Gifra atripalda dolce sentire giugno 2014

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GIUGNO 2014 Dolce Sentire 4 uscire dall’Egio, dalla condizione di schia- vitù, e per quarant’anni ha guidato nel deserto verso la terra promessa. Una volta stabilito nella terra, il popolo eleo rag- giunge una certa autonomia, un certo be- nessere, e corre il rischio di dimencare le tris vicende del passato, superate grazie all’intervento di Dio e alla sua infinita bon- tà. Allora le Scriure esortano a ricordare, a fare memoria di tuo il cammino fao nel deserto, nel tempo della caresa e dello sconforto. L’invito è quello di ritor- nare all’essenziale, all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la so- pravvivenza era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che «non vive soltanto di pane, ma… di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3) (…) Se ci guardiamo aorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non vengono dal Signore e che apparentemente soddi- sfano di più. Alcuni si nutrono con il dena- ro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che ci nu- tre veramente e che ci sazia è soltanto quello che ci dà il Signore! Il cibo che ci offre il Signore è diverso dagli altri, e forse non ci sembra così gustoso come certe vivande che ci offre il mondo. Allora so- È tornata, calda, l’estate. E come sarebbe bello se caldo fosse anche lo spirito, infiammato della luce d’amore che solo Lui sa dare. Fa caldo e trasciniamo fratello cor- po, stanco delle fache dell’anno, al mare ed al sole dell’estate, sulle spiagge affollate, nell’aria immobile della canicola esva. Ma come sareb- be bello che ad abbronzarci oltre al sole fosse- ro i raggi del tabernacolo. Liberi dalle fache quodiane, sarebbe proprio bello dedicare un po’ del nostro preziosissimo tempo a Lui che, però, ne ha sempre per noi. È per questo che non vi auguriamo una buona estate. Troppi sono infa i pregiudizi, le mancanze, i piccoli ligi, i pensieri troppo umani che renderebbero anche una semplice, buona e rilassante estate luogo di incomprensioni e piccole, a volte in- consapevoli, guerre da ombrellone. Vi voglia- mo augurare un’estate buona, in cui il Vento della Sua pace ristori il vostro cuore come la brezza che spira lieve dal mare, come un fresco fruscio di onde, come il Sole, che ridà forza alle membra, come un fruo fresco che ristori nella calura esva. «Il Signore, tuo Dio, … ha nutri- to di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2). “Queste parole del Deuteronomio fanno riferi- mento alla storia d’Israele, che Dio ha fao gniamo altri pas, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano la carne e le cipolle che mangiavano in Egio, ma dimencavano che quei pas li mangiavano alla tavola della schia- vitù. Essi, in quei momen di tentazione, ave- vano memoria, ma una memoria malata, una memoria seleva. Una memoria schiava, non libera. Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola vo- glio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù? Inoltre, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia memoria? Quella del Signore che mi salva, o quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia anima? Il Padre ci dice: «Ti ho nutrito di manna che tu non conoscevi». Recuperiamo la memo- ria. Questo è il compito, recuperare la memo- ria. E impariamo a riconoscere il pane falso che illude e corrompe, perché fruo dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato”. (Dall’Omelia di Papa Francesco nella Solennità del Corpus Domini). Auguri di una estate buo- na, spesa nel deserto di ogni senmento ca- vo, nel viaggio con gli altri fratelli verso una meta precisa, in ascolto di Lui e totalmente esposta alla Sua luce che cambia. Maria Consiglia - GIOVANI APPUNTI DI VIAGGIO N ella nostra parrocchia di Santa Maria del Carmine, insieme ad altre associazioni religiose, è presente il Terz’Ordine Carme- litano. Le prime professioni nel Terz’Ordine di Atripalda, di cui abbiamo documen- tazione storica, risalgono al 15 luglio 1903. Il Terz’Ordine Carme- litano è composto da laici consacrati, che, con la loro missione di apostolato, contribuiscono alla costruzione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Missio- ne richiamata anche nel capitolo quarto della Lumen Gentium (Concilio Vaticano II). I Carmelitani, innestati a Cristo nel Battesimo, sono creature nuove. Aperti a Dio: liberi di esprimere il sì alla sua volontà e di agire di conseguenza. Aperti ai fratelli: la misura di Amare è di amare senza misura (Santa Teresa d’Avila). Aperti al mon- ALL’INTERNO: Pag 2: Servo di Dio Padre Isaia Columbro; Insieme come gli Apostoli: raduno zonale adolescenti. Pag 3: L’opportunità favorevole di uno stile di vita alternativo; Pag 4: E’ una buona estate. do: luogo privilegiato dell’incontro di Dio con gli uomini. La Vergine Maria ed Elia profeta sono, per noi, ispirazione, presenza e guida. Il Carmelo è il luogo dove si fa esperienza del Monte, esperienza di Dio. I Carmelita- ni, nell’azione di ogni giorno, cercano l’impronta nascosta di Dio, la riconosco- no e la fanno germo- gliare secondo lo spirito evangelico. Forte è la preghiera contemplativa. Il contemplativo è colui che, incontran- do Dio, vede tutto con l’occhio di Dio, ordinando al bene la realtà in cui vive. Tra le azioni concrete, nelle nostre comunità, c’è il “Centro di Accoglienza Padre Elia Alleva”, e la “Missione Tanzania” (da diversi anni i padri Carmelitani del Commissario Generale “Santa Maria la Bruna” sono impegnati per un progetto di fondazione del Carmelo maschile in Tanzania). Il Carmelo è una proposta. Le catechesi di formazio- ne mensili, da parte dei Padri Carmelitani, ci fanno crescere nell’amore a Cristo, imitando le virtù della Vergine del Carmelo. Se senti di essere chiamato, presso la Chiesa del Carmine, troverai una carmeli- tana, che ti potrà aiutare a capire la tua vocazione. Come ogni anno quindi, si rinnova la devozione a questa Vergine, Copatrona della città. Un abbraccio fraterno in Cristo Gesù, sotto lo sguardo della Vergine del Carmelo. Anna Brogna - TERZ’ORDINE CARMELITANO

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GIUGNO 2014 Dolce Sentire 4

uscire dall’Egitto, dalla condizione di schia-

vitù, e per quarant’anni ha guidato nel

deserto verso la terra promessa. Una volta

stabilito nella terra, il popolo eletto rag-

giunge una certa autonomia, un certo be-

nessere, e corre il rischio di dimenticare le

tristi vicende del passato, superate grazie

all’intervento di Dio e alla sua infinita bon-

tà. Allora le Scritture esortano a ricordare,

a fare memoria di tutto il cammino fatto

nel deserto, nel tempo della carestia e

dello sconforto. L’invito è quello di ritor-

nare all’essenziale, all’esperienza della

totale dipendenza da Dio, quando la so-

pravvivenza era affidata alla sua mano,

perché l’uomo comprendesse che «non

vive soltanto di pane, ma… di quanto esce

dalla bocca del Signore» (Dt 8,3) (…) Se ci

guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci

sono tante offerte di cibo che non vengono

dal Signore e che apparentemente soddi-

sfano di più. Alcuni si nutrono con il dena-

ro, altri con il successo e la vanità, altri con

il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che ci nu-

tre veramente e che ci sazia è soltanto

quello che ci dà il Signore! Il cibo che ci

offre il Signore è diverso dagli altri, e forse

non ci sembra così gustoso come certe

vivande che ci offre il mondo. Allora so-

È tornata, calda, l’estate. E come sarebbe

bello se caldo fosse anche lo spirito,

infiammato della luce d’amore che solo

Lui sa dare. Fa caldo e trasciniamo fratello cor-

po, stanco delle fatiche dell’anno, al mare ed al

sole dell’estate, sulle spiagge affollate, nell’aria

immobile della canicola estiva. Ma come sareb-

be bello che ad abbronzarci oltre al sole fosse-

ro i raggi del tabernacolo. Liberi dalle fatiche

quotidiane, sarebbe proprio bello dedicare un

po’ del nostro preziosissimo tempo a Lui che,

però, ne ha sempre per noi. È per questo che

non vi auguriamo una buona estate. Troppi

sono infatti i pregiudizi, le mancanze, i piccoli

litigi, i pensieri troppo umani che renderebbero

anche una semplice, buona e rilassante estate

luogo di incomprensioni e piccole, a volte in-

consapevoli, guerre da ombrellone. Vi voglia-

mo augurare un’estate buona, in cui il Vento

della Sua pace ristori il vostro cuore come la

brezza che spira lieve dal mare, come un fresco

fruscio di onde, come il Sole, che ridà forza alle

membra, come un frutto fresco che ristori nella

calura estiva. «Il Signore, tuo Dio, … ti ha nutri-

to di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2).

“Queste parole del Deuteronomio fanno riferi-

mento alla storia d’Israele, che Dio ha fatto

gniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i

quali rimpiangevano la carne e le cipolle che

mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che

quei pasti li mangiavano alla tavola della schia-

vitù. Essi, in quei momenti di tentazione, ave-

vano memoria, ma una memoria malata, una

memoria selettiva. Una memoria schiava, non

libera. Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e

io? Dove voglio mangiare? A quale tavola vo-

glio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno

di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù?

Inoltre, ognuno di noi può domandarsi: qual è

la mia memoria? Quella del Signore che mi

salva, o quella dell’aglio e delle cipolle della

schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia

anima? Il Padre ci dice: «Ti ho nutrito di manna

che tu non conoscevi». Recuperiamo la memo-

ria. Questo è il compito, recuperare la memo-

ria. E impariamo a riconoscere il pane falso che

illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo,

dell’autosufficienza e del peccato”.

(Dall’Omelia di Papa Francesco nella Solennità

del Corpus Domini). Auguri di una estate buo-

na, spesa nel deserto di ogni sentimento catti-

vo, nel viaggio con gli altri fratelli verso una

meta precisa, in ascolto di Lui e totalmente

esposta alla Sua luce che cambia.

Maria Consiglia - GIOVANI

APPUNTI DI VIAGGIO

N ella nostra parrocchia di Santa Maria del

Carmine, insieme ad altre associazioni

religiose, è presente il Terz’Ordine Carme-

litano. Le prime professioni nel Terz’Ordine di

Atripalda, di cui

abbiamo documen-

tazione storica,

risalgono al 15

luglio 1903. Il

Terz’Ordine Carme-

litano è composto da

laici consacrati, che,

con la loro missione

di apostolato,

contribuiscono alla

costruzione del

Corpo di Cristo che

è la Chiesa. Missio-

ne richiamata anche

nel capitolo quarto

della Lumen Gentium (Concilio Vaticano II). I

Carmelitani, innestati a Cristo nel Battesimo, sono

creature nuove. Aperti a Dio: liberi di esprimere il

sì alla sua volontà e di agire di conseguenza. Aperti

ai fratelli: la misura di Amare è di amare senza

misura (Santa Teresa d’Avila). Aperti al mon-

ALL’INTERNO:

Pag 2: Servo di Dio Padre Isaia Columbro; Insieme come gli Apostoli: raduno zonale adolescenti. Pag 3: L’opportunità favorevole di uno

stile di vita alternativo; Pag 4: E’ una buona estate.

do: luogo privilegiato dell’incontro di Dio con gli

uomini. La Vergine Maria ed Elia profeta sono, per

noi, ispirazione, presenza e guida. Il Carmelo è il

luogo dove si fa esperienza del Monte, esperienza

di Dio. I Carmelita-

ni, nell’azione di

ogni giorno, cercano

l’impronta nascosta

di Dio, la riconosco-

no e la fanno germo-

gliare secondo lo

spirito evangelico.

Forte è la preghiera

contemplativa. Il

contemplativo è

colui che, incontran-

do Dio, vede tutto

con l’occhio di Dio,

ordinando al bene la

realtà in cui vive.

Tra le azioni concrete, nelle nostre comunità, c’è il

“Centro di Accoglienza Padre Elia Alleva”, e la

“Missione Tanzania” (da diversi anni i padri

Carmelitani del Commissario Generale “Santa

Maria la Bruna” sono impegnati per un progetto di

fondazione del Carmelo maschile in Tanzania). Il

Carmelo è una proposta. Le catechesi di formazio-

ne mensili, da parte dei Padri Carmelitani, ci fanno

crescere nell’amore a Cristo, imitando le virtù della

Vergine del Carmelo. Se senti di essere chiamato,

presso la Chiesa del Carmine, troverai una carmeli-

tana, che ti potrà aiutare a capire la tua vocazione.

Come ogni anno quindi, si rinnova la devozione a

questa Vergine, Copatrona della città. Un abbraccio

fraterno in Cristo Gesù, sotto lo sguardo della

Vergine del Carmelo.

Anna Brogna - TERZ’ORDINE CARMELITANO

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GIUGNO 2014 Dolce Sentire 2

In occasione dell’apertura della inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di Santità del Servo di Dio Padre Isaia Columbro,

sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori della Provincia sannito-irpina (Vitulano, 13 luglio 2014), pubblichiamo parte della sua

biografia, tratta dal sito web www.padreisaia.it.

Padre Isaia (al secolo Antonio) nasce in Foglianise (Bn) l’11 febbraio 1908 da Cosimo Columbro e Maria

Antonia Tedesco. Inizia il suo cammino vocazionale appena undicenne nel collegio serafico della contrada

Arco di Vitulano ed appartiene al primo gruppo di fratini, future speranze della nuova Provincia francescana

del Sannio e dell’Irpinia, eretta nel 1911. Poi si trasferisce a Paduli per gli studi ginnasiali. Novizio nel 1924,

chierico studente di filosofia prima a Montecalvo Irpino e poi a Fiesole in Toscana, studente di Teologia in

Benevento, dove nel 1929 professa solennemente. Seguace del Poverello d’Assisi ne imita le virtù della

umiltà e della semplicità, novello sacerdote entusiasta promette di essere tutto di Dio e di voler portare tutti

gli uomini a Dio offrendo ad essi la letizia francescana. Il 25 luglio 1931, nella Basilica della Madonna delle

Grazie in Benevento, viene ordinato sacerdote dalle mani di S. Ecc. il cardinale Adeodato Piazza, arcivesco-

vo di Benevento.

Nell’Ordine dei Frati Minori ricopre più volte l’ufficio di guardiano, di maestro dei novizi, dei chierici e di

parroco. Risiede nei conventi della Madonna delle Grazie di Benevento e in quello della Valle Vitulanese.

Ma il suo apostolato supera i confini di questi comuni. In breve diventa punto di riferimento spirituale per i

fedeli provenienti da diversi luoghi della Campania. Conosce San Pio da Pietrelcina e ne segue gli esempi e i

consigli. P. Isaia è sempre disponibile e pronto a donarsi a tutti con una preghiera ed una benedizione. P. Isaia

era ricercato ed amato per le sue benedizioni, per le sue preghiere ed a volta per i suoi esorcismi; era stimato

però soprattutto per l’esercizio del sacramento della penitenza, e per la devozione verso la Madonna che

inculcava a tutti. P. Isaia era sempre in unione con Dio: la sua preghiera era costante.

Si addormenta nel Signore la sera del 13 luglio 2004, nella sua cella nel convento della SS. Annunziata e di

Sant’Antonio a Vitulano (Bn), mentre è in preghiera inginocchiato per terra. Numerosi fedeli, e anche sacer-

doti e religiosi, da tutta la Valle Vitulanese a da tanti altri paesi del Sannio, dell’Irpinia, della Puglia, della

Basilicata e del Lazio, hanno partecipato ai suoi funerali e lo hanno accompagnato, per la sepoltura, nel

cimitero di Vitulano.

È un continuo pellegrinaggio di fedeli alla sua tomba ed in tanti hanno voluto testimoniare sulla santità della

sua vita.

G li Apostoli erano uomini che seguivano e annunciavano la «La Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,1-6) o

meglio dire Gesù Cristo. Il compito che diede nostro Signore agli Apostoli era di annunciare la “La

Lieta Notizia” a tutto il mondo, dov’era molto diffusa a quell’epoca la religione pagana o altre religioni

minori, facendo questo con la gioia, tipica del Cristianesimo. Come gli Apostoli, siamo chiamati anche noi ad

annunciare agli altri il Vangelo, in particolare anche con la testimonianza di vita umile, semplice e gioiosa.

Un’esperienza di annuncio organizzata dalla Gifra regionale di Campania e Basilicata, a cui abbiamo parteci-

pato anche noi ragazzi della Gifra di Atripalda, si è tenuta a Montesarchio, in provincia di Benevento. Una

città molto bella, con il suo castello, che spicca sulla collina e che con il suo fascino ha attirato particolarmente

l’attenzione di noi ragazzi. Come solito fare in questo tipo di esperienze, i ragazzi si dividono in tre gruppi: i

missionari, che invitano le persone incontrate in strada ad entrare nella chiesa, per un momento di adorazione

eucaristica, di incontro con Gesù; il gruppo liturgico, cioè i ragazzi che pregano per i missionari; e il gruppo di

accoglienza, all’ingresso della chiesa. Quello che si può provare in queste situazioni è sicuramente una grande

contentezza o gioia, ma voglio sottolineare ed evidenziare la commozione di questa esperienza e il grande desi-

derio che il Signore possa convertire le persone che entrano in chiesa e fargli sentire nel loro cuore, il calore del

suo immenso amore, perché in effetti questa missione si basa sul portare agli altri la nostra testimonianza di

vita e l’amore di Dio, nostro Padre. Ha anche attirato la mia attenzione il volto delle persone che entravano in

chiesa: sembrava come se avessero trovato quello che da tempo stavano cercando o che non avevano trovato in

tutta la loro vita. Queste attività di evangelizzazione sono importantissime, per ogni luogo. I beni materiali, i

falsi idoli, il denaro ci distraggono dal vero senso della nostra vita: Gesù Cristo, la vera felicità. Perché chi ha

Gesù Cristo, nella vita, ha tutto.

Paolo - ADOLESCENTI

GIUGNO 2014

O gni anno per la Gioventù Francescana di Atripalda

l’arrivo delle vacanze estive segna la fine delle ordi-narie attività, offrendo non solo l’opportunità di

“staccare” dalla routine quotidiana, ma, soprattutto, di

ripensare all’anno fraterno trascorso per verificare quanto di

buono è stato realizzato, cosa si poteva fare meglio e come riprogettare le attività dell’anno seguente. L’anno fraterno

appena trascorso riporta la foto di una fraternità, che certa-

mente è cambiata velocemente negli ultimi tempi, ma che

si è sempre sforzata di dare il massimo della proprie possibili-tà – sia nelle esperienze vissute a livello locale o regionale,

che nell’ordina-

rietà del cammi-

no – per mantenere viva la sua fiamma. Durante il ritiro di fine anno, tenutosi al convento sabato 14 e domenica 15

giugno, quindi, abbiamo voluto ripensare insieme al cam-

mino percorso, ritornando al principio che guida il nostro essere fraternità: il vivere insieme come fratelli. Facendo

riferimento al passo degli Atti degli Apostoli (2, 42-48) relati-

vo allo stile di vita della prima comunità cristiana, Suor Da-

niela, delle Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripal-da, ci ha guidato nella riflessione e aiutato a riportare alla

memoria del cuore gli elementi che contraddistinguono lo

“stile di vita alternativo” che con la promessa nella Gifra

abbiamo scelto. Vivere insieme come fratelli è radunarsi intorno a Gesù per mettersi in ascolto della parola di Dio; è condurre una vita fraterna nella quale met-

tere in comune non solo i beni materiali, ma anche le proprie esperienze; è fermarsi a pregare insie-

me l’uno per l’altro; è dividere i pesi e moltiplicare le gioie; è riscoprire ogni giorno che ognuno, con i

suoi limiti e talenti, è un dono per chi gli è accanto; è il bisogno, a volte represso, altre volte irrefrenabile, di par-

lare e di comunicare come stiamo a chi ci circonda.

Così, proprio come i primi cristiani, abbiamo desiderato

che ogni momento del ritiro fosse vissuto in quella sem-plicità di cuore e in quell’unione fraterna, che libera ed

è liberante perché fa sentire ognuno accolto e a casa.

Che l’esperienza di fraternità possa continuare ad esse-

re sempre, oggi e nel futuro che Dio vorrà donarci, quell’opportunità favorevole di uno stile di vita alternati-

vo!

Emilio – GIOVANI ADULTI

Dolce Sentire 3