Gesu nostro maestro INT.qxp:I SANTI NOSTRI INT · 2018-06-25 · gradita a Dio ed è pegno di...

164

Transcript of Gesu nostro maestro INT.qxp:I SANTI NOSTRI INT · 2018-06-25 · gradita a Dio ed è pegno di...

GESÙNOSTRO MAESTRO

I Parte

ASSOCIAZIONE MAMMA CARMELAViale Lunigiana 30

MILANO

Pro manoscritto

A norma del decreto della S. Congregazione della Fede(Atti della Santa Sede 58/16 del 29.12.1966)già approvato da Papa Paolo VI il 14.10.1966

Cenacolo della Divina MisericordiaViale Lunigiana, 30 - 20125 Milano

Edizione extracommerciale

I pensieri, le riflessioni e le meditazioni, raccol-ti in questo libretto, sono stati ispirati ad un’anima.

Sono però rivolti a tutte quelle anime che, desi-derose di amare il Signore, cercano di mettere inpratica i suoi insegnamenti e di vivere una vita cri-stiana più perfetta.

Gesù benedica queste pagine e chi le legge condesiderio di migliorarsi, concedendo l’aiuto dellasua grazia.

IN PREPARAZIONEAL MESE DEL SACRO CUORE

1 giugno 1970

D. Dimmi Gesù, che cosa posso fare per piacer-ti e per trascorrere bene il mese a te dedicato?

R. Figlia mia, ogni mese, ogni giorno ed ogni orasono miei, ma è grande gentilezza per me distingue-re e contrassegnare con il mio nome un mese del-l’anno e dire che è dedicato al mio cuore, al mioamore.

In questo mese fioriscono i gigli, e matura il fru-mento che servirà a darvi quella farina bianca cherivestirà il mio corpo, sangue, anima e divinità. Ec-coti, figlia mia, indicate in queste due cose ciò chedesidero da te e da tutti.

Nel candore del giglio, che si eleva ritto sullo ste-lo e diffonde attorno a sé un delizioso profumo,vorrei che tu scorgessi il mio desiderio: che i tuoipensieri siano continuamente rivolti al cielo, le tueintenzioni sempre rette e pure. Chi pensa a me eopera per me, riporta dalla mia vicinanza un deli-zioso profumo che si diffonde dovunque. Nella pu-rezza delle intenzioni sta il valore dell’opera. Se la-vori per il cielo, il Cielo ti premia.

L’altro dono, che ricevi in questo mese dallaprovvidenza divina, è il frumento. La spiga, forma-

5

ta da tanti grani inseriti sullo stesso stelo, ti deveparlare della carità che deve unire le anime fra di lo-ro, legate da un unico vincolo, quello dell’amore.

Siete tutti uguali. Io amo te infinitamente, ma aciascun’anima posso dire così. Io vi amo tutti in unamisura tale che non potrei amarvi di più. Siete i mieichicchi di frumento che, maturati, producete il pa-ne profumato. Siete il mio corpo mistico. Se unchicco di grano non è buono, rovina la spiga, la ren-de meno bella; ma il danno è suo, non gode la vitadella spiga. Così è dell’anima che non vive in grazia:non possiede la vita, reca danno a sé e agli altri. Il le-game che vi unisce a me è la carità. Essa è vita, èbontà, è Dio.

Questo pensiero ti accompagni tutto il mese eguidi i tuoi passi verso di me nella luce di Dio.

CHIEDO LA VOSTRA COMPAGNIA4 giugno 1970

Figli miei, eccomi qui a mantenere la mia pro-messa. Vi ho detto che sarei stato in mezzo a voi eche vi avrei dato la mia parola ogni volta che vi fo-ste riuniti per consolarmi.

Come in quel lontano giovedì santo, io sono quia chiedervi di essere consolato, chiedo la vostra

6

compagnia. La chiesi agli apostoli, ma non mi capi-rono e si lasciarono vincere dal sonno. La chiedo in-cessantemente ancora a tutti coloro che desideranolavorare nella mia vigna, ma molti purtroppo cre-dono di poter fare tutto da sé e di poter sostituirel’azione alla preghiera. Pensano che le mie sofferen-ze siano un fatto passato, e non ritengono necessa-rio darmi conforto.

Lungo i secoli io mi rivolsi sempre ad anime in-namorate di me e chiesi di condividere le mie lacri-me. Ma, ancora, come sempre e più di prima, il miocuore agonizza ed io piango ancora sulle rovine del-la mia Gerusalemme, la mia Chiesa.

Venne, nel giovedì della mia passione, un angeloche, porgendomi il calice amaro, m’invitò ad accet-tare la volontà del Padre. Eccovi qui in questa ora,come angeli, a dirmi come l’inviato dal cielo: “Ge-sù, ti vogliamo dare consolazione”. Io l’accetto davoi e a voi la dono, e insieme preghiamo il Padre.Dite ancora con me: “Padre, se è possibile, passiquesto calice amaro, e gli uomini, nella pratica del-la virtù e del bene, ritrovino serenità e pace”.

Oh, figli miei, vedete il mio corpo insanguinato!Vedete il mio corpo mistico insanguinato! Vedete ilmondo insanguinato! Raccogliete questo sangueprezioso e offritelo per tutti coloro che soffrono eper coloro che godono, per coloro che pregano e

7

per coloro che imprecano. C’è del sangue innocen-te sparso dovunque: offritelo al Padre con me.

Grazie, figli! La vostra offerta, unita alla mia, ègradita a Dio ed è pegno di salvezza. Vi ringrazio evi prego: diffondete questa pia pratica che con tan-ta insistenza chiedo a voi, angeli consolatori. Nonandrà perduta la vostra preghiera. Sarà la piccolafiamma che susciterà l’incendio e diffonderà do-vunque la carità, che è Dio stesso.

Vi benedico, figli miei, e vi amo.

LA CONDIZIONE PER ENTRARENEL MIO CUORE

5 giugno 1970

Figli miei, sono con voi. Ecco, vi presento il mio cuore squarciato e

v’invito ad entrare per prendere la vostra dimora.C’è un posto per tutti, ma voi che siete i miei benia-mini, oh sì, venite e gustate la soavità e la dolcezzadella mia compagnia!

Portatemi anche le vostre croci. Non vi ho dettoun giorno: Vengano a me coloro che sono affaticatie stanchi? E non siete voi, forse, affaticati e stanchiper le contrarietà e le cattiverie da cui siete circon-dati? Ecco dunque che l’invito è rivolto a voi, pro-

8

prio a voi qui presenti, che siete i fiori del mio giar-dino. C’è una condizione sola per entrare, ed èquella che voi continuiate a essere piccoli, piccoli.

L’umiltà la dovete esercitare così: riconoscendole grandi grazie che vi fa continuamente il Signore eringraziando per ciò che ricevete. Tutto quanto rice-vete è puro dono dovuto alla sua bontà e che vi de-ve tenere in una posizione di rispetto davanti a Lui.

Dovete essere umili con tutti, perché siete tuttisullo stesso piano davanti a Dio. Siete tutti fratelli e,se le imperfezioni degli uni si riflettono sugli altri,alla stessa stregua si diffondono e si propagano levirtù di cui tutti sono capaci.

Dovete essere umili con voi stessi, non anelandonemmeno a una perfezione o a una missione supe-riore a quella che il Signore vi ha destinato. Nonpresumete nelle vostre forze e non lasciatevi abbat-tere per tutto ciò che vi può capitare. Non lasciate-vi dominare dagli eventi, ma fate tutto convergerealla provvidenza di Dio e tutto e tutti affidate a Luimediante la preghiera. Così, e solo così, sarete i mieibambini che io educo e istruisco e a cui insegno aelevarsi fino a raggiungere la perfezione.

Figli, bambini miei, fidatevi di me! Sono il vo-stro Gesù, pieno di misericordiosa bontà per tutti.Quelle persone che tenete nel cuore, e che vorrestefossero sulla retta via mentre si sbandano come pe-

9

core matte in cerca di altri pascoli, affidatele al miocuore, mettetele nel mio cuore. Come voi siete almio servizio, io sono al vostro, e sono desideroso dioccuparmi delle persone che vi sono care.

Figli, vi benedico tutti.

VI PROPONGO UNA SCELTA7 giugno 1970

Figli miei, figli del mio cuore, figli che io hocomprato con il mio sangue, che nutro con la miacarne, che custodisco e preservo dal male con la miagrazia, figli da me protetti e redenti, destinati aduna gloria infinita, siate benedetti!

Ecco, io sono in mezzo a voi. Voi non mi vedetese non con gli occhi della fede, ma io vi vedo tutti evi scruto fino in fondo. Oggi voglio proporvi unascelta.

Voi siete andati alle urne per fare la vostra scelta;avete dato il vostro voto alle persone che pensateche meritino la vostra fiducia e che siano in grado digovernarvi e di proteggere e di difendere i vostri in-teressi e la vostra causa. Questi uomini, deboli co-me tutti, forse male interpreteranno il loro compitoe può darsi che non portino a compimento, nel mo-do da voi desiderato, la loro missione. La debolezza

10

umana è tanto grande, e merita compatimento e ca-rità perché qualche volta vi è da parte loro non cat-tiveria ma incapacità.

Voi dunque avete fatto la vostra scelta per le co-se materiali, proprio così come vi è stato detto: “Da-te a Cesare ciò che è di Cesare”. Ma io ora sono quie vi propongo un’altra scelta, che non è come quel-la che mi paragonava a Barabba, ma è la scelta fra ilbene e il male.

Volete farmi regnare su voi, sui vostri figli, sullavostra patria? Ecco, io vi presento il mio programma.

Ogni candidato vi presenta il proprio curricu-lum e vi propone i suoi desideri di bene; io vi pre-sento la mia vita, la mia passione e la mia morte. Vipresento il mio codice, il mio vangelo e vi chiedo:volete eleggermi, ubbidirmi, seguirmi? Ecco la stra-da che io vi indico, il Calvario, e vi dico: chi vuol ve-nire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la suacroce e mi segua!

Io vi do ancora un programma: amare tutti. E ri-peto che il superfluo va distribuito ai poveri, e a tut-ti dico: perdonatevi, amatevi e aiutatevi a vicenda.

Io, il vostro Eletto, provvederò ai vostri bisogni,sarò in mezzo a voi e, se voi porterete la croce conme, io stesso sarò il vostro cireneo.

Vi piace, figli, questo messaggio che il vostro Ge-sù di misericordia v’indirizza? Non lasciatevi turba-

11

re dalle mille cose contrarie che vi possono capita-re. Non lasciatevi avvilire dalle cadute e dalle vostreimperfezioni e miserie. Non sono io caduto più vol-te sulla via del Calvario, e non volete cadere voi cheincespicate ad ogni piè sospinto? Io non mi spaven-to per la vostra debolezza, guardo solo la buona vo-lontà e la prontezza con cui mi chiedete aiuto. Sevoi mi chiamate, io corro.

Voi, se volete arrivare ad un personaggio peravere un favore, vi fate fare una raccomandazioneda qualche persona altolocata. Ma, se dovete pre-sentarvi a Dio, io vi faccio la più potente raccoman-dazione. Sono io stesso che intercedo per voi, chem’interpongo per voi, che mi offro per voi.

Oh, perché non vorrete approfittare della miabontà? Non è questo solo il mio desiderio: salvarvitutti e farvi tutti felici? E se non osate venire diret-tamente a me, perché non mi fate pervenire le vo-stre suppliche per mezzo della vostra e mia Madredolcissima? È vero che ognuno di voi vorrebbe es-sere la mia Mamma, ed io vi ho insegnato come lopotete essere quando vi ho detto: “Chi è mia Madree mio fratello, se non chi fa la mia volontà che èquella del Padre mio?”. Fate dunque sempre così.Scegliete di fare la volontà di Dio, e alla scuola diMaria imparate ad essere le mie mamme che midanno amore e consolazione.

12

Figli, vi ringrazio fin d’ora per la vostra scelta.Non dite mai come i Giudei: “Non vogliamo cheegli regni su di noi”, ma ditemi: “Ti abbiamo sceltoper nostro Re, Gesù, perché vogliamo che tu regniora e sempre su noi per i secoli eterni”.

Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e del-lo Spirito Santo.

LE SPINE DOLOROSECHE CIRCONDANO IL MIO CUORE

7 giugno 1970

D. Gesù, mi vuoi dire il significato delle spineche circondano il tuo cuore e delle fiamme e dellacroce che lo sormontano?

R. Figlia mia, le spine ti danno l’idea di qualchecosa che punge e che fa soffrire. E quante sono lesofferenze che pungono e amareggiano il mio cuoredolcissimo! Non sono solamente le offese dei catti-vi che mi fanno soffrire, ma sono soprattutto le of-fese degli amici, di quelli cioè che hanno gustato lemie intimità, le mie gioie, che hanno diviso con meansie e dolori. Sono questi che, abbandonandomi,mi procurano grandi pene.

Ogni spina rappresenta una categoria di perso-ne; sono i miei ministri, le anime a me consacrate, le

13

anime privilegiate che, avendo goduto delle mie te-nerezze e dei miei doni straordinari, ad un certopunto mi abbandonano, mi tradiscono e mi offen-dono tradendo la loro vocazione e mal corrispon-dendo alla missione loro affidata.

Sono le sofferenze più acute quelle che fannosoffrire il cuore perché esso è la parte più delicatadel corpo umano, che significa la sensibilità, la deli-catezza, la bontà e la vita stessa. Non dite infatti voiche un cuore ha cessato di battere per significare lamorte? Sappi dunque capire tutta la pena che miprocurano quelle spine dolorose che circondano ilmio cuore e impegnati a staccarle e a ripararne le fe-rite con la tua corrispondenza al mio amore e allemie grazie.

Le fiamme indicano la veemenza dell’amore dacui è divorato il mio cuore: fuoco divino che emanalo Spirito che dimora in me. A chi mi ama, io facciodono di questo Spirito Santo divoratore che è susci-tatore di buoni pensieri, di opere sante e di zelo perla gloria di Dio. Da Lui viene l’apostolato e lo zeloper la divina causa, l’amore per il prossimo spintofino all’eroismo, e quell’ardente desiderio di perfe-zione che fa automaticamente crescere nella virtù.

La croce che sormonta il mio cuore è come ilsimbolo che domina l’altare. Su questo altare, permio amore, chi mi ama deve esser pronto a sacrifi-

14

care tutto ciò che non mi appartiene e che è nocivoalla vita d’unione fra me e l’anima. La croce signifi-ca immolazione a Dio con me, l’immolazione diogni anima a me cara nella rinuncia completa dellasua volontà. Ecco il sacrificio più gradito e l’invitopiù pressante che io faccio alle anime amanti.

VI AFFIDO UNA TRIPLICE VIGNA9 giugno 1970

Figli miei cari, ancora una volta vi voglio rivolge-re la mia parola, e lo farò ancora durante questomese in cui mi volete dare un maggior tributo diamore e di adorazione.

Due giorni fa voi avete fatto la vostra scelta, e miavete eletto vostro capo. Io ho accettato e ho gradi-to questo incarico. Vogliamo perciò lavorare assie-me: io vi do gli ordini e vi aiuto; voi ubbidite volon-terosamente e mi donate le vostre fatiche.

Le messi stanno biondeggiando nei campi. Ioabbisogno di molti operai che prestino la loro ope-ra e che lavorino disinteressatamente per la gloria diDio e per il bene delle anime. È per questo che vidico ancora, come già ai miei discepoli: “Figli, pre-gate il Padrone della messe perché mandi moltioperai a lavorare e a raccogliere i frutti”.

15

Ma voi siete venuti alla prima ora e, pieni di buo-na volontà, mi dite: “Eccoci, siamo qui, cosa dob-biamo fare?”. Ecco, io vi affido una triplice vignanella quale dovete compiere il vostro lavoro.

Vi affido la vostra anima. Essa è una, e ve l’hodata io. Voi dovete coltivarla e poi restituirmela co-me io ve l’ho donata, ricca, cioè, di quella grazia chela fa preziosa ai miei occhi.

Sapeste quanto vale quell’anima! Se voi la volesteparagonare a tutti i beni della terra, trovereste chequesti ultimi valgono quanto un pugno di mosche.Avete dunque da custodire un prezioso tesoro, chenon potete nascondere sotto terra, ma che dovetearricchire di tutte quelle virtù che la fanno bella da-vanti a Dio e meritevole della sua ricompensa.

Cominciate dunque con il togliere tutte quelleerbacce, e a dissipare e distruggere quegli insetti an-che piccolissimi che ne infestano il terreno e che voipotete chiamare peccati o imperfezioni, secondo lagravità. Poi, cominciate a mettere la buona sementedella divina Parola, che voi mediterete e che irrore-rete con la rugiada e con la pioggia della preghiera.Andrete così studiando quali fiori seminare.

Ogni fiore vi rappresenta una virtù, e di questa èil simbolo; e, se seminerete viole o gigli o rose, la vo-stra aiuola sarà deliziosa per il suo profumo. Tuttiavvertiranno che state facendo progressi nel bene e

16

che crescete in santità da veri operai di Gesù, che viha scelti.

Ma la vostra vigna, che insieme coltiveremo, è co-me una piccolissima cellula di quell’alveare che è lafamiglia, e qui vi vorrei proprio dei bravi vignaioli. Levostre famiglie sono vostre perché voi avete desidera-to formarle, ma la forza vitale che le ha costituite è ve-nuta da me. Le vostre famiglie sono dunque mie, edio ve le affido perché le difendiate dai pericoli.

Oh, come vorrei che voi mamme foste come lesentinelle che stanno a guardia della casa! La vigi-lanza, figlie, dovrebbe essere uno dei mezzi con cuitener lontani i pericoli e soprattutto il peccato.Quando il male è entrato in casa per mezzo di quel-le molteplici cose che voi chiamate progresso, mache dovreste chiamare scandalo, difficilmente lopotrete allontanare.

Per questo occorre la vigilanza e l’esempio diuna vita intemerata dentro cui i vostri figli possano,specchiandosi, vedere l’immagine della mia Mam-ma o il Vangelo stesso vissuto. Mamme, vigilate per-ché non abbiate a piangere troppo tardi e a vedervisfuggire di mano quei talenti di cui dovrete un gior-no render conto a Dio. Vigilate sulle amicizie, sulleletture, sui difetti dei vostri figli, e fiancheggiatelifin dove la vostra possibilità ve lo permette.

Ma vi è l’altra vigna, la terza, che io vi chiedo di

17

aiutarmi a coltivare, e sono tutte quelle anime che vistanno attorno e che incontrate nella vostra vita. Nonavvenga mai che la vostra risposta rasenti quella diCaino che, interrogato sulla sorte di suo fratello, ri-spondeva: “Che ne so io di mio fratello, sono io for-se il suo custode?”. No, non sia così. Non vi sia sof-ferenza o bisogno o malanno che non trovi ripercus-sione nel vostro cuore. Possano le vostre parole, levostre opere, recare a tutti conforto e sollievo. Voi sa-rete le buone samaritane e i buoni cirenei che, a tutticoloro che giacciono sulla via invocando aiuto, anchese non materiale, sentono il dovere di prestare la loroopera e di contribuire alla felicità del prossimo.

Ecco, figli: siete i miei sudditi, questi sono i mieiordini!

Vi benedico tutti e vi do la mia insegna. Nel se-gno della croce trionferete, e rivedrete la croce lumi-nosa che io porterò incontro a voi nel giorno finale,quando vi dirò: “Venite, benedetti dal Padre mio, agodere il premio a voi destinato da tutta l’eternità”!

ALLE RELIGIOSE DI UN ISTITUTO10 giugno 1970

Figlie mie dilette, eccomi qui in mezzo a voi. Io sono il Principe della Pace, e questa pace vo-

18

glio donare a voi, alla vostra comunità e alle vostrefamiglie. Io dono a voi la pace, e voi la date ad altri,ma essa non è un dono che gratuitamente ricevete ecome tale lo potete distribuire. La pace è frutto diumiltà, di bontà e di buona volontà. L’umiltà è unavirtù insostituibile, perché per mezzo di essa si pra-tica l’ubbidienza, si riconosce l’autorità e si teme dioffendere, nel prossimo, quel Dio che abita nellecreature.

Figlie mie, sapete perché il demonio trionfa neiconventi e nelle famiglie? Perché lo spirito di su-perbia e d’insubordinazione dà modo alle personedi collaborare con lui. Egli è scatenato e libero, etrionfa conducendo al male e alla dannazione ungrande numero di consacrati che svisano la loro vo-cazione. Trasformano così le comunità, che dovreb-bero essere le oasi dove lo Sposo celeste dovrebbetrovare conforto e amore, in luoghi di contestazionee di ribellione.

Pregate, figlie mie, e fate pregare assiduamente,perché, risistemate nell’ordine e nell’armonia, le fa-miglie religiose diventino quei luoghi dove si eserci-ta la virtù e si alimenta l’amore.

Figlie mie, dallo spirito di superbia deriva la dis-ubbidienza, ed anche la castità ne è danneggiata eminacciata. Se gli angeli ribelli divennero angeli ditenebre, è proprio da questi che gli uomini vengono

19

tentati per i peccati impuri, che sfasciano le famigliee corrompono la società.

Figlie mie, faccio queste confidenze a voi che go-dete della mia fiducia e che vivete di fede, e nell’e-sercizio della carità conducete i vostri cuori e le vo-stre anime sui retti sentieri. Non temete però di av-vertire e di correggere, di ammonire e di aiutare,coloro che non si comportano nel modo più adattoe più confacente allo spirito che vi dirige e che deveadditare a tutte la via del cielo. Non lasciatevi gui-dare dallo spirito di superbia, ma l’amore e la bon-tà guidino le vostre parole. Solo se avrete di mira ilbene delle anime e di salvaguardare la santità nelvostro istituto, saprete dare saggi consigli e sareteovunque e sempre vittoriose.

La mia benedizione vi accompagni e vi diriga.Sempre alla mia scuola e a quella della mia Mamma,crescete ed amatevi. Ubbidite sempre e siate serene.

CHI NON PECCA CON LA LINGUAÈ UOMO PERFETTO

11 giugno 1970

Figli miei, sono qui ancora per confortarvi e aiu-tarvi, per chiedere conforto e aiuto.

Ecco, io mi presento a voi come l’Uomo dei do-

20

lori. La forza della mia sofferenza e l’infinita tristez-za del mio cuore hanno fatto del mio corpo una fon-tana zampillante sangue da tutti i suoi pori, ed io,nell’immensità del mio amore, di questo sangue di-vino faccio dono a tutti coloro che sono assetati dime, perché nel mio sangue trovino ogni aiuto, ognisperanza, ogni sollievo.

Ma permettetemi,figli, che a voi, che sarete risto-rati col mio sangue, io dica la pena immensa che inquella notte di dolore provai nella mia gola riarsa.Pochi mi danno riparazione per questa sofferenzache fu tanto, tanto grande per me. L’arsura che midivorava era per espiare i molti peccati che conti-nuamente si commettono, non solo da coloro chenon mi conoscono, ma anche da quelli che, avendoricevuto il dono della grazia e avendo goduto di in-numerevoli benefici, li hanno dimenticati e ne han-no abusato.

Voglio farvi rilevare come in quell’ora tremendai peccati di gola, le bestemmie, le maldicenze, lemormorazioni, il turpiloquio, e tutte quelle coseche provengono da quell’organo tanto pregiato del-la lingua, che permette agli uomini di comunicarefra di loro e con Dio, mi fecero molto soffrire.

Se non mi è possibile chiedervi una riparazionetotale, poiché solo Dio può riparare tutte questecolpe che molte volte lo offendono proprio diretta-

21

mente, permettetemi, figli cari, di chiedervi il sacri-ficio che più vi costa e che, appunto per questo, miè più gradito.

Custodite la lingua, e fate che vi possa servireunicamente per consolare, istruire e ammonirequanti hanno bisogno di voi, e che nessuna cosa orispetto umano vi trattenga dal lodare Dio, Esseresupremo, eterno ed infinito, a cui è dovuto sommoonore da ogni creatura, a cui tutto Egli ha donato.

Vi è stato detto che chi non pecca con la lingua èuomo perfetto. Questo io vi ripeto, ma, se volete es-sere perfetti, cominciate da qui: a chiudere la boccaa tutto ciò che potrebbe avermi causato acerba sof-ferenza in quella notte e che potrebbe danneggiarela vostra anima e il vostro cuore.

Basta, alle volte, una parola cattiva ad amareg-giare un’anima. Basta una parola buona a renderlafelice. Basta una piccola mortificazione, una picco-la regola, a risanare un corpo malato. Basta un sor-riso o un momento di silenzio ad indicare un cuorepieno di gioia o di angoscia.

Sia la vostra correttezza nel parlare o nel tacereun segno dell’equilibrio interno che possedete, epossiate dare a tutti il frutto della vostra bontà.

Vi benedico e vi amo.

22

IL CALDO DELL’ESTATE14 giugno 1970

Figlia mia, il calore sceso in questi giorni, cosìprovvido e indispensabile alla maturazione dei frut-ti della terra, trovi nel tuo cuore sentimenti di rico-noscenza ed affetto per Dio. Non lamentele inutili.Già tante imprecazioni si levano da molte parti pertutto ciò che è provvidenziale e indispensabile.

Fa che la riconoscenza e la fiducia nell’opera cheDio ha predisposto nell’ordine della natura sia con-tinua, anche se personalmente vorresti cose diverseda quelle di cui godi.

Il caldo dell’estate ti ricordi anche i missionariche in terre lontane, forse equatoriali o con climadiverso da quello nativo, tutto sopportano e offro-no per il bene di quei figli miei che ancora non miconoscono. Vorrei anche che tu offrissi per loroqualche sacrificio che valga a sollevarli dalle loropene e a dar loro forza e salute per continuare la lo-ro opera preziosa.

Non dimenticare i malati che giacciono in un let-to e che con la malattia devono sopportare anche lediversità di temperature, che sono per loro dellegrandi sofferenze. Sappi cogliere queste piccole oc-casioni di sacrificio, e offrirle a conforto e in unionedi chi lavora e soffre per il regno di Dio.

23

Vorrei anche che non dimenticassi le anime chesoffrono in purgatorio e che la sopportazione deituoi malanni potesse essere ad esse come preziosorefrigerio.

Al tempo stesso vorrei che tutti i miei figli ricor-dassero l’inferno, dove un fuoco inestinguibile di-vora le anime dei dannati, e sia un monito a viverecristianamente e a comportarsi decorosamentesempre.

Imita dunque l’esempio dei santi, che sapevanodire: “Freddo e caldo, benedite il Signore!”.

ECCO COME SI CRESCE14 giugno 1970

Figli miei, avete detto bene: “Al ciel andrò a ve-derla un dì”! È questo, oltre che il vostro desiderio,quello della mia Mamma e il mio.

Un posto è preparato per tutti voi; nessuno siperderà purché voi vogliate seguire le nostre orme ei nostri insegnamenti. Con lo stesso ardente deside-rio con cui io desideravo che la mia Mamma venis-se a rallegrare il paradiso, io desidero che ogni ani-ma, da Dio creata e redenta, venga a far parte dellasua gloria e partecipi alla gioia immensa di Dio,somma felicità.

24

Ma vi ho dato nei giorni scorsi degli insegna-menti preziosi, e vi ho invitati a lavorare le vigneche il Signore vi ha affidate. Potrete così e dovretecollaborare all’azione divina, e far crescere quellevirtù che vennero messe in germe nell’anima vostrae che voi aumentate o acquisite con la grazia e labuona volontà.

Voi sapete quanto nel mondo tutti tengano alsuccesso, a fare una buona riuscita, a farsi una buo-na posizione, a crescere cioè in potenza e in onore,dando alla propria dignità davanti agli uomini quel-l’ostentazione con cui possano imporsi agli altri osuperarli. È questa una rivalità che non conta per lavita eterna, poiché io vi ho detto: “Chi tra voi è pri-mo, sia ultimo e servo di tutti”.

Ma nell’ordine soprannaturale è bello gareggiaree cercare di crescere in santità, avanzare fino a rag-giungere le alte cime e far crescere il seme fino adarrivare alla piena altezza ed estendere i rami cosìda ospitare fra di essi tante creature.

A questa crescita spirituale dovete tendere contutto il vostro fervore. La crescita è interna, è la vitadell’anima che diventa rigogliosa. Questa crescita,che molte volte, anzi solitamente, è nascosta almondo, è pregevole davanti a Dio.

Quale rigogliosa crescita quella delle anime chelavorano silenziosamente e nel nascondimento e

25

portano a termine le loro opere, arrivando a tempoopportuno là dove c’è un seme da gettare con unabuona parola, una lacrima d’asciugare, un sorrisoda dare, che può tante volte diradare delle nuvolenere!

Ecco come si cresce, figli: diffondendo l’amore,poiché esso è Dio stesso. Volete giganteggiare invirtù e raggiungere le altezze dei cedri del Libano?Estendete il vostro desiderio di bene fino ad ab-bracciare gli estremi limiti della terra. Ma prima, af-fondate le radici nel terreno con tanta umiltà, fino ascendere nel centro della terra, perché tutti gli uo-mini vengano abbracciati dal calore che il vostrocuore emana.

Voi dovete raggiungere la mia statura di Salvato-re. È per questo che dovete poter dire: umiliato so-no fino alla morte. Capite, figli: umiliati fino allamorte del vostro io, che cerca sempre di far capoli-no in ogni vostro movimento e che cerca di primeg-giare e di avere la propria soddisfazione in ogniazione, se pur buona, della vostra giornata. Fateuna variante a quell’io, e metteteci davanti una “D”che trasformi tutto e sempre a gloria di Dio. Eccocome si cresce: morendo e sacrificando se stessi finoa saper dare la vita per i fratelli.

Così, quando davanti agli uomini sarete qualifi-cati come esseri inutili, anche quando vi chiameran-

26

no insensati e pazzi, la vostra statura spirituale saràtanto grande che nel vostro incontro io vi dovrò as-segnare le alte sfere.

Figli, la calura esterna stia ad indicare il fuoco chevi divora, e il refrigerio che dà conforto al mio cuoreper la vostra sete di bene, torni a voi, come la fre-schezza dei boschi e dei ruscelli, a rallegrarvi la vita.

Vi benedico tutti, figli miei, e vi dico come allaprima famiglia umana: “Crescete e moltiplicatevi”!Diventate buoni, diventate numerosi, e siate bene-detti fino alla terza e quarta generazione.

PER NON CADERE IN TENTAZIONE18 giugno 1970

Figli miei, eccomi. Sono qui assetato del vostroamore, dell’amore di tutti i miei figli. Sono qui asse-tato di anime. Voi mi donate il vostro amore attra-verso la vostra preghiera: io salvo le anime.

Io vi ho chiamati qui per questo incontrod’amore. In quella notte santa e tremenda, per bentre volte chiamai i miei prediletti, ma essi furonosordi ai miei richiami e si lasciarono vincere e domi-nare dal sonno, dalla stanchezza.

Voi avete risposto affermativamente al mio ri-chiamo, ed anche a voi, come ai miei apostoli, io

27

dico: “Vigilate e pregate per non cadere in tenta-zione!”.

Molte anime si perdono perché si lasciano vince-re dalla sonnolenza spirituale, dalla tiepidezza, e,mentre il maligno compie la sua opera deleteria, es-se abbandonano la preghiera, unico indispensabilemezzo di salvezza. Figli miei, ancora vi dico, e insi-sto: non tralasciate mai la preghiera. Quandol’abbattimento, la malavoglia, la disperazione, ten-tano di allontanarvi dal vostro Dio, quello è il mo-mento di alzare più potente il vostro grido e di pre-gare.

Il vostro Dio si degna di chiamarvi a rapportocon Lui. Egli è il vostro Capitano, ha il diritto didarvi i suoi ordini; ma Egli vi chiama a colloquio, viparla con il cuore in mano e aspetta che voi facciatealtrettanto.

Oh, la preghiera, quale potenza, quale forza,quale arma, quale testimonianza di fede, di speran-za e d’amore! Pregate, figli, pregate con le lacrimedel dolore dei vostri peccati, pregate con il sudoredi sangue dei vostri sacrifici. Anche se non semprepotete pregare con le labbra, pregate con il cuore.Sia esso come un calice aperto, sempre pronto adaccogliere l’amore di Dio, sempre pronto a disseta-re il vostro Gesù assetato di voi.

Figli, vi amo e vi benedico. Fate che altri inten-

28

dano e mettano in pratica i miei preziosi insegna-menti. Da queste oasi di preghiera e d’amore, vengaalle anime vostre quella benedetta rugiada che tolgaai vostri sensi e al vostro cuore la volontà del male elasci solo trionfare, in tutto e sempre, l’uomo nuo-vo, il vostro Gesù crocifisso.

GIOVANNI, IL PRECURSORE23 giugno 1970

Figlia mia diletta, la natività di Giovanni Battistaè un grande avvenimento nella storia del mondo edella Chiesa. Egli è il Precursore, destinato a prepa-rare la via del Signore. Io che ero prima di lui, vennidopo di lui, ma già egli mi aveva annunciato alle tur-be e a tutti aveva dato i comandamenti e i consigliperché preparassero il cuore e lo spirito ad acco-gliermi. Questi comandi già erano incarnati in lui,che viveva di preghiera, di penitenza e con austerità.

L’umiltà lo ha reso grande agli occhi di Dio e de-gli uomini. La fortezza lo distinse e lo rese capace didire la verità anche quando essa poteva costargli lavita.

Nato senza macchia originale, perché santificatodalla mia presenza, dal seno di una madre, non co-nobbe colpa e si coprì di meriti lungo la sua esisten-

29

za. Mi battezzò nel Giordano con acqua per indica-re il battesimo di acqua e Spirito Santo che avrei da-to agli uomini che avrebbero voluto essere miei se-guaci. Mi additò alle turbe come l’Agnello destina-to ad immolarsi per distruggere il peccato.

Il Padre mio confermò le sue parole, dichiaran-domi suo Figlio prediletto. Ma egli, Giovanni, asse-rì e confermò sempre di essere l’ultimo servo, nondegno di sciogliere i legacci dei calzari di colui cheveniva dopo di sé e che era più grande. Coronò lasua vita intemerata col martirio.

Chiedi a lui l’umiltà, che è verità, la fortezza nel-la fede, spinta fino all’eroismo, e la grazia di viveresempre castamente la tua vita e con austerità.

PERCHÈ VI CHIEDO AMORE23 giugno 1970

Figli miei, eccomi qui, come già altre volte, adelemosinare il vostro amore! Voi direte: non ti ba-stano, Gesù, gli affetti del Padre tuo, quelli dellaVergine, tua Madre, quelli degli angeli e dei santi?No, figli, io desidero il vostro amore perché, soloamandomi, voi potrete salvarvi ed io desidero la vo-stra salvezza. Ve l’ho detto molte volte e ve lo ripe-to: vi amo così intensamente che, se per salvare cia-

30

scuno di voi dovessi immolarmi ancora sulla croce,volentieri lo farei.

Figli, voi avete avuto tutto dal vostro Dio: un’a-nima immortale e un corpo che, dopo esser servitocome strumento di bene all’anima, sarà pure glori-ficato e vivrà eternamente nel cielo. Il dono piùgrande è l’anima immortale, che è soffio di Dio eche, arricchita dalla grazia, può vivere una vita divi-na. È Dio stesso che abita in voi. Sono io, il vostroGesù, che prendo dimora nell’anima vostra qualedolce ospite.

Anche il corpo è pregevole agli occhi di Dio, e lodeve essere anche ai vostri occhi come è pregevole iltabernacolo che custodisce le sacre specie. Ma co-me mai, figli, non lo si tiene in considerazione senon come mezzo di piaceri illeciti? Come mai undono tanto importante, che Dio vi ha affidato, vie-ne disprezzato fino al punto di credersi autorizzati asopprimerlo?

Figli miei, la concupiscenza entra nell’anima permezzo dei sensi di cui è munito il vostro corpo, per-ché esso non è abbastanza custodito. Siate gelosi, fi-gli miei, del vostro corpo che, se dopo la morte an-drà in polvere come le cose fatte di materia, per vir-tù di Dio nel gran giorno del giudizio finalerisusciterà, si ricomporrà e si riunirà all’anima. Ab-biate cura del corpo e procurate di conservare la sa-

31

lute, che è un dono per poter lavorare per la gloriadi Dio. Ma non esitate a dire al Signore: è meglioche tu mi tolga tutto piuttosto che perda la salutedell’anima. Proprio così, come vi ho detto nel Van-gelo: “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo, e se latua mano ti scandalizza, toglila e gettala via. È me-glio andare in paradiso con un occhio solo o conuna mano sola piuttosto che all’inferno con tutte edue”.

Figli, io vi parlo con il cuore e vi mostro la miaferita, vi mostro le piaghe di cui è ripieno il mio cor-po, il mio capo circondato da spine, il mio corpomartoriato e denudato, e vi dico: sì, figli, ancora perle vie del mondo si rinnova la mia uccisione da par-te di giovani e di vecchi, di laici e di consacrati, daparte di tutti coloro che dei doni di Dio ne fannouno scempio!

Oh, figli miei, ecco perché vi chiedo amore e viprometto che vi ripagherò abbondantemente di ciòche farete per me! Il corpo è uno strumento per sal-vare l’anima, che è la perla preziosa nascosta in es-so. Essa vale la mia passione e la mia morte. Lavo-rare per la salvezza delle anime vuol dire compiereun’opera divina. Ecco, io vi faccio un invito, a voi ilraccoglierlo. Siete al mio servizio come soldati mili-tanti. Lavorate con me. Voi potete essere il prolun-gamento del mio braccio. Andate, andate dovun-

32

que: io vi do l’efficacia della parola, vi do la luce cheillumina la mente. State uniti a me.

Io sono il vostro capocordata. State attenti, se-guitemi, ubbiditemi. Vi porterò sulle alte vette del-la perfezione e godrete gioie purissime e sante, alconfronto delle quali le gioie di questo mondo sononulla. Amatevi tutti, aiutatevi e aiutatemi. Dimenti-cate le cose insignificanti che vi circondano. Quellecose che vi sembrano tanto dolorose e gravi, si ri-solveranno con tanta buona volontà e con il mioaiuto. Abbiate fiducia, fidatevi di me!

Cercate di capirmi e di mettere in pratica i mieiinsegnamenti. Vi è vicina la mia Mamma che davatanto conforto anche al mio cuore di Uomo-Dio.Abbiate confidenza in Lei, amatela e seguitela.

Io vi benedico, figli, ad uno ad uno, chiamando-vi per nome.

DISEGNI IMPERSCRUTABILI25 giugno 1970

Figli miei, eccomi qui a farvi rivivere un momen-to particolarmente importante all’inizio della miapassione. Allorché ebbi pregato a lungo e sudatosangue nell’orto, seppi che i miei carnefici si avvici-navano, poiché l’ora era giunta. Mi alzai perciò ma-

33

dido di sudore di sangue, chiamai gli apostoli cheancora dormivano e ci avvicinammo all’uscita del-l’orto. Là ci incontrammo con i soldati, ai qualiGiuda mi additò. Al suono della mia voce, però, isoldati caddero a terra come tramortiti e fu neces-sario ancora il mio comando perché riprendesserovita.

Figli miei, vi ho fatto osservare questo momentoparticolare della mia vita e questo miracolo perchépossiate avere la risposta ad una domanda che soli-tamente vi fate. Vi domandate perché il Signorepermetta questa o quella cosa e perché, pure nelmio nome, molte volte non ottenete ciò che chiede-te e che desiderate.

Certamente a Dio tutto è possibile, come avreb-be potuto la potenza del mio nome annientare quel-la dei miei crocifissori ed impedire ciò che già altrevolte i Giudei avevano cercato di fare. Ma il com-portamento di Dio non potete giudicarlo, poichéEgli è onnisciente e di una sapienza e bontà infinita,per cui tutto ciò che avviene nel mondo è guidatoda Lui a un fine positivo.

Ma vi è anche un altro motivo per cui gli uomininon possono rendersi conto perfettamente del com-portamento di Dio. È il rispetto della libertà del-l’uomo e la libera scelta del bene e del male, cherenderà possibile il premio e il castigo.

34

Quando dunque vedete persone di cui il demo-nio si è impossessato e che, nonostante le molte pre-ghiere, invocazioni ed esorcismi non sono liberate,non fatevi molte domande: pensate unicamente chei disegni di Dio sono imperscrutabili.

Quando vedete che il male si diffonde e trionfanel mondo, non attribuite questo a ingiustizia o amancanza di sorveglianza da parte di Dio, ma vede-te unicamente una bontà smisurata e un rispetto intutto della libertà dell’uomo, che qualche volta abu-sa di questa libertà e si crede autorizzato, in nomedi essa, a compiere il male.

Al suono della mia voce tremano i cieli e la ter-ra e, come per un solo atto della volontà della Trini-tà il mondo cominciò ad esistere, così basterebbeun gesto o una parola ad annientare tutto il mondo.Vi spiego, però: la distruzione può riguardare tuttociò che è materiale, la disintegrazione della materia,mentre le anime e gli angeli, come pure i demòni,sono indistruttibili essendo spirituali.

Ecco, figli, come, dopo questa piccola istruzio-ne, dovete ravvivare la vostra fede e non temere nul-la di quanto può accadere nel mondo. L’anima è laparte dell’uomo che ad ogni costo dovete salvare,anche se le battaglie di cui siete oggetto da partedello spirito del male e dei nemici che vi circonda-no, sono assai pesanti e diuturne.

35

Coraggio, figli! Quando la battaglia infuria, co-me la bufera sul mare in tempesta, chiamatemi. Iocalmerò la bufera e potrò distruggere il male, anchese, per lasciarvi il merito, permetterò qualche voltache la battaglia diventi cruenta e che si prolunghi.

Figli, vi ringrazio e vi benedico tutti. Siate un’u-nità con me nella Chiesa: la vittoria sarà nostra.

TENETEVI STRETTI ALLA CROCE30 giugno 1970

Figli miei, non turbatevi, ma, rimanendo nellapace, pregate e offrite sacrifici.

Io sono con voi, sono il vostro Gesù di miseri-cordia che voi avete onorato con pratiche particola-ri in questo mese a me dedicato. Gradisco i vostriomaggi e li ripago subito, aumentandovi l’amore diDio e del prossimo. Permettetemi, figli miei, di far-vi osservare ciò che è avvenuto quando io fui innal-zato sulla croce. Ecco, ve ne faccio un quadro per-ché lo abbiate ad ammirare.

Ai miei piedi erano rappresentate tre categoriedi persone: le anime innocenti e pure, i sacerdoti e ipenitenti. In queste tre categorie può, ognuno divoi, riscontrare se stesso, per quanto la vostra inno-cenza non sia perfetta come quella della mia Mam-

36

ma e i vostri peccati non siano forse gravi comequelli della Maddalena. Ognuno, però, può scorge-re in questi tre rappresentanti dell’umanità delleanime amanti.

Anche voi siete qui ai miei piedi perché mi ama-te. Ecco perché vorrei poter dire a ciascuno di voi:ti sono perdonati i tuoi peccati perché molto haiamato.

L’amore è la leva che solleva il mondo. L’amore èDio, che si abbassa fino ad unire a sé le creature chelo amano.

Figli, in questo incontro d’amore vorrei trovarmiogni giorno con voi e scambiare con voi i miei donipiù belli. Voi mi date i vostri doni, peccati, miserie,debolezze, ed io vi do grazia, sapienza, bontà e tut-to ciò che vi necessita per capirmi, per amarmi, pergodere di me sulla terra e venire a godermi in cielo.

Ma vi voglio parlare anche di un’altra categoriadi persone, rappresentate accanto a me in croce.Una turba di persone che, nonostante che avesserovisto miracoli strepitosi, inteso le mie parole e os-servato la mia vita santa e intemerata, al vedermicrocifisso e immobile e all’udirmi invocare il Padre,pensarono che nessuna cosa era vera di ciò che ave-vo insegnato. Perciò se ne andarono, e mi lasciaro-no solo coi pochissimi amici di cui vi ho parlato. Ve-devano con tristezza il fallimento della mia missione

37

ed anche della loro e, sconsolati, ritornarono alle lo-ro case i buoni, persino gli apostoli, e tornarono pu-re alle loro case i cattivi, imprecando.

Questo vi voglio dire perché, nei momenti in cuisi addensano le tenebre nella vostra vita e quandovedete attorno a voi confusione ed errore, non ab-biate ad imitare la folla che abbandona il bene, gliamici, la fede, ma abbiate a tenervi stretti alla croce,segno di fede e di salvezza, pronti a sacrificarvi an-che voi dando prova del vostro amore fino in fondo.

Figli, dopo il dolore e la confusione viene lagioia, come dopo la morte viene la risurrezione,purché rimaniate uniti alla mia croce come l’ederasi avvinghia all’albero che la sostiene.

Figli miei, vi benedico ad uno ad uno. Benedicoin particolare coloro che si dedicano a opere di be-ne soprattutto con il desiderio di onorarmi.

SONO QUI COME VOSTRO PASTORE18 luglio 1970

Figli miei, eccomi qui con voi, a pregare con voi,a supplicare con voi il Padre. Non vi ho detto che,dove saranno riunite due o più persone, io sarò inmezzo a loro? Ecco, dunque, che si avverano le mieparole!

38

Io sono qui come Padre e Maestro, ma oggi vo-glio confermarvi ciò che vi è stato letto nella liturgiadella Parola durante la santa Messa.

Io sono qui, dunque, come vostro Pastore. Os-servate ciò che fa il pastore con le sue pecorelle.Egli le conosce ad una ad una e, anzitutto, le ama ele custodisce da ogni pericolo, le nutre e le tosa atempo e luogo secondo la stagione, e soffre di ciòche esse soffrono, disposto a sottomettersi a grandisacrifici e a lunghi viaggi pur di procurare ad essenutrimento, acqua e sollievo.

Proprio così io faccio con le anime che il Padremi ha affidato, dopo averle conquistate con la miamorte in croce. Ed io vado in cerca di queste animee le avvicino con la paterna bontà di colui che, do-po averle accolte nel suo gregge, vuol procurare adesse ad ogni costo la salvezza.

Vi ricordo la parabola del buon Pastore, ma vi as-sicuro che essa non vale ad esprimere la formidabilegrandezza e potenza del mio amore, per cui non esi-terei ad affrontare tutte le pene degli uomini pur disalvare anche un’anima sola. Oh, figli miei, nessunoè escluso dalle mie cure assidue e profonde!

E perché molte volte vi sentite come abbando-nati e depressi? Non vi accorgete, figli, che manca-te di fede e di fiducia? Non pensate che il Signore viavvolge nella sua immensità, come l’acqua avvolge i

39

pesci da cui traggono l’alimento e la vita? Non te-mete, figliolini miei, il Signore non abbandona nes-suno, nemmeno i cattivi. E volete che abbandonivoi che desiderate essere buoni e servirmi?

Ecco, vi voglio tutti buoni e fiduciosi. Io vi con-duco ai pascoli eterni e vi faccio ombra con la miapersona per difendervi. Io vi amo e vi proteggo: sia-te sereni. Non vi posso togliere dalle spalle la croce,ma, se voi vorrete seguirmi, io vi aiuterò a superarei pericoli e le difficoltà, così da rendervi leggera lavita.

Vi affido anche ad altri pastori che mi aiutano.Essi hanno un Capo, che li guida e che mi rappre-senta. Anche ad essi dovete ubbidire, e dovete aiu-tarli perché possano svolgere la loro missione nelmodo che a loro stessi è indicato, come l’ho svoltaio quando nella mia vita pubblica iniziai la miaChiesa.

Pregate dunque per questi pastori e aiutateli intutto; aiutateli, perché il demonio, che si è scatena-to per permissione di Dio contro tutti i cristiani e inparticolare contro di loro, possa trovare una viva re-sistenza ed essere vinto in ogni campo.

Ma vi voglio suggerire ancora una cosa buona. Voi venite a pregare qui e la divina Pastora, la

mia dolcissima Mamma, vi dona i suoi consigli ma-terni e vi manda nelle vostre famiglie arricchiti di

40

doni spirituali e di grazie di ogni genere. Voi poteteessere il prolungamento delle sue braccia, delle miebraccia, e di quelle dei vostri sacerdoti che vi fannoda maestri.

Voi pure potete aiutare il vostro Gesù, Pastoreeterno delle anime, a custodire le pecorelle. Come ilpastore di pecore si fa aiutare dai suoi ragazzetti equalche volta anche dal cane che fa buona guardia,ciascuno nel proprio campo si adoperi perché ven-ga allontanato il male e custodito il bene, che puòessere la fede, la grazia, l’amore e la bontà.

Ricordate che il Signore vi ha messo accantomolte persone nella vostra vita, di cui avete, anchese non una responsabilità diretta, quella responsa-bilità richiesta dall’amore fraterno che lega tutti gliuomini. Troppi Caini ci sono sulla terra, che nonvogliono saperne degli altri, di chi ha bisogno, dichi soffre, di chi piange. Troppi sono coloro chevorrebbero egoisticamente pensare solo a se stessi edimenticare i più sacri doveri.

Figli miei, si risvegli in voi un senso di solidarie-tà che, facendo dimenticare le molte vostre esigen-ze, vi conduca presso colui che ha bisogno delle vo-stre parole, delle vostre cure, del vostro aiuto, comela pecorella che fra le spine della siepe si è strappa-ta non solo i ciuffi di lana, ma anche la pelle e la car-ne, che fanno sangue. Può darsi che un giorno voi

41

pure siate quella pecorella che ha bisogno di miseri-cordia e d’amore. Nessuna cosa che farete a me nelvostro simile, sarà da me dimenticata e non man-cherà di ricompensa. Ricordate e fatene tesoro.

Figli, vi benedico tutti e in particolare gli uominipresenti. Ad essi dico: ricordate che la vostra pre-ghiera è potente sul cuore di Dio. A tutti il mio ab-braccio e il dono più bello del mio cuore: un arden-te amore per le anime.

SONO IL VOSTRO GESÙ BAMBINO21 luglio 1970

Fratelli e sorelle mie care, grazie per l’omaggiod’amore che mi avete offerto per mezzo della miaMamma. Nessuna mamma al mondo mi saprebbe emi potrebbe dare la tenerezza d’affetto della miadolcissima genitrice, che ha condiviso con me penee gioie, fino a consumare i suoi giorni nell’ardentedesiderio di potermi sostituire, se ciò fosse statopossibile, anche nella mia passione e morte.

È bello e vantaggioso per voi che mi abbiate adonorare, perché è facile comandare al cuore di unbambino, specie se questo è Dio come io lo sono.Ma prima di invitarvi a chiedermi grazie e favori,che con grande facilità concedo, mi presento a voi

42

con le mie qualità che il mondo misconosce e nonimita.

Vedetemi: sono un bambino in apparenza cometutti gli altri. La luminosità dei miei occhi e la dol-cezza del mio sorriso vi parlano della mia bontà,che tutti accoglie e tutti abbraccia. Non vedete lemie braccia aperte? Pensate forse che io voglia re-stare nella mia culla o nella mangiatoia?

Oh, no! Io desidero venire a voi, desidero chevoi mi stringiate fra le vostre braccia, e desidero an-cor più entrare nei vostri cuori. Non vedetemi soloin figura, vedetemi di carne e ossa, vedetemi vivo evero. Io posso tutto e, se molti santi hanno avuto lagioia di vedermi con gli occhi del corpo, lo ottenne-ro solo perché la loro fede fu talmente grande chemeritò un premio.

Ecco che cosa desidero da voi: una fede viva chemi faccia vedere accanto a voi, una fede ardente esincera per cui vogliate accogliermi in voi. Sì, acco-glietemi, sono ancora e sempre io il vostro Gesùbambino, vivo e vero nella SS. Eucaristia, e sono ioche ripeto a voi ciò che le mamme sono solite dire ailoro bambini: “Ti voglio tanto bene che mi facciotuo cibo”. Sì, mi voglio far mangiare da voi perchévoglio essere la vostra vita e la vostra gioia.

Oh, la gioia! Quanto è difficile vedere i cristianigioire! Eppure i miei seguaci dovrebbero essere

43

l’emblema della felicità. Gli altri dovrebbero dire:“Mi faccio cattolico praticante, frequento i Sacra-menti e la Chiesa perché vedo che chi fa così pos-siede la gioia del cuore e la manifesta in tutta la suavita familiare e sociale”.

Io vi sorrido, voi gioite. Sì, siate lieti, perché ioho portato, per mezzo degli angeli, l’annuncio dipace e di gioia a chi ha buona volontà.

Fate tutto ciò che potete, e poi fate come me: ab-bandonatevi fra le braccia della mia Mamma. Ella èla Mamma di tutti, una Mamma impareggiabile ebuona, immensamente buona. Fate come faccio io,anche quando vorreste dire tante cose, difendere ivostri diritti, dire e gridare in faccia a chi sbaglia isuoi errori.

Fate come faccio io: sorridete e tacete. Il vostrosilenzio in certi momenti sarà la più bella predicache penetrerà nel cuore degli altri, e ne trarrannoprofitto perché il vostro silenzio e il vostro sorrisoporteranno l’impronta della mia benedizione.

Ancora voglio dirvi: siate come me. Dite che, a chivi farà del bene, voi ricambierete con generosità e da-rete il fiore della riconoscenza, ma siate anche prontia perdonare e a dimenticare come fanno i bambini.

Siate semplici, piccoli, piccoli come me, che, puressendo Dio, apparivo come un bambino qualun-que con le necessità di tutti i bambini e con le esi-

44

genze comuni a tutte le creature di questo mondo.Siate semplici, amate di passare inosservati.

Forse qualche mamma si lamenta per essere di-menticata dai propri figli; ma, se avrete vissuto così,senza nulla desiderare e tutto donando, questa cro-ce non vi sembrerà pesante.

Fratelli miei, non vi volevo dire tanto, ma pensoche mi abbiate ascoltato con gioia. Io pure sonotanto contento e vi benedico tutti. Desidero da voiun bacio prima di uscire di qui.

Fatemi conoscere ed amare, vi serberò tanta ri-conoscenza e vi renderò così piccoli che il Regnodei Cieli sarà vostro.

IL PECCATO È LA CAUSA DI TUTTI I MALI22 luglio 1970

Figlia, prega e fa pregare. Dona fiducia a tutti,poiché la preghiera ha una risonanza nei cieli, e ilvostro Dio non resta sordo alle vostre chiamate.

Il peccato genera la morte dell’anima, una mortespirituale nel senso che non può più meritare, agiree lavorare per quella vita eterna che guadagnate,non solo per i miei meriti, ma anche col concorsodella buona volontà che si manifesta con la fede e leopere buone.

45

La causa di tutti i mali nel mondo è il peccato,che rende nemici di Dio e amici di satana. Come egliagisce nel mondo per recare danni agli uomini, cosìessi, mediante il peccato, agiscono per danneggiarese stessi. È lo stesso lavoro che produce lo stesso fi-ne. Anche se l’uomo cerca nel peccato la propriasoddisfazione, è una felicità che non avrà che per unistante e a cui farà seguito la più grande amarezza.

Il peccato lega e incatena l’uomo, così da to-gliergli la libertà e renderlo schiavo di se stesso. In-capace di reagire e di dominarsi, si lascia trascinarevorticosamente per una china sulla quale non c’èsosta, se non voluta dalla grazia di Dio che intervie-ne per mezzo della preghiera. È una corsa irrefrena-bile che porta l’uomo alla rovina e reca danno allaumana famiglia e alla società.

Nelle famiglie dove regna il peccato, regna purel’odio, la discordia e l’infelicità. Ogni famiglia ha ilsuo cumulo di pene, di preoccupazioni e d’interessida difendere. Chi vive di fede, trova, pur in mezzoalle sofferenze, il motivo e la gioia di vivere, e dà adogni piccola cosa un significato e un fine. Chi vivein peccato, rovina la propria esistenza e distrugge lapace familiare.

La pace è un dono che si costruisce dal di den-tro. La buona coscienza ne è la base, la buona vo-lontà è l’artefice. Chi vive in peccato non possiede

46

la pace e non la può diffondere. Ecco il perché ditante famiglie disorganizzate e disunite. Il peccatoporta nella società tutto ciò che di cattivo l’uomo hain se stesso, tutto quel malumore e quella mancanzadi pace che matura nella famiglia; si avrà così laguerra fratricida e di classe, la guerra sociale, per larivalità che, dominata dalla superbia, conduce alladistruzione del proprio simile per il trionfo del pro-prio io. Da qui le catastrofi interne e le rovine diuna nazione, che s’impoverisce e si distrugge da sé.

La vita, quel prezioso dono che Dio ha messo adisposizione dell’uomo perché, vissuta secondo lasua legge, meritasse di continuare per tuttal’eternità, viene troncata dal peccato, per ricomin-ciare in un’eternità di pene, di desolazione, di odio.

Così, figlia mia, è la triste storia di chi, cercandonella vita il piacere e la propria soddisfazione lonta-no da Dio, non può trovare che danno per sé e pergli altri.

SIATE SEMPRE UBBIDIENTI 23 luglio 1970

Figli miei, mi è gradito questo incontro in cuiunite la riparazione al mio cuore e l’amore per lamia dolcissima Mamma. Io tutto accetto e ricambio

47

in modo divino, poiché non mi lascio vincere in ge-nerosità. Permettetemi però che, nel ricordo dellemie sofferenze, abbia a darvi un insegnamento cheservirà non solo per voi, ma per molte, molte anime.

La mia vita, cominciata su questa terra con unmio atto di adesione alla volontà del Padre e per unatto di adesione alla volontà di Dio della Verginemia Madre, continuò in una ubbidienza perfetta intutto e a tutti. Io ubbidii a mia Madre e al mio pa-dre putativo, come ubbidii ai miei carnefici, e santi-fico nell’ubbidienza tutti coloro che, imitandomi,rinnegando la propria volontà, fanno gioiosamentedono della propria libertà per assoggettarsi volonta-riamente alla volontà altrui. Oh, come vorrei dirviche l’ubbidienza è la strada maestra che conduce alcielo, togliendo, a chi la esercita, la responsabilità econcedendo la gioia perfetta del dovere compiuto!

Siate sempre ubbidienti, figli miei. Ubbidite allaChiesa, alle autorità, a chi vi è superiore di età, a chivi consiglia per il vostro bene e a chi desiderad’imporvi la sua volontà. Fatevi sempre piccoli e, inquesta umiltà di comportamento, possiate piacere aDio che predilige gli umili. Da questa virtù dell’ub-bidienza, praticata con semplicità, deriverannomolte altre virtù che ad essa sono legate.

Se ubbidite alla Legge di Dio, vi sarà caro osser-vare anche il comandamento della carità, e vi sarà

48

facile custodire la lingua che qualche volta, nellasua eccessiva loquacità, diventa tagliente e cattiva.

Se ubbidite al prossimo in ciò che è bene o nonè peccato, manterrete la pace nell’ambiente in cuivivete, e la pace sarà per voi un paradiso anticipato.

Se ubbidite alle buone ispirazioni e ai suggeri-menti che vi vengono dall’Alto, manterrete quellavita interiore della grazia che è Dio con voi.

Sappiate far tesoro, dunque, di questo insegna-mento e traducetelo in pratica anche nelle piccolecose, perché l’occhio del Signore si volga con bontàverso di voi e in ciascuno veda l’umile ancella diDio pronta a fare la sua volontà.

Figli miei, vi benedico tutti. Stringetevi al miofianco e camminiamo assieme. La vostra vita, vissu-ta in umiltà, semplicità, ubbidienza e gioia, sia un ri-chiamo a tutti a fare la volontà di Dio, servendolocon fedeltà e amore.

DATE TUTTO CIÒ CHE POTETE26 luglio 1970

Figli miei, eccomi qui a distribuire ancora unavolta il pane che dona vita, l’insegnamento che nu-tre l’anima. Allora, erano cinquemila i presenti, etutti ebbero pane e pesce a sufficienza. Voi siete una

49

minima parte, ma quel pane che io vi do, si molti-plica nella vostra mente e nel vostro cuore e voi loportate dovunque, dopo averlo assimilato. Voi fatecome le mamme che preparano il nutrimento per iloro bambini. Siate sempre affamati di questo panedi verità e di vita.

Vi ho detto: “Beati i famelici”, cioè chi ha una fa-me intensa, poiché io stesso vi sfamerò. Ecco, chidesidera la parola, chi desidera la verità e l’accoglie,fa come colui che accoglie la buona semente in unbuon terreno e la fa fruttificare. La semente è unpiccolo grano, che cresce a dismisura e diventa unalbero grande, dove molti possono trovare riposo,conforto e alimento.

Così sia di tutti voi. Diventate albero grande,aprite le vostre braccia, il vostro cuore; aiutate tutti,amate tutti, istruite tutti. Gli affamati, soprattuttospiritualmente ma anche materialmente, sono moltinel mondo.

Fate anche voi come ho fatto io. “Vi sono cinquepani e due pesci, come possiamo sfamare tutta que-sta turba di gente?”, si domandavano; ma interven-ni io e la cosa ebbe una buona soluzione.

Fate così anche voi. Domandatevi: “Quanto ab-biamo? Di che cosa possiamo disporre?”. Tutto ciòche potete dare, datelo con generosità a chi soffre.Ma guardate soprattutto nel vostro cuore, e trove-

50

rete una risorsa abbondante d’amore; guardate nel-la vostra mente, e troverete che una luce divina lainonda.

Date tutto, date sempre, date con gioia. È poco?Non importa. Poi arrivo io, il vostro Gesù, e riparotutto, completo tutto e santifico tutto.

Ad opera compiuta, troverete chi vi loda e vi vor-rà portare alle stelle, come volevano farmi re dopo ilmiracolo; ma non importa nulla la gloria umana.Qualche altra volta vi prenderanno a sassate comehanno preso me, il vostro Gesù; ma non importa. Cisarò io a difendervi sempre dalla gloria umana, che èun pericolo, e dalla maldicenza e dalla cattiveria.

Sempre vi sono accanto, vi aiuto e vi benedico.Opero grandi cose anche a mezzo vostro, ma sonosempre io che dirigo e tutto ha per scopo di rende-re florida la vostra vita spirituale fino a farvi santi,per avervi sempre con me in una gloria senza fine.

Figli miei, vi benedico.

CONSOLATE L’ADDOLORATA30 luglio 1970

Figlii miei, eccomi puntuale al mio incontro convoi. Sono il vostro Gesù di misericordia, a cui vole-te dare conforto nella sua dolorosa agonia nell’orto.

51

Io vi ringrazio e vi do consolazione nei vostridolori e vi prometto, come già altre volte vi ho det-to, di darvi consolazione e conforto nella vostraagonia.

Quando si avvicinerà per voi l’ultima ora e pocopotranno fare per voi i vostri parenti ed amici, io sa-rò accanto a voi con la fulgida luce della fede, con laforza della mia grazia e con tutte quelle grazie ma-teriali e spirituali che rendono dolce e sereno iltransito del giusto.

Ora però vi debbo chiedere un favore. La penache tanto mi afflisse il cuore in quella notte di dolo-re, fu il pensiero delle sofferenze che la mia passio-ne avrebbe causato alla mia santa Mamma.

Oh, cara Mamma, come avrei desiderato rispar-miarti tanto dolore! Tu sola potevi comprendere lemie pene ed io solo potevo capire le tue. Veramen-te, Mamma, potevi dire: “Guardate il mio dolore,che è grande come il mare!”.

Ebbene, se in quella notte io non potei rispar-miare nemmeno una lacrima a mia Madre, voi orapotete con me e per mio amore darle consolazione.

Una sola è la causa di ogni male: il peccato! Unasola è l’origine di ogni male. Figli, date consolazio-ne alla mia Mamma. Togliete, per quanto dipendeda voi, la causa di tanto dolore ad una Mamma im-mensamente buona. Fate della vostra ora di pre-

52

ghiera un’offerta al Padre a consolazione mia e sua,ma dite anche, più a fatti che a parole, che vi dareteda fare perché in voi e attorno a voi non dimori maiquel serpente velenoso che, rovinando l’anima, to-glie anche al cuore serenità e pace.

La Vergine, mia Madre addolorata, vi aiuti intutto e vi renda capaci di portare dovunque conso-lazione e gioia. Vi aspetto sempre, non importa ilnumero. Vi aspetto a dare vita a quella riparazioneche fa dimenticare al Padre il molto male che c’è nelmondo.

Figli, vi benedico e vi aiuto. Vi amo con tuttol’affetto del mio cuore, di cui vi faccio dono in par-te poiché il vostro cuore non potrebbe contenernel’immensità.

IL DONO DELLA SAPIENZA1 agosto 1970

Figlia mia, desidero esaudire il desiderio di P. M.parlandoti dei doni dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è amore, che procede da me edal Padre. Egli è vita del mondo, vita della Chiesa evita delle anime, nelle quali opera conducendole al-la santità. La santità è una risposta amorosa e affer-mativa alla domanda d’amore di Dio alla creatura.

53

Per rispondere a Dio “ti amo”, occorre conoscerlo.Per conoscerlo, occorre l’aiuto stesso di Dio, che simanifesta concedendo alla creatura dei doni parti-colari che la rendono capace di comprendere la su-periorità assoluta di Dio su ogni essere creato, dicui Egli è l’origine.

Di qui il dono della sapienza, per cui, apprez-zando Dio e riconoscendo le sue qualità perfette edinfinite, l’uomo, pur ammirando l’opera di Dio nel-le creature tutte dell’universo, non le ama che comemezzi o gradini per salire a Lui, Creatore di tutto.

La sapienza vi fa scegliere in ogni cosa il meglio,in ogni azione la più perfetta, secondo la volontà diDio, e, indirizzando le stesse azioni a Dio, le rendemeritorie di un premio eterno.

La sapienza divina ha dato principio e ordine atutto il creato. Con il dono della sapienza entral’ordine nell’anima, che tutto misura, predispone edirige secondo i dettami della Legge di Dio.

La sapienza è come la lanterna che illumina ilcammino del viandante e ne mostra i pericoli e lorende guardingo, prudente e previdente. La sapien-za è chiarezza di vedute nel campo dello spirito, percui l’uomo gode una tranquillità serena ed una su-periorità e padronanza di sé. Tale superiorità non èda confondersi con la superbia, di cui anzi è la ne-gazione. È come una legge che impone al corpo di

54

essere soggetto all’anima e che dà agli interessi diquest’ultima la precedenza sul primo.

La sapienza è un raggio della divinità, di cui loSpirito Santo fa dono agli uomini mediante il sacra-mento della Cresima. È un dono che insistentemen-te dovete chiedere a Lui, poiché Dio lo concede acoloro che lo invocano. Possa questo dono far capi-re agli uomini la nullità di tutto ciò che passa e lagrandezza dei beni eterni.

IL DONO DELL’INTELLETTO3 agosto 1970

Figlia mia, ti voglio parlare del secondo dono del-lo Spirito Santo, di cui l’anima viene arricchita con lasua presenza: il dono dell’intelletto. Esso è quella lu-ce particolare che l’intelligenza umana riceve, per cuidiscerne le cose di Dio, intuisce i pericoli, apprezza idoni di Dio e sa elevarsi dalla natura fino al Creatoredi essa. È il dono che aiuta a leggere nel libro del crea-to la sua bontà, sapienza e provvidenza infinita. È ildono che permette all’uomo di scrutare fino in fondose stesso per conoscere la propria debolezza e miseriae anche la propria grandezza come figlio di Dio.

Prega così, figlia mia: “Dammi, Signore, intellet-to d’amore perché possa corrispondere alle tue gra-

55

zie, usandole con riconoscenza ed umiltà per il be-ne dell’anima mia e dei fratelli”.

IL DONO DEL CONSIGLIO8 Agosto 1970

Figlia mia, lo spirito del Signore sia sopra di te,come tu l’hai invocato, per istruirti, illuminarti e ri-scaldarti di amore di Dio e del prossimo. Ecco cheti parlo del dono del consiglio, che lo Spirito Santoconcede alle anime in grazia. Esso è quella caritàche unisce i cuori fra di loro nell’intimo bisogno diaiutarsi.

Il dono del consiglio è luce alle menti desiderosedi diffondere la verità e dà ad esse la capacità diesplicare, dopo averle capite, le verità più ardue, e dicomunicarle ai fratelli con facilità e chiarezza. Il do-no del consiglio è anche quell’atteggiamento, fattodi sottomissione e di fiducia, per cui l’uomo fa ri-corso a Dio in tutte le sue necessità e, fidandosi diLui, accetta i suoi desideri come comandi e procuradi metterli in pratica. È anche il dono per cui la crea-tura confronta il suo modo di pensare con il mododi pensare di Dio, attraverso l’insegnamento delVangelo, per poter modellare la propria vita su quel-la condotta da Gesù Cristo nella sua vita mortale.

56

Mia Madre, divina consigliera, rispecchia moltobene questa presenza del dono del consiglio in sestessa e, come sposa dello Spirito Santo, ne fa dono,ottenendolo da Lui a chi lo chiede.

Consigliarsi con Dio nelle grandi decisioni dellavita è essere prudenti. Consigliarsi con Lui anchenelle più piccole cose è santità, perché significa agi-re in modo conforme alla sua volontà. Consigliarebene il proprio fratello, dopo averne chiesto il donoallo Spirito Santo, significa portare le anime al benee rendersi molto meritevoli verso Dio.

LA LEGGE DI DIO21 agosto 1970

Figlia mia, la verità è Dio stesso. Chi accoglie ilmio Vangelo, accoglie la verità, accoglie Dio.

La verità non può essere cambiata, poiché, cam-biandola, si ha la menzogna. La verità non può es-sere interpretata da ognuno secondo il propriopunto di vista, poiché maestra di verità è la Chiesadocente, assistita dallo Spirito Santo.

La verità è di tutti i tempi, perché è immutabileed è adatta a tutti i popoli che sono proprietà di Dio.

L’uomo non può bastare a se stesso, ma ha con-tinuamente bisogno dei propri simili, a cui a sua

57

volta deve dare aiuto. Ma al di sopra di ogni uomoe di tutti gli uomini veglia Dio con la sua provvi-denza, con la sua sapienza e con la sua bontà, e tut-to dirige con la sua legge.

La legge di Dio è impressa nel cuore dell’uomo,che però con le sue malvagie azioni può soffocarla otradirla.

La coscienza è la voce di Dio, che vi approva peril bene che fate e vi disapprova per il male. Ma lacoscienza dell’uomo può essere falsa, l’abitudine almale la può soffocare, per cui l’uomo non può diri-gersi da sé, ma si deve rimettere a quella legge mo-rale che, basata sui Comandamenti, viene dallaChiesa indicata agli uomini.

Figlia mia, l’uomo pensa di bastare a se stesso edi essere autosufficiente. Pensa che le mie parole sipossano invertire, che la legge si possa togliere, maegli dimentica la fragilità della sua natura, l’inca -pacità di governare il mondo e se stesso. Quel mon-do, che non vuol riconoscere come Essere supremoDio, che lo combatte facendo credere che lo vuolonorare, mentre vuol fare di se stesso una divinità,andrà miseramente in rovina.

La vita eterna, che supera ogni valore umano, èla sola cosa a cui l’uomo deve incessantemente aspi-rare, anche se gli è lecito provvedere ai suoi bisognifisici e preoccuparsi della sua salute e vita naturale.

58

Difendete la verità e combattete l’errore. Io sonocon voi con la luce dello Spirito Santo che vi dà for-za, costanza e fede. Vi benedico.

NON MI AMANO28 agosto 1970

Sono il vostro Gesù di misericordia, figli, e vi vo-glio benedire e consolare proprio come desideratevoi.

Ecco, vi mostro il mio cuore, fonte di grazie e diconsolazioni.

Vedete, figli, quanto vi amo e quanto desiderorendervi felici. Io amo tutti gli uomini della terra e,come il Padre, desidero che in voi e con voi la vita sisvolga nella pace e nell’amore. Ma vedete come gliuomini non mi capiscono e non mi amano!

Io cerco chi soffre. Vorrei che tutti ricorressero ame in tutte le loro necessità e incapacità, e che miraccomandassero tutte le persone bisognose e afflit-te fino a sollecitarmi grazie e favori per tutti. Il miocuore è ricco di bontà e di misericordia e si muovea compassione degli infelici.

Quando vi rammaricate di non poter fare nullaper loro, volgete il vostro pensiero a me con fede eraccomandatemeli ad uno ad uno.

59

Se avete pietà voi, volete che non l’abbia io? Solouna cosa sarà d’impedimento ad essere esauditi: seciò che domandate è il vostro male o se, nell’eserciziodella pazienza, vedo che acquisterete meriti e virtù.

Fate, dunque, che in quell’ora di riparazione chevoi fate al giovedì, possano aver conforto con me econ la mia Mamma tutti i tribolati nel corpo e nellospirito, e che tutti, ma specie chi prega con voi, pos-sa sentire il beneficio di questa preghiera.

Vi prometto che nessuno partirà di qui a manivuote. Pregate con fede e con fiducia.

CIÒ CHE CONTA È L’AMORE3 settembre 1970

Figlia mia diletta, il mondo segue la sua corren-te, che non è come la mia. Io ho sulle anime i mieidisegni d’amore, e le guido sui miei sentieri nei mo-di più variati. Io agisco indicando ad ognuno il cam-mino da percorrere, anche a sua insaputa.

Molti si arrabattano il cervello per conoscere lamia volontà e non si accorgono che la compionomomento per momento. Tutti cercano la felicità,che sembra loro sfuggire di mano, e non sanno co-gliere nel momento che sfugge il mio desiderio direnderli felici.

60

Se tutti dovessero aver di mira la mia volontà, co-me il navigante la bussola, saprebbero scoprirla e at-tuarla con tanto amore, che sarebbe dolce vivere emorire, soffrire e gioire, parlare o tacere, navigarenelle ricchezze o essere poveri, vegliare o dormire.Quando il servo ama il suo padrone, il figlio ama ilpadre, il soldato il suo re, ogni comando, chiaro onascosto, di attualità o dato in precedenza, gli è sem-pre caro eseguirlo. Non si discute sull’opportunitàdi obbedire o meno, né se è un comando tassativo oun desiderio. Si agisce per amore, e questo basta.

Così, tutto viene fatto e misurato in base all’a-more, all’abbandono e alla generosità. Ognuno puòscegliere la via che vuole, purché la sua via rispondaai suindicati requisiti. Più l’amore è grande, piùl’abbandono è completo, e più la generosità siestende.

Non conta vivere in famiglia o in comunità, soloo con altri, lungo la via o rinchiuso in una casa, suun eremo o in mezzo al mondo; che conta èl’amore, l’abbandono e la generosità con cui ti but-ti nelle braccia di Dio.

È per questo che è difficile giudicare. Gli uomi-ni giudicano dall’esterno, Dio giudica il di dentro.La vita dell’uomo vale per ciò che ha dentro. Leumiliazioni, le critiche, le calunnie, esistono perchégli uomini giudicano dall’esterno.

61

Veglia una stella su ogni creatura: è la santa vo-lontà di Dio! Non avete che da seguirla amandola,abbandonarvisi benedicendola, compierla genero-samente e con fiducia.

EGLI RESTA QUAL È3 settembre 1970

D. Gesù, mi vuoi dare quella spiegazione richie-sta dal teologo per indicare la relazione tra l’animae Dio?

R. Figlia mia, hai detto bene in ciò che hai scrit-to. Ti spiego.

Il profumo del fiore è una parte di esso, ma, an-che se gli uomini ne godono, nulla tolgono alla suavita.

La luce che viene dal sole è una parte di esso,ma, pur illuminando la terra, nulla perde della suagrandezza. Così, Dio, pur donando agli uomini, adogni uomo che nasce, il suo soffio vitale che è partedi se stesso, nulla perde, né la sua immensità né lasua potenza.

Egli resta qual è, come il fiore che dona il profu-mo e il sole che dona luce, senza che vengano menole loro caratteristiche.

62

UNO SCIUPIO DI SANGUE3 settembre 1970

Figli miei, eccovi qui a consolare il mio cuoreagonizzante nell’orto, agonizzante nei tabernacolisparsi su tutta la faccia della terra, agonizzante nel-la persona del mio Vicario che da Roma governa laChiesa di tutto il mondo.

Figli, sono tre dolori diversi per il tempo in cuiavvengono, ma sono dolori che coincidono e che siequivalgono. Io vi ho parlato delle mie acerbe e cru-deli sofferenze, che fecero scaturire dalle mie venesangue vivo, così da formare un rigagnolo che scor-reva per terra.

È stato uno sciupio di sangue il mio? Sì, se guar-do il numero stragrande di coloro che non ne ap-profittano e che, nonostante la mia offerta gratuita,si perdettero, si perdono e si perderanno. Ma il miocuore, che ama di un amore infinito, non si ramma-rica di aver sofferto.

Io pensavo in quel momento alle anime buoneche avrebbero raccolto quel dono d’amore e avreb-bero approfittato di esso per valorizzare le propriesofferenze. Vedevo anime generose e compassione-voli sacrificare le ore del sonno e del riposo perconsolarmi.

Ve l’ho detto altre volte: basta un’anima sola a ri-

63

parare per molti. E voi siete qui. Vorrei che rappre-sentaste tutto il mondo: il mondo dei malvagi, ilmondo degli increduli, e il mondo dei credenti chemale corrispondono alle chiamate del sangue. Sicu-ro, perché il sangue chiama il sangue, e i miei fede-li, che conoscono di me tutta la sofferenza fatta disangue, devono rispondere con generosità, con for-za, e dare tutto ciò che possono.

Ma, figli miei, voi siete qui anche a rappresenta-re e a riparare un altro sciupio di sangue, quello cheavviene all’altare con tante Comunioni sacrileghe,con tante Messe mal celebrate e a cui mal si parteci-pa. Se voi poteste vedere con i miei occhi, oh, qualespettacolo vi si offrirebbe! Voi vedreste il mio cor-po dilaniato e calpestato. Vedreste uno sciupio taleda farmi dire: quale utilità nello spargimento delmio sangue e nel sacrificio della croce? Ecco che voisiete qui e mi dite coi vostri buoni propositi che levostre Comunioni vorranno essere non solo una ri-parazione, ma un vero incontro dei nostri cuori eche, cuore a cuore, noi potremo manifestarci i no-stri desideri e le nostre speranze, come fa un figliobuono col padre suo o col fratello che ama.

Ma c’è un altro fratello maggiore, un altro padreche agonizza. Egli vede, come vedevo io nell’orto,l’inutilità del suo sacrificio; la sua parola, che è mia,conculcata e disprezzata. Egli vede la Sposa di Cri-

64

sto andare nella confusione e nelle divisioni, a pezzicome le mie vesti dopo la mia morte. Egli agonizzae piange, soffre come nessun uomo sulla terra. Vedefigli ingrati che lo perseguitano e lo abbandonano.Vede la verità svisata, la morale calpestata, e il suocuore sanguina.

Figli, se mi è tanto gradita la riparazione in que-sto momento di confusione dolorosa, mi è infinita-mente gradita la preghiera e la sofferenza offertaper Lui, per il mio Vicario, perché Egli possa, consempre grande generosità e forza, amore e perseve-ranza, lottare, piangere, morire se è necessario, af-finché la mia diletta Sposa, la Chiesa, conservi nel-l’unità e nella pace quell’armonia che è prodottadalla sicurezza dell’assistenza divina e dalla luce chele viene dalla verità.

Figli miei, vi benedico tutti. Dimenticate i vostribisogni per pensare agli interessi del Papa e, con lui,a quelli di tutta la Chiesa.

SETE DI ANIME 10 settembre 1970

Figli miei, grazie per questa preghiera che deve evuole essere una riparazione. Grazie, perché porge-te al mio cuore, assetato d’amore, quel conforto che

65

ansiosamente cerco in ogni creatura. Grazie, perchévoi mi dissetate in quella sete fisica e morale che iosoffersi nell’orto, quando un sorso d’acqua sarebbestato un balsamo per il mio corpo dissanguato, eper quel conforto che mi date portandomi anime,poiché la mia sete era anzitutto sete di anime.

Tutti i miei amici hanno capito questa mia seteinsaziabile, poiché io vorrei che tutti gli uomini po-tessero salvarsi; e i miei amici hanno volentieri sa-crificato tutto, come me, per dissetarmi. Oh, comevorrei che voi pure aveste questa sete inestinguibileche fa i santi!

Molte persone sono preoccupate della salute fi-sica dei loro familiari ed insistono e pregano e sup-plicano, disposte anche a dare la vita per ridonare lasalute ai loro cari. Mi è tanto gradita questa caritàche fa dimenticare se stessi per gli altri. Ma, figlimiei, come non muovervi un dolce rimproveromentre voi stimate più utile la vita presente chequella futura? Come non correggere i vostri difetti,mentre v’interessate più della salute dei corpi che diquella delle anime?

Sapeste quali meriti si vanno accumulando certivostri malati che, con fiducia e con serenità, accet-tano la malattia e aderiscono appieno alla santa vo-lontà di Dio! Sì, lo vedrete in paradiso, poiché, at-taccati alla terra come l’edera all’albero, voi dimen-

66

ticate i veri valori. Un’ammalata che nella sofferen-za fa la volontà di Dio, mi porta molte anime, midisseta, mi aiuta e si santifica.

Vorrei che, accostandovi ai malati, voi foste pre-si dal desiderio di alleviare le mie sofferenze; dove-ste far comprendere che ogni attimo della loro vita,vissuta in grazia di Dio, è come una perla preziosache verrà incastonata in quella corona di cui saran-no incoronati per l’eternità.

Vegliate e confortate la mia agonia nell’orto; ve-gliate e confortate coloro che agonizzano nei loroletti di dolore, poiché in essi voi potete vedere lemie membra sofferenti. Ma, vi prego, non parlatecontinuamente ad essi di guarigioni e di miracoli.Parlate loro dei miracoli che con la loro sofferenzapossono ottenere: le conversioni più strepitose.Parlate loro del valore della sofferenza per se stessie per gli altri: dono che io faccio a coloro che amo.

Figli, un’altra cosa vi devo suggerire. Voi cercatenella vostra vita di fare del bene a tutti, ma il piùdelle volte, se fate attenzione, riceve una ricompen-sa ben amara. Alle volte una risposta ingiusta o cat-tiva viene a demolire in voi quell’entusiasmo chevoi mettete nell’esercizio della carità. Non amareg-giatevi, poiché questo è un buon segno. Se vi si lodaper il bene che fate, potete perdere il merito e ver-rebbe diminuita la mia ricompensa. Ricordate che il

67

raccogliere lacrime e amarezze è il marchio che iometto alle azioni buone. È vero che qualche voltaanche gli uomini sono giusti e hanno una certa rico-noscenza per il bene che ricevono, e non possononon tacerlo; ma, vi prego, non fateci caso, perché èmolto pericoloso tenerne conto.

Attribuite sempre a Dio l’onore e la gloria, lavo-rate per Lui. Dite grazie a Lui, se fate qualche cosadi buono. Aspettatevi la mia ricompensa che supe-ra ogni speranza, e basta.

Figli, forse è un po’ triste ciò che vi ho detto, ma,credetemi, è la verità. Accettatela e fatela vostra. Mibenedirete un giorno.

Io alzo in questo momento la mia mano benedi-cente, vi riempio di Spirito Santo e vi dono la miasete di anime.

A voi tutti, figli miei, un abbraccio affettuoso edivino. Ciò che voi fate per me, ve lo renderò ungiorno.

CONTINUATE LA VOSTRA OPERATANTO PREZIOSA

11 settembre 1970

Figli miei, quanto è dolce al mio cuore questo in-contro! Voi siete quei figli affezionati che vorreste

68

cambiare il mondo con le vostre preghiere e il vo-stro apostolato; ed io di questi vostri desideri, men-tre vi aiuto a realizzarli, ve ne do già fin d’ora unpremio, assegnandovi nel cielo quella ricompensa equella gloria che spettano a coloro che lavorano peril trionfo del mio regno sulla terra.

Sono Gesù di misericordia infinita e so quanto ilmondo abbisogna d’aiuto e di perdono. Ma la vo-stra preghiera è un continuo sollecito per me, ed iovi assicuro che la preghiera che voi fate per i mori-bondi, apre le porte del cielo a molte anime.

Voi mi amate e traducete in opere di misericor-dia il vostro amore. Io vi ringrazio perché, sotto lespoglie dei malati che voi visitate e confortate, voivisitate e confortate me. Continuate la vostra operatanto preziosa.

Vi accompagnerà la mia Mamma in quella cittàdi Maria in cui i corpi e le anime si risanano. Anda-teci con spirito di fede. Pregate nel vostro viaggio,pregate nella vostra permanenza e nel ritorno, per-ché quella pioggia di rose che la mia Mamma vi ri-serva, possa cadere abbondante su tutti coloro checompongono il vostro pellegrinaggio.

Alcuni di voi hanno avuto dei doni particolari dame, e tutti desiderereste averne. Ma ricordate, figli,che i doni e i segni sono una responsabilità e un ri-chiamo all’amore. Chi più riceve, più deve dare.

69

Non dimenticate pure che il più bel segno che voipossedete è questa fede fervente e sincera che voimantenete intatta in questo mondo, in cui la fedeviene derisa e il male approvato e propagato. Conti-nuate a credere fortemente, continuate ad amare in-condizionatamente e a sperare, contro ogni speran-za, che tutto ciò che è bene per voi il Signore ve loconcederà.

Figli, nell’immensità del mio amore io vi pro-metto che, per la vostra preghiera e per il vostroapostolato, nessuno dei vostri familiari perirà. Usa-te a tutti tanta bontà e carità. Sappiate sacrificarvigli uni per gli altri e vedere, in tutti coloro che vistanno vicino, un fratello, il vero vostro fratello, ilvostro Gesù che vi parla.

Figli, vi benedico tutti. Benedico coloro che ave-te nel cuore, coloro che sono uniti a voi in preghie-ra. Benedico l’Italia, il mondo e la Chiesa. Pregatesempre per il Papa.

PREGA PER I MIEI MINISTRI 12 settembre 1970

Figlia mia diletta, la durezza di cuore degli uo-mini mi addolora moltissimo, ma la freddezza,l’indifferenza e la trascuratezza dei miei ministri mi

70

fa sanguinare il cuore, perché molti per causa loro siperdono e ne viene un danno immenso alla Chiesa.

Vorrei aiutarli, ma la loro superbia molte voltem’impedisce di parlare alle loro coscienze, perchéscorgano il male che li conduce alla rovina. Vorreiinvitarli a penitenza, ma la vita facile li lusinga, epreferiscono adagiarsi, incuranti delle difficoltà dimantenere una vita onesta, in un riposo non merita-to, quando non è in occasione di peccato.

Dimenticata la legge della mortificazione e dellapenitenza, abbandonata la preghiera, come potrannoreagire alle tentazioni che li assalgono da ogni parte?

Solo l’intercessione e l’opera solerte della Madremia può intervenire a curare le piaghe di questi figliprediletti. Non abbandonarli tu pure. Raccomanda-li ogni giorno instancabilmente a Colei che è Reginadel clero e Madre della Chiesa, perché compia pres-so quei figli degeneri quell’opera materna, sollecitae benefica, indispensabile.

Prega per i miei ministri, figlia mia, e offri sacri-fici. Ad ogni anima buona vorrei affidare tutti i sa-cerdoti del mondo, e vorrei che fossero veramenteaiutati fino ad ottenere il ravvedimento e la conver-sione di molti.

Guardando la mia Chiesa posso veramente direancora: “L’anima mia è triste fino alla morte”!

Prega, figlia mia, prega, prega!

71

SENZA CROCE NON C’È SALVEZZA17 settembre 1970

Figli, eccomi qui sofferente tra i sofferenti, vian-dante tra i viandanti. Io ho la croce sulle spalle ed èla croce di tutto il mondo.

Quando io salii il Calvario, una turba di gente miseguiva. Pochi erano i buoni che volevano condivi-dere il mio dolore: la mia Mamma, Giovanni, le piedonne, il cireneo. Molti, coloro che della mia soffe-renza se ne ridevano; molti, coloro che l’aumen -tavano.

Anche oggi io cammino davanti a voi, portandol’emblema del mio martirio e il segno della reden-zione. Ancora, dopo di me, camminano gli uominie, accanto a coloro che si rifiutano di portare conme la croce e di seguirmi, vi sono coloro che rinne-gano la propria fede e, bestemmiando e imprecan-do alla sofferenza ed accusando Dio come causa deipropri mali, lo maledicono ed insultano.

Eppure tutti, volenti o nolenti, siete avviati sullavia del Calvario. Chi dopo breve cammino, chi do-po una lunga strada, sempre breve in confronto al-l’eternità, arriverete sulla cima del Calvario. Ci saràchi arriverà col fardello delle proprie colpe e, penti-to forse all’ultimo istante, chiederà perdono e, co-me il buon ladrone, sarà accolto nel mio regno. Ci

72

sarà chi, dopo un viaggio disastroso, chiuderà lapropria esistenza con una maledizione.

Ma io vorrei che dopo di me, sofferente e uomotra gli uomini, tutti venissero aiutati e incoraggiatidalla mia buona Mamma, che prima di voi ha aiuta-to e consolato me, e si tenessero per mano in unoscambio di mutuo soccorso.

Vorrei che arrivaste così alla cima del Calvario,per poter dire a ciascuno: “Vieni, figlio mio diletto,oggi stesso tu sarai con me in paradiso”! Occorre,per questo, fede, tanta fede, pazienza e carità vicen-devole. Senza croce non c’è salvezza, senza dolorenon c’è redenzione. Senza aiuto vicendevole non sirealizza quel regno d’amore che è in questo mondoun paradiso anticipato.

Figli, sappiate soffrire ed amare! Sappiate soffri-re nell’intimo del vostro cuore e dare agli altri il sor-riso che consola, la dolcezza che rasserena; e sap-piate piangere con chi piange, perché la croce deglialtri sia più leggera.

Tenetevi per mano gli uni gli altri. Farete così co-me un’immensa cordata. Io sarò sempre in prima li-nea, v’indicherò la via più sicura e più facile.

Seguite il mio esempio e quello di coloro che,condividendo le mie pene, mi accompagnarono fi-no alla cima e, ricevendo il mio corpo martoriato, loriposero nel sepolcro.

73

Io sono la Risurrezione e la Vita, e chi muore colmio nome sul labbro, con la mia croce nel cuore, ri-sorgerà con me per mai più morire.

Figli, vi benedico, vi amo e vi aiuto.

MIRACOLI DI RISURREZIONE 24 settembre 1970

Figli miei, eccomi qui con voi. Io vi ho chiamatia consolare il mio cuore addolorato, e vi ho visti e vivedo come quell’angelo che il Padre m’inviò, inquell’ora tremenda, con il calice che indicaval’offerta e l’accettazione. Anche voi venite qui e,per consolarmi, mi porgete il vostro calice ricolmodei vostri dolori.

Sì, figli, mi è grata la vostra offerta; ora non ci re-sta che dire assieme: Padre, sia fatta non la nostra,ma la tua volontà! Dopo questa offerta, la vostra tri-stezza si tramuta in forza, direi quasi in gioia, quel-la gioia che proviene dalla sicurezza di fare la vo-lontà di Colui che non ha altro desiderio che la vo-stra felicità e la vostra salvezza.

La mia tristezza nell’orto era il riassunto di altretristezze, che tutti avevano potuto osservare duran-te la mia vita. Io piansi con cuore pieno di tristezzaprevedendo la rovina di Gerusalemme. La nuova

74

Gerusalemme è la mia Chiesa, e già nell’orto delGetsemani io vedevo le sue ferite. Essa è la mia Spo-sa e la verità deve conservarsi intatta, mediante ilsommo Pontefice che la governa.

Come un abito inconsutile, deve essere traman-data a tutte le genti, la verità. Ma, ahimè, quanti er-rori, quante rotture, quante eresie, quante divisioni!

Io piango ancora sulla mia Gerusalemme; comeallora, io piango sulla rovina di tante anime destina-te alla celeste Gerusalemme, che miseramente tra-discono se stesse dopo aver fatto sanguinare il miocorpo mistico.

Io piansi sulla tomba di Lazzaro e le mie lacrimegli ridonarono la vita. Ma accanto a me, che piange-vo la perdita di un amico, c’erano due sorelle dis-poste a pagare, ad amare, e che supplicavano in suofavore.

Ancora tanti figli sono nella tomba, come Lazza-ro. Si sono allontanati da me e la loro morte saràeterna, se voi, da buone sorelle, non saprete fare co-me Marta e Maria.

Ecco dunque come potete consolare le mie tri-stezze e le vostre: porgetemi i vostri cuori, amatemi;e amarmi vuol dire seguirmi. Portatemi i vostri carie bagnateli con le vostre lacrime. Il vostro amore e ilvostro dolore avranno la stessa potenza che ebberole mie parole davanti alla tomba dell’amico. Direte

75

anche voi ai vostri cari: “Vieni fuori! Vieni fuori dalvizio, dall’errore, dall’inerzia, da quell’incoscienzache ti fa agire come se non esistesse un’altra vita,una vita futura ed eterna”.

Figli, se avrete fede, vedrete le conversioni e imiracoli. Vedrete risorgere dalla vita di peccato aquella della grazia i vostri figli, i vostri parenti, i vo-stri cari. E allora la vostra e la mia gioia sarannograndi.

La vita di Dio in voi è il più grande dono chepossedete. Coloro che la perdono col peccato sonodegli autentici morti ambulanti, e di questi è pienoil mondo.

Esultate nel Signore, se Egli è con voi, e piange-te lacrime preziose su coloro che non apprezzano ildono della vita divina perché non la conoscono.

Una Pasqua di risurrezione per tutti e per cia-scuno segni la nuova era del mondo e la nuova vitadella Chiesa. Figli, vi benedico e vi conforto.

VIVERE UNA VITA DIVINA 15 ottobre 1970

Figli miei, la luce e la grazia dello Spirito Santosiano sopra di voi e vi facciano assaporare la mia pa-rola, sia che essa venga a voi per mezzo dei miei mi-

76

nistri, sia che venga a voi per mezzo di un umilestrumento che collabora alla mia opera prestando-mi le facoltà che io gli ho donato.

Figli, non tutti e non sempre i miei ministriascoltano e trasmettono la mia parola. Ma quandoun sacerdote si pone con umile sottomissione al mioservizio, allora io parlo per mezzo suo e i miei inse-gnamenti, diventati vivi nella sua persona, con mol-ta facilità si comunicano ai fratelli, sia per mezzodella voce e del suo comportamento di vita, comeper mezzo della grazia.

Sapeste, figli, quanto bene opera la grazia, indi-pendentemente dagli uomini! Una persona in gra-zia è come un calice di amore, è come un giglio cheapre la propria corolla al sole, è come un ostensoriovivente. Opere meravigliose produce l’anima ingrazia. Essa passa in mezzo agli uomini, che non siaccorgono di nulla, mentre semina dovunque raggiluminosi di sapienza e di virtù. Dio agisce in lei, el’opera divina è una continua creazione, redenzio-ne, purificazione, santificazione.

Vorrei, figli, che vi restasse come ricordo di que-st’ora passata in mia compagnia, un desiderio infi-nito di crescere in grazia per far fiorire in voi la san-tità vera.

Oh, figli, nulla vi lusinghi! Se il possedere ilmondo intero vi dovesse far perdere anche per un

77

sol giorno la grazia santificante, per cui doveste di-ventare nemici miei, nemici di Dio, non esitate: èmeglio perdere tutto ma non la grazia!

Voi siete chiamati a vivere una vita divina. Io pu-re ho vissuto la vostra vita e, proprio per insegnarvia vivere la vostra vita divinamente, mi sono fatto uo-mo. Io ho sudato lavorando, io ho sofferto, io ho su-bito offese di ogni genere, io sono stato calunniato,trattato da malfattore. Ho conosciuto la miseria e lafame. Non vi è pena che io non conosca. Ma quan-do nell’orto mi sentii coperto dei peccati di tutti gliuomini e mi parve che venisse a mancare la vita di-vina in me, allora provai quel dolore che ognunodovrebbe sentire quando il peccato viene a distrug-gere la presenza della grazia nell’anima.

Figli, io sono con voi e per voi ho vissuto, patitoe sono morto su una croce; per voi ancora sarei dis-posto a lasciarmi vilipendere e uccidere, perché voiabbiate a comprendere il dono immenso che Dio vifa e la bruttezza della colpa.

Figli, vi benedico. Rimanete nel mio amore. Al-la vigilia della mia morte, io pregai il Padre checonservasse nel mio amore coloro che Egli mi ave-va dato. La vostra preghiera di riparazione abbrac-ci con me nel vostro cuore tutti i vostri cari, perché,restando fedeli a Dio, siano pure fedeli a voi e viamino.

78

LA SUPERBIA17 ottobre 1970

Figlia mia, P. M. desidera che io ti parli della su-perbia, primo tra i vizi capitali. Anzitutto, i vizi ca-pitali si chiamano così perché sono come il capo,l’origine di tutti gli altri mali.

La superbia primeggia su tutti ed è un vizio che,dopo aver portato a perdizione gli angeli ribelli, ro-vina continuamente anche gli uomini, poiché, men-tre per tutti gli altri peccati Dio usa una misericor-dia infinita, alla superbia Dio resiste.

I superbi non piegano il capo per chiedere per-dono delle loro colpe, disdegnano di umiliarsi da-vanti al loro Creatore e Signore, per cui da soli pro-nunciano la propria condanna.

Ma, analizziamo bene questo difetto tanto odio-so agli occhi di Dio e tanto difficile da sopportareanche agli uomini.

La superbia è il dimenticare la propria prove-nienza da Dio per dargli onore, servizio e gloria. Seuna persona ti fa un piccolo dono, tu senti il doveredi ringraziarlo. Il superbo pensa di essersi fatto dasé e di essere autosufficiente. Se gli chiedi da chi haimparato la tale o tal altra cosa, risponderà che hafatto tutto da solo; con la sua intelligenza, la sua me-moria, la sua volontà. Dimentica che queste sono

79

doti dell’anima e che essa viene da Dio. Dio è auto-re di ogni cosa, ma il superbo preferisce parlare del-la natura ed evitare così di elevare il pensiero a Luie ringraziarlo, come se ogni cosa si fosse fatta da sé.

Il superbo dimentica l’umile sua origine e la suafine corporale, anche se provvisoria: “Tratto dallaterra, ritornerai alla terra”! Il superbo preferiscevantare il proprio casato, mostrare lo stemma di fa-miglia e conquistare onori che lo facciano emerge-re, non nella virtù, ma nella potenza che gli dà do-minio sugli altri.

Il superbo dunque è un ingrato verso Dio e un il-luso con il suo prossimo, perché ostenta meriti e va-lori che non ha e che non valgono nulla. Il superboparlerà di giustizia per gli altri, ma il desiderio diapparire e di primeggiare lo rendono egoista e ava-ro. Ritenendosi superiore a tutti, disdegna la com-pagnia dei miseri, degli ignoranti, dei poveri e degliincapaci, che considera come zavorra. Se ti parladelle sue amicizie, ti nominerà persone altolocate ein vista, con cui forse si è incontrato una volta sola eper caso.

Il superbo non pratica la carità, né verso Dio néverso il prossimo, poiché a Dio antepone il suo io.Cercando Lui, cerca se stesso. L’amore si dimenticaper l’essere che ama. Il superbo non ricerca che sestesso in tutto. L’orgoglio gli nasconde i suoi difetti,

80

che egli scusa davanti a Dio in molti modi e davan-ti agli uomini, trasformandosi in quel sepolcro im-biancato che Dio condanna e che allontana da sé.

Il superbo scambia i doni per meriti ed enumeracon disinvoltura le sue opere, mettendosi intima-mente a confronto con altri, che accusa e che ritie-ne inetti e inoperosi. Egli rovina la sua vita spiritua-le perché gli verrà a mancare l’aiuto di Dio e con es-so la grazia.

La superbia è come il tarlo che rovina ogni ope-ra buona, per cui all’ultimo giorno il superbo si tro-verà a mani vuote, se pur nella sua illusione nonpenserà di essere ricco di meriti anche sul letto dimorte. Quando cadrà il velo che ricopre i suoi oc-chi, capirà che tutto è vanità delle vanità, per cuidovrà dire: “Sono servo inutile”, ma ormai saràtroppo tardi.

LA TIEPIDEZZA22 ottobre 1970

Figli miei, il nostro appuntamento per l’ora san-ta di riparazione vuol essere un incontro d’amore e,come voi mi dedicate parte del tempo che vi dono,così io voglio effondere in voi le grazie che tengo inserbo per coloro che mi amano, e voglio mettervi a

81

parte dei miei segreti. Agli amici non si nascondenulla, e voi siete i miei amici. Ecco, figli, che oggi vivoglio dunque parlare di una pena che tanto mi rat-tristò in quella notte santa e che mi rattrista tuttora.

Vi è stato detto dallo Spirito Santo: “Poiché nonsei né caldo né freddo, io incomincerò con il vomi-tarti lontano da me”. Ebbene, la nausea che mi fa-ceva desiderare di allontanarmi da quel luogo disofferenza e dalla croce, era prodotta non tanto dalpeccato, anche se i peccati degli uomini mi pesava-no sul cuore e sulle spalle, quanto dagli indifferenti:da quelli, cioè, che in quei giorni e in tutti i secoliavrebbero assistito indifferenti e impassibili a tantodolore, o avrebbero considerato la mia sofferenzacome un fatto sorpassato o avrebbero pensato chele mie sofferenze erano solo apparenti.

La freddezza e la noncuranza delle cose di Diorecano molto dolore a Lui che, essendo felice in sestesso, per mostrare fino a che punto gli premeva lasalvezza, la santità e la felicità degli uomini, ha vo-luto assumere la loro stessa natura, dando così unaprova tangibile del suo amore. L’indifferenza e lafreddezza lo offendono più che la stessa colpa, per-ché suppongono non solo trascuratezza, ma anchesuperbia.

Passare con indifferenza accanto a chi soffre e achi si prodiga per il suo prossimo, denota un animo

82

cattivo. Ne avete avuto un insegnamento quando,nel Vangelo, vi ho parlato del Samaritano e di colo-ro che, pur passando vicino all’uomo ferito e ve-dendolo nel bisogno, andarono oltre per timore didoversi troppo disturbare o di dover prendersi del-le responsabilità che loro non competevano o deipesi che non potevano sopportare.

Io sono il vostro Samaritano, ma sono anche ilferito che chiedo a ciascuno aiuto. Chiedo di essereconsolato nella mia agonia. Chiedo di esser aiutatonella mia Chiesa. Chiedo di essere rispettato edamato nell’Eucaristia, dove perpetuo e consumoancora e sempre il sacrificio della croce.

Ma gli uomini passano indifferenti. Tutto attira iloro sguardi, il loro interessamento, il loro cuore ela loro mente, ma il crocifisso e il tabernacolo ven-gono trascurati e vengono considerati solamenteoggetti che un tempo rappresentavano qualche co-sa. Il crocifisso, che dovrebbe richiamare l’atten -zione e il cuore dei fedeli e indicare a tutti fino a chepunto ho amato gli uomini, non dice più nulla. Il ta-bernacolo, che un tempo le mamme di fede inse-gnavano ai loro bambini a riverire con grande ri-spetto, spiegando che in quella casina il Re del Cie-lo stava nascosto in attesa di adorazione e di animeda consolare e da aiutare, non è più un centrod’attrazione in molte chiese, ma solamente un ripo-

83

stiglio dove si ripongono alcuni vasi sacri che servo-no per la celebrazione dei divini misteri.

Oh, figli miei, questa freddezza, questa noncu-ranza, mi procurava la nausea nella mia agonia e mifaceva ripetere le parole dello Spirito Santo perquesti tiepidi, per gli indifferenti! La tiepidezza,che allontana i miei figli dalla Messa e dalla Comu-nione e che a tutto pensano fuorché a compiere i lo-ro doveri religiosi! La freddezza con cui mi relega-no in un angolo e fanno della loro vita una continuaricerca di cose materiali, questa mi addolora! E lanegligenza con cui molti cristiani si accostano a me,e la poca corrispondenza che essi hanno alle miegrazie, oh, quanto mi addolora!

Vi ho detto che tutto ciò che farete ad uno deivostri bambini in mio nome, l’avrete fatto a me, eanche di un bicchier d’acqua vi retribuirò. Maquando vedo i vostri bambini che male conosconoil mio nome, che non sanno dove abito di casa incorpo, sangue, anima e divinità, mentre conosconoi personaggi forse a loro più nocivi, oh, mi rattristaquesta incuranza nell’educare i bambini e prevedoche poche consolazioni si avranno da questi figli!

Vi ho detto: “Lasciate che i bambini vengano ame”! Io li amo, li educo, li plasmo, li trasformo, maperché non mi si portano? Forse che ancora i gran-di pensano di allontanarli perché mi danno noia, o

84

forse perché il portarli vicino a me potrebbe faraprire loro gli occhi per mostrare la cattiva vita checonducono i genitori?

Figli, almeno voi riparate con il vostro fervore,con il vostro apostolato, con la vostra corrispon-denza alla grazia.

Grazie per quelle consacrazioni che andate facen-do un po’ dappertutto. Sono preziose. Con esse voisostituite le mamme e compite un vero gesto amoro-so verso i bambini e verso la mia Mamma. Il peccatomi offende, la tiepidezza mi addolora, ma chi portaalla Comunione il suo cuore ardente d’amore ricevein cambio tutto me stesso e con me ogni grazia.

Vi benedico tutti, figli; fatevi interpreti dei mieidesideri presso gli altri e continuate ad amarmi. Viabbraccio, donandomi tutto a voi.

IL VIZIO DELL’AVARIZIA28 ottobre 1970

Figlia mia diletta, ti voglio parlare dell’avarizia,difetto e vizio che, oltre che offendere Dio, avvele-na la vita di chi lo possiede.

L’avaro può essere chiamato anche idolatra, per-ché non mette Dio al centro della propria vita, ma ibeni materiali, verso cui rivolge i suoi pensieri e il

85

suo cuore. Non si muove a pietà di nessuno e, anchese qualche volta, rammollendo il suo cuore, riesce acompiere un atto di generosità, continuerà poi a ri-pensarci, ritenendo di essere stato un eroe, peròrammaricandosi perché forse ciò che ha dato sareb-be potuto essere utile a sé stesso. L’avaro chiude ilcuore alla pietà verso i fratelli, di cui non si attira labenevolenza, e non mette in pratica la carità, cosic-ché non possiede Dio e non è in Lui.

Il comandamento della carità ordina: “Amerai ilSignore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta latua anima, con tutta la tua mente, e amerai il prossi-mo tuo come te stesso”. Ma l’avaro non conosce al-tro che il proprio interesse, il proprio vantaggio, acui dedicherà le ore del giorno e della notte, pur diaccumulare quei beni che scambia per eterni, men-tre sono così caduchi.

Il primo dei comandamenti dice: “Non avrai al-tro Dio all’infuori di me”, ma l’avaro si costruiscetante divinità quante sono le cose che possiede, chediventano per lui oggetto di preoccupazione e diadorazione. L’avaro intristisce la propria vita, poi-ché per lui il mancato guadagno è una perdita. Sem-pre insoddisfatto, sogna continuamente nuove fon-ti, anche se non vorrebbe rendersi utile al prossimoper timore di perderci, ma preferisce custodire ipropri beni senza beneficio per alcuno.

86

Quando l’avarizia entra nel campo spirituale,non sono possibili progressi nella virtù. L’avaro spi-ritualmente prega solo per sé e, anche se è a fin dibene, cioè per crescere in virtù, questa preghierapresenta un aspetto negativo non gradito a Dio.

Dio ama i generosi che donano con larghezza dicuore e non si lascia mai vincere in generosità. Lapreghiera dell’avaro, che non sa vedere un palmopiù in là del suo naso ed è preoccupato solamentedei suoi bisogni, anche se spirituali, non trova econel suo cuore.

“Chi prega per gli altri, tesoreggia per sé”, usatedire e con verità, poiché Dio interviene con la suagrazia ad aiutare coloro che si prodigano per ilprossimo anche in questo senso.

L’avarizia spirituale è fonte di tristezza e di noia.La generosità dona le ali all’anima che, mentre sidona completamente a Dio, non conosce misura nelsacrificarsi per il prossimo. L’avaro, tutto preoccu-pato di sé, non scorge che i propri mali, sia fisici chespirituali, e si sente perciò incapace di tutto. Non faun passo avanti per non inciampare, e resta comeuna pianta a cui manca il sole e l’aria che le dà vita,destinata quindi ad inaridirsi.

Figlia mia diletta, se gli antichi Ebrei costruironoun vitello d’oro, davanti al quale si prostraronoadorandolo e furono castigati, sappi che gli avari

87

costruiscono dentro di sé un idolo ben peggioreche, come serpente velenoso, distrugge ogni benemorale e spirituale.

L’ammonimento che io diedi all’avaro del Van-gelo che accumulava beni e ingrandiva i granai, tor-ni spesso all’orecchio dei miei figli: “Stolto, questanotte tu morrai, e che ne sarà di te?”.

IL TRADIMENTO DI GIUDA29 ottobre 1970

Figli miei, la pace sia con voi. Eccomi qui per ri-cordarvi con particolare accoramento quel gestoche voleva significare affetto e che non era che unignominioso tradimento: il bacio di Giuda.

Vi ricordo che Giuda non fu solo al mondo. Itradimenti degli amici continuarono e continuanonei secoli, ininterrottamente: sono i miei prediletti,che si accostano a celebrare i santi misteri, mentrenel loro cuore alberga il peccato; sono i miei fedeli,che, senza ritegno e senza pudore, dividono con meil pane eucaristico e ripetono il sacrilego gesto an-che tutti i giorni, dimenticando che l’Eucaristia è ilpane degli angeli, per cui, per accostarvisi, è neces-saria non solo la pulizia dell’anima, ma anche quel-la delicatezza di coscienza e quella purezza d’in -

88

tenzioni che io raffigurai in quella notte santa con lalavanda dei piedi.

Ed io vado incontro a tutti e, accettando il lorobacio sacrilego, dico a tutti, come già al primo tra-ditore: “Figlio mio, con un bacio tu mi tradisci?”, evorrei con queste parole, che partono dal mio cuo-re angosciato e pieno d’amore, richiamare questi fi-gli e ridonare loro, con la purezza e la grazia, la se-renità e la vita.

Ma vi sono dei motivi che impediscono questoincontro con l’anima in peccato. Per Giuda fu lasensualità e l’avarizia; per i miei figli di oggi è la sen-sualità e la superbia. “Dio deve adattarsi agli uomi-ni - dicono essi -; non sono gli uomini che devonoassoggettarsi a Dio e alle sue leggi”.

Così questi uomini si costruiscono un dio fattosu misura, che si adatta a tutte le loro esigenze, cheperdona il male anche senza il pentimento e che dàa tutti quella libertà di agire secondo i propri desi-deri, senza consultare la propria coscienza.

Così i miei richiami di amore cadono nel vuoto,il peccato continua e la rovina pure, in modo daprovocare sul capo dei buoni e dei cattivi quei fla-gelli che portano tanta desolazione nel mondo.

Figli, io vorrei che sovente mi sentiste vicino eche l’alito delle mie labbra e il calore del mio cuorevi avesse a scuotere e a farvi dire: “Gesù, il nostro, il

89

mio amico, è qui e ci chiama!”. Il mio invito all’a-more lo potete estendere a tutti, perché io amo tut-ti con amore infinito e, con la stessa tenerezza concui ho chiamato Giuda, chiamo tutti, tutti.

Ma mi pare di sentire qualche mamma che mi di-ce: “Gesù, anch’io sono circondata da Giuda. Io hodei figli che tradiscono la mia fede, che ho inculca-to in loro, e, tradendo me, tradiscono anche te”.

Sì, figlie mie, conosco la vostra pena. Se il tra-dimento dell’amicizia è tanto doloroso, il tradi-mento dei figli lo è in modo più grave. Ma eccoche io dico a voi: imparate da me! Io conoscevo ilcuore malvagio di Giuda, eppure nulla mi ha im-pedito di accostarmi a lui con tanta tenerezza. Fa-te così anche voi, e questo valga per tutti. Se nellavostra vita vi sarà dato d’incontrarvi con personeche non vi vogliono ascoltare, che v’insultano, chevi tradiscono, che vi trattano male, ricordatevi delmio gesto.

Non venga mai meno in voi quell’amore che do-vete avere anche verso i nemici, per essere coerenticon la vostra fede. Sappiate dire la parola dell’ami-cizia e del perdono, anche se vi costa e vorreste ren-dere pane per focaccia e dente per dente. Vi assicu-ro che ne verrà a voi tanta pace, per cui vorresteavere anche tutto il mondo contro di voi, pur di po-terla gustare.

90

Vi voglio dare un ultimo ammonimento. Quan-do venite qui per rivolgere le vostre suppliche allamia Mamma, ricordate che Ella pure vi chiede: “Fi-glia, figlio, perché sei venuto?”. Fate che mai Elladebba aggiungere: “Con un bacio tradisci il mio Fi-glio divino? Tu vieni a chiedere i suoi favori e con-servi nel cuore quel serpente velenoso che ti rodel’anima, che è il peccato!”.

Figli, vi benedico tutti e vi amo. Con le vostrepreghiere e sacrifici, uniti a me con la grazia, datemila possibilità di raggiungere tutti.

LA NECESSITÀ DELLA PREGHIERA 5 novembre 1970

Figli miei, eccovi qui sempre con rinnovato fer-vore e amore a darmi quella riparazione che mi fadimenticare il grande male che si propaga semprepiù nel mondo. Figli, io vi sono riconoscente e vidono in ricompensa l’abbondanza della mia graziae del mio amore.

Sapeste quanto vale anche una sola preghieraquando è l’espressione di un atto d’amore! Nonsempre riuscite ad unire la mente e il cuore quandopregate. Qualche volta le parole escono come da séo come se una forza, quella dell’abitudine, le faces-

91

se pronunciare, e allora non ottengono completa-mente l’esito desiderato. Ma quando io so che ave-te lasciato la vostra casa e siete venuti qui per un pu-ro atto d’amore, allora perdono, sorvolo tante cosee la vostra preghiera mi è ugualmente gradita.

Ora, figli miei, vorrei che le vostre preghiere fos-sero sempre unite a quella fervente preghiera che iooffersi al Padre nella notte del tradimento e che voipoteste capire tutta l’angoscia che quella preghieraracchiudeva in sé.

Vorrei anche che tutte le vostre invocazioni, co-me il vostro lavoro trasformato in preghiera, fosse-ro uniti a quell’interminabile preghiera che io offer-si con la mia umanità in ogni istante della mia vita,fin da quando nel mio concepimento dissi al Padre:“Eccomi, Padre, io sono qui per fare la tua volon-tà”. Vorrei ancora che li uniste a quella preghieracomunitaria che, più volte al giorno e spesso duran-te la notte, io facevo con la mia dolcissima Mammae con il mio padre putativo; a quella che con gliapostoli io facevo nelle lunghe peregrinazioni e nel-le fatiche dell’apostolato.

Vorrei che la vostra preghiera fosse sempre piùsantificata e resa perfetta, non solo per quell’unitàdi menti e di cuori che voi fate tra voi e con me, maanche per quelle disposizioni interiori per cui essasale direttamente al cuore di Dio.

92

Prima, fra tutte quelle disposizioni, è la cono-scenza della vostra povertà e miseria, per cui vi pre-sentate al Padre non con l’aria spavalda del fariseo,ma con l’umiltà del pubblicano che, ritenendosil’ultimo di tutti, si batteva il petto chiedendo mise-ricordia. Non perché Dio ami di vedere i propri fi-gli annichiliti ai suoi piedi. Egli conosce perfetta-mente la vostra grandezza, poiché possedete un’a-nima fatta ad immagine e somiglianza sua, maessendo la natura umana decaduta dopo il peccatooriginale, egli sa quanto è facile all’uomo caderenella colpa; sa quanto sono terribili le tentazioni deldemonio, e quanto è facile che si manifesti la catti-veria che si è annidata nel cuore delle sue creature.Per questo, senza il suo aiuto costante, è impossibi-le che i suoi figli possano non solo conseguire il pre-mio eterno, ma anche mantenere quella grazia dicui ha fatto dono agli uomini con i meriti del miomartirio.

Ecco perché è indispensabile l’umiltà, prima,durante e dopo la preghiera. Essa è quella disposi-zione che, facendovi ritenere bambini, vi fa dire dalPadre: “Tuo è il regno dei cieli!”.

La preghiera non è una cosa meccanica che simoltiplica, ma è l’atto d’amore che si ripete e chenon stanca mai; è il continuo ricorso a Colui o a Co-lei che vi possono e vi vogliono aiutare.

93

La preghiera perde gran parte del suo valorequando è rivolta unicamente a se stessi o alle pro-prie necessità, perché diventa quell’egoismo spiri-tuale da cui non sono esenti nemmeno i cristiani piùpraticanti.

Siate generosi, figli, e fate della vostra preghierail primo mezzo per esercitare la carità verso i fratel-li, verso tutti coloro ai quali potrebbe mancare inqualsiasi momento l’ossigeno che può venir loro dauna vostra “Ave Maria” o da una giaculatoria.

Fate che le vostre preghiere siano quell’incensoprofumato che, salendo al cielo, diffonde anche attor-no un ristoro e una pace indefinibile e preziosa.L’esempio dei santi, che nella preghiera trovavano ilmezzo per compiere le opere più preziose per gli uo-mini, e i vostri angeli, a cui è affidata la custodia dellavostra anima, siano a voi d’incitamento a fare della vo-stra preghiera l’atto più importante della vostra vita.

Figli, vi abbraccio, dandovi tutto il mio amore.

IL VIZIO DELLA LUSSURIA10 novembre 1970

Figlia, ti devo parlare di uno dei vizi capitali chetanto male arreca all’uomo e tanti danni all’umani-tà: il vizio della lussuria. Meglio sarebbe parlare del-

94

la virtù contraria, che tanta gioia dona allo spirito eche fa ricordare gli angeli di Dio, ma, siccome ilpeccato esiste, occorre anche conoscerlo in tutta lasua gravità e malizia.

Dio, dunque, ha creato l’uomo, anima e corpo, eha donato alla prima coppia, creata da Lui stesso, lalegge per cui si sarebbero moltiplicati indefinita-mente, collaborando con Lui per popolare la terra.Il corpo dell’uomo, destinato a godere eternamentecon l’anima in paradiso, doveva essere non solo co-me l’involucro che racchiudeva l’anima, ma un ve-ro tabernacolo che con la sua bellezza si armonizza-va con quella del creato di cui doveva essere il re.

Le creature tutte erano destinate ad essergli sog-gette e ad essergli utili, rallegrando il suo spirito enutrendo il suo corpo. L’uomo era destinato a vive-re la sua vita terrena comunicando con Dio anche senon lo vedeva nello splendore della gloria. Così,l’avrebbe visto e raggiunto dopo la prova, se gli fos-se stato fedele osservando i suoi Comandamenti. Leleggi le aveva, come le ha tuttora, impresse nel cuo-re, e l’aiuto per poterle osservare gli veniva dallagrazia di cui era stato arricchito.

La grazia è Dio stesso, che comunica la sua vitaall’uomo, elevandolo fino a farlo partecipe della na-tura divina. Gli uomini, dunque, furono elevati finoa Dio e destinati a vivere una vita divina. Tra il cor-

95

po e l’anima doveva esserci una perfetta armonia: ilcorpo soggetto all’anima; l’uomo, re del creato,soggetto a Dio.

Il peccato portò lo scompiglio e il disordine. Laconcupiscenza dei sensi trasformò la vita dell’uomo,che non sentì più l’attrattiva verso il suo Dio e il de-siderio di parlare con Lui. Rotta l’armonia tra animae corpo, si diede al corpo la supremazia sui doni del-lo spirito. Il corpo divenne l’idolo dell’uomo e stru-mento di peccato. L’attrattiva dei sensi e della carnegli fece dimenticare la sua grandezza e tanto si ab-bruttì da diventare simile agli animali immondi.

Questo avvenne all’inizio del mondo. La lussu-ria aveva fatto strage degli uomini, per cui Dio sipentì di averlo creato e mandò il diluvio che li di-struggesse. Tu sai che piovve quaranta giorni e qua-ranta notti. Tutti perirono ad eccezione di Noè edella sua famiglia. Primo castigo del peccato più de-gradante dell’uomo fu il diluvio. La terra si ripopo-lò, ma il peccato continuò e continua.

Iddio scelse il popolo da cui dovevo nascere e loarricchì di doni particolari. Profeti, condottieri, re esapienti, diressero le sorti di questo popolo. Ma lalussuria s’introdusse dovunque e, per questo pecca-to, molti caddero. Città intere furono distrutte acausa dei peccati impuri. Il fuoco piovve su di esseo il nemico le rase al suolo.

96

La lussuria fa nausea a Dio e agli uomini. Se vuoimisurare la grandezza di un popolo e la sua civiltà,o il suo decadimento, osserva se coloro che lo com-pongono sono morigerati nel costume.

Il vizio della lussuria rende l’uomo schiavo di sestesso, incapace di ogni sforzo sulla sua volontà.L’abulia ne è una conseguenza.

Vi chiedete alle volte perché i giovani non vo-gliono lavorare. Osservate la loro vita privata. Il vi-zio disamora dal lavoro. La morigeratezza rendeagili, attivi e forti. La lussuria è come una fuliggineche annebbia gli occhi e indurisce il cuore. Il lussu-rioso dice di amare, ma egli cerca i corpi. Come ca-ne randagio, egli fiuta e assapora il piacere della car-ne, ne fa il suo paradiso. Nulla gli importa dei pro-blemi dello spirito. Egli nuota nel fango ed èinsaziabile di esso. Che gli importa della salute fisi-ca? Egli vuole la soddisfazione dei sensi. Del suocorpo ha fatto il suo dio e il suo godimento. Nonconosce la legge della mortificazione, che disprezza.Se l’uomo lussurioso è sposato, non gli basta la pro-pria moglie; tutte le donne vorrebbe avere per sé.Le famiglie per questo peccato si rovinano. I giova-ni invecchiano anzitempo. I sacerdoti buttanol’abito che li distingue. I vecchi diventano diabolici.Si riempiono carceri, ospedali e manicomi, e i casti-ghi di Dio continuano a richiamare a conversione.

97

Ti ho fatto un piccolo quadro, di cui, se tu lo ve-dessi nella realtà, rimarresti inorridita e nauseata.

ECCE HOMO 12 novembre 1970

Figli miei, la pace sia con voi, ora e sempre. Ec-comi qui in mezzo a voi a raccogliere le vostre ripa-razioni e le vostre invocazioni.

Sono l’Ecce Homo. Sì, ecco l’uomo che, nato inuna stalla, costretto all’esilio, crebbe accanto ad unumile operaio, visse nella povertà e nella miseria,dedicò gli anni migliori all’apostolato per fondare laChiesa e, dopo tre anni in cui sparse a piene mani idoni del cielo, compì miracoli e cose grandiose, ec-colo qui, posposto a Barabba.

Credete voi che i miei beneficati si ricordasserodei benefici che avevano ricevuto? Oh, no! I benefi-ci rallegrano al momento. Lo avrete provato anchevoi, non è vero? Quante volte avete dato ai vostri ca-ri, ai vostri simili, ai vostri fratelli, il meglio di voistessi; ma, passato il tempo, la memoria di ciò che es-si hanno ricevuto è stata cancellata e, forse dalle stes-se persone, avete ricevuto ingratitudine ed offese.

È doloroso, figli, ma questo è il comportamentonormale che i miei seguaci tengono verso di me. Si

98

dimentica tutto e si preferisce Barabba, perché ilpeccato, il piacere e il divertimento lusingano. Sipreferisce Barabba anche quando, dopo aver assa-porato la dolcezza della fede, della divina compa-gnia mediante la grazia, si accetta il dubbio e si pas-sa dall’altra parte, solo perché le difficoltà sembra-no insormontabili.

Io vi torno a dire: “Ecco l’Uomo”! Sono qui enon vi voglio vedere né timorosi, né vacillanti. Sein momenti particolari avete gustato un po’ diparadiso in terra, non dimenticate che questi bre-vi momenti vi furono dati perché nei momentigravi vi fossero d’incitamento ad accettare la cro-ce e a camminare sicuri dietro a me sulla via delCalvario.

Venite e vedete! Sotto la tunica che mi ricopre,sotto il manto rosso appoggiato sulle mie spalle, ec-co: voi potrete vedere il mio corpo ridotto come unnido d’api. I colpi della flagellazione hanno strap-pato le mie carni, e in questo nido che si è formatonel mio corpo, ecco, io accolgo voi. Succhiate il net-tare purissimo che esce da questo alveare e fatenevostro alimento. Le mie piaghe nascoste siano la vo-stra scuola. Imparate anche voi a nascondere sottoun volto sereno i dolori del cuore. Imparate a faredelle vostre sofferenze il vino che disseta le anime, ilsangue che le salva.

99

Figli miei, con una canna in mano, che dovrebberappresentare il comando, io ancora mi presento avoi e, anche se per burla mi fu dato quello scettro,io ora a voi parlo con l’autorità del Re e vi dico: fi-gli, sappiate soffrire, sappiate amare la sofferenza diqualunque genere essa sia. Ora vi colpiranno mo-ralmente e vi chiameranno pazzi, ora vi derideran-no e vi chiameranno illusi, ora vi metteranno daparte ritenendo che le vostre parole non hanno si-gnificato e senso. Vi diranno che siete degli illusi edei sorpassati, ma in tal caso ricordatevi che allostesso modo hanno trattato il vostro Re e, se voi do-vete essere i suoi sudditi, gli dovete assomigliare intutto.

La corona di spine che mi cinge la fronte, sim-bolo della mia regalità, vorrei che diventasse pure lavostra insegna. I pensieri, le preoccupazioni vi cin-gono la fronte, vi assediano da ogni parte e non sa-pete risolvere le vostre questioni. Ecco, guardatemie dite così: Gesù, il nostro Re, ci ha insegnato adagire contro lo spirito del mondo. Essi, i vostri si-mili, si burlano di voi, e voi insegnate ad essi che lavittoria sta nelle vostre mani, poiché il vostro regnonon è di questo mondo. Voi lavorate per il cielo edil cielo vi viene in aiuto.

Se tutto ciò che è di questo mondo passa con lavelocità del lampo che guizza da oriente a occiden-

100

te, tutto ciò che voi ricevete e date al vostro Dio, co-me tributo d’amore, non va perso e, più grande è ilvostro dono d’amore, più grande sarà la vostra ri-compensa.

Figli, vi benedico tutti. Abbiate fede, amate lacroce e beneditela, poiché essa è il mezzo unico disalvezza.

IL VIZIO DELLA GOLA17 novembre 1970

Figlia mia diletta, desidero continuare le spiega-zioni riguardanti i vizi capitali.

Ti parlerò di quel peccato che deriva dall’ingor-digia nel mangiare e nel bere, che si chiama “gola”.

Dio ha dato all’uomo cinque sensi, che gli do-vessero servire per comunicare e godere del mondoche lo circonda. Il senso del gusto gli avrebbe fattogodere del cibo di cui deve nutrirsi per vivere, cosìda sollecitarlo a compiere questo dovere e renderlogradito. Ogni senso è un dono di cui l’uomo si deveservire per difendersi dai pericoli, per lodare Dio eper mantenersi nel suo servizio.

Il senso del tatto ti avverte della temperatura de-gli oggetti e della loro qualità. Quello della vista tiinvita ad elevarti dalla creatura al Creatore e a co-

101

municare con le creature che vedi. Quello dell’udi-to ti fa intendere e distinguere i diversi suoni cheriempiono il mondo, le melodie create da Dio nel-l’universo e imitate dagli uomini nella musica. Ilsenso dell’olfatto ti fa distinguere i diversi odori e tirallegra lo spirito al contatto dei fiori.

Così il senso del gusto, invitandoti a nutrirti, ti fascegliere i diversi cibi di tuo gradimento e utili allatua vita, perché, mantenendo la salute, possa meglioservire il Signore.

Come un suono troppo forte danneggia l’udito eun oggetto troppo caldo può rovinare il corpo, cosìil mangiare e il bere troppo danneggia la salute, co-me la ricerca di cibi che qualche volta, pur essendodi proprio gusto, vanno moderati per la loro stessanatura.

La regola di vivere per mangiare è quella che Diocondanna, poiché trasforma il proprio ventre in undio che bisogna soddisfare in tutto, così da ridurrel’uomo allo stesso livello dei bruti. Il proverbio chedice: “Ne uccide più la gola che la spada”, sta ad in-dicare quanto siano deleterie le conseguenze delpeccato di gola, anche umanamente, così da arriva-re a togliere la vita dell’uomo.

Ma vi sono anche delle conseguenze morali espirituali veramente gravi. Quante famiglie disunitee rovinate dall’intemperanza nel bere! Quando una

102

persona abusa in questo senso, diventa come ebetee non riesce più a dominarsi. Si procura i mezzi an-che illecitamente pur di soddisfarsi.

Il gozzovigliare e il rimpinzarsi fino al collofanno perdere il pensiero di Dio e degradanol’uomo.

Il saper comandare alla gola è una virtù tanto ne-cessaria: è la legge della mortificazione che serve adare alla mente e al corpo quel giusto equilibrio chelo distingue dagli animali irragionevoli.

IL VIZIO DELL’IRA19 novembre 1970

Figlia mia diletta, ti voglio parlare di quel viziocapitale che tante vittime fa nel mondo e che pro-duce tanti dolori irrimediabili e gravi.

Ti parlerò dunque dell’ira, quel difetto che, fa-cendo perdere il controllo di voi stessi, vi fa scaglia-re contro Dio, contro il prossimo e anche contro voistessi, rompendo la pace, distruggendo la carità eseminando odio e rovina. Generalmente questo di-fetto deriva dalla superbia, per cui l’individuo vor-rebbe che gli altri facessero, dicessero e volesserociò che egli dice, fa e vuole.

L’iracondo si scaglia contro Dio, che vorrebbe

103

annientare. Voi lo vedete coi pugni rivolti al cielo,come se volesse cimentarsi in una lotta. Trovandosiin una competenza ìmpari, si scaglia contro le cose,distrugge oggetti e tutto ciò che gli capita sotto ma-no, seminando terrore e lacrime.

L’iracondo passa subitaneamente da uno stato ditranquillità a quello di eccitamento, cosicché non èpossibile trattenersi con lui in affabile conversazio-ne, poiché non c’è mai la sicurezza che l’apparentecalma duri per tutto il discorso. Egli troverà da diredi tutto e di tutti, e contro tutti vorrebbe scagliarsie distruggere. Non conosce la carità, né la dolcezza,né la bontà, né la comprensione. Si crede superiorea tutti, che pensa di dominare con la voce e con laforza.

L’iracondo è sempre rabbioso anche con se stes-so, poiché non sa comandarsi e non si vede amatoda nessuno, anzi fuggito da tutti.

Questo vizio, che arriva nei suoi eccessi a farcompiere le più grandi cattiverie fino a danneggiaree distruggere la roba degli altri, porta con facilità al-le liti, all’omicidio, alla disperazione e al suicidio.Nasce nel cuore dell’uomo fin dall’infanzia.

Di qui la necessità di correggere i bambini e i ra-gazzi, che si scatenano contro i fratelli e contro co-se, nonché verso i loro genitori a cui si ribellano,ostinandosi in tante piccole cose che esigono venga-

104

no loro concesse. L’educazione alla bontà e alla dol-cezza non deve essere disgiunta da quella severitàche non cede a tutte le richieste, soprattutto se nondi grande utilità al bambino stesso. L’educazionedel carattere è un dovere indispensabile da partedei genitori e da essa dipende la felicità o l’infelicitàdi tutta la vita.

Io vi dissi: “Imparate da me che sono mite e umi-le di cuore”, e alla mia scuola i caratteri più forti sipossono moderare.

Avete avuto esempi di santi che, da furiosi cheerano, diventarono poi modelli di dolcezza. Nonavete che da imitarli.

Il lavoro che gli iracondi devono fare su lorostessi, è difficile e penoso poiché, quando si è fattal’abitudine all’ira, anche inavvertitamente si scattacome una molla, ma è indispensabile, poiché inparadiso non può entrare chi non sa vincere le pro-prie cattive abitudini.

In un solo caso è necessario essere violenti: conse stessi, perché vi è stato detto che il regno dei cie-li subisce violenza e solo i violenti lo conquistano.Vincere se stessi, con quella legge della mortifica-zione che è legge generale indispensabile per rag-giungere la vita eterna.

105

LO SPERGIURO DI PIETRO19 novembre 1970

Figli miei, eccovi qui anche se in numero esiguo,pieni di fervore e d’amore. Io vi benedico e vi pro-metto consolazione e grazia.

Voglio ricordarvi in questo momento un puntoassai doloroso della mia passione, che si ripete spes-so anche ora, non solo tra le persone che poco miconoscono e perciò poco mi amano, ma anche traquelli che hanno goduto e godono tuttora dei mieifavori particolari, delle mie grazie anche non comu-ni, e che tuttavia mi voltano le spalle.

Vi voglio ricordare lo spergiuro di Pietro, chetanto mi ferì il cuore.

Eravamo da poco usciti dal Cenacolo e Pietro,stringendosi vicino a me, mi andava ripetendo ilsuo amore e la sua fedeltà, che avrebbe conservatosempre fino a dare la vita per me. Ed io gli avevodetto ciò che voi ben sapete: “Quando il gallo avràcantato la seconda volta, tu mi avrai rinnegato trevolte”. Poi ci fu la preghiera, e voi sapete che i mieitre prediletti, invece di prepararsi a superare le ten-tazioni con la preghiera, si erano saporitamente ad-dormentati.

Che importava che, alla presenza degli sgherri,Pietro avesse sentito la forza di scagliarsi contro un

106

soldato e che gli abbia mozzato un orecchio? Glimancava quella luce interiore che rende capaci diaffrontare i pericoli e di esprimere la propria fede:quella fede che egli aveva testimoniato più volte inmille occasioni e che gli faceva dire con sincerità:“Io credo in te, perché tu sei il Cristo, il Figlio delDio vivente!”.

Ma la fede è una virtù che non è possibile con-servare senza l’aiuto di Dio. Deve perciò esserci ilcontinuo ricorso a Lui con la preghiera.

Ecco il motivo per cui Pietro, davanti ad un’u-mile servetta, non sentì più il coraggio di esprimerequella fedeltà e quella generosità di cui era statoesempio.

Figli miei, vi domandate alle volte come mai i vo-stri ragazzi, che fino a poco tempo fa credevano epraticavano la religione, si trovino tutto ad un trat-to insensibili ad ogni cosa che ha affinità con Dio elontani dalla pratica religiosa sotto qualunque for-ma. Hanno pregato poco, hanno trascurato la pre-ghiera, e la fede si è affievolita.

Così può avvenire per voi, quando vi pare di do-ver tralasciare le vostre pratiche di pietà perché visentite sopraffatti dalle vostre difficoltà. Se sempreè necessaria la preghiera, lo è soprattutto quando letribolazioni e le croci vi rendono difficile la vita e vicircondano di tenebre. Venendo meno in voi la fe-

107

de, vi mancherà la forza e vi vergognerete, comePietro, di essere al mio seguito. Come per lui, ionon sarò più il Figlio di Dio, ma il malfattore. I mi-racoli saranno delle illusioni e una sola parola di cri-tica sarà sufficiente a distogliere dalla via del bene.

Ricordate, figli miei, che gli spergiuri non manca-no mai. E sono coloro che conducono una doppiavita, che pregano e peccano; coloro che con i fedelisono credenti e con gli increduli sono increduli; chevi diranno ogni lode in faccia e vi criticheranno emalediranno dietro le spalle.

Sappiate sempre perdonare ed amare. Sappiatetener fede ai vostri principi e dire la verità sempre,anche se la verità scotta.

Siate anche prudenti. Se Pietro non si fosse mes-so nel pericolo, se avesse seguito veramente me sen-za mettersi a raccogliere i pettegolezzi delle fante-sche, avrebbe avuto più coraggio. Buon per lui chesi lasciò penetrare il cuore dal mio sguardo e pian-se, uscendo fuori.

Figli miei, io vi faccio un invito: uscite fuori voipure! Fuori dal vostro io, fuori dalle vostre debo-lezze! Forse tutti avete avuto nella vostra vita deimomenti di debolezza, di rispetto umano, in cuinon avete saputo superare voi stessi e mostrarvi aglialtri quali siete. Ebbene, deponete qui, nel mio cuo-re, queste mancanze di coraggio e promettete che

108

non vi vergognerete mai più della vostra fede, per-ché volete che nemmeno io mi vergogni di voi,quando sarete davanti al Padre che vi dovrà giudi-care.

Figli, vi benedico ancora e vi ringrazio. Non ab-biatevene a male se qualche volta vi faccio rilevare ivostri difetti. È solo perché vi amo che vorrei ve-dervi perfetti. Sappiate accogliere le mie parole co-me un insegnamento che, se non serve a voi, servead altri; se non vi serve oggi, vi può servire domani.

Ricevete le mie parole come un cibo prelibato,anche se qualche volta non confacente ai vostri gu-sti. Siate forti, generosi e buoni. Io vi voglio così,come soldati senza paura al servizio del Re.

NELLA FESTA DI CRISTO RE 22 novembre 1970

Figli miei diletti e cari, che io stesso ho convoca-to qui per rendervi partecipi delle mie gioie e deimiei dolori, siate i benvenuti e benedetti perchéavete risposto all’appello e vi siete messi con entu-siasmo al mio servizio.

Io sono il vostro Re. Mi sono proclamato tale da-vanti a Pilato quando, ricoperto d’ingiurie e di falseaccuse, mi avevano trascinato nel Pretorio e quando

109

l’unica accusa che il popolo mi poteva fare, era pro-prio questa di essermi proclamato Re.

Lo avrei potuto asserire quando, entrando inGerusalemme, la folla mi aveva festosamente accol-to e, agitando le palme e coprendo la via al mio pas-saggio con i loro indumenti, mi volevano effettiva-mente fare loro Re. Ma io la pensavo diversamente.Mi sarei potuto proclamare Re quando, dopo averoperato molti miracoli, la folla mi acclamava, mapreferivo ritirarmi sul monte a pregare.

Volli dichiararmi dunque Re in un momento as-sai doloroso della mia vita, e ne avevo un motivod’insegnamento per voi.

Dal principio io ero Re, poiché il Padre, nel mionome e per me, ha creato il mondo, ma io ero venu-to a redimere gli uomini, ero venuto a salvare le ani-me; solo esse sarebbero state la mia corona regale. Ilmio compito era quello di salvarle; il mio disegnoamoroso quello di guidarle. Il mio Regno dunquenon riguardava le cose di questo mondo, anche se ilpremio o la pena che attende l’uomo nell’altra vita,riguarda sia le anime che i corpi per l’ intima unio-ne che esiste fra di essi.

Gli uomini tutti dunque, erano, sono e sarannosempre i miei sudditi, volenti o nolenti. Io li chiamotutti e il mio scettro e la mia corona sono sempreuguali: la corona di spine in testa e la canna in ma-

110

no, che sta ad indicare la mia pazzia. Ed io, a chi mivuol seguire, poiché io lascio la massima libertà,metto le stesse insegne sulla testa e nelle mani.

Vi sono tra i miei sudditi i traditori e i disertori,coloro che si ribellano e coloro che mi disprezzano,ma a quelli che accettano di ubbidirmi e di seguirmiio offro i miei doni. Sono doni di amore e doni didolore, perché non possono queste cose stare dis-giunte.

Io chiedo qualche volta di fare una scelta: vuoi tula corona di rose o quella di spine? Tutti sono ten-tati di volere quella di rose. La felicità, la gioia, il go-dere lusinga l’uomo. Ma c’è chi sceglie di assomi-gliarmi e, nel dolore e nella sofferenza, io faccio lo-ro gustare gioie divine.

Sono pochi i miei amici. Anche gli apostoli, cheavevano visto tante cose e avevano gustato tantedolcezze, alla presenza del dolore, spauriti, fuggonoe si rifiutano di seguirmi.

Ecco dunque che il mio esercito, ieri come oggi,come sempre, è fatto di coraggiosi, di impavidi chesanno affrontare la lotta, che accettano il dolore, edè così che regnano.

Solo chi ha sofferto può capire chi soffre. Solochi sa portare la croce può insegnare ed aiutare glialtri a portarla.

È così che nel giorno finale il mio Regno si ri-

111

comporrà. Io verrò sulle nubi del cielo e il mio scet-tro non sarà più una canna, ma una croce, e tutti co-loro che avranno fatto del dolore accettato, soffertoe offerto con amore, l’insegna della loro vita di cri-stiani, si metteranno al seguito di quella croce. Essisaranno i vittoriosi a cui il Padre dirà: “Venite, o be-nedetti, nel Regno degli eletti”.

Voi mi potreste dire che non tutti soffrono eche non tutti hanno la corona di spine, eppure so-no buoni. Ebbene, a tutti dico: figli, se una sostatutti possono averla nella vita, questa vi deve servi-re per predisporre le vostre menti e la vostra vo-lontà perché, quando la croce si presenterà a voi,sappiate accoglierla con lo stesso slancio con cuil’ho abbracciata io, affinché il suo peso vi diventileggero.

Figli miei, siate oggi e sempre fedeli alla mia leg-ge e beneditemi, poiché chi mi serve con amore sen-te che il mio giogo è soave e il suo peso è leggero.

Figli, io sono il vostro Re e, appunto come tale,vi amo e vi eleggo. Siate voi pure regali in tutto ilvostro contegno. Vi ho detto che siete miei sudditi,ma vi posso dire che siete soprattutto miei figli. Lamia regalità è dunque la vostra eredità. Siate degnidi essa.

Vi benedico tutti, abbracciandovi.

112

AD ALCUNE SUORE23 novembre 1970

Figlie e spose mie, quanto mi consola la vostrapresenza qui, a seguito della festa che ricorda almondo dei fedeli la mia regalità! Voi siete venutecon l’ansia nei cuori, perché vi preoccupano moltecose spirituali e temporali, ed io sono qui a racco-gliere i vostri desideri e le vostre preoccupazioni.

Io sono il Buon Pastore che ansiosamente va incerca delle pecorelle per guidarle, per dissetarle,per nutrirle, per custodirle, per liberarle dai perico-li. E voi siete le mie piccole pecore, le più affeziona-te, che, al di sopra di ogni altro pensiero, avete quel-lo di essere docili verso il Pastore che vi guida. Ètutto qui; il resto è tutto ciò che desidero e che cer-co di attuare per mezzo della vostra docilità.

I vostri desideri di bene per me valgono quantole opere, perché sono segno d’amore, e la vostra pa-zienza nel portare la croce è ancora per me amorevero, tanto più preziosa quanto più nella sofferenzavi unite a me.

Io sono nel vostro cuore, vi parlo, invitandovi acrescere nella virtù e nella perfezione, e vi affido in-cessantemente alla divina Pastora, la mia Mamma,che compie il suo dovere nel modo più perfetto.

Quando le mie spose mi protestano il loro affet-

113

to e il desiderio di essermi fedeli, io le passo subitoa Lei, che è Madre della grazia e del divino Amore,perché compia i suoi capolavori e faccia delle santesulla terra per il cielo. Non avete dunque che da fi-darvi di Lei e abbandonarvi fra le sue mani con pie-na fiducia.

Figlie, vi benedico tutte. Siate sempre pecorelledocili ed io sarò per voi quel Buon Pastore che,prendendovi sulle braccia, vi porta al sicuro.

CHI TI HA PERCOSSO?26 novembre 1970

Figli miei cari, eccoci qui per la preghiera di ri-parazione. Voi riparate e consolate me per gli ol-traggi che ricevo, ed io riparo e consolo il Padre.

La nostra preghiera in comune assume una gran-de importanza ed un valore universale. Le mie in-tenzioni le faccio vostre e le vostre intenzioni e i vo-stri desideri diventano miei. È uno scambio di aiutoe di doni. È grande conforto sapere che nella Chie-sa esiste questa mutua carità, questo fuoco che haun’unica fiamma. È così grande il bisogno che neavete!

È una desolazione questo vostro mondo. Si pre-senta agli occhi del Padre come un campo su cui è

114

passata un’immensa bufera devastatrice. A granditratti, il Padre scorge qualche piccola oasi: sonogruppi esigui di persone che, riunite nel mio nome,levano la loro preghiera invocante misericordia.

Oh, sì, continuate e diffondete queste oasi! Fatebene quando invitate alla preghiera e al timore i vo-stri familiari, parenti ed amici. La forza della pre-ghiera la capirete in cielo, quando vedrete che soloper mezzo di essa è stata realizzata la salvezza permolte anime.

Ora però vi voglio ricordare un gesto che i mieicarnefici compirono verso di me, e che vedo soven-te riprodurre nel mondo da molti cristiani.

Quando fui nel Pretorio di Pilato, la soldatagliapropose di trattarmi veramente da pazzo e, dopoavermi bendato gli occhi, mi percossero e mi chie-devano, sputacchiandomi: “Dicci chi ti ha percos-so!”. Al mio silenzio rispondevano con altri insultie percosse.

Figli miei, anche oggi continuano così. Si pensache Dio abbia gli occhi chiusi e si dice: “Perché per-mette questo o quello? Dio non ci vede! Dio nonc’è, perché, se ci fosse, agirebbe diversamente!”. Ele minacce, le bestemmie e gli insulti continuano, econtinua la carneficina.

Figli, buon per voi che quel Dio d’infinita bontàche governa il mondo, finge alle volte di non vede-

115

re, perché, se veramente dovesse castigare tutto ilmale che si va seminando dovunque in nome dellalibertà, che pare più sfrenata che mai, allora vera-mente sarebbero terribili i suoi castighi.

Pregate dunque il Padre che sorvoli, che nonguardi, e che usi solo bontà e misericordia con tut-ti. Ma a voi tutti io dico con accorato affetto: nonchiudete gli occhi davanti ai benefici di Dio, ai suoidoni, alla sua magnanimità. Che cosa possedete chenon abbiate ricevuto?

Oh, vi sia abituale il ringraziamento a Dio pertutto ciò che avete! Imparate a ringraziare ancheper quelle croci che inevitabilmente vi accompa-gnano nella vita.

Fate opera di convincimento presso i buoniQuando una sofferenza viene ad appesantire la loroesistenza, non è il Signore che vuole castigare odopprimere, ma è il Padre che, per mezzo anche dicose cattive, vuole invitare ad elevare gli occhi alcielo e, nell’accettazione del dolore, vuol preparareai suoi figli i gaudi eterni.

La vista di Dio per sempre riempirà di gioia i vo-stri cuori. La presenza di Dio può però fin d’ora ral-legrarvi. Vedetelo, dunque, con gli occhi della fede,continuamente accanto a voi. Egli non ha gli occhibendati, ed è tutto proteso verso di voi per soccor-rervi. Non dubitate e non temete. Abbiate fede!

116

Figli miei, vi benedico tutti e vi aiuto. Seguitenel suo viaggio apostolico il mio Vicario in terra edategli, con le preghiere e con la sofferenza, tantoaiuto. Che i popoli a cui rivolgerà la parola, chenon è sua ma mia, non siano sordi alla sua voce,ma, accogliendola come voce paterna invitante albene, possano riportarne quei risultati che Dio de-sidera.

Vi benedico ancora ad uno ad uno e vi sono vici-no in ogni vostra necessità.

LA BELLEZZA DI MARIAHA ORIGINE DA DIO

29 novembre 1970

Figli miei, eccomi qui in mezzo a voi per pregarecon voi il Padre. Voi vi preparate a festeggiare duegrandi solennità che non sono disgiunte fra loro.Volete onorare l’Immacolata Concezione della miaMamma e volete prepararvi al più grande avveni-mento della storia, la mia nascita nel tempo comeuomo. Non vi pare che il primo avvenimento siauna preparazione al secondo?

La mia Mamma, concepita senza peccato, dove-va preparare la mia venuta. Chi di voi, potendo sce-gliere la propria madre, non l’avrebbe voluta ricca

117

di ogni virtù, fisica, morale e spirituale? Ebbene, ioscelsi la mia Mamma e mi creai una creatura la cuibellezza, bontà e sapienza supera di gran lungaquella degli angeli. Tutto il male dell’umanità, laconcupiscenza ed ogni peccato ebbero inizio con ilpeccato originale, e con esso venne la morte. È perquesto che, volendo una Madre esente dal peccatooriginale, la dovevo creare libera anche dal fomitedella colpa e dalla concupiscenza. Non ne poteteavere di Lei che la più pallida idea!

Voi siete soliti cantare: “Bella tu sei qual sole,bianca più della luna”; ma che sono mai queste bel-lezze a confronto della bellezza della mia Mamma?Le cose del mondo valgono, ma sono tramontabili;voi le vedete, le godete e le fate vostre, ma la gran-dezza di Maria che ha origine da Dio, resta in Dio esarà eterna come è eterno Dio.

Non vi pare che, quando una creatura può direcon sincerità: io sono Figlia dell’eterno Padre per-ché Egli da tutta l’eternità mi ha scelta per donareal mondo il suo Figlio; quando può dire che al Fi-glio di Dio ha donato il corpo perché potesse mani-festarsi agli uomini; quando può dire che lo SpiritoSanto l’ha unita così intimamente a sé da renderlafeconda, questa creatura possa dire di essere vera-mente eccezionale?

(interruzione)

118

Figli miei, ho voluto questa interruzione per far-vi capire come la parola del mio ministro e quelladei miei ministri, che nelle vostre chiese vi spieganoil mio Vangelo e vi parlano delle cose di Dio, è sem-pre la mia parola, quella stessa che, a mezzo deimiei strumenti anche se incapaci, io comunico almondo.

Abbiate dunque fede ed accogliete il Verbo diDio con fede, con fiducia e con amore, perché lostesso Spirito Santo che fecondò la mia santa Mam-ma e che feconda la Chiesa, è Colui che feconda lementi degli uomini di santi pensieri e guida le ani-me alla santità.

Vi ho detto brevi parole per farvi in qualche mo-do capire la grandezza di Maria, ma sappiate che, seio la volli grande, non fu solo in funzione della suamaternità, ma anche per quel compito di Madre deiviventi a cui il Padre l’aveva destinata fin dal giornoin cui Eva perdette per la sua superbia e disubbi-dienza la grazia che la rendeva tanto grande agli oc-chi di Dio.

Fate dunque che la festa dell’Immacolata diven-ti pure la festa della vostra Mamma, e vedetela e sti-matela come la creatura più eccelsa uscita dalle ma-ni di Dio. Se volete farle cosa gradita, portatele inquesti giorni le vostre anime purificate dalla colpa editele con affetto sincero che volete assomigliarle

119

almeno in quelle virtù che vi fanno tanto cari al cuo-re di Dio. Non dimenticate che l’umiliarsi davanti aDio mette gli uomini nella condizione migliore peressere perdonati ed amati.

La vostra dolce Mamma non mancherà di svol-gere presso di voi quel compito così caro al suocuore di prepararvi ad accogliermi nel giorno delmio natale. Fin d’ora però mi pare di sentire dallasua bocca uscire, come una musica, l’invito a pos-sedere e diffondere la pace. Sì, preparatevi così alNatale: date pace, portate dovunque armonia e pa-ce. Ricomponete le liti, dite a tutti che il rancore,l’odio, l’invidia non devono dimorare nel cuoredegli uomini, poiché esso deve essere la dimora diDio.

Figli, vi benedico tutti e vi auguro una buona fe-sta della Mamma Immacolata. Sarò in mezzo a voiper festeggiarla e per festeggiare con voi tutti colo-ro che posseggono, con la grazia di Dio, me stesso.

GESÙ PARLA NEL SILENZIO3 dicembre 1970

Figli miei, sono qui per darvi gioia e conforto inricompensa di quel dono d’amore che benevolmen-te mi fate ogni giovedì. Grazie, figli!

120

Vi voglio in questo momento ricordare il compor-tamento che io tenni d’innanzi ad Erode. Egli era in-fangato nel vizio ed io, davanti a lui, tacqui. Che sa-rebbe valsa la mia parola? Forse sarebbe stata moti-vo di derisione. Erode non si sarebbe strappato levesti come Caifa, ma il suo cuore era troppo induritodalla colpa perché la verità potesse farsi strada.

Figli miei, sapete perché amate e frequentatequeste riunioni? Perché il vostro cuore è puro ed èlontano dal peccato. Sapete perché il mondo noncrede e non vuol accettare la parola di Dio che par-la in diversi modi, che parla al cuore di tutti gli uo-mini? Perché si è infangato e va sempre più distrug-gendo nella mente, nel cuore e nei costumi ognisenso morale.

Non vi ho detto nel Vangelo: “Beati i puri dicuore, perché vedranno Dio”? E quello che vale peril vedere, vale per il sentire.

I silenzi di Dio sono rari. Egli parla perché la suaparola è luce, è vita; ma la sua parola non è accolta,non è capita poiché tra essa e l’uomo moderno c’èuna barriera che impedisce di entrare. Non è capitala parola, perché davanti agli uomini si è formatocome un velo di fango.

Figli, voi amate gli insegnamenti di Dio e deside-rate accoglierli e farli divenire pratica. Ebbene, con-servate puro il vostro spirito, perché io vi possa parla-

121

re. Che si è detto della mia Mamma nel Vangelo? Cheaccoglieva la mia parola e i miei insegnamenti e li cu-stodiva nel suo cuore. Non avete che da imitare Lei.

Occorre però che voi facciate un po’ di silenzioper sentirmi. Sappiate sacrificare un po’ la vostralingua. Qualche volta la smania di parlare e di rac-contare le proprie cose, anche se buone, vi rendeeccessivamente loquaci. Credete che la mia Mammanon avesse tantissime cose da raccontare ai suoi pa-renti, amici e conoscenti ed anche agli stessi aposto-li? La sua umiltà e la sua prudenza la rendevano se-rena, sì, ma abbastanza silenziosa per non dar fasti-dio a nessuno e per sentire sempre continuamentela voce di Dio.

Figli miei, siate silenziosi. Vi assicuro che non vipentirete mai di aver taciuto. Non vi è stato dettoche chi non pecca con la lingua è uomo perfetto?Voi cercate la perfezione? Cominciate da qui, dallalingua; io parlerò con voi e i nostri colloqui sarannodi cielo. Sarà il cielo che scenderà in voi e prenderàvoi, terra, per elevarvi fino al cielo.

Figli, vi benedico tutti. Ricordate ciò che dicevoalla fine di ogni mio discorso: “Chi ha orecchi perintendere, intenda!”. Orecchi per capire ne do-vrebbero avere tutti gli uomini, ma purtroppo mol-ti intendono ma non capiscono, voltano le spalle ese ne vanno.

122

Siate umili e, dopo aver inteso con le orecchie,capirete con la mente le mie verità e le accoglieretenel cuore con grande gioia dei vostri angeli e di Diostesso.

LA PIAGA CHE PIÙ MI FECE SOFFRIRE10 dicembre 1970

Figli miei, ecco che accolgo le vostre preghiere evoglio incitarvi a fare una particolare offerta al Pa-dre per tutti gli uomini.

La piaga che più mi fece soffrire durante il mioviaggio al Calvario, fu la piaga della spalla destra, sucui la croce aveva scavato un solco profondo. Conquella sofferenza, io espiavo i peccati degli uominiche, ribellandosi alla volontà di Dio, rifiutano lacroce e si danno alla disperazione; ed anche la ri-bellione tacita di coloro che vogliono, sì, fare la vo-lontà di Dio purché essa coincida con la loro o al-meno che sia di loro scelta.

Offrite dunque al Padre questa sofferenza, cheio con tanto amore sopportai. Onorate questa piagae chiedete per voi e per tutti di saper portare la cro-ce, quella croce benedetta con la quale vi potetesantificare e giungere al cielo.

Ebbi un aiutante sulla via del Calvario che mi sol-

123

levò nella mia fatica, e in lui io vidi e benedissi tutticoloro che nell’apostolato mi danno una mano.

Fare dell’apostolato non vuol dire solo parlare epregare, ma soprattutto portare la croce, che puòconsistere nelle contraddizioni, nelle critiche, nellecalunnie, da cui non sono esenti coloro che siespongono agli occhi altrui facendo del bene.

Il bene, per essere vero, deve portare questomarchio della sofferenza: la sofferenza morale,che è la più nascosta, quella che ferisce l’anima eche fa parte dell’umiliazione, che non raccoglielodi e che non è apprezzata. La vedo io, questa pe-na interiore, e la impreziosisco con i miei dolori econ le mie sofferenze intime che mi fecero sudaresangue.

Sappiate dunque essere il buon cireneo, e sap-piate scorgere nel vostro apostolato quel preziosocontributo che voi date a me, curvo sotto il pesodella croce e con la spalla piagata e sanguinante.

Vi benedico, figli, e vi aiuto tanto e sempre.

L’INCONTRO CON LA MAMMA17 dicembre 1970

Figli miei, sono qui con voi per accennarvi a undolore che tanto mi fece soffrire durante la mia pas-

124

sione e che va ripetendosi continuamente nellaChiesa e nel mondo.

Vi voglio ricordare il mio incontro sulla via delCalvario con la mia addolorata, e pur tanto inno-cente, dolcissima ed umilissima Madre. Chi può di-re quanto soffrimmo per questo incontro? Io laguardai, povera Madre mia, e i miei occhi incontra-rono i suoi, dove era impresso lo strazio del suocuore.

Io avrei abbandonato la croce e sarei corso adabbracciarla, ma fu Lei che mi venne incontro, ten-dendomi le braccia come quando, bambino, facevoi primi passi, e, dopo aver accarezzato il mio voltoed essersi insanguinata le mani, mi sussurrò all’o-recchio una dolcissima parola in cui era racchiusotutto il suo pensiero: “Figlio mio, fiat!”, e voleva di-re: “Così vuole il Padre“; e ancora: “Per loro!” e vo-leva dire: “Per tutti i tuoi fratelli!”. Fu così che Ellam’incoraggiò a proseguire il cammino e a continua-re, nell’accettazione della sofferenza, la redenzione.

Io vidi nella mia Mamma addolorata tutte lemamme che, lungo i secoli, avrebbero pianto suipropri figli. Erano i peccati degli uomini che miavevano ridotto in quello stato, ed è sempre il pec-cato che allontana spiritualmente i figli dalle mam-me che vivono di fede in Dio e che incessantemen-te si sacrificano per essi.

125

Io comprendo le sofferenze di queste mamme ebasta, alle volte, un mio sguardo a consolarle e a raf-forzarle nel coraggio e nella fede. Basta una parola afar proseguire nel bene queste mamme che, ricchedi meriti, giungeranno, dopo che sulla cima del Cal-vario, al Cielo, dove otterranno il premio delle lorosofferenze.

Io vorrei dire ad ognuna di esse, nelle quali ve-do la mia Mamma addolorata: coraggio, coraggio!Quando tutto sembra impossibile ed inutile per ilravvedimento di questi figli, ci sono io; ma vorreianche assicurare tutte che nulla va perso. Ogni la-crima è un dono che esse fanno a Dio, che portaun nome e che merita una ricompensa. Ogni lacri-ma maturerà, o presto o tardi, in una grazia di con-versione.

Non temete: sono io che vi assicuro, io che co-nosco il vostro cuore e i vostri desideri, che soquanto mi amate e che mi chiedete la salvezza deivostri figli e null’altro. Non volete onori e ricchez-ze. Tutto date per quei vostri figli che io vi ho da-to. Fidatevi di me, figlie mie, e credetemi: nulla vaperso!

Ma vi prego di pensare in questo momento allamia desolata Mamma che, mentre mi vedeva ridot-to in quello stato pietoso, vedeva accanto a me unaserie interminabile di figli che, allontanandosi da

126

me e da Lei con il peccato, sarebbero miseramenteperiti.

Ella, la Madre della Chiesa, vedeva lungo i seco-li i suoi figli martirizzati nel corpo e nello spirito,fatti vittime del male, per i quali la redenzione nonavrebbe avuto nessun beneficio. Era come se lemembra del suo corpo si staccassero e come se ilsuo cuore fosse trapassato da spade, tante quanto ilnumero dei figli ingrati!

Ma la mia incomparabile Madre può capire econdividere anche il vostro dolore, mamme, quan-do per la morte o per le malattie dei vostri figli, voisentite il vostro cuore che sembra schiantarsi. Siatedunque riconoscenti a Lei, che così bene vi com-prende. Siate voi pure coraggiose come Lei nell’ac-cettare la sofferenza e benedite il Padre nei vostridolori, che sono semi di grazia. Fede, amore e co-raggio, siano le note che vi contraddistinguono dal-le mamme che, non avendo fede, cadono facilmen-te nella disperazione a scapito dell’educazione deiloro figli.

Io vi benedico, figli miei, e v’invito a continuarecon grande fervore la novena in preparazione allamia natività. La pace e l’armonia in famiglia saran-no il mio dono natalizio.

127

SONO ASSETATO DI ANIME GENEROSE28 dicembre 1970

Figli miei, in questo giorno che ricorda il primospargimento di sangue di anime innocenti per testi-moniare la mia presenza nel mondo, vi sia gradito rin-novare l’offerta di tutti voi stessi come vittime volon-tarie a Dio per l’espiazione dei peccati del mondo.

Altre volte, ad altre anime generose io ho chiestola stessa offerta, che comporta l’adesione completadella vostra volontà a quella di Dio.

Ora, ancora insisto con voi perché sappiate accet-tare le piccole e le grandi croci in spirito di espiazione.

La croce porta i segni visibili della mia sofferen-za; la vostra croce è un segno tangibile della mia be-nevolenza, in quanto che, per essa e con essa, voi di-venite simili a me.

Nel dolore e nell’amore, si uniscono i nostri cuo-ri per essere uniti nella felicità e nella gloria eterna.

Vi benedico, figli miei. Sono Gesù di misericor-dia, assetato di anime disponibili e generose.

L’INCONTRO CON LE PIE DONNE7 gennaio 1971

Figli miei, grazie di questo dono che voi settima-nalmente mi presentate. Esso mi è di grande con-

128

forto, mentre è per voi d’incitamento e di aiuto aproseguire nel bene.

Oggi vi voglio ricordare un incontro che io ebbisulla via del Calvario e che mi diede qualche con-forto. Voglio presentarvi, come istruzione e comeammonimento, quell’incontro perché possiate rite-nere ciò che è bene e togliere ciò che è difettoso nelvostro comportamento.

Vi voglio ricordare quelle pie donne che, supe-rando il rispetto umano e non temendo le reazionidei soldati e del popolo, mi vennero ad incontraresulla via del Calvario.

La loro vista mi diede, sì, consolazione, ma io sa-pevo che alcuni familiari e figli di quelle mammeerano tra la ciurmaglia che mi scherniva e mi segui-va bestemmiando. Ecco perché ad esse io rivolsi unrimprovero fatto di preoccupazione e di dolcezza.Mi preoccupava la sorte di quei figli che, un giorno,avrebbero trattato le loro mamme come in quel mo-mento trattavano me, anche se non con spargimen-to di sangue, e volevo aiutarle a ottenerne la con-versione. Volevo anche dire alle mamme come lapreoccupazione di salvare i propri cari deve sempreessere in primo piano.

Molte persone pensano di voler fare nella lorovita delle cose molto belle, molto grandi, e nel loroprimo entusiasmo pensano che la missione assegna-

129

ta ad esse dal Signore coincida con la loro volontà.Non così la pensa il Signore che, se vuole da unacreatura una missione particolare e straordinaria, leindica e le traccia la strada e per questa la conduce.

Nella via comune e normale Dio chiede alle suecreature l’adempimento esatto dei doveri del pro-prio stato. Più è grande l’amore che una personamette nel compiere questi doveri e più precisionemette nell’esecuzione dei singoli doveri, e più essa ègradita al Signore. Non è dunque l’importanza, lagrandezza o il numero delle opere che conta, ma laperfezione e l’amore con cui sono compiute.

Se, dopo aver compiuto i doveri del vostro statoriguardanti la famiglia e la società, avrete del tempolibero, dedicatelo ad altre opere di apostolato. Sequalche anima vorrà dedicarmi del tempo sottrattoal sonno o al riposo per pregare, ben venga accantoa me. Io le metterò in cuore quel fuoco ardente chesi chiama zelo e che ardeva nel mio cuore così da di-vorarlo.

È grande il bisogno di lavorare nella vigna del Si-gnore e, appunto per questo, io vi ho pregati di sup-plicare il Padre perché mandi molti operai nella suavigna. Ma non sia mai dimenticato da voi il necessa-rio compimento di quei doveri che riguardano la fa-miglia o quegli impegni di ordine materiale o mora-le che vi siete assunti e che, retribuiti, vi danno mo-

130

do di vivere. Non ho forse io speso trent’anni in unavita di lavoro apparentemente inutile? E l’apostoloPaolo, che pure fu chiamato dal Signore a converti-re i pagani alla vera fede, non impiegava la sua gior-nata nel fabbricare tende?

Così, figli, con rettitudine, con calma e con sere-nità, occupate la vostra giornata e fate che il rim-provero che io rivolsi alle pie donne non debba es-sere rivolto anche a voi, ma che possa dire vera-mente di voi che avete fatto bene ogni cosa.

Figli, vi benedico tutti ad uno ad uno. Vi parteci-po tanta gioia in questo clima natalizio e vi dono tan-ta luce perché, sempre guidati come i Magi, possiatepercorrere le vie del mondo, trovandomi sempre ein tutti con il mio volto di sofferente nei poveri e neimalati, e con il mio volto radioso in coloro che con-divideranno con voi le fatiche dell’apostolato.

LA VOSTRA MISSIONE 10 gennaio 1971

Figli miei diletti, eccomi qui a darvi consolazio-ne e grazia.

Sono Gesù di misericordia e di amore infinito.Sono qui in mezzo a voi, che formate la delizia delmio cuore per il desiderio che avete di servirmi, di

131

conoscere i miei desideri a vostro riguardo e la mis-sione che a ciascuno di voi ha assegnato il Signore,poiché volete piacergli in tutto.

Io vi voglio parlare della mia missione, che ebbeinizio con quell’atto solenne che fu il mio battesi-mo, amministrato a me per mano di Giovanni Bat-tista.

Ecco il vostro Gesù immerso nelle acque delGiordano, che io benedissi; ecco Giovanni che, ba-gnandomi con quell’acqua, invocava sopra di me loSpirito di Dio. Io apparivo in quel momento pecca-tore fra i peccatori, anzi il primo fra i peccatori, poi-ché i peccati di tutti gli uomini della terra, di tutti itempi, gravavano sopra di me. Ma il Padre ben miconosceva ed io conoscevo Lui da sempre. Eccoperché, squarciatisi i cieli, una voce si udì ed era lavoce del Padre: “Ecco il mio Figlio diletto nel qua-le ho posto le mie compiacenze”, e una colomba, araffigurare lo Spirito Santo, si posava sopra di me.Fu così che, nel nome del Padre e dello Spirito San-to, il Figlio di Dio dava il via al suo compito specifi-co per cui si era fatto uomo: salvare gli uomini. Ioavrei dovuto dare a tutti un modello del come vive-re e morire per compiere a perfezione quella mis-sione a cui il Signore chiama ogni uomo.

Nel nome della Trinità, anche voi un giorno ave-te ricevuto un sacramento che, inserendovi nel mio

132

Corpo mistico, vi faceva diventare miei fratelli e virendeva tutti figli di quel Padre che è nei cieli; cosìanche per voi esiste un dovere e un compito: testi-moniare agli uomini con la vostra vita, la vostra fe-de e la vostra coerenza con la morale. Tutti devonovedere in voi, che siete più assidui e più partecipi al-le cose di Dio, dei modelli di vita cristiana e di vitaperfetta. È il Padre che veglia su di voi e vi condu-ce. Quanto sono pochi coloro che indirizzano, co-scienti e volonterosi, le loro opere al Padre perchéle santifichi e le unisca alle sue grandi opere univer-sali con cui creò e conserva il mondo!

La pietà e la devozione dei miei figli e fratelli do-vrebbe rivolgersi sempre e in primo luogo a Lui cheè provvidenza e bontà infinita. Vorrei che i miei se-guaci fossero gelosi e premurosi di indirizzare a Luii propri pensieri di gratitudine e di riconoscenza,proprio come facevo io che, all’inizio di ogni azioneimportante, mi rivolgevo al Padre come per chiede-re a Lui l’autorizzazione di compierla e, dopo le mieazioni secondarie o primarie, vale a dire piccole ograndi, elevavo a Lui il mio ringraziamento. È veroche io vi ho detto che “chi vede me vede il Padremio“, ma noi siamo pure due Persone distinte, percui molto mi rallegra e mi onora il ricorso al Padre.

Anche lo Spirito Santo viene da molti cristianidimenticato, per cui a loro poco importa che le Per-

133

sone divine siano una oppure tre; ma io vi assicuroche tutti hanno molto bisogno della sua opera, cheè individuale e sociale, riguarda l’anima e riguardala Chiesa tutta.

Fate ricorso a Lui, figli, nei dubbi e nelle incer-tezze che vi assalgono contro la fede, e vedretequanta luce avrete nella vostra mente e nelle vostreanime. Quando l’indecisione vi prende e non sape-te come comportarvi con i vostri familiari e simili,quando avete cose importanti da decidere e vi paredi brancicare nel buio, ricorrete allo Spirito Santo!

Le buone ispirazioni, che continuamente Eglisuscita, non fanno forse parte della sua opera edu-catrice e santificatrice? E in questo periodo post-conciliare, in cui l’errore tenta di distruggere la ve-rità e di portare le tenebre dove dovrebbe essere laluce, quanto potente sarebbe il vostro ricorso a Lui,perché la Chiesa trionfi e conservi intatta la sua dot-trina, basata sulla rivelazione ed attuata per mezzodella fede e della morale!

Orsù dunque, figli miei, unitevi a me e, nel nomedella SS. Trinità e del Battesimo che avete ricevuto,camminate per quella strada che il Signore Dio, unoe trino, vi indicano.

C’è una preghiera che la Chiesa vi ha donato eche è l’eco di quel canto che incessantementeecheggia nel cielo: “Gloria al Padre, al Figlio e allo

134

Spirito Santo, com’era in principio, ora e sempre”.Ebbene, fate di questa preghiera la vostra invoca-zione preferita. Sarà la vostra vita un incessante in-no di lode e di gloria che vi unirà agli angeli e ai san-ti del cielo, e darete a Dio quell’onore che molti glinegano. Sostituirete i dannati dell’inferno e i be-stemmiatori di questo mondo.

Figli e fratelli miei, la vostra missione, cioè la sal-vezza di tutti sia il vostro ideale, che io benedico nelnome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. So-no con voi e rimango con voi sempre.

L’INCONTRO CON LA VERONICA14 gennaio 1971

Figli miei, sono in mezzo a voi e vi parlo con labontà del padre e del fratello, con la sapienza delmaestro e con la fiducia dell’amico. Sono momentipreziosi questi, che voi passate qui stretti fra voi econ me, e la luce che parte dal mio cuore v’inondae vi purifica.

Sapeste, figli, il valore della preghiera riparatricee implorante misericordia! Sapeste il valore dellevostre parole, accompagnate dagli affetti del cuore,per ottenere a tutti coloro che amate quegli aiutiche sono loro indispensabili per una conversione ad

135

una vita cristiana! Non è che voi possiate vantareuna santità a tutta prova, ma la vostra debolezza ri-conosciuta e il desiderio vivo che avete di piacermi,vi fa essere in prima linea nella gara verso il bene.

Oggi vi voglio ricordare una donna che cammi-nò presto nella via della santità, perché, superandose stessa nel vincere la sua debolezza e il rispettoumano, seppe compiere un atto memorabile che ful’inizio di una vita spesa tutta nel bene e nell’amoredel prossimo.

Vi parlo della donna che comunemente chiama-te la Veronica. Vedetela: come si accorge che le tur-be schiamazzano per la via e che l’oggetto di tale tu-multo e di tante imprecazioni è Gesù il Nazareno, siaffaccia alla porta di casa, lo scorge insanguinato eferito, ridotto ad uno stato da far pietà. Non ponetempo in mezzo, rientra in casa, toglie da un casset-to un lino finissimo e corre incontro al suo Signore.Si fa largo tra la folla, gli deterge con il lino il sanguedal volto, mentre le labbra pronunciano parole digrande bontà. Il cuore parla: è il cuore di una mam-ma che vede in me non un figlio qualunque, né unmalfattore, ma il Figlio sofferente e maltrattato.L’atto di bontà fu subito premiato da me, che le la-sciai impresso in quel lino il mio volto.

Figli miei, sempre così dovreste fare voi che viclassificate cristiani, cioè miei seguaci. Vi sono due

136

categorie di persone che devono trovare il vostroappoggio, due categorie di persone a cui dovete an-dare incontro sfidando le ire del demonio e le dice-rie delle persone: sono i sacerdoti e i poveri. Anco-ra essi si presentano a voi con il volto emaciato esanguinante per le ferite.

Sì, i sacerdoti, i miei ministri, che, portando que-sto nome, assumono sulle proprie spalle anche lamia croce con la responsabilità del loro ministero.Oh, figli, vi prego, andate incontro ad essi, pregate,sacrificatevi, aiutateli! Non sia la critica o la mor-morazione sulle vostre labbra, ma il candido linodella carità li deterga e li renda più sicuri, più lim-pidi, più forti nel loro agire. Voglio che il loro voltodi sofferenti nell’anima e nel corpo, di tentati moltevolte nel corpo e nello spirito, sia davanti al vostrosguardo come un’implorazione di aiuto.

I miei prediletti sono la pupilla dei miei occhi e,se ancora e sempre io li chiamo al mio cuore e li di-fendo, non potranno essere aiutati se non da voi,che ricevete attraverso la loro opera tutto ciò che iodesidero darvi dalla culla alla tomba.

Figli, sì, pregate e mettete a queste ore di pre-ghiera che voi fate, queste intenzioni: che siano nu-merose e sante le vocazioni, e che i miei ministri ac-colgano e diffondano il messaggio di salvezza comeviene loro indicato ed esposto nel Vangelo. Farete

137

opera gradita al Padre e grandemente meritoria pervoi.

Ancora, v’invito ad andare incontro alla secondacategoria di persone che necessitano della vostraopera di bontà. Sono i poveri, e voi sapete che ve nesono nel corpo e nell’anima; ma vi sono, ve lo assi-curo, più ricchi, poveri nell’anima, che poveri dibeni materiali.

Orbene, a questi ultimi potete venire in aiutocon tutto ciò che vi sarà consentito di disporre, sa-crificando molte volte i vostri gusti e rinunciando aspese superflue ed inutili. Ma dei veri poveri, quelliche hanno perso la fede, la grazia e il desiderio diDio, vorrei che ognuno di voi si preoccupasse contutta l’ansia del suo cuore, per raggiungere questilontani proprio così, come la Veronica che si è fattalargo fra la folla.

Vorrei che le mie parole raggiungessero tutti icuori. Ecco perché v’invito a meditarle, a farle vo-stre, ad assimilarle e farne un alimento vitale per voi,per potere poi farle conoscere e propagarle. Dallaparola, che è il mio insegnamento, viene il desideriodi conoscere e di vivere più profondamente queiprincipi che si avvertono di una necessità vitale.

“Chi avrà fatto conoscere la verità e insegnato lagiustizia, brillerà nel cielo come stella“. Questo vidico, figli, perché, riaccesi di santo fervore, abbiate

138

a fare della meditazione dei messaggi che io vi do-no, un mezzo di perfezione per voi e di salvezza pertutti.

Figli miei cari, vi benedico nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo.

GESÙ E L’ABBANDONO DEGLI AMICI21 gennaio 1971

Figli miei cari, eccovi a questo incontro di amo-re e d’intimità. Voi siete i miei amici e, per sapere fi-no a che punto io vi amo, dovreste comprendere lasensibilità e la tenerezza del mio cuore.

Vi ho detto che siete i miei amici e vi dico unafrase che lo Spirito Santo ha suggerito: “Chi trovaun amico, trova un tesoro”. Sì, siate i miei tesori!Compatitemi e consolatemi nella grande sofferenzache mi addolorò nella mia vita mortale e che mi ad-dolora continuamente nel corso dei secoli:l’abbandono degli amici. Dirvi quanto mi fa soffri-re questo abbandono è cosa non facile, poiché voinon potete capire la profondità del mio amore pergli uomini.

Io benedico l’amicizia, che è quel sentimentoumano e divino che unisce fra loro gli uomini per-ché vicendevolmente si aiutino a crescere in santi-

139

tà e s’incamminino, tenendosi per mano, per quel-la strada seminata da tribolazioni che è la via delCalvario.

Io sono con tutti e li chiamo facendomi tutto atutti. Qualche anima viene da me scelta per goderepiù intensamente delle mie comunicazioni divine e,come agli apostoli e ai primi discepoli, vado comu-nicandole i miei segreti, le mie gioie e i miei dolori.

A tutti questi, che sentono particolarmente lamia presenza, io dico: Vuoi essere mio amico, vuoicondividere la tua vita con la mia? Pochi sono colo-ro che accettano, poiché la sofferenza fa paura, maa chi mi vuol accogliere, io devo dire: Se mi ami,preparati a quella grande sofferenza: l’abbandonodegli amici.

Non vi ho detto nel Vangelo: “Metterò il padrecontro i figli, le figlie contro la madre. Io sono ve-nuto a portare la divisione”? Non vi ho detto: “Bea-ti i perseguitati”? Ebbene, se volete essere miei ami-ci, preparatevi ad essere combattuti, contrastati, ab-bandonati.

Quando siete nella gioia, quando tutti vi lodano,tutti sono con voi; ma, se il maligno vi perseguita, seil dolore vi percuote, se la calunnia vi colpisce, eccoche voi vedete i vostri discepoli, i vostri seguaci, co-loro che voi amate, diventare vostri nemici e qual-che volta vostri persecutori.

140

Non hanno fatto così anche con me? Non mihanno abbandonato tutti? Non sento tuttoral’abbandono del cuore? Non vedete i miei taber-nacoli dimenticati? Non vedete i miei insegnamen-ti manomessi, la preghiera disprezzata, la vita spi-rituale delle anime posposta alla vita corporale?Non vedete come i miei ministri si vergognano diessere tali e preferiscono non apparire tali in mez-zo al popolo, proprio come Pietro davanti ad unaserva?

Figli, la luce splenda fra le tenebre e vi renda for-ti. Non vergognatevi mai di godere della mia amici-zia. Siate fedeli ad essa come io sono fedele alle ani-me per cui non esiterei a sacrificarmi ancora. Siatefedeli ai miei insegnamenti e sappiate manifestarlisenza timore. Il mio Spirito e lo Spirito del Padresarà sopra di voi e parlerà nella vostra bocca, dopoaver illuminato le vostre menti. Sappiate agire inconformità a ciò che credete. Imitate la mia Mam-ma, Giovanni e la Maddalena, che non disdegnaro-no di mostrarsi amici di uno crocifisso.

Verranno giorni anche più tristi: state saldi nellafede, siate costanti nel bene, e benedite il Signore sevorrà farvi partecipi delle sofferenze a cui volle fos-se sottoposto il suo divin Figlio.

Sono Gesù di misericordia e di amore infinito.Vi benedico, e con voi tutte le vostre famiglie, le vo-

141

stre parrocchie, le vostre missioni e le vostre città.Possa questo mondo, alla vostra presenza e al suonodella vostra voce, intendere la mia e ravvedersi!

Figli, questo incontro di amici mi rallegra molto.Fate che anche nei vostri paesi si moltiplichino. È lapreghiera, la riparazione, l’amore offerto come sa-crificio, che salva il mondo.

L’ABBANDONO DEL PADRE 28 gennaio 1971

Figli miei, la mia pace vi dono e il mio grazie perla partecipazione che voi prendete al mio dolore.Ecco, io vi scopro il mio cuore esacerbato e feritodalla lancia.

Giornalmente, in tutto il mondo, continua que-sto gesto, e il mio cuore vi dona incessantementesangue e acqua fino all’ultima stilla. Che cosa avreipotuto fare di più per gli uomini? Non ho forse da-to a tutti i doni del mio amore e del mio dolore?Non ho dato a tutti, coi Sacramenti, i mezzi permantenere quella vita divina che vi ho ottenuto me-diante la mia morte in croce? Non ho forse con lamia Parola insegnato come vivere, come praticare lamia Legge, come esercitare la virtù, come raggiun-gere la perfezione?

142

Figli, fu dunque vano il mio soffrire, il mio vive-re in mezzo a voi e il mio morire? E non vi ho datola Chiesa, maestra di verità? E come mai il sale è di-ventato insipido, la luce tenebra?

Figli, il mondo mi rinnova quella pena acerba cheio provai quando dall’alto della croce, prima di esa-lare l’ultimo respiro, mi sentii come abbandonatodal Padre. Non poteva il Padre abbandonarmi poi-ché io, come Figlio di Dio, pur essendo distinto daLui, sono inseparabile da Lui, ma in quel momentoio sentivo tutto il peso dei peccati degli uomini el’impossibilità che la mia natura umana potesse sop-portare lo sdegno del Padre per tante colpe.

Anche oggi è così, figli cari, e io vado supplican-do il Padre che perdoni agli uomini perché non san-no quello che fanno. Vorrei che voi foste con meuniti, come i parafulmini che impediscono lo scate-narsi delle bufere.

C’è ancora il mio Vicario in terra che con meprega e soffre. Anch’egli invoca pietà per il mondoe sente ripercuotersi nel suo cuore la pena acerbis-sima del mio cuore. Unitevi a lui, figli miei! Prega-te, soffrite, amate e riparate affinché non avvengache veramente il Padre abbandoni le sue creatureperché ingrate, spergiure e ridotte a fango. Figli, iovi sono accanto e vi supplico: fate delle vostre casedei veri cenacoli di preghiera.

143

Ancora vi dico: figli, la scure è alla radice! Nonpreoccupatevi di troppe cose, ma di una sola: vive-te in grazia di Dio, perché non sapete né il giorno nel’ora in cui verrà dal cielo il Signore per fare a tutti,con i suoi castighi, l’ultimo richiamo amoroso.

Pregate anche per coloro che non credono e nonpregano, e pensano di sostituire alla preghieral’azione, e per coloro che relegano Dio nel cielo co-me un vecchio a cui manca la capacità e la volontàdi dirigere il mondo.

L’amore di Dio attiri i vostri cuori, il suo timorevi renda prudenti e attenti alle sue leggi, e il pensie-ro della sua giustizia v’incoraggi a fare il bene e so-lo il bene.

Vi benedico tutti ad uno ad uno e vi comunicoquell’ardore apostolico che possedettero i primicristiani, disposti a dare la vita pur di non venir me-no alla loro fede.

AMATE COME HO AMATO IO4 febbraio 1971

Figli miei, sono qui in mezzo a voi per donarvil’abbondanza del mio amore. Io vi amo tutti, amociascuno infinitamente, di un amore che non ha di-stinzione e che non ha preferenze, poiché vi amo

144

non per i vostri meriti ma per la mia bontà. Vi amoperché siete le mie creature, che ho riconquistatoalla vita della grazia con il sacrificio della mia vita.Vi amo perché le vostre anime sono immortali, es-sendo create dal soffio di Dio.

Figli, voi potete distinguere nelle mie creature idiversi doni di cui le ho arricchite. Ma voi vedetecon occhio umano, io vedo con l’occhio di Dio, diun Dio giusto e onnipotente al tempo stesso, che sadistribuire con equità i suoi doni perché portino be-neficio a tutti. Una cosa sola vi può distinguere fravoi: l’amore con cui voi ricambiate quell’amore chegratuitamente ricevete.

Io dono a tutti il mio amore e c’è chi lo accogliein un calice d’infima misura, c’è chi mi apre il cuo-re perché vi possa riversare l’abbondanza del mio.C’è chi riceve da me come un fiume d’amore e ne ècome trascinato, per cui va percorrendo le vie delmondo portandolo un po’ dappertutto: è un incen-dio d’amore che si comunica e si sviluppa.

Ecco, se vi permetto di gareggiare e di superarvia vicenda, ve lo permetto in questo: che ci sia tra voiuna gara nell’amare!

Io comunicai il mio amore a molte anime gene-rose, che lo accolsero con entusiasmo. Mia Mammane fu ripiena così da poterlo comunicare agli apo-stoli, anche dopo la mia morte. Ma anche la Mad-

145

dalena ne ebbe il cuore pieno, e la Samaritana lopropagò. Persino il Cireneo, che mi sollevò mo-mentaneamente dal peso della croce, poté vibrared’amore. Longino mi ferì il cuore, e in quella feritasi rifugiò, mentre il dolore dei suoi peccati, unito al-la fede in me, fece di lui un eletto di Dio.

Io mi comunico agli uomini nel modo più diver-so e suscito santi pensieri, santi affetti e santi pro-positi. Trasformo le povere Samaritane in apostoleferventi e generose, così da poterle mostrare comemodello ad altre, che nella freddezza trascorrono iloro giorni, anche se grosse mancanze non hannomacchiato la loro esistenza.

Figli miei, vi amo, e la misura infinita del mioamore deve essere la misura del vostro; anche senon effettivamente, perché voi non potrete maiuguagliarmi, abbiate almeno il desiderio.

Ecco, vi abbraccio e ve lo dono, il mio amore;non vi resta che dire: anch’io ti voglio amare! Sape-te qual è il termine di paragone? Ti amo, Gesù, ecome tu hai amato gli uomini, li amo anch’io. Amola vecchietta abbandonata e sola, perché in essa ve-do te. Amo quell’uomo spregiudicato, perché soche tu sei morto per lui. Amo quel sacerdote che hasbagliato perché, amandolo, pregherò e soffrirò perlui fino a richiamarlo al dovere. Amo quei giovaniche non conoscono la grandezza dell’amore di Dio

146

e si perdono nelle sciocchezze del mondo. Amo gliafflitti, i poveri, gli ammalati, gli innocenti e i pec-catori, perché in tutti loro vedo il Signore che li amainfinitamente.

Ecco, figli, come dovete dirmi il vostro amore, enon solo a parole ma con i fatti, facendo di tutta lavita un dono di amore.

Giovanni, che ha potuto appoggiare la testa sulmio cuore, può aver capito quanto voi, e voi quantolui. Amate, figli miei, amate tutti con intenso amore.Amate come ho amato io, amate come amate voistessi, i vostri interessi, le vostre comodità, la vostrasalute. Amate e consolate tutti nei loro dolori, aiuta-te tutti e compatite tutti nelle loro insufficienze enelle loro necessità e incapacità, così da fare vera-mente per gli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi.

Le Beatitudini di cui vi ho parlato nel discorsodella montagna, saranno veramente la vostra ric-chezza, se avrete cercato di applicarle non solo a voistessi ma anche agli altri.

Cercate di comprendere più che di essere com-presi, di amare più che di essere amati, di dare piùche di ricevere, perché abbiate ad ottenere una mi-sura sovrabbondante di misericordia e di grazia,giudicati da Dio quei misericordiosi che hanno co-me premio il paradiso.

Vi benedico e vi amo.

147

CONTINUA IL TRADIMENTO DI PILATO18 febbraio 1971

Figli miei prediletti, figli miei cari, eccovi quiuniti in santa armonia e in fervorosa preghiera. Iosono con voi e vi faccio dono della mia pace.

Vorrei oggi ricordarvi uno dei tradimenti che piùmi fece soffrire durante la mia passione.

Il tradimento di Giuda mi diede in mano ai car-nefici e, al mio richiamo amoroso, egli rispose nonsolo con un rifiuto, ma con il suicidio. Il tradimen-to implicito di Pietro mi addolorò, ma buon per luiche, al richiamo del mio sguardo accorato, egli ri-spose piangendo amaramente il suo peccato.

Ma vi fu un altro tradimento che mi ferì il cuore: iltradimento di Pilato. Per richiamarlo, Dio si servì del-la compagna della sua vita, ma egli fu sordo e non ac-consentì a ragionare e a superare se stesso, dando allaverità il suo consenso. Preferì disinteressarsi della co-sa e dimostrare questo suo disinteresse lavandosi lemani. Egli sapeva che ero innocente. Non trovavanulla in me per cui mi dovesse condannare, ma il ri-spetto umano, il timore di perdere la sua autorità e diandar incontro al ridicolo e alle furie dell’imperatore,lo fecero tanto meschino, tanto indegno, tanto vile.

Figli miei, ancora nel mondo continua il tradi-mento di Giuda, il rinnegamento di Pietro e, per

148

molti, molti cristiani, continua il tradimento di Pila-to. E ancora nella stessa forma e per le stesse me-schinità e viltà. Molti cristiani moderni, molti mieieletti, miei consacrati, sanno dove sta la verità.L’hanno appresa, l’hanno forse anche amata, ma ilprincipe di questo mondo la sta combattendo a spa-da tratta, e questi figli che hanno goduto di partico-lari privilegi, che già furono le pecorelle fedeli, la-sciano i pascoli eterni per seguire i mercenari a ser-vizio del principe delle tenebre.

La via dell’errore è più facile di quella della veri-tà; la contestazione, la disubbidienza e l’eresia pe-netrano dovunque e fanno strage. Si diffonde ovun-que il regno di satana.

Anche molti buoni, davanti a questi tradimenti,restano insensibili e preferiscono lavarsi le mani. Ilmettersi contro l’errore significa molte volte farsidei nemici, abbandonare le comodità e perderequella tranquillità apparente che lascia fare a tutticiò che vogliono.

Ma che dirò io a questi figli che, insensibili ai ri-chiami di fedeltà alla loro vocazione di ministri diDio e alla vocazione di cristiani, permettono che iloro fratelli si perdano? Che dirà il Padre a questinovelli Caini che non si preoccupano della salvezzaeterna di tante anime che sono costate il sangue delsuo Figlio?

149

Oh, sì, è doloroso vedere come nell’insensibilitàe nell’egoismo, nell’errore e nell’eresia, possano af-fogare i miei figli che hanno goduto delle mie tene-rezze e del mio amore infinito!

Ma a voi io mi rivolgo, a voi che, fedeli ai miei in-segnamenti, venite e gustate quanto è buono il Si-gnore e, nella preghiera e con il sacrificio, v’inter -po nete con me fra gli uomini e il Padre.

Sì, siate benedetti! Non venga mai meno in voiquella fede che vi deve far accettare la rivelazione, ilVangelo e la parola del mio Vicario come parola in-confondibile che viene da Dio stesso. Non vengameno in voi la fiduciosa speranza che, additandovila vita futura, non vi fa tentennare nell’accettazionedi qualsiasi sacrificio pur di conseguirla. Non vengamai meno in voi quella benedetta virtù della carità,centro e fulcro della vita cristiana, per cui, spintidallo stesso amore che mi portò a farmi uomo persalvare l’uomo, gli apostoli giunsero fino al martirioper diffondere, secondo il volere di Dio, le veritàeterne. Abbiate ad imitarli voi pure.

Figli, nella fede, nella speranza e nell’amore, fat-ti elementi di vita in voi, splenda quella luce che fac-cia diradare e scomparire le tenebre. Siate lievito,sale e luce del mondo. Gli uomini vedano le vostreopere e diano gloria al Padre.

Le vostre opere, che io benedico e avvaloro; le vo-

150

stre parole, a cui io dono efficacia e forza; i vostri af-fetti, che io santifico e rendo quel fuoco mirabile ca-pace d’incendiare la terra: siano benedetti ora e ognivolta che ne farete oggetto del vostro apostolato.

Il RITORNO DEI LONTANI25 febbraio 1971

Figli miei cari, sono con voi. Sono il vostro Gesùdi amore e misericordia infinita.

Permettetemi che oggi, dopo aver trascorsi insie-me i punti più salienti della mia passione, vi ricordiil punto culminante, quando, inchiodato sul legnodella croce, fui elevato fra la terra e il cielo.

Stese le braccia in un atto di amore infinito, iovolevo attirare a me tutti gli uomini e con me avreivoluto invitare tutti, dicendo a ciascuno: tu saraicon me in paradiso.

Purtroppo, come accanto a me vi fu il cattivo la-drone che non volle approfittare del mio donod’amore, così lungo i secoli una serie interminabiledi cattivi ladroni mi abbandonano, m’insultano, mivoltano le spalle, abusando del mio amore. Sono fi-gli prodighi che, chiedendo al Padre la loro parte dieredità, cioè quelle gioie terrene che ritengono lesole utili e indispensabili, rifiutano la salvezza.

151

Io vado stendendo le mie braccia e mostrando ilmio cuore ferito per invitare tutti al ritorno. Alcu-ni sono sordi al mio invito. Esso suona come unrimprovero e la superbia impedisce ad essi diascoltare qualsiasi rimprovero che può venire al lo-ro orecchio per mezzo della coscienza. Altri io ri-chiamo additando il cielo e facendo intendere an-cora, come durante la mia vita mortale, quella bea-titudine che è anche una vocazione: “Beati i puri dicuore”; prometto loro che vedranno Dio se saran-no puri, perché le loro menti saranno illuminate ele loro anime saranno irradiate di una luce purissi-ma e tersa.

Ma essi rispondono che preferiscono andare apascolare gli animali immondi, proprio come il fi-gliol prodigo. L’attrattiva dei sensi, la gioia degliistinti e del fango, che pure lascia nella bocca ama-ro, disgusto e inquietudine, li attira. Ed io rimangocon le braccia aperte, aspettando il ritorno di queifigli che sono costati tutto il mio sangue.

Chiamo tutti e, mostrandomi nudo agli sguardidei miei figli, li invito ad un distacco completo datutti i beni della terra, che essi devono usare soloper le necessità della vita, e che io dono in modo di-verso perché nell’esercizio della carità si realizziquella provvidenza e quell’uguaglianza per cui tuttiabbiano il necessario. Ma l’attaccamento a se stessi

152

e ai propri beni, fa sì che molti mi voltino le spalle,come già il giovane del Vangelo a cui avevo fattol’invito di lasciare tutto e di seguirmi.

Oh, potessi far comprendere a tutti questo mi-stero d’amore! Io sto sull’alto della croce, come ilpadre del figliol prodigo sull’alto della torre, scrutol’orizzonte, e chiamo e invoco anime che mi aiutinoa richiamare i lontani.

Voi siete tra quelle. Io vi accolgo, v’invito, vi fac-cio partecipi dei miei desideri; vi svelo i miei segre-ti. Volete essere la mia voce, il mio braccio, il miocuore? Ecco, io mi dono a voi e mi unisco in modocosì perfetto che ciò che farò io sembrerà compiutoda voi. Ciò che farete voi, sarà così benedetto da meche porterà frutti di vita eterna.

Volete aiutarmi? Volete essere i miei apostoli? Visembrerà impossibile. Forse fino a ieri la vostra vitaè stata un insieme di bene e di male. Forse anche voiavevate scelto la via del male, la custodia dei porci.Ma ora, se venite a me, io, come il padre del figliolprodigo, imbandisco una cena. Io farò ammazzare ilvitello più bello. Io v’inviterò a tavola con me e vifarò indossare il vestito più bello, l’abito nuzialedella grazia, e sarete i miei amici intimi.

Figli, per me nessuna differenza esiste fra di voi.Voi mi siete tutti cari e io vi amo d’amore infinito.Tutti mi siete figli, tutti voglio salvi.

153

Il Crocifisso che troneggia su ogni tabernacolo,quel Crocifisso che, anche se combattuto, ha con-quistato il mondo, vi tende le braccia e vi benediceper tutto ciò che, partendo di qui, voi farete perLui. Vi benedice, perché voi sarete capaci di dire atutti coloro che vi vivono accanto che un Dio, fattouomo, attende tutti gli uomini per elevarli fino aDio. Il vostro sacrificio orante, offerto come donod’amore a me, vi sia restituito in tanto fuoco di apo-stolato e di bene da spargere un po’ dappertutto.

VI RICORDO DUE MOMENTIDELLA MIA VITA

28 febbraio 1971

Figli miei diletti, il vostro dono mi tocca il cuoree vi merita quella ricompensa che già altre volte viho promesso.

Vi ho detto che basterebbe un gruppo di pre-ghiera come il vostro a salvare un’intera città, e viho detto ancora che un buono può salvare millepeccatori. Sì, vi prometto che da questo incontropartirà un vero fermento di bene che cambierà mol-te famiglie e molti ambienti.

Da queste oasi di preghiera, dove le anime ven-gono ad attingere ossigeno per la loro vita quotidia-

154

na e per la loro vita spirituale, partirà come una ir-radiazione feconda che servirà a ravvivare la fedenelle parrocchie e a portare in esse quella vitalitàche darà fermento a tutta la massa. Dovrete perciòessere l’anima delle parrocchie e ottenere, median-te la vostra fervida preghiera, che le opere caritativee di apostolato abbiano quell’impronta divina chele distingue da quelle compiute per filantropia oper secondi fini.

Continuate dunque così, facendo della preghierae dello studio della mia parola il vostro principaledovere, perché possiate, trasformate in vita pratical’una e l’altra cosa, seminare dovunque col buonesempio i miei insegnamenti.

Ed ora, figli, vi voglio ricordare due momentidella mia vita che corrispondono esattamente ai vo-stri. Quando, dopo le mie giornate laboriose di pre-dicazione e di opere buone, vedevo la cocciutagginedi coloro che mi circondavano e la cattiveria di chimi voleva morto; quando capivo che le mie parolenon venivano accolte e che mi si scambiava per fi-glio di Beelzebùl, mi sottraevo allo sguardo di tuttie mi recavo a casa dalla mia Mamma. Il suo sorriso,le sue buone parole, mi rincuoravano. Ella mi ab-bracciava e, appoggiando il mio capo sul suo cuore,mi accarezzava i capelli e mi faceva intendere i bat-titi del suo cuore che battevano all’unisono col mio.

155

Ed io, che pure come Dio non avevo bisogno diquesto conforto, avendo voluto essere in tuttouguale agli uomini, volevo aver bisogno della Mam-ma come un bambino.

Qualche volta questo conforto lo andavo a cerca-re nella casa di Betania, dove i miei amici, Marta, Ma-ria e Lazzaro, erano prodighi di gentilezze, di amoree di comprensione. Il mio cuore beveva a larghi sorsiquel bene che essi mi davano e che io ripagavo nelmodo che mi era solito, beneficando le loro anime,arricchendole di amore e di luce spirituale e divina.

Questo fa parte di un primo comportamentomio tenuto durante la mia vita mortale, ma vi fu unaltro momento ugualmente importante.

Quando qualcuno, tra le persone a cui io avevodonato luce particolare, veniva attratto da me, forseper essere sicuro di potermi parlare, o forse perchéil rispetto umano gli faceva temere le beffe degliamici,veniva a me durante la notte e i nostri collo-qui si protraevano per ore e ore. Ricordate Nicode-mo, Zaccheo, Matteo.

Voi siete venuti qui, e il vostro desiderio, anchese non palese, è pressappoco come il mio che miportava presso la Mamma e presso gli amici. Voi ve-nite qui con il peso delle vostre sofferenze, con leangosce delle vostre delusioni, con l’ansia dei vostriproblemi.

156

Qui trovate la mia Mamma, qui trovate me. Evorreste sciogliere presto ogni dubbio. Vorreste cheil vostro avvenire vi fosse dimostrato con chiareza,vorreste sapere come comportarvi in determinatecircostanze. Lo so che i vostri desideri sono buoni.Voi vorreste conoscere la volontà di Dio per com-pierla incondizionatamente. Eppure voi restatemolte volte nel buio e con le vostre apprensioni.

Figli miei, se voi poteste vedere quanto questesofferenze sono meritorie per voi, se poteste vederequanta luce emana la vostra fede che accetta di cre-dere senza vedere, nonostante che a voi sembri diessere come avvolti nelle tenebre, mi chiedereste direstare in questo stato per tutta la vita. Voi mi vor-reste sempre con voi, ma, come i miei fidi, mi trova-te nel buio della notte, quando cioè pare che la spe-ranza stia per spegnersi.

Figli miei, una notte di preghiere può decideredi molte cose. Io non vi deluderò mai. Fidatevi dime. Chi meglio di me sa ciò che vi conviene? Chimeglio di me vi può condurre perché non vi manchinulla, come pecorelle docili ai pascoli verdeggianti?E la mia Mamma che cosa non farebbe per voi chele andate ripetendo nel modo di bambini affettuosiil vostro amore?

Ebbene, io, il vostro Gesù che voi amate, al qua-le date riparazione e che consolate, vi darò consola-

157

zione, e la mia Mamma vi proteggerà e custodirà, viaiuterà e vi condurrà per mano. Rimanete nel no-stro amore. Io sono in mezzo a voi per benedirvi.

158

INDICE

pag.In preparazione al mese del Sacro Cuore 5Chiedo la vostra compagnia 6La condizione per entrare nel mio cuore 8Vi propongo una scelta 10Le spine dolorose che circondano il mio cuore 13Vi affido una triplice vigna 15Alle religiose di un Istituto 18Chi non pecca con la lingua è uomo perfetto 20Il caldo dell’estate 23Ecco come si cresce 24Per non cadere in tentazione 27Giovanni, il precursore 29Perché vi chiedo amore 30Disegni imperscrutabili 33Tenetevi stretti alla croce 36Sono qui come vostro pastore 38Sono il vostro Gesù Bambino 42Il peccato è la causa di tutti i mali 45Siate sempre ubbidienti 47Date tutto ciò che potete 49Consolate l’Addolorata 51Il dono della sapienza 53Il dono dell’intelletto 55Il dono del consiglio 56La legge di Dio 57Non mi amano 59

159

Ciò che conta è l’amore 60Egli resta qual è 62Uno sciupìo di sangue 63Sete di anime 65Continuate la vostra opera tanto preziosa 68Prega per i miei ministri 70Senza croce non c’è salvezza 72Miracoli di risurrezione 74Vivere una vita divina 76La superbia 79La tiepidezza 81Il vizio dell’avarizia 85Il tradimento di Giuda 88La necessità della preghiera 91Il vizio della lussuria 94Ecce Homo 98Il vizio della gola 101Il vizio dell’ira 103Lo spergiuro di Pietro 106Nella festa di Cristo Re 109Ad alcune suore 113Chi ti ha percosso? 114La bellezza di Maria ha origine da Dio 117Gesù parla nel silenzio 120La piaga che più mi fece soffrire 123L’incontro con la Mamma 124Sono assetato di anime generose 128L’incontro con le pie donne 128La vostra missione 131L’incontro con la Veronica 135Gesù e l’abbandono degli amici 139L’abbandono del Padre 142Amate come ho amato io 144

160

Continua il tradimento di Pilato 148Il ritorno dei lontani 151Vi ricordo due momenti della mia vita 154

161

Finito di stampare in luglio 2010 presso Milano