Gennio 2013

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Stefano Quintarelli Net neutrality: quali prospettive? pag 18 Biz Stone Michael Fertik World wild web, la reputazione è tutto pag 12 Mario Morcellini Old e new media tra declino e rinascita pag 32 01 2013 DIPARTIMENTO DI COMUNICAZIONE E RICERCA SOCIALE Iniziativa promossa da SE IL MEDIUM DIVENTA LA PERSONA ISSN 2281-3365

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ics magzine 07

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Stefano QuintarelliNet neutrality:quali prospettive?

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Biz Stone

Michael FertikWorld wild web,la reputazione è tutto

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Mario MorcelliniOld e new mediatra declino e rinascita

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012013

DIPARTIMENTO DICOMUNICAZIONE ERICERCA SOCIALE

Iniziativa promossa da

SE IL MEDIUMDIVENTA LA PERSONA

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ISSN 2281-3365

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Thanks toVincenzo Boccia, Silvia Tartamella, Ely Szajkowicz, Simona Di Luzio, Fausto Lupetti, Antonia Magnacca, Transparency International Italia, Alida Manocchio - Tecnova, Elisa Angelici, Cybion - Online Business, Intelligence, Francesco Pira, Luca Toschi, CSL – Università degli Studi di Firenze

Twitter PhilosophyBiz Stone

Reputation is biggerthan brandMichael Fertik

(S)marketingOscar Blumm

Telco vs Over the topStefano Quintarelli

Spazio all’audaciaHassan Abouyoub

Delicati equilibriMaria Teresa Brassiolo

Reputazione e trasparenza,valori per l’impresaVincenzo Boccia

Cronaca di una crisi annunciataMario Morcellini

Il tempo è uscito dai cardiniAlberto Contri

Le parole della politicaStefano Mosti

Io, cittadino-consumatoreFrancesco Pira

Augmented CommunicationCommunication Strategies Lab

La tentazione etica della pubblicitàDaniela Panosetti

Il caso di WikipediaSara Fiadone

Se il mediumdiventa la persona

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BizStone

Vincenzo Boccia

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La creatività come unica, vera “risorsa rinnovabile”. La reputazione che diventa valore e parametro quantificabile, fino a trasformarsi in vera e tangibile valuta. E i contenuti che, alle soglie del web 3.0, tornano a rappresentare la preziosa materia prima per il continuo, cangiante gioco della comunicazione.Le riflessioni di Biz Stone e di Micheal Fertik che aprono questo numero speciale – come ogni anno dedicato all’evento a cui si ispira la nostra rivista – sono molto più che semplici resoconti del presente. Sono interpretazioni di ciò che si prefigura, anticipazioni di quello che sarà. Un’evoluzione che sconfessa i vecchi modelli marketing oriented, fortemente codificati intorno al rapporto prodotto-consumatore, a favore di quel nuovo “nodo” relazionale e comunicativo che con una certa ironia – ma neanche troppa – amiamo chiamare (s)marketing. Grande (e inatteso) protagonista di questo cambiamento è ancora una volta il “cittadino consumatore”: una crasi concettuale e linguistica per un soggetto sociale inedito, un utente che non consuma prodotti, ma riflette su valori, identità, orientamenti comuni. Una figura ibrida e sfuggente che grazie ai nuovi modelli di

comunicazione riesce a instaurare con i suoi interlocutori – imprese o Istituzioni che siano – un rapporto di valutazione critica e consapevole prima impensabile. Cadono una per una tutte le strutture di intermediazione, sia fisica che virtuale: uffici e sportelli vengono sostituiti da servizi telematici, gli organi di informazione sono largamente superati dalla ricerca, produzione e circolazione autonoma di notizie da parte degli utenti. La reputazione diventa così il vero trait d’union tra i due mondi: pubblico e privato, istituzionale ed economico – configurandosi sempre più come una forma di costruzione partecipativa orizzontale in risposta alla richiesta verticale di trasparenza da parte della società civile. A poco a poco, strumenti collaudati diventano obsoleti, sotto il profilo culturale prima ancora che tecnologico, e decade una cultura della comunicazione che ha formato intere generazioni. E tra le maglie di questi nuovi modelli, si intravede il futuro possibile della comunicazione: superare il desueto determinismo mediacentrico verso un nuovo “rinascimento dei contenuti”. Perché la società in cui viviamo è come un cruciverba: per risolverlo basta saper usare le parole.

Datemi un tweet e solleverò il mondo

Editoriale diFranco Pomilio

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TwitterPhilosophydi Biz Stone *

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di Biz Stone *

Dalla nascita di Twitter al valore della conoscenza, fino all’altruismo come base per nuove opportunità. Un breve “viaggio sentimentale” tra insegnamenti ricevuti, opportunità raccolte e stimoli per continuare a creare e immaginare il futuro

* Trascrizione dell’intervento tenuto nel corso della terza edizione dell’International Communication Summit, svoltosi a Roma il 18 ottobre 2012

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Mi è capitato spesso, in questi anni, che mi ve-nisse chiesto come è nata l’idea “rivoluzionaria” di Twitter. Non so quanto sia stata rivoluzionaria, ma posso dire che l’idea di Twitter – come tutte le ispirazioni creative – è arrivata un po’ per caso, sull’onda di un’intuizione. Meglio ancora, di una “deviazione” creativa, dalla voglia di fare qualco-sa di inatteso.Era il 2006, io e Evans Williams eravamo membri di una azienda che gestiva podcast; a un certo punto il mio amico suggerì che avremmo dovuto ideare qualcosa di completamente diverso, qual-cosa che ci interessasse davvero. Ci mettemmo quindi a lavorare su quello che sarebbe diventato il prototipo di Twitter. All’inizio lo mostrammo ai

Nei primi due anni Twitter ha ricevuto molte critiche. Ma come mi disse una volta Williams: «Neppure il gelato è utile: per questo dovremmo proibire i gelati e tutta la gioia che ne consegue?»

Astro_mikeIn apertura, l’astronauta Mike Massimino, che nel 2009 durante una missione spaziale ha usato Twitter per comunicare con parenti e amici

Errare bonum est«Forse, tutto considerato, la storia degli errori fatti dall’umanità ha più valore e interesse della storia delle scoperte fatte»: è l’aforisma di Benjamin Franklin citato da Stone

nostri amici, che non furono molto entusiasti: pensavano fosse troppo semplice. Nonostante questo, Williams mi convinse a continuare e già un anno dopo migliaia di persone si trovarono a testare la prima versione del programma. Ma il potenziale del mezzo ci apparve davvero chiaro qualche tempo dopo, quando un utente, nel-lo spazio di un tweet, riuscì a svuotare un pub troppo affollato e portare decine di persone in un altro locale.Questo episodio ci colpì moltissimo e ci diede la misura delle potenzialità di quello che avevamo creato: la possibilità da parte di diversi individui di scambiarsi in tempo reale messaggi semplici, quasi rudimentali, aveva prodotto per qualche minuto una voce unica; in uno stesso momento tutti erano concentrati su un solo obiettivo. È un fenomeno riscontrabile anche in natura, ma per quanto ne so era la prima volta che una tecno-logia permetteva a tante persone di comportarsi

come una sola. In quel caso si trattava di un’oc-casione futile, una festa tra ragazzi, ma ricordo che mi ritrovai a pensare che lo stesso mecca-nismo, se attivato in situazioni critiche – un di-sastro naturale, un’emergenza sociale – avrebbe potuto rivelarsi davvero importante e decisivo.Questo accadeva nella primavera del 2007 e fu allora che inserimmo Twitter tra i progetti che l’a-zienda stava seguendo. Da quel momento in poi, lavorando alla sua implementazione, ho appreso moltissime cose; ad esempio la necessità di inve-stire nel progetto le proprie emozioni, oltre che le proprie competenze. Essere emotivamente coin-volto mi ha fatto comprendere meglio critiche e commenti e superarli, guidandomi nella ricerca delle soluzioni più adatte.

Utile o dilettevole?

Nei primi due anni in effetti Twitter ha ricevuto

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non poche critiche, soprattutto riguardo alla sua utilità. Ma come mi disse una volta Williams: «Anche il gelato non è utile: per questo dovrem-mo proibire i gelati e tutta la gioia che ne conse-gue?». Questo cancellò in me ogni dubbio. Aveva ragione: non saremmo mai riusciti a superare tutti gli ostacoli del progetto se non ci fossimo divertiti così tanto nell’idearlo e svilupparlo.Ma la lezione migliore che ho imparato lavo-rando a Twitter riguarda il fallimento: per avere successo in maniera così spettacolare sapevo di dover fallire in maniera altrettanto spettacolare. Credo anzi che gli aspetti positivi del fallimento siano sottovalutati. C’è una citazione famosa di Benjamin Franklin che recita: «Forse, tutto con-

siderato, la storia degli errori fatti dall’umanità ha più valore e interesse della storia delle scoperte fatte». Ed è vero: gli errori che abbiamo fatto nel creare e sviluppare Twitter ci hanno insegnato moltissimo. Penso che lo stesso principio valga per l’uso che oggi la gente fa dei social media: il modo in cui un individuo o un’organizzazione comunica in tempo reale su queste piattaforme ci dà un’idea del suo carattere, del suo temperamento. Se pro-viamo a guardare tutto questo dall’alto, in modo distaccato, diventa evidente che l’umanità sta ancora esplorando questo territorio; ed è ovvio che in questa esplorazione si faranno errori. Ci saranno persone e aziende che da questo otter-ranno grandi successi e altri che invece ricave-ranno solo problemi. Si veda il caso della compagnia aerea Jetblue: quando iniziò a usare Twitter, lo fece nel modo sbagliato, inviando link privi di interesse; i follo-

wer quindi erano davvero pochi e chi gestiva l’ac-count a un certo punto, per disperazione, chiese loro: «Cosa volete che postiamo su Twitter? Cosa vi interessa?». E quelli risposero: «Vogliamo pro-prio questo: sentire la tua umanità, la tua vulne-rabilità; sentire che interagiamo con una persona reale, non solo con un’azienda anonima e infal-libile». Da quel momento in poi l’account iniziò a essere usato in modo del tutto diverso – per rispondere alle lamentele, segnalare i ritardi – e il numero dei follower aumentò. Io stesso una volta, nell’imbarcarmi su uno dei loro voli, inviai un tweet menzionando il nome della compagnia. Subito risposero: «Oh, stai prendendo un nostro volo? Bè, dovresti provare

le mandorle tostate, le abbiamo appena aggiunte al menu…». Da qui prese il via una divertente conversazione, che si tradusse in un certo traf-fico su Twitter.É un esempio molto significativo di come un erro-re iniziale possa portare a una correzione e infine al successo: oggi l’account Twitter di Jetblue è uno strumento efficace per dialogare con i clien-ti, scambiando informazioni e idee sui servizi, sulla soddisfazione e sulle emozioni generate dall’azienda.

Conoscere e agire

In dieci anni, quindi, il web ha davvero cambiato faccia, diventando più umano, più “sociale”. Ma dieci anni non sono molti; la verità è che siamo solo all’inizio e quando le grandi aziende dei mo-tori di ricerca e i social network dichiareranno di poter collegare sette miliardi di persone con fonti

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infinite d’informazione, io dirò loro: «Ok, vi credo. Ma cosa succederà poi?».Albert Einstein disse: «Le informazioni non sono la conoscenza». L’uomo non è biologicamente in grado di comprendere e assimilare una quantità infinita di informazioni; continuare a riversare sulle persone sempre maggiori quantità di informazioni non farà necessariamente aumentare la nostra capacità di comprensione. Solo quando conosci davvero qualcosa puoi passare all’azione. Perciò, quando penso al futuro di Internet, penso che dobbiamo tenere a mente questa semplice equazione, che solo l’informazione sommata alla comprensione ha il potenziale per trasformarsi in azione. Ed è questo che va applicato anche ai nuovi modelli imprenditoriali. Cosa significa oggi creare una piattaforma per contenuti nell’attuale scenario mediale? Perché ogni cosa è cambiata negli ultimi cinque anni: usiamo un gran nume-ro di strumenti diversi, leggiamo di tutto, articoli, tweet, discussioni e partecipiamo ad eventi in tempo reale. La vera difficoltà è quella di cercare di capire quale sia il contenuto più rilevante per l’individuo che in quel momento sta leggendo sul suo computer o telefono e quindi come portarlo in superficie in modo tale che gli individui com-prendano davvero e agiscano. Riporterei alcuni esempi per spiegare meglio cosa intendo per ca-pire e agire. A un certo punto della mia vita volevo perdere peso, sapevo che dovevo mangiare meno e fare più attività fisica, ma non sapevo da dove comin-ciare. Iniziai così a utilizzare Fitbit, un semplice pedometro che, oltre a registrare il numero dei passi, chiede di inserire sul sito corrispondente

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informazioni su quanto si mangia e quante ca-lorie si bruciano durante l’attività fisica. Alla fine ho capito che il trucco era pensare alla dieta in modo inverso, come uno strumento che ci con-sente di consumare più di quanto si guadagna. E solo dopo aver compreso questo sono riuscito a passare all’azione.Questo era un esempio molto semplice; uno ben più serio e rilevante è quello delle azioni portate avanti dalle persone durante la Primavera ara-ba. Le persone insoddisfatte della leadership del loro Paese erano molte; ma solo quando furono in grado di condividere queste idee, usando vari tipi di social media, riuscirono a trovare anche il coraggio e la spinta a ribellarsi, comportandosi come una sola persona e promuovendo un rea-le cambiamento. Non bisogna pensare però che il cambiamento sia dovuto solo alla tecnologia. Ogni progresso è sempre comunque un trionfo dell’umanità. Anche di fronte alla tecnologia più sofisticata, quello che conta è il modo in cui le persone la utilizzano. Sono convinto che le per-sone sono fondamentalmente disposte al bene: basta dare loro lo strumento giusto e questa di-

La creatività è una risorsa rinnovabile. C’è sempre una soluzione alternativa ad un problema ed è questo continuo rinnovamento il vero motore propulsivo dei media e delleloro applicazioni sociali

IL PRINCIPE DEI TWEET

Christopher Isaac “Biz” Stone, nato a Boston il 10 marzo 1974, è co-fondatore di Twitter insieme a Evan Williams. Diplomato alla High School di Wellesley e fellow presso la Oxford University, è autore di due libri: Genius Strategies for Instant Web Content e Who Let the Blogs Out. Ha contribuito a lanciare servizi di comunicazione per l’interazione sociale come Xanga, Blogger, Odeo. Tra i ri-conoscimenti: “Imprenditore del decennio” per Inc Magazine, nella lista delle “Persone più influenti del mondo” per Time Magazine e delle “Dieci persone più importanti dell’epoca digitale” per Vanity Fair. Nel 2010 è stato insignito del premio Innovation Award dall’International Cen-

ter for Journalist. Twitter, fondato nel 2006 gli ha cambiato la vita: 190 milioni di tweet al giorno, 500 milioni gli utenti e altissimi introiti pubblicitari. Principale canale d’informazione non con-venzionale, ha cambiato le tradizionali modalità del fare giornalismo e informazione. Attraverso piattaforme on line aperte e collaborative, ha creato sistemi di carattere sociale e altruista. Nel 2011 ha fondato The Obvious Corporation per sviluppare nuovi sistemi che aiutino le persone a lavorare insieme, migliorando il mondo. Nel 2012 insieme a Williams ha annunciato la creazione di Medium: un nuovo sito che consen-te di scrivere status illimitati.È vegano e sostiene la Beyond Meat, startup che produce cibo vegetale ma simile alla carne. Insieme alla moglie ha fondato la Biz and Livia Stone Foundation a sostegno dell’ambiente, della salute e dell’educazione.

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Albert Einstein disse: «Le informazioni non sono la conoscenza». Continuare a riversare sulle persone sempre maggiori informazioni non farà aumentare la nostra capacità di comprensione

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sposizione emergerà. Questo è quello che ho im-parato sviluppando Twitter.Altre mie esperienze potrebbero essere d’ispira-zione. Ricordo ad esempio che quando andavo alle superiori non era possibile praticare lo sport del Lacrosse. Chiesi allora all’amministrazione se potevo creare io una squadra di Lacrosse, cercando persone interessate e un allenatore disponibile. Non solo mi permisero di farlo, ma diventammo tutti molto bravi, e questo proprio perché partivamo da zero. Mi resi conto così che le opportunità si possono creare, che non biso-gna aspettare semplicemente che arrivino: un insegnamento che mi è utilissimo ancora oggi, ogni volta che inizio un nuovo progetto. Quando si avvia un’impresa nessuno ne sa nulla, ma è importante coinvolgere altre persone disposte a rischiare con noi. Ed è quello che stiamo cercan-do di fare proprio con Medium, il nostro nuovo progetto per fare publishing in futuro. Quando mi iscrissi all’università, lavoravo anche part-time in una casa editrice; il mio lavoro era semplicemen-te spostare cartoni su e giù, ma fu comunque un’occasione per dimostrare che sapevo usare i computer. Era l’epoca in cui si stava passan-do dalle vecchie tecniche di design editoriale a quelle più avanzate. Un giorno, mentre tutti era-no a pranzo, sono intervenuto sul progetto di una copertina e quando l’Art director seppe che ero

stato io mi fu offerto un lavoro come designer. Un’esperienza che mi ha insegnato molte cose diverse, ma soprattutto una: che la creatività è una risorsa rinnovabile. Di fronte a ogni pro-blema, ad ogni sfida, c’è sempre una soluzione alternativa ed è questo continuo rinnovamento il vero motore propulsivo dei media e delle loro applicazioni sociali.

Altruismo: un valore di business

Un altro tema che mi sta molto a cuore è quel-lo dell’altruismo, dell’empatia, della vocazione a fare qualcosa di utile per il mondo, perché è in questa direzione che a mio avviso si stanno muo-vendo i nuovi modelli di business.

Sono convinto che le persone sono fondamentalmente disposte al bene: basta dare loro lo strumento giusto e questa disposizione emergerà

Inspi(red)Uno dei simboli promozionali di Product Red, il marchio no-profit rilasciato in licenza a diverse aziende e finalizzato a raccogliere fondi per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria in Africa

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Per un certo periodo ho collaborato con l’organiz-zazione no profit Product Red, che distribuendo delle pillole retro-virali poco costose e sommini-strandole per trenta-quaranta giorni a pazienti in fin di vita, riesce a riportarli in ottime condizioni di salute: è il cosiddetto “effetto Lazzaro”. Quan-do ero più giovane pensavo che fare del bene agli altri fosse semplicemente qualcosa che si è tenu-ti a fare, ma che non sarebbe mai stato possibile misurare l’impatto di queste azioni. Ma quello che sta succedendo con Product Red e altri pro-getti è che, col miglioramento delle condizioni di salute, un’intera area si sta stabilizzando e ripo-polando. E dunque esiste un impatto misurabile delle buone azioni.Ritengo allora che gli individui e le aziende do-vrebbero iniziare a pensare in modo diverso all’al-truismo. Non bisogna aspettare di essere abba-stanza ricchi per fare del bene, ma sopratutto i giovani e le aziende in fase di start-up, dovrebbero inserire fin dall’inizio nel loro progetto di vita o di impresa la volontà di fare del bene. Non solo per-ché è “la cosa giusta da fare”, ma perché effetti-vamente questo aiuta gli affari, li rende più sani. Il futuro del marketing è la filantropia: se un’azienda ha una buona reputazione attirerà tra i lavoratori i migliori talenti e aumenteranno i consumatori che scelgono i suoi prodotti.In generale, occorre accettare una nuova idea

di successo, che tenga conto di tre elementi: il risultato finanziario di un’attività, il suo impatto positivo sul mondo e la gioia che questo produ-ce. So che è una definizione di successo difficile da realizzare, ma è importante farlo per rendere il mondo un posto migliore: dobbiamo amare il nostro lavoro, essere emotivamente coinvolti in quello che facciamo. L’altruismo è fondamentale; e qualunque modo sceglieremo per aiutare gli altri, in qualunque mi-sura lo faremo, avrà un forte impatto sulla nostra vita e quella altrui.È questo il messaggio che vorrei comunicare: nel futuro di Internet avremo accesso ad una quanti-tà illimitata d’informazioni.Tra qualche anno, probabilmente, non ci saran-no più neppure i social media. Per il semplice motivo che tutto, oggi, è già mediatico e sociale. Quando una persona produce un’informazione, racconta una storia e poi la rilancia, la condivide, la riproduce, quella persona è già un medium e sta già producendo una dinamica social. Le vere problematiche che dovremo affrontare saranno quelle della conoscenza: rilevanza, attinenza, qualità delle informazioni.La vera sfida è impegnarci a utilizzare questo potenziale di connettività in modo trasparente e altruista, pensando a quello che è meglio per l’umanità. Muovendoci tutti come una sola unità.

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Biz Stone, co-fondatore e direttore creativo di Twitter, che rappresenta oggi uno dei principali canali mondiali di informazione non convenzionale. Ha collaborato alla creazione di altri servizi nel campo social media, come Xanga, Blogger e Odeo. Considerato uno degli uomini più influenti del mondo ed è stato insignito nel 2010 del primo Innovation Award dall’International Center for Journalists

Franco Pomilio, Ics Chairman e Presidente della Pomilio Blumm. Si è laureato negli Stati Uniti, conseguendo specializzazioni nel Marketing alla Harvard University, al MIT di Boston e all’Insead di Singapore. Ha lavorato nelle principali agenzie pubblicitarie multinazionali e diretto la rivista nazionale “Quale impresa”, gruppo Sole24Ore. È tra i fondatori del network indipendente TAC, dell’iniziativa italo-araba Ameen Blumm e del progetto The Bridge, con sede a Dubai. Già in passato Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Mezzogiorno, oggi è consigliere dell’associazione Confindustria Africa & Mediterraneo. Ha pubblicato “La Repubblica della Comunicazione” (2010, con Francesco Pira) e “Comunicazione 3.0” (2011)

Michael Fertik, Fondatore e CEO di Reputation.com. Nominato membro del World Economic Forum Global Agenda Council sulla Internet Security, presiede nell’Advisory Board per la Internet Keep Safe Coalition, un’organizzazione composta di professionisti provenienti da vari settori della società, dedicata alla creazione di un ambiente sano per la navigazione sul Web dei bambini

Daniela Panosetti, Dottore di ricerca in Semiotica presso la Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna, già docente di Semiotica del testo presso l’Università “Sapienza” di Roma. Giornalista, collabora con la rivista Alfabeta2

Vincenzo Boccia, Amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia SpA, presidente onorario di Assafrica & Mediterraneo, attualmente è presidente Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria con delega per il credito e la finanza per le PMI

Maria Teresa Brassiolo, Co-fondatrice e Presidente dal 1996 di Transparency International Italia, ha diretto numerosi progetti e ricerche su diversi temi, tra cui monitoraggio delle convenzioni OCSE e UNCAC, patti di integrità, legge anticorruzione, protezione dei whistleblowers e sistema di integrità nazionale

Stefano Quintarelli, Fondatore di I.NET, già direttore dell’Area Digital del Gruppo Sole24Ore e presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP), è stato uno dei pionieri nell’introduzione della cultura di rete in Italia

Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia dal 2010, è stato ministro del Commercio Estero, degli Investimenti Esteri e del Turismo e, dal 1995 al 1997, ministro dell’Agricoltura

Francesco Pira, Ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi e docente di Relazioni pubbliche e comunicazione delle organizzazioni complesse presso l’Università di Udine. Giornalista, è consigliere nazionale dell’Associazione italiana della Comunicazione Pubblica

Mario Morcellini, Professore ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi, è direttore del dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della “Sapienza” Università di Roma e presidente della Conferenza Nazionale delle facoltà e dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione

Stefano Mosti, Presidente e socio fondatore dell’Osservatorio di Pavia. Si occupa di ricerca e formazione nell’ambito dell’analisi della comunicazione nei media, è membro del direttivo del Centro per l’educazione ai media di Pavia e del comitato d’onore del Child Guardian Award

Alberto Contri, Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, è consigliere dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, direttore generale di Lombardia Film Commission e docente di Comunicazione sociale IULM Milano

Sara Fiadone, Dottoressa in Discipline Semiotiche presso l’Università di Bologna, dopo la laurea ha svolto attività di copywriting e web writing. Attualmente cura la redazione di contenuti web per la divisione new media di Pomilio Blumm

Face Book

il prossimo numero di ICS MAGAZINEsarà disponibile nel mese di APRILE 2013Se vuoi ricevere la rivista vai sul sito

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PREVIEW!

QUARTERLY ITALIAN EDITIoN - 13.01Proprietario: Pomilio Blumm srl

Direttore Responsabile: Daniela Panosetti

Direttore editoriale: Virginia Patriarca

Coordinamento redazionale: Simona Di Luzio

Cadenza: trimestrale

Art Director: Franco Pomilio

Graphic Design:Luca Di SabatinoNicola GaribaldiGuglielmo Paradisi

Responsabile di produzione:Antonio Di Leonardo

Stampa: Artigrafiche Boccia

Redazione:Sonia BucciarelliGiovanni CelliniClaudio Di GiovanniSara FiadoneAntonella MastrangeloFederica Vagnozzi

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Antonio Di Leonardo, Rosita Focosi, Antonia Magnacca, Andrea Masci.

Le foto in questo magazine sono state tratte da:wikipedia, fotolia.com

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