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1 GIAPPONE L’Arte del mutamento primavera-estate 2005-2006-2007 Gian Carlo Calza curatore scientifico del progetto L’abbinamento di Genova col Giappone proposto nel progetto che si presenta oggi si lega alla riqualificazione avviata da alcuni anni nel capoluogo ligure per adattarlo alle esigenze di una città europea d’avanguardia. Esso si riconduce anche agli intensificati rapporti internazionali culminati l’anno passato con “Genova Capitale Culturale d’Europa”. E’ interessante che in questa sua fase di rinnovamento la città si misuri con un Paese apparentemente così lontano. Esistono però motivi precisi. Quella giapponese è una delle culture che nel loro sviluppo secolare hanno maggiormente saputo trasformarsi assorbendo stimoli provenienti dall’esterno, anzi molte volte andandoli tenacemente a ricercare. E però in tutti i suoi connubi di civiltà non ha mai perduto l’essenza della propria natura. Dapprima il grande impatto dalla Corea e dalla Cina con la cultura confuciana e la fede buddhista, poi quello dall’India e dal buddhismo esoterico di impronta himalayana, e ancora dalla Cina — questa sorta di grande madre o anche di rispettato, temuto, a volte persino odiato, fratello maggiore — quindi dall’Europa e dal cristianesimo missionario del Cinquecento e del Seicento, infine da tutto l’Occidente, soprattutto nell’impronta degli Stati Uniti, in almeno due fasi: dalla metà Ottocento e dopo la guerra del Pacifico. In più occasioni il Giappone si confrontò, e continua a farlo e lo farà probabilmente sempre, con realtà economiche, culturali, politiche, sociali gigantesche. Le abbraccia con tutto se stesso. cerca a volte addirittura di inghiottirle. Ne fa spesso grandi indigestioni che fanno temere per la perdita di sé. Ma poi risorge sempre arricchito dai frutti dell’incontro, talvolta anche scontro, con quelle realtà diverse. Per questo motivo il tema del ciclo triennale da Genova dedicato al Sol Levante ha per fondamento la trasformazione vista attraverso l’arte. Trasformazione nel senso del passaggio da un tipo di società a un’altra, dell’accelerazione e intensificazione dei rapporti, dell’approfondimento, della messa a confronto ed esaltazione delle differenze culturali. Oltre a essere intrinseco alla natura stessa della società giapponese rappresenta anche la via di sviluppo intrapresa da Genova in questi

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GIAPPONE L’Arte del mutamento primavera-estate 2005-2006-2007 Gian Carlo Calza curatore scientifico del progetto L’abbinamento di Genova col Giappone proposto nel progetto che si presenta oggi si lega alla riqualificazione avviata da alcuni anni nel capoluogo ligure per adattarlo alle esigenze di una città europea d’avanguardia. Esso si riconduce anche agli intensificati rapporti internazionali culminati l’anno passato con “Genova Capitale Culturale d’Europa”. E’ interessante che in questa sua fase di rinnovamento la città si misuri con un Paese apparentemente così lontano. Esistono però motivi precisi. Quella giapponese è una delle culture che nel loro sviluppo secolare hanno maggiormente saputo trasformarsi assorbendo stimoli provenienti dall’esterno, anzi molte volte andandoli tenacemente a ricercare. E però in tutti i suoi connubi di civiltà non ha mai perduto l’essenza della propria natura. Dapprima il grande impatto dalla Corea e dalla Cina con la cultura confuciana e la fede buddhista, poi quello dall’India e dal buddhismo esoterico di impronta himalayana, e ancora dalla Cina — questa sorta di grande madre o anche di rispettato, temuto, a volte persino odiato, fratello maggiore — quindi dall’Europa e dal cristianesimo missionario del Cinquecento e del Seicento, infine da tutto l’Occidente, soprattutto nell’impronta degli Stati Uniti, in almeno due fasi: dalla metà Ottocento e dopo la guerra del Pacifico.

In più occasioni il Giappone si confrontò, e continua a farlo e lo farà probabilmente sempre, con realtà economiche, culturali, politiche, sociali gigantesche. Le abbraccia con tutto se stesso. cerca a volte addirittura di inghiottirle. Ne fa spesso grandi indigestioni che fanno temere per la perdita di sé. Ma poi risorge sempre arricchito dai frutti dell’incontro, talvolta anche scontro, con quelle realtà diverse.

Per questo motivo il tema del ciclo triennale da Genova dedicato al Sol Levante ha per fondamento la trasformazione vista attraverso l’arte. Trasformazione nel senso del passaggio da un tipo di società a un’altra, dell’accelerazione e intensificazione dei rapporti, dell’approfondimento, della messa a confronto ed esaltazione delle differenze culturali. Oltre a essere intrinseco alla natura stessa della società giapponese rappresenta anche la via di sviluppo intrapresa da Genova in questi

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anni. Ciascun evento del triennio 2005-2007 durerà quattro mesi e si articolerà in un gruppo di mostre nel Palazzo Ducale e di attività collaterali: sul cinema, la letteratura, la musica e lo spettacolo, le arti marziali, la cerimonia del tè, la cucina in vari luoghi della città.

Bisogna inoltre dire che Genova fu direttamente partecipe, anche se in modo circoscritto, di una delle metamorfosi del Giappone e cioè quando esso intraprese il suo vertiginoso processo di occidentalizzazione dopo la metà dell’Ottocento. Mi riferisco a quando Edoardo Chiossone lasciò la città per andare a fare il direttore artistico del nuovo poligrafico dello Stato del governo Meiji nel 1875. Egli portò a Tokyo, dove rimase fino alla morte nel 1898, le più avanzate tecniche della produzione di carte valori ed è ancora considerato una sorta di padre della stampa giapponese moderna. Ma oltre all’attività nel poligrafico, dipinse anche diversi ritratti di personaggi importanti tra cui l’imperatore Meiji, l’imperatrice e il principe ereditario, nonché altri membri della famiglia imperiale e del governo. Durante la sua permanenza in Giappone raccolse inoltre circa ventimila opere che formano la raccolta del museo genovese che porta il suo nome.

La prima delle quattro mostre di quest’anno Stampe e dipinti. Capolavori dal Museo Chiossone comprende centocinquanta opere e mette in luce la società giapponese dei due secoli e mezzo che precedettero l’apertura del Paese nel 1854. Quello fu un periodo di grandi tramutazioni con la crisi e l’irrigidimento del sistema feudale, la comparsa di istituti sociali di tipo moderno e, con l’emergere della classe mercantile e imprenditoriale, anche la formazione di un nuovo gusto, una nuova arte e nuovi divertimenti.

Anche la seconda mostra: Avvolti nel mito.Tessuti e costumi fra Settecento e Novecento dalla collezione Montgomery testimonia un periodo di tramutazioni in cui nuovi elementi iconografici e nuove tecniche si sovrappongono e si fondono con altre più tradizionali. Si compone di centocinquanta manufatti tessili d’uso corrente in cotone, ma con esemplari in ramia, in glicine, banano e altre fibre e decorati perlopiù in indaco. Si tratta di coperture per futon, di vesti pesanti e leggere di festa o di lavoro, per contadini, pescatori, pompieri, rivelano l’intrinseco splendore del design tessile e di abbigliamento per la maggior parte l’ultimo quarto dell’otto e il primo del Novecento. Alcuni di essi sono ancora dello stesso tipo che

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si vede illustrato nelle stampe e i dipinti più tardi delle opere nella collezione di Edoardo Chiossone. La terza mostra Manifesti d’artista. 1955-2005 è unica nel suo genere per ricchezza di opere, complessità e ampiezza del periodo considerato in quanto raccoglie seicento opere di sessantasette grafici di più generazioni. Il manifesto giapponese per certi aspetti si riallaccia alla tradizione della grafica nazionale che già con l’ukiyoe — il mondo fluttuante — raggiunse livelli ineguagliati. Le opere saranno raggruppate secondo i principali temi rappresentati: Arti e Teatro, Ambiente, Comunicazione, Tipografia, Sport, Pace, Stile Giappone.

L’ultima mostra Hiroshima-Nagasaki. Fotografia della memoria è una mostra-evento per il sessantesimo anniversario dalla distruzione delle due città con la bomba atomica. Le tre sezioni sono dedicate una a ciascuna città con foto scattate in quei giorni, la terza alla piccola Sadako e alla sua storia delle mille gru di carta. Un’istallazione particolare, che occuperà l’intera corte grande di Palazzo Ducale fino all’ultimo piano, ha lo scopo di richiamare alla memoria e al raccoglimento.

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GIAPPONE. L’Arte del mutamento Genova, 16 aprile- 21 agosto 2005 a cura di Gian Carlo Calza

Alla pari di altre città europee, da alcuni anni e ancora più dopo il 2004 in cui è stata Capitale Europea della Cultura, Genova ha assunto un ruolo attivo nella proposizione culturale a livello internazionale. Quest’anno e per un periodo triennale 2005-2006-2007 il Comune di Genova e Palazzo Ducale propongono, attraverso una serie di manifestazioni, incontri e mostre d’arte, un approfondimento e una riflessione sui processi di trasformazione della società, della cultura, delle città nel confronto tra Italia e Giappone. Il legame profondo e antico che lega Genova al Giappone e che ne fa l’ideale città ambasciatore della sua cultura proprio nell’anno in cui l’Italia è fortemente presente all’Expo 2005 di Aichi, è l’esistenza in città di uno dei più importanti musei d’arte orientale, il Museo Chiossone. Le sue collezioni (circa 20.000 opere), note a livello internazionale, hanno costituito il nucleo centrale della grande mostra dedicata all’Ukiyoe, tenutasi nel 2001 a Tokyo, Ashikaga e Sendai. La filosofia che sottende le varie iniziative intende mettere in luce la trasformazione, la straordinaria capacità del Giappone di rielaborarsi secondo modalità in continua evoluzione. Il passaggio da un tipo di società a un’altra, l’accelerazione e l’intensificazione dei rapporti, l’approfondimento, la messa a confronto e l’esaltazione delle differenze culturali senza mai perdere di vista la propria tradizione, in un rapporto teso tra cultura millenaria e modernità. Un doppio percorso della modernità che, a partire dall’inizio del XVII secolo, vede il Giappone fare proprie tecniche e competenze dell’Occidente per rielaborarle con i suoi linguaggi e velocemente riproporli come modelli di riferimento nella quotidianità occidentale. A partire dal 16 aprile fino al 21 agosto, saranno allestite a Palazzo Ducale tre mostre d’arte, grafica, tessuti e costumi e una mostra fotografica commemorativa per il 60° anniversario di Hiroshima e Nagasaki. Al Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone si potrà visitare un’esposizione di antichi bronzi e una sala che illustrerà la figura di Edoardo Chiossone il

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personaggio genovese che contribuì da un lato alla modernizzazione del Giappone, dall’altro, con le raccolte d’arte, alla conoscenza di quel Paese in Occidente. Durante tutto il periodo della rassegna saranno realizzati in altri spazi cittadini e a Palazzo Ducale numerosi eventi collaterali. Il progetto e la direzione scientifica dell’intera manifestazione Giappone. L’Arte del mutamento sono a cura del prof. Gian Carlo Calza.

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Mostre a Palazzo Ducale Per il 2005, primo anno della rassegna Giappone. L’Arte del mutamento, dal 16 aprile al 21 agosto, saranno realizzate quattro mostre a Palazzo Ducale, palazzo storico nel cuore di Genova, luogo espositivo e centro culturale per eccellenza della città che in passato ha ospitato importanti manifestazioni, grandi rassegne d’arte e nel 2001 è stato sede del G8. Stampe e dipinti. Capolavori dal Museo Chiossone a cura di Donatella Failla Genova, Palazzo Ducale Piano Nobile, dal 16 aprile al 21 agosto 2005 La mostra, allestita al Piano Nobile, presenta centocinquanta opere tra stampe policrome, dipinti e rotoli orizzontali che raffigurano e celebrano le abitudini e lo stile di vita della nuova capitale Edo (Tokyo). E’ l’arte dell’ukiyoe: “immagini del mondo fluttuante”, sviluppatasi tra il Seicento e l’Ottocento. Tipicamente secolare e urbana, l’arte Ukiyoe raffigura e celebra le abitudini e lo stile di vita del nuovo ceto urbano, economicamente importante ma politicamente emarginato. I soggetti sono i quartieri dei divertimenti, dei ristoranti, dei teatri (kabuki), delle cortigiane e dei giovani attori, le località celebri della città e dintorni. Il nuovo ceto, i chonin, capace di creare un’economia di tipo proto-capitalistico, seppe esprimere una propria civiltà esistenziale, letteraria, teatrale e figurativa durante i tre secoli del periodo Edo (1600-1868). Sarà proprio questo vasto ceto di borghesia mercantile e commerciale a rendere possibile in seguito la trasformazione dell’economia giapponese da meramente agricola e feudale a monetaria, creando le condizioni finanziarie che nel periodo Meiji (1868-1912) facilitarono la modernizzazione del Giappone. Il termine ukiyo, apparso nel Medioevo in seno agli ambienti buddhisti, si riferiva originariamente all’impermanenza e caducità delle cose del mondo e all’illusorietà degli appetiti umani. Ma durante il secolo XVII ukiyo venne a significare, invece, il mondo del godimento sensuale, ricco d’emozioni, desideri, capricci, passioni e disamori.

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Già nel secondo quarto del secolo XVII l’arte Ukiyoe, col suo linguaggio realistico e anti-classico, aveva creato numerosi capolavori in grado di dare voce alla diffusa, vigorosa volontà dei chonin di sentirsi protagonisti della vita sociale e culturale. Da quando lo Shogunato aveva scelto Edo come propria capitale politica e amministrativa nel 1603, anche i modelli esistenziali e culturali dei chonin vi si erano stabiliti. Numerosi artisti di Kyoto e della regione del Kamigata si erano trasferiti a Edo, richiamati dalla sua crescita e dalle sue innumerevoli novità. Questi scambi comportarono una sostanziale omogeneità culturale tra Edo, Kyoto e Osaka, le cosiddette “tre capitali”, anche se gli stili locali conservarono sempre le loro spiccate caratteristiche. Il primato delle invenzioni e delle novità nella cultura d’immagine Ukiyoe fu sostanzialmente tenuto da Edo, l’odierna Tokyo, che nel 1730 era la più grande città del mondo, con un milione e mezzo d’abitanti. L’Ukiyoe costituisce la piena, ricca e perdurante espressione della civiltà del popolo di città durante un periodo di circa due secoli. È una cultura d’immagine capace di affermare e manifestare, con grande energia figurativa e inventiva, con indomita vitalità e forza di propagazione, i nuovi significati di un modo di vivere che si trasforma rapidamente in letteratura, spettacolo e moda e che, contenendo in sé un precoce, potente senso della pubblicità, contribuisce a creare il fenomeno della popolarità e del divismo intorno alle figure delle cortigiane famose e dei grandi attori del teatro Kabuki. La mostra suddivisa in cinque sezioni comprende 40 dipinti e 119 stampe policrome selezionate dalle magnifiche collezioni del Museo Chiossone, capolavori unici che riuniti ed esposti per la prima volta in Italia nella prestigiosa sede del Palazzo Ducale di Genova, rappresentano l’intero arco evolutivo e stilistico dell’Ukiyoe dal 1680 al 1860 circa. Sono da ricordare per la prima sezione tre rare e preziose pitture a rotolo orizzontale (emakimono), che da sole abbracciano le principali tematiche Ukiyoe. La prima è un magnifico emakimono di Hishikawa Moronobu (attivo 1672-94) raffigurante Casa di piacere galleggiante sul fiume Sumida e scorcio della Via Mediana di Yoshiwara (1681-86). Gli altri due emakimono rappresentano Scene dentro e intorno a un teatro Kabuki (1716 circa) e Usi del Capodanno e costumi popolari visti per strada (1716-36) e sono dipinti autografi dovuti al vigoroso pennello di Miyagawa Chōshun (?1682-1752), fedele seguace di Moronobu. Una scelta di rarissime stampe colorate a mano presenta l’arte dei primi maestri della scuola Torii, specializzata in figure di attori, e di tre artisti della scuola Okumura.

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La seconda sezione è dedicata allo sviluppo e alla prima fioritura della stampa policroma (nishikie) tra il 1750 e il 1780. La terza sezione, che comprende 46 pezzi tra dipinti (11) e nishikie (35), illustra la maturità figurativa e tecnica della stampa policroma nel periodo 1775-1830 attraverso le opere di artisti celeberrimi.Tre trittici rarissimi e dai colori perfettamente preservati documentano l’impareggiabile equilibrio compositivo e la statuaria eleganza delle figure femminili di Torii Kiyonaga (1752-1815). La quarta sezione, con 6 dipinti e 20 stampe, esamina nella continuità di circa un secolo, dal 1760 circa fino al 1860 circa, la nascita, l’affermazione e il successo della scuola Utagawa, i cui maestri seppero genialmente coniugare un dinamismo stilistico inconfondibile con una vasta scelta di temi popolari. Nella quinta e ultima sezione 51 pezzi tra dipinti (14) e stampe (37) rappresentano i principali filoni tematici Ukiyoe dal 1790 al 1860. Alcune delle opere presenti, stampe rarissime (surimono) e sei splendidi dipinti -Cortigiane delle Tre Capitali paragonate a fiori -1798 circa, Il Poeta Kakinomoto Hitomaro -1802 circa e Tigre tra i bambù sotto la luna piena -1817 circa, appartengono a Katsushika Hokusai (1760/1849). Numerose stampe e tre dipinti sono dell’altro grande maestro giapponese Utagawa Hiroshige (1797/1859), Veduta del fiume Sumida in primavera -1848/1858 e Veduta invernale del Monte Fuji -1849/51 e Geisha in piedi su una terrazza di fronte al santuario di Mimeguri -1854/58. Inoltre la scuola di Hokusai è rappresentata in mostra dalle pitture di almeno cinque tra i più validi allievi. L’arte Ukiyoe restò viva e vitale durante i tre secoli del suo sviluppo, prefigurando aspetti, forme e modalità della cultura visiva del mondo contemporaneo. Capace di assimilare e integrare prontamente stimoli diversi, sviluppò una completezza tematica straordinaria. Conservò un approccio disinvolto, diretto, acutamente percettivo verso ogni genere di rappresentazione e, al contempo, espresse un mondo d’immagini multiformi, vibranti, potentemente attraversate dal senso dell’attualità, sempre colorate di emozioni, di concretezza, piene di spirito e di varia umanità. Sono questi il mondo e l’arte giapponese che esercitarono grande influenza sugli impressionisti e le altre correnti d’avanguardia dalla metà dell’Ottocento in Occidente.

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Avvolti nel mito. Tessuti e costumi fra Settecento e Novecento dalla collezione Montgomery A cura di Annie M. van Assche L’immagine dei tessuti e degli abiti in Giappone è tradizionalmente legata ai kimono e ai preziosi tessuti in seta, come quelli provenienti dalle celebri e raffinatissime manifatture di Kyoto. Essi esprimono però solo in parte la varietà e la creatività del design tessile del Sol Levante.

Esistono altre tipologie, più legate all’uso quotidiano e ai ceti popolari — anche se alcuni pezzi sono assai preziosi e anticamente impiegati in cerimonie o dall’aristocrazia — che per stile e materia e tecniche di confezione paiono provenire da un’altra dimensione rispetto a quella ai kimono più noti. Sono anche rarissimi, e perciò meno noti, perché venivano utilizzati e riutilizzati fino ad essere completamente consumati in forma di stracci.

Ma sono bellissimi: grandi falchi colti nel volo, carpe che saltano nel ribollio delle acque d’una cascata, sacche augurali colme di doni, disegni di nodi complessi e colorati come mazzi di fiori, si stagliano su ampie superfici di tessuto di un profondo blu indaco. Si tratta di immagini mitiche, intimamente legate alla tradizione giapponese e cinese, per ammantare e proteggere di buona sorte, col monte Fuji, coi pini, con le gru crestate, coi falchi in volo, o per stimolare il raggiungimento di qualità come la perseveranza con le carpe, o il valore e il potere con i draghi e le tigri.

Perciò questi tessuti di fibra di banano, di ramia, di glicine, di gelso, di tiglio, ma soprattutto di cotone, erano sì abiti e coperture di futon per la notte, insegne per negozi, stendardi, gualdrappe per cavalli, coperture di cassettoni, grandi foulard con funzione di borsa, ma erano al tempo stesso talismani della buona sorte. I giapponesi del popolo, ma anche i signori e i sacerdoti vi avvolgevano se stessi e le proprie cose e li usavano come una protezione fisica e anche magica dei loro ambienti e delle loro famiglie.

Le tecniche di tessitura e di colorazione erano numerose e complesse e variavano dalle popolazioni ainu del nord a quelle più meridionali di Okinawa. Tutte le opere

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esposte, centocinquanta, provengono dalla collezione Montgomery la più importante che esista nel campo del design tradizionale d’uso corrente ed è la prima volta in assoluto che ne viene mostrato un insieme così numeroso e così variegato.

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Manifesti d’artista 1955-2005 a cura di Gian Carlo Calza Genova, Palazzo Ducale Sottoporticato, dal 16 aprile al 21 agosto 2005

Tutti i tipi di eventi e situazioni naturali o sociali — sfilate di moda, visioni della natura e alterazioni biologiche, paesaggi e distruzioni, rappresentazioni teatrali, concerti, mostre, olimpiadi, promozioni culturali e commerciali, pianificazioni urbanistiche, congressi, nuovi font tipografici — visti attraverso gli occhi di sessantasette grandi grafici degli ultimi cinquant’anni, interpretati, ricreati e comunicati attraverso seicento manifesti. Opere d’artisti di generazioni diverse con lo scopo di offrire una panoramica dello sviluppo di un grande veicolo d’arte e di conoscenza del Giappone contemporaneo.

Il manifesto giapponese contemporaneo iniziò la sua corsa negli anni cinquanta dopo un periodo di incubazione da dopoguerra e depressione post-militarismo e post-autarchia. Ma insieme ai nuovi stimoli grafici d’oltre Pacifico vennero riscoperti i valori della grande eredità coloristica tradizionale trasformandoli in temi di modernità e di successo.

A partire dal dopoguerra in Giappone si assiste a una veloce evoluzione nel campo delle arti: pittura, architettura, scultura design, grafica, teatro, musica e cinema. Vi si manifestano influssi, assimilazioni, rifiuti, trasformazioni, nuovi processi creativi che danno vita a una tale quantità di materiale e movimenti culturali e artistici da rendere problematica anche solo la scelta del criterio con cui esaminarli.

La grafica, e il manifesto più in particolare, costituisce uno strumento prezioso per rintracciare e seguire, in questo labirinto di forme espressive, il filo conduttore della creatività nazionale e soprattutto il più o meno intenso permanere della sensibilità estetica tradizionale nelle nuove forme assunte. La mostra è stata suddivisa in sette sezioni secondo i principali temi rappresentati: le “Arti e Teatro”, l’“Ambiente”, la “Comunicazione”, l’”Arte Tipografica”, lo “Sport”, la “Pace”, e “Stile Giappone”. Quest’ultimo raggruppa i manifesti che siano espressione di una sorta di quintessenza dello spirito e dell’estetica giapponese indipendentemente dalle forme assunte.

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Così, attraverso l’opera dei grandi nomi dell’arte grafica degli ultimi cinquant’anni, tra cui Yamashiro, Kamekura, Hayakawa, Fukuda, Nagai, Tanaka, Aoba, Yokoo, Matsunaga, Sato Koichi, Hara Kenya, Kawaguchi, la mostra sintetizza le grandi tendenze dell’arte, del gusto e delle mode, ma anche dell’impegno pubblico, delle grandi campagne sociali ed eventi internazionali.

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Hiroshima-Nagasaki Fotografia della memoria A cura di Rossella Menegazzo e Ono Philbert

La mostra è sorta per ricordare e commemorare il sessantesimo anniversario del bombardamento atomico delle città di Hiroshima e di Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945. Essa si avvale della collaborazione organizzativa del Museo della Pace di Hiroshima e del Museo della Pace di Tokyo e si compone di tre parti.

La prima, divisa in due sezioni ciascuna dedicata a una delle due città, consiste di una serie di settanta fotografie che costituiscono i primi documenti visivi della catastrofe. Le immagini furono scattate nei giorni immediatamente successivi allo scoppio delle due bombe. HAYASHI Shigeo, HIMURA Ken’ichi, MIYATAKE Hajime, MATSUSHIGE Yoshito, sono alcuni dei fotografi che ripresero per primi la catastrofe di Hiroshima: le rovine, le distruzioni, gli oggetti, i cadaveri, i sopravvissuti. Impressionante il montaggio a 360° di Hayashi: la visione di un altro mondo. YAMAHATA Yosuke è invece il più importante testimone del disastro di Nagasaki. Le sue foto, scattate per la massima parte il giorno dopo l’esplosione, sono state di recente oggetto di una trasmissione dell’ente televisivo di Stato (NHK) che, attraverso i volti ritratti, ha potuto ricostruire, riconoscere e in alcuni casi rintracciare diversi sopravvissuti.

La seconda parte consiste di una serie di ventisei pannelli fotografici e didattici in cui viene ricostruita la storia, diventata simbolo di pace e speranza, della piccola Sadako e delle sue mille gru di carta. La gru è in Giappone sinonimo di buon auspicio e di longevità. Quelle colorate di carta che Sadako cominciò a creare mentre era in ospedale per la leucemia generata dalle radiazioni, dovevano accompagnarla a una guarigione che non ci fu. Da allora gru di carta come le sue continuano a essere create e donate da grandi e piccini che visitano il Parco della Pace di Hiroshima intorno al museo. Anche la campana del Parco è in forma di gru.

La terza parte di questa mostra commemorativa è un’istallazione creata da Riccardo Blumer con Gian Carlo Calza per la memoria e la meditazione. Occuperà l’intera Corte Grande di Palazzo Ducale fino all’ultimo piano e verrà montata per il 22 giugno per essere aperta con un evento.

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Iniziative espositive al Museo Chiossone Acqua Fuoco Luce Fiori Bronzi dall’Antichità al XIX Secolo a cura di Donatella Failla

Il bronzo, che dà nome a un’epoca arcaica della civiltà umana, fu il primo materiale metallico ad essere impiegato nella forgiatura delle armi. Per questo, in tutte le civiltà, è simbolo della forza militare. In Cina, fin dal secondo millennio avanti Cristo, il bronzo servì non soltanto a forgiare armi, bensì fu impiegato nella produzione di magnifici apparati usati nei rituali imperiali di propiziazione delle potenze celesti, terrestri e naturali: contenitori e vasi per le libagioni sacre d’acqua e vino, per le offerte di cereali e cibi cotti e in tempi successivi, con la liturgia buddhista, per l’apparecchiatura degli altari con luce di lampade o candele, con vasi da fiori, con incensieri e bruciaprofumi.

I primi vasi rituali in bronzo furono fusi in Cina attorno al 1700 a.C., riproducendo modelli in terracotta delle epoche precedenti. Le forme e le decorazioni di questi vasi arcaici furono trasformate nel corso dei secoli: e mentre nuovi modelli venivano creati per nuove esigenze, l’impiego dei bronzi rituale veniva progressivamente modificato. Il collezionismo dei bronzi arcaici negli ambienti imperiali e tra i letterati, sorto fin dall’antichità, influì sensibilmente su queste trasformazioni, sia formali sia simboliche, costituendo un importante corpus di sapere antiquariale e stimolando fin dall’XI secolo la pubblicazione di cataloghi illustrati di celebri collezioni storiche. Durante il Medioevo, questo sapere e questo speciale gusto collezionistico furono trasmessi al Giappone, generando nuove interessanti trasformazioni di forma e significato, legate allo sviluppo della Via del Tè (chanoyu) e dell’arte di comporre i fiori (ikebana).

La mostra, allestita nelle Gallerie Terza e Quarta del Museo Chiossone, offre una selezione di oltre 270 pezzi, scelti dalla vasta collezione di 1800 bronzi cinesi e

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giapponesi, tutti collezionati in Giappone dall’incisore genovese Edoardo Chiossone (1833-1898). Questa selezione dà ampia testimonianza delle tradizioni e dell’evoluzione tecnica e stilistica della lavorazione artistica del bronzo e dei metalli in Cina e in Giappone nel corso di circa 4000 anni, dal secondo millennio avanti Cristo al tardo XIX secolo. L’ordinamento espositivo è stato studiato appositamente per mostrare come da forme cinesi “capostipiti” siano state elaborate numerosissime forme derivate, ottenute soprattutto manipolando la volumetria e alterando le proporzioni degli elementi strutturali.

Circonfusi di uno speciale, antichissimo alone di magnificenza, nobiltà e solennità, portatori di un carisma estetico “classico” e intramontabile, i bronzi cinesi e giapponesi di tutte le epoche manifestano la profonda energia della materia metallica, trasformata e potenziata dalla creatività dello spirito.

Edoardo Chiossone Una sala del museo verrà allestita per illustrare la figura di Edoardo Chiossone. Attraverso documenti, immagini e fotografie sulla sua vita in Giappone verrà ricostruito il personaggio e l’importante ruolo da questi svolto nella modernizzazione del Paese e il contributo dato alla conoscenza del Giappone in Occidente attraverso la sua straordinaria raccolta d’arte. Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Il Museo Chiossone, straordinaria pièce di architettura razionalista, inaugurato nel 1971, sorge sul luogo dell’antica villa neoclassica del marchese Gian Carlo Di Negro (1769-1857) situata all’interno dell’omonimo parco comunale, e riveste il rilievo collinare dominante l’ottocentesca Piazza Corvetto.

Caso unico nel panorama internazionale del collezionismo d’arte giapponese, il patrimonio del Museo Chiossone fu costituito in Giappone da Edoardo Chiossone durante un periodo continuativo di 23 anni (1875-1898), coincidente con l’epoca cruciale e fervida della modernizzazione.

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La collezione del museo, costituita da circa 20.000 pezzi, è famosa a livello internazionale e rappresenta un caso quasi unico del collezionismo occidentale d’arte giapponese dell’800. Comprende pitture, stampe policrome e libri illustrati, sculture e suppellettili buddhiste, oggetti archeologici, bronzistica, lacche, porcellane, smalti cloisonné, maschere teatrali, armature e armi, strumenti musicali, costumi e tessuti, complementi per l’abbigliamento maschile e femminile. Opere bellissime e rare in ottimo stato di conservazione che oggi figurerebbero nel Registro Giapponese dei Tesori Nazionali: infatti il patrimonio artistico Chiossone ha un livello di qualità elevato e conta, in ogni suo settore, un grande numero di capolavori assoluti. Edoardo Chiossone. Il collezionista Edoardo Chiossone (Arenzano 1833 - Tokyo 1898) si trasferì a Tokyo dietro invito del Governo Imperiale del Giappone Meiji per fondare e dirigere la nuova Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze con il compito anche d’istruttore speciale delle tecniche e dei procedimenti d’incisione e stampa industriale. Chiossone disegnò e incise circa 500 lastre relative a francobolli e banconote, obbligazioni e titoli di stato. Ebbe il merito di plasmare l’imagerie della finanza pubblica giapponese dell’epoca moderna. Chiossone dipinse anche diversi quadri di personaggi importanti tra cui l’imperatore Meiji, l’imperatrice e il principe ereditario, nonché altri membri della famiglia imperiale e del governo. Fu considerato anche uno degli artefici della modernizzazione (kindaika) e dell’internazionalizzazione della cultura nipponica. La sua importante posizione in

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Manifestazioni collaterali

Cinema Dal cinema in costume, al cinema degli anni Novanta sino all’animazione Rassegna cinematografica con proiezione di una decina di film di grandi e promettenti giovani registi giapponesi che offrono una panoramica sul cinema giapponese degli ultimi anni Novanta. Tra i nomi: Takeshi Kitano, Tsukamoto Shin’ya, Miike Takashi, Miyazaki Hayao. Una sezione verrà dedicata al cinema d’animazione giapponese. I “cartoni” che hanno conquistato il mercato dell’animazione occidentale sono la riprova che c’è un Giappone che l’Occidente frequenta, e sul quale in qualche modo si forma, sin dai primi anni dell’infanzia. Musica/ Teatro Spettacolo di danza Buto In Europa ha cominciato a diffondersi intorno agli anni Ottanta, ma in Giappone la danza Buto è nata negli anni Sessanta, in un periodo di grande creatività per le arti e lo spettacolo del Sol Levante. Nacque come ricerca artistica di una nuova identità, da opporre sia alla tradizione autoctona sia alla modernità occidentale e alla sua danza classica. Ecco allora una danza non narrativa, opposta all’elevazione tipica del balletto, estranea al movimento che crea disegni nello spazio della danza moderna. Concerto musicale Concerto di strumenti tradizionali giapponesi a corda (shamisen o koto), percussioni (taiko), a fiato (shakuhachi). Incontri e conferenze A cornice di Giappone. L’Arte del mutamento saranno organizzati una serie di incontri sui temi del Festival con orientalisti, con artisti, filosofi, storici delle religioni, filosofi del linguaggio, scrittori, chef, maestri di arti marziali, esperti di fumetto e nuove tecnologie, registi, etc.

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Il fumetto manga Il fumetto manga ha origini che affondano nel passato dell’arte giapponese e significa molto per l’Occidente poiché rappresenta un forte riferimento per immagini delle giovani generazioni. Incontri con la letteratura Giapponese Che cosa racconta il Giappone di oggi attraverso la letteratura che lo esprime? La letteratura giapponese ha conosciuto un’ampia diffusione, da Kazuo Ishiguro ad Haruki Muratami, da Kenzaburo Oe ai fenomeni letterari di maggior diffusione popolare, come Banana Yoshimoto. Feste giapponesi Kodomo no hi E’ la festa tradizionale giapponese dei maschietti, delle carpe volanti e dei fiori d’iris che si celebra il quinto giorno del quinto mese. Ogni famiglia con figli maschi lega sul tetto gigantesche carpe di carta e stoffa colorata, simbolo di essenza virile, perseveranza, tenacia e futura rinascita. All’interno delle case si allestisce un piccolo palco, con bambole raffiguranti guerrieri in armi. Decorazione di stagione è un fiore d’iris. Tanabata matsuri Festa giapponese delle stelle e dei desideri, il settimo giorno del settimo mese. Secondo un’antica leggenda, è nella notte di Tanabata che i desideri più cari e lungamente sperati possono realizzarsi: scritti in poesia su cartigli colorati e legati alle fronde di bambù, essi vengono diffusi ovunque dal vento. La gastronomia giapponese Un percorso cittadino Raccontare il Giappone significa anche raccontare la storia della sua gastronomia, della raffinatezza della sua cucina. Cene a tema e percorsi gastronomici realizzati, coinvolgendo anche, sotto una più generale regia gastronomica, ad esempio un circuito tra Slow Food Italia – Giappone, le realtà cittadine del settore.

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seno all’apparato centrale dello stato gli aprì un ambiente di amicizie e relazioni culturali di prim’ordine. Durante la sua permanenza in Giappone formò un’importante collezione che costituisce lo straordinario patrimonio del Museo d’Arte Orientale a lui intitolato. Il legame che ancora oggi caratterizza il rapporto fra il Giappone e Genova ha le sue radici proprio nella figura di Edoardo Chiossone.

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PROGRAMMA DIDATTICO

Conferenze introduttive 5 aprile Donatella Failla, Dipinti, stampe, bronzi giapponesi in mostra 19 aprile Gian Carlo Calza, Giappone. Tradizione e modernità Il programma è ancora in via di definizione e sarà integrato da altri incontri Le conferenze si tengono a Palazzo Ducale nel Salone del Minor Consiglio e hanno inizio alle ore 17.00

Laboratori per le scuole

Suoniamo un haiku L’haiku è un breve componimento poetico di 17 sillabe, proprio sia della lirica giapponese classica che di quella popolare, cui spesso sono state abbinate opere d’ arte figurativa. In relazione a questa consuetudine, il laboratorio pone l’haiku come utile punto di partenza per un’idea musicale. Dopo il breve ascolto guidato di un brano musicale giapponese, i partecipanti passeranno alla lettura – o alla composizione – di alcuni haiku e, attraverso le sensazioni suscitate dalla sonorità e dall’espressività dei versi, cercheranno assonanze timbriche da tradurre in musica. A disposizione avranno strumenti tipici della musica giapponese e oggetti che possano imitarne le sonorità destinatari: scuola materna, elementare e media durata: 1h30’ in programma il mercoledì

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Segni e parole Prendendo spunto da brevi componimenti poetici e da una riflessione sui ritmi compositivi, i ragazzi cercano di impaginare segni e testi che, in armonia tra loro, diano origine a una composizione visiva organica e funzionale al messaggio. I materiali impiegati – pergamena, lunghi rotoli di carta di riso, chine colorate e inchiostri ecoline, pennini e pennelli - consentono di raggiungere risultati di grande suggestione e possono essere impiegati sia per lavori individuali che di gruppo; la rapidità di esecuzione si associa a immagini molto sintetiche per cogliere l’istante effimero dell’ispirazione poetica destinatari: scuola elementare (secondo ciclo) e media durata: 1h30’ in programma il venerdì

Personaggi e costumi Dalla silhouette delle figure estratte dalle immagini in mostra il laboratorio ricostruisce costumi, maschere e acconciature con elementi decorativi tipici dell’arte giapponese destinatari: scuola elementare e media durata: 1h30’ in programma il martedì

Percorsi a tema

Leggiamo insieme dipinti e nishiki-e in mostra Il percorso guida alla scoperta dei segreti della tecnica esecutiva, degli effetti speciali, del significato delle iscrizioni e dei sigilli nei dipinti e nelle stampe policrome (nishiki-e, appunto) esposti nella mostra Stampe e dipinti. Capolavori dal Museo Chiossone destinatari: scuola elementare (secondo ciclo) e media durata: 1h30’ in programma il giovedì

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Sabati per le famiglie Tutti i sabati sino al 28 maggio attività per i bambini dai 5 agli 11 anni e le loro famiglie. La durata media delle attività di laboratorio è di 2 ore e comprende un breve percorso all’interno di una delle mostre allestite a Palazzo Ducale

Appuntamento alle ore 16.00 di fronte alla biglietteria di Palazzo Ducale 16 aprile 14 maggio

La leggenda dell’ acchiappamostri … e mille altre storie Dall’osservazione di alcune delle più belle opere esposte nascono favole e filastrocche che diventano scene animate grazie alla magia del teatro delle ombre 23 aprile 21 maggio

Il mio piccolo giardino giapponese All’interno di piccole scatole di legno o cartone i bambini possono progettare, con elementi naturali come sabbia, sassi, ghiaia, muschio, legno e pigne, micro paesaggi in stile giapponese 30 aprile 28 maggio

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Visita guidata per bambini e genitori Il programma è in via di definizione e alcune date potrebbero essere modificate Tutte le attività sono su prenotazione al numero 010.5574004 (fino a esaurimento posti) Ingresso alle mostre + attività di laboratorio: € 6.50 Su richiesta, le attività possono essere riproposte al pomeriggio di giorni infrasettimanali, anche per gruppi non scolastici (prezzo da concordare)

Programmi estivi La Sezione Didattica organizza progetti per centri estivi (a partire dal 21 giugno) che prevedano la visita ad almeno una delle mostre in corso a Palazzo Ducale e un’attività di laboratorio creativo Per informazioni: [email protected]

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Scheda tecnica Titolo della rassegna triennale (2005-2006-2007) Giappone. L’Arte del mutamento Sedi principali Palazzo Ducale p.zza Matteotti 9 16123 Genova tel. +39 010 5574000 e-mail: [email protected] Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Villetta Di Negro piazzale Mazzini, 4N 16122 Genova tel. +39 010 542285 e-mail: [email protected] Date 16 aprile- 21 agosto 2005 Ideazione e progetto scientifico Prof. Gian Carlo Calza Ente promotore Comune di Genova Sindaco Giuseppe Pericu Assessore alla Cultura Luca Borzani Assessore alla Comunicazione Anna Castellano

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Direttore Cultura, Sport e Turismo Teresa Sardanelli Dirigente Settore Musei Guido Gandino Direttore Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Donatella Failla In collaborazione con Ginza Graphic Gallery, Tokyo Hiroshima Peace Memorial Museum Honolulu Academy of Arts The International Hokusai Research Centre, Milano The Japan Peace Museum, Tokyo The Mingei Trust Coordinamento scientifico IdeArt Srl Rossella Menegazzo Coordinamento generale Codice. Idee per la Cultura Vittorio Bo Maria Perosino Progetto grafico Studio Cerri Passage Srl Allestimenti Riccardo Blumer con Gianmarco Blini

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Direzione di progetto Palazzo Ducale Spa Pietro da Passano Realizzazione del progetto Palazzo Ducale Spa Date: 16.04.2005 – 21.08. 2005 Palazzo Ducale: Piazza Matteotti 9, Genova Orario: Tutti i giorni 09:00-21:00 (ultimo ingresso alle 20:00), chiuso il lunedì Biglietto: biglietto intero € 6,00, ridotto € 5,00, scuole € 2,50 Prenotazioni: tel. 010/5574004, 010/562390, [email protected] Ufficio Stampa Palazzo Ducale Camilla Talfani, tel. 010/5574012, Florence Reimann, tel. 010/5574047 e-mail: [email protected]