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Gestione dei rifiuti A cura di Stefano Sibilio – Responsabile Divisione UNI Organizzazione, processi, servizi e società Non c’è dubbio: il tema della gestione dei ri- fiuti è sempre molto “caldo” e quindi molto delicato da trattare. Proviamo a farlo con questo dossier sugli aspetti di normazione della gestione dei rifiuti in quanto la perce- zione comune sul tema è che in Italia ci sia tanto da fare, eppure in ambito normativo l’I- talia riesce spesso a trovare soluzioni che vengono accolte in modo entusiastico in Eu- ropa e talvolta prese a modello. Infatti, sono numerosi i temi di questo dossier che raccontano esperienze di leadership ita- liana in sede CEN, a partire dalla conduzione dei lavori del principale gruppo del Comitato europeo CEN/TC 183 “Waste management” (articolo di Gianmaria Baiano, che apre que- sto dossier), e dalle testimonianze dei delegati italiani in tale comitato, che negli anni sono ri- usciti a dare peso e forza alle proposte nor- mative definite in UNI fino a far andare di pari passo l’evoluzione della produzione delle loro aziende con l’evoluzione della normativa, sempre in linea con l’evoluzione dei mercati (articolo di Francesco Mondini). Tale evoluzio- ne ha portato questo Comitato, quasi in modo naturale, ad affrontare finalmente il tema più interessante per gli utenti finali: i livelli di pre- stazione dei servizi di raccolta rifiuti e in ge- nere di igiene urbana. Non è stato facile in se- de europea far passare l’importanza e la ne- cessità di approvare l’attivazione di questi nuovi lavori normativi, in un contesto che si era fin qui dedicato ai soli prodotti (cassonet- ti, camion, sistemi, ecc.), ed il passaggio è tal- mente significativo da comportare anche mo- difiche nelle stesse delegazioni nazionali e quindi negli interlocutori coinvolti. Non a caso in UNI sono stati maggiormente coinvolti nu- merosi nuovi soggetti, di provenienza Fede- rambiente (con Hera e AMSA in prima linea), Fise Assoambiente, CONAI tra gli altri. Nell’ambito di questi lavori merita un cenno particolare una nuova proposta italiana (arti- colo Giovanni Bragadina) che a maggior ra- gione inquadra certamente le necessità del cittadino consumatore: quella di definire de- gli elementi visivi per l’identificazione delle diverse frazioni di rifiuto. Stiamo parlando della situazione imbarazzante, dal punto di vi- sta normativo, per cui in ogni Regione di Ita- lia, e ancor di più in ogni Provincia fino a scendere al livello comunale, i contenitori per la raccolta dei diversi materiali (carta, vetro, plastica) sono di colori diversi. Quale migliore occasione per la normazione di affrontare un tema così sentito, apparentemente così sem- plice, ma che nasconde delle insidie e degli interessi fortissimi? E sempre in tema di leadership italiana in Eu- ropa, il dossier si chiude con un’esperienza completamente diversa ma altrettanto di suc- cesso: la normazione delle caratteristiche dei materiali provenienti da pneumatici fuori uso (articolo di Elio A. Savi). Su questo tema in UNI avevamo a fatica raccolto un’esperienza non felice condotta in passato con leadership svedese, che non aveva portato al consenso tra i vari Paesi sui contenuti normativi propo- sti. L’idea di ampliare la base dei partecipanti, di realizzare una norma di carattere speri- mentale (UNI CEN/TS14243) e di mediare tra posizioni molto diverse provenienti da produt- tori di pneumatici, operatori della raccolta, distributori, recuperatori e riciclatori dei ma- teriali, utilizzatori degli stessi, ha portato ad un successo (all’inizio insperato) con appro- vazione all’unanimità di un testo che certa- mente aprirà la strada per l’ulteriore evolu- zione di un mercato nuovo e particolarmente significativo. E tra queste due esperienze di leadership ita- liana in Europa, si dipana il fil rouge del dos- sier, tra i tanti diversi aspetti della gestione dei rifiuti: dalla raccolta dei rifiuti urbani e re- lativo trasporto, al campionamento dei rifiuti per le analisi di laboratorio sugli stessi (artico- lo di Stefania Balzamo sulla norma UNI 10802 richiamata in dispositivi legislativi), fino al re- cupero, riutilizzo e/o riciclo dei materiali, dove oltre agli pneumatici, un’esperienza di norma- zione nazionale ha individuato nei veicoli di- smessi (vedere articolo di Claudio Dozio) un’al- tra importante fonte di materiali riutilizzabili. dossier U&C n.10 novembre/dicembre 2010 29

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Gestione dei rifiutiA cura di Stefano Sibilio – Responsabile Divisione UNI Organizzazione, processi, servizi e società

Non c’è dubbio: il tema della gestione dei ri-fiuti è sempre molto “caldo” e quindi moltodelicato da trattare. Proviamo a farlo conquesto dossier sugli aspetti di normazionedella gestione dei rifiuti in quanto la perce-zione comune sul tema è che in Italia ci siatanto da fare, eppure in ambito normativo l’I-talia riesce spesso a trovare soluzioni chevengono accolte in modo entusiastico in Eu-ropa e talvolta prese a modello.Infatti, sono numerosi i temi di questo dossierche raccontano esperienze di leadership ita-liana in sede CEN, a partire dalla conduzionedei lavori del principale gruppo del Comitatoeuropeo CEN/TC 183 “Waste management”(articolo di Gianmaria Baiano, che apre que-sto dossier), e dalle testimonianze dei delegatiitaliani in tale comitato, che negli anni sono ri-usciti a dare peso e forza alle proposte nor-mative definite in UNI fino a far andare di paripasso l’evoluzione della produzione delle loroaziende con l’evoluzione della normativa,sempre in linea con l’evoluzione dei mercati(articolo di Francesco Mondini). Tale evoluzio-ne ha portato questo Comitato, quasi in modonaturale, ad affrontare finalmente il tema piùinteressante per gli utenti finali: i livelli di pre-stazione dei servizi di raccolta rifiuti e in ge-nere di igiene urbana. Non è stato facile in se-de europea far passare l’importanza e la ne-cessità di approvare l’attivazione di questi

nuovi lavori normativi, in un contesto che siera fin qui dedicato ai soli prodotti (cassonet-ti, camion, sistemi, ecc.), ed il passaggio è tal-mente significativo da comportare anche mo-difiche nelle stesse delegazioni nazionali equindi negli interlocutori coinvolti. Non a casoin UNI sono stati maggiormente coinvolti nu-merosi nuovi soggetti, di provenienza Fede-rambiente (con Hera e AMSA in prima linea),Fise Assoambiente, CONAI tra gli altri.Nell’ambito di questi lavori merita un cennoparticolare una nuova proposta italiana (arti-colo Giovanni Bragadina) che a maggior ra-gione inquadra certamente le necessità delcittadino consumatore: quella di definire de-gli elementi visivi per l’identificazione dellediverse frazioni di rifiuto. Stiamo parlandodella situazione imbarazzante, dal punto di vi-sta normativo, per cui in ogni Regione di Ita-lia, e ancor di più in ogni Provincia fino ascendere al livello comunale, i contenitori perla raccolta dei diversi materiali (carta, vetro,plastica) sono di colori diversi. Quale miglioreoccasione per la normazione di affrontare untema così sentito, apparentemente così sem-plice, ma che nasconde delle insidie e degliinteressi fortissimi?E sempre in tema di leadership italiana in Eu-ropa, il dossier si chiude con un’esperienzacompletamente diversa ma altrettanto di suc-cesso: la normazione delle caratteristiche dei

materiali provenienti da pneumatici fuori uso(articolo di Elio A. Savi). Su questo tema inUNI avevamo a fatica raccolto un’esperienzanon felice condotta in passato con leadershipsvedese, che non aveva portato al consensotra i vari Paesi sui contenuti normativi propo-sti. L’idea di ampliare la base dei partecipanti,di realizzare una norma di carattere speri-mentale (UNI CEN/TS14243) e di mediare traposizioni molto diverse provenienti da produt-tori di pneumatici, operatori della raccolta,distributori, recuperatori e riciclatori dei ma-teriali, utilizzatori degli stessi, ha portato adun successo (all’inizio insperato) con appro-vazione all’unanimità di un testo che certa-mente aprirà la strada per l’ulteriore evolu-zione di un mercato nuovo e particolarmentesignificativo.E tra queste due esperienze di leadership ita-liana in Europa, si dipana il fil rouge del dos-sier, tra i tanti diversi aspetti della gestionedei rifiuti: dalla raccolta dei rifiuti urbani e re-lativo trasporto, al campionamento dei rifiutiper le analisi di laboratorio sugli stessi (artico-lo di Stefania Balzamo sulla norma UNI 10802richiamata in dispositivi legislativi), fino al re-cupero, riutilizzo e/o riciclo dei materiali, doveoltre agli pneumatici, un’esperienza di norma-zione nazionale ha individuato nei veicoli di-smessi (vedere articolo di Claudio Dozio) un’al-tra importante fonte di materiali riutilizzabili.

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La normativa CEN su contenitorie servizi: un contributo italiano

Nell’ottobre 1989 – poche settimane primadella caduta del muro – fu costituito a Berlinopresso il DIN, che ne assunse la segreteria, ilComitato tecnico europeo CEN/TC 183, ambi-ziosamente finalizzato al “Waste Manage-ment”, e contestualmente nel suo ambito an-che il gruppo di lavoro WG1 per la normalizza-zione dei contenitori per la raccolta dei rifiuti,la cui segreteria fu affidata ad un delegatoitaliano e quindi all’UNI, dopo aspri contrasti:questa era infatti disputata fra un rappresen-tante dei costruttori francesi ed uno dell’Au-stria, supportato dalla Delegazione tedesca,senza possibilità di coagulare una significati-va maggioranza a favore di uno o dell’altrocandidato.Per superare lo stallo si verificò la disponibili-tà dei responsabili operativi dei servizi comu-nali al momento presenti, il cui profilo di pub-blici funzionari assicurava maggiore indipen-denza di giudizio: fra il Direttore del forno diincenerimento di Copenhagen e quello dell’A-zienda Municipalizzata di Igiene Urbana diGenova fu “provvisoriamente” designato que-st’ultimo, in quanto professionalmente più vi-cino ai problemi della raccolta. Dopo un ven-tennio, malgrado il variare degli incarichi suc-cessivamente assunti nel settore, il medesimodelegato presiede ancora il WG1.Qualche anno dopo fu costituito un secondogruppo di lavoro, relativo ai compattatori usatiper la raccolta, con segreteria francese e, nelnuovo millennio, un terzo gruppo per la nor-mazione dei sistemi di riconoscimento deicontenitori e di rilevazione dei rifiuti contenutimediante dispositivi installati sui mezzi, consegreteria olandese.Al momento dell’avvio dell’attività del TC era-no state approvate norme nazionali relative aisoli cassonetti e solamente in 3 Paesi, Germa-nia, Francia e Italia, vale a dire da parte delDIN, di AFNOR e dell’UNI: in vari altri Paesieuropei – e segnatamente in Olanda, Irlanda,Gran Bretagna e Spagna – c’era poi un gran-de interesse per ottenere l’inclusione nellenuove norme dei propri prodotti per cui ilWG1, oltre a svolgere un complesso lavoro diarmonizzazione degli standard già consolidati(circa gli elementi dimensionali ed i metodi diprova), dovette compiere scelte difficili e tal-volta dolorose al fine di limitare per quantopossibile le variabili tipologiche che avrebbe-ro ostacolato la compatibilità dei diversi con-tenitori rispetto a sistemi unificati di solleva-mento e di svuotamento.Fra le alternative tecnologiche non inclusenelle norme basta ricordare i sistemi di solle-vamento di contenitori “Hook and Hold” (Ir-landa), “Diamond” (Germania), “Bologna” ed

“Europa” (Italia): anche se non sono del tuttousciti di scena nei Paesi di origine, la loro pre-senza si è progressivamente ridotta e, soprat-tutto, non si sono ulteriormente diffusi in am-bito europeo, che oggi utilizza 3 soli sistemi. Inquesto senso l’elaborazione della norma hasenz’altro esercitato una forte azione di orien-tamento del mercato.Inoltre all’epoca non esisteva in Europa alcu-no standard relativo ai cassonetti per raccol-ta differenziata, alle “campane” sollevabilicon gru, ai contenitori “underground” ossiacollocati del tutto o in parte al di sotto delsuolo calpestabile; neppure erano disponibilinorme circa i veicoli di raccolta o l’elettronicada installare su di essi per verificare in temporeale lo svolgimento del servizio.In vent’anni il TC ha svolto un lavoro imponen-te, colmando tutte queste lacune, ed inoltreelaborando, senza potersi riferire ad espe-rienze precedenti, una complessa normativaconcernente i compattatori a caricamentoposteriore, laterale e frontale, nonché i siste-mi di rilevazione dei contenitori svuotati e delloro contenuto, con protocolli unificati di tra-smissione dei dati alla centrale operativa delservizio.In particolare il WG1 ha normato, e in qualchecaso anche già più volte aggiornato, gli stan-dard relativi a:• contenitori mobili (bidoni e cassonetti) perraccolte ordinarie e differenziate, con le EN840-1/-6;

• contenitori stazionari: EN 12574-1/-3;• contenitori sollevati dall’alto e svuotati dalbasso: EN 13071-1/-3;

• ricoveri per cassonetti: EN 15132.Un notevole impegno è seguito all’adozionedella Direttiva Macchine, che ha ovviamentecomportato una rivisitazione di molti contenu-ti delle norme relative ai compattatori, più vol-te osservate e rimandate per chiarimenti alWG2 dal Ministero della Sanità Francese edal Bureau Technique del CEN. Anche il WG1ha speso approfondite discussioni al riguar-

do, al fine di acclarare e far assentire agli or-gani tecnici di controllo il fatto che i conteni-tori NON sono macchine, e pertanto ad essinon si applica la direttiva in questione.Mentre prosegue il continuo adeguamento al-le nuove esigenze di questo corpus, da cui di-pende il regolare svolgimento dei servizi basi-lari di igiene urbana, negli ultimi anni l’attivitàdel WG1 si è sempre più orientata a normaliz-zare la prestazione dei servizi, oltre che le at-trezzature impiegate, estendendosi fortemen-te in altri settori fra cui:• le toilette mobili ed i relativi standard di im-piego (inchiesta pubblica in fase di lancio);

• la definizione degli elementi visuali di rico-noscimento dei contenitori per raccolte dif-ferenziate: il progetto è in fase avanzata disviluppo;

• la definizione delle prestazioni richieste ofornite nonché la verifica e l’accettazionedei servizi di gestione dei rifiuti quali la pu-lizia delle strade, la raccolta dei rifiuti ur-bani, la pulizia e la manutenzione dei con-tenitori, la raccolta dei rifiuti abbandonati,la vuotatura dei pozzi neri, la rimozione deigraffiti dagli spazi pubblici, la raccoltapneumatica, le condizioni generali di ap-palto di questi servizi.

Quest’ultimo gruppo di norme è senz’altro ilprogetto più ambizioso affrontato dal Gruppodi Lavoro per mole (sono previsti testi per ol-tre un milione di battute), complessità e con-tenuto innovativo dei documenti previsti, con-siderando l’assenza di precedenti norme na-zionali in tutte queste materie e che per lamaggior parte degli argomenti affrontati nonesistono neppure disciplinari tecnici predi-sposti da associazioni di categoria nazionali.Tre parti sono già state redatte e sono in cor-so di verifica tecnica in vista dell’inchiestapubblica, mentre altre cinque sono previstenel prossimo triennio. Una certa apatia al ri-guardo da parte delle delegazioni di taluniPaesi lascia supporre che in alcune aree sa-rebbe preferita l’assenza di regolamentazioni

FISE Assoambiente, l’Associazione che rappresenta, a livellonazionale, le imprese private che svolgono servizi ambientali, ha dasempre ribadito l’importanza, per il settore, di disporre di adeguatie aggiornati standard per un omogeneo livello autorizzativo sul ter-ritorio che assicurino soluzioni tecnico-gestionali in grado di ren-dere sempre più efficiente ed efficace l’operatività in questocampo, garantendo al contempo il rispetto per l’ambientale.Coerentemente con questo obiettivo, acquista un ruolo fondamen-tale la partecipazione ed il supporto fornito ai lavori dei tavoli tec-

nici dell’UNI e del CEN. La collaborazione tra l’Associazione e i citati Enti di normazione, nazionaleed europeo, ha permesso e permette tutt’oggi la definizione di soluzioni concrete a vantaggio nonsolo delle imprese ma anche dell’efficienza del sistema nel suo complesso.Pietro Colucci - Presidente FISE Assoambiente

FISE ASSOAMBIENTE

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in questo settore, ma la partecipazione vivaceed in qualche caso conflittuale di altre delega-zioni, fra cui quelle di Germania, Italia, Spa-gna, Portogallo e Finlandia, assicura invece unalto livello di interesse ed una probabile con-

clusione condivisa.Guardando agli oltre vent’anni di conduzioneitaliana dei lavori in questo settore risulta evi-dente il ruolo trainante e determinante delWG1 nell’ambito del TC 183, grazie all’inappun-

tabile servizio di segreteria assicurato dai Fun-zionari dell’UNI che si sono succeduti in que-sto lungo arco di tempo, come pure alla conti-nuità di azione assicurata dal fatto di aver frui-to del contributo di uno stesso Convenor pertutto il periodo ed al sostegno costante deglioperatori che hanno supportato l’iniziativa.Tuttavia, ad una riflessione più complessiva,gli elementi determinanti di questo successoappaiono, al di là degli indubbi contributi disingole persone o imprese, l’inventiva, l’adat-tabilità, l’attenzione tecnica ed il rispetto delleregole che spesso caratterizzano l’impegnodei nostri rappresentanti negli organismi inter-nazionali.

Gianmaria BaianoFISE AssoambienteConvenor del CEN/TC 183/WG1 e Coordinatoredel GL8 Attrezzature e macchine per laraccolta dei rifiuti della Commissione TecnicaAmbiente UNI

Il lavoro di normazione nelCEN/TC183 Waste management:un vantaggio competitivo nellosviluppo dei prodotti

All’interno del CEN/TC 183 “Waste manage-ment” opera, fin dal 1988, il gruppo di lavoro“WG1”, incaricato della redazione delle normerelative ai contenitori per i rifiuti, che spazia, inpratica, dalle pattumiere che abbiamo sul ter-razzo ai bidoni a due ruote, dai contenitoristradali a quattro ruote ai contenitori stazio-nari (cosiddetti “a Casetta”) , fino ai grandicontenitori interrati ed alle campane stradali.Il gruppo di lavoro è stato diretto, sin dall’ini-zio, da un coordinatore italiano, GianmariaBaiano, e da una segreteria italiana pressol’UNI, che, in questi vent’anni e più, ha redattonorme spesso considerate inizialmente ‘im-possibili’, unificando progressivamente stan-dard tra loro estremamente differenziati, origi-nati da storia e tradizioni molto diverse tra lo-ro, che si presentavano a volte come assolu-tamente inconciliabili.Per di più, i prodotti che erano oggetto dellanormativa (i contenitori per rifiuti) si sono nelfrattempo evoluti in modo rapidissimo (pro-prio nel periodo in cui li stavamo normando…!).Quando il nostro lavoro ha preso il via, infatti,alla fine degli anni 80, i rifiuti erano raccolti inItalia per oltre il 90% in modo indifferenziato, ei contenitori stradali (sia a due che a quattroruote e stazionari) erano destinati prevalente-mente alla raccolta del rifiuto indifferenziato, ilcosiddetto “tal quale”, mentre alla raccoltadifferenziata, soprattutto di vetro e carta, rara-mente plastica, erano per lo più destinate le

Contenitori per la raccolta dei rifiuti (CEN/TC 183/WG1)Riferimento TitoloUNI EN 840-1:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 1: Contenitori a 2 ruote, con capacità fino a

400 l, per dispositivi di sollevamento a pettine - Dimensioni e progettazioneUNI EN 840-2:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 2: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i) piat-

to(i), con capacità fino a 1 300 l, per dispositivi di sollevamento a perno(maschio) e/o a pettine - Dimensioni e progettazione

UNI EN 840-3:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 3: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i)basculante(i), con capacità fino a 1 300 l, per dispositivi di sollevamento aperno (maschio) e/o a pettine - Dimensioni e progettazione

UNI EN 840-4:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 4: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i) piat-to(i), con capacità fino a 1 700 l, per dispositivi di sollevamento a perno(maschio) largo o BG e/o a pettine largo - Dimensioni e progettazione

UNI EN 840-5:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 5: Requisiti prestazionali e metodi diprova

UNI EN 840-6:2009 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 6: Requisiti di igiene e sicurezzaUNI EN 12574-1:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 1: Contenitori con capacità fino a

10 000 l con coperchio/i piatto/i o basculante/i, per dispositivo di solleva-mento a perno, a doppio perno o a tasca - Dimensioni e progettazione

UNI EN 12574-2:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 2: Requisiti prestazionali e metodi diprova

UNI EN 12574-3:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 3: Requisiti di igiene e di sicurezzaUNI EN 13071-1:2008 Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto e

svuotati dal basso - Parte 1: Requisiti generaliUNI EN 13071-2:2008 Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto e

svuotati dal basso - Parte 2: Requisiti addizionali specifici per sistemi interratio semi-interrati

prEN 13071-3 allo studio Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto esvuotati dal basso - Parte 3: Connessioni raccomandate per il sollevamento

Altri prodotti (CEN/TC 183/WG1)UNI EN 15132:2006 Ricoveri per contenitori mobili per rifiuti con capacità fino a 1 700 l - Requisiti

prestazionali e metodi di provaprEN 16194 allo studio Mobile non-sewer-connected toilet cabins - Requirements of services and

products relating to the deployment of cabins and sanitary products

Veicoli per la raccolta dei rifiuti (CEN/TC 183/WG2)UNI EN 1501-1:2010 Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali

e di sicurezza - Parte 1: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento posterioreUNI EN 1501-2:2010 Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali

e di sicurezza - Parte 2: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento lateraleUNI EN 1501-3:2008 Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali

e di sicurezza - Parte 3: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento frontaleUNI EN 1501-4:2008 Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali

e di sicurezza - Parte 4: Codice di prova dell'emissione acustica per veicoliraccolta rifiuti

prEN 1501-5 allo studio Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generalie di sicurezza - Parte 5: Dispositivi di sollevamento dei veicoli raccolta rifiuti

Sistemi di identificazione (CEN/TC 183/WG3)UNI EN 14803:2006 Identificazione e/o determinazione della quantità di rifiuti

L’elenco completo delle norme UNI è disponibile attraverso il catalogo on-line all’indirizzo: www.uni.com

NORME E PROGETTI DEL COMITATO CEN/TC 183 (aggiornamento ottobre 2010)

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sole campane stradali.Come tutti sanno, oggi il rifiuto indifferenziatonon esiste praticamente più e, di solito, i con-tenitori sono disponibili in tutte le versioni de-stinate alla raccolta delle singole frazioni di ri-fiuto, dalla versione per la raccolta della cartaa quella della plastica, dall’organico all’indiffe-renziato, che oggi si chiama “frazione resi-dua”.Personalmente, io mi sono accostato al lavorodella normativa, a metà degli anni ’90, spintomolto dalla curiosità, oltre che dalla necessitàdi comprendere meglio le norme relative aiprodotti di cui dovevo occuparmi in azienda.Muovendomi con cautela, mi chiedevo se misarebbe toccato di passare le notti davanti almio pc per portare avanti anche questo enne-simo lavoro (cioè la redazione delle bozze perlo sviluppo della normativa) che mi sarei do-vuto accollare, gratuitamente, per il noto mec-canismo che opera nei comitati formati da po-che persone, dove i volontari sono identificatiin automatico…..Il lavoro sviluppava mediante riunioni succes-sive, nelle quali i partecipanti esaminavano labozza di norma in fase di elaborazione, propo-nendo varianti, aggiunte, nuove parti.Alla prima riunione a cui ho preso parte, infat-ti, abbiamo passato quasi tutto il tempo adanalizzare i contenitori per rifiuti focalizzandol’attenzione anche su dettagli (il sistema di sol-levamento, gli interassi delle ruote, le mani-glie, etc ..) e discutendo animatamente le variesoluzioni. Ognuno illustrava gli standard esi-stenti nel proprio Paese evidenziandone i van-taggi e gli svantaggi e proponendo spesso ilproprio standard come il candidato miglioreda inserire nella norma.Sembravamo quasi un gruppo di lavoro incari-cato di sviluppare qualche nuovo contenitore.Riguardando gli appunti, al ritorno, mi sembra-va di aver appreso di più, su certi problemi, inquesta prima riunione che in mesi di lavoro nelmio ufficio tecnico. Mah, sarà un’eccezione,mi sono detto.Ma poi, man mano che il lavoro si sviluppava,mi sono accorto che il gruppo di lavoro era inrealtà una eccellente finestra aperta sul setto-re di mia competenza, che mi consentiva unavisione privilegiata del mercato europeo deicontenitori per rifiuti e mi mostrava sia lo statodi fatto dei prodotti più diffusi, sia le tendenzepiù rilevanti e le probabili future evoluzioni.Ciò significa, in pratica, passare in rassegna iprodotti esistenti sul mercato esaminandoli edevidenziando anche il gradimento o la boccia-tura riscontrata dalle varie soluzioni presso laclientela.Significava, in sintesi, avere accesso ad unagrande quantità di informazioni ed esperienzemesse gratuitamente a disposizione dai varipartecipanti, analizzando in anticipo le soluzio-

CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi – è il consorzio privatosenza fini di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggicon la finalità di perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo deimateriali di imballaggio previsti dalla legislazione europea e recepi-ti in Italia attraverso il Decreto Ronchi (ora Dlgs. 152/06).In un quadro di responsabilità condivisa in cui si chiedono a tutti isoggetti coinvolti - imprese, Pubblica Amministrazione, cittadini -nuovi comportamenti che permettano di far fronte a nuove respon-

sabilità, i Ministeri dell'Ambiente e delle Attività Produttive hanno definito obiettivi lasciando alleimprese la libertà di decidere come raggiungerli. La politica definisce il cosa, le imprese il come.CONAI è il perno di uno dei sistemi europei più efficaci ed efficienti di recupero e valorizzazionedei materiali di imballaggio basato sul principio della responsabilità condivisa fra i cittadini chesono chiamati a separare i rifiuti in casa, i comuni che organizzano la raccolta differenziata e ilmondo delle imprese che provvede al loro riciclo/recupero.Sulla base di tali presupposti CONAI partecipa alle attività di normazione UNI, EN e ISO sia nell’am-bito della progettazione ecoefficiente degli imballaggi sia nell’ambito delle migliori pratiche digestione a fine vita.Walter Facciotto - Direttore Generale CONAI

CONAI

Titolo principaleWaste management -Levels of performanceand acceptance forstreet cleaning andmunicipal wastemanagement services

Waste management –Waste visual elements

Parte specificaPart 1: General requirements(in approvazione)Part 2: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for general or separa-te collection services of municipal waste(allo studio)Part 3: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for manual and mecha-nical street and sidewalk cleaning and washing(di prossima stesura)Part 4: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for containers cleaningand maintenance(di prossima stesura)Part 5: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for abandoned wasteremoval(da mettere allo studio in futuro)Part 6: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for street pit cleaning(da mettere allo studio in futuro)Part 7: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for graffiti removal ser-vices(da mettere allo studio in futuro)Part 8: Ways to measure the levels of performance and to settle theacceptance, to draw up and to operate contracts for pneumatic wastecollection(da mettere allo studio in futuro)This European Standard specifies a way to identify the various fractionsof municipal waste by a set of visual elements, including colours,symbols, text, etc.This standard is intended to create a unique operative model to easilyidentify the waste from visual elements thereby facilitating collection andrecycling services for both consumers and collectors.(allo studio)

I PROGETTI INNOVATIVI ALLO STUDIO PRESSO IL CEN/TC 183 (aggiornamento ottobre 2010)

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ni tecniche ritenute migliori, ed applicabilisenza grandi aggravi di costo, che si voglionoproporre come standard per la normativa manmano che viene completata ed estesa a tuttele famiglie di prodotti.Nel mondo delle industrie italiane, in genera-le, la normativa tecnica è stata spesso consi-derata come un vincolo aggiuntivo, un lacciocostrittivo che si aggiunge a tutti gli altri ed al-le richieste e prescrizioni già imposte da leg-gi e decreti più o meno necessari.E così noi, spesso (per fortuna non sempre) ciinteressiamo alle norme solo dopo che sonostate già approvate, adeguandoci lentamente,quasi contro voglia, come se il nuovo requisi-to normativo aggiuntivo non fosse compensa-to da nulla (nessun vantaggio né tecnico nécommerciale, solo costi…)Con il lavoro nel TC 183 ho invece scoperto ilgrande vantaggio competitivo che ci derivadal vivere la norma durante tutto l‘iter dellasua redazione. Questo ci consente non solo diessere pronti per primi, precedendo la con-correnza, (il che comunque non è cosa da po-co), ma ci permette soprattutto di avere infor-mazioni sulle soluzioni migliori già studiate orealizzate in qualche mercato più all’avan-guardia, inserendole nei nostri prodotti e ri-sparmiando in tal modo una grande quantitàdi tempo e denaro nella fase di sviluppo pro-dotti.Con il tempo, comunque, la norma pian pianosi va affermando anche nei segmenti di mer-cato più ‘lenti’; i clienti si adeguano e spingo-no i fornitori e tutto il settore a fare altrettanto.Ciò tende a diluire il vantaggio competitivoacquisito, ma l’evoluzione continua del mer-cato e dei prodotti pone sempre nuovi obbiet-tivi all’attività della normazione, che non ter-mina mai, perché questi nuovi prodotti, nati dapoco e con poca storia pregressa alle spalle,sono ancora in evoluzione e ciò rende neces-sario un conseguente adeguamento dellanorma.Inoltre, il campo operativo della normativa sista estendendo dal settore di lavoro tradizio-nale dei prodotti, con le loro specifiche co-struttive e prestazionali, ad un settore relati-vamente nuovo: i servizi.La norma inizia in tal modo a standardizzarenon più soltanto il prodotto, ma anche l’appli-cazione e l’utilizzo dello stesso, entrando piùefficacemente a regolare il fine effettivo, il ve-ro scopo a cui è destinato il prodotto : il servi-zio operativo.

FrancescoMondiniSINTERPLAST SpAMembro del GL8 Attrezzature e macchineper la raccolta dei rifiuti della CommissioneTecnica Ambiente UNIe delegato italiano presso il CEN/TC 183

La standardizzazione dei colorie degli elementi visivi per laraccolta differenziata dei rifiuti

Ci sono più tipologie di rifiuto che colori nel-l’arcobaleno.Stabilire i colori per ogni materiale rappre-senta un sogno per ogni “Normatore del ri-fiuto” che si rispetti. Se da un lato apparequanto mai logico ed opportuno standardiz-zare i colori dei rifiuti, dall’altro le abitudinied i localismi impediscono spesso il concre-tizzarsi di una unificazione.Dal 1989 ad oggi il CEN/TC 183 ha normatocontenitori (Waste Container) gruppo WG1,automezzi (Refuse Collection Vehicles RCV)gruppo WG2, dispositivi per l’identificazionee pesatura (Identification Systems and De-termination of the Quantity of Waste) gruppoWG3.Il successo delle norme è assolutamente vi-sibile: la scelta di solo cinque tipi di attacchiper i contenitori contribuisce ogni giorno inEuropa a garantire la sicurezza di persone eoperatori, anche grazie alla compatibilità dicontainer e mezzi di raccolta.Il 7 settembre 2009 durante il meeting WG1meeting in Colonia presso la sede del RAL(ottima occasione per una proposta fulcratasui colori!), la delegazione italiana ha propo-sto di standardizzare a livello CEN gli ele-menti visivi che possano caratterizzare lesingole tipologie di rifiuti urbani oggetto del-la raccolta differenziata. Nasce così il con-cetto di “Waste Visual Elements”.Mi piace ricordare che lo spunto nacque dauna vista al Museo Egizio di Torino nel lugliodello stesso anno.A livello UE ed altresì in tutti i 31 Paesi delCEN, esiste una forte differenza di colori edaspetti estetici per ogni tipologia di rifiuto;esistono norme nazionali, regionali e localimolto diverse fra loro. Molto spesso unapersona che si sposta per lavoro incontra instrada contenitori di colore diverso fra doveabita e dove lavora. Per esempio in Lombar-dia il contenitore della carta è identificatocon il bianco e la plastica con il giallo; inPiemonte è il contrario; ed ancora la carta èblu in Emilia Romagna ed in Catalunya, ma èrossa in Austria.I colori non sono un elemento sufficiente:sembrano tanti, ma i rifiuti sono di più!Non è possibile fare differenze troppo esi-gue, ad esempio con sfumature e toni dellostesso colore: il colore utilizzato per verni-ciare un contenitore in metallo (inox, allumi-nio, ferro zincato a caldo) sarà sempre di-verso dal materiale plastico stampato adiniezione o in rotazionale!Inoltre, nel tempo, i colori virano riducendoprogressivamente la loro intensità in funzio-

ne dei raggi solari.Anche la lingua non è più sufficiente: nellacittà di Brescia che conta circa 200.000 abi-tanti, coesistono 151 razze di uomini conmoltissime lingue diverse.Le immagini possono non essere sufficientiper identificare in modo univoco i materiali,sebbene le tecnologie moderne consentonoelevati livelli di qualità di stampa.Altri fattori quali la pericolosità o la fon-te/origine di provenienza dei rifiuti generanola necessità di dare chiare ed univoche in-formazioni agli utenti/cittadini/studenti.L’uso di pittogrammi consente di usare sup-porti in bianco e nero e permette di stilizzarel’aspetto grafico; il difetto consiste nella dif-ficoltà di cogliere immediatamente il “bucogiusto”.A peggiorare la situazione, entrano in giocole raccolte multi-materiali: Vetro + Alluminio;Plastica + Metalli; Vetro + Plastica + Allumi-nio. O ancora tutti i materiali riciclabili in ununico contenitore.Un altro caso è la raccolta dello stesso ma-teriale ma suddiviso per colore (ad esempioVetro verde, bianco e marrone) ovvero RAEE(diviso in 5 categorie).Si ritiene quindi necessaria una standardiz-zazione che consenta una progressiva for-mazione scolastica e porti, nel tempo, acreare “elementi visivi caratteristici” che di-venteranno ovvi e naturali.Le sagome dei cartelli stradali STOP e DIVIE-TO DI SOSTA sono subito riconoscibili anchesenza colori e scritte. Come si va a “Scuolaguida” così si potrà andare a “Scuola di eco-logia”!

Per poter stampare libri di testo per le scuo-le è necessario unificare gli “elementi visivicaratteristici” per ogni materiale che vieneraccolto in modo differenziato.L’attività seguita alla proposta italiana a Co-lonia del 7 settembre 2009 ha visto una Ana-lisi di Mercato nell’area CEN al fine di cono-scere l’attuale situazione di abbinamento framateriali e colori/simboli/scritte. La ricercaha avuto l’obiettivo di acquisire standard na-zionali e regionali esistenti. L’analisi di mer-cato è stata sintetizzata in una “Tabella Ar-lecchino” comprendente colori e denomina-zioni assai eterogenei e contradditori. Daqui emerse una chiara indicazione: qualsi-voglia standardizzazione avrebbe generatomolti scontenti quantomeno iniziali!

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34 U&C n.10 novembre/dicembre 2010

Gestione

deirifiutidossier

Il 28 settembre 2010 durante un meeting delWG1 la delegazione italiana ha presentato aMilano la prima Proposta di norma “WASTEVISUAL ELEMENTS” contenente un’innova-tiva e strutturata soluzione con indicazionedegli “elementi visivi caratteristici” di ognifrazione di rifiuto urbano oggetto di raccoltadifferenziata e soprattutto con i criteri di ba-se finalizzati ad una adesione giustificata econsapevole da parte di oltre 500 milioni diabitanti. La proposta è stata approvata all’u-nanimità consentendo il successivo passag-gio al meeting CEN TC/183 di novembre inOlanda per l’avvio formale della standardiz-zazione.La logica introdotta nella proposta di normasi basa su alcuni criteri fondamentali:• colori riservati per la creazione del pannel-lo e per la identificazione immediata diogni forma di pericolo;

• colori definiti con precisione per alcunefrazioni merceologiche che coprono circail 75% in peso dei materiali;

• concetto del Materiale Prevalente in volu-me all’interno di un contenitore;

• pannelli standard conuna parte obbligatoria edun’area libera;• elementi grafici obbliga-tori quali cornici, geome-trie e posizioni da rispetta-re;• varie tipologie di ele-menti visivi che coesisto-no su un pannello indica-tore: colori, testi, logo-grammi, simboli;• utilizzo di QR code perdiffondere facilmente leinformazioni e del corretto

Simbolo di Mobius.Si prevede che la standardizzazione porterà inbreve tempo ad un incremento della raccoltadifferenziata grazie al facile ed immediato rico-noscimento dei materiali. Altresì la progressi-va formazione continua ed omogenea dellepersone - a partire dagli studenti - porterà aduna abitudine ecologica nel medio periodo.Sono ovvie, inoltre, le motivazioni di caratte-re economico/commerciale che derivano dauna riduzione di scorte ed da una produzio-ne più standard. Il beneficio ricadrà in mododiffuso sia sui gestori del servizio di raccoltache sui comuni e quindi sui cittadini.La raccolta differenziata di successo è ba-sata su conoscenze diffuse ed omogenee epuò, anche grazie alle norme tecniche, di-ventare dovunque un’azione normale!

Giovanni BragadinaID&A srlMembro del GL8 Attrezzature e macchineper la raccolta dei rifiuti della CommissioneTecnica Ambiente UNI e delegato italianopresso il CEN/TC 183

La gestione del ciclo integrato dei rifiuti è un insieme complessod’attività che, oggi più che mai, presuppone strutture e organizzazio-ne di tipo industriale, e quindi normative chiare e standardizzazioni etipizzazioni universalmente riconosciute.A maggior ragione oggi, in un quadro di liberalizzazione del settoreche vedrà a breve il confronto concorrenziale per la gestione delciclo dei rifiuti.Gli obiettivi di standardizzazione risulteranno pertanto importanti

per garantire che questo confronto avvenga in un sistema di regole e modelli certi.In un settore che sempre più tende a costruire e irrobustire un moderno sistema industriale, eco-nomicamente forte e tecnologicamente aggiornato allo stato dell’arte, gli aspetti normativi, giàoggi fondamentali, tenderanno ad assumere un ruolo sempre più centrale.Daniele Fortini - Presidente Federambiente

FEDERAMBIENTE LA POSIZIONE ITALIANA SUI LIVELLI DI PRESTAZIONE DE

Qui di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettoridel presente dossier, esclusivamente a titolo esem-plificativo, uno dei contributi presentati dalla dele-gazione italiana nell’ambito dei lavori del CEN/TC183. Si tratta di un contributo realizzato da HERAche ha proposto l’inserimento di un’apposita ap-pendice alla parte 2 della norma sui servizi di igieneurbana allo studio, nello specifico alla parte relativaai livelli di servizio di raccolta rifiuti. Tale appendicepropone, proprio in relazione agli indicatori sui livel-li di prestazione e sugli standard di qualità dei servi-zi ambientali, di mettere in relazione, per ogni fra-zione merceologica del rifiuto considerato e fissatoun obiettivo percentuale di raccolta differenziata, latipologia di area territoriale omogenea in cui vieneeffettuata la raccolta (in modo da distinguere peresempio tra grandi centri urbani e piccoli centri ru-rali) e la tipologia di sistema di raccolta adottato oprescelto (stradale con contenitori statici o carrel-lati di diversa volumetria, di prossimità con piccolicontenitori e sacchi).Tale contributo è attualmente in discussione e per-tanto deve essere letto esclusivamente come unapossibile esemplificazione del lavoro in corso. Si rin-grazia HERA e tutti gli altri membri della delegazioneitaliana al CEN/TC183 per la cortese disponibilità.Proposta di Appendice sui livelli di servizio e diqualitàValori di riferimento per le principali frazioni mer-ceologiche/tipologie di rifiuto e correlazione con la% di Raccolta Differenziata, l’area territoriale omo-genea ed il sistema di raccolta implementatoLa fase di analisi e progettazione dei servizi am-bientali, in particolare di quelli di gestione dei rifiutiurbani, finalizzata alla loro implementazione opera-tiva, è di norma composta, in estrema sintesi, da:1. un’analisi delle informazioni relative al contestoterritoriale (distribuzione popolazione, morfologiadel territorio, vincoli paesaggistici ed urbanistici,ecc.);

2. un’analisi dei dati relativi al flusso dei rifiuti pro-dotti (totale e per filiera) nell’area considerata;

3. un’analisi del numero e tipologia delle utenzepresenti (domestiche e non domestiche, loro dis-tribuzione, eventuali variazioni stagionali, ecc.);

4. un’analisi dei servizi erogati o erogabili (a livellotecnico ed economico – produttività attesa, com-patibilità dei sistemi di raccolta con il territorio,parametri di costo elementari/di sistema/di strut-tura relativi all’area considerata, ecc.);

5. una definizione delle strategie di raccolta in fun-zione:a. del modello territoriale ed organizzativo;b. delle produzioni attese per filiera/territorio/u-

tenza;c. degli obiettivi di raccolta separata che si vo-gliono perseguire;

d. della disponibilità e copertura impiantistica;e. della sostenibilità economica, sociale ed am-

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35U&C n.10 novembre/dicembre 2010

Gestione

deirifiutidossier

EI SERVIZI DI IGIENE URBANA. IL CONTRIBUTO DI HERA SPA

bientale dei modelli e sistemi implementati.Il processo è quindi molto complesso e risente diuna molteplicità di variabili esogene ed endogene,spesso rilevanti e addirittura vincolanti, che si in-seriscono ed agiscono al suo interno come al con-torno.Considerato quanto sopra esposto, è chiaro come,anche i parametri e gli indicatori relativi ai livelli diservizio ed agli standard di qualità, risentano di talivariabili, modelli, strategie di sistema.Per dare evidenza di ciò, si vedano i grafici qui ri-portati, che solo a livello qualitativo evidenzianocome, ad esempio, alcuni indicatori relativi ai livellidi servizio ed agli standard di qualità, e di conse-guenza i parametri di costo relativo (in questo ca-so,€/t), siano dipendenti:1. dalla frazione merceologica del rifiuto conside-rato;

2. dagli obiettivi di raccolta separata che si voglio-no perseguire.

I grafici stessi evidenziano anche come alcuni indi-catori del livello di servizio e standard di qualità, infunzione degli obiettivi di raccolta separata che ci siprefigge, vadano correttamente seguiti e progetta-ti/ri-programmati pena lamancata sostenibilità eco-nomica e sociale nell’implementazione di un servi-zio. Una scarsa attenzione nella gestione di tali pro-cessi porterebbe infatti ad un aumento non sosteni-bile degli oneri economici e sociali se i livelli di ser-vizio ed alcuni standard di qualità non venisseroadeguatamente rivisitati verso “il basso” o verso“l’alto” all’aumentare della% di raccolta separata.E’ quindi chiaro che i valori presenti nel testo (delprogetto di norma allo studio, ndr) possano fornire

solo indicazioni e valori di primo riferimento, i qualidebbano poi essere “tradotti” ed eventualmente ri-modulati in relazione al contesto territoriale, alle va-riabili collegate, ai modelli ed alle strategie di siste-

ma implementabili o implementate.Per questo, al fine di:• indicare a livello europeo dei valori normati ecollegati ai livelli di servizio ed agli standard di

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 0 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana '6/7-'7/7 '6/7-'7/7 '3/7-6/7

Area urbana '3/7-6/7 '3/7-6/7 '2/7-3/7

Area extra-urbana '2/7-3/7 '2/7-3/7 '1/7-2/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 3/7-6/7 3/7-6/7 2/7-3/7

Area urbana 2/7-3/7 3/7-6/7 2/7-3/7

Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 1/7-2/7

Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

Area extra-urbana 1/7 1/7 1/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Organico SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 2/7-3/7

Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Organico SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 2/7-3/7

Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 1/7-2/7 1/7-3/7 1/7

Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/14-1/7

Area extra-urbana 1/14-1/7 1/14-1/7 1/14-1/7

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli

FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi

Area metropolitana 1/7-3/7 1/7-3/7 1/7-2/7

Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/14-1/7

Area extra-urbana 1/14-1/7 1/14-1/7 1/14-1/7

AREA

OMOG

ENEA

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qualità, a supporto diuna analisi e proget-tazione di massimadei modelli di raccol-ta territoriale e chepossano essere “tra-dotti”/rimodulati inrelazione al contestoterritoriale ed alle va-riabili collegate allagestione dei rifiuti;• rendere possibile l’i-dentificazione, perogni soggetto interes-sato, del proprio posi-zionamento rispetto atali valori di riferimen-to ed attivare una au-toregolamentazione alivello europeo;• identificare dei li-velli di servizio estandard di qualitàche siano in primabattuta “giustificabi-li” in termini di effi-cacia/efficienza/e-conomicità o megliosposabili ad obiettividi sistema sostenibili(dal punto di vistasociale, ambientale,economico);

• indirizzare gli Stati Membri verso modelli e para-metri collegati ai sistemi di raccolta che sianosostenibili dal punto di vista sociale/ambien-tale/economico;

• garantire comunque servizi che salvaguardino

36 U&C n.10 novembre/dicembre 2010

Gestione

deirifiutidossier

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 0 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 50-80 30-50

Area urbana 35-50 25-40

Area extra-urbana 25-40 20-35

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Indifferenziato PRODUTTIVITA' [kg/ora_addetto]

SISTEMADI RACCOLTARaccolta con contenitori Raccolta stradale Raccolta di prossimità

statici elevata con contenitori carrellati con piccoli contenitorivolumetria (> 2 m3) media volumetria (< 2 m3) (< 30 l.) e sacchi

1700-2000 600-800 250-400

FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) Produttività [kg/ora_addetto]

SISTEMADI RACCOLTARaccolta con contenitori Raccolta stradale Raccolta di prossimità

statici elevata con contenitori carrellati con piccoli contenitorivolumetria (> 2 m3) media volumetria (< 2 m3) (< 30 l.) e sacchi

carta 800-1.200 500-700 250-400

plastica 300-500 200-300 100-150

vetro 1500-2000 800-1300 300-500

FILIERA: Organico PRODUTTIVITA' [kg/ora_addetto]

SISTEMADI RACCOLTARaccolta con contenitori Raccolta stradale con Raccolta di prossimità

carrellati media contenitori carrellati bassa con piccoli contenitorivolumetria (1-2 m3) volumetria (120-1.000 l.) (< 30 l.) e sacchi

900-1.200 300-500 150-300

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 65-100 40-65

Area urbana 45-65 30-50

Area extra-urbana 30-50 25-45

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Indifferenziato SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 80-120 50-80

Area urbana 55-80 40-65

Area extra-urbana 40-65 30-55

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Organico SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 150-200 100-150

Area urbana 120-150 80-120

Area extra-urbana n.d. n.d.

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Organico SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 120-150 80-120

Area urbana 100-120 60-100

Area extra-urbana n.d. n.d.

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 200-300 150-250

Area urbana 150-250 100-200

Area extra-urbana 80-150 60-120

AREA

OMOG

ENEA

FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMADI RACCOLTA

% RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori

Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3)

Area metropolitana 100-150 80-120

Area urbana 80-120 50-100

Area extra-urbana 40-80 30-60

AREA

OMOG

ENEA

l’igiene, la salubrità e la sicurezza dei cittadini;qui di seguito si allegano una serie di griglie valo-riali costruite per (dati di “input”):1. tipologia di rifiuto/frazione merceologica;2. obiettivo % di raccolta separata;e che contemplino una ripartizione per aree omo-genee di diversa densità abitativa quali:1. Area metropolitana (grandi centri urbani e me-tropoli ad elevata densità abitativa);

2. Area urbana (centri urbani media densità abita-tiva);

3. Area extra-urbana (zone periferiche a densitàabitativa medio/bassa o bassa);

e per tipologia di sistema adottato o prescelto:1. Raccolta con contenitori statici elevata volume-

tria (> 2 m3);2. Raccolta stradale con contenitori carrellati me-dia volumetria (< 2 m3);

3. Raccolta di prossimità con piccoli contenitori(< 30 l.) e sacchi..

Tali griglie sono costruite per alcuni indicatori dellivello di servizio e standard di qualità, ed i livellivaloriali in esse contenute sono da interpretaresecondo le seguenti modalità:• Il range di riferimento indicato in ogni cella iden-tifica, nel valore più basso, un livello di bassa in-tensità/standard e, nel valore più alto, di alta in-tensità/standard;

• Il valore mediano compreso al loro interno puòessere considerato come il valore normalizzatoe di riferimento.

In relazione ai livelli di servizio e nello specificoanche sull’indicatore correlato alla produttività disistema, è chiaramente opportuno evidenziare, incongruenza con quanto sopra descritto, livelli va-loriali costruiti per (dati di “input”):1. tipologia di rifiuto/frazione merceologica;2. tipologia di sistema adottato o prescelto.

LEGENDA:Area metropolitana (grandi centri urbani e metropo-

li ad elevata densità abitativa)Area urbana (centri urbani media densità abi-

tativa) Area extra-urbana (zone periferiche a densità abi-

tativa medio/bassa o bassa)

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37U&C n.10 novembre/dicembre 2010

recupero agevolato dei rifiuti pericolosi exDlgs 22/1997” DM 3 agosto 2005 “Definizio-ne dei criteri di ammissibilità dei rifiuti indiscarica”. In particolare, la norma UNI EN 14899:2005,definisce come requisito obbligatorio, quel-lo di redigere un piano di campionamentoper soddisfare l'obiettivo del programma diprova. Tale norma specifica i passi proce-durali da intraprendere nella preparazione eapplicazione di un piano di campionamentoche descriva il metodo di raccolta del cam-pione. La norma UNI 10802: 2004, che è sta-ta redatta in Italia, definisce le istruzionitecniche necessarie per condurre a termineun piano di campionamento.La norma UNI EN 14899 può essere utilizza-ta per:• produrre piani di campionamento da utiliz-zare in circostanze regolari o sistematiche(ovvero elaborazione di norme seconda-rie/derivate dedicate a scenari di campio-namento ben definiti);

• incorporare i requisiti di campionamentospecifici nella legislazione nazionale;

• progettare e sviluppare un piano di cam-pionamento da utilizzare caso per caso.

Lo sviluppo di un piano di campionamentonell'ambito di questo quadro di riferimentorichiede di procedere attraverso tre fasi oattività:1. definizione del piano di campionamento;2. prelievo di un campione in campo in con-formità al piano di campionamento;

3. trasporto del campione in laboratorio.Nel processo di definizione del piano dicampionamento l'obiettivo del programmadi prova è tradotto in istruzioni tecnichespecifiche e concrete per il tecnico che de-ve eseguire il campionamento stesso. Utiliz-zando queste istruzioni, il tecnico preleva iltipo e il numero di campioni adeguato asoddisfare l'obiettivo del programma di pro-va, potendo fornire così, al responsabile de-cisionale, tutte le informazioni richieste sul-la caratterizzazione dei rifiuti oggetto di in-dagine. Il processo di definizione del pianodi campionamento costituisce pertanto unafase fondamentale nel campionamento deirifiuti. Il gruppo di lavoro WG 1 del CEN/TC292 sul-la caratterizzazione dei rifiuti, ha prodotto,nel 2006, cinque nuovi Rapporti Tecnici(CEN/TR15310-1/5) che hanno aggiornato e,in alcuni casi, modificato radicalmente l’im-postazione delle precedenti tecniche dicampionamento.I rapporti tecnici sono i seguenti:• TR15310-1 Characterization of waste -Sampling of waste materials - Part 1: Gui-dance on selection and application of crite-ria for sampling under various conditions;

Revisione della norma UNI10802 alla luce dei nuovirapporti tecnici prodottidal CEN

L’UNI con il gruppo di lavoro GL5 “Suolo erifiuti” della Commissione Ambiente ha vo-luto recepire le elaborazioni innovative con-tenute nei rapporti tecnici prodotti nel 2006dal CEN, rinnovando completamente la nor-ma UNI 10802.I rifiuti sono generalmente di natura etero-genea e, per poter prendere decisioni infor-mate sul loro trattamento, recupero o smal-timento è necessario condurre una caratte-rizzazione di base dei rifiuti e fare un pro-gramma di prova in cui stabilire la quantitàdi materiale da prelevare su cui definire lecaratteristiche di interesse. In appoggio alla Direttiva sulle discariche, ilCEN mediante il Comitato Tecnico TC 292,ha suddiviso in tre categorie le prove per lacaratterizzazione dei rifiuti solidi al fine distandardizzarne la metodologia. Le tre cate-gorie individuate sono: 1. Prove di "caratterizzazione di base" dei ri-fiuti che danno informazioni sul compor-tamento alla lisciviazione a lungo terminee sulle proprietà tipiche dei rifiuti stessi.In questo tipo di prove vengono valutatiprincipalmente parametri chimico-fisici .

2. Prove di "conformità" caratterizzate dauna facile e veloce esecuzione tecnica edestinate a determinare se il rifiuto è con-forme allo specifico comportamento pre-visto dalla caratterizzazione di base o avalori di riferimento quali quelli normativi.

3. Prove di "verifica sul campo", ovvero pro-ve veloci per confermare la congruenzadel rifiuto con il campione sottoposto aprove di conformità.

Generalmente per poter eseguire prove dicaratterizzazione dei rifiuti è richiesto pre-cedentemente un campionamento dei rifiutida analizzare. Per poter consentire un cam-pionamento significativo e armonizzarlo a li-vello europeo, il CEN ha definito la normaUNI EN 14899:2005 “Caratterizzazione dei ri-fiuti. Campionamento dei rifiuti. Schemaquadro di riferimento per la preparazione el'applicazione di un piano di campionamen-to”. In Italia, a partire dal 1999 e poi attraver-so successive revisioni fino all’attuale ver-sione del 2004, era stata già prodotta la nor-ma UNI 10802 “Rifiuti. Rifiuti liquidi, granula-ri, pastosi e fanghi. Campionamento manua-le e preparazione ed analisi degli eluati”. Questa norma è citata per il campionamen-to e l’analisi dei rifiuti nei Decreti del Mini-stero dell’Ambiente: DM 5 febbraio 1998“Recupero rifiuti non pericolosi”, DM 12giugno 2002, n. 161 “Norme tecniche per il

Gestione dei rifiutidossier

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Gestione dei rifiutidossier

Gestione dei rifiutidossier

Le norme citate dal D.M. 3 agosto 2005UNI 10802 Rifiuti - Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi - Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluatiUNI EN 12506 Caratterizzazione dei rifiuti - Analisi degli eluati - Determinazione di pH, As, Ba, Cd, Cl-, Co, Cr, Cr(VI), Cu, Mo, Ni, NO2

- , Pb, S totale, SO4--,

V e ZnUNI EN 13370 Caratterizzazione dei rifiuti - Analisi degli eluati – Determinazione di ammonio, AOX, conducibilità, Hg, indice fenolo, TOC, CN- facilmente

liberabile, F-UNI EN 12457 Caratterizzazione dei rifiuti - Lisciviazione - Prova di conformità per la lisciviazione di rifiuti granulari e di fanghi.

Parte 1: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 2 l/kg, per materiali con elevato contenuto di solidi e con particelle didimensioni minori di 4 mm (con o senza riduzione delle dimensioni).Parte 2: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 10 l/kg, per materiali con particelle di dimensioni minori di 4 mm (con osenza riduzione delle dimensioni).Parte 3: Prova a doppio stadio, con rapporti liquido/solido di 2 l/kg e 8 l/kg, per materiali con elevato contenuto di solidi e con particelle didimensioni minori di 4 mm (con o senza riduzione delle dimensioni).Parte 4: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 10 l/kg, per materiali con particelle di dimensioni minori di 10 mm (con osenza riduzione delle dimensioni).Altre norme citate dalla decisione del Consiglio 19 dicembre 2002, n. 2003/33/CE

UNI EN 13137 Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del carbonio organico totale (TOC) in rifiuti, fanghi e sedimentiUNI EN 13656 Caratterizzazione dei rifiuti - Digestione assistita a microonde con una miscela di acido fluoridrico (HF), acido nitrico (HNO3) e acido clo-

ridrico (HCl) per la successiva determinazione degli elementi contenuti nei rifiutiUNI EN 13657 Caratterizzazione dei rifiuti - Digestione per la successiva determinazione della porzione solubile in acqua regia degli elementi contenuti

nei rifiutiUNI EN 14039 Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del contenuto di idrocarburi nell'intervallo compreso tra C10 e C40 mediante gascromato-

grafiaUNI CEN/TS 14405 Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione - Prova di percolazione a flusso ascendente (nelle condizioni spe-

cificate)UNI EN 14346 Caratterizzazione dei rifiuti - Calcolo della sostanza secca mediante determinazione del residuo secco o del contenuto di umidità

Ulteriori norme elaborate dal Comitato Tecnico CEN/TC 292UNI EN 12920 Caratterizzazione dei rifiuti - Metodologia per la determinazione del comportamento alla lisciviazione dei rifiuti in condizioni specificateUNI EN 14345 Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del contenuto di idrocarburi mediante gravimetriaUNI EN 14735 Caratterizzazione dei rifiuti - Preparazione di campioni di rifiuti per prove ecotossicologicheUNI EN 14899 Caratterizzazione dei rifiuti - Campionamento di rifiuti - Indicazioni per la preparazione e applicazione di un piano di campionamentoUNI EN 15002 Caratterizzazione dei rifiuti - Preparazione di porzioni di prova dal campione di laboratorioUNI CEN/TS 14429 Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione - Influenza del PH sulla lisciviazione con aggiunta iniziale di

acido/baseUNI CEN/TS 15364 Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione – Prova di capacità di neutralizzazione acida e basicaUNI CEN/TS 15862 (in via di recepimento) Characterization of waste - Compliance leaching test – One stage batch leaching test for monoliths at fixed

liquid to surface area ratio (L/A) for test portions with fixed minimum dimensionsCEN/TR 15310-1 Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 1: Guidance on selection and application of criteria for sampling under

various conditionsCEN/TR 15310-2 Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 2: Guidance on sampling techniquesCEN/TR 15310-3 Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 3: Guidance on procedures for sub-sampling in the fieldCEN/TR 15310-4 Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 4: Guidance on procedures for sample packaging, storage, preservation,

transport and deliveryCEN/TR 15310-5 Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 5: Guidance on the process of defining the sampling plan

Altri progetti allo studio presso il Comitato Tecnico CEN/TC 292FprCEN/TR 16110 Characterization of waste - Guidance on the use of ecotoxicity tests applied to wasteprEN 15875 Characterization of waste - Static test for determination of acid potential of sulfidic wasteFprCEN/TS 15862 Characterization of waste - Compliance leaching test - One stage batch leaching test for monoliths at fixed liquid to surface area ratio

(L/A) for test portions with fixed minimum dimensionsFprCEN/TS 15863 Characterisation of waste - Leaching behaviour test for basic characterisation - Dynamic Monolithic Leaching Test with periodic leachant

renewal, under fixed test conditionsFprCEN/TS 15864 Characterisation of waste - Leaching behaviour test for basic characterisation - Dynamic Monolithic Leaching Test with continuous lea-

chant renewal under conditions relevant for specified scenario(s)FprCEN/TR 16176 Characterization of waste - Screening methods for elemental composition by X-ray fluorescence spectrometry for on-site verificationFprCEN/TR 16130 Characterization of waste - On-site verificationprEN 16123 Characterization of waste - Guidance on selection and application of screening methodsFprCEN/TS 16229 Characterization of waste - Sampling and Analysis of weak acid dissociable cyanide discharged into tailings pondsprEN 16023 Characterization of waste - Determination of calorific valueFprCEN/TR 16184 Characterization of waste - State-of-the-art document - Analysis of eluates

LE NORME UNI PER LA CARATTERIZZAZIONE DEI RIFIUTI

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Gestione dei rifiutidossier

• TR15310-2 Characterization of waste -Sampling of waste materials - Part 2: Gui-dance on sampling techniques;

• TR15310-3 Characterization of waste -Sampling of waste materials - Part 3: Gui-dance on procedures for sub-sampling inthe field;

• TR15310-4 Characterization of waste -Sampling of waste materials - Part 4: Gui-dance on procedures for sample packa-ging, storage, preservation, transport anddelivery;

• TR15310-5 Characterization of waste -Sampling of waste materials - Part 5: Gui-dance on the process of defining the sam-pling plan.

Il gruppo di lavoro 5 “Suolo e rifiuti” dellaCommissione Ambiente dell’UNI ha volutorecepire le elaborazioni innovative contenu-te in questi rapporti tecnici, rinnovandocompletamente la norma UNI 10802. E’ ini-ziato quindi un lavoro di revisione della nor-ma tramite il lavoro di un gruppo ristrettoche ha studiato approfonditamente i Rap-porti Tecnici sopracitati e producendo unaproposta di inglobamento di questi all’inter-no della norma.E’ stato deciso di inserire nella norma alcu-ne delle informazioni contenute nei rapportiTR15310 dalla Parte 3 alla 5, lasciando comerapporto tecnico a parte solo il primo, tra-dotto in italiano, dove sono sviluppati tutti ipiù attuali metodi statistici per il calcolo delnumero dei campioni da prelevare e le tipo-logie di campionamento da seguire. Il Rap-porto TR15310-2 è stato inserito solo margi-nalmente in quanto nella norma UNI 10802le tecniche utilizzate per il campionamentoerano già state esaurientemente trattate ecorredate da illustrazioni e da schede parti-colarmente chiarificatrici.La revisione della nuova UNI 10802 è giuntaalla fine della procedura di approvazionenell’ambito del GL5 e dovrebbe essere pubbli-cata al più presto dopo l’inchiesta pubblica.

Stefania Balzamo ISPRA - Istituto Superiore per la Protezionee Ricerca AmbientaleCoordinatrice del GL5 Suolo e rifiuti dellaCommissione Tecnica Ambiente UNI

Una norma nazionaleper la gestione dei veicolifuori uso

Da anni la Comunità Europea è alle presecon la gestione dei rifiuti prodotti nei nostriPaesi. Dopo lunga esperienza e diverse revi-sioni si è arrivati a una definizione chiara delpercorso. Queste sono le priorità, in ordine

decrescente d’importanza: • riduzione dei rifiuti prodotti (in termini qua-litativi e quantitativi),

• riutilizzo replicato dei materiali, compo-nenti, macchinari ed altro,

• riciclo ovvero l’utilizzo di vecchi materialiper fare nuovi prodotti,

• recupero almeno dell’energia contenutanel rifiuti

• e, solo come estrema istanza, la posa,inertizzato e in condizioni di sicurezza, delrifiuto residuo in discarica.

Con giusto zelo, si sono posti degli obiettivida raggiungere ad un tempo determinato. Itraguardi quantitativi attuali sono da rag-giungere entro il 2020.A questo livello sommario, la normativa eu-ropea si può considerare recepita (anche senon sempre attuata) dal nostro Paese1.I rifiuti prodotti debbono essere registrati,inviati mediante vettori autorizzati a impiantiautorizzati al trattamento. Le operazioni re-gistrate sono soggette ad una rendiconta-zione annuale (MUD). Ora, poi, siamo nellafase di trasferimento delle registrazioni a unsistema automatizzato (SISTRI2). Tutto è or-ganizzato perché il rifiuto possa essere ge-stito in modo trasparente, tracciabile e il cit-tadino possa sapere dove finiscono i rifiutipericolosi e come siamo in grado di recupe-rare i materiali di rifiuto. Non solo di materiali si tratta ma anche dicomponenti, apparecchiature, macchine edaltro. I veicoli fuori uso costituiscono una catego-ria di rifiuti da trattare con un capitolo a par-te per varie ragioni. Le macchine e i veicolihanno delle logiche diverse rispetto ai mate-riali di rifiuti; logiche spesso simili a quelleche si ritrovano nelle filiere delle apparec-

chiature elettriche ed elettroniche.Limitandoci ad esempi: le apparecchiaturepossono essere riparate; spesso chi riparadecide, di fatto, il passaggio a rifiuto e puòseparare dei componenti (che non diventa-no rifiuti); molte apparecchiature vannomesse in sicurezza (allontanamento dei ma-teriali pericolosi) prima di essere ulterior-mente trattate. Persino la distinzione tra ri-fiuti pericolosi, e non, ha delle forti peculia-rità.La policy comunitaria affronta la questione a360 gradi. Non solo si prevede una gestioneambientalmente compatibile del rifiuto e unaminore presenza di sostanze pericolose. Sipersegue anche l’obiettivo ambizioso di in-fluenzare le logiche di progettazione deinuovi veicoli in modo che gli stessi siano co-struiti con più materiali riciclati, parti e ma-teriali meno pericolosi e che i veicoli risulti-no più efficienti ed efficaci. Non si dimenti-chi, anche, che molti dei mezzi di trasportohanno particolari obblighi burocratici (sonoiscritti al PRA). Per farla breve, queste scel-te, mettono pressione e incidono in modoparticolare sulle plastiche. I pezzi in plasticasaranno riconoscibili, più semplici nella for-mulazione pur senza limitarne la presenzanel veicolo. Andando al cuore della normativa, si sonofissati obiettivi cogenti di riciclaggio del vei-colo, si sono poste limitazioni nell’uso di so-stanze pericolose nella produzione di nuovicomponenti. Si è incentivato il riutilizzo dimateriali riciclati fissando obiettivi miniminell’omologazione di veicoli nuovi. Non si ètrascurato di ridurre l’impatto delle impresepartecipanti alla filiera del trattamento (au-todemolitori, frantumatori, fonderie di se-conda fusione ed altro).

Nel corso degli ultimi 10 anni la legislazione sui rifiuti ha subito note-voli cambiamenti ognuno dei quali ha comportato necessariamentela disponibilità di norme in grado di valutare il rispetto o meno delleleggi. Sia a livello comunitario attraverso i vari comitati tecnici CENquali i TC 292 , TC 308, TC 183, PC 366 che a livello nazionale attraver-so il GL5, GL8, GL13, GL14 della Commissione UNI “Ambiente”, l’atti-vità di normazione svolta negli ultimi anni è stata notevole permet-tendo a tutti gli operatori del settore di disporre di strumenti utili per

la valutazione dei processi coinvolti nella gestione dei rifiuti. E’ infatti noto a tutti che senza dellenorme precise che ci indicano come eseguire i controlli chimici e biologici atti a classificare irifiuti o delle norme che stabiliscano come raccogliere e trattare i rifiuti per poter essere avviatiallo smaltimento finale, ci troveremmo in una situazione di completa anarchia. Un grosso lavoroè stato fatto ma molto resta da fare. L’aggiornamento dei metodi di controllo dei rifiuti in funzionedell’evoluzione tecnica delle apparecchiature, la necessità di disporre di nuovi test che possanodefinire meglio la pericolosità e quindi il destino dei rifiuti sono solo alcune delle nuove sfide concui dovremo confrontarci nei prossimi anni.

Luigino Maggi - Presidente Commissione Tecnica Ambiente UNI

COMMISSIONE AMBIENTE UNI

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40 U&C n.10 novembre/dicembre 2010

Gestione dei rifiutidossier

Qui di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettoridel presente dossier, esclusivamente a titolo infor-mativo, lo stato di avanzamento di un nuovo pro-getto di norma nazionale allo studio nel gruppo dilavoro GL8 “Attrezzature e macchine per la rac-colta dei rifiuti” della Commissione UNI Ambiente.Si tratta della prima concretizzazione di una pro-posta pervenuta all’UNI grazie alle istanze delleaziende di igiene ambientale, a cui sta lavorandoalacremente un gruppo di tecnici di tali aziende,con grande interesse e grande partecipazione peri soggetti del settore.Tale contributo è attualmente in discussione pres-so il GL8 e pertanto deve essere letto esclusiva-mente come una informativa sul lavoro in corso. Siringraziano il relatore del progetto e tutti i parteci-panti per la cortese disponibilità.Sintesi del progetto di norma allo studio – provvi-sorio in attesa di definizione Titolo - Indici di manutenzione per il settore dellaraccolta e spazzamento dei rifiuti urbani.Scopo e campo di applicazioneLa norma intende guidare il settore dell'IgieneAmbientale nell'utilizzo di una serie di indicatoriche permettano la valutazione delle attività svoltedal servizio di manutenzione e dei costi sostenuti,elaborando indici utili ad una comparazione fra iservizi aziendali interni e per un confronto fra leaziende dello stesso settore, nonché per la defini-zione di indicatori nei confronti di fornitori di veico-li/attrezzature e fornitori di manutenzione interni(officine di manutenzione) ed esterni (forniture infull e global service).IntroduzioneUn indice è un rapporto di due dati destinato a:• rappresentare un evento determinato in modoobiettivo e preciso;

• controllare il grado di raggiungimento degliobiettivi;

• essere comparato tra unità distinte della stessaimpresa o tra imprese diverse.

L’analisi e la valutazione degli indici possono esse-re applicate a:• un settore di attività;• un’impresa nell’ambito del proprio settore di atti-vità;

• l’evoluzione storica di un’impresa al suo interno;• la funzione manutenzione nell’ambito di un’im-presa;

• la definizione dei rapporti fra le funzioni manu-tenzione ed utilizzo, comunque definite;

• l’evoluzione storica della funzione manutenzioneal suo interno.

Nota: gli indici ricavati costituiscono interessantiindicazioni di "benchmarking" ma non consentonoda soli una valutazione delle imprese che sonodiverse le une dalle altre per storia, cultura, orga-nizzazione, territorio.La scelta di un appropriato numero di indici

dovrebbe essere effettuata considerando che:• la lista indicata nella presente norma non è limita-tiva; a partire dalle basi di valutazione costituitedai dati relativi, ogni impresa può elaborare i pro-pri indicatori adattandoli ai bisogni individuati;

• gli indici possono essere complementari ed inquesto caso non possono essere consideratisingolarmente;

• i valori degli indici, comparati tra diverse unitàoperative, possono assumere significato moltodiverso secondo il livello o la modalità di analisi.Per esempio, in presenza di indici globali identi-ci si possono avere indici analitici diversi;

• un indice è significativo e comparabile se i datiutilizzati nel rapporto corrispondono alla defini-zione precisa dei termini del rapporto ed il lorovalore è ricavato su basi omogenee tra di loro;

• gli indici sono relativi al contesto utilizzato; ilmodo di calcolo ne influenza il significato.Provvedimenti fiscali, tra l’altro, possono altera-re nel tempo i dati di base: questo fatto dovreb-be essere considerato nel confrontare serie sto-riche a valori attuali.

L’uso degli indici può essere sistematico o secon-do necessità per gli obiettivi da perseguire.È compito della direzione aziendale individuare lafunzione responsabile della raccolta e dell’elabo-razione degli indici.La presente norma consente la costruzione dibanche dati di settore.Alcuni indici possono essere espressi in unità dimisura anche diverse da quelle indicate nel testo(per esempio: ore/km, ore/persona, ore/n° cicli)più aderenti alla specifica realtà da gestire.Il principale parametro di riferimento per la valuta-zione degli indicatori di manutenzione è l’oramotore, ove applicabile, salvo tenere in considera-zione l’incidenza su tale parametro delle ore dilavoro dell’attrezzatura (ore PTO) e dei chilometrieventualmente percorsi.Tale incidenza varia a seconda del tipo di serviziosvolto, dalla gravosità dello stesso, e dalle specifi-cità del territorio interessato.Classificazione degli asset per l’igiene ambienta-le ai fini della manutenzioneRaccolta, trattamento, trasporto e conferimentoAutocompattatoriLateraliLeggero (mtt ≤ 7,5 t)Medio (7,5 t < mtt < 18 t)Pesante (18 t ≤mtt ≤ 26 t)Ultrapesante (mtt > 26 t)PosterioriMini (mtt ≤ 3,5 t) limite fra patente B e patente CLeggero (3,5 t < mtt ≤ 7,5 t)Medio (7,5 t < mtt < 18 t)Pesante (18 t ≤mtt ≤ 26 t)Ultrapesante (mtt > 26 t)

FrontaleLeggero (mtt ≤ 7,5 t)Medio (7,5 t < mtt < 18 t)Pesante (18 t ≤mtt ≤ 26 t)Ultrapesante (mtt > 26 t)Veicoli Trasporto/conferimentoVascheLeggero (mtt ≤ 2,2 t)Medio (mtt > 2,2 t)Pianali con sponda idraulicaAutocarri liftcar (multilift)Mini (mtt ≤ 3,5 t) limite fra patente B e patente CLeggero (3,5 t < mtt ≤ 7,5 t)Medio (7,5 t < mtt < 18 t)Pesante (18 t ≤mtt ≤ 26 t)Ultrapesante (mtt > 26 t)Autocarro con gruAutocarro/autoarticolato trasportoAutocarroPesante (mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t)Rimorchio (compattante e non)Trattore stradaleSemirimorchio (compattante e non)Attrezzature scarrabiliCassoni compattantiCassoni non compattantiCassone con gruContenitori stradali (anche interrati)Igiene del suolo e spazzamento ed attrezzature eveicoli specialiVeicoliVeicoli ausiliari per nettezza urbana (mtt < 3,5 t -cicli, motocicli, quadricicli)Spazzatrici aspirantiPiccola (capacità ≤ 2 m3)Media (2 m3 < capacità ≤ 4 m3)Grande (capacità > 4 m3)Spazzatrici meccanicheLavastradePiccola (capacità ≤ 2 m3)Media (2 m3 < capacità ≤ 5 m3)Grande (capacità > 5 m3)LavacassonettiSpurgoVariAspirafoglieSpazzaneveSpargisaleAttrezzature (scarrabili)AspirafoglieSpazzaneveSpargisaleLavastradeVeicoli specialiMacchine operatrici di vario tipo (carrelli elevato-ri, pale, costipatori, ecc.)Autocarri cava

UNA NUOVA PROPOSTA DI ATTIVITÀ NORMATIVA PER L’IGIENE URBANA - LA MANUTENZIONE DEI MEZZI E I RELATIVI INDICI

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41U&C n.10 novembre/dicembre 2010

Gestione dei rifiutidossier

Attualmente, tale filiera è impercettibilmentecoordinata e in modo duttile attraverso unAccordo di programma quadro per la gestio-ne dei veicoli fuori uso (una scelta non cosìrigida come un’Agenzia o un consorzio pub-blico o privato)Il legislatore, per i veicoli fuori uso, ha previ-sto un ampio programma, per quanto corre-dato da norme tecniche, talvolta particola-reggiate, che meritava un momento d’incon-tro, un tavolo tecnico neutro dove mettereinsieme le diverse conoscenze tecniche,competenze e visioni del problema. UNI, inquesta prospettiva, ha garantito la possibili-tà di un pacato confronto tra produttori, im-portatori di veicoli, frantumatori, Enti pubbli-ci con contenuti tecnici, consumatori. Il lavoro in UNI è particolarmente interes-sante ma non cogente per le parti, si trattadi fissare le caratteristiche di un insieme dicomponenti o materiali in modo tale che sia-no compatibili fra loro.Le organizzazioni contribuiscono a titolo vo-lontario all’attività di normazione spinte dallapossibilità di influire sulla definizione deicontenuti delle norme e non subire requisitistabiliti dai concorrenti, essere informati suifuturi sviluppi normativi, con tempi e costi diadattamento ridotti e, quindi, con vantaggicompetitivi sulla concorrenza, essere ag-giornati sullo "stato dell'arte" dei prodot-ti/servizi/processi relativi alla propria attività.Questo è il percorso di normazione tecnicascelto spesso in Europa. UNI, in Italia è laporta (unica) per accedere e avere peso sutali iniziative.

Queste sono state le spinte anche per il no-stro gruppo di lavoro. Il risultato è una nor-ma che potrebbe, per ora, essere conside-rata unica nel quadro continentale.L’esito che si voleva ottenere differisce un po-co da prodotti tipici di UNI. Non si inserisceautomaticamente nei capitoli norma tecnica olinea guida. Non si è trattato, in questo caso,di costruire un’interfaccia condivisa o un pro-tocollo analitico. Tornando alla radice del la-voro di normazione, si può definire, senzadubbio, il nostro, un documento che dice “co-me fare bene le cose”, garantendo sicurezza,rispetto per l’ambiente e prestazioni certe.Il contenuto ambientale non è evidente, aprima vista. Si tratta, infatti, di porre le pre-messe per raggiungere l’obiettivo specificodi reimpiego, riciclo e recupero3. Per rag-giungerlo, gli insediamenti della filiera deb-bono arrivare ai standard operativi e am-bientali di qualità. Questa norma questo haprodotto; sollecitando la capacità di comu-nicare tra tecnici di campi attigui e indican-do un minimo di informazioni da essere con-diviso (es. condizioni per la messa in sicu-rezza e lo smontaggio).Tra le condizioni al contorno vi era la neces-sità che lo strumento fosse duttile lasciandolibera la filiera di smontare i materiali nelpunto più conveniente. Questa norma tecnica, anche, non dovevainterferire con la modalità organizzativa chela filiera autonomamente ha prescelto (si ri-cordi che in Europa esistono dei consorzicome l’olandese ARN4). Per ora, nel nostroPaese, si è scelta la forma del sopra citato

Accordo di Programma.Si è sentita, inoltre, la necessità ambiziosadi ricucire scelte e interpretazioni di vario li-vello gerarchico in un insieme di informazio-ni coerenti per il lettore (pur evitando di pro-durre un manuale) e lo si è fatto usando lospazio destinato agli allegati. Non tutto è stato realizzato. Se vi sarà con-senso, resta aperta la possibilità di migliora-re il prodotto UNI, almeno, sul versante dellematerie prime in uscita dalla frantumazione,della standardizzazione delle plastiche se-condarie ottenute dal mercato automotive edei prodotti post shredding. Un altro capito-lo, poco praticato, riguarda il riuso. Nel cam-po autoveicoli questo significa la rigenera-zione di componenti usati (es. motorini d’av-viamento ma anche centraline elettronicheed altri componenti). Sono pronte nuove frontiere come lo smon-

Note1 Per approfondire: rifiuti in generale - http://ec.europa.

eu/environment/waste/legislation/index.htm

sui veicoli - http://ec.europa.eu/environment/waste/

elv_index.htm

norme nazionali - http://www.reteambiente.it/normativa

/4991/2 il più recente intervento normativo: Dm Ambiente 28

settembre 2010 - http://www.reteambiente.it/normativa

/13957/3 Secondo quanto previsto all’art. 7 “Reimpiego e recu-

pero” del D.lg. 209/2003 e successive modifiche e

integrazioni; gli obiettivi fissati debbono essere garan-

titi da tutti gli operatori economici della filiera4 www.arn.nl

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taggio dei veicoli ibridi e la lavorazione dicomponenti al litio.Questa norma può essere un punto di par-tenza in questo senso ma è già solida realtà.Nel mondo odierno la concorrenza sul mer-cato si esercita tra stati o grandi agglomera-ti sulle tecnologie. Procedure come questapossono rappresentare un vantaggio tecno-logico.

Claudio Dozio Arpa LombardiaCoordinatore del GL13 Gestione dei veicolifuori uso (secondo la Direttiva 2000/53/CE)della Commissione Tecnica Ambiente UNI

Dal waste managementalle norme tecnicheper il recupero

Nel luglio 2002, Parlamento e Consiglio Euro-peo deliberavano il VI Piano d’Azione, defi-nendo la strategia destinata a caratterizzarele Direttive Europee e la legislazione di ogniPaese della Comunità a protezione dell’Am-biente per i dieci anni a venire. E’ ormai qua-si tempo di formulare bilanci.In particolare riguardo la produzione e ge-stione dei rifiuti, se nel decennio precedenteobiettivo prioritario era garantire la legalitàdelle operazioni di smaltimento in discarica,in questo nuovo ciclo temporale esso è dive-nuto quello di contenerne al massimo la pro-duzione ed il fabbisogno crescente di discari-che, pena un impatto ambientale insostenibi-le. Di qui la strategia orientata a sostituire losmaltimento con il recupero, meglio se attra-verso attività di riciclo.È una strategia complessa, per sviluppare laquale alcuni Stati (tra cui il nostro) non hannocerto brillato. Implica una sostanziale inte-grazione tra politiche di protezione ambienta-le e strategie di sviluppo economico, la ricer-ca finalizzata a tecnologie dedicate e nuovimateriali, la pratica del green public procure-ment, il diffondersi di una cultura orientata alconsumo “sostenibile”. Nonostante i risultatiraggiunti si è diffusa un’idea abbastanza “bu-rocratica” dell’impatto sull’economia realedella normativa ambientale europea, di cuiviene più percepito l’insieme oneroso di “lac-ci o laccioli” che non l’utilità di linee guidainerenti lo sviluppo ordinato dell’attività eco-nomica connessa con effetti positivi sullaqualità della vita quotidiana.Così, seppure le buone ragioni della strate-gia europea appaiano ben chiare osservan-do in TV i guasti di una rivolta popolare con-tro la realizzazione dell’ennesima discarica,è incontestabile che nella realtà quotidianatroppo spesso si dimentica che l’enorme at-

tività economica e di servizi orientati allaraccolta, preparazione e gestione logisticadei rifiuti è fondamentale per favorire la le-galità e rendere possibile la differenziazionedei successivi trattamenti; ma anche chetutto ciò ha senso pratico solo nella pro-spettiva - ogni anno che passa, sempre piùinevitabile - che se ne renda possibile ilmassimo grado di recupero, sia in termini dimateria prima che – eventualmente – qualefonte energetica sostitutiva. Sebbene i successi di tale impostazione sia-no noti (la raccolta differenziata è possibile,si riduce il volume di rifiuti mandati in disca-rica, il mercato ha introitato l’idea che il lorosmaltimento abbia un costo; ecc.) e su que-sta base si siano sviluppati un grande nume-ro di sistemi per la raccolta e la distruzione,in sede di bilanci è bene provare a chiedersise le statistiche non nascondano in realtà

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dei problemi irrisolti che è necessario af-frontare. Sarebbe interessante promuovere un’indagi-ne tra tutti coloro che hanno qualche respon-sabilità in materia: nel settore o nelle situa-zioni che conosciamo la strategia europea èadeguatamente perseguita? I comportamen-ti del mercato corrispondono a rendere cre-dibile la prospettiva indicata? Le imprese, iprotagonisti cioè dell’attività economica –ciascun gruppo nello specifico settore di rife-rimento – perseguono interessi “di filiera” te-si a supportare una simile prospettiva, utiliz-zando appieno gli strumenti disponibili ?Per rispondere è forse opportuno riflettere sucosa si debba intendere per “ciclo di Recu-pero”. Per la Direttiva Europea e anche laLegge italiana “la disciplina in materia di ge-stione dei rifiuti si applica fino al completa-mento delle operazioni di recupero – che uti-

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lizzano rifiuti per generare materie prime se-condarie, combustibili o prodotti, attraversotrattamenti meccanici, termici, chimici o bio-logici, - che si realizza quando non sono ne-cessari ulteriori trattamenti perché le sostan-ze, i materiali e gli oggetti ottenuti possonoessere usati in un processo industriale ocommercializzati come materia prima secon-daria, combustibile o come prodotto da collo-care, a condizione che il detentore non se nedisfi o non abbia deciso, o non abbia l'obbli-go, di disfarsene.”Se l’espressione s’interrompesse prima dellasottolineatura i risultati disponibili sarebberosoddisfacenti. Eppure una definizione cosìnetta vista dal lato del mercato non sembralasciare spazio a interpretazioni: non bastache un impianto sia concepito tecnicamentein grado di produrre una materia prima da unrifiuto; perché si possa parlare di recuperocompiuto chi lo gestisce dev’essere anche ingrado di commercializzare e vendere il pro-dotto in tal modo realizzato. Altrimenti dovràgiocoforza liberarsene come un rifiuto. Ed èquesta sottolineatura che giustamente c’in-terroga circa il percorso talvolta ancora dafare.Il ciclo virtuoso concepito con il VI piano d’A-zione si è dimostrato efficace con quei rifiutiriconducibili al materiale originario attraver-so operazioni relativamente semplici: lattined’alluminio, bottiglie di vetro, materiali di ar-redo, manufatti termoplastici monopolimero:perché una volta separati, dilavati e – più omeno finemente – triturati possono esserereimmessi nel mercato attraverso i cicli origi-nali di produzione degli stessi prodotti a finevita.La stessa cosa non può dirsi nel caso di rifiutipiù complessi - di struttura non omogenea onon facilmente stampabili - per diverse ragio-ni, tra cui la difficoltà di far pagare il giustoprezzo per materiali ottenuti attraverso attivi-tà onerose di riciclo in un mercato che deve

accettare con essi nuove materie prime oprodotti necessariamente in competizionecon tutti gli altri per funzionalità, qualità, prez-zo di vendita.Se infatti oggi si può dire che in molteplici si-tuazioni è ormai acquisita l’idea che un pro-dotto finito sia realizzato a partire da un rifiu-to, solo in alcuni casi - frutto del contestoaziendale e della sagacia con cui esso è pro-gettato e proposto (la carta riciclata, il pile, ilpannello ecologico, ecc) - si può parlare diun corretto posizionamento commerciale. Ingenerale, invece, permane l’idea che un rifiu-to possa essere anche accettato come mate-ria prima, ma solo a condizione che costi po-co o niente trattandosi in fondo di un rifiuto.Consolidare il mercato di riferimento dei pro-dotti del Riciclo significa in definitiva svilup-pare un settore della Green Economy conconseguenze fondamentali sia per le strate-gie di politica ambientale che per l’economiadi intere filiere produttive.E poiché molte strade fin qui seguite (mercatiprotetti, prodotti di modesta qualità a bassoprezzo) hanno dimostrato i loro limiti, forse èil caso di non sottovalutare anche un approc-cio di altro tipo: convincere quote crescentidel mercato globale ad accettare prodotti dibuona qualità che utilizzano materiale ricicla-to nonostante il costo, ampiamente giustifica-to dalla motivazione ambientale, non possarisultare inferiore a quello dei prodotti da ma-teria prima vergine.In realtà serve un approccio nuovo da partedel mercato, interessato a completare il ciclodel recupero: l’indirizzo di risorse economi-che e finanziarie oggi finalizzate perlopiù allaraccolta ed allo smaltimento; attività di ricer-ca e sviluppo orientate ad un settore produt-tivo che – diversamente da altri – non saràdelocalizzato; competenze ed organizzazioneaziendale; capacità di marketing ed alleanzecommerciali. Si potrebbe aggiungere, ancheun diverso impegno da parte della P.A. e della

grande impresa; o di intere filiere produttivedestinate a coinvolgere non solo i produttoridel rifiuto od i riciclatori ma anche i settoriproduttivi potenzialmente in grado di utilizza-re la materia prima riciclata ed il sistema delconsumo sostenibile. Ma è noto che il mercato favorisce il determi-narsi di queste condizioni quanto più risulta-no utili a regolare la competizione e gli inte-ressi correlati. Ed è su questo piano cheemerge – esplicito – il ruolo della normazio-ne.Qualsiasi sia l’articolo realizzato, qualunquene sia l’impiego, un utilizzatore di materie pri-me le seleziona ed acquista sulla base di duefattori: prezzo e caratteristiche. E, di solito,può essere interessato a sostituire il fornitoresolo a condizione che il prezzo diminuisca ole caratteristiche del suo materiale siano mi-gliorative. Come determinare tali caratteristiche? Se-condo quali tecniche e metodologie? Conquali livelli di raffinatezza? Sotto quali deno-minazioni riconoscerle? Quali norme impostedalla Legge osservare? La commercializza-zione di un prodotto implica sempre l’accor-do tra due interessi, eventualmente contrap-posti: le norme tecniche del CEN, dell’ISO edegli Enti di normazione nazionale, come no-to, servono ad introdurre punti di riferimentoaccettati da tutti i soggetti normalmente incompetizione in ogni settore produttivo nel-l’area di mercato di riferimento.Ora, se le materie prime riciclate debbonoentrare normalmente in competizione con lerisorse vergini nella produzione di manufatti oin utilizzi comuni, come non pensare chequesto processo non debba riguardare an-ch’esse, pur non sottovalutando il diversopunto di partenza? E non solo perché il sus-sistere di una norma tecnica relativa all’im-piego di un rifiuto quale materia prima vienerichiesto dalla legislazione ambientale. Masoprattutto perché il mercato pretenderà co-munque il verificarsi di un simile presuppo-sto!Non è un processo semplice, né tantomenobreve. Le filiere aziendali interessate ad unciclo di recupero raccolgono imprese spessomolto diverse sotto il profilo della dimensio-ne, delle risorse, delle priorità: produttori, ri-ciclatori, altri produttori, clienti finali. Debbo-no anzitutto riconoscersi, quindi condivideregli interessi comuni, infine rispettarsi al puntoda collaborare sul piano tecnico e normativo.Senza sottovalutare il fatto che il mercato deirifiuti è spesso locale e regolato da legisla-zioni nazionali mentre il mercato dei prodottiè perlopiù internazionale, o comunque quan-tomeno europeo. Se ci si pensa appena è ungrande impegno – anche culturale – richiestoa soggetti che fino a qualche decina d’anni fa

FISE Unire, l’Associazione che rappresenta, a livello nazionale, leaziende di recupero dei rifiuti appartenenti alle diverse filiere mer-ceologiche (carta, vetro, plastica, RAEE, acciaio, gomma, veicolifuori uso, abiti usati, inerti) considera di fondamentale importanzal’attività di standardizzazione UNI e CEN con riferimento alle caratte-ristiche e requisiti dei processi e dei materiali recuperati dai rifiuti alfine della promozione e dello sviluppo degli sbocchi di mercato deglistessi. Ciò risulta essenziale anche per la diffusione nel nostro

Paese degli “acquisti verdi” e più in generale del Green Public Procurement. L’Associazione ritie-ne infatti che solo attraverso l’adeguata qualificazione dei materiali e beni riciclati sarà possibi-le opporsi a pratiche lesive della concorrenza nel mercato di riferimento, come dimostrano leesperienze nel settore del granulo di gomma e degli aggregati riciclati.

Corrado Scapino - Presidente FISE Unire

FISE UNIRE

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di quest’anno - la prima norma tecnica delsettore a livello europeo riguardo i materialiprodotti da pneumatici fuori uso (caratteriz-za i materiali prodotti dal ciclo di recycling,sulla base di dimensioni ed impurezze, stabi-lisce e normalizza i metodi di campionaturae di prova in tutte le fasi del processo).Con la Specifica Tecnica non sono risolti tuttii problemi relativi alla commercializzazione diquesti materiali; ma è una base indispensabi-le perché – attraverso ulterioriattività tese ad auspicabili inte-grazioni – il Legislatore ed ilMercato possano considerarequesti materiali quali materieprime seconde a tutti gli effetti,anziché rifiuti; sempre che siapossibile svilupparne adeguata-mente il mercato degli impieghi.

ignoravano reciprocamente l’esistenza; onemmeno esistevano.Per testimoniare tale complessità cito unesempio, fra gli altri, che conosco da vicino: ilcomparto dei pneumatici fuori uso (o a finevita). Stando alle associazioni dei Produttori(ETRMA) e dei Riciclatori (ETRA) - a livelloComunitario riguarda il Recupero di 3,5 Milio-ni di T/anno. La peculiarità che complica il re-cupero dei granulati ottenuti dal riciclo deiPFU è nella loro vulcanizzazione. Non posso-no quindi essere riciclati per produrre nuovipneumatici bensì utilizzati o tal quali o nellaproduzione di manufatti di altra natura impie-gando leganti di varia natura (polimeri, bitu-mi, cemento). Il che significa : nuovi materialie nuovi prodotti per mercati da sviluppare. Diriciclo si cominciò a parlare una ventinad’anni or sono.Nel 1999 la Commissione Europea convocòun “Forum del recycling” per discutere i ri-sultati raggiunti ed esplorare gli ostacoli esi-stenti nell’U.E. Il rapporto finale del Forum,tutti d’accordo, raccomandava lo sviluppo distandards per i materiali e le applicazioni delriciclo.Nel 2000 un lavoro preliminare fu iniziato gra-zie ai riciclatori di ETRA. La redazione di unCWA consentì primi elementi d’indirizzo chenel 2002 si conclusero con la pubblicazione diun documento preliminare del CEN:CWA14243.Nel 2003 il CEN creò un gruppo di lavoro(con Segreteria svedese) per trasformarequesto documento in uno standard europeo.Nel 2005 la bozza di documento non rag-giunse la maggioranza qualificata necessa-ria causa il diverso grado d’interesse traPaesi e contrasti emersi anche in Italia traProduttori e Riciclatori. Due anni dopo l’UNI,sostenuto dai riciclatori in ARGO, assumeval’iniziativa riproponendo il processo normati-vo. Nel gennaio 2007 il CEN affidò all’UNI laSegreteria perché la filiera interessata giun-gesse a definire una prima norma tecnicaeuropea. I tempi erano finalmente maturi. Ilgrande spirito di collaborazione indotto dallaSegreteria e l’intelligenza delle parti rappre-sentanti la filiera - con i Produttori riuniti inEcopneus impegnati insieme ai Riciclatoried ai rappresentanti dei settori di principaleimpiego - consentirono alla Delegazione ita-liana di condividere al 100% un progetto diBusiness Plan poi presentato nel novembredello stesso anno alla trentina di esperti del-la Task Force europea. Fu l’inizio di un per-corso ad ostacoli (proposte, redazioni, con-trasti, mediazioni) che attraverso oltre unaventina di risoluzioni approvate all’unanimi-tà, hanno portato il gruppo di lavoro che hoavuto l’onore di coordinare (CEN/PC 366) aredigere - ed il CEN a pubblicare nell’aprile

E questo è il tema di riflessione che, citandoinfine un caso reale, abbiamo voluto qui pro-porre.

Elio A. Savi IMF srlChairman del CEN/PC 366 Tyres recycling e membro del GL14 Materiali da recupero di pneumatici fuori uso della CommissioneTecnica Ambiente UNI

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