Giampiero Galeazzi

3
Al San Giuseppe De Merode e poi a Villa Flaminia. Come ti sei avvicinato al giorna- lismo? Per caso. Mi aveva assunto la Fiat per le Olimpiadi di Monaco nel ‘72, come canottiere. Ma a Torino ho resistito 3 mesi, faceva freddo, avevo difficoltà, ero lontano da casa: armi e bagagli e tornai. A Roma cominciai a collaborare con il Giornale Radio, capendo che avrei voluto fare questo lavoro, grazie all’incontro con grandi mae- stri, quali Ciotti, Ameri, Ferretti, il grande Gilberto Evangelisti: loro sono stati miei punti di riferimen- to e mi hanno davvero insegnato questo mestiere. Feci una grande gavetta: Gazzettino romano, inter- viste in giro con Duccio Guida agli allenamenti di Lazio e Roma: lì ho imparato che la difficoltà di questo mestiere era farsi capire e non inventare nulla, dare la notizia ed essere presente ai grandi avve- nimenti. Però prima del giornalista c’è l’at- leta, un atleta importante: tu eri anche a Città del Messico come canottiere… Facevo parte della squadra Olimpica del ‘68, ho vinto gli asso- luti, il singolo e il doppio. Credo che nel secolo nessun romano ci sia riuscito. Mio padre era un ex campione e questo sport mi è entrato nel sangue. Ho commen- tato gli Abbagnale remando! In procinto della vittoria non ero più telecronista, ero tifoso, avevo perso le staffe. Come telecronista conoscevo tutto del canottaggio e con gli Abbagnale è stata una miscela esplosiva: praticamente abbiamo vinto insieme! Il bello di Galeazzi è l’ecletticità: telecronista di canottaggio, di ten- nis, tu accanto a Guido Oddo, un grande maestro. . . Sì un grande signore, mi ha lascia- to crescere, facendo poi 25 anni di Internazionali di tennis di Roma. Salvo Menegucci, il mio grande capo, scrisse in una presentazione che “Galeazzi ha tre anime: esplo- sivo nel canottaggio, non lo ferma nessuno, riflessivo nel tennis, e partecipe nel calcio in tutte le sue interviste dal campo col cappel- lone”. E infatti la cosa più bella per tutti gli amanti del calcio è stata la tua presenza in campo, oggi si fa un po’ meno. Tu entravi anche negli spo- Giampiero tu sei romano di nasci- ta, ma i tuoi genitori sono del nord. . . Questo è il motivo per il quale sono laziale, perché mio padre mi portava a vedere solo la Lazio, mentre a scuola erano tutti roma- nisti. Dove hai studiato? Grande esclusiva di Lazialità, che nella figura del nostro direttore Guido De Angelis, entra direttamente in casa di Giampiero Galeazzi, protagonista assoluto della cronaca calcistica televisiva, commentatore delle più belle partite di tennis internazionale ed epico telecronista di canottaggio, nelle manifestazioni olimpiche e nelle competizioni più prestigiose. Dopo le partecipazioni alle tante trasmissioni sportive da 90° minuto a Dribbling, da Domenica in a Notti mondiali, ora Giampiero commenta la Champions League il mercoledì sera. Si provano i microfoni e si comincia. INTERVISTA Servizio e foto di Mirta Lispi Lazialità Marzo 2012 | 69 68 | Marzo 2012 Lazialità INTERVISTA GALEAZZI Giampiero un nome, un’istituzione In alto: Giampiero Galeazzi mentre sfoglia la nostra rivista

description

I migliori articoli di Lazialità

Transcript of Giampiero Galeazzi

Page 1: Giampiero Galeazzi

Al San Giuseppe De Merode e poi a Villa Flaminia.

Come ti sei avvicinato al giorna-lismo?Per caso. Mi aveva assunto la Fiat per le Olimpiadi di Monaco nel ‘72, come canottiere. Ma a Torino ho resistito 3 mesi, faceva freddo, avevo difficoltà, ero lontano da

casa: armi e bagagli e tornai. A Roma cominciai a collaborare con il Giornale Radio, capendo che avrei voluto fare questo lavoro, grazie all’incontro con grandi mae-stri, quali Ciotti, Ameri, Ferretti, il grande Gilberto Evangelisti: loro sono stati miei punti di riferimen-to e mi hanno davvero insegnato questo mestiere. Feci una grande gavetta: Gazzettino romano, inter-viste in giro con Duccio Guida agli allenamenti di Lazio e Roma: lì ho imparato che la difficoltà di questo mestiere era farsi capire e non inventare nulla, dare la notizia ed essere presente ai grandi avve-nimenti.

Però prima del giornalista c’è l’at-leta, un atleta importante: tu eri anche a Città del Messico come canottiere…Facevo parte della squadra Olimpica del ‘68, ho vinto gli asso-luti, il singolo e il doppio. Credo che nel secolo nessun romano ci sia riuscito. Mio padre era un ex campione e questo sport mi è entrato nel sangue. Ho commen-tato gli Abbagnale remando! In procinto della vittoria non ero più telecronista, ero tifoso, avevo perso le staffe. Come telecronista conoscevo tutto del canottaggio e con gli Abbagnale è stata una miscela esplosiva: praticamente abbiamo vinto insieme!

Il bello di Galeazzi è l’ecletticità: telecronista di canottaggio, di ten-nis, tu accanto a Guido Oddo, un grande maestro. . .Sì un grande signore, mi ha lascia-to crescere, facendo poi 25 anni di Internazionali di tennis di Roma. Salvo Menegucci, il mio grande capo, scrisse in una presentazione che “Galeazzi ha tre anime: esplo-sivo nel canottaggio, non lo ferma nessuno, riflessivo nel tennis, e partecipe nel calcio in tutte le sue interviste dal campo col cappel-lone”.

E infatti la cosa più bella per tutti gli amanti del calcio è stata la tua presenza in campo, oggi si fa un po’ meno. Tu entravi anche negli spo-

Giampiero tu sei romano di nasci-ta, ma i tuoi genitori sono del nord. . .Questo è il motivo per il quale sono laziale, perché mio padre mi portava a vedere solo la Lazio, mentre a scuola erano tutti roma-nisti.

Dove hai studiato?

Grande esclusiva di Lazialità, che nella f igura del nostro direttore Guido De Angelis, entra direttamente in casa di Giampiero Galeazzi, protagonista assoluto della cronaca

calcistica televisiva, commentatore delle più belle partite di tennis internazionale ed epico telecronista di canottaggio, nelle manifestazioni olimpiche

e nelle competizioni più prestigiose. Dopo le partecipazioni alle tante trasmissioni sportive da 90° minuto a Dribbling, da Domenica in a Notti mondiali,

ora Giampiero commenta la Champions League il mercoledì sera. Si provano i microfoni e si comincia.

intervista Servizio e foto di Mirta Lispi

Lazialità Marzo 2012 | 6968 | Marzo 2012 Lazialità

intervista

GALeAzziGiampiero

un nome, un’istituzione

in alto: Giampiero Galeazzi

mentre sfoglia la nostra rivista

Page 2: Giampiero Galeazzi

intervista

che cominciai a ingrassare! Il giornale nasceva da solo, io scrivevo l’editoriale, Mimmo De Grandis scriveva la parte tecnica e la parte storica, Marianella trattava il calcio inglese. Tante foto. E poi altri collaboratori. Avevo il meglio sulla piazza! Fu un grande giornale.

E l’era di Cragnotti?Abbiamo vinto poco per com’era la squadra, li avevamo tutti noi. Ti ricordi? Ci hanno derubato a Firenze. Si è sempre sofferto, dove-vamo vincere tre volte.

Ti faccio un elenco di calciatori: Veron, Almeyda, Nedved, Simeone, Conceicao, Boksic, Casiraghi, Signori. Tra questi qual era un tuo amore, a parte Chinaglia in pas-sato?Anche Gascoigne mi incantava, anche se a volte mi dava fastidio, era un po’ bizzarro. Ma ne hai nominati troppi, li avevamo tutti, anche Vieri.

Com’era Eriksson? Con Capello avremmo vinto di più?Ma comandava Mancini. . . Con Capello non avrebbe comandato!

E Mancini? Un fenomeno, fortunato, sempre in serie elite, non ha mai scalato una marcia, sempre nei più grandi club. Anche se in nazionale non ha fatto molto. Fece solo quel gol in Germania agli Europei, quando andò sotto la tribuna stampa e fece così col braccio. . .

Mi dicono che tu eri bravo a pal-lone. . .Non ero male, ero centravanti, avrei potuto giocare in promo-zione o in C. Facevo qualche

amichevole per guadagnare le 50 mila lire. . . mi sono rotto pure un ginocchio.

Giampiero è amante della musica?Ero presente quando arriva-rono i Beatles a Roma, a piazza Cavour, stavo sul palo della luce. A Wembley un giornalista della Bbc mi portò con la macchina da Wimbledon a vedere Bruce Springsteen. Vidi Joan Baez a San Francisco, quando vivevo in America, era la figlia di un grosso professore odiato da tutta l’univer-sità, e cantava divinamente.

La partita di tennis più bella che hai commentato?Indubbiamente nell’84 Lendl-Mc Enroe, 2 set a zero Mc Enroe, coi francesi che tiravano i cappelli in campo, bellissimo. Di solito Rino Tommasi dice che le partite più belle sono quelle che commen-ta lui, ma questa era del Roland Garros e la facevo io, che ho avuto la fortuna tra l’altro di essere pre-sente in un periodo straordinario: Borg, Lendl, Mc Enroe, Becker, Panatta. . . Adriano ha reso popola-re il tennis in Italia.

Nel canottaggio com’è andata?Dopo essere arrivato a buoni livelli internazionali, vincendo in canoa e canottaggio, che è come dire tennis e ping pong, per la diversità degli sport, mi portaro-no a Monaco nel ‘72, dove sarei stato nella squadra se non mi fossi infortunato a Maccarese per gio-

gliatoi, e così sei entrato nelle case delle famiglie italiane. . .Sì perché capii che la gente, al di là dei gol che vedeva e rivedeva, non sapeva nulla di cosa succedesse dietro le quinte, dell’arrivo dei pul-lman, dello spogliatoio: ero capace di fare Roma-Milano in giornata, pur di intervistare Maradona sulla porta, oppure Platini. Tutti i grandi di quegli anni.

Ahimé hai seguito anche lo scu-detto della Roma a Genova. Ma la cosa curiosa è stata quando, men-tre raccontavi il tennis dal Foro Italico, la Lazio stava vincendo lo scudetto all’Olimpico. . .Una chicca da raccontare che ho nel cuore: stavo commentando la finale del maschile un po’ noiosa, tra due spagnoli, e mi feci mettere sopra il monitor la radio per segui-re l’ultima giornata di campionato. Tutti i cronisti erano andati a Perugia perché la Juve non pote-va perdere, e lo scudetto doveva assegnarsi lì, invece tutti sappiamo

come finì. Appena seppi i risultati lasciai la telecronaca e mi diressi verso lo stadio. Incontrai un frate che mi disse “Abbiamo vinto, abbiamo vinto, siamo campioni d’Italia” e io “Grazie a Dio”, “No grazie alla Lazio”, e il tutto andò in onda nel servizio. Ma la trovata fu che, dirigendomi verso l’Olimpico, feci inquadrare la radiolina sulla spalla che dava gli ultimi secondi della partita del Curi e contemporaneamente ripresi il boato della folla a Roma. Il cuore mi dettava questa scena che sembrava quasi una scena stu-diata dai grandi registi, in questo ho sempre avuto delle belle intu-izioni.

Ti ricordi qualcosa della Lazio di Maestrelli nella tua vita da croni-sta? Era un calcio diverso e anche il rapporto con i giocatori era diverso. . .Ero un giovane cronista del Giornale Radio. Mi ricordo che i grandissimi arrivavano alla spic-

ciolata, Chinaglia, Re Cecconi. Era odio e amore, quell’odio e quell’amore che messi insieme spingevano: si sentivano certi strilli, sembrava un saloon quella porta che si apriva e noi giornalisti cercavamo di carpire cosa succe-desse. Fu una grande esperienza di vita professionale. E poi si andava alla Campagnola, certe bistecche e certe mozzarelle. . .

Hai dei ricordi particolari tra i tuoi servizi di qualcuno della Lazio, un presidente, una figura che ti è rimasta nel cuore?In quegli anni facevo spesso i col-legamenti delle partite di punta, Milan-Inter, Roma-Juventus, la Lazio me la gustavo extra servizi. Sono stato molto amico di Calleri negli anni della serie B, con il quale feci anche la rivista “La Lazio”. E ci fu un banco di prova profes-sionale. Facevamo più di 10 mila copie, eravamo sponsorizzati dai più buoni ristoranti romani, fu lì

Lo scudetto? Lasciai la telecronacae mi diressi verso lo stadio. incontrai un frate

che mi disse ‘abbiamo vinto, siamo campioni d’italia’ e io ‘Grazie a Dio’, il tutto andò in onda...

intervista

Lazialità Marzo 2012 | 7170 | Marzo 2012 Lazialità

in alto: Giampiero Galeazzi

mentre racconta i suoi innumerevoli

aneddoti

Laureato in statistica, dopo una carriera sportiva di grande livello come canottiere, che lo portò a partecipare alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico, fu assunto dalla rai come giornalista sportivo, dapprima in radio e poi in televisione. Le sue prime par-tecipazioni furono alla rubrica Dribbling e come curatore di Mercoledì sport, oltre che come telecronista di tennis, alternandosi con Guido Oddo f ino alla pensione di quest’ul-timo nel 1984, e soprattutto di canottaggio, del quale ha seguito le principali competi-zioni, tra cui 6 edizioni dei Giochi Olimpici f ino ad atene nel 2004 (dal 2008 ai Giochi Olimpici di Pechino gli subentra l’attuale voce Marco Lollobrigida). Passato al calcio, a partire dal 1994 e per 5 stagioni gli fu aff idata la conduzione delle rubriche Cambio di campo, solo per i Finali e della trasmissione 90° minuto, nella quale è successivamente tornato in qualità di opinionista nella stagione 2008/2009.

FOCUS SU GiAMPieRO

Una foto d’epoca di quando Giampiero era inviato sul campo per la Rai

Page 3: Giampiero Galeazzi

intervista intervista

ha tutto il mondo contro, è un personaggio che sa fornire idee, sa placare certi animi e condurre certe cose, però a un certo punto deve concedere, ma è mal consi-gliato. Altrimenti la Lazio sarebbe più amata, più stimata, più difesa e più bella.

Dopo queste parole continuare non è facile. A questo punto cosa ti auguri per la nostra Lazio e per la gente laziale che ti vuole un gran bene?Noi laziali abbiamo saputo aspet-tare tanto tempo, affrontando qualsiasi tipo di avversità, guarda cosa ci hanno fatto a San Siro “forse c’era il fuorigioco”, ma io vi mando la moviola sotto casa! In questo la Roma è molto più forte. Negli ultimi anni, dopo l’avvento di Cragnotti, la Roma ha preso in mano questo discorso della comu-nicazione coi media e la politica, prima era una Rometta. Adesso c’è la città dietro, la capita-le, be’ poi adesso con gli americani hanno messo i paletti in tutte le direzioni.

La Lazio sta sempre nel suo bun-ker, la Lazio deve fare il salto di qualità, non solo economico, non si deve spendere e spandere, ma nell’atteggiamento. Lotito ha tutti contro, il Coni, la stampa. . . e la Lazio non va usata per la sua guer-ra personale.

Nesta, Giordano, Manfredonia, D’Amico, dal nostro settore giova-nile è uscita tantissima gente, negli ultimi anni abbiamo perso lo smal-to, non nascono più campioncini in erba, la Lazio non investe più di tanto nel vivaio, circa 800mila euro, mentre una squadra come l’Empoli spende circa 2,5 milioni di euro. . .Questa è una domanda che ci siamo sempre posti, dove va a finire la Lazio senza un importante vivaio? Poi noi abbiamo fornito attaccanti a tutta Italia, abbiamo avuto centravanti da brivido che la Roma non ha avuto, da Piola a Tozzi, da Casiraghi a Vieri. La storia della Lazio, sotto questo aspetto, ha regalato ai suoi tifosi grandissime soddisfazioni. Adesso stiamo attraversando un momento felice per la classifica, però non vedo le basi per un vero rilancio.

Sembra che questo sia il massimo?Si, sembra un asintoto positivo, nel senso che è finita la parabola. Si vede che ho studiato matematica?

So che i tuoi figli sono anche loro nel giornalismo, penso che tu

care a calcio. E invece mi apprestai a commentare per radio, quando dissi la mia famosa frase “Qui c’è molto vento, le bandiere sembrano di legno”, da quel momento mi fecero continuare con entusiasmo. Cominciai così, ero un ragazzotto laureato, ma non pensavo mai di fare il giornalista.

Chi vorresti ringraziare in questo mondo?Guglielmo Moretti e la radio.

Ci sono tantissimi ragazzi in que-ste piattaforme tv, ma le loro voci sono un po’ tutte uguali, che ne pensi?Si sono preparatissimi, ma tutti uguali, strillano, c’è troppo buo-nismo e c’è troppa eccezionalità. Capisco che debbano vendere, per-ché sono una pay tv. Però ci sono momenti in cui devi essere serio, critico, e invece stanno sempre dalla stessa parte. Questa è una cri-tica che faccio a questo organico, sicuramente più preparato di noi, ma gente come Ciotti e Ameri non c’è più.

C’è qualcuno che si stacca dal grup-po?Visto che mi vuoi far fare nomi, Caressa inizialmente si distingue-va, poi ha cominciato a perdere la distanza dalla terra e si è messo ad inventare le partite: quello sta male perché “Ha avuto un colpo alla costola”, ma che ne sai tu? Stai lassù! Marianella ha fatto una bella gavetta, ha portato una cono-scenza del mondo anglosassone a 360 gradi, ma non mi piace quando vuole sentenziare. Comunque è molto ferrato.

Veniamo alla Lazio di oggi. Il tuo rapporto con Lotito?Con Lotito è un pensiero tremen-do, per parafrasare la canzone ‘Sotto la maglia niente’. Io sono molto critico, nonostante la classifica. Se non ci fosse Klose. . . anche quando dall’estero fanno apprezzamenti io sono critico. Innanzitutto è una squadra che non può sopportare tre tornei, abbiamo perso i Brocchi, i Mauri,

non ci sono le riserve.

Cosa manca a questa Lazio, e quali sono invece le cose buone che ha fatto Lotito in questi anni di gestione?Lui ha una grande prerogativa: non è antipatico, ma non fa nulla per essere simpatico, e questo è fondamentale, perché con i risul-tati dello scorso anno e di questo dovrebbero tutti adorarlo, invece non è molto amato nemmeno ora. La Lazio manca di continuità. Se un giorno pareggi non puoi ritenerti soddisfatto. A Milano se pareggi sono tutti sotto botta, invece la Lazio è ancora paesana da questo punto di vista, per fare il grande salto di qualità. Per fortuna abbiamo trovato questo tedesco che è una cosa straordinaria. Parlano tutti di Ibra, ma cosa ha di meno Klose? Come segna, come vede il gioco, come dialoga, come arretra, come tocca il pallone, se avesse avuto accanto un Cisse diverso, i due avrebbero fatto esplodere gli stadi.

Ti piacerebbe un giorno entrare nel mondo Lazio, magari in un ruolo di rapporto coi media, dove la Lazio è un po’ carente? Un uomo come te potrebbe essere importante. . .Uno come me andrebbe più sfrut-tato nell’ambiente, mi riconoscono tutti come laziale: persino Giraudo in un’intervista mi chiese se parla-vo a nome della Lazio, nonostante stessi lì per la Rai. Io poi quando lavoro rispetto tutti e non mi metto a fare il tifoso, mai. Ma con Lotito i rapporti si limitano ogni tanto a dividere un piatto di pasta all’Ambasciata d’Abruzzo, dove io pago e lui mangia la pasta mia! Una chiacchierata, giochiamo a carte, niente di più.Ma Lotito una telefonata te l’ha fatta un giorno?In realtà Lotito le telefonate le fa a mezzanotte. . . magari per offrirmi due biglietti, visto che ormai non ci sono più le tessere che davano prima, ed è anche giusto, una linea politica pura. In questo momento non lo sento spesso, Lotito ora

scuola, e il mio sogno è quello di raccogliere tutto quello che ho fatto, in una trasmissione non di amarcord, ma in un programma per lo sport. Lo sport ora è trop-po strumentalizzato e finalizzato all’abbonamento tv, c’è poca poe-sia e molti sponsor, tornerei alla medaglietta.

Ma un libro? Un’autobiografia ce la prometti?Ho scritto di tennis, però in effetti dovrei raccontare dalle cene con Agnelli o delle fughe con Panatta. Giuro che ho visto e fatto tutto, e nei grandi avvenimenti io c’ero. Mi porto tutto dentro, nessuno me lo può togliere, nemmeno il presi-dente della Rai.

Quand’è la prossima volta che vieni a vedere la Lazio ?L’ultima volta che sono stato all’Olimpico è stato per Palermo-Inter, finale di Coppa Italia, quan-do Materazzi mi rovesciò una secchiata d’acqua addosso, che se lo prendo. . . spero di venire a vedere la Lazio a giocarsi un posto per la Champions. Tutto sommato il terzo posto, con la crisuccia del Napoli, la Roma che pensa di esse-re arrivata e di essere completa, con Lamela, la banana e tutti gli altri. . .

Ti piace il volo di Olympia?Una cosa simile l’avevo vista a Lisbona col Benfica, e avevo pensato che anche noi avevamo l’aquila, ma che a Roma fosse tutto difficile, e invece sono riusciti a portarla. Ma l’ha comprata o l’ha affittata Lotito?

È nostra ed è il simbolo più bello che esista. . .Vola un’aquila nel cielo!

L’intervista finisce, scattiamo le foto, ma Guido e Giampiero sono un fiume in piena, non smettono di commentare questo o quell’al-tro episodio del nostro calcio, e si promettono una cena con alcuni colleghi. Potresti ascoltarli per ore parlare di Lazio, con la competenza che solo due come loro hanno.

Lazialità Marzo 2012 | 7372 | Mazo 2012 Lazialità

Sopra: Giampiero poco prima

di una telecronaca di canottaggio

Sopra: Giampiero è stato

un grande canottiere, ecco una foto storica

poco prima di una gara nel 1963

La storia dello sport è ricca di momenti indimenticabili, di sequenze che rimangono impresse nella mente solo per il fatto di aver regalato delle emozioni. Una di queste è sicuramente la vittoria dei fratelli abbagnale alle Olimpiadi di seul nel 1988, specialità di canottaggio “due con”, in una memorabile f inale resa ancora più entusiasman-te dalla voce e dal pathos di Giampiero Galeazzi, che quel giorno, con quella telecronaca, entrò anch’egli di diritto nella storia dello sport italiano.

QUeLLA MeMORABiLe TeLeCRONACAPeR i FRATeLLi ABBAGNALe

il mio sogno? raccogliere tutto quello che ho fatto

in un programma per lo sport. Lo sport ora è troppo

strumentalizzato e f inalizzato all’abbonamento tv, c’è poca

poesia e molti sponsor...

abbia avuto quasi tutto dalla vita, e abbia fatto un lavoro che ami. Qual è stato il momento più bello della tua carriera, al di là delle telecrona-che, un momento che ricordi con piacere?Sono molto fortunato, ma non ho mai ceduto di un centimetro, non ho mai rinunciato a lavorare per-ché pioveva o mi sentivo male. La grande fortuna fu che Tito Stagno mi mise in redazione con Sandro Petrucci caposervizio, Paolo Rosi primo inviato e Galeazzi uomo di fatica, e lì ho imparato il mestiere.

Hai ancora un sogno nel cassetto? Dal ‘70 ero sbarcato dal canot-taggio, volevo fare un’altra cosa, ero laureato in statistica, mi sono ritrovato a fare il giornalista in un momento dove eravamo pochi, ma buoni. Oggi vogliono tutti fare i giornalisti, magari su internet. Io credo di aver avuto una grande