GENTE VENETA n. 27, 10 luglio 2015 - cet.chiesacattolica.it · Samanes. “In ciascuna delle nostre...

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GENTE VENETA n. 27, 10 luglio 2015 3 3 98092000177 P A C E C I B O S A L U T E D I R I T T I I S T R U Z I O N E Cinque buoni motivi per destinare il tuo 5x1000 al popolo del Sud Sudan! el cammino di prepa- razione verso Firenze 2015, con i racconti giunti dalle Chiese locali, si è provato a metter giù i bi- nari del “nuovo umanesimo” che è al centro del convegno di novembre. Sono emerse quattro piste di lavoro che dipingono tale umanesimo, fondato in Gesù Cristo, con questi tratti: in ascolto, con- creto, plurale e integrale, aperto alla trascendenza. Sof- fermiamoci sul termine “plurale”, che non è sempre co- sì pacifico e lineare. “L’umanesimo nuovo in Cristo è un umanesimo sfaccettato e ricco di sfumature -«pri- smatico» - dove solo dall’insieme dei volti concreti, di bambini e anziani, di persone serene o sofferenti, di cittadini italiani e d’immigrati venuti da lontano, e- merge la bellezza del volto di Gesù. L’accesso all’u- mano si rinviene imparando a inscrivere nel volto di Cristo Gesù tutti i volti, perché egli ne raccoglie in u- nità i lineamenti come pure le cicatrici” (Traccia pre- paratoria verso Firenze 2015). Nei tanti volti un solo Volto, nell’unico Volto un in- sieme plurale e variegato di volti. E di altrettante vite, a contatto (talora in modo non semplice e cordiale…) l’una con le altre, come fossero “tessere di un mosai- co più vasto: lo insegnava il beato Pino Puglisi ai gio- vani universitari di Palermo, quando invitava ciascu- no a immaginare il proprio volto personale come uno dei tanti variopinti vetrini che compongono, nell’ab- side maggiore del duomo di Monreale, il grande vol- to di Cristo Gesù”. Si raffigura - prosegue la traccia - “una famiglia umana segnata non dall’omologazione e dall’uniformità ma dalla bellezza e dalla «convivialità delle differenze», come amava dire mons. Tonino Bel- lo: differenze di generazioni e di popoli, che esprimo- no legami di figliolanza e fratellanza, dove ciascuno è custode del fratello”, ognuno con le proprie risorse e fragilità. Umanesimo plurale, dunque. E, attenzione, integrale! Perché verità e amore - in Dio, in Gesù - camminano sempre insieme e non si smentiscono: “La via dell’intero è via dell’umano”. N Plurale: un umanesimo sfaccettato, prismatico PAROLE E VIE DELL’UMANO La Chiesa italiana verso il Convegno di Firenze 2015 FRANCESCO IN AMERICA LATINA - Folle sterminate ad ascoltare le parole del Pontefice Il Papa in Ecuador: Il vino migliore è per chi si pone sulle spalle le necessità degli altri «Nel Vangelo si trovano le chiavi per un futuro migliore per tutti» olte famiglie soffrono, ancora oggi, per la “mancanza di vino”. Eppure, “le nozze di Cana si rinnovano in ogni generazio- ne, in ogni famiglia”, dove “la fede si mescola al latte mater- no” e “i miracoli si fanno con quello che c’è”. È un grande, realistico affre- sco sulla famiglia quello dipin- to dal Papa durante la Messa a Guayaquil, davanti a una di- stesa sterminata di persone, forse un milione. I primi due giorni in Ecua- dor, prima tappa del primo viaggio del primo Papa “venu- to dalla fine del mondo” in quell’America Latina che parla la sua lingua, sono già un ba- gno di folla. Fin dall’arrivo al- l’aeroporto di Quito, in cui si definisce “testimone della mi- sericordia” e assicura che è nel Vangelo che “possiamo trova- re le chiavi” per assicurare “un futuro migliore per tutti”, a co- minciare dai “nostri fratelli più fragili”. Nel parco di Los Sa- manes, Francesco invita a pre- gare per il prossimo Sinodo e, sempre sulla scorta delle nozze M di Cana, pronuncia una sorta di profezia per le famiglie di tutte le latitudini: “Il vino mi- gliore è quello che sta per esse- re bevuto, la realtà più amabi- le, profonda e bella per la fa- miglia deve ancora arrivare”. È questa la “buona notizia”, an- che per chi vede “crollare tut- to”. C’è un “debito sociale” verso la famiglia. “I servizi che la so- cietà presta ai cittadini non so- no una forma di elemosina, ma un autentico debito sociale nei confronti dell’istituzione fami- liare, che tanto apporta al bene comune”. Non è scontata, la denuncia di Francesco, che - riprenden- do il tema delle sue catechesi più recenti - ricorda che “la fa- miglia è l’ospedale più vicino, la prima scuola dei bambini, il punto di riferimento impre- scindibile per gli anziani”. “La famiglia - ammonisce il Papa - costituisce la grande ric- chezza sociale, che altre istitu- zioni non possono sostituire, che dev’essere aiutata e poten- ziata, per non perdere mai il giusto senso dei servizi che la società presta ai cittadini”. I “miracoli” e la preghiera per il Sinodo. “Nella famiglia la fe- de si mescola al latte materno”, e “i miracoli si fanno con quel- lo che c’è, con quello che sia- mo, con quello che uno ha a di- sposizione: molte volte non è l’ideale, non è quello che so- gniamo e neppure quello che dovrebbe essere”. È il ritratto, molto realistico, delle famiglie, tracciato dal Papa nell’omelia della messa nel Parco di Los Samanes. “In ciascuna delle nostre famiglie e nella famiglia comune che formiano tutti, nulla si scarta, niente è inutile”. “Poco prima di cominciare l’Anno Giubilare della Miseri- cordia - ha poi ricordato al po- polo ecuadoregno - la Chiesa celebrerà il Sinodo Ordinario dedicato alle famiglie, per ma- turare un vero discernimento spirituale e trovare soluzioni concrete alle molte difficoltà e importanti sfide che la famiglia deve affrontare nel nostro tem- po”. “Sussurratevelo fino a cre- derci”, è la la consegna del Pa- pa: “Il vino migliore sta per ar- rivare. E sussurratelo ai dispe- rati e a quelli con poco amore. Dio si avvicina sempre alle pe- riferie di coloro che sono rima- sti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scorag- giamento; Gesù ha una prefe- renza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ra- gione o per l’altra ormai sento- no di avere rotto tutte le anfo- re”. Porre “sulle spalle” le ne- cessità degli altri. “Vengo a Quito come pellegrino, per condividere con voi la gioia di evangelizzare”. Sono le parole di saluto rivolte dal Papa alla folla immensa che lo ha accol- to nella piazza della cattedrale di Quito, al termine della se- conda giornata del viaggio. “Vi invito a porre sulle spalle le ne- cessità degli altri, per edificare o restaurare la vita di tanti fra- telli che non hanno forze per costruirla o l’hanno vista crol- lare”. È “un lavoro di tutti a fa- vore della comunità, un lavoro anonimo, senza cartelli pubbli- citari né applausi”, precisa Francesco. M. Michela Nicolais GRECIA Urge la trattativa dopo un “sì” poco conscio eve essere accetta- to il piano d’accor- do consegnato dal- la Commissione Ue, Bce e Fmi all’Eurogruppo del 25 giugno 2015 che si compone di due parti, le quali costituiscono la loro proposta unitaria?». Proprio ora che i seggi sono chiusi, lo spoglio è terminato e piazza Syntagma ha festeggia- to l’esito del referendum svol- tosi in Grecia il 5 luglio, occor- re tornare sul quesito sottopo- sto agli elettori ellenici. “Sì” o “no” le due sole risposte pos- sibili. Ma “sì” e “no” a cosa? Quale il contenuto effettivo - tecnico e finanziario, oltre che politico - della domanda stam- pata sulle schede, su cui oltre il 60% degli elettori ha apposto un convinto “oxi”? La democrazia - insegna la storia greca - è partecipazione pienamente cosciente e re- sponsabile alla “res publica”. Davvero tutti gli elettori era- no a conoscenza del contenu- to dell’“accordo consegnato dalla Commissione Ue, Bce e Fmi all’Eurogruppo del 25 giugno 2015 che si compone di due parti eccetera eccetera”? Il referendum di domenica 5 luglio era stato indetto esat- tamente 8 giorni prima del suo « D svolgimento. Su una materia tanto complessa, e con ricadu- te potenzialmente esplosive, sono stati chiamati al voto 8 milioni di greci dopo una campagna esplicativa durata meno di una settimana, fra ro- boanti dichiarazioni di espo- nenti governativi (“il futuro della Grecia lo decidono i gre- ci”), allarmi provenienti dalle opposizioni (“il no porterà il Paese fuori dall’Europa e l’e- conomia nazionale al disa- stro), ingerenze esterne (da Bruxelles, Berlino, Roma, Pa- rigi, Washington, Mosca…). Così il voto - che resta la massima espressione demo- cratica di una nazione moder- na - ha offerto un responso sul quale è almeno lecito avanza- re dei dubbi: cosa vogliono davvero i greci per il loro fu- turo? E Tsipras? Il premier greco ha costan- temente e coerentemente det- to “no” all’Europa, all’Euro- gruppo, ai creditori esteri, ai piani di salvataggio “lacrime e sangue” confezionati dall’ex Troika. Ma, d’altro canto, non ha mosso un dito per ridare stabilità ai conti pubblici di A- tene (completamente fuori controllo), per realizzare rifor- me credibili su pensioni, istru- zione, sanità e per rilanciare l’economia reale mediante in- vestimenti per la crescita. A- lexis Tsipras sarà però costret- to a rivolgersi ancora una vol- ta ai creditori internazionali e all’Unione europea. Le dimissioni del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis - sacrificato dall’amico Tsipras - sono un segnale della vo- lontà di trattare con l’Euro- gruppo una via d’uscita equa e ragionevole. Del resto i mer- cati in fibrillazione e la mon- tante marea populista che ha cantato vittoria in tutta Euro- pa assieme ai convenuti di piazza Syntagma, indicano ai governanti europei prudenza e - in fin dei conti - la necessità di una soluzione che tiri fuori la Grecia dal precipizio. (Sir)

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GENTE VENETA n. 27, 10 luglio 2015 33

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SALUTE DIRITTI

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Cinque buoni motivi per destinareil tuo 5x1000 al popolo del Sud Sudan!

el cammino di prepa-razione verso Firenze2015, con i racconti

giunti dalle Chiese locali, siè provato a metter giù i bi-nari del “nuovo umanesimo”che è al centro del convegnodi novembre. Sono emersequattro piste di lavoro chedipingono tale umanesimo,fondato in Gesù Cristo, conquesti tratti: in ascolto, con-creto, plurale e integrale, aperto alla trascendenza. Sof-fermiamoci sul termine “plurale”, che non è sempre co-sì pacifico e lineare. “L’umanesimo nuovo in Cristo èun umanesimo sfaccettato e ricco di sfumature -«pri-smatico» - dove solo dall’insieme dei volti concreti, dibambini e anziani, di persone serene o sofferenti, dicittadini italiani e d’immigrati venuti da lontano, e-merge la bellezza del volto di Gesù. L’accesso all’u-mano si rinviene imparando a inscrivere nel volto diCristo Gesù tutti i volti, perché egli ne raccoglie in u-nità i lineamenti come pure le cicatrici” (Traccia pre-paratoria verso Firenze 2015).

Nei tanti volti un solo Volto, nell’unico Volto un in-sieme plurale e variegato di volti. E di altrettante vite,a contatto (talora in modo non semplice e cordiale…)l’una con le altre, come fossero “tessere di un mosai-co più vasto: lo insegnava il beato Pino Puglisi ai gio-vani universitari di Palermo, quando invitava ciascu-no a immaginare il proprio volto personale come unodei tanti variopinti vetrini che compongono, nell’ab-side maggiore del duomo di Monreale, il grande vol-to di Cristo Gesù”. Si raffigura - prosegue la traccia -“una famiglia umana segnata non dall’omologazione edall’uniformità ma dalla bellezza e dalla «convivialitàdelle differenze», come amava dire mons. Tonino Bel-lo: differenze di generazioni e di popoli, che esprimo-no legami di figliolanza e fratellanza, dove ciascuno ècustode del fratello”, ognuno con le proprie risorse efragilità. Umanesimo plurale, dunque. E, attenzione,integrale! Perché verità e amore - in Dio, in Gesù -camminano sempre insieme e non si smentiscono: “Lavia dell’intero è via dell’umano”.

N

Plurale: un umanesimosfaccettato, prismatico

PAROLE E VIE DELL’UMANO

La Chiesa italiana verso il Convegno di Firenze 2015

FRANCESCO IN AMERICA LATINA - Folle sterminate ad ascoltare le parole del Pontefice

Il Papa in Ecuador: Il vino migliore è per chi si pone sulle spalle le necessità degli altri

«Nel Vangelo si trovano le chiavi per un futuro migliore per tutti»

olte famiglie soffrono,ancora oggi, per la“mancanza di vino”.

Eppure, “le nozze di Cana sirinnovano in ogni generazio-ne, in ogni famiglia”, dove “lafede si mescola al latte mater-no” e “i miracoli si fanno conquello che c’è”.

È un grande, realistico affre-sco sulla famiglia quello dipin-to dal Papa durante la Messa aGuayaquil, davanti a una di-stesa sterminata di persone,forse un milione.

I primi due giorni in Ecua-dor, prima tappa del primoviaggio del primo Papa “venu-to dalla fine del mondo” inquell’America Latina che parlala sua lingua, sono già un ba-gno di folla. Fin dall’arrivo al-l’aeroporto di Quito, in cui sidefinisce “testimone della mi-sericordia” e assicura che è nelVangelo che “possiamo trova-re le chiavi” per assicurare “unfuturo migliore per tutti”, a co-minciare dai “nostri fratelli piùfragili”. Nel parco di Los Sa-manes, Francesco invita a pre-gare per il prossimo Sinodo e,sempre sulla scorta delle nozze

M di Cana, pronuncia una sortadi profezia per le famiglie ditutte le latitudini: “Il vino mi-gliore è quello che sta per esse-re bevuto, la realtà più amabi-le, profonda e bella per la fa-miglia deve ancora arrivare”. Èquesta la “buona notizia”, an-che per chi vede “crollare tut-to”.

C’è un “debito sociale” versola famiglia. “I servizi che la so-cietà presta ai cittadini non so-no una forma di elemosina, maun autentico debito sociale neiconfronti dell’istituzione fami-liare, che tanto apporta al benecomune”.

Non è scontata, la denunciadi Francesco, che - riprenden-do il tema delle sue catechesipiù recenti - ricorda che “la fa-miglia è l’ospedale più vicino,la prima scuola dei bambini, ilpunto di riferimento impre-scindibile per gli anziani”.

“La famiglia - ammonisce ilPapa - costituisce la grande ric-chezza sociale, che altre istitu-zioni non possono sostituire,che dev’essere aiutata e poten-ziata, per non perdere mai ilgiusto senso dei servizi che la

società presta ai cittadini”. I “miracoli” e la preghiera per

il Sinodo. “Nella famiglia la fe-de si mescola al latte materno”,e “i miracoli si fanno con quel-lo che c’è, con quello che sia-mo, con quello che uno ha a di-sposizione: molte volte non èl’ideale, non è quello che so-gniamo e neppure quello chedovrebbe essere”. È il ritratto,molto realistico, delle famiglie,tracciato dal Papa nell’omeliadella messa nel Parco di LosSamanes. “In ciascuna dellenostre famiglie e nella famigliacomune che formiano tutti,nulla si scarta, niente è inutile”.

“Poco prima di cominciarel’Anno Giubilare della Miseri-cordia - ha poi ricordato al po-polo ecuadoregno - la Chiesacelebrerà il Sinodo Ordinariodedicato alle famiglie, per ma-turare un vero discernimentospirituale e trovare soluzioniconcrete alle molte difficoltà eimportanti sfide che la famigliadeve affrontare nel nostro tem-po”.

“Sussurratevelo fino a cre-derci”, è la la consegna del Pa-pa: “Il vino migliore sta per ar-

rivare. E sussurratelo ai dispe-rati e a quelli con poco amore.Dio si avvicina sempre alle pe-riferie di coloro che sono rima-sti senza vino, di quelli chehanno da bere solo lo scorag-giamento; Gesù ha una prefe-renza per versare il miglioredei vini a quelli che per una ra-gione o per l’altra ormai sento-no di avere rotto tutte le anfo-re”.

Porre “sulle spalle” le ne-cessità degli altri. “Vengo aQuito come pellegrino, percondividere con voi la gioia dievangelizzare”. Sono le paroledi saluto rivolte dal Papa allafolla immensa che lo ha accol-

to nella piazza della cattedraledi Quito, al termine della se-conda giornata del viaggio. “Viinvito a porre sulle spalle le ne-cessità degli altri, per edificareo restaurare la vita di tanti fra-telli che non hanno forze per

costruirla o l’hanno vista crol-lare”. È “un lavoro di tutti a fa-vore della comunità, un lavoroanonimo, senza cartelli pubbli-citari né applausi”, precisaFrancesco.

M. Michela Nicolais

GRECIA

Urge la trattativadopo un “sì” poco conscio

eve essere accetta-to il piano d’accor-do consegnato dal-

la Commissione Ue, Bce e Fmiall’Eurogruppo del 25 giugno2015 che si compone di dueparti, le quali costituiscono laloro proposta unitaria?».

Proprio ora che i seggi sonochiusi, lo spoglio è terminato epiazza Syntagma ha festeggia-to l’esito del referendum svol-tosi in Grecia il 5 luglio, occor-re tornare sul quesito sottopo-sto agli elettori ellenici. “Sì” o“no” le due sole risposte pos-sibili. Ma “sì” e “no” a cosa?Quale il contenuto effettivo -tecnico e finanziario, oltre chepolitico - della domanda stam-pata sulle schede, su cui oltreil 60% degli elettori ha appostoun convinto “oxi”?

La democrazia - insegna lastoria greca - è partecipazionepienamente cosciente e re-sponsabile alla “res publica”.Davvero tutti gli elettori era-no a conoscenza del contenu-to dell’“accordo consegnatodalla Commissione Ue, Bce eFmi all’Eurogruppo del 25giugno 2015 che si compone didue parti eccetera eccetera”?

Il referendum di domenica5 luglio era stato indetto esat-tamente 8 giorni prima del suo

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svolgimento. Su una materiatanto complessa, e con ricadu-te potenzialmente esplosive,sono stati chiamati al voto 8milioni di greci dopo unacampagna esplicativa duratameno di una settimana, fra ro-boanti dichiarazioni di espo-nenti governativi (“il futurodella Grecia lo decidono i gre-ci”), allarmi provenienti dalleopposizioni (“il no porterà ilPaese fuori dall’Europa e l’e-conomia nazionale al disa-stro), ingerenze esterne (daBruxelles, Berlino, Roma, Pa-rigi, Washington, Mosca…).

Così il voto - che resta lamassima espressione demo-cratica di una nazione moder-

na - ha offerto un responso sulquale è almeno lecito avanza-re dei dubbi: cosa voglionodavvero i greci per il loro fu-turo? E Tsipras?

Il premier greco ha costan-temente e coerentemente det-to “no” all’Europa, all’Euro-gruppo, ai creditori esteri, aipiani di salvataggio “lacrimee sangue” confezionati dall’exTroika. Ma, d’altro canto, nonha mosso un dito per ridarestabilità ai conti pubblici di A-tene (completamente fuoricontrollo), per realizzare rifor-me credibili su pensioni, istru-zione, sanità e per rilanciarel’economia reale mediante in-vestimenti per la crescita. A-

lexis Tsipras sarà però costret-to a rivolgersi ancora una vol-ta ai creditori internazionali eall’Unione europea.

Le dimissioni del ministrodelle Finanze Yanis Varoufakis- sacrificato dall’amico Tsipras- sono un segnale della vo-lontà di trattare con l’Euro-gruppo una via d’uscita equae ragionevole. Del resto i mer-cati in fibrillazione e la mon-tante marea populista che hacantato vittoria in tutta Euro-pa assieme ai convenuti dipiazza Syntagma, indicano aigovernanti europei prudenzae - in fin dei conti - la necessitàdi una soluzione che tiri fuorila Grecia dal precipizio. (Sir)