze

– I lavori dovranno essere esposti secondo gli schemi in -ternazionali : premesse e/o obiettivi; materiali e metodi, ri-sultati, conclusioni. Saranno dattiloscritti con doppia interli-nea e con foto, disegni e schemi numerati secondo l’ordinedi pubblicazione e dotati della relativa didascalia.

– Le tabelle dovranno essere indicate con numero romano ele figure con numero arabo. Ciascuna figura, anche compo-sta, non deve superare le dimensioni di cm. 10 x 12. Le di-dascalie vanno dattiloscritte su foglio separato con chiaro ri-ferimento alle figure.

– Tutti i lavori devono essere corredati di un breve riassun-to (massimo 20 righe dattiloscritte) in lingua italiana ed inlingua inglese, nonché delle relative parole chiave .

– L’Autore di riferimento deve specificare il titolo del lavo -ro , il proprio nome e cognome , l’indirizzo , la sede dovesvolge l’attività , il numero di telefono , l’e-mail – se pos-seduta – nonché il proprio Codice fiscale e l’indirizzo acui inviare gli estratti .

– Le citazioni delle voci bibliografiche nel testo devono es-sere soltanto numeriche e tali numeri dovranno esser rac-chiusi tra parentesi.

– La bibliografia deve essere completa e redatta come se-gue: numero progressivo (che potrà poi essere riportato neltesto come citazione bibliografica); cognome dell’Autore ediniziale del nome; titolo del lavoro; nome dell’Editore, non-ché, se libro, città e anno di pubblicazione; se rivista, nomedella stessa con usuale abbreviazione e numero del fasci-colo, numero delle pagine e anno di pubblicazione, secon-do quanto indicato dall’Index Medicus, esempio:

CANALE S. T., MANUGIANA H., Irriducibile traumatic disloca-tion of the hip., J. Bone and Joint Surg., 61/A, 7-14, 1979.

E per le monografie:

PUTTI V., Anatomia della lussazione congenita dell’anca,Cappelli, Bologna 1935.

– Gli Autori hanno diritto – su loro precisa richiesta – alla pri-ma correzione della bozza, che deve essere limitata alla re-visione tipografica. Ogni rifacimento di frasi o periodi verràaddebitato.– Le bozze dovranno essere restituite entro 10 giorni, an-che via fax, allo 0831-528469.Trascorso tale termine si procederà alla revisione d’ufficio.– La pubblicazione dei lavori sarà gratuita. Le foto bian-co/nero sono stampate gratuitamente. Eventuali foto a co-lori verranno stampate previo accordo con l’Editore e ac-cettazione del preventivo da parte dell’Autore.Per gli Autori è obbligatorio acquistare 50 estratti chesaranno fatturati al costo all’Autore e inviati contrassegno.Costo di ogni pagina dell’articolo: Soci € 10,00 + IVA, Nonsoci € 18,00 + IVA, oltre costo copertina in € 10,00 e spe-se postali.Per tutti gli Autori , le suddette condizioni valgono per unminimo di 5 pagine per articolo (se in numero inferiore,vengono comunque conteggiate 5 pagine).– Il mancato rispetto di una di queste norme escluderàautomaticamente il lavoro dalla pubblicazione.– I copyrights dopo l’accettazione dei lavori sono di pro -prietà della SIGM . Non sarà ammessa alcuna riproduzio-ne, salvo autorizzazione scritta del Direttore responsabiledella Rivista.Per la Legge sulla privacy, nel caso gli A.A. riportino nel te -sto foto o altri riferimenti a persone , dovranno sempre for-nire – al momento della richiesta di pubblicazione – la relati-va autorizzazione liberatoria da parte degli interessati.

LA GINNASTICA MEDICAMedicina Fisica - Scienze Motorie e RiabilitativeQUOTE DI ISCRIZIONE ALLA S.I.G.M. ANNO 2008 e ANNO 2009

Quota di iscrizione per i nuovi soci (tessera, rivista e accesso al Centro di Do -cumentazione)..................................................

Quota sociale annua per rinnovo iscrizio -ne........................................................................

Importo abbonamento alla rivista, per non so -ci , Italia...........................................................

Importo abbonamento alla rivista, per nonsoci, Estero........................................................

Abbonamento speciale per studenti (Medicina, Scienze motorie o riabilitative)con iscrizione gratuita.......................................

Arretrati (a fascicolo, finché disponibili)........................

€ 60,00

€ 50,00

€ 60,00

€ 75,00

€ 30,00

€ 20,00

Si rammenta che i relativi versamenti potranno essere effet-tuati:

– o sul c/c postale n. 18492413 intestato a S.I.G.M. - ViaNewton, 150 - 41 100 MODENA

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5V. Valerio - G. Chionna - M. S. Saccomanno

Rapporti tra Ortopedia - Riabilitazione - Scienze motorie

9Paolo Raimondi

Perché il biofeedback strumentale può essere utilenella riabilitazione motoria e nella rieducazione

del fanciullo scoliotico?

16VERBALE N. 6

Riunione Consiglio Direttivo Nazionale SIGM

17F. Anania, P. Chiodi, P. Mäntysalo, G. L. Perez, S. Procopio, M. Torrusio

La mobilizzazione all’Extensor e le traslazioni lateralinella chinesiterapia della scoliosi idiopatica

22VERBALE N. 7

Riunione Consiglio Direttivo Nazionale SIGM

23O. Catanea, P. Cellocco, A. Ramieri, G. Costanzo

Il corsetto per la scoliosi: dalla prescrizione al collaudo

29Paola M. Volpe

Aspetti psicologici nell’idrokinesiterapia applicata al bambino

33P. Raimondi, V. Prosperini, M. Hendel, F. Bizzarri, G. Costanzo

Dolore del rachide cervicale con valutazione statisticadi 600 soggetti di 6 categorie lavorative

37Angelo Rini

Trattamento riabilitativo nel colpo di frusta del rachide cervicale

SOMMARIO

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Ore 8.00 Registrazione dei partecipantiAccreditamenti

Ore 8.30 Saluto delle Autorità e del PresidenteOre 9.00 Madagascar… un viaggio nella vita

perché i loro sogni diventino realtàFrancesco Cimino - Modena

PARTE TEORICA - PRIMA SESSIONE

Moderatori: Fedele Addis - Alvaro Corigliano - Michele Saccomanno

Ore 9.15 Introduzione: Antonio Bozzi Ore 9.30 “Lesioni di spalla nello sport”

Le instabilità e le lesioni della cuffiaVincenzo De Cupis - Latina

Ore 10.00 Prevenzione e principi ergonomici in ambito sportivo motoristico: la spallaGiuseppe Massara - Roma

Ore 10.15 DiscussioneOre 10.30 Pausa caffè

SECONDA SESSIONE

Moderatori: Antonio Bozzi - Gabriella Chionna - Vittorio Valerio

Ore 10.45 Le lesioni del ginocchio nello sport Pietro Gioia - Brindisi

Ore 11.15 Le lesioni del ginocchio nello sciatoreFrancesco Bizzarri - L’Aquila

Ore 11.30 Le lesioni cartilaginee: stato dell’arteAntonio Gigante - Ancona

Ore 12.00 Le lesioni cartilaginee nel ginocchio “nostra esperienza”Carlo Milani - Brindisi

Ore 12.15 Profilassi tromboembolicanella chirurgia del ginocchioFrancesco Cavallo - Salvatore Soloperto - Brindisi

Ore 12.30 I campi magnetici nelle lesioni da sportAngelo Rini - Mesagne (BR) Vincenzo Buccolieri - Brindisi

Ore 12.45 DiscussioneOre 13.00 Lunch

PARTE PRATICA - TERZA SESSIONE

Moderatori: Francesco Bizzarri - Francesco CiminoGiuseppe Massara - Angelo Rini

Ore 14.30 Le cinque fasi della riabilitazione Stefano Respizzi - Milano

Ore 15.00 Concetti di fisica e basi teorichedelle metodiche utilizzateFernando Grazzini - Firenze

Ore 15.30 Il trattamento con ipertermia nelle patologie di spalla e ginocchio Stefano Respizzi - Milano

Ore 16.00 Pausa caffèOre 16.15 La riabilitazione di spalla e ginocchio

Santo Praticò - MilanoOre 16.45 Approccio metodologico idrokinesiterapico

Gabriella Chionna - Brindisi Ore 17.00 Rilevazione posturale con Spinometria formetric

Dimostrazioni praticheMassimiliano Mangone - Roma

Ore 17.45 Discussione - Conclusioni

Ore 18.00 CHIUSURA LAVORI - CONSEGNA ATTESTATI

SOCIETÀ ITALIANA GINNASTICA MEDICA - Medicina Fisica - Scienze Motorie e RiabilitativePresidente Nazionale: Dott. Alvaro CoriglianoSez. Pugliese: Coordinatore T.d.R. Angelo Rini

GIORNATA DI STUDIO

LESIONI DA SPORT DI SPALLA E GINOCCHIOTrattamento e innovazioni chinesiologiche e fisioterapiche

Presidente del Convegno: Dott. PIETRO GIOIAPresidenti Onorari: Prof. Dott. VITTORIO VALERIO - Dott. ANTONIO BOZZI

28 Marzo 2009 - Ore 8.00SALA CONVEGNI ISTITUTO ALBERGHIERO - BRINDISI, VIA APPIA 356

PROGRAMMA

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA DEL CONVEGNO: Gabriella CHIONNA - Angelo RINI - Rosalba T ASCAGNI Tel. / Fax 0831.528469 - Cell. 338.7489452 / e-mail: [email protected]

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONELa partecipazione alla giornata di studio è gratuita e riservata ai Soci SIGM in regola con la quota sociale 2009 e dà diritto a: partecipa-zione lavori, kit congressuale, coffee break.L’iscrizione è limitata ai primi 30 Medici - 120 T.d.R. o Fisioterapisti e Laureati in Scienze Motorie che ne abbiano fatto richiesta inviando amezzo fax (0831.528469) oppure tramite e-mail ([email protected]) la scheda di iscrizione.Per la colazione di lavoro (da prenotare unitamente alla iscrizione al convegno) sono disponibili n° 100 posti ed è previsto un ticket di € 20,00.

Fa fede la data di spedizione - PER INFORMAZIONI: Tel. 0831.528469 - 338.7489452.

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All’inizio del proprio capitolo sulla Riabilitazione inTraumatologia dell’ormai famoso ed introvabile librodel Farneti (1966), il Prof. Ivano Colombo scrive:«La Fisiokinesiterapia trova un vasto campo di appli-cazione nella traumatologia, anzi vi ha assunto un po-sto di primissimo piano, in quanto offre armi molto va-lide all’arsenale terapeutico del traumatologo. In que-sti ultimi 50 anni, dai tempi cioè della prima guerramondiale e, con impulso ancora maggiore, dopo laseconda, si è concretamente affermato, specie neiPaesi anglosassoni e scandinavi, il principio per cuiun’adeguata rieducazione motoria è condizione indi-spensabile per la riduzione del periodo di inabilità eper un sollecito reinserimento del motuleso da traumanella vita sociale».

Come si vede, in poche righe è condensato tutto ilconcetto della Motricità nel suo globale applicata inOrtopedia e Traumatologia, proprio perché questa haavuto quale suo scopo precipuo la cura delle pato -logie degli Organi di Movimento e quindi il relativo

recupero attraverso l’utilizzazione della Scienza delMovimento.

Da ciò nacque nel 1952 la Società Italiana diGinnastica Medica che univa insieme Educatori Fi -sici e Ortopedici – e ne fu Padrino e 1° Presidente ilProf. Carlo Pais – costituendo di fatto il punto di par-tenza di un grande filone di studio e di collaborazioneche nasce in Italia ancora prima della Riabilitazione –che è del ’53-’54 –, basato sempre e soltanto sulla ri-cerca dell’ottimizzazione del movimento, inteso comesalute, come efficienza, come possibilità di avvia-mento sportivo. E ciò è confermato dal fatto che tra iprimi nel mondo ad occuparsi di riabilitazione, furonoproprio gli Ortopedici (basti ricordare Phelps, Deaver,ecc.), anche perché si trovarono di fatto a gestire ilprimo inizio di questa nuova branca di studio e di la-voro. Questa infatti ha le sue origini in America, pre-cisamente per ovviare ad una carenza sociale e lavo-rativa legata ad handicap sostanzialmente di tipo or-topedico. Lì, infatti, nel momento del boom industria-le intorno agli anni 1925-1930 – periodo, questo, suc-cessivo alla prima guerra mondiale –, ci si accorse diavere un numero enorme di soggetti che, per cause

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V. Valerio* - G. Chionna** - M. S. Saccomanno***

RAPPORTI TRA ORTOPEDIA - RIABILITAZIONE - SCIENZE MOTORIE

* Primario Emerito di Ortopedia Ospedale “Di Summa” - Brindisi

Presidente On. Polo Universitario ASL BR

** Fisioterapista - Coord. Attività Professionalizzanti Corso di Laurea in Fisioterapia Univ. di Bari - Sede di Brindisi

*** Medico interno Clinica OrtopedicaUniversità “Sacro Cuore” - Roma

Gli A.A., dopo un breve excursus storico, relativo anche alla nascita dellaSIGM e della Riabilitazione, descrivono lo stretto rapporto di interconnessionetra le tre branche e i motivi che lo hanno determinato.

Si soffermano quindi a rivedere le caratteristiche professionali dei Fisiote-rapisti e dei laureati in Scienze Motorie, anche al lume della classificazione ri-portata dall’American Academy of Physical Therapy and Rehabilitation e delDocumento SIGM pubblicato nel 1998.

Auspicano che il rapporto tra tali branche di lavoro sia sempre più strettoe più proficuo e volto a fornire al paziente una reale continuità assistenziale.

After a brief excursus on the history of Rehabilitation and of how the SIGMcame into being, the Authors describe the close interacting relationship unitingthe three branches, and the guiding factors determining this.

They proceed to revise the professional characteristics required of Physio-therapists and Motory Science graduates also in the light of the AmericanAcademy of Physical Therapy and Rehabilitation classification and of theSIGM document published in 1996.

They hope this interactivity between these three branches may bestrengthened even further, prove even more beneficial, and ensure genuinecontinuity in the treatment afforded the patient.

RIASSUNTO

SUMMARY

– Lettura magistrale al Congresso Regionale SIGM Calabria.Rende (Cs), 15-16 novembre 2008.

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belliche, erano portatori di handicap degli organi dimovimento (amputati, gravi rigidità post-traumati-che, disturbi neurologici periferici, ecc.). Da ciò l’i-dea di avviarli al riclassamento professionale attra-verso questa nuova branca di studio: la Riabilitazio-ne, e quindi la possibilità di utilizzarli nell’industria.Da questa impostazione culturale, da questa comu-nità di intenti, comunione di idee e collaborazionecontinua, nasce l’esigenza per i reparti ortopedici diutilizzare le competenze dei cultori del movimento.E da questi primi pionieri (Boccardi, Milani Compa-reti, Formica, Di Gennaro, Valerio e altri) nasceran-no, in scuole spesso improvvisate, i primi fisiatri e iprimi fisioterapisti. Incompleti, forse, entrambi, macapaci di far decollare questa nuova branca che poisi arricchirà via via, pur senza nulla togliere – maanzi completandola – alla professionalità, all’espe-rienza e alla particolare preparazione degli educato-ri fisici.

Le categorie – come dicevamo – si uniscono nellaSocietà Italiana di Ginnastica Medica, che intanto haaggiunto alla sua denominazione sociale i termini di“Medicina Fisica e Riabilitazione” prima, e poi di“Scienze Motorie e Riabilitative” (unica Societàscientifica ad unire insieme medici, educatori fisici eterapisti della riabilitazione). Società che ha voluto poioffrire pari dignità a tutte e tre le sue componenti, at-traverso l’istituzione di tre Vice-Presidenze, rispettiva-mente di un Medico, un Fisioterapista, un Laureato inScienze Motorie.

* * *

Ma perché l’Ortopedia ha sempre più bisogno diquesti apporti?– Perché la chirurgia degli organi di movimento ri-

chiede interventi sempre più complessi .– Perché aumenta il numero e la “qualità” dei trau -

mi , che sempre più spesso esitano in politraumati-smi gravi, che richiedono diverse competenze spe-cialistiche.

– Perché deve affrontare il grande campo di lavorodelle Sindromi dolorose muscolo-scheletriche del-l’artrosi e dell’osteoporosi.

– Perché deve risolvere problemi particolari quali latraumatologia sportiva e la traumatologia da la -voro – entrambe in crescita e che richiedono tratta-menti specifici, volti ad ottenere soluzioni ottimali –incidendo ampiamente per il loro numero nel cam-po del Sociale.

– Perché avanza il numero degli anziani e deglieventi traumatici o patologici che li riguardano.Eventi che richiedono particolari competenze chi-rurgiche e quindi un trattamento riabilitativo qualifi-cato, senza dire della prevenzione. Nasce così l’Or-togeriatria e la Gerioriabilitazione, e quindi l’AI -TOG (Associazione Italiana T raumatologia Orto -pedia Geriatrica) .

Nascono per ultime, ma certamente non ultime, laRiabilitazione T ermale e l’Idrokinesiterapia.

La prima che si rivolge squisitamente e prioritaria-mente alle affezioni ortopedico-traumatologiche re-centi, o ai loro esiti, utilizzando – in associazione aquelli tradizionali – i mezzi offerti dall’ambiente terma-le (Fig. 1).

La seconda che, sfruttando i principi fisici dell’im-mersione in acqua, assieme al calore e alla resisten-za del mezzo, nonché i risvolti psicologici conse-guenti, si adatta in particolare al recupero motorio ne-gli esiti di traumatismi e più in generale alle artropatiee alle poliartromialgie, ma anche alla prevenzione dinumerosi stati patologici (Fig. 2).

Ma accade anche l’inverso nello stretto rapportotra Ortopedia e Riabilitazione: accade che possa es-sere la Riabilitazione ad utilizzare l’Ortopedia:– come chirurgia funzionale – propedeutica o con-

seguenziale – nei bambini o giovani portatori di esi-

V. Valerio, G. Chionna, M. S. Saccomanno

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Fig. 1

Fig. 2

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ti di paralisi cerebrali infantili o malattie neurologi-che di vario tipo;

– come chirurgia correttiva o sostitutiva nelle gra-vi motulesioni degli arti o della colonna vertebrale;

– come chirurgia selettiva negli impianti di elettrodiper la stimolazione funzionale di muscoli pareticinegli arti di tetra o paraplegici.

* * *

Certamente oggi i campi di lavoro del Fisioterapi-sta e del Laureato in Scienze Motorie sono molto piùsfumati nei confronti delle così dette “patologie di con-fine”, e quindi dobbiamo suggerire – anche alla lucedi strumenti culturali già utilizzati da altri – di ricerca-re soluzioni che giovino anzitutto ai nostri pazienti or-topedici ma che rispettino e rispecchino anche la pre-parazione professionale ed umana di entrambe le ca-tegorie appartenenti alle Scienze del Movimento (Fi-sioterapisti ed Educatori Fisici).

In proposito riportiamo la classificazione dell’A -merican Academy of Physical Therapy and Reha -bilitation delle discipline sanitarie non mediche, lepiù comunemente rappresentate:

– Occupational Therapist – Child Life Therapist– Physical Therapist – Kinesiotherapist

(Corrective Therapist)– Prothetist/ Orthotist – Horticultural Therapist– Rehabilitation Nurse – Music Therapist– Speech Pathologist – Recreation Therapist– Social Worker – Dance Therapist– Vocational Counselor

Vi troviamo che, per quanto riguarda i campi di la-voro delle due professioni di cui ci stiamo occupando,spesso confinanti, la pubblicazione riporta testual-mente:

«Il Physical Therapist assiste il paziente nel re-cupero funzionale attraverso gli apporti professionalidi cui i più importanti sono i seguenti:1. Ripristinare e preservare la ROM (range of mo-

tion), la capacità di movimento possibile, mediantetecniche di esercizi di mobilizzazione.

2. Valutare la ipotonicità e la ipertonicità muscolare, edar vita ad esercizi per normalizzare il controllo de-gli stessi.

3. Valutare lo stato di equilibrio del paziente nel se-dersi e nel mettersi in piedi, correggendolo ove ne-cessario; valutare l’abilità di spostarsi e muoversi,anche nell’uso della sedia a rotelle e nel modo dicamminare.

4. Valutare la deambulazione del paziente per even-tuali ortesi/protesi per gli arti inferiori, onde facilita-re l’indipendenza e la funzionalità della deambula-zione.

5. Aiutare nella valutazione dell’abitazione, onde eli-minare le barriere architettoniche, rendere l’am-biente accessibile al disabile.

6. Valutare le esigenze particolari del paziente in se-dia a rotelle, nonché la revisione di essa, e assi-stere con prescrizioni individualizzate per la pre-scrizione di ausilii. Ecc.».

Per quanto riguarda invece il Kinesiotherapist , ri-porta: «Scienza applicata per gli esercizi terapeuticiprescritti medicalmente, educazione e attività fisicheadattate per migliorare la qualità della vita di adulti ebambini, sviluppando la fitness fisica, aumentando lamobilità funzionale e indipendenza, e migliorando ilcomportamento psico-sociale». E ancora il Kine-siotherapist cerca un rapporto di allenatore-giocatoregrazie al quale aiuta il paziente a raggiungere l’obiet-tivo di diventare autonomo e autosufficiente.

Circa le mansioni parla di:– Guida all’educazione adattata;– Mantenimento domiciliare di programma di fitness

fisico di bimbi disabili;– Fitness quale mezzo per controllare lo stress in pa-

zienti psichiatrici;– Programmi di ricreazione terapeutica per promuo-

vere la fitness in pazienti acuti, cronici e/o convale-scenti;

– Programmi di deambulazione e fitness per amputa-ti; ecc.

* * *

E allora come questo triangolo Ortopedia - Ria -bilitazione - Scienze Motorie può funzionare real-mente? Solo attraverso una riconsiderazione dei rap-porti che debbono tutti ricomprendersi nel TEAM chenon può essere chiuso, ma che deve invece sapersiaprire ad altri apporti professionali, lì dove lo stato delpaziente lo richieda, ed anche saper aggiungere alnostro lavoro quello pedagogico-sociale, di educazio-ne della famiglia e dei pazienti, saper limitare le loroistanze alla realtà dei problemi e cercare anche dieducare noi stessi e i nostri pazienti ad un lavoro mi-gliore e più mirato, ma basato sulla realtà delle cosee della patologia.

Quindi saper adattare la nostra opera a quantopossibile fare. Saper essere flessibili nell’impostazionee nello svolgimento del lavoro, adattandolo alle esi-genze del singolo e non seguendo schemi rigidi o pro-tocolli che sovente finiscono con lo stancare il pazien-te e/o fargli perdere la collaborazione a causa dellamonotonia, nonché – spesso – anche a causa delladelusione. In questo certamente potrà ben inserirsil’attività del Laureato in Scienze Motorie con l’obiettivodi stabilizzare le performances motorie già acquisite, dimigliorare e stabilizzare la risposta motoria e soprat-tutto prevenire il degrado secondario. E in tal senso noiauspichiamo una stretta collaborazione tra il Fisiotera-pista e il Laureato in Scienze Motorie, che possano –insieme – dar vita ad un pregevole lavoro di TEAM esoprattutto ad una continuità assi stenziale.

Rapporti tra Ortopedia - Riabilitazione - Scienze motorie

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In proposito desideriamo richiamare l’attenzione deilettori sulla relazione a suo tempo messa a punto dallaCommissione SIGM in tempi non sospetti (3 marzo1998) e recentemente ribadita in occasione della pro-posta di legge relativa all’equipollenza dei titoli di Fisio-terapista e Laureato in Scienze Motorie ed esposta dalPresidente Bizzarri in un’audizione alla CommissioneSanità del Senato. Essa è quanto mai attuale e rispon-dente – a mio parere – a molti aspetti della sopracitataclassificazione dell’American Academy of PhysicalTherapy and Rehabilitation. Essa recita:

«….Ne consegue che la riprogrammazione dellepatologie dell’apparato locomotore di qualsiasi eziolo-gia o patogenesi ed anche del tipo neuropsicomotoriodel soggetto disabile – in un’accezione molto ampia deltermine – nonché la programmazione motoria nelbambino portatore di handicap e la idrokinesiterapia ,costituiscono campo di lavoro del Fisioterapista.

Nel mentre la programmazione motoria in etàevolutiva, il ricondizionamento fisico e/o atletico acompletamento del trattamento medico-riabilitativo; laattivazione motoria dell’anziano “fisiologico”, nonchéle attività sportive nel campo dell’handicap (dopo lastabilizzazione dell’handicap, lì dove necessario), in-fine la prevenzione del “degrado fisico” costituisconocampo di azione del Diplomato ISEF ».

Vi saranno ovviamente sovrapposizioni inevitabili.Tra queste ricordiamo – solo per citarne qualcuna – laGinnastica pre e post-parto, il Cardiofitness, laGinnastica posturale.

Comunque esse non dovranno costituire elementodi conflittualità, ma piuttosto motivo di integrazione .

E di tutto ciò si gioverà senza dubbio l’Ortopedia,ma assieme ad essa la Neurologia, la Geriatria, laPediatria, la Cardiologia, la Pneumologia, ecc.: in pra-tica tutti i campi della Medicina che danno luogo, loromalgrado, a menomazioni, disabilità, handicap.

* * *

Allora, quale il futuro?Da una parte l’Ortopedia dovrà ulteriormente

evolversi dedicando una parte della sua attività allaChirurgia della Riabilitazione, volta:– a migliorare la funzione degli organi di movimento

colpiti da patologia, occupandosi soprattutto della fi-nalizzazione di tali interventi;

– ad implementare il ricorso ad una chirurgia sostitu-tiva, anche in fase preventiva, laddove la lesioneabbia provocato o possa provocare deficit funzio-nali importanti;

– a dedicare adeguate ricerche nel campo dell’elet-trostimolazione muscolare programmata e compu-ter assistita per ridare movimento a zone muscolarirese inadeguate dal processo patologico;

– a studiare, in collaborazione con i Tecnici Ortopedi-ci, ausilii sempre migliori e più utili per ridurre l’han-dicap, ecc.

Dall’altra le “Scienze del Movimento” in tutte leloro sfaccettature professionali, dovranno offrire an-ch’esse un adeguato supporto a gestire processi di re-cupero funzionale (anche in fase preventiva) utilizzan-do un adeguato lavoro di team che abbatta le barrie -re interprofessionali, optando per le finalità piutto -sto che per l’atto singolo o del singolo.

È su questo che bisogna insistere, perché questo èil futuro. Non ci deve essere concorrenza nell’ambito delteam ma collaborazione continua a tutti i livelli, attraver-so funzioni separate per diversità culturale, ma conobiettivi comuni e soprattutto con un travaso di lavoro edi idee, che in alcuni punti potranno anche sovrapporsi,ma senza generare dispiacenze. C’è da lavorare per tut-ti e al meglio, se tutti sapranno interpretare il proprio ruo-lo, stimarsi e rispettarsi reciprocamente.

Spetterà poi alla Scuola, all’Università saper crea-re, forse anche in maniera diversa rispetto ad oggi,professionisti comunque validi, capaci per le esigen-ze che via via si presenteranno. Ed anche a questo li-vello la SIGM dovrà sapersi inserire, per suggerire va-riazioni o completamenti degli iter didattici, validi perottenere professionisti sempre migliori. E più adatti al-le esigenze del disabile e della disabilità.

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Introduzione

Una delle tecniche per interagire tra ambienteesterno e ambiente interno è il biofeedback (BFB).Tale tecnica, che non è fine a se stessa ma permettedi vivere le sensazioni cinestesiche che derivano dal-l’azione, consiste nell’analizzare gli adattamenti fun-zionali delle varie immagini corporee di derivazionemultisensoriali, tra loro e con il soma nella totalità,prelevando le caratteristiche sensoriali delle specifi-che azioni che scaturiscono dai muscoli, per trasmet-terle in retroazione al soggetto tramite afferenze acu-stiche e visive (essenziali per facilitare la modificazio-ne del comportamento motorio), con lo scopo di edu-care/rieducare le funzioni generali e specifiche dellastruttura.

Dalla vasta letteratura internazionale si evince cheattraverso il cervello (alla base dei processi sensoria-li e percettivi, dell’apprendimento e del pensiero, del-la motivazione e delle emozioni), attraverso la funzio-nalità delle vie neuro-muscolari e la qualità delle affe-rentazioni, indispensabili per la organizzazione diqualsiasi atto motorio che garantisce l’esatta direzio-ne dell’impulso motorio e costante correzione del mo-vimento, è possibile riequilibrare la struttura alteratadella persona umana.

Aspetti fondamentali

Gli studi fondamentali di Adrian (1, 2, 3, 4) e dellasua scuola hanno approfondito le nostre conoscenzesui processi di codificazione, con i quali, fenomeni sti-molativi, vengono tradotti in treni d’onde che vengono

poi trasmessi attraverso una serie di sinapsi alla cor-teccia. In seguito a tale processo di decodificazione ilprofilo spazio-temporale dell’attività neuronale, che sipostula alla base di ogni fatto percettivo, risulta diversodallo stimolo originale; a sua volta, esso viene modifi-cato da elementi informativi provenienti sia da altri or-gani di senso, sia da recettori posti nei muscoli, nellearticolazioni, nell’apparato vestibolare, che indicanol’importanza essenziale della rappresentazione delmovimento per la strutturazione del fatto percettivo.L’importanza di quest’ultimo fattore, e il fatto che il no-stro mondo percettivo è anche un mondo cinestesico,è stato messo in rilievo in Italia molti anni fa da V.M.Buscaino. Tale concetto risulta molto importante nelmomento in cui si intende parlare di biofeedback e, so-prattutto, di biofeedback elettromiografico riabilitativo.

Yates (5) elenca una serie di antecedenti storiciche hanno costituito il terreno di coltura per il BFB:dall’impiego di display visivi per la rieducazione dellavoce e del linguaggio, introdotto già nell’800, alle ri-cerche sul condizionamento operante di varie rispo-ste neurovegetative in animali, alle ricerche di Ba-smajian, noto studioso del quale è impossibile citarela bibliografia dato il gran numero di lavori effettuati.

Basmajian (6) aveva inteso il BFB come… «inse-rimento della volontà del soggetto entro la breccia ve-rificatasi in un anello aperto di regolazione di ritorno,inserimento consentito dalla conoscenza fornita alsoggetto su eventi fisiologici interni»…; in realtà ilBFB non attinge propriamente dai complessi eventi fi-siologici di rielaborazione, quanto dai risultati finalielementari rilevati come impulsi mioelettrici da speci-fiche sedi somatiche.

Normalmente questi impulsi elettrici concorrono,

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Paolo Raimondi

PERCHÉ IL BIOFEEDBACK STRUMENTALE PUÒ ESSERE UTILE NELLA RIABILITAZIONE MOTORIA E NELLA RIEDUCAZIONE DEL FANCIULLO SCOLIOTICO?

DIMEG - Facoltà di Scienze Motorie - Università degli Studi L’Aquila

Nell’ambito della riabilitazione del motorio della persona e della rieduca-zione del fanciullo scoliotico, quale integrazione con altre tecniche e metodo-logie, l’autore propone il biofeedback elettromiografico (BFB-EMG). La vastabibliografia a supporto di tale tecnica strumentale evidenzia che il BFB.EMGrisulta molto utile per modificare schemi d’azione inadeguati attraverso nuoviapprendimenti.

Parola chiave: biofeedback elettromiografico.

RIASSUNTO

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insieme alle proprietà muscolari visco-elastiche, a de-terminare e regolare le prestazioni motorie, la forzasviluppata e gli spostamenti dei vari segmenti per rea-lizzare l’atto motorio che il soggetto può aver co-scientemente avviato. La regolazione del movimentonel suo evolversi avviene per feedback fisiologici al disotto del livello di consapevolezza e a livello consciopercettivo, ovvero a livello di sensazioni propriocetti-ve multisensoriali del movimento.

Abbiamo così, oltre che un livello di feedback in-conscio, anche un feedback a livello di coscienza dovela forza, la localizzazione, gli spostamenti articolari so-no di regola focalizzati dall’attenzione del soggetto.

Il BFB-EMG come trattamento riabilitativo si è di-mostrato di notevole utilità nei trattamenti di dolorelombare cronico (7), nelle malattie neurologiche (8, 9,10, 11, 12, 13), in psicoterapia, nel dolore; in pratica,il BFB-EMG è una “tecnica” che, basandosi sul con-trollo muscolare in retroazione, permette il riapprendi-mento del controllo di un muscolo, per vari motivi,scarsamente corticalizzato.

Nella riabilitazione fisioterapica e disturbi musco-lo-scheletrici, le problematiche motorie suscettibili ditrattamento di BFB-EMG, secondo i vari autori (14,15, 16, 17, 18, 19, 20, 21), sono:– immobilizzazioni; – miositi ossificanti;– rieducazione del movimento articolare;– dolore scapolare in periartrite scapolo-omerale;– trasposizioni muscolo-tendinee;– movimenti sostitutivi;– rafforzamento muscolare e rilasciamento;– colpo di frusta.

Dalla vasta letteratura internazionale si osserva,pertanto, che nel processo di BFB-EMG si innesca ilprincipio omeostatico che attribuisce alla strutturacorporea la tendenza ad autoregolare le proprie fun-zioni per raggiungere un equilibrio dinamico in cui l’ef-fetto dell’azione può retroagire sulla causa che haprodotto l’effetto e modificare la causa stessa, a me-no che questa non sia “troppo grande”. Partendo daquesti assunti, nella proposta di applicare il BFB-EMG come integrazione riabilitativa neuro-ortopedicanei soggetti portatori di scoliosi minori, si è tralascia-to il concetto di valutare la scoliosi solo come curva-rotazione, per considerarla una esteriorizzazione diprobabili alterazioni di circuiti nervosi prendendo co-me riferimento lo studio di numerosi autori (22, 23,24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35) che han-no studiato le correlazioni fra il SNC e la scoliosi idio-patica dell’adolescenza, indicando in una ritardatamaturazione dei centri di controllo neuromotorio unodei principali fattori eziologici; per considerarla ancheuna conseguente alterazione propriocettiva (24, 25)e, come afferma Dubousset («la scoliosi idiopatica èconseguente ad un’alterazione nei centri della pro-priocezione e che la deformazione è una compensa-zione naturale per ristabilire l’equilibrio posturale»),

una autoregolazione d’equilibrio. Secondo Nachem-son (26), nella scoliosi idiopatica iniziale, se è buonala stabilità della colonna, si può avere una neutraliz-zazione dei deficit posturali, e di conseguenza unacurva stazionaria. A sua volta Stagnara (32) affermache, se si ammette che una delle cause della scoliosiè una disfunzione dei sistemi dell’equilibrio, è logicoorientare in questo senso la cinesiterapia. Tali consi-derazioni, pertanto, inducono a trattare le scoliosi mi-nori non solo dal punto di vista cinesiologico-mecca-nico, ma a trattare il soggetto portatore di scoliosi co-me una “unità” che agisce con la personalità e il com-portamento motorio attraverso una struttura disorga-nizzata.

Fondamenti neuropsicologici

Partendo ora dal meccanismo base del BFB, te-nendo in considerazione che l’obiettivo fondamentaledella Medicina Riabilitativa nei confronti dei portatoridi scoliosi è quello di facilitare, riorganizzare, acquisi-re, consolidare un miglior comportamento motoriofunzionale, è opportuno tracciare le linee essenzialidell’apprendimento motorio per far luce sulla fonda-tezza della tecnica di BFB-EMG. Attualmente le di-stinzioni più significative fra le teorie dell’apprendi-mento sono quelle fra associazionismo e cognitivi-smo, dove la prima considera il fenomeno come unaassociazione fra stimoli e risposte (intendendo comerisposta qualsiasi aspetto del comportamento e comestimolo qualsiasi sensazione), e la seconda si basasulle “elaborazioni” dell’individuo nei riguardi dell’am-biente circostante e il modo in cui queste determina-no il suo comportamento.

Il cognitivismo, perciò, sembra cambiare l’otticariabilitativa spostandola prevalentemente dalla partedel cervello protagonista non solo dell’input afferentedell’atto motorio, ma soprattutto della decodificazio-ne, elaborazione degli output efferenti del movimentostesso.

Ora, se il BFB può essere interpretato, e origina-riamente lo è stato, in modo esclusivo, secondo il pri-mo modello di apprendimento ed in particolare se-condo il condizionamento operante, è ormai consoli-dato lo studio che rilegge l’efficacia del BFB secondoun’ottica diversa, quale appunto quella cognitivista.

Per tale motivo, allora, occorre sintetizzare i puntipiù interessanti di questo lavoro attraverso lo stru-mento chiave della teoria di Schmidt (36) sull’appren-dimento motorio.

Tale teoria, mutuata dalla scienza dell’informazio-ne, non affronta la problematica sotto il profilo stretta-mente neurofisiologico ma, percorrendo un binario adesso parallelo, sposa preferenzialmente uno studio ditaglio neuropsicologico. Il concetto fondamentale diquesta teoria si ritrova nello schema definito comequell’insieme di regole sulla base delle quali si confi-

Paolo Raimondi

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gura il prototipo di una determinata categoria dimovimento e in relazione al quale è possibile preve-dere, conoscere, eseguire a seconda del contesto edel risultato desiderato, le innumerevoli varianti delprototipo stesso. Tale entità funzionale si forma con laripetizione in contesti diversi di una certa abilità moto-ria, attraverso la memorizzazione e l’organizzazionedelle informazioni provenienti dall’esperienza, innanzi-tutto casuale, dell’abilità stessa. Adottando un esem-pio concreto di atto motorio complesso, in prima istan-za proviamo a seguire come si forma uno schema e inun secondo momento che meccanismi lo schemamette in atto per lo svolgersi dell’atto motorio stesso.

L’esempio riguarda la sequenza complessa che sirisolve in un lancio a canestro di una palla, dove alsuo interno non vengono contemplati solamente glispostamenti degli arti superiori ma di tutto il corpo,confidando che l’intera sequenza motoria sia com-plessivamente sottesa da un unico schema.

Secondo Schmidt ogni volta che un individuo rea-lizza il movimento egli memorizza ed elabora quattrofattori fondamentali, e sulla base delle relazioni fraquesti quattro fattori fondamentali il soggetto comin-cerà ad astrarre un insieme di regole comuni che por-teranno appunto alla formazione dello “schema” deltiro a canestro.

I quattro fattori sono:– le condizioni iniziali; – le specificazioni di risposta;– le conseguenze sensoriali; – il risultato ottenuto.

Uno volta maturato lo schema, per l’esempio adot-tato, si può parlare di traiettoria finale della palla in re-lazione al canestro. Quando il movimento è stato ese-guito il soggetto comincia ad astrarre la relazione fraqueste quattro fonti rafforzandone il legame dopoogni movimento successivo dello stesso tipo, perfe-zionando così lo schema e di conseguenza la preci-sione della risposta desiderata ad ogni successivotentativo. Oltre alla specificazione della risposta, loschema motorio promuove un feedback (FB) proprio-cettivo ed esterocettivo in vesti di modelli interpretati-vi delle conseguenze sensoriali effettive.

Dal confronto fra l’atteso e il reale può risultareuna discrepanza che, non meglio identificata, rag-giungerà lo schema motorio (errore sensoriale). L’er-rore sensoriale viene selezionato grazie ad un con-fronto che classifica, forte dell’esperienza, la discre-panza fra le condizioni iniziali e il risultato ottenuto.Proprio l’errore, secondo Schmidt, diviene la chiavefondamentale dell’apprendimento di abilità motorieperché capace di modificare lo schema verso un suoperfezionamento.

Di conseguenza il tentativo che nasce dall’usoadeguato del BFB è quello di promuovere, ricostruirele unità funzionali che consentono al soggetto diesplicare strategie motorie corrette soddisfacendod’altro canto alla richiesta dell’ambiente e quindi del

risultato desiderato. Traducendo l’esempio, con l’ap-prendimento il controllo diviene in seguito automatiz-zato liberandosi dalle «strutture a capacità limitata»(coscienza, attenzione, motivazione) che vengono in-vece gradualmente impiegate per la verifica del risul-tato desiderato. Possiamo dire, in sintesi, che la qua-lità e l’efficacia di “strumento cognitivo”, ricoperta dalBFB-EMG nel contesto di apprendimento, si manifestacosì in modo particolare nella qualità ed efficacia delleinformazioni utili alla verifica dell’ipotesi percettiva.

Fondamenti a favore della tecnica di BFB

I principali elementi a favore di tale tecnica sono iseguenti:

1) l’utilizzazione da parte del paziente e del riedu-catore di una immediata, continua, proporzionale,precisa, specifica, obiettiva retroinformazione stru-mentale della performance prodotta e del relativo ri-sultato;

2) la conoscenza dell’azione che si sta svolgendoe soprattutto del risultato che è fondamentale nei pro-cessi di apprendimento motorio. Infatti il confronto frale afferenze attese e informazioni realmente giunte aivari canali afferenziali, permette la conoscenza e laquantificazione dell’errore compiuto, che è indispen-sabile per migliorare il programma motorio, affinare econsolidare progressivamente lo schema fino alla ac-quisizione della performance desiderata. La cono-scenza non ritardata del risultato del movimento ne fa-cilita l’apprendimento, fissando una più precisa tracciapercettiva e una migliore valutazione dell’errore;

3) l’atto motorio è iniziato dal paziente secondo unpreciso programma predisposto che permetterà dimemorizzare le condizioni iniziali, le specificazioni dirisposta quali la velocità richiesta e la forza coinvoltanel gesto, le conseguenze sensoriali della rispostaprodotta e il risultato finale del movimento. Le relazio-ni astratte da tali elementi dopo un certo numero di ri-petizioni permetteranno la formazione dello schemaper quel gesto. Inoltre, servirà come base importanteper l’acquisizione di nuovi, complessi e più affinatischemi;

4) la possibilità di realizzare un’attività motoriaestremamente precisa e specifica, componendo gra-di complessi in componenti significative semplici il cuischema può essere facilmente compreso;

5) la semplificazione dell’afferentazione tanto dapermettere una più facile e rapida analisi, elementofondamentale della rieducazione;

6) nelle compromissioni somatocinestesiche ilBFB è una delle poche possibilità per ottenere unareafferentazione. Tale uso come ortesi (ortesi afferen-ziale) è indispensabile per permettere la conoscenzadell’errore e per creare una traccia percettiva del mo-vimento desiderato; potrebbe, inoltre, favorire il recu-pero della sensibilità attraverso la sollecitazione e

Perché il biofeedback strumentale può essere utile nella riabilitazione motoria e nella rieducazione del fanciullo scoliotico?

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l’aggiustamento anticipatore delle strutture sensibilicon conseguente ricerca e selezione delle afferenzespecifiche;

7) possibilità di portare sopra la soglia di potenza iparametri biologici normalmente subcoscienti;

8) possibilità di eseguire una adeguata ripetizionedello schema sia di tipo routinario, che codificante;

9) l’apparecchiatura di BFB determina una note-vole sollecitazione del cosiddetto “riflesso d’orienta-mento” ed è un continuo introduttore di segnali di at-tenzione, importanti nella facilitazione di ogni proces-so di apprendimento. Chiarezza del compito e imme-diatezza della risposta sollecitano inoltre ottimi livellimotivazionali;

10) con le varie strumentazioni di BFB è possibilesottoporre ad analisi controllata sia la verifica del so-lo risultato finale in modo preciso e fedele, ad esem-pio per i movimenti “rapidi”, sia il gesto nel suo evol-versi momento per momento come nei movimenti ditipo “lento”.

Aspetti specifici

Numerose sono le funzioni fisiologiche alle quali èapplicabile il BFB: i ritmi elettroencefalografici (alpha,theta, …), la tensione muscolare, la temperatura cu-tanea, l’attività elettrodermica, la frequenza cardiaca,la pressione arteriosa, ecc.

Il principale requisito di uno strumento per BFB èla sensibilità, cioè la capacità di riprodurre un segna-le amplificato in maniera proporzionale all’input: au-mentando la sensibilità dello strumento, aumenta lacapacità di riprodurre il segnale biologico emesso dalsoggetto. Con BFB-EMG training si intende, allora,una procedura riabilitativa di apprendimento strumen-tale con la quale il soggetto impara ad acquisire econtrollare una funzione muscolare con l’ausilio diparticolari informazioni esterocettive. La metodica delBFB-EMG permette di raccogliere informazioni relati-ve al proprio “ambiente”, di esplorarle, inventariarle,integrarle, adattarle e promuovere, oltre che una spe-cifica risposta, anche una interpretazione delle con-seguenze sensoriali.

Così delineata, l’informazione permette lo scam-bio corpo-ambiente e come conseguenza permette dimodificare l’attività della funzione muscolare istanteper istante.

Il BFB-EMG non è fine a se stesso ma permette divivere le sensazioni cenestesiche derivanti dall’azio-ne: consiste nell’analizzare gli adattamenti funzionalidelle “immagini corporee” (percezione sensoriale deivari segmenti corporei) fra loro e con il corpo nellasua totalità, prelevando in FB le caratteristiche elet-tromiografiche delle specifiche azioni trasmesse alsoggetto tramite afferenze sensoriali (acustiche e/ovisive) essenziali per facilitare le modificazioni delcomportamento, con lo scopo di educare le funzionigenerali e specifiche del controllo muscolare. Con ilBFB-EMG si assimilano conoscenze senso-motorieche facilitano le attività motorie, siano esse educative,compensative, riabilitative, sportive. Più esattamente,il processo di tale metodica, tramite specifiche infor-mazioni monitorate, permette al soggetto l’apprendi-mento nel rilevare le variazioni dei potenziali d’azionemuscolari (PAM) durante una specifica azione, pervalutarne volontariamente l’intensità, la durata, la lo-calizzazione.

Tutta la procedura può essere così schematizzata:– segnale fisiologico in uscita - registrazione del se-

gnale - trasduttore - segnale debole complesso -amplificazione del segnale - segnale complessorafforzato - elaboratore del segnale - segnale sem-plice - visualizzazione del segnale - segnale in F.B.- ingressi sensori al soggetto - elaborazione menta-le - risposta.

Sintetizzando, tre sono i “passaggi fondamentali”:– la rilevazione e l’amplificazione del segnale bioelet-

trico generato dalla funzione muscolare da control-lare;

– la trasformazione del segnale in informazioni leggi-bili;

– il ritorno in retroazione delle informazioni sotto for-ma di segnale digitale o analogico.

Come in ogni apprendimento, anche in BFB-EMGtraining si procede per gradi. Le prime esperienze ap-plicative sono in genere riferite alla conoscenza del la-voro muscolare, alla conoscenza dei vari segmenticorporei e alle relazioni fra le “parti”, per rinforzare l’a-zione di quanto il soggetto trasforma entro la sua strut-tura facendo riferimento alle fonti informative. Il sog-getto, dopo l’esecuzione casuale di un movimento, po-nendo attenzione alle informazioni monitorate, riducel’eventuale errore, e con la ripetizione, dapprima utiliz-zando tutti i segnali informativi, successivamente ridu-cendoli ed eliminandoli, giunge ad eseguire la richie-sta motoria senza alcuna informazione. Il “decondizio-namento” da tale “sudditanza percettiva” avviene eli-minando uno ad uno i vari segnali, fino a ripetere il mo-vimento senza l’ausilio di essi. Sarà invece l’operatoread usufruirne per verificare se il movimento è stato ve-ramente memorizzato correttamente.

Paolo Raimondi

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Schema di prelevamento del segnale (fonte immagine archivioRaimondi).

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Il lavoro di base si compendia con lo studio di unadeterminata categoria di movimenti per conoscere,prevedere e correggere i risultati, acquisendo, attra-verso l’organizzazione delle informazioni, l’abilità mo-toria necessaria per indirizzarli allo scopo: per con-trollare l’incremento del tono muscolare, in alcuni ca-si, oppure controllare il rilasciamento muscolare, in al-tri. Nell’analisi delle sintomatologie muscolari, tra l’al-tro, va considerato che numerosi stimoli e situazionistressanti della vita quotidiana possono generare unareazione ansiosa, a seconda delle caratteristiche dipersonalità dei soggetti; tale ansia può esprimersiprevalentemente o a livello di disturbi del comporta-mento oppure favorire l’insorgenza di alterazioni a li-vello somatico (Bahnson, 1969; Pancheri e Benaissa,1978).

Nel caso dei disturbi psicosomatici, l’alterazionepuò esprimersi non solo attraverso modificazioni neu-rovegetative, endocrine, immunitarie, ma anche attra-verso il sistema muscolo-scheletrico. Pertanto, è pos-sibile includere in questo vasto gruppo anche vari di-sturbi funzionali che riguardano il controllo volontariodella muscolatura.

Alla base di questi disturbi c’è che il soggetto sem-bra perdere la normale capacità di controllare volon-tariamente alcuni suoi muscoli o gruppi di muscoli, iquali mostrano risposte anomale, con incremento delnormale tono muscolare o perdita di esso o esistenzadi risposte inadeguate e difficilmente controllabili(Biondi, 1979).

La perdita di questo controllo muscolare può es-sere fatta risalire ad una riduzione di quella capacità,appresa nei primi anni di vita, di regolare una deter-minata funzione muscolare, o come l’apprendimentodi uno schema di risposta motoria patologica, nuovaper intensità e caratteri, in grado di determinare un di-sturbo della normale funzionalità muscolare.

Cleeland (1973) propone la possibilità di ridurrel’intensità e la frequenza degli spasmi utilizzando trediverse tecniche:

a) associando agli spasmi la somministrazione dilievi shock cutanei;

b) utilizzando un feedback uditivo variabile secon-do il tono muscolare dei muscoli indagati;

c) impiegando in modo combinato le due tecniche. Il BFB, pertanto, sembra dotato di notevoli possi-

bilità di applicazioni per la terapia dei disturbi musco-lari su base funzionale. Qualora si voglia utilizzare ilbiofeedback elettromiografico (BFB-EMG) nel control-lo in “realtime” della funzione muscolare come “cura”per la scoliosi, in sostituzione di quanto la neurologia,fisiatria, ortopedia e chirurgia possano dare, il falli-mento è certo. Il successo del biofeedback risiede nelfatto che esso può essere utilizzato come integrazionedelle terapie “ufficiali” e nella capacità che esso ha di:– migliorare il riconoscimento percettivo delle infor-

mazioni biologiche umane; – controllare in retroazione il movimento; – accelerare il processo di apprendimento attraverso

un processo di esplorazione funzionale neuro-mu-scolare e diretta valutazione.

Che poi tali caratteristiche siano utilizzate nell’am-bito neurologico, neuromotorio, in alcune applicazionipsicoterapeutiche in applicazioni riabilitative o in ap-plicazioni rieducative volte a migliorare il controllomuscolare dei soggetti portatori di atteggiamenti sco-liotici, cifotici, iperlordotici, o nei soggetti portatori discoliosi, ove si ritenga utile una attività motoria con-trollata (37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45), il principionon cambia: cambia solo il tipo di “training” e la me-todologia applicativa. Il biofeedback elettromiograficoè pertanto una tecnica di apprendimento strumentaleche può migliorare il controllo volontario del lavoromuscolare di molte esercitazioni motorie localizzato aspecifici muscoli, utilizzando, come riferimento, infor-mazioni in tempo reale.

Sulla base di questi presupposti – considerandoche tale tecnica si basa sulla “facilitazione” e sulla“elaborazione” mentale che permettono il confrontotra le finalità del proprio progetto comportamentale elo stato esistente – e di informazioni che provengonodall’ambiente esterno, il BFB-EMG può aiutare: – a controllare in retroazione il lavoro muscolare che

si deve attuare nella scoliosi in cui in certi esercizioccorre decontrarre un gruppo muscolare e con-trarne maggiormente altri, o ancor più ad appren-dere le strategie per attuare il principio;

– a scoprire, attivare e collegare nuove vie funzionali;– a giungere ad una elaborazione mentale.

Conclusioni

Con questa metodica si osserva il soggetto pro-gredire rapidamente e, altrettanto rapidamente, pren-dere coscienza delle funzioni di cui in precedenzaaveva una vaga consapevolezza, riuscendo ad in-staurare un dialogo con il proprio corpo.

Vengono così ottimizzate le strategie che, graziealla ripetizione delle operazioni motorie, consentonoal soggetto di divenire capace di determinare “cam-biamenti” utili ad ottenere una elevata performanceper rispondere alle varie situazioni motorie in manie-ra attentiva ed ergonomica. Con la ripetizione si rea-

Perché il biofeedback strumentale può essere utile nella riabilitazione motoria e nella rieducazione del fanciullo scoliotico?

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Procedura schematizzata (fonte immagine archivio Raimondi).

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lizza e si consolida una variazione nella serie dei mo-vimenti e si produce un arricchimento delle strategiemotorie che permettono, ad esempio, di immagazzi-nare più movimenti della stessa classe che, pur por-tando al risultato, possono essere organizzati anchein maniera differente. La ripetizione, oltre a consenti-re una pluralità di esperienze con un conseguente ar-ricchimento del bagaglio motorio del soggetto, costi-tuisce soprattutto un arricchimento di dati sensorialiper la rappresentazione interna. La variabilità dellarappresentazione interna, che può avvenire in assen-za di movimento reale, permette la ripetizione menta-le del compito e il consolidamento della rappresenta-zione, oltre all’anticipazione della strategia esecutiva.

Dopo aver prodotto un’azione, per ripeterla occor-re, infatti, che si attivi l’anticipazione quale meccani-smo in grado di prevedere in anticipo, appunto, glieventuali errori o le varie soluzioni subordinate all’a-zione stessa. In tal caso il soggetto può vedere l’a-zione con gli “occhi interni” della propriocettività, pri-ma che essa sia portata a termine.

Anche Bernstejin, a proposito della riuscita delmovimento, definisce l’anticipazione come «… estra-polazione fondata su una stima che utilizza una trac-cia fresca del passato». È quindi l’immagine del mo-vimento, precostituita in memoria, che anticipa il mo-vimento stesso. L’efficacia o meno dell’immaginementale è in rapporto alla “risoluzione” delle qualitàmultisensoriali e alla presa di coscienza delle perce-zioni che scaturiscono dalla esecuzione del movi-mento. Più la rappresentazione è fedele e si avvicinaai parametri dell’azione reale, quella giusta, maggioresarà la possibilità di eseguire un’azione corretta.

Bernstejin afferma che la pianificazione di un attomotorio implica il riconoscimento di situazioni (pattern)che debbono verificarsi, ma che ancora non esistono:«…In realtà, progettare un atto motorio […] implica il ri-conoscimento sotto qualche forma dello schema di ciòche deve essere, ma ancora non è, la situazione… Inmodo simile a quello in cui il cervello si forma un’im-magine del mondo esterno reale (una immagine dellasituazione concreta in cui si è avuta esperienza nelpassato e di cui si conservano le impressioni in me-moria) bisogna avere, in qualche grado, la capacità diformarsi una rappresentazione delle situazioni che nonsono ancora realizzate, e che i bisogni biologici del-l’organismo lo spingono a realizzare.

La pratica ci suggerisce che il risultato positivo ot-tenuto con il BFB-EMG è dovuto alla precisa localiz-zazione delle informazioni, che tale tecnica permette,per quel lavoro muscolare scarsamente discriminato.In tutte le operazioni di BFB c’è la volontà del fanciul-lo di operare facendo riferimento a quanto appreso;ogni nuova postura è il risultato che esprime il fan-ciullo di ricercare quella postura.

Nel controllo del movimento volontario c’è il domi-nio della “struttura”, in uno sforzo di continua retroa-zione e la ricerca di esatti rapporti dialettici muscolari

nelle infinite sollecitazioni spaziali di un adeguatoequilibrio neuro-muscolare per raggiungere una po-stura. Con tale tecnica il fanciullo riconosce il “vero” eil “falso”, partecipa al movimento con una sequenzanitida di collegamenti e si rende conto di ciò che legala causa all’effetto non con attività casuale ma con at-tività operazionale.

Il BFB permette l’autocontrollo delle attività fisiolo-giche e permette il controllo monitorato dei muscolipoco conosciuti e scarsamente controllabili. È unarealtà che gli specialisti del settore dicono «stravolgenozioni, convinzioni, modelli consolidati».

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Perché il biofeedback strumentale può essere utile nella riabilitazione motoria e nella rieducazione del fanciullo scoliotico?

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VERBALE N. 6

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE SIGM5 luglio 2008 - Sala riunioni Hotel Atlantico - Roma

Presiede Corigliano, presenti i Consiglieri Valerio, Lilli, Bar-tolozzi, Esposito, Bitocchi, Rainero, Sabattini.

I Revisori Costanzo e Chionna, il Past Presidente Bizzarri.La seduta si apre alle ore 11,30.Si legge e si approva il verbale della seduta precedente.

1. In apertura il Presidente Corigliano riferisce di aver avu-to incarico da Rini di esprimere «la sua dispiacenza per il com-portamento avuto dalla presidenza del Congresso di ReggioCalabria attraverso una disparità di comportamento nei con-fronti dei Consiglieri nazionali presenti».

Rainero ritiene che, per quanto lo riguarda, il Presidente diun Congresso è libero di invitare chi vuole.

Bizzarri ricorda che già in passato il CD ha deliberato af-finché le ospitalità non vincolino il Presidente del Congresso ilquale deve essere libero di regolarsi in relazione alle propriedisponibilità economiche. E tale decisione non deve coinvol-gere il Consiglio.

2. RIMBORSI AI RESPONSABILI REGIONALICorigliano vorrebbe modificare il regolamento, creando

alcune figure di responsabili in grado di eseguire e stimolare leattività di macroregioni quali Nord, Centro, Sud e Isole. Nonpiù, quindi, responsabili di singole regioni.

Valerio propone che il rimborso faccia seguito ad un incre-mento reale di attività e venga corrisposto a fronte di pezzegiustificative delle spese sostenute per la SIGM.

Il CD delibera di sospendere i rimborsi per il 2008 e di ridi-scutere in seguito la questione sulla relativa organizzazione.

3. PATROCINI SIGMSi discute e si conferma che il patrocinio della SIGM sarà

concesso a quelle iniziative in cui i Soci SIGM abbiano agevo-lazioni sulla quota di partecipazione e chiaramente dopo che ilCD avrà esaminato la valenza scientifica dell’evento stesso.

Su richiesta degli Organizzatori si potrà stampare sulla ri-vista e/o pubblicizzare sul sito una informativa dei congressipatrocinati.

Si concorda nel ritenere il patrocinio una utile e autorevolepresenza della SIGM nel panorama scientifico globale.

4. PROGRAMMAZIONE CONGRESSI REGIONALICALABRIA: Biagio Amato insieme a Cesareo organizza

a Cosenza “Dal corpo in crisi al corpo vissuto”, 15-16 novem -bre 2008 “Il rapporto tra medicina specialistica, fisioterapia escienze motorie”

SARDEGNA: Monello organizza un Corso per gli studen-ti di Scienze Motorie a Cagliari quale Convegno regionale sul-la “scoliosi” in ottobre 2008.

TOSCANA: si legge una lettera della Presidente SIEF Ba-roni in merito alla richiesta di Congresso regionale SIGM con-giunto con SIEF. La proposta viene valutata e si risponde af-fermativamente, a condizione che si possano «condividere lenormali-comuni regole scientifiche della Società». Il Cd esami-na con attenzione la proposta e si concorda sul Congressocongiunto, previ gli opportuni chiarimenti richiesti alla Presi-dente SIEF dal Presidente SIGM, Dr. Corigliano.

ABRUZZO: Lilli riferisce dei problemi in zona per il reperi-mento di risorse per l’organizzazione di convegni. Si proponecomunque la probabile realizzazione di una giornata scientifi-ca in collaborazione con il Dr. Di Blasio del Centro “Paolo Se-sto” a Pescara sulla “scoliosi”, utilizzando l’organizzazione e ilprovider ECM del centro ospitante.

5. SOCIETÀ ITALO-BRASILIANACorigliano riferisce che la socia onoraria De Medeiros è

riuscita a completare l’iter burocratico per la fondazione della

società brasiliana gemellata alla Nostra. La socia riferisce diaver mantenuto il logo a suo tempo inviato dall’Italia e di averdovuto rinunciare alla dicitura “Ginnastica medica”, specialitànon riconosciuta in Brasile.

A tale proposito Corigliano ribadisce la necessità di elimi-nare la dicitura ”Ginnastica medica” anche dalla Nostra So-cietà, ritenendo che il nome sia obsoleto rispetto ai modernicontenuti sia riabilitativi sia motori.

Costanzo concorda sulla necessità di rinnovare la Societàanche nel nome e che si possa piuttosto conservare il logo el’acronimo dando un altro significato: SOCIETÀ ITALIANASCIENZE MOTORIE E RIABILITATIVE.

Rainero riferisce che anche il G.I.S. a suo tempo ha cam-biato il nome mantenendo il logo e propone la dicitura “Inter -disciplinare” .

Chionna ritiene inutilmente “destrutturante” un cambio delnome della Società, che per molti non è motivo dequalificante,bensì orgoglio di identità e riconoscimento di una cultura e digrandi “Maestri”.

Bizzarri ritiene che si debbano distinguere i due livelli di-versi lasciando il logo e modificando il sottotitolo.

Valerio chiede se il cambio di nome sia il gesto estremoper avere più soci o uno sterile cambio di facciata che peròavrebbe il danno di essere poi irrevocabile, a fronte di un nonassicurato recupero societario.

6. RIUNIONE SUPERSPECIALISTICHE SIOTValerio riferisce sulla organizzazione della giornata SIGM

nell’ambito del Congresso Nazionale SIOT, programma dimassima gestito direttamente dalla SIGM. Come già in prece-denza esposto e comunicato via e-mail a tutti i Consiglieri, ilmeeting SIGM in sede SIOT avrà per tema: “Innovazioni cine-siologiche e fisioterapiche nelle patologie della spalla e del gi-nocchio”. Saranno Relatori i Dr. Stefano Respizzi dell’Humani-tas di Milano e Santo Praticò di Reggio Calabria, nonché l’Ing.Fernando Grazzini della “Sotis Elettronica” di Firenze. Essi sa-ranno presentati dal Dott. Corigliano, mentre l’introduzione cli-nica verrà effettuata da alcuni nostri Consiglieri nazionali. Po-trà seguire – se ritenuta utile – una breve relazione sulla Te-carterapia. Le conclusioni verranno tratte da G. Costanzo, F.Cimino, G. Massara. G. Chionna.

Difficoltà in merito all’orario definito dalla SIOT alle 14.00-17.00 che potrebbe penalizzare la partecipazione dei soci. Va-lerio e Costanzo chiederanno in SIOT un’altra sistemazione(mattinata).

Il Consiglio approva.

7. CONGRESSO NAZIONALE SIGM 2009Corigliano relaziona sull’organizzazione e riferisce di aver

disposto, come provider ECM, la Fondazione Don Gnocchi. La programmazione scientifica prevede l’inizio alle ore

14.00 con relazioni sul tema fino alle 17.00.Si intende organizzare un Premio alla carriera a persona-

lità ospiti.Anche se si prevedono ospiti stranieri, non sarà possibile

avere la traduzione simultanea.Riguardo ai costi del Congresso si prevede che l’iscrizione

allo stesso potrebbe essere comprensiva dell’iscrizione allaSIGM.

Si prevedono quote agevolate per gli iscritti ad altre societàaffini.

Si prevede l’iscrizione dei Collaboratori del Don Gnocchi.Si spera che rimangano aderenti anche in futuro, con una quo-ta di iscrizione ulteriormente ridotta.

8. CONVEGNO 2008 REGGIO CALABRIASi rinvia la discussione sul Convegno 2008 di Reggio Ca-

labria a causa dell’assenza di Calabrò. La seduta si chiude alle ore 14.30.

La Segretaria redigente Il PresidenteDott.ssa GABRIELLA CHIONNA Dott. ALVARO CORIGLIANO

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Introduzione

La chinesiterapia che tratta la scoliosi idiopaticagiovanile si prefigge di rallentarne o arrestarne l’evo-luzione. Miglioramento e regressione vengono ritenu-ti possibili solo in una limitata percentuale di soggettie proporzionatamente all’entità della curve. Quasi im-possibile viene considerata la guarigione.

Noi riteniamo, invece, che, con le tecniche e glistrumenti adeguati, si possano ottenere modifiche im-portanti con significative riduzioni dei valori angolarie, in alcuni casi, anche la correzione completa dellecurve.

I limiti delle metodiche tradizionali sono rappre-sentati dalla difficoltà di ottenere una correzione dellapostura che diventa sempre più ardua in proporzionealla gravità delle curve. Ciò è dovuto al fatto che i mu-scoli e i legamenti del lato concavo, retraendosi pro-gressivamente (6), rendono la colonna sempre più ri-

gida e riducono la flessibilità fisiologica. Questo faperdere gradualmente i normali movimenti della vitaquotidiana, innescando un processo evolutivo conun’alterata distribuzione delle forze compressive cheprovocano la deformazione dei dischi e delle verte-bre.

Riteniamo che, ripristinando la fisiologica flessibi-lità delle curve mediante l’allungamento dei muscoli edei legamenti retratti, si possano realizzare importan-ti obiettivi. Il recupero della flessibilità permette dicompiere le azioni giornaliere muovendo la colonnaanche nel senso del miglioramento, contribuendo afrenare il percorso evolutivo.

La migliorata mobilità consente di facilitare l’as-sunzione di una postura più corretta e di eseguireesercizi di traslazione laterale che costituiscono un’ul-teriore mobilizzazione in forma attiva e, contempora-neamente, una modalità di stabilizzazione per l’inter-vento dei muscoli traslatori (4, 7). Inoltre rende più ef-ficace l’azione dei corsetti coi quali si possono otte-nere maggiori spostamenti degli apici delle curve emigliori rimodellamenti dei gibbi.

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Francesco Anania*, Paola Chiodi**, Pirkko Mäntysalo***, Giacomo Luca Perez****Salvatore Procopio*****, Michele Torrusio******

LA MOBILIZZAZIONE ALL’EXTENSOR E LE TRASLAZIONI LATERALI NELLA CHINESITERAPIA DELLA SCOLIOSI IDIOPATICA

*Dottore in Scienze Motorie - Chinesiologo Certificato**Dottore in Scienze Motorie

***Esperta della tecnica****Dottore in Scienze Motorie - Chinesiologo

*****Dottore in Scienze Motorie******Dottore in Scienze Motorie - Chinesiologo

Direttore Centro Sperimentale Chinesiterapia della Scoliosi - Istituto GRECAS Catanzaro

La mobilizzazione della colonna scoliotica può essere utile per migliorarele cure chinesiterapiche e ortopediche.

Per ottenere una mobilizzazione localizzata e progressiva è stato utilizza-to l’“EXTENSOR” che permette di applicare l’azione sulle singole curve e nelsenso del miglioramento.

Viene mostrato come, di conseguenza, si possano eseguire esercizi di tra-slazione laterale e come i corsetti amovibili e gessati possano ottenere corre-zioni maggiori.

I risultati vengono presentati nelle tabelle (21).

The spine mobilization can be helpful to improve the kinesitherapic andorthopaedic cares.

In order to obtein a localized and progressive mobilization we utilized the“EXTENSOR” that can perform the lateral translation exercises.

We can see greater corrections on movable brace and on plaster brace.The improvement are showed on tables (21).

RIASSUNTO

SUMMARY

– Relazione 52° Congresso nazionale SIGM.Reggio Calabria, 25-27 aprile 2008.

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Materiali e metodi

Sono stati presi in esame i soggetti che hanno fre-quentato i corsi, dal 1999 al 2007, per almeno due an-ni, con un minimo di 70% delle presenze, di età da 8a 19 anni, con curve da 14° a 47°, portatori e non dicorsetti. Hanno risposto ai suddetti requisiti 67 sog-getti, con scoliosi ad una o più curve, con un totale di87 curve. Sono state effettuate tre sedute settimanalidi un’ora circa ciascuna, per nove mesi, da ottobre agiugno, con circa 18 giorni di vacanze nel periodo na-talizio. Sono stati assegnati alcuni esercizi da fare a

casa negli altri giorni e durante le vacanze, ma sonostati eseguiti poche volte e da pochi.

Per la mobilizzazione è stato usato l’“Extensor Tor-rusio” (fig. 1). Degli esercizi di traslazione laterale al-cuni sono stati eseguiti, nelle fasi iniziali, da seduti oin decubito, ma, successivamente, con l’acquisizionedella mobilità e l’apprendimento delle tecniche, pre-valentemente in posizione eretta, utilizzando le spal-liere con particolari appoggi, elastici, cordicelle e altripiccoli strumenti costruiti per lo scopo. Tutti gli eserci-zi avevano la durata di 5’ circa. Le traslazioni veniva-no eseguite in forma statica con contrazioni isometri-che, inizialmente blande con frequenti intervalli e,successivamente, sempre più intense fino a 5’ conti-nuati, con lo scopo di ottenere un controllo automati-co della postura.

Per il ripristino delle curve sagittali fisiologiche eper la correzione dei gibbi, le mobilizzazioni (figg. 2,3, 4, 5, 6, 7) e le traslazioni laterali attive (figg. 8, 9)sono state eseguite anche in flessione anteriore e inflessione dorsale.

F. Anania, P. Chiodi, P. Mäntysalo, G. L. Perez, S. Procopio, M. Torrusio

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Fig. 1. L ’“Extensor T orrusio”.

Fig. 2. Mobilizzazione lateraledi scoliosi dorsale sinistra.

Fig. 3. Mobilizzazione dorsalecifotizzante.

Fig. 4. Mobilizzazione dorsalecon spinta sul gibbo, derotante.

Fig. 5. Mobilizzazione lateraledi scoliosi lombare destra.

Fig. 6. Mobilizzazione lombarein flessione dorsale, per ripri -stino della lordosi e derotante.

Fig. 7. Mobilizzazione lombarecon flessione in avanti, per cor -rezione rotazione in fles sione.

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Discussione

L’Extensor è uno strumento abbastanza comples-so, concepito in modo da poter offrire molteplici pre-stazioni. Si adatta a qualunque età, ad ogni statura.Regolando l’inclinazione e la lunghezza della catenel-la che regge la mentoniera si può aumentare il gradodi flessione e il punto di applicazione sulle curve, lacintura esercita una trazione sul bacino per incre-mentare la forza flettente, ecc.

Sotto la guida di un esperto i ragazzi imparano adusarlo autonomamente. Le mobilizzazioni non sonodolorose. Si avverte una sensazione di stiramento la-teralmente, all’altezza delle curve, dal lato concavo.Nelle mobilizzazioni dorsali si avverte qualche fastidioal collo e alla mandibola che, però, è ben tollerato.Anche in questo caso il soggetto può sospendere lamanovra per pause di riposo e riprendere appena èpronto.

La ripetizione costante favorisce l’esecuzione ditraslazioni attive sia delle singole curve (figg. 10, 11)che di curve doppie (figg. 12, 13, 14). Lo spostamen-to delle curve è verificato mediante radiografie (fig.15) in cui si vede, a sinistra, la scoliosi e, a destra, latraslazione contemporanea delle due curve.

La mobilizzazione all’Extensor e le traslazioni laterali nella chinesiterapia della scoliosi idiopatica

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Fig. 8. Traslazione laterale dicurva dorso-lombare destra inflessione avanti: partenza.

Fig. 12. Traslazione di scoliosidorsale sinistra e lombare de -stra: partenza.

Fig. 13. Traslazione della cur -va dorsale.

Fig. 14. Traslazioneabbinata della curvalombare.

Fig. 15. A sinistra scoliosi in ortostatismo; a destra durante ladoppia traslazione.

Fig. 10. Traslazione di scoliosidorsale destra: partenza.

Fig. 11. Traslazione con cifo -tizzazione: arrivo.

Fig. 9. Traslazione laterale dicurva dorso-lombare destra inflessione avanti: arrivo.

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L’uso dell’Extensor, inoltre, migliora la correggibilitàdelle scoliosi, ottimizzando la funzione dei corsetti, co-me abbiamo la possibilità di verificare nella prima rx(fig. 16, corsetto lionese) e nella seconda (fig. 17, bu-sto gessato). A sinistra, la prima applicazione del cor-setto e, a destra, dopo un periodo di mobilizzazione.

Gli esercizi di traslazione laterale sono stati ese-guiti, sia senza che con corsetto e, prevalentemente,nella posizione eretta, sia per potenziare le forze an-tigravitarie che per automatizzare il controllo postura-le. La ripetizione costante di tali esercizi conduce, daun controllo volontario delle correzioni, all’acquisizio-ne di automatismi che possono produrre correzionistrutturali permanenti attraverso il rimodellamento os-seo. Tale concetto induce a prolungare il trattamentoanche oltre l’età puberale e la maturità scheletrica, incui si possono ottenere cambiamenti ritenuti, fino adoggi, difficilmente realizzabili.

Sono di seguito documentati alcuni esempi di mi-glioramenti ottenuti (figg. 18, 19, 20).

Risultati

Le 87 curve trattate e controllate erano così suddivi-se: 71 da 14° a 25°, 11 da 26° a 35°, 5 da 36° a 47°.

Dalle tabelle sotto riportate (fig. 21) si evince comei miglioramenti siano omogenei in tutti i range. Anchescoliosi fortemente strutturate hanno ottenuto sensi-bili guadagni. Non c’è stata differenza di risposta tra i

F. Anania, P. Chiodi, P. Mäntysalo, G. L. Perez, S. Procopio, M. Torrusio

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Fig. 16. Corsetto lionese applicato prima e dopo un periodo dimobilizzazione: prima: 22 ° e 26°; dopo: 18 ° e 21°.

Fig. 18. Riduzione delle curve da 20 ° e 25° a 11° e 0°.

Fig. 17. Busto gessato prima e dopo un periodo di mobilizza -zione: prima: 35 °; dopo: 15 °.

Fig. 19. Riduzione delle curve da 24 ° a 6°.

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sessi e le età. Anche individui a completa maturitàscheletrica hanno ottenuto miglioramenti.

5 soggetti, con una iniziale media delle curve di21,5°, a fine trattamento, ad un’età media di anni18,3, sono scesi ad una media di 15,25°, con una ri-duzione media di 6,25°.

Questi risultati appaiono migliori di quelli presen-tati da altre scuole in campo internazionale (2, 3, 8).

Conclusioni

Sono state tentate, in passato, varie forme di mo-bilizzazione della colonna scoliotica, ma la mancanzadi strumenti idonei non permetteva di agire in modomirato sulle singole curve, per cui il risultato era che ilrachide veniva mobilizzato nella sua totalità. Pertan-to, se si lavorava su una curva nel senso del miglio-ramento, la curva di compenso si muoveva nel senso

del peggioramento. E, quando si riusciva a localizza-re l’azione sulla singola curva, l’azione flettente nonera sufficiente a stirare adeguatamente i muscoli e ilegamenti retratti. I risultati non erano stati incorag-gianti e questa pratica era stata quasi da tutti abban-donata, preferendo esercizi di tonificazione e di stabi-lizzazione.

Era necessario disporre di uno strumento che per-mettesse di localizzare la flessione, curva per curva eche potesse applicare forze di trazione e di pressione(1) tali da ottenere la massima mobilità tollerata.

L’Extensor ha fornito queste prestazioni, come di-mostrato dalle radiografie, favorendo l’esecuzionedegli esercizi di chinesiterapia, ottimizzando l’uso deicorsetti e preparando ai corsetti EDF.

Si può quindi ritenere che, se si riesce a localizza-re perfettamente la mobilizzazione, con manovre an-che e ragionevolmente aggressive (5), si possono ot-tenere risultati positivi.

Bibliografia

1) BLOUNT W.P., MOE J.H., The Milwaukee Brace - The Williams &Williams Company, Baltimore U.S.A., 1973.

2) DUCONGÉ P., La Rééducation de la Scoliose. Mythe ou Réalité?,Résonances Européennes du Rachis, 2002, 10(31), 1229-1236.

3) KLISIC P., NICOLIC Z., Scoliotic Attitudes and Phisical Exercises inthe Treatment of Idiopathic Scoliosis, Journal of Bond and JointSurgery, 63/A, 702-712, 1981.

4) QUAGLIOZZI A.,TORRUSIO M., La mobilizzazione del Rachide Sco-liotico in Preparazione alla Chinesiterapia, al Corsetto e allaChirurgia, “Il Rachide”, vol. III, fasc. 2, 303-310-2003.

5) SIBILLA P., Il Trattamento Conservativo Attivo della Scoliosi Idio-patica, Monografia GSS, Vol. 2, 20-41, 2001.

6) STAGNARA P., Déviations Latérals du Rachis, “Scolioses”, E.M.C.Appareil Locomoteur, Paris 1975.

7) TORRUSIO M., La Mobilizzazione Segmentaria Progressiva e leTraslazioni Laterali all’“Extensor Torrusio” nella Chinesiterapiadella Scoliosi, Résonances Européennes du Rachis, n. 18, Vol.6, 791-798, 1998.

8) WEISS H.R., WEISS G., PETERMANN F., Incidence of CurvatureProgression in Idiopathic Scoliosis Patients Treated with Sco-liosis in Patient Rehabilitation, Pediatric Rehabilitation, January2003.

La mobilizzazione all’Extensor e le traslazioni laterali nella chinesiterapia della scoliosi idiopatica

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Fig. 20. Riduzione delle curve da 48 ° e 47° a 25° e 25°.

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VERBALE N. 7

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE SIGM

28 settembre 2008Sala riunioni Hotel Atlantico - Roma

La seduta si apre alle ore 10,30.

Presiede Corigliano, presenti i Consiglieri: Bitoc-chi, Esposito, Massara, Rini, Valerio, Lilli, il Past pre-sidente Bizzarri, il responsabile commissione ECM-SIGM Cimino, la tesoriera Volpe, il revisore Chionna,il responsabile regionale Calabria e Presidente delCongresso Regionale, Cesareo con il Prof. Amato.

Non si legge il verbale della seduta di Consiglio Di-rettivo precedente, ma il Presidente richiede la letturadel Verbale dell’Assemblea Nazionale di Reggio Ca-labria.

In merito Corigliano e Bizzarri evidenziano l’as-senza di concetti e considerazioni esposti durantel’assemblea, ritenuti di fondamentale importanza, chela redigente Chionna avrebbe involontariamente tra-scurato di trascrivere, pertanto il Presidente e Bizzar-ri si impegnano a far giungere al più presto alla redi-gente le richieste modifiche.

CONGRESSI E CORSI REGIONALIPresenti gli organizzatori del congresso regionale

Calabria Cesareo e Amato che espongono al CD ilprogramma scientifico, gli orientamenti in merito allapartecipazione dei soci e l’impianto organizzativo ge-nerale.

Il Cd plaude all’impegno degli organizzatori, sug-gerisce alcune modifiche e si riserva di comunicare inseguito eventuali ulteriori indicazioni migliorative.

Si approva quindi il Convegno regionale Calabriaprendendo atto della disponibilità degli organizzatoridi rimodulare il programma secondo le indicazioni delCD, e del loro impegno a trasmetterlo immediata-mente al Dr. Cimino per l’accreditamento ECM.

Si procede quindi ad un esame separato dei con-vegni regionali in programmazione:

Cimino rammenta che non può procedere allapratica di accreditamento di nessuno dei convegni, operché non ha ricevuto il materiale completo, o per-ché, comunque, non ha l’autorizzazione del Presi-dente e del consiglio (come previsto dalle regole).

Si ribadisce la regola di organizzare i convegni ga-rantendo sempre una “convenienza” per la partecipa-zione dei nostri soci, pur rimanendo aperti alla colla-borazione con altre associazioni culturali e scientifiche.

Si ritiene che lì dove i temi del convegno prenda-no in considerazione linee politiche societarie, sia ne-cessario che i relatori si attengano ai documenti checollegialmente la SIGM ha elaborato e che siano rap-

presentativi della Società e del grande lavoro di coe-sione tra i Soci che in essa si è sempre svolto.

Bizzarri rammenta l’impegno preso con il Dr. Mo-nello per il seminario agli studenti di SM in Sardegnae si dice disponibile a relazionare in quella sede.

Corigliano riferisce che il Dr. Perrotta nell’orga-nizzare il convegno a Napoli ha chiesto la disponibi-lità di relatori in seno al consiglio; ha inoltre accoltocon favore i correttivi in merito alla partecipazionedei soci dati dal CD. L’incontro è fissato per il13.12.2008.

In merito al convegno Toscana:

si prende atto di quanto il Presidente ha giàespresso con una lettera al Presidente SIEF, seguen-do le posizioni di quasi tutti i consiglieri contattati in e-mail, in merito alla non partecipazione ufficiale dellaSIGM al convegno organizzato a Viareggio. Ci si ram-marica del comportamento del consigliere Bartolozziin merito alla vicenda riguardante la diffusione di po-sta elettronica riservata;

si legge quindi la lettera di Bartolozzi, assente giu-stificato (che si allega);

si legge anche la lettera del Presidente SIEF Ba-roni (che si allega);

il Consiglio approva con l’astensione del Vice Pre-sidente Valerio.

Il CD auspica per il futuro di riuscire a poter discu-tere per tempo i programmi dei vari convegni regio-nali, evitando così incomprensioni e dispiacenze, lìdove si veda costretto all’ultimo momento a doverconsigliare una qualche modifica.

Si converge sulla necessità di regole organizzati-ve certe, tali da poter essere assimilate e rispettatedai responsabili regionali che sono i garanti della atti-vità societaria sul territorio.

Cimino comunica l’organizzazione da parte delresponsabile regionale Dr. Odone Giovanni del Con-vegno regionale Emilia Romagna per l’8 febbraio2009 su “IDROKINESIOLOGIA”, nella sede del Co-mune di S. Felice sul Panaro a Modena. Si prevedela sponsorizzazione da parte della Piscina Comunalenella quale si svolgerà la parte pratica, nonché la gra-tuità per i soci.

GIORNATA SUPERSPECIALISTICHE SIOTSi conferma l’orario dell’incontro nella mattinata di

domenica 23.11.08 (ore 8.30-11.30).

Valerio , che si è occupato dell’organizzazione delprogramma su delega del presidente, ha provvedutoa farlo stampare sulla rivista; Bizzarri si impegnerà atrarlo per inserirlo sul sito. Valerio inoltre si occuperàdi spedire una lettera ai soci per rammentare l’invitoalla partecipazione all’evento SIOT a Roma.

La seduta si chiude alle ore 14,30.

La Segretaria redigente Il PresidenteDott.ssa GABRIELLA CHIONNA Dott. ALVARO CORIGLIANO

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I presidi ortopedici su misura devono essere con-fezionati seguendo diversi punti:

PRESCRIZIONE DEL MEDICO

La prescrizione del presidio deve essere redattadal medico specialista riportando:• i dati anagrafici del paziente;• la diagnosi per il quale si richiede il presidio;• la descrizione del presidio;• i codici di riferimento del presidio;• il piano terapeutico e riabilitativo.

SCHEDA PROGETTO

La scheda progetto deve essere redatta dal Tecni-co Ortopedico e dovrà contenere:• la prescrizione del medico specialista;• il progetto del presidio, nel quale si valuta clinica-

mente la riducibilità delle curve, si rilevano le gib-bosità e le depressioni del tronco, ed esaminandole radiografie del rachide in A.P. e L.L. si può valu-tare l’estensione di quest’ultimo, l’entità delle cur-ve e degli eventuali gradi di rotazione delle verte-bre;

• la procedura di costruzione;• i materiali usati.

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O. Catanea, P. Cellocco, A. Ramieri, G. Costanzo

IL CORSETTO PER LA SCOLIOSI: DALLA PRESCRIZIONE AL COLLAUDO

Il busto C.T.M. (Cheneau, Toulouse, Munster) nasce nei primi anni ’70, dadue équipe mediche: una tedesca diretta da Matthias, ed una francese di To-losa, guidata da Gaubert. Il corsetto è costruito su modello negativo e positi-vo in gesso, con un unico foglio di materiale termoplastico a bassa rigidità conspessore che può variare da 3 a 5 mm, in base alla costituzione corporea delpaziente, poiché deve mantenere una buona elasticità per agevolare l’apertu-ra anteriore, mantenendo sempre una buona resistenza, ed evitando nel tem-po la deformazione del corsetto.

La chiusura, anteriore, e composta in alto da una cerniera in acciaio inox(unica parte metallica); in basso da due cinturini in nailon con chiusura a scatto.

Il corsetto presenta un’ampia apertura in corrispondenza del torace, deli-mitata in alto da una sottile presa derivata dal prolungamento sternale.

Posteriormente il corsetto si estende fino alle scapole. Il moulage si esegueposizionando il paziente su trazione a muro con fionda di Glisson. Dal moulagesi estrae successivamente un calco positivo, che viene opportunamente model-lato. Su tale calco si modella il materiale termoplastico, cui in un secondo mo-mento vengono aggiunte le spinte, le fibbie di chiusura e le camere di espan-sione, e che viene adeguatamente rifinito, pronto per la consegna.

Grazie alle spinte consente un buon modellamento dei gibbi in manierapassiva, secondo il consueto schema dei tre punti; la componente attiva siesplica mediante i sottoascellari (con autoelongazione del paziente) e le ca-mere di espansione (con la respirazione); mantiene in asse le estremità alta ebassa della curva.

The Chêneau brace was developed in the mid-seventies by the Frenchphysician Jacques Chêneau.

The orthosis is made of plastic molded using a plaster cast, featuring a pel-vic corset that pushes the pelvis into an upright position and allows for tractionto stretch the lumbar spine.

The Chêneau brace is a partially active inspiration-derotation brace, i. e.correction of the existing spinal malposition is achieved through pad pressure,the voids in the orthosis serve as compensatory spaces, and a special respi-ratory technique is learned as a part of this treatment method. The Chêneaubrace is normally used for the conservative treatment of idiopathic thoracicscoliosis.

RIASSUNTO

SUMMARY

– Relazione al 52° Congresso nazionale SIGM.Reggio Calabria, 25-27 aprile 2008.

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SCHEDA DI LAVORAZIONE (ANALISI DEI RISCHI)

In questa fase vengono riportate tutte le fasi di la-vorazione da eseguire per la realizzazione del presi-dio.

Corsetto T ipo CHENEAU per scoliosi

Il busto C.T.M. (Cheneau, Toulouse, Munster) na-sce nei primi anni ’70, da due équipe mediche: unatedesca diretta da Matthias, e una francese di Tolosa,guidata da Gaubert.

In un primo momento venne chiamato sia Corset-to Cheneau, prendendo il nome dal suo ideatore, cheCorsetto Munster, prendendo il nome dalla città in cuivenne realizzato. Successivamente, per una più pre-cisa denominazione, fu definito Corsetto C.T.M., matale nomenclatura non riuscì ad affermarsi e perciò sitornò a chiamarlo, come anche attualmente avviene:“Corsetto Cheneau”.

Questo corsetto è stato messo a punto a Tolosa, esuccessivamente diffuso in Germania, nei tempi in cuiin Italia era largamente utilizzato il Boston Brace.

Dal 1981 presso il Centro Pro Juventute “Don Car-lo Gnocchi” di Roma inizia ad essere utilizzato il Cor-setto “Tipo Cheneau”.

Il corsetto è costruito su modello negativo e positi-vo in gesso, con un unico foglio di materiale termo-plastico a bassa rigidità con spessore che può varia-re da 3 a 5 mm, in base alla costituzione corporea delpaziente, poiché deve mantenere una buona elasti-cità per agevolare l’apertura anteriore, mantenendosempre una buona resistenza, ed evitando nel tempola deformazione del corsetto.

La chiusura, anteriore, e composta in alto da unacerniera in acciaio inox (unica parte metallica); in bas-so da due cinturini in nailon con chiusura a scatto.

Il corsetto presenta un’ampia apertura in corri-spondenza del torace, delimitata in alto da una sottilepresa derivata dal prolungamento sternale.

Posteriormente il corsetto si estende fino alle sca-pole.

Procedura di costruzione

Per la realizzazione del moulage il paziente indos-sa due magline da gesso tra le quali si interpone unastriscia di feltro o alluminio pieghevole per facilitare iltaglio una volta ultimato.

A questo punto il pa-ziente viene posizionato suuna trazione a muro, cheattraverso la fionda di Glis-son esercita una leggeratrazione assiale del rachi-de; nella parte inferiore vie-ne posizionato un appog-gio a livello del 3° medio difemore attraverso una bar-ra trasversale, e due ap-

poggi brachiali su dei supporti regolabili in altezza, iquali hanno lo scopo di mantenere la giusta postura.Inoltre in questo modo il paziente tollera meglio la po-sizione durante la realizzazione del moulage.

O. Catanea, P. Cellocco, A. Ramieri, G. Costanzo

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A questo punto iniziamo il processo per la realiz-zazione vera e propria del calco: le bende gessatesono immerse in acqua tiepida, poi sono strizzate pertogliere l’acqua in eccesso; cominciamo così ad av-volgerle da sotto i glutei fino ad arrivare alle spalle edaggiungendo delle spalline per unire la parte anterio-re a quella posteriore, evitando così la deformazionedello stesso. È importante dire che le bende devonoessere avvolte in forma aspirale, sovrapponendo l’ul-tima a quella precedentemente messa, ricoprendolaper circa metà della larghezza.

Completato l’avvolgi-mento delle bende, la super-ficie del modello viene levi-gata con un movimento del-le mani in senso rotatorio.

Quando il gesso inizieràil processo di consolida-mento, andremo ad evi-denziare, premendo con ilpalmo della mano le creste iliache ed i sottoascellari,cercando, per quanto possibile, di correggere la posi-zione del paziente.

A parziale indurimentodel gesso, andremo a trac-ciare con una matita co-piativa dei segni trasversa-li lungo la linea di taglio.Tali riferimenti servirannoper ricomporre i lembi delmodello dopo l’esecuzionedel taglio, che avverrà me-diante una sega da gessoe/o forbici bottonate, per estrarre il modello dal paziente.

Il modello negativo viene chiuso nei punti dove erastato tagliato precedentemente per la rimozione e neifori superiori.

L’interno del moulage viene cosparso da talco chefunge da isolante dal gesso con il quale verrà riempi-to per realizzare il modello positivo.

Il corsetto per la scoliosi: dalla prescrizione al collaudo

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A questo punto avviene il progetto di costruzioneper la stilizzazione del positivo: vediamo contrasse-gnati in rosso i punti dove viene asportato il materia-le per creare le mani di spinta, mentre in blu eviden-ziamo i punti che andremo ad aumentare, con mate-riale di riporto, per creare le camere d’espansione edegli spazi controlaterali alle spinte.

Finita la stilizzazione

avviene la termoformatura: per arrivare a quest’ultimaprepariamo il polietilene con le misure del positivo. Loinseriamo nel forno a 180°; prima di modellarlo, rico-priamo il positivo con una maglia isolante, per evitareche avvenga uno shock termico.

Quando il materiale termoplastico raggiunge latemperatura viene avvolto al positivo, praticando unasaldatura anteriore centrale; successivamente ac-compagniamo con le mani il materiale ancora caldoper farlo aderire perfettamente al positivo (per questaprocedura si può anche utilizzare il sottovuoto).

O. Catanea, P. Cellocco, A. Ramieri, G. Costanzo

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Quando il polietilene si è freddato si segna in for-ma prototipa e viene rimosso dal gesso.

Successivamente, ilcorsetto viene preparatoper la prova: tagliando ilmateriale in esubero e le-vigando i contorni sottodei nastri abrasivi, perevitare che il corsetto

possa graffiare il paziente in fase di prova, in fine ven-gono applicati dei cinturini; a questo punto il corsettoè pronto per la prova sul paziente.

Si fa indossare il pro-totipo al paziente; vengo-no segnate le zone doveverrà eliminato il materia-le in eccesso, lungo imargini del corsetto stes-so; inoltre, evidenziandoscrupolosamente i puntiin cui verranno applicatele pads di spinta per la lo-ro ampiezza ed orienta-mento a seconda del tipodi scoliosi, si tracciano i

fori d’apertura controlaterali alle spinte; praticati i forie tagliato il materiale in eccesso, si applicano le spin-te e si prosegue con la prova successiva.

In questa fase controlliamo l’allineamento del cor-setto in antero-posteriore ed in laterale, assicurando-ci che il paziente riesca a mettersi seduto o sdraiatosenza che quest’ultimo non crei fastidi, controllandoscrupolosamente i cavi ascellari, ed infine viene con-trollato dai fori d’apertura che le pads di spinta sianosufficienti e applicate nel punto esatto, controllandosuccessivamente il tipo di pressione esercitato sullacute; a questo punto il corsetto può passare alla rifi-nitura.

Eseguita la rifinitura passiamo alla consegna, ese-guendo un nuovo controllo ed istruendo il pazientenell’uso corretto, invitandolo alla visita di collaudo dalmedico.

Il corsetto per la scoliosi: dalla prescrizione al collaudo

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Meccanismi d’azione

• Grazie alle spinte consente un buon modellamentodei gibbi in maniera passiva, secondo il consuetoschema dei tre punti.

• La componente attiva si esplica mediante i sottoa-scellari (con autoelongazione del paziente) e le ca-mere di espansione (con la respirazione).

• Mantiene in asse le estremità alta e bassa della curva.

Il quadro radiografico

Inizio trattamento. In corsetto. Fine trattamento.

Metodo CAD CAM

Le tecniche di fabbricazione sono in continua evo-luzione. Possiamo avvalerci, oggi, di un sistema tridi-mensionale computerizzato per la rilevazione dellemisure, che, collegato ad una fresa, ci permette di ot-tenere il modello positivo stilizzato e pronto per la ter-moformatura del materiale plastico.

O. Catanea, P. Cellocco, A. Ramieri, G. Costanzo

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Premessa

Nel 1996 vol. XLV - Fasc. 3/4 di codesta rivista ve-niva pubblicato un mio primo lavoro sullo stesso te-ma. Sono passati dodici anni!

Ero all’inizio della mia esperienza lavorativa nelcampo della disabilità (o dell’handicap, come si dice-va allora). Dodici anni dedicati e passati accanto apiccoli pazienti affetti dalle più svariate e multiformipatologie.

Ciò che si è sedimentato nel tempo e con la prati-ca è stata la irrinunciabile ed inattaccabile convinzio-ne che dietro una cartella clinica c’è sempre una per-sona, la cui personalità si è plasmata o si plasmeràattraverso l’esperienza della malattia, ma anche at-traverso tutte quelle esperienze terapeutiche che sa-pranno ricostruire o rimodellare funzioni compromes-se e che riusciranno ad alimentare in positivo la suasfera emozionale.

Con questo lavoro si intende aggiornare e arric-chire quelle conoscenze e competenze che erano co-munque valide, ma un po’ essenziali e forse prive diquella coloritura emotiva che nel campo della psico-logia (anche quella più votata alla scientificità) rap-presenta uno dei principali strumenti di lavoro ed èsempre ben accetta.

Implicazioni psicologichenella malattia organica

La malattia è un fenomeno frequente sia nelle per-sone adulte che nei bambini. L’impatto psicologicoche l’evento patologico ha sulla persona e sulla suarete relazionale richiede la massima attenzione per-ché una corretta gestione delle emozioni negative in-fluisce molto sull’evoluzione della malattia stessa.

L’esperienza della malattia innesca movimenti psi-co-affettivi diversi. Ogni episodio patologico è accom-pagnato da un movimento di regressione , cioè un ri-torno ad una relazione basata sulle cure corporee e sul-la dipendenza, e da sofferenza fisica, che diventa do-lore mentale quando il pensiero infantile trasforma lasofferenza nell’effetto di una colpa e di una punizione.Soprattutto nelle malattie invalidanti, frequente è il de-terioramento dell’immagine di sé , cioè una ferita nar-cisistica più o meno profonda riconducibile a un’idea dicorpo imperfetto e vulnerabile. Molto significativo è an-che il sentimento di abbandono legato alla separazio-ne e all’isolamento quando la malattia richiede frequen-ti o lunghe ospedalizzazioni. Infine, la malattia può sca-tenare aggressività quando gli interventi medici sonoparticolarmente invasivi e la percezione del luogo e del-le persone addette alle cure si fa ostile e minacciosa.

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Paola M. Volpe

ASPETTI PSICOLOGICI NELL’IDROKINESITERAPIA APPLICATA AL BAMBINOApprofondimenti e riflessioni dopo dieci anni di esperienza

Psicologo-psicoterapeutaServizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Territoriale - ASL BR

Sede di Francavilla Fontana (BR)

Docente Corso di Laurea in Fisioterapia - Polo Universitario di Brindisi

L’Autrice rivisita una sua passata pubblicazione sull’IKT nella riabilitazionedel bambino. Aggiorna ed approfondisce gli aspetti psicologici della tecnica eriporta alcune riflessioni sulla relazione d’aiuto alla luce della sua esperienzaclinica.

Parole chiave : implicazioni psicologiche nella malattia, effetto ludico,aspetti neuropsicologici, relazione terapeutica.

The Author revisits an her past publication about the Hydrokinesitherapy inthe children rehabilitation. She updates and goes into psychological aspectsof the technique and she reports some reflections about the helping relation-ship by the light of her clinical experience.

Key words : psychological implications of the disease, play effect, neuro-psychological aspects, therapeutic relationship.

RIASSUNTO

SUMMARY

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Sebbene prima dei 3-4 anni il bambino non perce-pisca la malattia come tale, è pur vero che egli subiscee vive delle separazioni, delle ospedalizzazioni e delle“aggressioni” a scopo terapeutico. Per fronteggiare ta-li esperienze dolorose, le strutture mentali del bambi-no mettono in atto alcune difese comportamentali chepossono essere differenti da paziente a paziente.

Le reazioni alla malattia e alle cure più frequentisono: l’oppositività , cioè l’atteggiamento di rifiutoverso la terapia e le restrizioni imposte e le condotteimpulsive, che nascondono una più o meno velata ne-gazione della malattia, e la sottomissione , cioè l’ec-cessiva passività ed inibizione fisica e mentale, chemaschera la ridotta comprensione della malattia. Inentrambi i casi, benché in modo contrario, si intrave-dono i caratteri di un vissuto depressivo connesso alsentimento di perdita dell’integrità corporea e al sen-timento di colpevolezza. Ad ogni modo i due oppostiatteggiamenti possono compromettere qualunquepiano terapeutico. Un atteggiamento positivo è inve-ce quello della collaborazione , che si realizza quan-do un bambino si identifica con la figura terapeutica e,in qualche modo, attua una presa in carico del suostesso trattamento attraverso un accresciuto senso diautoefficacia. [4-9]

Effetti psicologici nell’idrokinesiterapia (IKT)

Una bibliografia divenuta nel tempo più corposaed interessante [3-5-6] e l’esperienza professionalecon bambini con patologie neurologiche, neuromoto-rie e psichiche confermano che l’IKT è una metodicariabilitativa con caratteristiche peculiari: lavora sullaglobalità del paziente, ma ha anche carattere di spe-cificità per il recupero di alcune funzioni; presentaun’elevata complementarietà rispetto alle altre tecni-che riabilitative e favorisce l’adattamento.

L’acqua , intesa come ambiente e strumento di la-voro, è un elemento che facilita il movimento, la rela-zione con il terapista e l’acquisizione della consape-volezza di sé e del proprio corpo. L’ambiente acqua-tico, essendo soggetto a continue trasformazioni delsuo stato, facilita l’acquisizione della consapevolezzadel sé attraverso l’abbinamento della percezione sen-soriale e motoria con l’adattamento del proprio com-portamento motorio.

La motricità rappresenta il primo mezzo attraversoil quale il bambino conosce il mondo circostante e co-struisce la propria esperienza soggettiva. L’impossibi-lità a fruire della motricità sottrae lo strumento perrealizzare un’organizzazione psichica integrata.

L’acqua è anche un ambiente particolarmente gra-tificante, piacevole ed empatico. Essa si propone co-me un facile e piacevole stimolatore per nuovi inte-ressi e nuovi apprendimenti.

Gli effetti psicologici dell’IKT vanno in due direzio-ni: una emozionale, l’altra cognitiva. Entrambe (ed in

ugual misura) contribuiscono alla sua efficacia tera-peutica.

1. Effetto ludico / euforizzante

L’IKT viene vissuta dal bambino con disabilità mo-toria in modo diverso dal trattamento a terra, che èmolto più faticoso. La maggiore libertà di movimento,che l’acqua consente, rilassa, diverte e solleva il mo-rale. Perciò il primo effetto, direttamente osservabiledal soggetto, è la sensazione di piacere connessacon l’attività fisica in acqua.

Il programma riabilitativo può quindi fondersi con ildivertimento a totale beneficio del paziente, che cosìrealizza, senza alcuna noia o forzatura, un program-ma di educazione/apprendimento più ampio. Infatti leattività ludiche e ricreative aiutano enormemente lariabilitazione nel bambino.

Ogni bambino gioca naturalmente, perché provabenessere. Attraverso il gioco, il bambino incominciaa comprendere come funzionano le cose.

Il gioco è altamente significativo per la crescita delbambino, in quanto:• svolge una funzione strutturante dell’intera perso-

nalità• è un momento propedeutico alla vita adulta• durante il gioco si acquisiscono la perseveranza, l’at-

tenzione, il rispetto delle regole, la collaborazione• sviluppa l’autostima e la realistica conoscenza di sé• permette l’esercizio di strategie di planning e di pro-

blem-solving• sviluppa la pro-socialità.

Il gioco favorisce lo sviluppo affettivo, cognitivo esociale. Le attività ludiche a cui i bambini si dedicanosi modificano via via, di pari passo con il suo sviluppointellettivo e psicologico, ma rimangono un aspettofondamentale della vita di ogni individuo, in tutte le fa-sce d’età. L’effetto euforizzante dell’immersione e del-l’attività motoria in acqua ha anche una sua compo-nente neuropsicofisiologica molto importante. La gran-de quantità di sensazioni propriocettive ed esterocetti-ve, derivanti dal movimento in acqua, afferiscono alcervelletto e ai centri limbici che vanno ad alimentare ilsistema emozionale, mettendo in moto un anello diazione-retroazione emozionale-sensoriale. [7]

2. Effetti sui processi cognitivi e neuropsicologici

Un concetto dibase da fissare achiare lettere: in ac -qua si realizza unarivoluzione percet -tiva.

Il nostro organi-smo, per sua natura,si muove in un am-biente con caratteri-stiche fisiche diverse

Paola M. Volpe

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da quelle acquatiche (su tale argomento esisteun’ampia letteratura) [3-5-6]. L’immersione e l’eserci-zio in ambiente acquatico apporta all’organismo unamiriade di afferenze tattili, propriocettive e cinestesi-che inusuali che richiedono un adattamento.

Schematicamente, dal punto di vista della neuro-psicologia cognitiva, si mette in moto un processo diquesto tipo:

Il sopraggiungere di input sensoriali eccita il SNCche, in uno scambio bilaterale con il magazzino dellamemoria, analizza e riconosce la “novità” degli stimo-li. Allo scopo di adattare il proprio comportamento mo-torio e di acquisire le risposte più adeguate, l’organi-smo si attiva per ricevere ancora maggiori informa-zioni dall’esterno, innescando un circuito di azione-re-troazione.

Avviene, cioè, un processo di apprendimento, acui partecipano tutte le funzioni neuropsicologiche ecognitive dell’individuo (percezione, attenzione, me-moria, organizzazione spazio-temporale, organizza-zione prassica, linguaggio, problem-solving, ecc.).

Nello sviluppo neuropsicologico e cognitivo delbambino portatore di handicap le asincronie di svilup-po, già esistenti nella normalità, sono ancora più si-gnificative. Ogni quadro clinico è caratterizzato dadissociazioni e disarmonie evolutive specifiche.

Il bambino neurologicamente e psicologicamentesano è capace di utilizzare in modo costruttivo gli sti-moli dell’ambiente, di elaborare competenze semprepiù mature ed efficaci. Così non avviene per il bambi-no con deficit di varia natura, che vanno ad inciderenegativamente sul suo sviluppo cognitivo e neuropsi-cologico.

La riabilitazione neuropsicologica in età evolutivasi configura come un momento specifico, capace difacilitare il processo di adattamento del bambino alsuo ambiente e di aumentare l’influenza dell’espe-rienza, quale elemento essenziale per la maturazionedell’individuo.

Il bambino sarà aiutato a ripercorrere le tappe dellosviluppo fornendo quelle esperienze che facilitano l’ac-quisizione di conoscenze, competenze e strategie.

L’IKT, pur essendo una metodica che ha comeobiettivo primario il recupero della funzione motoria,possiede valide potenzialità anche in campo neuro-psicologico. [7]

La relazione terapeutica con il bambino

Essa si prefigge di aiutare il bambino a crescerepiù armoniosamente nelle tre direzioni motoria, affet-tiva e cognitiva.

Il trattamento riabilitativo in età evolutiva, per alcu-ni aspetti, si propone come una pratica educativa edi aiuto attraverso la relazione che usa il corpo e ilgioco come strumenti privilegiati.

Partendo dal gioco e dall’espressività, la relazioneterapeutica aiuta a costruire percorsi nuovi dove ilbambino può vivere in prima persona e sperimentareconcretamente le azioni e il loro risultato, le relazionicon l’altro adulto o bambino e differenti modalità co-municative.

Tra gli obiettivi da porsi vi è quello di dare moltaimportanza all’espressività del bambino, alle emozio-ni e alle potenzialità dello stesso, e ai processi di ap-prendimento.

Si parte dalla considerazione della persona in mo-do “globale”, cioè come integrazione fra motricità (vo-lontaria e involontaria) e attività psichica (affettiva ecognitiva). La motricità, l’affettività, la sensorialità, losviluppo intellettivo si integrano per formare il bambi-no tutto intero.

La relazione terapeutica con il bambino agisce an-che sulle sue parti sane per promuovere altre compe-tenze, ponendosi talvolta al di fuori di un percorsostrettamente riabilitativo e/o assistenziale.

Ogni nuova acquisizione raggiunta nel setting te-rapeutico diventa veramente tale solo se e quandopuò essere generalizzata, contestualizzandola nei di-versi ambienti di vita e facendola in questo modo di-ventare conquista.

Questo implica un lavoro di stretta collaborazionefra la terapia e la famiglia , unico modo per sostene-re le nuove abilità del bambino e riuscire a concretiz-zarle nella vita di tutti i giorni. Dal punto di vista psi-cologico, non è raro che i genitori non riescano a con-siderare il bambino disabile motorio nella sua com-plessità e che stabiliscano una relazione preferenzia-le con la parte “malata”. La famiglia, perciò, è un anel-lo fondamentale e parte integrante del processo tera-peutico. [8]

L’osservazione del bambino è un momento no-dale per individuare possibili piste di lavoro e poi se-lezionare e modificare ad hoc gli obiettivi in base al-l’età, alla situazione cognitiva e alle necessità emer-genti di “quel” particolare bambino.

Il progetto riabilitativo varia a seconda dei diffe-renti bisogni dei pazienti. Ciò dipende sia dall’età, maanche dal loro profilo funzionale, dal loro sviluppoemotivo-affettivo e dalle necessità sociali.

Alcuni esempi di obiettivi generali che hanno va-lenza sul piano psicologico:

– Osservare il bambino e verificare le sue aree di abi-lità, potenzialità e difficoltà.

Aspetti psicologici nell’idrokinesiterapia applicata al bambino

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– Accettare la figura adulta come riferimento, da cui èpossibile imparare e a cui è possibile chiedere aiuto.

– Instaurare una relazione significativa con l’adulto diriferimento.

– Condivisione di spazi, oggetti e attività proposte,fornendo semplici regole.

– Possibilità di rispettare le regole della seduta.– Possibilità di sperimentare in un ambiente protetto

le proprie possibilità motorie.– Favorire l’attività di esplorazione dell’ambiente e sti-

molare l’uso senso-motorio, funzionale e simbolicodelle attrezzature e degli oggetti a disposizione.

– Favorire la possibilità di creare una breve sequen-za di gioco e condividerla.

– Favorire lo sviluppo di una maggiore coordinazionemotoria.

– Sostenere lo sviluppo dell’attenzione, nel tentativodi prolungarne i tempi.

– Aumentare i tempi di condivisione di gioco.– Aiutare la comunicazione, in particolare quella non

verbale, ma mantenendo un’attenzione costante araccogliere, condividere e aiutare anche il verbaleche spontaneamente esca dal bambino.

– Nel caso di un intervento di piccolo gruppo, costrui-re una relazione fra bambini che possa gradual-mente essere sempre meno mediata dall’adulto.

In un programma riabilitativo con IKT l’acqua puòessere intesa sia come ambiente/contesto, sia comemezzo/strumento a disposizione del riabilitatore.

L’acqua è un elemento che facilita il movimento, larelazione con il terapista e l’acquisizione della consa-pevolezza di sé e del proprio corpo. Assolve il compi-to di mediatore, perché tra due corpi immersi in acquanon c’è spazio vuoto, c’è sempre liquido che unisce eche divide al tempo stesso.

Il terapista e l’acqua insieme, dunque, svolgonol’importante ruolo di mediatori e di facilitatori. La rela-zione corporea mediata dall’acqua è un’ottima occa-sione per creare una situazione altamente empati -ca. In acqua le attività frontali o le prese posteriori por-tano ad un abbraccio contenitivo tra terapista e bambi-no. Tutta la seduta è caratterizzata da “una danza nel-l’acqua”, “da una guida sensibile” che non è mai lega-ta al linguaggio verbale, ma improntata sullo stimolodel contatto fisico. Per questo al terapista è richiestoun duplice “sapere”: deve saper essere, cioè deve sa-

persi porre rispetto albambino in un atteg-giamento di ascolto,contenimento e sup-porto, e deve saperfare, cioè avere unacompetenza tecnicae una strategia di in-tervento precisa.

La relazione delfisioterapista con ilmalato (così come

quella dell’infermieree dell’operatore assi-stenziale) è essen-zialmente una rela-zione “corpo a cor-po”, e il lavoro di curarichiede una calda fi-sicità. Queste figureprofessionali hannoun ruolo di grandeimportanza nel crea-re un’atmosfera umana terapeuticamente favorevole.Di solito le persone più apprezzate in ambito socio-sanitario sono quelle che sanno ascoltare, sanno va-lorizzare e sanno sostenere.

Le professioni d’aiuto sono professioni che oscil-lano tra vocazione e tecnicismo. [1-2-10]

La relazione d’aiuto può essere definita come uncaso particolare di relazione umana e rappresenta unelemento essenziale nella cura delle persone; per-mette all’operatore sanitario ed assistenziale di rag-giungere il suo scopo, è la conditio sine qua non del-l’efficacia del suo intervento.

L’interesse per gli altri è un fattore terapeutico mol-to potente, ma diventa efficace solo se si possiedono osi acquisiscono alcune competenze fondamentali. Lestrategie su cui si basa la relazione d’aiuto sono: l’a-scolto attivo , l’empatia e la comunicazione efficace .

La modalità d’approccio basata sulla relazioned’aiuto tende non solo ad eseguire più o meno com-plessi protocolli terapeutici, quanto piuttosto a rimuo-vere gli ostacoli emozionali e cognitivi e facilitare il di-spiegarsi delle energie e delle potenzialità possedutedalla persona assistita. Sua principale finalità è, quin-di, restituire autonomia, senso di dignità ed autostimaalla persona.

Bibliografia

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bambino, Masson, Milano.5. VALERIO V., CHIONNA G. (1999), Studio costruttivo organizzativo

di una piscina terapeutica. La Ginnastica Medica, vol. XLVII -fasc. 1-2, pp. 59-67.

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9. VOLPE P. (2005), Aspetti e risvolti psicologici nei portatori discoliosi, La Ginnastica Medica, vol. LIII - fasc. 4, pp. 5-7.

10. VOLPE P. (2007), La relazione d’aiuto nella cura e l’assistenzadell’anziano, La Ginnastica Medica, vol. LV - fasc. 1-2, pp. 21-24.

Paola M. Volpe

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Introduzione

Mentre fioriscono gli studi e i protocolli riabilitativiindirizzati alle patologie lombari, molto più raramentesi osservano studi e protocolli indirizzati alle patologiecervicali.

Nell’ambito della ricerca sui dolori del rachide ab-biamo indagato varie categorie lavorative e abbiamorilevato che il campione, oltre a soffrire di dolore lom-bare, soffre molto spesso di dolore cervicale. In effet-ti, sia il dolore lombare che cervicale, pur presentan-dosi singolarmente, è spesso combinato: la combina-zione più frequente è l’abbinamento del dolore cervi-cale con il dolore lombare, mentre e più raro il dolorecervico-toracico o cervico-toraco-lombare. Non man-cano riferimenti a categorie professionali che nonesercitano professioni pesanti ma che svolgono atti-vità lavorativa seduta (1).

Materiali e metodi

È stato condotto uno studio trasversale, basatosulla selezione di campioni casuali semplici (numero-sità di ciascun campione n = 100) di soggetti di variaetà compresi fra 20 e 69 anni. Quali popolazioni di ri-ferimento per la selezione campionaria sono state uti-lizzate:– per gli elicotteristi, il 1° reggimento C.A. Antares di

Viterbo; – per gli autisti, i dipendenti dell’Azienda municipaliz-

zata; – per i commercianti, i negozianti di L’Aquila;

– per le casalinghe, le domestiche di L’Aquila; – per gli impiegati, i funzionari di uffici di L’Aquila;– per gli studenti, gli allievi della Facoltà di Ingegne-

ria e allievi ISEF di L’Aquila.Per tutti i soggetti sono stati disponibili dati me-

diante utilizzo di questionario validato (2).I risultati sono stati valutati statisticamente in rap-

porto alle patologie dei vari segmenti rachidei.

Risultati

ElicotteristiGli operatori di questo settore pilotano elicotteri da

carico, trasporto e ricognizione, ed aerei di collega-mento. Durante il volo la postura assunta è quella se-duta. Quando i piloti sono a terra svolgono anche at-tività di manutenzione.

La caratteristica del campione, riferita a 100 sog-getti, ha un’età media di 39 anni (deviazione standard+ 2,19) e sono tutti di sesso maschile.

Il dolore cervicale è presente in forma localizzatao in forma combinata con altri segmenti rachidei nel44% del campione.

Di questa percentuale, l’8% soffre di dolore cervi-cale; il 36% soffre di dolore cervico-lombare.

AutistiGli operatori di questo settore guidano mezzi per

trasporto di persone e la posizione di guida è seduta.La caratteristica del campione, riferita a 100 sog-

getti, ha un’età media di 44 anni (deviazione standard+ 8,68) e sono tutti di sesso maschile.

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Paolo Raimondi*, Vinicio Prosperini*, Marta Hendel**, Francesco Bizzarri***, Giuseppe Costanzo****

DOLORE DEL RACHIDE CERVICALE CON VALUTAZIONE STATISTICADI 600 SOGGETTI DI 6 CATEGORIE LAVORATIVE

*Università degli Studi di L’Aquila - Facoltà di Scienze Motorie**Diplomata in Educazione Fisica

***Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di L’Aquila****Prof. Straordinario di Malattie dell’Apparato Locomotore - Università degli Studi “La Sapienza” Roma

Gli autori, nell’ambito delle ricerche sul dolore del rachide, devono indaga-re 10.000 soggetti di attività lavorative diverse. Di queste categorie 2.500 so-no bambini della scuola dell’obbligo, mentre i rimanenti sono lavoratori dell’in-dustria e del commercio.

Gli autori anticipano lo studio di 600 soggetti di diversa estrazione lavora-tiva.

Parole chiave : rilevamento statistico; dolore cervicale.

RIASSUNTO

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Il dolore cervicale è presente in forma localizzatao in forma combinata con altri segmenti rachidei nel30% del campione.

Di questa percentuale, il 4% soffre di dolore cervi-cale; il 2% soffre di dolore cervico-toracico; il 22% sof-fre di dolore cervico-lombare; il 2% soffre di dolorecervico-toraco-lombare.

CommerciantiGli operatori di questo settore svolgono la loro at-

tività lavorativa utilizzando sia la postura seduta chequella eretta.

La caratteristica del campione, riferita a 100 sog-getti, ha un’età media di 37 anni (deviazione standard+ 10,79); il 64% del campione è costituito da donne.

Il dolore cervicale è presente in forma localizzatao in forma combinata con altri segmenti rachidei nel34% del campione.

Di questa percentuale, il 24% soffre di dolore cer-vicale; l’8% soffre di dolore cervico-lombare; il 2%soffre di dolore cervico-toraco-lombare.

CasalingheIn questo settore sono state indagate solo donne

che svolgono solo attività di casalinghe. La loro attivitàlavorativa utilizza prevalentemente la posizione eretta.

La caratteristica del campione, riferita a 100 sog-getti, ha un’età media di 60 anni (deviazione standard+ 11,15) ed è di sesso femminile.

Il dolore cervicale è presente in forma localizzatao in forma combinata con altri segmenti rachidei nel64% del campione.

Di questa percentuale, il 38% soffre di dolore cer-vico-lombare; il 26% soffre di dolore cervico-toraco-lombare.

ImpiegatiIn questo settore l’attività lavorativa è svolta quasi

esclusivamente in postura seduta. La caratteristica del campione, riferita a 100 sog-

getti, ha un’età media di 40 anni (deviazione standard+ 9,08) ed è di sesso maschile.

Il dolore cervicale è presente in forma localizzatao in forma combinata con altri segmenti rachidei nel56% del campione.

Di questa percentuale, il 14% soffre di dolore cer-vicale; il 2% soffre di dolore cervico-toracico; il 32%soffre di dolore cervico-lombare; l’8% soffre di dolorecervico-toraco-lombare.

StudentiIn questo settore l’attività lavorativa è suddivisa in

rapporto al corso di laurea. Sono stati indagati 50 studenti ISEF e 50 della Fa-

coltà di Ingegneria.Il campione ISEF ha un’età media di 24 anni (de-

viazione standard + 1,86) e di sesso maschile.Il campione degli studenti della Facoltà di Inge-

gneria ha un’età media di 22 anni (deviazione stan-dard + 1,86) e di sesso maschile.

Gli studenti ISEF non presentano dolori cervicali. Negli studenti di ingegneria si è invece rilevato che

il dolore cervicale in forma localizzata o combinata èdel 35% dei 50 soggetti.

Di questa percentuale il 40% soffre di dolore cer-vicale; il 20% soffre di dolore cervico-toracico; il 10%soffre di dolore cervico-lombare.

Discussione

Nell’ambito della ricerca sui dolori del rachide ab-biamo indagato 600 soggetti di varie categorie lavo-rative e abbiamo rilevato che il campione, oltre a sof-frire di dolore lombare per una percentuale che variadal 50% all’80% in rapporto alle categorie lavorative,soffre anche di dolore cervicale. In effetti, sia il dolorelombare che cervicale, pur presentandosi singolar-mente, è spesso combinato; la combinazione più fre-quente è l’abbinamento del dolore cervicale e di quel-lo lombare, mentre è più raro il dolore cervico-toraco-lombare. Il dolore cervicale, però, rispetto ad unostesso studio effettuato nel 1990, è cresciuto notevol-mente in alcune categorie lavorative.

Non è tutto. Nel programma di ricerca sul trasportodello zaino scolastico di due gruppi di 2.500 fanciulliciascuno, il primo studio si è concluso nel 1999 (3) e,in un campione di 40 soggetti sottoposti allo studio del-la variabile circolatoria, è stato rilevato che l’apparatocircolatorio subiva un incremento del carico con un au-mento pressorio e della frequenza cardiaca. Il secondogruppo, dove abbiamo inserito la variabile inerente aldolore cervicale, il collega Prosperini, su una primaparte di campioni, attualmente indagati, pari a 300 sog-getti, ha rilevato dolore cervicale nel 30% di loro!

La problematica del dolore cervicale in varie cate-gorie professionali a rischio è un evidente problemadella sanità pubblica, ma anche un punto di partenzaper studiarne le strategie di prevenzione e di rieduca-zione motoria.

Confrontando le sei tipologie dei campioni, gli stu-denti di ingegneria risultano essere i più colpiti, seguitidagli autisti (4) e dagli impiegati. Mentre per le casa-linghe la tipologia del dolore cervicale può essere do-vuta all’età e alle malattie degenerative (5), conside-rando che il campione ha un’età media di 60 anni, perla categoria degli studenti di ingegneria la patologiacervicale potrebbe essere imputata alla posizione se-duta mantenuta per lungo tempo. Anche l’elevata in-cidenza di dolore cervicale negli impiegati trova signi-ficativi riscontri in letteratura, in special modo nei sog-getti che utilizzano terminali. In effetti i posti di lavorodegli studenti di ingegneria e impiegati sono simili:ambedue utilizzano in modo continuato il computer.Le seggiole, nella maggior parte dei casi, non corri-spondono ai criteri generali di ergonomia, così come

P. Raimondi, V. Prosperini, M. Hendel, F. Bizzarri, G. Costanzo

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il tavolo di lavoro. Inoltre la postura seduta assuntadal soggetto molto spesso è scorretta, perché divieneinstabile durante il lavoro.

Il capo in precario equilibrio eccentrico genera unaforza-peso che spesso sovraccarica le strutture chesono sottoposte ad ogni azione di stress e di sovraf-faticamento. La colonna cervicale è stata costretta adorganizzarsi con potenti freni muscolari per contra-stare la caduta del capo in avanti e la stessa articola-zione atlanto-occipitale, finalizzata a leva di primo ge-nere, ha una resistenza che applica la sua risultantein corrispondenza della sella turcica. Il buon compor-tamento dell’azione dei muscoli erettori è pertantofondamentale nel mantenimento di questo equilibrio.Ogni variazione della postura del capo, che turba l’e-quilibrio del sistema, metterà in difficoltà il sistemastesso e lo renderà inadatto ad assorbire gli stati ten-sionali, con ripercussioni algiche.

Il dolore cervicale, fino ad alcuni anni fa, nel 50%dei casi derivava da attività professionale; oggi, conl’uso del computer quale mezzo insostituibile della vi-ta di relazione lavorativa, tale percentuale è destinataa salire vertiginosamente. Non ultimo starter del dolo-re cervicale sono anche le particolari situazioni psico-sociali o psico-emotive e di cattivo “uso” del corpo (6),che aumentano la tensione muscolare, alla quale siassocia anche una componente circolatoria.

Significativa è la mancanza di dolore cervicale ne-gli studenti di scienze motorie, che per curriculumsvolgono regolare giornaliera attività motoria, ma si-gnificativa è anche l’affermazione degli intervistatidella nostra indagine che hanno dichiarato come l’at-tività fisica, ma anche sportiva, abbia una giovevoleazione antalgica.

Si pone dunque in discussione il possibile ruolodell’attività motoria come fattore in grado di ritardarel’insorgenza del dolore o migliorarlo in considerazionedel fatto che notevoli percentuali di soggetti che rag-giungono punte del 90% trovano “miglioramento” o“molto miglioramento”.

Come largamente attestato in letteratura, nonesistono categorie indenni al dolore cervicale, macategorie che si differenziano per qualità e quantitàdi lavoro. Come complemento di specifiche azioni fi-nalizzate alla razionalizzazione delle postazioni se-dute in rapporto alle esigenze lavorative, l’attivitàmotoria/sportiva può rappresentare uno strumento ef-ficace per limitare il danno soggettivo in soggetti a ri-schio.

Conclusioni

Nei riguardi del dolore cervicale non è necessariauna severa alterazione per produrre il disturbo. Dallecause dovute a traumi gravi a quelli lievi; da traumi lie-vissimi ripetuti nel tempo al sovraccarico funzionale, ildolore è inevitabile anche in considerazione del fattoche la chinesiologia dei muscoli del collo e la fisica delcapo è svantaggiosa a causa del carico eccentrico delcapo sul rachide. Obiettivo di questa indagine è statoquello di verificare, su campioni popolazionistici di ca-tegorie professionali a rischio, l’effettiva prevalenza didolore cervicale localizzato sul solo segmento cervica-le e nelle sue tipologie di presentazione clinica che, inrapporto all’età, coinvolge soggetti che svolgono pre-valentemente attività lavorativa seduta.

Anche le differenze nella percezione del dolorecronico in rapporto allo svolgimento di attività motoriae sportiva hanno messo in luce che il soggetto chesoffre meno il dolore cervicale è quello che pratica gin-nastica, sia essa educativa-rieducativa-sportiva (7-8).

In conclusione, appare utile, sulla base dei dati,sviluppare disegni di studi epidemiologici sia di tipoosservazionale che sperimentale, finalizzati alla cate-gorizzazione di attività motoria come fattore preventi-vo nelle problematiche cliniche del dolore cervicale.

Bibliografia

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Dolore del rachide cervicale con valutazione statistica di 600 soggetti di 6 categorie lavorative

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Angelo Rini

TRATTAMENTO RIABILITATIVO NEL COLPO DI FRUSTA DEL RACHIDE CERVICALE

FisioterapistaDocente Corso di Laurea in Fisioterapia

Università di Bari - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Sede di Brindisi

Riassunto : L’autore analizza una recente raccolta bibliografica sul colpodi frusta e riassume, alla luce della sua esperienza terapeutica, gli aspetti ria-bilitativi più importanti. Inoltre, spiega alcuni esercizi del programma terapeu-tico e fornisce consigli sulla profilassi utili alla ripresa del paziente.

Parole chiave : colpo di frusta, riabilitazione, profilassi.

Abstract : The Author analyses a recent bibliographical collection aboutwhiplash and he summarizes, by the light of his therapeutic experience, mostimportant rehabilitative aspects. Moreover, he explains some exercises of the-rapeutic plan and he provides suggestions about prophylaxis useful for patientrecovery.

Key words : whiplash, rehabilitation, prophylaxis.

RIASSUNTO

SUMMARY

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Premessa

Negli ultimi decenni sono stati pubblicati circa10.000 lavori sul Colpo di Frusta (C.F.), suggerendovari tipi di trattamento.

Una recente ricerca sistematica sulle prove clini-che riportate in questi studi ha mostrato che, nono-stante la miriade di trattamenti disponibili, non esisteper tutti una evidenza della loro efficacia. Con moltaprudenza, i ricercatori sono giunti al risultato che ten-denzialmente sono più efficaci gli INTERVENTI ATTI-VI (anche se talvolta gli studi disponibili non sono me-todologicamente affidabili). All’opposto, la letteraturanon supporta l’uso degli INTERVENTI PASSIVI.

Nel trattamento del dolore di origine muscolo-scheletrica conseguenti al C.F. attualmente possonoessere impiegate diverse modalità di terapia fisica.Tra gli interventi cosiddetti passivi ricordiamo moltovelocemente l’elettroterapia, le cure termali e le ma-nipolazioni.

Gli interventi attivi sono rappresentati principal-mente dagli esercizi. Il terapista, quindi, può sceglie-re tra quelle modalità per le quali esiste dimostrazio-ne scientifica della loro efficacia.

Processo di cicatrizzazione

Nella letteratura internazionale si dà molta impor-tanza al processo di cicatrizzazione dei tessuti lesidall’evento C.F. Infatti dall’evolversi di tale processodipendono tutte le scelte terapeutiche nell’ambito delprogramma riabilitativo.

In sintesi, le fasi salienti della cicatrizzazione sono 3: 1. fase infiammatoria2. fase fibroplastica3. fase di rimodellamento.

Il trattamento riabilitativo

Ogni scelta terapeutica va sempre preceduta daun’accurata valutazione del paziente.

Nelle fasi iniziali il pz. riferisce dolore e talvoltaostacola una corretta valutazione del danno, perciò su-bito dopo il C.F. (in cui la fase infiammatoria è predo-minante) è indispensabile un breve periodo di riposo.

Solo dopo può avere inizio un PROGRAMMA TE-RAPEUTICO che fissa i seguenti obiettivi:• correzione della postura del pz.• rimodellamento dei tessuti interessati• restituzione del movimento funzionale• educazione del pz. alla profilassi.

Correzione della postura

Per quanto riguarda la correzione della postura,bisogna istruire il pz. sul controllo della posizione se-duta e distesa.

Nella posizione seduta molto efficace appare unatecnica di McKenzie detta SLOUCH-OVER CORRECT

e cioè “posizione scomposta-supercorretta ”, con cuiil pz. si esercita più volte al giorno ad accasciarsi in po-sizione seduta viziata, successivamente ad assumereuna corretta posizione seduta per poi arrivare alla com-pleta estensione ristabilendo così la lordosi. Il pz. vie-ne quindi istruito a scaricare la tensione per trovare lasua posizione corretta da seduto.

Passando alla posizione distesa il terapista devefare molta attenzione ad intervenire solo là dove il pz.lamenta un sonno disturbato oppure dolori al mattino.In questi casi un ruolo importante possono rivestire iltipo di cuscino che il pz. usa e la posizione abitualenel dormire. Infatti, per favorire un sonno adeguatonel pz. con C.F. è consigliabile l’uso di un cuscino disupporto che mantenga la testa in una posizione neu-trale, evitando posizioni sedute o prone.

Il trattamento delle disfunzioni

Altro obiettivo da perseguire nelle fasi successiveè il trattamento delle disfunzioni. Le sequele più co-muni del C.F. riguardano una riduzione dei movimen-ti attribuibile al processo di riparazione, cioè alla cica-trizzazione dei tessuti, al rafforzamento del collagenee al rimodellamento. In questa fase un adeguato in-tervento basato su esercizi di stretching favorisce l’e-stensibilità del tessuto cicatriziale, ripristinando cosìle condizioni per il movimento funzionale.

Mostriamo alcuni esercizi esemplificativi per il re-cupero dell’allungamento, del movimento di rotazio-ne, di flessione laterale e di flessione.

ESERCIZIO 1 - Per recuperare l’allungamento, il pz.viene istruito a sedersi su una sedia con lo schienalebasso e a piegare il mento all’indietro il più possibile,mantenendolo parallelo al suolo. Quando la retrazio-ne completa è raggiunta, il pz. ruota la testa all’indie-tro finché è realizzata la completa estensione. A que-sto punto, il pz. ruota la testa 2,5-5 cm a sinistra e adestra, e ritorna quindi alla posizione di partenza.

ESERCIZIO 2 - Per recuperare il movimento di rota-zione, il pz. si siede su una sedia con lo schienalebasso, piega il mento e ruota da una parte la testa findove è possibile. Può essere aggiunta dal pz. unamaggiore pressione posizionando una mano sul men-to e una mano sull’occipite per esercitare una forza diautomobilizzazione. Anche il terapista può esercitareuna pressione per realizzare la rotazione.

ESERCIZIO 3 - Per ristabilire il movimento di flessio-ne laterale, il pz. si siede su una sedia con lo schie-nale basso, piega il mento e porta l’orecchio sullaspalla fin dove è possibile. Una maggiore pressionepuò essere aggiunta dal pz. posizionando una manosulla testa proprio sopra l’orecchio opposto; il braccioopposto viene usato per afferrare il sedile della sediaed esercitare una componente di stabilità. Anche il te-rapista può esercitare una pressione per raggiunge-re meglio il risultato finale.

Angelo Rini

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ESERCIZIO 4 - Per recuperare il movimento di fles-sione, il pz. sta seduto stancamente su una sedia epiega il mento sul petto. Se la flessione attiva è privadi dolore dopo una settimana di ripetute esecuzioni diquesto esercizio, il pz. viene istruito ad afferrare laparte posteriore della testa a livello dell’occipite e adesercitare una forza finché sente lo stiramento, dopo-diché ritorna alla posizione seduta normale.

Questi esercizi dovrebbero essere eseguiti ogni 2ore per circa 10 ripetizioni, stimolando il pz. ad auto-gestirsi. Bisogna fare molta attenzione a non provo-care un eccessivo stiramento dei tessuti con stret-ching troppo vigorosi.

Il recupero funzionale, però, non va riferito esclu-sivamente ai movimenti. Per i pz. che svolgono un’at-tività sedentaria, ad esempio, è molto importante an-che rafforzare i muscoli estensori del tratto cervicaleper renderli più resistenti. I muscoli estensori del col-lo sono muscoli posturali, perciò è quanto mai indi-spensabile istruire il pz. ad una corretta postura attra-verso esercizi di stabilizzazione.

Dopo un iniziale e breve periodo di riposo il pz. do-vrebbe tornare alle normali attività quotidiane.

Per prevenire e ridurre nel tempo la sintomato -logia è utile tenere in considerazione 4 concetti-chia-ve, che sono:

1. MANTENERE l’articolarità e la mobilità del rachidecervicale necessari per svolgere compiti più impe-gnativi e diversi da quelli abitudinari.

2. RISCALDAMENTO MUSCOLARE, cioè fare degliesercizi di riscaldamento per preparare i tessuti(soprattutto quelli lesi) ad un’attività più faticosae prolungata.

3. MANTENERE L’ELASTICITÀ, cioè evitare la con-trazione e l’accorciamento del tessuto cicatrizia-le con adeguati esercizi di stretching.

4. AMBIENTE APPROPRIATO, TECNICA E AT-TREZZATURE, cioè istruire il pz. ad assumeresempre una corretta posizione, a lavorare in am-bienti idonei, con supporti e attrezzature giusti, efare frequenti interruzioni durante i compiti che ri-chiedono un impegno sostenuto. In questo modo siriduce al minimo lo stress dei tessuti cicatriziali.Il programma qui proposto è stato supportato da

prove cliniche che evidenziano come solo nel 10%dei casi la sintomatologia non è migliorata dopo 6 me-si; nella maggior parte dei casi, quindi, i pz. hanno re-cuperato pienamente le loro funzioni.

Conclusioni

In conclusione, attingendo dalla recente letteratu-ra internazionale, si è voluto richiamare l’attenzionesu alcuni punti di ordine metodologico, più che espor-re propriamente uno schema di intervento.

In particolare, la contrapposizione interventi passi-vi vs. interventi attivi, immobilizzazione vs. mobilizza-zione, l’uso o meno del collare, l’autotrattamento ecc.rappresentano dei concetti cardine che ogni riabilita-tore dovrebbe fare propri. Il programma terapeuticopresentato è finalizzato al recupero globale del pa-ziente senza trascurare la prevenzione, e si configu-ra come uno strumento sicuro e adeguato che forni-sce sia al PAZIENTE che al TERAPISTA le linee-gui-da verso la ripresa.

A tutt’oggi, chi si interessa alla riabilitazione dellelesioni cervicali da C.F. si trova a percorrere una stra-da ancora lunga e a tratti buia.

L’evidenza scientifica dell’efficacia di un tratta -mento è l’obiettivo, il GOAL da raggiungere, e so -lo il rigore del nostro lavoro può illuminare questastrada ancora lunga e buia.

Bibliografia

1. FITZ-RITSON D. (1995), Phasic exercises for cervical rehabilitationafter whiplash trauma, J. Manipulative Physiol. Ther., 18: 21-4.

2. MALANGA G. A., NADLER S. F. (2002), Whiplash, Hanley & Belfus,Philadelphia.

3. TWOMEY L. T., TAYLOR J. R. (1993), The whiplash Syndrome.Pathology and physical treatment, J. Manipulative ManualTher., 1: 26-29.

Trattamento riabilitativo nel colpo di frusta del rachide cervicale

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Esercizio 1: recupero allunga -mento.

Esercizio 2: recupero movi -mento di rotazione.

Esercizio 3: recupero movi -mento flessione laterale.

Esercizio 4: recupero movi -mento di flessione.

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Domenica 8 febbraio 2008SALA DELLA ROCCA ESTENSE - P.ZZA DELLA ROCCA ESTENSE

PRIMA SESSIONE

Moderatori: Francesco Cimino, Mario Meschieri

Ore 08.00 Registrazione dei Partecipanti, Consegna questiona -rio di verifica di apprendimento in entrata per E.C.M.

Ore 09.00 Saluto delle Autorità:Dr. Mario Meschieri - Sindaco di San Felice sul PanaroDr. Nicolino d’Autilia - Presidente Ordine dei Medici del-la Provincia di ModenaDr. Alvaro Corigliano - Presidente Nazionale SIGMSig. Roberto Reggiani - Reggiani Costruzioni SPADr. Nunzio Borelli - Presidente del Circolo dei Medicidella Bassa ModeneseDr. Francesco Cimino - Presidente del Congresso

Ore 09.20 “Il servizio di fisiatria e riabilitazione nel Distretto 2: in-tegrazione con le organizzazioni private per la cura etutela della salute. Il caso degli impianti natatori”Luciano Mazzoleni (Modena)

Ore 09.30 Lettura Magistrale:“Idrokinesiologia: dalla riabilitazione alla rieducazione”Vittorio V alerio (Brindisi)

Ore 10.00 “Il movimento in ambiente microgravitario e biomecca-nica umana in acqua”Giuseppe Massara (Roma)

Ore 10.20 “Idrokinesiterapia nelle patologie ortopediche”Gabriella Chionna (Brindisi)

Ore 10.40 “Il trattamento riabilitativo e rieducativo in acqua dellaspalla”Maria Teresa Esposito (Vibo Valentia)

Ore 11.00 “Disabilità e acqua”Giovanni Battista Odone (Modena)

Ore 11.15 “Nuoto e scoliosi”Alvaro Corigliano (Firenze)

Ore 11.30 “Attività in acqua da 0 a 3 anni” (Video)Anna Rita Zampieri (Ferrara)

Ore 11.45 Dibattito tra pubblico ed espertiOre 12.30 Chiusura lavori Prima Sessione - Pausa pranzo

PISCINA AGUA CENTER DI SAN FELICE SUL PANARO (MO) VIA GARIBALDI, 8

SECONDA SESSIONE (Parte pratica)Moderatori: Francesco Cimino , Giovanni Battista Odone

Ore 14.00 “Idrokinesiterapia nelle patologie ortopediche”Gabriella Chionna (Brindisi)

Ore 14.45 “Il trattamento riabilitativo e rieducativo in acqua dellaspalla”Maria Teresa Esposito (Vibo Valentia)

Ore 15.30 “Il trattamento riabilitativo e rieducativo in acqua dellepiù comuni patologie del ginocchio e del rachide”Ruggero V io (Modena)

Ore 16.15 “Il trattamento rieducativo in acqua delle patologie orto-pediche più frequenti”Giovanni Battista Odone , Donatella Guerra , Rita Ci -gnarale , Valerio Campadelli (Modena)

Ore 17.00 Dibattito tra pubblico ed espertiOre 17.45 Test di apprendimento per E.C.M. e consegna Atte -

stati di partecipazioneOre 18.00 CONCLUSIONE LAVORI

SOCIETÀ ITALIANA DI GINNASTICA MEDICA - MEDICINA FISICA - SCIENZE MOTORIE E RIABILITATIVE

Presidente: Dott. Alvaro Corigliano

L’acqua come recuperoSan Felice sul Panaro (Modena) - Rocca Estense - Piscina Agua Center

8 febbraio 2009

Presidente del Congresso Dottor Francesco CiminoPresidente Onorario del Congresso Prof. V ittorio V alerio

Coordinatore Dottor Giovanni Battista Odone

Il Congresso è gratuito per i soci S.I.G.M. regolarmente iscritti per l’anno 2009. Per tutti gli altri partecipanti il costo è di60 €. L’iscrizione darà diritto alla partecipazione ai lavori congressuali, al kit congressuale, agli atti del congresso, al buf-fet ed all’attestato di partecipazione.Le iscrizioni saranno accettate in base all’ordine cronologico di arrivo in Segreteria della scheda di iscrizione. Perogni ulteriore informazione circa il congresso, la prenotazione alberghiera e i crediti ECM, sarà disponibile un CallCenter attivo dal 7 gennaio 2009, dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 15.00, al numero 059.9782820.L’eventuale intero ricavato del Congresso, escluse le spese, verrà devoluto a favore dell’Associazione di Volontariato ONLUS“Alfeo Corassori - La Vita per Te” di Modena, per la gestione della Clinica Pediatrica realizzata a Fianarantsoa (Madagascar).

PROGRAMMA SCIENTIFICO

CONGRESSO

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