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Settembre 2013 Prossima edizione: 27 Ottobre 2013 IL GIORNALE MENSILE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA DELLA PENISOLA SORRENTINA CENTRO il «QUIS UT DEUS?» Festività di San Michele Arcangelo AL VIA IL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO Anno 7 numero 9 (75) - Mensile gratuito iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008 - Contatti: tel. 081.877.47.25 - 331.74.88.453; e-mail: [email protected] ; sito: www.giornaleilcentro.com AL VIA IL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO AL VIA IL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO AL VIA IL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO AL VIA IL CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO

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Settembre 2013 Prossima edizione: 27 Ottobre 2013

Il gIornale menSIle dI ISpIrazIone cattolIca della penISola SorrentIna

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«quis ut deus?»Festività di san Michele Arcangelo

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LO STATO DEL VATICANO CONSACRATOA SAN MICHELE ARCANGELO

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCOGiardini Vaticani

Ci siamo dati appuntamento qui nei Giardini Vaticani per inaugurare un monumento a San Michele Arcangelo, patrono dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente oggi in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!

Sono grato alla Presidenza del Governatorato, in particolare al Cardinale Giuseppe Bertello, per le sue cordiali parole, alle Direzioni e alle maestranze coinvolte per questa realizzazione. Ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato, anche per la presentazione che ci ha fatto dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Una parola di apprezzamento va allo scultore, il Sig. Giuseppe Antonio Lomuscio, e al benefattore, il Sig. Claudio Chiais, che sono qui presenti. Grazie!

Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, che oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo, sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede.

Michele - che significa: “Chi è come Dio?” - è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura ci richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo. Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori.

Cari fratelli e sorelle, noi consacriamo lo Stato Città del Vaticano anche a San Giuseppe, il custode di Gesù, il custode della Santa Famiglia. La sua presenza ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene. A Lui chiediamo che ci custodisca, si prenda cura di noi, perché la vita della Grazia cresca ogni giorno di più in ciascuno di noi.

Illustrazione nella pagina accanto di Domenico Lubrano

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CENTROIL29 settembre 2013

Sorrento conSacrata alla MadonnaRubrica sulla devozione mariana di Nino Cuomoda Sant’agata la vivacità del SolitoRubrica sui periodici interni alle parrocchiedi Biagio Verdicchioil qui dell’eState con teoria e PraticaRubrica di approfondimento scientificodi Fabio Vollaro“nun è aMMore verace, Si nun t’aPPicceche e fai Pace”

«i SentiMenti fanno SeMPre goal»Intervista a Valentino Russo, portiere 17enne del Sor-rento Calcio di Antonella Coppola

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Rubrica sui proverbi napoletanidi Fabio Vollarol’@genda del centroGli appuntamenti del mese

rubriche

le Parole di PaPa franceSco alla gMg 2013L’omelia del 28 luglio 2000 giovani alla giornata regionalegrg 2013: un’eSPerienza da volontariaLe testimonianzedi Emanuela di Gennaro e Monica Russoda leon a Santiago... in biciclettaIl racconto di un sogno realizzatodi Gianni Esposito«credo, Signore, Ma auMenta la Mia fede»Il pellegrinaggio a Lourdes dei giovani di Trinitàdi Mariarita Moffale faMiglie criStiane in alta quotaCampo famiglie sulle Dolomiti per S. Micheledi Anna Ascionela Preghiera, veicolo di cariSMiLa comunità “Rinnovamento carismatico cattolico”di Fabio Vollaro50 annni di ProfeSSione MonaSticaIl giubileo d’oro di Suor Margherita Caputodi Nino Cuomo15 agoSto tra altare e PalcoScenicoLa festa della SS. Assunta a Mortoradi Susy Russo

cronaca&interviSteil convegno dioceSano eccleSialeLa programmazione dell’azione pastoraledi Iole Filosain MeMoria di loro: 100 doPoLa parrocchia di Casarlano onora gli antichi parrocidi Nino Cuomoalle StaMPe una PrezioSità StoricaIl libro della Arciconfraternita dei Servi di Mariadi Luigi Di Prisco“tieMPe belle ‘e ‘na vota” a villa fondiLa mostra dell’artigiano Giuseppe Ercolano e l’inter-vista a Peppe Barra - di Costanza Martina VitaleMilano, caPitale MuSicale a PianoLa V edizione di Progetti d’Autore dell’Eta Betadi Domenico LubranoStorie di forni, fornai e fornarineIl libro sul pane di Cecilia Coppolala cena di beneficenza del gruPPo vincenziano di volontariato carotteSe - di Cecilia Coppola6 SettiMane Per una notte da oScarLo spettacolo dei giovani di Trinità - di Katia VenieroeState: Stare inSieMe nel Suo noMeTutte le attività della parrocchia di S. Maria di Galateadi Susy Russo

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Anno 7 numero 9 (75)Mensile iscritto al Registro della Stampa presso il Tribu-nale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008Editore: società cooperativa AKMÁIOS a r.l.iscrizione al R.O.C. n°22022 del 04 febbraio 2012www.akmaios.it - 081.877.47.25Contatti: recapito telefonico redazione 331.74.88.453

Direttore responsabile: Costanza Martina VitaleCondirettore: Iole Filosa

Hanno scritto su questo numero: Anna Ascione, Antonel-la Coppola, Cecilia Coppola, Nino Cuomo, Gianni Esposito, Emanuela di Gennaro, Luigi Di Prisco, Iole Filosa, Domeni-co Lubrano, Mariarita Moffa, Monica Russo, Susy Russo, Katia Veniero, Biagio Verdicchio, Costanza Martina Vitale, Fabio Vollaro.

Illustrazione (pag. 3): Domenico LubranoHanno collaborato: Mario Casa, Francesco Casillo,

Impaginazione e grafica: Akmàios - Iole Filosa

Questo numero è stato chiuso martedì 24 settembre 2013Il prossimo numero uscirà il 27 ottobre 2013

Sede creativa: Via San Paolo, 20 - 80067 Sorrento (NA)Stampa in proprio

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EditorialeL’ANGELO GUERRIEROSALVERà LA CHIESA

Stamattina abbiamo fatto un gioco. Abbiamo stampato le raffigurazioni di cinque santi su una scrivania in legno scuro, in ordine sparso. Poi abbiamo fatto entrare tre bambini e due bambine di età compresa tra i quattro e i sette anni e abbiamo chiesto loro, singolarmente, quale rappresentazione preferissero.Le stampe raffiguravano: Santa Chiara D’Assisi, San Francesco D’Assisi, San Michele Arcangelo, San Giovanni Battista e Santa Teresa del Bambin Gesù.Quattro bambini su cinque hanno allungato il dito, senza troppi tentennamenti, sull’immagine di San Michele Arcangelo. La quinta, era una bambina, si è rifiutata di scegliere tra San Michele Arcangelo e Santa Chiara D’Assisi e ha preteso di portarsi le immagini a casa per decidere meglio. Ai quattro bambini abbiamo chiesto poi «Perchè avete scelto questo disegno? Cosa vi piace di più rispetto agli altri?»Dopo un silenzio iniziale, dato dal fatto che non riuscissero a motivare una scelta istintiva, le risposte sono state: «Perchè è un guerriero buono», «Perchè ci difende dal male», «Perchè ha le ali», «Perchè è il capitano».Si sono schierati. Hanno scelto qualcuno che potesse rappresentarli ma allo stesso tempo difenderli, qualcuno che ha capacità particolari, come quella di volare, qualcuno che ha un carisma innegabile, al fianco del quale sarebbero ben felici di combattere. Qualcuno che ha il coraggio e la forza di sconfiggere il male.Questi bambini tra qualche anno riceveranno il sacramento

della Comunione, inizieranno, forse, a frequentare un centro parrocchiale, riceveranno la Cresima e, nel frattempo, saranno testimoni del proprio Credo. Ma non cambierà la loro scelta. Continueranno a preferire chi li difende dal male, quell’affascinante angelo guerriero.Don Domenico Cassandro lo intuì chiaramente :«Alzando il tiro affascini le persone che non si muoverebbero per niente di meno che per un grande Amore. (...) I giovani non sono affascinati dalla mediocrità».Se la Chiesa intende continuare la raccolta di anime che vivono in Cristo non deve mai rinunciare a schierarsi per il bene, ad impugnare la spada contro il male, a volare al di sopra delle beghe umane e mettersi a capo di una schiera di fedeli che chiedono di essere tutelati e accompagnati nella propria personale battaglia contro il male. Deve ripugnare comportamenti sociali che aumentano le oppressioni e le ingiustizie. Anche se questo sembra essere più difficile nel piccolo paese piuttosto che predicando davanti al mondo intero, è proprio questo che gli adulti di domani chiedono: un angelo guerriero.Se non lo riconosceranno nella propria famiglia, nel proprio quartiere, nella propria parrocchia, nel proprio Stato, faranno di nuovo una scelta, come anni prima su quella scrivania in legno scuro, e andranno lì dove c’è tutela, lì dove c’è qualcuno disposto a proteggerli, confondendo irrimediabilmente i contorni del bene e del male.Ogni volta che avremo il coraggio di essere un angelo guerriero salveremo la vita di chi, in quel momento, non vuole altro che poter scegliere noi come suo preferito.

di Costanza Martina Vitale

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CENTROIL29 settembre 20136Festa patronale/1. Il Sacramento della Confermazione con Mons. Alfano

I CRESIMANDI AFFIDATI ALL’ARCANGELOTra devozione e tradizione l’ultimo appuntamento della novena e l’ascesa al tempietto di San Michele al centro dell’abside

San Michele Arcangelo torna quest’anno ad illuminare la strada dei carottesi e lo fa in una maniera tutta speciale. Presso la basilica di Piano di Sorrento il 29 settembre durante la S. Messa solenne delle 11.15 si celebra, infatti, il Sacramento della Confermazione. Lo

Spirito Santo che arruola nell’esercito di Cristo discende sui tanti giovani che con fede e convinzione si avvicinano alla Cresima e ha una connotazione in più che attraversa la devozione per il coraggioso Arcangelo Michele. Il momento di Grazia è celebrato dall’Arcivescovo della Diocesi Sorrento-Castellammare Mons. Francesco Alfano.I festeggiamenti religiosi vengono poi racchiusi dai vespri serali alle 19.30, ultimo appuntamento della novena iniziata sabato 21 settembre e guidata da Don Pasquale Irolla, sempre suggestiva e particolare grazie anche alle musiche e al canto.Da sempre carottesi e non attendono questo momento al termine del quale è possibile raggiungere il tempietto di San Michele posizionato in alto al centro dell’abside per affidare all’Angelo una preghiera, una persona cara, un pensiero, un ringraziamento o semplicemente per “salutarlo” come tanti anziani ancora dicono.

Festa patronale/2. Talenti e risorse locali: l’edizione 2013 è tutta per il territorio

TORNANO LE LUMINARIE CON “PIANISSIMO”Il Presidente della Pro Loco Marco D’Esposito: «Sull’onda della scelta fatta l’anno scorso, oggi grande entusiasmo». Previsti sconti per le giostre

Tornano le luminarie ad accendere, dopo 3 anni di stop, la festa patronale dedicata a San Michele Arcangelo. «C’era questo desiderio da parte dei cittadini che da sempre hanno particolarmente a

cuore questa ricorrenza - dichiara il Presidente della Pro Loco Marco D’Esposito - e siamo soddisfatti di essere riusciti nell’intento». Una festa, che prende anche quest’anno il nome di “Pianissimo”, e che si manifesta come tripudio di tradizione e sano campanilismo. Sono le risorse locali, i residenti di Piano di Sorrento, i giovani in particolare, ad essere protagonisti sabato 28 e domenica 29 settembre ma non manca il consueto appuntamento con giostre, dolciumi, torrone, artigianato locale, zucchero filato, palloncini, piccoli giocattoli e gli stands che da sempre caratterizzano le strade carottesi vestite a feste. «Sull’onda della scelta fatta nel 2012 - dichiara ancora il Presidente dell’Associazione Turistica Pro Loco - considerato il riscontro e il successo di pubblico avuto durante le performance degli artisti e delle realtà locali, quest’anno si è deciso di mettere totalmente in luce talenti giovani e risorse umane residenti a Piano di Sorrento. Una scelta che ha trovato pieno entusiasmo nelle associazioni carottesi». A Piazza Cota, infatti, il 28 settembre alle ore 21.00 ha avuto luogo l’esibizione

dell’Orchestra Euterock, l’ensemble giovanile della Scuola Media Statale e dell’Associazione musicale Euterpe; a seguire, alle ore 22.00 il concerto della cantante Francesca Maresca. Stasera 29 settembre, invece, la serata verrà aperta dal duo Cam Tham con Betty Coppola e Paolo Amato alle ore 21.00 e continuerà con il concerto alle ore 22.00 della swing band “Spaghetti Style”.E attenzione: gli spettacoli viaggianti, comunemente dette “giostre” permarranno fino alla sera del 1 ottobre presso l’area di Piazza della Repubblica con il 50% di sconto sul biglietto d’ingresso la domenica mattina e con la possibilità, nei giorni infrasettimanali, di sfruttare i 10 biglietti (1 omaggio e 9 con prezzo ridotto del 50%) assegnati ad ogni alunno delle Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado.

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Eventi/1. Il Premio Fondato da Raffaele Vacca giunge alla 30° edizione

IL PAPA VINCE IL PREMIO SAN MICHELEJorge Mario Bergoglio: «Tra i peccatori, gli uomini corrotti devono seguire la via della guarigione»

Si è tenuto sabato 28 settembre presso la Torre Aragonese nel centro di Anacapri

la trentesima edizione del Premio San Michele fondato da Raffaele Vacca nel 1984 e organizzato dall’Associazione di varia umanità. Il premio volge a riconoscere opere che, esprimendo in modo chiaro i valori fondamentali del vivere umano, invitano ad avere coscienza del passato, consapevolezza del presente, attenzione per il futuro, e siano in armonia con quelle precedentemente premiate.I premi, assegnati ai vincitori, sono costituiti da piatti di ceramica, ideati da Raffaele Vacca, dipinti da Ottavio Cacace ed ornati da Francesca ed Erminia Lucca. Al centro del piatto, destinato agli autori delle opere vincitrici del Premio S.Michele, è raffigurata l’immagine di S. Michele.La Giuria della XXX edizione del Premio Capri S. Michele,

presieduta da Francesco Paolo Casavola, ha assegnato i due premi del trentennale, all’opera “Augusto del Noce” di Massimo Borghesi, edita da Marietti 1820 ed all’opera “Il Mezzogiorno e l’Italia” di Luigi Sturzo e Antonio Gramsci, edita da Studium.I riconoscimenti di varia umanità sono stati attribuiti a Peter Cottino, Vincenzo De Gregorio, Francesco Esposito, Lello Esposito e Carlo Freccero.Ma il Premio Capri - San Michele va all’opera “Guarire dalla corruzione” di Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco) edito dalla EMI che si basa sulla differenza tra peccatore il corrotto: il primo può essere perdonato, il secondo deve prima guarire.

Vincitore della sezione giornalistica è stato Roberto Righetto, giornalista del quotidiano di ispirazione cattolica “Avvenire”.

di Costanza Martina Vitale

30/9/13: wOjTyLA E RONCALLI VERSO LA SANTITàLa sala stampa vaticana ha comunicato che a Piazza San Pietro saranno attese centinaia di migliaia di persone in occasione del Concistoro di lunedì 30 settembre 2013. Una data storica questa, in cui Papa Francesco dirà al mondo intera la data della canonizzazione di due beati: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ad entrambi i quali lui, il papa, è molto legato.Roncalli è stato “il Papa buono” che, nel cosiddetto discorso della luna, invitò i fedeli a tornare a casa dai propri figli e dare loro una carezza da parte del Papa; così come fu anche il Papa dela riforma collegiale della Chiesa.Wojtyla è stato poi promotore e protagonista di quella rivoluzione comunicativa della Chiesa che anche Papa Francesco sta cercando di portare avanti.Al Concistoro parteciperanno tutti i Cardinali

residenti e presenti a Roma quel giorno e in tale occasione si conoscerà la data, probabilmente del 2014, in cui avverrà la canonizzazione dei due Papi che verranno, dunque, proclamati santi della Chiesa.

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929 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 20138Eventi/2. La prima tappa si è conclusa davanti a mille addetti ai lavori

DIOCESI: SI RIPARTE DAL CONVEGNO Fissati i prossimi appuntamenti: 25 ottobre e 23 novembre. “Comunità”, “corresponsabilità” e “missione le parole chiave

La prima tappa del convegno ecclesiale si è tenuta presso il Cinema Teatro “Delle Rose” di Piano di Sorrento lo scorso venerdì 20 settembre alla presenza di circa 1000 persone tra i membri

degli organismi di partecipazione ecclesiale e altri operatori pastorali. Il tema del convegno dell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia è stato “Le Unità pastorali: una scelta per vivere la comunione” , tema diretto dall’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano.«È stata un’esperienza arricchente per me e per le comunità - si legge sul sito dell’Arcidiocesi - tra le quali si è risvegliata la voglia di camminare insieme. Perché quel che conta - continua Mons. Alfano - è che la comunione possa circolare sempre più».Parole chiave della serata sono state appunto: comunione, corresponsabilità e missione in un continuo sollecito alle Unioni pastorali e ai fedeli. Fino al 24 ottobre le comunità sono invitate a fare esercizi di comunione. Almeno un incontro i consigli pastorali parrocchiali con questi quesiti da porsi: “A che punto siamo nella vita di comunione? Come viviamo la corresponsabilità?”. I consigli delle Unità pastorali si dovranno incontrare almeno due volte. Nel primo incontro si condivideranno le conclusioni dei consigli parrocchiali

Foto di Mimmo Guarracino - Tratta da www.diocesisorrentocmare.it

e si rifletterà su tre aspetti: “A che punto siamo nella vita di comunione? Come la nostra Unità aiuta le parrocchie a crescere nella comunione? Le relazioni e i rapporti tra Unità, Zone e Diocesi, con ipotesi di collaborazione le une per le altre”. Nel secondo incontro ci sarà la condivisione delle conclusioni da presentare alla seconda fase del convegno, che sarà un Incontro residenziale all’Hotel Stabia di Castellammare di Stabia, dalle ore 15 del 25 ottobre alle ore 19 del 26 ottobre. La terza fase è rappresentata da una riunione congiunta del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale e dalla celebrazione eucaristica conclusiva, sabato 23 novembre, Primi Vespri di Cristo Re, alle ore 18, nella cattedrale di Sorrento.

Eventi/?. Presentato a Piano il libro di Domenico Cassandro, morto a 32 anni

LE PAROLE: IL TESTAMENTO DI DOMENICODon Pasquale Irolla: «Ognuno possa fare di questo testo, il copione della propria vita»

Villa Fondi è stato uno scenario toccante nel quale si è svolta la presentazione del libro di Don Domenico Cassandro “Il Mio Testamento” scritto durante i mesi in cui la

malattia lo strappava dalla vita per avvicinarlo a Cristo.Don Domenico era cresciuto nella parrocchia di San Michele Arcangelo sotto la guida spirituale di Mons. Arturo Aiello e all’età di 33 anni non ancora compiuti, il 17 ottobre 2012, è volato via lasciando parole d’amore e di fede, frutto di quell’inquetudine che lo ha portato ad essere l’uomo, il parroco che tutti noi ricordiamo.A meno di un anno dalla sua morte si svolge un incontro che vuole essere non solo una commemorazione ma un omaggio a lui che sapeva, con le sue parole, lasciare il segno nelle vite di coloro che incontrava.Presenti all’evento il Sindaco Giovanni Ruggiero suo animatore parrocchiale, don Maurizio Esposito compagno di seminario, ordinato prete il suo stesso giorno e ora suo successore presso la parrocchia di San Renato a Vico Equense, don Pasquale Irolla, attuale guida della parrocchia di San Michele Arcangelo e suo fratello nel sacerdozio, la prof. Patrizia Aversa, docente di lettere e, infine, Mons. Francesco Alfano. Lungo e sentito l’intervento di Giovanni Ruggiero che, senza pretese di verità ma con una prospettiva personale, ha voluto raccontare “il suo Domenico” in una lettera che ha spesso riproposto stralci del libro “Il mio Testamento”,

in cui la figura dello stesso Giovanni trova una sua collocazione.Partecipato anche l’intervento di Mons. Francesco Alfano che Domenico ha potuto viverlo solo negli ultimi mesi ma che, soprattutto attraverso il libro, confessa di aver sentito la sua compagnia nei giorni difficili: «Per Domenico la parola è tutto, consente una comprensione più profonda della vita degli altri, come un discepolo che si mette in ascolto. Per Domenico la Chiesa sono volti, sono nomi, sono storie e Domenico non ha paura di raccontarle perchè la parola affraterna, unisce e rende liberi». Chiude la serata, prima della proizione del film “Il tempo breve“ di Giovanni Panozzo che testimonia la fede di don Domenico, l’intervento di don Pasquale Irolla che di Domenico ricorda tre flash, dal campo giovani di quasi 16 anni fa al giorno della sua morte, confessando di aver visto in Domenico quel prete giovane che lui non è mai riuscito ad essere.Non mancano gli interventi di don Maurizio e della Prof. Aversa che sanno raccontare un Domenico sempre acuto, attento e voglioso di fare.Una serata commovente e arricchente che ha lasciato nei cuori dei presenti vivo il ricordo di Domenico e forte l’eredità stimolante delle sue parole.

Puoi vedere tutti gli interventi sul canale YouTube “giornaleIlCentro”.

25 SACERDOzIO

La sala stampa vaticana ha comunicato che a Piazza San Pietro saranno attese centinaia di migliaia di persone in occasio

Foto di Francesco Ruocco

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Gesù passa nelle nostre vite, incrocia le nostre strade e tante, troppe volte non ce ne accorgiamo perché presi da mille cose (o perché ci fa più comodo non pensarci), perché rimandiamo a

domani. Eppure, quella volta che passa e noi siamo attenti, innegabilmente lascia un segno. Lo scorso 12 settembre, nel campetto parrocchiale attiguo alla Cattedrale di Sorrento, il Suo Spirito è aleggiato su di noi, portandoci quattro nuovi presbiteri per la nostra comunità diocesana: don Michelangelo Gargiulo, don Roberto Imparato, don Alessandro Colasanto e don Salvatore Abagnale. Non nascondo l’emozione che ho provato nell’entrare nel campetto: mi ha riportato indietro nel tempo, al 2006, quando quello stesso campo ha visto venire al mondo sette splendidi soli, uno di questi è don Domenico Cassandro, ex parroco della parrocchia di S. Renato in Moiano, oggi più luminoso e beato di tutti, che guarda e benedice i passi di don Michelangelo.Don Michelangelo Gargiulo, finalmente, ha detto il suo “Sì” definitivo a Dio dopo circa dieci anni da che la sua storia con Lui è iniziata: correva l’anno 2003 quando Michelangelo decise di entrare in seminario ed oggi è qui, a “chiudere il cerchio” e raggiungere la tanto sofferta e ambita meta. Un passato alle spalle da animatore del gruppo Highlander - uno dei membri, Emmanuel Miccio, il prossimo 4 ottobre sarà ordinato diacono! - e da responsabile ACR; un percorso da seminarista non senza alti e bassi, che l’ha visto crescere e maturare spiritualmente grazie a don Domenico e al suo “dolore”. Un lungo periodo vissuto nella parrocchia diocesana dei Sacri Cuori di Gesù e Maria della frazione di Messigno

(Pompei) a cui don Michelangelo deve tanto, grazie anche alla figura di don Modestino, determinante in questa ultima fase del suo cammino vocazionale leggermente difficile e che oggi lo vede finalmente sacerdote.A presiedere la S. Messa c’era Mons. Francesco Alfano, vescovo della diocesi Sorrento-Castellammare di Stabia con la partecipazione di Mons. Felice Cece, vescovo emerito della suddetta diocesi (e predecessore di Alfano) e Mons. Arturo Aiello, (vescovo della diocesi di Teano – Calvi Risorta), padre nella Fede di don Michelangelo.Tante le persone che hanno partecipato a questo straordinario evento (è sempre un miracolo, un’ordinazione presbiterale, oggi) e tanti i sacerdoti presenti ad accogliere questi nuovi confratelli.Emozionante l’abbraccio di benvenuto che si scambiano poi i neo presbiteri con i loro confratelli, dopo il rito di ordinazione. Per me, che quest’anno è stato possibile “sbirciare” più da vicino in quanto partecipavo in veste di ministrante, è stato bellissimo guardare i sorrisi e le lacrime di gioia che si alternavano sui loro volti, nell’abbracciare “quel” sacerdote che è stato fondamentale per il loro cammino di fede. Come non ricordare l’abbraccio emozionato e denso fra don Michelangelo e don Modestino? E quello con il Vescovo Arturo?“Gesù è passato” mi sono ripetuto più volte quella sera mentre ritornavo a casa da Sorrento, carico di tutte le emozioni appena vissute. Spero ci possano essere ancora tante occasioni dove Gesù possa manifestarsi così chiaramente come quella sera. Io, intanto, aspetto l’ordinazione diaconale di Paolo ed Emmanuel il prossimo 4 ottobre!

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Il 15 settembre l’incontro “Immersi nello spirito”guidati da Don Natale Pane alla chiesa dei Sette Dolori

Incontri. La comunità “Rinnovamento carismatico cattolico” a S. Agnello

MICHELANGELO

di Pasquale Santovito

Diocesi/?. La struttura di Vico Equense cede il posto al Seminario Interregionale

SEMINARISTI TRASFERITI A POSILLIPOSalgono a 20 le diocesi da cui provengono gli studenti. Mons. Francesco Alfano non cambia sede

I seminaristi dell’Arcidiocesi Sorrento - Castellammare di Stabia hanno cominciato il 28 settembre il loro nuovo tempo di studi per la formazione al presbiterato presso il seminario interregionale di Posillipo.

Non sarà più, dunque, la struttura accanto alla Chiesa dell’Assunta di Vico Equense la sede dei seminaristi che da poco hanno dovuto trasferirsi presso l’ormai centenario Pontificio Seminario Campano Interregionale, per seguire le direttive impartite dalla Chiesa.Il seminario diocesano di Vico Equense rimarrà, per il momento, la sede del Vescovo Mons. Francesco Alfano, che, contrariamente alla tradizione che lo avrebbe visto risiedere presso la Cattedrale di Sorrento o la concattedrale di Castellammare di Stabia, aveva scelto di trasferirsi lì subito dopo il suo insediamento nella nostra diocesi, al fine di seguire i seminaristi nella loro quotidianità e nella loro scelta di vita.Salirebbero dunque a venti le diocesi che hanno seminaristi presso il seminario interregionale di Posillipo, e tra di essi troviamo anche i seminaristi delle diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia, ex diocesi del nostro vescovo Alfano ora retta da Mons. Pasquale Cascio e quelli della diocesi di Teano - Calvi retta dall’ex parroco della Basilica di San Michele Arcangelo, Mons. Arturo Aiello.Un’occasione di grande comunione, volendo seguire le parole di Don Franco al convegno diocesano del 20 settembre, che darà sicuramente modo ai nostri seminaristi di portare a termine il percorso di studi arricchendo la propria esperienza, guidati dal Rettore Padre Roberto del Riccio.

di Costanza Martina Vitale

“Ti accompagno e ti benedico per questa nuova avventura”: ho pensato questo - e come me, tanti altri lo avranno certamente fatto - la sera del 10 settembre, in Basilica, durante

la preghiera di preparazione per l’ordinazione sacerdotale di Michelangelo. Un gesto tanto semplice quanto efficace: Michelangelo, in piedi, ai gradini dell’altare nell’attesa di incontrare lo sguardo dei presenti che, uno per volta, passava per la navata centrale offrendogli la propria benedizione con gli occhi.Stessa sensazione provata domenica mattina, sempre in Basilica. Forse, quel 22 settembre don

Michelangelo non lo dimenticherà mai: per la sua prima Messa a S. Michele, l’intera comunità s’è stretta attorno a lui. Tanta l’emozione dall’assemblea, ma soprattutto tanta emozione negli occhi e nel suo cuore: è una storia, la sua, che nasce tra le navate di questa chiesa e si “chiude” (perché da adesso si comincia un nuovo viaggio) sull’altare di quella stessa chiesa, su quella Sede che «Tanto scotta, se penso ai miei predecessori!» ha più volte affermato don Michelangelo.Domenica sera, al Centro Parrocchiale “Mons Zama”, un momento di festa tutto per lui: alle 19.30 un breve momento di preghiera, dove don Michelangelo ha “svelato” un nuovo pezzo, che decorerà il Centro, a

memoria della sua ordinazione presbiterale e della sua vocazione, come è consuetudine nella parrocchia per ricordare simbolicamente tutti i suoi figli in Cristo. Una nuova fontana a muro è stata inaugurata, al posto di quella che c’era una volta, con vicino una targa con un verso del Cantico delle Creature di S. Francesco: «Laudato sii mii Signore, per Sora Acqua tanto umile e preziosa».E così il Centro si arricchisce di un nuovo pezzo di storia da raccontare: una storia bella, fatta di lacrime, di un amore di quelli tempestosi, di “Sì” ripetuti più volte; una storia che ha visto morire il Michelangelo di un tempo per far posto ad un nuovo Michelangelo. O meglio: Don Michelangelo!

Pasquale SantovitoFoto di Giuseppe Coppola, Photo 105

LA PRIMA MESSA E LA FESTA

Ci ha dato la notizia di fronte ad un buon caffè Salvatore Iaccarino. Da quest’anno sarà alunno dell’Almo collegio Capranica per conseguire la licenza in “Storia e Beni Culturali della Chiesa” della durata di tre anni presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma. Una notizia che ci riempie il cuore di gioia e che si accompagna ai nostri migliori auguri per il suo percorso di studi che, sicuramente, non interromperà la collaborazione con il periodico che lui stesso ha fondato. Salvatore Iaccarino, classe ‘88, ha infatti dato i natali al giornale “Il Centro” nel 2007 per poi scegliere la strada del seminarista compiendo l’esperienza pastorale presso le parocchie “Ss. Salvatore e S.Andrea Apostolo” di Casola e “S. Maria Assunta e San Giovanni Battista” di Lettere. Da oggi parte un nuovo corso presso la PUG: auguri di cuore da tutta la redazione!

SALVATORE IACCARINO, UN NUOVO PERCORSO ALLA PUG

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1329 settembre 2013CENTROIL

Lettere/2. Il primo saluto alla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes

OVUNQUE PROTEGGI LA GRAzIA DEL CUORE«Andando oltre i tanti “come” che adesso non possiamo prevedere, lot-teremo insieme perché crediamo nell’amore»

In questi ultimi giorni, come potrete immaginare, un vortice di emozioni ha attraversato la regione del mio cuore. Gli uragani, quando si abbattono su un determinato territorio, soprattutto se abitato,

portano soltanto distruzione, sofferenza e morte. Quelli che invece nascono dal “soffio” dello Spirito, «che non sai da dove viene né dove va» (Gv 3,8), inizialmente possono provocare confusione, senso di smarrimento, paura. Ma, alla lunga, ti accorgi che “si sono abbattuti su di te” non per spazzare via quello che sei, soprattutto la tua gioia, ma per lasciarti grandi doni, che il tuo cuore poco per volta riconoscerà. Questi giorni, lo ammetto, sono stati per me, forse come non mai, i giorni del dubbio. Anzi, dei dubbi. Sarò capace di rispondere alla chiamata di Dio, che mi vuole al servizio della famiglia parrocchiale “Nostra Signora di Louders”? Sarò in grado di ascoltare il cuore di questi fratelli e sorelle, per rispondere, con la bellezza del Vangelo, alle loro esigenze più profonde? Riuscirò a trovare quel valico per permettere alla Parola di “scendere” nel cuore di tanti fratelli, che magari oggi hanno tanta difficoltà a sentirsi amati, protetti dal Padre? Ho riflettuto in queste ultime ore sul sorgere di queste domande in me. Riflessione sulla riflessione. Mi sono accorto che sono accomunate da un’esigenza di fondo, un orizzonte di significato che le abbraccia, una stessa preoccupazione: il “come”. Tutte le mie incertezze sono legate al “come” vivere questa nuova esperienza da parroco, “come” guidare la parrocchia con saggezza, “come” essere per un popolo segno che rimanda all’amore di Dio. Ma può essere il “come” la preoccupazione più importante, per un prete come per un laico, per un giovane come per un genitore, per un anziano come per un bambino? Questa esigenza può essere la “pietra angolare” su cui costruire la casa solida di una vita piena, appassionata, vera? Sto leggendo in questi giorni le meditazioni di Don Domenico Cassandro, nato al cielo il 17 settembre scorso, dopo appena trentatre anni di vita e quasi sette di sacerdozio passati a servire con passione la comunità di san Renato a Moiano, frazione di Vico Equense. Mi sono fermato molto su queste sue parole, che stasera amo condividere

con voi. Sono la naturale conclusione della riflessione prima abbozzata. «Una vita che ha un “perché” è capace di affrontare qualsiasi “come”. Cosa vuol dire? Vuol dire che non ci dobbiamo preoccupare se la vita, a volte, si snoda in situazioni difficili, complicate, se gli incroci, che dobbiamo attraversare, ci vedono in difficoltà, con il fiatone, se a volte ci viene chiesta una forza che pensiamo

di non avere. Come sarà la mia vita da grande? Sarà facile? Sarà difficile? Sarà in salute, in malattia? Sarà da ricco, da povero? Non ci interessa il “come”, il “come” è lasciato al caso, alla Provvidenza di Dio, per chi crede. A noi deve interessare il “perché”: «una vita che ha un “perché” è capace di affrontare tutti i come».Queste parole mi hanno rasserenato. E mi spingono

a cominciare con una grandissima fiducia questo nostro itinerario insieme. Andando oltre i tanti “come”, che adesso non possiamo prevedere, lotteremo insieme. Perché crediamo nell’amore. Perché sappiamo che questa vita è l’unica e sola opportunità che abbiamo per lasciarci sedurre dal suo amore e vivere ogni giorno da innamorati, con l’amore sincero che trasuda dalla nostra pelle, canta nelle nostre parole, sprigiona tutta la sua energia attraverso le nostre mani. (...) Concludo con un verso di una canzone che mi è molto cara e che in questi giorni ho spesso riascoltato. Io la considero anche una preghiera: «Ovunque proteggi la grazia del mio cuore, ovunque proteggi la grazia del tuo cuore». Ovunque proteggi la grazia del cuore del Vescovo Francesco, affinché possa servire questa nostra Chiesa diocesana assistito dal coraggio e dalla consolazione del tuo Spirito. Ovunque proteggi la grazia di tutti i miei confratelli sacerdoti, in particolare coloro che, prima di me, per questa comunità, hanno dato l’anima e tracciato un percorso che sarò chiamato a continuare. Ovunque proteggi la grazia del cuore di tutti coloro che, in questi sette anni di sacerdozio, ho avuto la gioia di servire. Ovunque proteggi la grazia del cuore di ogni figlio di questa comunità di Nostra Signora di Lourdes, soprattutto quelli più lontani, stanchi e delusi. Ovunque proteggi la grazia del mio cuore, perché senza questa fondamentale spinta nulla potrò fare di buono!Un abbraccio e una santa serata a tutti!

di Don Antonino Minieri

CENTROIL29 settembre 201312Lettere/1. Don Tonino Minieri scrive alla famiglia parrocchiale di Sant’Agnello

SUL FINALE DI UN MERAVIGLIOSO VIAGGIO«Vado via con riconoscenza, indebitato fino al collo per tutto ciò che ho avuto e ciò che ancora avrei voluto dare»Carissimi figli delle famiglie parrocchiali “Ss. Prisco ed Agnello” e “Natività di Maria Vergine” in S. Agnello, ci siamo, è giunta l’ora. Il tempo in mezzo a voi per me è scaduto. Sento il bisogno di dirvi tante cose, ma in questi giorni, dentro di me, è profondo il fossato tra bisogno e sua soddisfazione, desiderio e sua concreta realizzazione. (...) Molti di voi mi hanno chiesto del perché di questo trasferimento. Vi confesso che non è facile rispondere. Forse avete colto l’imbarazzo sul mio volto manifestato da guance più rosse, parole più frammentate, ragionamenti più contorti, occhi più bassi. La motivazione che ha messo in atto tutto questo è profonda e ci vogliono occhi penetranti per coglierla. Ci vuole la fede, che riconosce nel grande gioco dell’amore non solo le cause umane, ma anche l’iniziativa di Dio, le sue ragioni, il suo sogno di salvezza per tutti. «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). Ciò che mi spinge a partire, a lasciarvi è un amore più grande, che da sempre, nella mia vita come nella vostra, è al primo posto. Quando lo si riconosce, ad esso, anzi a Lui, non si può dire di no. Perché significherebbe, nello stesso tempo, tradire anche se stessi. Questo “Si” non è facile, anzi forse è il più difficile che ho detto in tutta la mia vita. Non ti viene chiesto di rinunciare ad un non-amore per un amore, ma ad un amore, vero, intenso, speciale, per un amore più grande. A chiamare è l’amore originario, la fonte di ogni amore. Ma non per lasciare qualcosa che non conta niente, ma persone per le quali hai preparato un posto nel cuore, lottato per fargli capire il tuo pensiero ed i tuoi sentimenti. È l’assurdo di dover tagliare relazioni che sono come alberi fioriti nel proprio giardino interiore. Si tagliano i rami secchi. Si sradicano le piante che non danno frutto. Ma quelle che, coltivate poco alla volta, mettendo in gioco tutta la pazienza del mondo, adesso cominciano a dare qualche frutto, con che coraggio si possono tagliare? Nessuna risposta, solo la chiamata di un amore più grande. Nessuna ragione, solo le ragioni del cuore di Dio che la nostra ragione non può capire. (...)È stato bello, appasionante, rischioso, a volte doloroso spendere il mio tempo in mezzo a voi. Dopo cinque anni però mi ritrovo più ricco, con un portafogli più gonfio, una possibilità di acquisto cresciuta a dismisura. È proprio

vero che, nell’istante esatto in cui doni davvero, lasciando tutto agli altri senza ripenderti nulla, come una carezza, con cui si lascia un po’ di calore sul viso dell’altro e poi la mano si ritrae, lasciandogli tutta la libertà di “riciclare” quel calore oppure disperderlo, senza stare lì a controllare se il gesto è stato sprecato oppure no, se ne è valsa la pena farlo oppure era meglio soprassedere, è proprio vero che ricevi qualcosa, forse molto di più di quanto hai donato.

Questo tempo speso con voi non lo ricordo come un sacrificio, anche se a volte, lo ammetto, mi avete fatto penare. È “esposto” nella galleria d’arte del mio animo come un dipinto dalle tinte forti della riconoscenza e della gioia. Mi convinco sempre di più che noi preti dobbiamo uscire da questa mentalità-gabbia secondo la quale noi ci doniamo e gli altri ricevono, noi facciamo e gli altri sono i semplici destinatari di questo nostro “fare”. (...)Vado via con tanti debiti. La certezza di non poterli ripagare. La consapevolezza che aumenteranno ancora, nella comunità che mi aspetta

affinché io mi metta al loro servizio. Ma penso anche a tutto ciò che, putroppo, non ho speso. Alle energie, ai progetti, ai sogni che non sono riuscito a realizzare, sui quali non ho investito tutto, incondizionatamente. Per questo, più che di altro, sento di chiedere perdono. Per le tante torri cominciate a costruire e mai finite, gli entusiasmi inoculati in tanti volti i cui occhi, dopo, non hanno potuto vederli concretizzare. Per i tanti progetti rimasti sulla carta, in cassetti di vaghe speranze ed aspirazioni che per pigrizia o paura non sono stati mai riaperti. Per i terreni non calpestati né degnati di uno sguardo, sui quali si poteva tanto costruire, alzare pareti che avrebbero dato a tanti “sapore di casa”.Potrei continuare ad elencare tante cose, ma la lista è lunga e quasi mi spaventa leggerla tutta. Sarebbe come addentrarsi in un abisso senza funi e senza luci. Mi fermo sperando che questa consapevolezza si trasformi in cambiamenti di rotta per il prossimo futuro. Sono indebitato fino al collo e nello stesso tempo ricchissimo come neppure mi rendo conto.Aiutatemi, pregate per me, affinché impari a spendere tutto, senza trattenere nulla per me. Così mi indebiterò sempre di più e il mio patrimonio diverrà sempre più incalcolabile...

di Don Antonino Minieri

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CENTROIL29 settembre 201314 1529 settembre 2013CENTROIL 15CENTROIL

Eventi/2. La cena di beneficenza del Gruppo Vincenziano di Piano di Sorrento

LA CARITà: UNA FIAMMA VIVA SE CONDIVISARaccolti 7800 euro per far fronte alle esigenze quotidiane delle famiglie in difficoltà. Presente anche il Vescovo Alfano di Cecilia Coppola

Il Gruppo delle Vincenziane di Piano di Sorrento ha programmato come ogni anno la serata di beneficenza definita dalla presidente Rosita D’Esposito Lauro: «Un’agape fraterna, aperta dal nostro vescovo

Francesco Alfano che ne ha fortemente sottolineato lo spirito di servizio e di donazione, nel richiamo anche di Santa Monica, evidenziando l’importanza della presenza fattiva di noi donne nell’attività formativa del sociale». Anna Chiavazzo, presidente Regionale e Rosellina Russo, presidente provinciale del Gruppo Viincenziano, hanno ribadito che bisogna continuare il percorso di fede indicato da San Vincenzo con la gioia del cuore senza mai stancarsi o scoraggiarsi, seguendo anche le parole di Papa Francesco «incitamento alla mansuetudine, all’umiltà di cui parla il Signore, accogliendo il proprio prossimo sostenendolo nel momento del bisogno». La carità è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia. Questa carità è stata generosamente esercitata da tantissime persone presenti alla serata e dalla disponibilità dell’Associazione Cuochi Penisola Sorrentina e del loro presidente Antonino Morvillo, che con l’innata professionalità hanno permesso ai convitati di trascorrere a tavola una degustazione dei prodotti dei colli e del mare della nostra terra. La somma raccolta è stata di € 7.800,00 che potrà iniziare a far fronte in parte alle aumentate necessità delle famiglie per le diverse utenze di luce, acqua, gas, canoni di locazione e farmaci necessari. È un momento estremamente difficile dove ultimamente abbiamo

rilevato che i generi alimentari inviati dalla Caritas si sono esauriti in una sola giornata. A fare da palcoscenico la suggestiva tenuta di Babylandia magnanimamente ed affettuosamente offerta da Annalisa Pascariello che ha voluto seguire il solco iniziato dallo Zio Peppe.Mai come nel nostro tempo colmo di fratture e ingiustizie

sociali l’esempio di Monica, donna della carità, si avvicina alle finalità del Gruppo delle Vincenziane il cui ispiratore fu San Vincenzo, altro esempio da imitare nel cammino della donazione. Le parole del Vescovo Alfano sono dense di significato e di elogio per il mondo femminile che nel corso dei secoli ha tracciato e inciso un suo solco nella quotidianità, collaborando ad un cammino di formazione e dando segni

di speranza al futuro nel nome della carità operante verso il prossimo. Un cammino non facile, che richiede coraggio, soprattutto quando si coinvolgono le parti della Comunità che possono essere di aiuto per i più indigenti e deboli, dando alla povertà, alla disperazione un sostegno

e anche, quando possibile, delle soluzioni alle vaste difficoltà che affrontano e nelle quali sono immerse, loro malgrado. Fratellanza è il termine più denso di significato che deve rimbalzare da bocca in bocca e creare un’eco continua e solare. Essere una famiglia, sentirsi una famiglia, vivere nella famiglia composta da tutti noi abitanti di Piano è un sentimento forte che, come un rosario, con i

suoi grani e i suoi misteri, crea un’unica forza percettiva alla quale deve collaborare anche l’ Amministrazione comunale, come ha sottolineato il Sindaco Giovanni Ruggiero, plaudendo l’iniziativa e lo slancio assistenziale dimostrato.

Il Vescovo Alfano con la Presidente Rosita D’Esposito Lauroe l’Associazione Cuochi Penisola Sorrentina

Una piccola parte del Gruppo di volontariato vincenzianodi Piano di Sorrento

Eventi/1. La commemorazione al Monastero delle Suore Agostiniane

MONS. ALFANO CELEBRA SANTA MONICA«Donna virtuosa e madre esemplare. In punto di morte disse di non piangere il corpo ma di ricordarla all’altare del Signore» di Cecilia Coppola

Il Monastero della Suore Agostiniane è un complesso religioso edificato nel 1592, per una donazione di Eufemia Piccolo, la cui figlia Giovanna fu una delle prime suore dell’ordine

agostiniano, e per iniziativa dell’Università del Piano, affinché ospitasse le giovani suore povere. In origine, tale monastero-conservatorio di clausura, sorse nella zona Picciuolo di Mortora, poi, venne ubicato in Via San Michele e l’Arcivescovo Baldino, Padre Agostiniano, attribuì al convento la regola di Sant’Agostino. approvata il 17 luglio del 1635. La piccola Chiesa, restaurata da poco, per la tenacia e la determinazione della Madre Generale M. Melania Attisani ha riportato in luce la preziosità soprattutto del pavimento realizzato da Giuseppe Massa nel 1759, con piastrelle in cotto e maiolica riportanti disegni di volute e fiori con lo stemma agostiniano, e l’altare maggiore in marmi policromi e motivi floreali, dietro al quale è posto un quadro della metà del Settecento raffigurante la Madonna della Consolazione con Bambino tra Santa Monica e Sant’Agostino dell’artista Giuseppe Bonito di Castellammare, allievo del Solimena. Si possono ancora notare le grate “a gelosia” colorate di bianco da cui le religiose seguivano i riti senza essere riconosciute. Col passare degli anni il vincolo claustrale venne trasformato e la comunità si aprì al Paese con attività anche didattiche.Le Suore hanno conservato nel tempo l’abitudine di festeggiare Santa Monica, madre di Agostino, con una Messa che è stata officiata per il 2013 dal Vescovo Francesco Alfano che ha esposto ai presenti la vita della Santa, definendola donna virtuosa e madre esemplare che vide premiata la sua costanza nella lotta per la conversione della sua famiglia e in particolare per quella del suo figlio prediletto Agostino. «Ella aderì al Signore - ha spiegato Mons. Alfano - con tutto lo slancio del suo cuore e nell’imitarlo rese possibile che Cristo vivesse in lei. Bisogna imitare il suo esempio perché cercava sempre e solo la gloria di Dio. Certamente non raggiungeremo mai la perfezione e la

santità di Santa Monica per avvicinarci maggiormente a Dio al quale chiese che il marito e i figli si aprissero al dono della Grazia con una supplica costante e mai abbandonata. La Chiesa è chiamata a camminare e crescere nella Santità, nella via e nel cammino del Vangelo e della Conversione e della Condivisione. Solo questo ci permetterà di vivere in modo nuovo, in una comunità capace di coniugare amore e servizio. Puntare in alto molto in alto, questo è possibile soltanto se c’è la conversione, dono gratuito da parte di Dio. Ricordiamoci che Monica disse in punto di morte di non piangere e di non preoccuparsi dove seppellire il suo corpo ma di ricordarsi di lei presso l’altare del Signore, dovunque fossero. Morire non è il termine, la fine della nostra esistenza ma la continuazione in una vita immersa nella potenza dell’amore di Dio. La frase che non dobbiamo dimenticare è quella che la Santa virtuosa espresse pensando ad Agostino che era impossibile che andasse perduto un figlio di tante lagrime, quindi la preghiera è un’arma potente e dobbiamo esercitarla ogni giorno con la certezza del suo aiuto nel percorso della vita».Un’omelia quella del Vescovo Alfano densa di significato e di elogio per il mondo femminile che nel corso dei secoli ha tracciato e inciso un suo solco nella quotidianità, collaborando ad un cammino di formazione e dando segni di speranza al futuro.

Le Suore Agostiniane del Monastero che seguono la regola di Santo Agostino, fondatore del loro ordine, hanno letto dei pensieri personali sulla Santa Monica quali validi messaggi per l’estensione del Regno di Dio e con i presenti si sono poi raccolte in un’agape fraterna da loro

preparata «per condividere nella gioia il nostro spirito di famiglia - ha affermato la Madre Superiora Suor Melania - e pregheremo perché la nostra comunità si ampli e che presto avremo l’assenso ad accogliere molte giovani che desiderano prepararsi nel nostro Monastero per un percorso di fede seguendo l’esempio di Santa Monica che, con la gioia del cuore, senza mai stancarsi o scoraggiarsi, intraprese un percorso di fede che richiede coraggio e trasforma il programma di vita».

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Personaggi. Peppe Barra inaugura la mostra di artigianato di Giuseppe Ercolano

FABRIzIO«Le opere del maestro sono come “piezze ‘e core” che possono essere ammirate senza alcuna protezione»

Fino a domenica 25 agosto sarà aperta al pubblico la mostra “Tiempe belle ‘e na vota” nata dalla sapienza del maestro Giuseppe Ercolano con l’intento di accdi uno dei suoi personaggi.

►Maestro, quando ha conosciuto Giuseppe Ercolano?Di artigiani di pastori del presepe ce ne sono tanti e io ho individuato Peppe Ercolano perchè mi sono innamorato della sua arte, in particolare del modo in cui riproduce gli animali. Ho presentato per diversi anni le sue mostre e scritto di lui.► Ma mai prima d’oggi era stato così protagonista di una sua mostra.Sì, bontà sua, ha voluto rappresentarmi in una delle sue opere.► Che effetto le ha fatto?Da Peppe me lo sarei aspettato prima o poi. Nella riproduzione ha voluto riprendere nella sua fantasia anche l’immagine di Concetta Barra, mia mamma.► Il tema è la tradizione e tanti giovani si sono mostrati interessati a questa mostra…Ho avuto la fortuna di insegnare all’Università “Federico II” di Napoli e portare i giovani per mano nel mondo del teatro e della cultura popolare e ho sempre piacere a vedere l’attenzione e l’amore che hanno in questo. Spesso i giovani vengono condannati perché sono distratti, ma è questo mondo computerizzato a mio parere che li inibisce. I genitori dovrebbero alimentare e stimolare la mente dei bambini con racconti, momenti di affabulazione e gioia. ► Quale tra le tradizioni rappresentate dal maestro Ercolano le sta più nel cuore?La tradizione della voce dei venditori. Peppe ha messo nella sua mostra dei pezzi molto importanti come quelli del saponaro, ‘o saponariello, descritto meravigliosamente da Raffele Viviani. Mi manca sentire la voce dei venditori ambulanti che per me rappresenta la gioia di essere bambino, quando venivo cullato dalla voce dei venditori di ciliegie, di spighe, di frutta... questo è un sapore che i giovani non possono più sentire!

1729 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 201316Stampa cattolica. Storia dei periodici interni alle parrocchie diocesane

FABRIzIONato nel 2011 per raccontare la vita interna delle parrocchie in solido di 9 comunità tra mare e montagna

«»Per noi l’esperienza dell’essere Chiesa non può e non vuole restare lontana dal quotidiano impegno di formare ed esprimere comunione» Le parole scritte nel primo editoriale, datate Aprile 2011,

danno tutto il senso della piccola grande avventura del Solido, il mensile della comunità in solido di Sant’Agata. Premessa: nella PARTE II (Costituzione Gerarchica della Chiesa), S «Non importa con chi sei sposato, ma contro chi».

Il monito, coniato da un illustre giurista napoletano, vale per tutti. Ancor di più quando la donna con cui convoli a giuste nozze è un avvocato che, a suo tempo, ha minacciato di querelarti. Deve saperlo Fabrizio d’Esposito, giornalista de Il Fatto quotidiano, che ieri ha pronunciato il fatidico «sì» nella basilica di San Michele arcangelo. Al suo fianco, fasciata da uno stupendo abito bianco, la sposa Maria Elena Valanzano, avvocato e componente dell’ufficio legislativo di Stefano Caldoro. È il 2011, quando Maria Elena Valanzano decide di querelare Fabrizio d’Esposito per un articolo – a suo dire – diffamatorio, in quanto ha inserito la componente dello staff del Governatore della Campania, Stefano Caldoro, nella lista del partito «Forza Gnocca». Maria Elena Valanzano, avvocato con un curriculum di tutto rispetto: laurea in Giurisprudenza all’università Federico II con una tesi sulle riforme del processo civile nel Novecento, poi il praticantato presso i più prestigiosi studi legali di Roma, l’esame di abilitazione superato a pieni voti, non ci sta. Fabrizio e Maria Elena fissano un incontro chiarificatore, quanto basta perché tra i due sbocci l’amore. Il resto è storia dei giorni nostri: il matrimonio, celebrato dal parroco

IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO

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1929 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 201318

A due anni dal 200° anniversario della sua nascita, San Giovanni Bosco visita l’Italia e il mondo con le sue reliquie. Lo scorso 19 settembre le reliquie contenute in un’artistica

urna hanno fatto tappa a Napoli. Per il Santo dei giovani, degli apprendisti, il patrono dei ragazzi e degli educatori, si è trattato di un “ritorno”. Il prete attento al valore dell’educazione per i figli del popolo, innovatore nel campo delicato dell’assistenza ai piccoli e ai poveri, un sacerdote Santo, aveva fatto già visita alla città dal 29 al 31 marzo del 1880 quando venne per concordare le modalità per realizzare «una Colonia agricola ed un Ospizio di arti e mestieri per fanciulli poveri e abbandonati». A Napoli l’attività delle istituzioni salesiane (maschili e femminili) a favore dei minori della città, in particolare dei quartieri S. Carlo Arena e Rione Amicizia è stimata e apprezzata. L’impegno per la cultura espresso dai poli scolastici degli Istituti dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Vomero, ad esempio, è sotto l’occhio di tutti. Un germe salesiano è finito pure in Penisola Sorrentina, con le comunità ben note a Vico Equense, a Sant’Agnello, nel piccolo Oratorio di San Nicola a Piano di Sorrento, luogo di aggregazione quest’ultimo per l’intera cittadina costiera. Anche a Napoli l’urna è stata accolta da moltissime persone che, rinnovate dalla testimonianza della vita e dell’impegno educativo del Padre dei giovani, hanno colto l’occasione di festa per una riflessione e per un nuovo e rinnovato impegno nell’arduo compito dell’educazione e nel proprio cammino di Santità.Fa un certo effetto vedere quel reliquiario. La base dell’urna pellegrina rappresenta un ponte sostenuto da quattro pilastri, e su ciascuno appare la data del bicentenario, 1815-2015, come simbolo dell’attualità del carisma salesiano. L’urna contiene una scultura del santo, una replica del suo corpo incorrotto che riposa nella Basilica

di Maria Ausiliatrice a Torino. Nel reliquiario giace anche la mano destra di don Bosco, «con cui benediva, scriveva le costituzioni, le lettere cattoliche, assolveva i peccati», come ben ci ricorda uno dei sacerdoti salesiani che ha preso parola nella Chiesa di S. Giuseppe a Via Medina, chiesa in cui Don Bosco celebrò l’Eucaristia il 31 marzo 1880, e dove fatto “nuovamente” ritorno. Lo stesso Card. Crescenzio Sepe ha parlato della devozione con cui centinaia di pellegrini si sono avvicinati alla reliquia del santo: «San Giovanni Bosco ha qualcosa che affascina, che riscalda i cuori», ha confessato al termine della solenne Celebrazione Eucaristica tenuta nella Basilica di S. Francesco di Paola in Piazza Plebiscito. Preghiera, raccoglimento, giovani che suonano la chitarra, persone che scrivono su piccoli fogli suppliche o azioni di grazie per depositarle in un’urna: è questo l’ambiente che si è respirato davanti alle reliquie di don Bosco, in giro negli Istituto di via Scarlatti, via don Bosco, e nella omonima Parrocchia di via O. Fava. Ci sono fedeli che scrivono sul libro delle visite disponibile nel luogo del pellegrinaggio, padri di famiglia che spiegano ai loro bambini chi era questo santo ed ex alunni di qualche scuola salesiana che si commuovono vedendolo, perché da piccoli hanno ascoltato la sua testimonianza. Ci sono pellegrini che avvicinandosi alle sue reliquie gli chiedono con devozione di aiutarli a vivere le sue virtù: allegria, gioia, l’aspetto della gioventù, la vita come grande dono. Questo il messaggio che viene lasciato anche a Napoli, da questa figura di enorme carisma.Il prossimo anno, il pellegrinaggio delle reliquie solcherà gli oceani per visitare America Latina, Asia, Oceania, Africa ed Europa, culminando di nuovo in Italia il 31 gennaio 2014. Ancora un anno prima che tutto il mondo vada ad abbracciare il Santo dei Giovani nel “suo” Piemonte, già pronto ad accogliere milioni di fedeli da ogni parte del globo.

Eventi/3. Il santo patrono dei giovani e degli educatori nella città partenopea

A NAPOLI LA RELIQUIA DI DON BOSCOInizia da qui il viaggio verso l’America Latina, l’Asia, l’Oceania, l’Afri-ca e l’Europa prima di tornare in Piemonte di Biagio Verdicchio

Eventi/4. A Sant’Agata la XIII edizione del Premio Salvatore Di Giacomo

SCELTI TULLIO DE PISCOPO E NINO CUOMOAlla manifestazione, condotta da Peppe Iannicelli, una straordinaria performance del batterista alla presenza del Sindaco Leone Gargiulo

Anche la tredicesima edizione del Premio “Salvatore Di Giacomo” è stata celebrata a S. Agata sui Due Golfi, organizzata dalla Pro Loco con l’Assessorato al Turismo di

Massa Lubrense.Ebbe un ottimo intuito, nel 2001, l’allora Presidente, Donato Iaccarino (oggi Assessore al Turismo) per ricordare il suo più grande ospite che era solito passarvi il periodo estivo, trovandovi riposo ed ispirazione.Don Salvatore, giornalista, poeta, scrittore, storico, autore di versi musicati, godeva dell’amicizia di un altro personaggio storico di San’Agata, il mitico Don Alfonso, creatore dei famosi “strascinati” (oggi “cannelloni”), il cui nipote omonimo, titolare del pluristellato “Don Alfonso ‘98”, fin dalla prima edizione ha assunto la sponsorizzazione dell’evento santagatese.Nella storia di questo premio i primi due sono stati Bruno Venturini e Maria Ercolano e dopo sono stati inseriti Antonio Ghirelli e Max Vajro (giornalisti), Renzo Arbore e Maria Orsini Natale, scrittrice (frequentatrice di Alfonso Iaccarino ed autrice di un’eccezionale pubblicazione sul “Don Alfonso”), Peppe Barra, Mariano Rigillo e Gino Rivieccio, Mirna Doris e Salvatore Cangiani, Roberto De Simone e Marisa Laurito, AnnaMaria Ackerman e Jeppy Gleijeses, Peppino Di Capri e Don Matteo Coppola (traduttore in napoletano della Bibbia), Lina Sastri e Renato De Falco, Renzo Arbore e Giuliana Gargiulo, Pietra Montecorvino e Marzio Onorato. Nella XII edizione i premiati furono Antonello Rondi e Paola Saluzzi, entrambi legati alla Penisola Sorrentina, specie la seconda brillante conduttrice della manifestazione “Una notte per Caruso”.La scelta di quest’anno è caduta su Tullio De Piscopo, eccezionale percussionista, uno dei più grandi jazzisti, personaggio graditissimo della Penisola Sorrerntina, da oltre un ventennio e sull’avv. Nino Cuomo, giornalista e cultore di storia della Penisola Sorrentina, collaboratore di questo mensile come di altri periodici sorrentini.De Piscopo è anche autore di colonne sonore di film (tra cui due con regista Pasquale Squitieri), ospite di Sorrento dal 1980 quando nel programma dell’Estate Musicale Sorrentina si esibì al Chiostro di S.Francesco con Severino Gazzelloni; nel 1981 partecipò con la Band di Pino Daniele al Campo Italia; nel 1984 agli “Incontri di Jazz” al Sorrento Palace, con i grandi jazzisti mondiali e nell’estate del 1986 con la manifestazione musicale in favore dei disabili organizzata al parcheggio Correale.

Da allora, (anche per i suoi rapporti personali con Antonino Esposito, organizzatore di manifestazioni musicali, specie jazzistiche) non passava anno che Tullio De Piscopo allietasse i suoi fans in Penisola Sorrentina, sempre in costante e progressivo aumento, fino a quando, nel 2000 nacque il Sorrento Jazz Festival di cui divenne prima Presidente Onorario e poi Direttore Artistico, portando la manifestazione a livelli di grande prestigio.Per i suoi grandi meriti e per il suo attaccamento a Sorrento, nel 2005, gli venne assegnato il premio Surrentum Eventi e, nel 2010, dal Lions Penisola Sorrentina il Premio “Sorrento nel mondo”.Il conferimento del Premio “Salvatore Di Giacomo” è un ulteriore giusto e meritato riconoscimento, oltre che al valore dell’artista, anche ai suoi rapporti con la Penisola Sorrentina, essendo stato ritenuto aderente ai requisiti per ricordare il grande multiforme napoletano.L’altro premiato, per questa XIII edizione del Premio della Pro Loco di S.Agata sui Due Golfi, è stato l’avv. Nino Cuomo, anch’egli insignito - fra i tanti - degli stessi premi di Tullio De Piscopo, Surrentum Eventi, quale promotore della cultura Jazz a Sorrento e Sorrento nel mondo per la promozione degli studi storici e tassiani a Sorrento, per la sua attività culturale e giornalisticaNino Cuomo non avrebbe bisogno di illustrazione, essendo anche collaboratore di questo periodico, ma egli è noto per essere stato fondatore e direttore dal 1952 al 1955 del quindicinale “Sorrento, la Penisola del sole”, per aver pubblicato numerosissimi libri di storia sorrentina, tra cui quelli per il Centenario di “Torna a Surriento”, di raccolta delle incisioni dal XVIII al XX secolo da Vico Equense a Massa Lubrense, i tre volumi sulla storia di Sorrento dal 1946 al 2007 e di 196 tesi di laurea sulla Penisola Sorrentina raccolte in omaggio ed a ricordo del Centenario del Museo Correale.La manifestazione, svoltasi nel piazzale di S.Agata sui Due Golfi, innanzi alla chiesa parrocchiale, presieduta dal Sindaco di Massa Lubrense, Leone Gargiulo, è stata condotta dal giornalista televisivo Peppe Iannicelli e si è conclusa con un’eccezionale prestazione di Tullio De Piscopo che ha voluto “donare” alla numerosa folla accorsa ad applaudirlo una dimostrazione della sua bravura, svolgendo un particolare tema di una sua composizione che ha entusiasmato tutti che alla conclusione sono scattati in piedi ad applaudirlo trattenendolo per oltre mezz’ora per avere un suo autografo.

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CENTROIL29 settembre 201320 2129 settembre 2013CENTROIL

Eventi/4. Presentata al Chiostro di San Francesco

8° AGENDA SORRENTINAMantiene la peculiarità degli inserti culturali sulla storia del territorio peninsulare

Ancora una volta l’Associazione Studi Storici Sorrentini, con la collaborazione della Nicola Longobardi Editore, ha mantenuto la tradizione, presentando l’Agenda della

Penisola Sorrentina per il 2014. E, seguendo sempre la tradizione, ha mantenuto la particolarità della sua valenza culturale per gli inserti di richiamo alla cultura del territorio. Si è all’ottavo anno di questa particolare iniziativa di unire utile a dilettevole, per consentire a quanti usano l’agenda di conoscere la storia, le tradizioni, le attività economiche della Penisola Sorrentina: gli eventi che allegrano gli ospiti e i luoghi da visitare, i ristoranti stellati e storici e le famose canzoni ispirate a Sorrento, le cartoline che hanno trasmesso immagini dell’intero comprensorio e le impressio ni ed i ricordi dei viaggiatori stranieri. L’anno scorso gli inserti presentarono i quadri di Sorrento nei musei del mondo (in Europa, fino in Russia e Polonia e negli USA), quest’anno la presentazione riguarda i quadri di Sorrernto nei musei italiani. E’ la continuazione di un progetto che ha ancora temi per il futuro! E’ sempre la testimonianza del fascino che Sorrento e la Penisola hanno esercitato sugli artisti che la sceglievano per il loro soggiorno e, per la bellezza di una natura eccezionale.Tra questi quadri se ne trova uno di Massimo D’Azeglio, uomo politico e letterato. Forse non tutti sapevano che era anche pittore e che ebbe l’occasione di ritrarre Sorrento, forse quando giunse a Sorrento sulla barca a motore del nonno di Gianluigi Aponte (di cui ne presenta notizia Roberto Romano nella sua raccolta “Le voci del nare” estrapolandola da “I miei ricordi” dello stesso uomo politico). Ebbene questo quadro,

nella Pinacoteca Civica di Torino era indicato come “Case sulle rocce di di Sorrento”, titolo che, avendone avuto notizie, mi affrettai a far correggere in “Casa del Tasso a Sorrento”.L’Agenda presentata al Chiostro di S.Francesco, arricchita dalla riproduzione di alcuni di questi dipinti, potrà essere un dono che può durare un intero anno, il 2014, anno particolare perché celebrerà il 470° anniversario della nascita di Torquato Tasso.È evidente che la difficoltà della scelta degli artisti le cui opere ritraggono Sorrento e la sua Penisola, per la massa da selezionare ha impegnato molto seriamente. Infatti fra gli autori esistono anche molti stranieri che, oltre ad esporre i loro quadri nei loro paesi di origine ne hanno anche fornito i nostrani. Specie coloro che avevano scelto le nostre zone per il loro soggiorno.Oltre agli italiani Consalvo e Gabriele Carelli, Teodoro Duclère e Giacinto Gigante, Nicola Palazzi e Cesira Santucci, Massimo d’Azeglio e Pompeo Correale, sono presenti gli stranieri Philip Hackert e Silvester Scedrin (quest’ultimo sepolto proprio a Sorrento), Anton Pitloo e Carl Wilhelm Gotzloff.La novità, quest’anno dell’Agenda della Penisola Sorrentina 2014 è che i testi illustrativi dei quadri e degli autori, sono in doppia lingua, in italiano ed in inglese. Il che permetterà di aumentarne l’utenza consentendone, magari di farne omaggio ai visitatori stranieri di Sorrento o di donarla per fare aumentare l’amore e la curiosità di visita del comprensorio sorrentino, da Vico Equense a Massa Lubrense..

Eventi/4. Partono dall’Oratorio di San Nicola per ventiquattro ore di ritiro

19 GIOVANI ALLA RICERCA DI SE STESSIAlla Casa religiosa di ospitalità “Oasi Madre della Pace” di Priora per domandarsi se si sta vivendo una gioia piena o vuota

«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. […] Non vi chiamo più servi, perché il servo

non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». È il Vangelo di Giovanni a guidare i 19 ragazzi dell’Oratorio di San Nicola in una esperienza che, all’interno della organizzazione della piccola struttura sita nel cuore di Piano di Sorrento, non si ripeteva da quasi un decennio. Una 24 ore di ritiro, organizzato per “caricare” le forze in vista dell’anno scolastico agli inizi, ma anche per “gettare le basi” della nuova stagione dell’Oratorio, a partire dall’impegno agonistico che vedrà impegnati questi stessi ragazzi nella nuova avventura calcistica in giro per la nostra provincia. Impegno e dedizione che avevano necessariamente bisogno di un “momento” di condivisione e di riscoperta interiore. Ad accogliere i giovani dell’Oratorio la Casa Religiosa di Ospitalità “Oasi Madre della Pace” struttura sita a Priora, retta dalle Suore Francescane Immacolatine. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”, dicevamo. Questa frase sintetizza la nostra vocazione a essere cristiani, che si è concretizzata nel battesimo. Ma siamo veramente cristiani? È a questa domanda che nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 settembre scorso dinanzi alla fioca luce di una candela, sotto un cielo trapunto di stelle e una temperatura non proprio “leggera”, si è provato a rispondere. Essere cristiani non è una filosofia mentale, non è un’idea bella da condividere: è vita. E la vita si vive con le gambe, con le braccia, con la mente, con la parola, nel mondo, nella scuola, in famiglia: dovunque e con chiunque! I comandamenti di Gesù sono belli finché ci piacciono, come le regole nel mondo dello

di Biagio Verdicchio

sport: l’ammonizione dell’avversario, il rigore che ci viene concesso. I comandamenti di Gesù sono invece pesanti, ma sono per la nostra gioia. Ed anche per la sua. Gesù sa qual è la nostra sete di felicità. Tutto sommato, se tanti giovani si sballano, se tanti si perdono nelle ore piccole della notte è perché vorrebbero essere felici! Se tanti rubano è perché vorrebbero essere felici. Ma credere che la felicità costi sacrifici questo è difficile veramente. Gesù, invece ci dice: segui i miei comandamenti e rimarrai nel mio amore e la tua gioia sarà piena! Ecco il senso di una notte che per questi 19 ragazzi è stata sicuramente diversa. Ragazzi che sono andati a coricarsi (poche ore prima dell’alba), chiedendosi ancora se fossero in cerca di una gioia vera, piena o di “gioiucce” che durano poco? In cerca di cose “eterne” e veramente soddisfacenti o di cose temporanee che però alla fine non rimangono? Gioia piena o Gioia vuota? Questo il titolo di una esperienza che la piccola comunità di San Nicola si è trovata a vivere, organizzando in poche settimane ciò che - essa stessa - è stata esperienza di grazia. Di gioia piena, appunto.

MOSTRA DI PITTURA

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2329 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 201322Diritto Canonico. Il Sacramento del Matrimonio dal punto di vista della legge

LA CARENzA DI SUFFICIENTE USO DI RAGIONEè un vizio che colpisce la volontà che non è in grado di esplicitarsi secondo le sue caratteristiche di Manuela Abbate*

Miei cari lettori ben ritrovati dopo la breve pausa estiva! Spero che vi siate riposati e rigenerati e che siate pronti ad immergervi in una interessante lettura. Da questo numero, infatti, ci occuperemo

delle c.d. incapacità consensuali di cui tratta il can. 1095 e che sono distinte in tre fattispecie vale a dire 1° carentia sufficienti usus rationis; 2° defectus discretionis iudicii; 3° incapacitas assumendi gli oneri matrimoniali essenziali.Ad eccezione della prima fattispecie, che per la peculiarità del caso e le difficoltà di prova, costituisce un’ipotesi di nullità del tutto sporadica ed episodica, le altre due figure di incapacità consensuale rappresentano una quota significativa dell’intero operato dei Tribunali Ecclesiastici, infatti, circa la metà delle cause decise dal Tribunale della Rota Romana verte su questi due capitoli di nullità. A queste incapacità, pertanto, è opportuno riservare particolare attenzione sia perché un’errata interpretazione e/o conoscenza dei principi di diritto che costituiscono il sostrato delle stesse rischia di portare o ad un eccessivo ampliamento dei predetti casi o ad una loro eccessiva riduzione, sia perché il Magistero Pontificio, nelle Allocuzioni alla Rota Romana, è più volte intervenuto su

di esse ponendo in luce diversi aspetti e richiamando l’attenzione degli operatori di diritto ora su di un nodo problematico, ora su di un altro, invitandoli più volte ad una opportuna cautela affinché la nostra moderna società non sia considerata una società di “persone incapaci”, deresponsabilizzando, così, i singoli dagli errori e/o fallimenti personali per non aver usato le loro risorse personali e non essersi impegnati abbastanza.Quanto sopra brevemente delineato risulterà più chiaro via via che si procederà nel discorso che stiamo cominciando a tessere, mi scuserete, dunque, se per il momento non è sufficientemente comprensibile.A questo punto addentriamoci specificamente nelle suddette ipotesi di incapacità e cominciamo la nostra trattazione dalla prima vale a dire la carenza di sufficiente uso di ragione,

sebbene – come già detto – i casi in cui un matrimonio venga accusato di nullità per questo capo siano del tutto sporadici.Il Matrimonio (come è ormai ampiamente noto) è instaurato dall’irrevocabile consenso personale delle parti (cfr. Il Centro ed. del 31 Ottobre 2010 e 28 Novembre 2010 n.d.s.). In altre parole il consenso, ossia l’atto di volontà con cui un uomo e una donna si donano e ricevono reciprocamente (cfr. can. 1057 § 2), è l’unica, adeguata, necessaria e sufficiente causa efficiens del Matrimonio.Tuttavia, affinché il consenso sortisca pienamente i suoi effetti facendo sorgere validamente il vincolo matrimoniale, è necessario che i nubenti siano capace di realizzare l’atto umano ossia l’atto, risultato dell’armonica interazione delle facoltà intellettive e volitive, di cui l’uomo realmente sia cosciente e padrone.

Nel caso in cui l’atto umano non possa essere realizzato dall’agente per una qualsiasi ragione il Matrimonio sarà invalido per una delle tre fattispecie di incapacità di cui al can. 1095.Nella carentia sufficienti usus rationis è necessario in primo luogo precisare che, nonostante sia usata la locuzione “uso di ragione”, si tratta, pur sempre, di un vizio che colpisce la volontà la quale non è in grado di esplicitarsi secondo le sue proprie caratteristiche.Si deve, altresì, notare che il canone parla di carenza di sufficiente uso di ragione, per cui da una parte, affinché sia pronunciata la nullità del vincolo, non è necessaria l’assenza totale dell’uso di ragione, vale a dire una totale incapacità di intendere e volere; dall’altra parte non è sufficiente una qualsiasi carenza dell’uso di ragione, ma quella che sia proporzionata al Matrimonio. Proprio per questo motivo spetterà al Giudice valutare nei singoli casi se l’uso di ragione proporzionato al matrimonio manchi del tutto o sia soltanto diminuito così da non inficiare la validità del vincolo.Fermiamo qui la nostra trattazione dei principi di diritto ed addentriamoci in un interessantissimo caso pratico.

*Avvocato Rotale

Il caso del mese: UN BICCHIERE DI TROPPO

Filippo, che aveva 35 anni, durante una visita alla sorella che studiava all’Università di Pisa inaspettatamente conobbe Aurora la quale era più piccola di lui di 11anni. Filippo ed Aurora instaurarono una relazione fin da subito e dal momento che Filippo aveva un lavoro stabile e prestigioso subito essi decisero di sposarsi. Il Matrimonio fu celebrato nel mese di luglio dopo appena dieci mesi dal loro primo incontro.Il giorno delle nozze, che dovevano essere celebrate nel tardo pomeriggio verso le 18 e 30, Filippo fece un pranzo, avente la funzione di addio al celibato, con alcuni suoi amici che fu caratterizzato da particolare gioiosità e dal consumo abbondante di bevande alcoliche.Al fine di contenere gli effetti dell’alcool ingerito Filippo assunse anche alcuni farmaci e poi dopo aver fatto la doccia (aiutato dal fratello di Aurora) si preparò per recarsi in Chiesa per le nozze dove emise il consenso senza che fosse chiaramente visibile il suo stato di ebbrezza. Poco tempo dopo le nozze tra i coniugi insorsero aspre liti e dissensi principalmente a causa del comportamento di Aurora che trascurava gli studi e l’amministrazione della casa.Sebbene fosse iniziata una gravidanza essa non fu condotta a termine a causa di un aborto naturale e poco dopo Filippo ed Aurora si separarono di fatto. Dopo circa un anno dalla separazione di fatto, falliti tutti i tentativi di superare le difficoltà coniugali, essi adirono la Magistratura civile

affinché fosse omologata la separazione consensuale. Cosa che fu concessa.Dopo circa 10 anni dalla separazione consensuale, Filippo adì il competente Tribunale Ecclesiastico affinché fosse dichiarata la nullità del suo matrimonio con Aurora ob carentiam sufficienti usus rationis da parte dell’attore ed in subordine ob exclusionem boni sacramenti da parte dello stesso attore. Concordato il dubbio, su istanza del patrono di parte attrice fu aggiunto un nuovo capo ossia il grave difetto di discrezione di giudizio.Il Tribunale di prima istanza rispose negativamente a tutti i tre dubbi concordati. Filippo non prestò acquiescenza ed impugnò la sentenza innanzi alla Rota Romana la quale dichiarò non constare de nullitate matrimonii in casu. L’attore, però, fermamente convinto della nullità del suo matrimonio chiese ed ottenne la novae causae propositio sulla base di una nuova relazione peritale. Redatta anche una nuova perizia ex officio, il Turno Rotale successivo dichiarò la nullità del vincolo solo per la carenza del sufficiente uso di ragione da parte dell’attore, non potendo essere proposti ed ammessi alla trattazione gli altri due capitoli di nullità.La causa fu trasmessa al Turno Rotale successivo, il quale nuovamente dichiarò la validità del vincolo e così la causa fu dimessa nuovamente.L’attore, però, ancora non prestò acquiescenza e sulla base di una nuova perizia farmacologica che spiegava gli effetti del combinato disposto del farmaco assunto dall’attore e dell’ingestione di alcool chiese ed ottenne (eccezionalmente n.d.s.) la seconda novae causae propositio.Ammessa, pertanto, la causa alla nuova trattazione fu effettuato un supplemento istruttorio solo ed esclusivamente mediante la redazione di una nuova perizia ex officio, anche perché due novi testi erano stati escussi prima che del decreto per la concessione della nova causa.È di quest’ultima sentenza rotale che ci occupiamo, tralasciando le altre che pur presentano indubbie peculiarità. Facciamo un piccola parentesi per evidenziare l’assoluta

eccezionalità della causa in esame che si svolge in ben cinque gradi di giudizio con un duplice ricorso allo strumento straordinario della novae causae proprositio sul quale ci dilungheremo in futuro affrontando le questioni procedurali.La sentenza in esame presenta in primo luogo i fatti che emergono senza alcun dubbio dagli atti di causa ossia 1) il pranzo che Filippo fece con gli amici lo stesso giorno del matrimonio; 2) l’abbondante assunzione di alcool che in qualche modo turbò le normali capacità dell’attore – il fratello della convenuta riferisce di averlo visto in albergo poco prima del matrimonio «un po’ alticcio per aver abusato di bevande alcoliche […] io lo accompagnai in bagno suggerendogli di fare una doccia. Lo aiutai a rivestirsi» e tutto questo, come giustamente nota la sentenza, fu fatto da un giovane di 16 anni verso un uomo di 37 e prima di allora non era mai avvenuto –; 3) l’ingestione di un farmaco – Optalidon – assunto con bevande alcoliche.Posti questi tre fatti, riconosciuti da tutte le sentenze, l’attenzione del Turno Rotale si concentra sulle quantità di alcool assunte, sull’effetto potenziante o meno del farmaco ingerito e sul loro influsso sulle capacità intellettive dell’attore.Nella valutazione di questi elementi assumono importanza le perizie. Il Prof. G., perito ex officio, usando la tabella di “Massignon”, afferma «risulta che – senza l’effetto potenziante dell’Optalidon –Filippo aveva assunto non meno di 200 g di alcool assoluto arrivando ad una alcolemia superiore all’1%». Il Prof. M, esperto di tossicologia e patologia speciale medica e terapia clinica, condivide la stima fatta dal Prof. G. circa il quantitativo di 200 g di alcool e sottraendo la quantità di alcool smaltita dall’organismo afferma che al momento dello scambio del consenso il quantitativo di alcool era di circa 150 g.La circostanza che fa propendere i Giudici del Turno pro nullitate è il fatto che entrambi i Periti, ai quali si aggiunge il Prof. C. perito di parte, si soffermano sugli effetti potenzianti che ha l’Optalidon farmaco contenente un potente barbiturico (butabital) che ha una velocità di eliminazione lenta (circa 40 ore). Relativamente agli effetti dell’Optalidon il Prof. G. precisa che «la differenza tra l’effetto terapeutico e l’effetto

dannoso sta nel tempo di assunzione: in altre parole se l’Optalidon viene assunto alcune ore dopo l’ingestione di alcool produce un effetto benefico analgesico, ma se la sua assunzione interferisce temporalmente con l’ingestione della bevanda alcoolica si osserva un potenziamento netto dell’effetto di quest’ultima». Il Prof. M., poi, precisa che il butalbital contenuto nell’Optalidon potenzia la tossicità dell’alcool, trasformando l’ebbrezza in “ebbrezza patologica” e sottolineando come ci sia «un doppio tipo di euforia: una dinamica e una statica. L’Optalidon produce un’euforia statica […]».Tale tipo di rilievo giustifica come mai gli invitati non avessero apertamente notato l’ebbrezza di Filippo. I Periti sono, poi, concordi nell’affermare che gli effetti della combinazione di assunzione di bevande alcooliche e Opatildon comportano l’agire cosciente (nel senso di agire in stato di veglia, ma quasi come un automa), ma non la consapevolezza dell’agire con conseguente impossibilità oggettiva a valutare esattamente i fatti.Questi effetti, essendo il risultato di una combinazione di alcool e farmaci, sono automatici prescindendo, dunque, dalla singolarità della persona – in altre parole qualsiasi essere umano che assumesse quelle quantità di alcool e contemporaneamente un farmaco contenente quel principio attivo si troverebbe in una situazione di “ebbrezza patologica” – sebbene possa variare il grado di ebbrezza oscillando tra il quarto e il sesto. In ogni caso già a partire dal quarto grado le facoltà volitive dell’agente sono fortemente compromesse sebbene egli sia in grado di compiere azioni fisiologiche (bere, mangiare, camminare, lavarsi etc.) che non richiedano la capacità critica.I rilievi puntuali, dettagliati e molto critici, svolti dai periti inducono i Giudici del Turno Rotale ad accettare i risultati delle perizie e a ritenere, dunque, che Filippo nel momento dello scambio del consenso mancasse della necessaria capacità volitiva per contrarre matrimonio.Il Matrimonio di Filippo ed Aurore viene così dichiarato nullo ob carentiam sufficienti usus rationis.

Manuela Abbate

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2529 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 201324

L’11 agosto la Congregazione dei Servi di Maria ha presentato un’ulteriore pubblicazione sulla sua vita con il titolo “La Venerabile Confraternita Sorrentina dei Servi di Maria”.

È oppera del confratello Pasquale Ferraiolo, non nuovo a queste indagini sulla vita religiosa e sulla relative opere e monumenti di Sorrento. Ed il compito di illustrare l’opera è stata affidata al confratello, prof. Vincenzo Russo, dopo l’introduzione ed il saluto del priore. Ing. Antonino Persico.Non è la prima volta che la Congregazione dei Servi di Maria arricchisce la storiografia religiosa di Sorrento, perchè questa pubblicazione è stata preceduta da altre che hanno potuto soddisfare la curiosità e l’anelito storico degli appassionati delle indagini della devozione e della fede a Sorrento, dalle chiese ai vescovi, dalle tradizioni religiose agli eventi che la interessano. Trattasi di una confraternita che, allo svolgimento dei suoi compiti nel campo specifico, aggiunge quello dell’incremento della cultura, e di quella religiosa in particolare.Trattasi di un’edizione elegante e riccamente illustrata a colori, come guida fedele alla confraternita ed alla chiesa. Chiesa, tempio vetusto e famoso, particolare testimonianza della fede e della devozione mariana, nonché della generosità di quanti hanno contribuito, nei secoli, a renderla preziosa e monumento di arte. La nascita della Confraternita, è indicata nel 1717 e la pubblicazione offre molte possibilità di arricchimento storico per i “capitoli”e le “regole” di fondazione e lo “statuto” vigente, aggiungendo anche gli elenchi dei Padri Spirituali, degli Amministratori e dei Confratelli. Ma la parte più interessante ed attraente del libro - perché a colori - riguarda le numerose pitture che è possibile ammirare, i numerosissimi preziosi arredi ed argenti dal XVII al XIX secolo ed i vari paramenti, autentici capolavori dell’arte del ricamo sacro. Trattasi di una ricchezza unica che

testimonia un cammino di circa tre secoli di storia e di fede.Il presentatore, prof. Russo, oltre ad illustrare i meriti della pubblicazione, ha anche indicato quelli della Confraternita, specie per l’opera di raccolta e conservazione di dipinti e mobili, arredi e documenti che testimoniano la vita nei secoli dell’intera comunità sorrentina, frutto di donazioni, ma anche di lungimiranza in vari acquisti.La festa religiosa più importante all’interno di questa chiesa e dlla stessa Confraternita è quella dell’Assunta, nella cui occasione fratellanza e fedeli accorrono con particolare assiduità e, quest’anno, è stata particolare per la presentazione di un libro che ne racconta e testimonia la storia.Ma questa chiesa è nota, forse maggiormente, perché, essendo sede anche della Confraternita di S. Catello e dell’Arciconfraternita della Morte, il Venerdì Santo sera, organizza la famosa e storica processione del Cristo Morto, che percorre strade e piazze di Sorrento, attirando molti visitatori della città ed, al canto del “Miserere”, invita alla meditazione sulla morte redemtriice del Figlio di Dio.La bibliografia storico-religiosa di Sorrento si è arricchita di un’altra gemma che rende più preziosa la ricca biblioteca del settore.

Eventi/X. Il santo patrono dei giovani e degli educatori nella città partenopea

X CONGR. SERVI MARIAInizia da qui il viaggio verso l’America Latina, l’Asia, l’Oceania, l’Afri-ca e l’Europa prima di tornare in Piemonte di Nino Cuomo

Devozione mariana. I luoghi di culto nostrani raffiguranti la Madonna

IL S. ROSARIO AL CAPO DI SORRENTOSotto la chiesa il Centro per la Pastorale della Famiglia “Coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi”. Ad ottobre la festa patronale

La parrocchia del Capo di Sorrento, come quella di Priora, da cui derivò, è totalmente consacrata alla Madre di Dio.Fu l’arcivescovo, Mons. Ludovico Agnello

Anastasio ad operare, il 15 settembre 1732, un distacco dalla parrocchia di Priora per costituire quella del Capo di Sorrento, “Capo di S. Fortunata” per l’esistenza di un’antica cappella dedicata alla martire cristiana Fortunata, oggi non più esistente.Nel territorio tra Capodimonte e il confine con Massa Lubresne, tra Lisimoni e il mare (la costa con i ruderi della Villa Romana di Pollio), esistono due chiese, quella parrocchiale dedicata alla Regina del S. Rosario e quella di S. Maria di Costantinopoli sede della Confraternita di S. Maria del Carmelo, di patrocinio della nobildonna Livia Correale (oggi, per successione ereditaria dei Serraccapriola).L’antica chiesa, costruita nel 1630 ed ampliata nel 1769, aveva sull’altare maggiore un quadro della Vergine del Rosario di scuola napoletana del ‘700 (da cui il titolo della parrocchia). La sua posizione, in piena curva lungo la provinciale Sorrento-Massa Lubrense (all’altezza dell’incrocio con via Pantano e Calata Punta Capo), negli anni sessanta, suggerì al parroco, mons. D. Antonino Persico, di erigere un nuovo edificio. Così, ottenuta un’ampia zona di terreno a valle della medesima arteria, si operò la costruzione del nuovo tempio: nel novembre 1968 l’arcivecovo, Mons. Carlo Serena diede inizio alle pratiche per la costruzione del nuovo edificio parrocchiale alle varie autorità politiche e religiose; il 9 ottobre l’arcivescovo Mons. Raffaele Pellecchia benedisse la prima pietra ed il 7 ottobre 1972, lo stesso arcivescovo inaugurò la chiesa. Il quadro della Madonna del Rosario, sopra richiamato, è posizionato, secondo la struttura del nuovo edficio, al lato dell’altare maggiore sul cui muro frontale è posizionata, in metallo, una struttura rappresentante il Crocifisso. All’esterno del tempio parrocchiale, il 3 luglio 1982, fu benedetta dal Cardinale di Napoli, S. E. Corrado Ursi, la statua in bronzo di Maria Santissima, Madre della Comunione.La celebrazione della festa parrocchiale è prevista nella seconda domenica di ottobre, perché in quella precedente, celebra la Festa del S. Rosario la parrocchia di Priora ed, essendo quest’ultima la “parrocchia madre”, ha la precedenza su quella “derivata”. Negli ampi locali sottostanti il tempio (fino ad alcuni anni fa impegnati per l’Istituto di Ragioneria, “Luigi Sturzo”) sono stati distribuiti un auditorium, una ricchissima biblioteca

parrocchiale, il centro culturale “mons. Giuseppe Esposito” con ventimila fra libri e documenti, ed altri vani per un’intensa attività pastorale, operante per il Centro Parrocchiale per la Pastorale della Famiglia “Coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi”.Altre due sono le testimonianze mariane della parrocchia del Capo di Sorrento. La prima è la cappella di S. Maria di Costantinopoli, costruita all’inizio di XVII secolo con una tela raffigurante la Madre di Dio, con il Bambino ed ai lati angeli con anime del Purgatorio opera del pittore sorrentino del ‘700, Carlo Amalfi, del quale sono anche i due quadri sulle pareti laterali. La seconda testimonianza mariana di questa parrocchia è la Confraternita di Maria SS. del Carmelo, eretta il 20 agosto 1638 come Monte dei Morti sotto la protezione della Madre di Dio, venerata sotto il suddetto titolo, inizialmente con sede nella chiesa parrocchiale e con Regio Placet del 31 ottobre 1777, trasformata in Confraternit. Da moltissimi anni, questa Confraternita, ha sede nella Cappella di S. Maria di Costantinopoli.Conseguentemente questa parrocchia occidentale della città di Sorrento, celebra, durante l’anno, due feste mariane: il 16 luglio, quella della Madonna del Carmine della Confraterenita e nella seconda domenica di ottobre, quella del S. Rosario come titolare dell’intera parrocchia.

*Presidente dell’Associazione Studi Storici Sorrentini

di Nino Cuomo*

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2729 settembre 2013CENTROILCENTROIL29 settembre 201326Volontariato. Nasce l’associazione “L’isola che c’è” con la sua ludoteca a Meta

«IO, MAMMA DI UNA BIMBA SPECIALE»Uno spazio per bambini, abili e disabili, in cui socializzare e partecipare a laboratori di lettura, di manualità e di musica

L’ associazione L’Isola che c’è nasce con l’intento di creare uno spazio dedicato ai bambini, abili e disabili, nel quale poter giocare, confrontarsi, socializzare ma soprattutto divertirsi insieme.

La ludoteca si trova a Meta (NA) in Via Cristoforo Colombo n. 72. Saranno organizzati, per questo primo periodo iniziale,tre laboratori: uno dedicato alla lettura, uno occupazionale (art attack, cucina) ed uno dedicato alla musica (baby dance).Parallelamente a tali laboratori verranno creati anche diversi “eventi” a tema, sempre finalizzati a creare momenti di aggregazione tra i bambini.Tutto quello che la nostra associazione crea e sviluppa è fondato sul volontariato.Associarsi significa non solo poter vivere la ludoteca ma soprattutto significa far vivere l’associazione e la ludoteca permettendo a tali realtà di crescere e svilupparsi. Stiamo nascendo grazie all’aiuto di tanti amici, professionisti, studenti, mamme, papà, nonni e grazie anche alla grande collaborazione delle Suore Francescane dei Sacri Cuori di Meta! Abbiamo bisogno di tutti voi perché questa ludoteca diventi realtà!Le parole non sono tutto ma dietro rivelano una vita vissuta che può diventare una strada per sé e per altri se ogni esperienza la trasformi in un’orma che altri seguiranno per incontrarti e tu per non perderti.Ricordo che avevo sei anni quando con la mia famiglia mi trasferii in una casa molto bella. Come vicini avevamo una coppia di anziani con una figlia di 20 anni. Oggi direi down ma allora era solo una ragazza con cui giocavo, che spesso di nascosto dalla mamma saliva a casa mia per stare in compagnia, per mangiare i dolcetti che preparavamo insieme o stirare i fazzoletti. La ricordo spesso nel suo giardino davanti a quel cancello ferma a osservare i passanti, sembrava una principessa in attesa di essere salvata dal suo principe, eppure tanto amore la circondava, ma non era abbastanza e forse non lo sapeva neanche lei.Passano gli anni e compriamo una casa tutta nostra, grande, piena di sole dai particolari ben rifiniti come la terrazza, una vera e propria balconata del cielo dove affacciare l’anima. Un giorno durante uno di quegli attimi di eternità scorsi sul balcone del vicino un ragazzo, si muoveva tanto, non stava mai fermo, sembrava arrabbiato, anche il viso era tirato, quasi che la confusione che si portasse dentro era

una continuazione di quella dei suoi lineamenti. Oggi direi che era affetto da grave malformazione, ma allora era solo il mio giovane vicino di casa che era solito irrompere come un fulmine nella mia casa per prendere un pacco di biscotti e l’abbraccio prima di sgattaiolare via soddisfatto.Anche io divento più grandicella e mentre vado all’università mi chiamano per entrare nell animazione del centro parrocchiale a me tanto caro; tra i volti dei ragazzi che mi erano stati affidati ce ne era uno singolare, sembrava un angelo, tutta bionda con due occhioni azzurro cielo, all’inizio era restia a lasciarsi condurre per mano, lo sguardo sfuggiva, a volte sembrava sorvolare le nuvole tanto da cadere in un sonno improvviso, un istante e poi ritornava. Oggi direi che era una ragazza affetta da crisi epilettiche. Ma allora era solo una piccola e innocente creatura che amava cantare, lo faceva bene, con lei gli altri ragazzi erano protettivi ma sapeva difendersi bene,quella voce così bambina raccontava di un’innocenza che non l’avrebbe mai lasciata. Nei miei ricordi non c’è solo lei, ma anche la mamma tanto premurosa quanto disperata,di una disperazione che si sigilla nel cuore senza farla trapelare, un cuore che non riusciva invece a nascondere la gioia tanto grande quanto l’amore e la dedizione per quella figlia, quando la vedeva giocare serena

e felice insieme agli altri.Infine eccomi. Sono una mamma di una bimba speciale affetta da una malattia rara con ritardo neuro psicomotorio, ma per me resta sempre una bimba desiderosa di amare ed essere amata, che quando passeggia fissa i passanti per catturarne un sorriso e forse il cuore! Sapete perché la fede fa la differenza? Percé tutte queste esperienze le chiama segni che impari a leggere nel tempo, comprendendo che Dio ci prepara come un bravo comandante ad affrontare le battaglie della vita fornendoci ciò di cui veramente

abbiamo bisogno: un granello di fede!Mi rendo conto oggi che la strada più semplice per molti è l’ ignoranza nei confronti della disabilità, ignoranza intesa nel senso primordiale come attitudine auto difensiva, conservativa dell’uomo ad ignorare, a far finta di nulla verso ciò che gli può provocare dolor, sofferenza, inadeguatezza. Ecco che molti si nascondono dietro questo atteggiamento precludendo qualcosa di ben più grande: la possibilità all’altro di essere riconosciuto come essere umano e in quanto tale capace di

di Mirella Massa

Ricorrenze. Il Comune di Sorrento commemora il ricordo prima del Consiglio

L’11 SETTEMBRE IN PENISOLA SORRENTINANon solo Torri Gemelle: 70 anni fa il mare raccolse le vite di Aniello e Luigi Aponte e altri due sorrentini sotto i colpi della mitragliatrice

Non è al ricordo dell’attentato ed eccidio delle torri gemelle di New York, ma ad un evento che recò lutto all’intera Penisola Sorrentina, 70 anni fa.

L’8 settembre, Badoglio aveva firmato l’armistizio con gli anglo-americani, e l’ex alleato tedesco sentitosi tradito, cercò ogni forma per reagire al tradimento dell’alleato. I tedeschi andavano e venivano in Penisola Sorrentina ed un loro drappello, per scappare ed evitare di essere fatti prigionieri, fu costretto, per raggiungere Castellammare, ad attraversare le colline, tra Seiano e Vico, perché i Rangers americani, dopo lo sbarco sulla costa salernitana, per bloccare i nemici in zona, avevano fatto saltare l’ultima arcata del ponte di Seiano. E per la mancanza di energia elettrica o la somministrazione parziale (per il danneggiamento della centrale di Torre Annunziata) i sorrentini erano costretti ad usare i mezzi di comunicazione via mare per le proprie esigenze.E tali mezzi di trasporto, anche per raggiungere Napoli, erano la motonave della S. P. A. N. Principessa di Savoia, o la barca degli Aponte, la Giovannina, a motore e con due vele latine e fiocco, mezzo di trasporto, usato anche dai “corrieri”, che dovevano eseguire consegne o commissioni, come quelli che, da Massa Lubrense e da Sorrento, trasportavano i latticini a Napoli. E le stesse motobarche erano utilizzate anche per raggiungere Castellammare. In quei giorni i fratelli Aponte, armatori della Giovannina, avevano ricevuto l’ingiunzione dal Comando Militare di “rimorchiare” una lancia per l’approvvigionamento di viveri al distaccamento militare di stanza a Massa Lubrense, alla Punta della Campanella. All’andata la lancia veniva lasciata a Castellammare e al ritorno la riprendevano. Quel giorno, dalla Capitaneria di Napoli era stato dato anche l’ordine di navigare sotto costa, evitando il centro del Golfo (come, invece, fece la motonave della SPAN, raggiungendo Sorrento, e poi proseguendo per Capri, senza intoppi). Per

tutti questi motivi, il comandante Giuseppe Aponte, decise di partire circa un’ora prima, anticipando il rientro.Alcuni sorrentini, fra i quali il cav. Oreste Attardi che ha promosso il ricordo, nonché molti militari che cercavano di porsi al sicuro in Penisola, per la partenza anticipata della Giovannina, furono costretti ad utilizzare la motonave ed evitare l’incidente.Giunti nei pressi di Castellammare l’artiglieria tedesca intimò l’alt alla Giovannina e, per il mancato arresto, inviò un colpo sulla poppa sfondando la murata e sottopose il natante a mitragliamento, provocando l’eccidio nel quale perirono anche due sorrentini, oltre che i due anziani Aniello e Luigi Aponte.Coincidendo, nello stesso giorno, 11 settembre, ma 2013, la convocazione del Consiglio Comunale di Sorrento, si è voluto ricordare l’evento con un minuto di silenzio. Il Sindaco, in apertura della seduta, nel farne la commemorazione ha ricordato i due sorrentini caduti innocentemente: «Umberto Di Leva, nell’attività di marinaio-corriere operando, quotidianamente, nel rapporto di commissioni fra Sorrento ed il capoluogo, era uno dei trasportati abituali di queste “barche a motore”, seguiva il padre, Salvatore, che era anche quotista di alcune motobarche, tra cui la gloriosa e storica “S. Antonino”. L’ing. Francesco Marino, titolare dell’omonima officina navale napoletana (infatti ritornava dall’adempimento quotidiano del suo impegno imprenditoriale) era molto legato a Sorrento» ha trasmesso la passione per il lavoro e l’amore per Sorrento. Il fratello, Vincenzo, affrontò da solo, nella qualità di quidam de populo, in sostituzione dell’iniziativa della Pubblica Amministrazione inattiva, un’azione giudiziaria per rivendicare il passaggio pedonale pubblico dalla collina di Capodimonte alla marina della Tonnarella, per la testimonianza di un politico sorrentino che antepose la “cortesia” ad un amico all’interesse della città, terminata infruttuosamente.

di Nino Cuomo*

trasmettere e ricevere amore, gioia, dolore, ma soprattutto si rischia di precludere la possibilità di condividere tutto ciò.Diciamola tutta: tutti noi per quanto autonomi, autosufficienti, grandi atleti o perfetti oratori, abbiamo bisogno dell’altro per condividere con lui tutto quello che siamo, altrimenti il nostro non sarebbe vivere ma sopravvivere. Bene. Tutti i bimbi, oso pensare, ci chiedono di più, chiedono che venga loro ricordato come è bello giocare insieme indipendentemente dai giochi a disposizione. Le cose servono, le persone si amano! Pochi giorni fa ero con mia figlia a passeggiare quando si ferma un bimbo e mi chiede: «Perché lei è così?». Si riferiva al nasino che quasi non ha per la patologia che la

contraddistingue. Ecco io gli ho risposto sorridendo: «Tu hai i capelli scuri e lei il nasino piccino piccino, ognuno di noi ha una caratteristica che lo distingue dagli altri, è naturale!». Lui dopo aver sorriso è ritornato a giocare.Allora ho pensato quanto sarebbe semplice se noi adulti non prendessimo tutto troppo sul serio ironizzando sulla vita, magari raccontando ancora di asini che volano e di Babbo Natale che si diverte sulla slitta riuscendo in una sola notte a portare doni in tutto il mondo. Siamo noi che restituiamo un’emozione bella o brutta ai bimbi e siamo noi che possiamo insegnare loro l’arte di guardare aldilà del loro nasino perfetto!

Per iscriversi e associarsi basta chiamare i seguenti numeri telefonici oppure collegarsi su Facebook al gruppo “L’Isola che c’è”!3476133452 (Antonino Fiondo)3394778995(Mirella Massa)3491673566 (Mariarosaria Pollio)

Vi attendiamo numerosi!

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2929 settembre 2013CENTROIL

Il canottaggio è uno sport di velocità e resistenza che utilizza delle barche dalla forma estremamente affusolata, nella quale gli atleti siedono su seggiolini mobili chiamati carrelli, scorrevoli o fissi orientati

verso poppa e usano dei remi per far muovere l’imbarcazione. Questo sport può essere e viene praticato su fiumi, laghi o sui mari. Le imbarcazioni da canottaggio olimpico sono lunghe e strette, allo scopo di ridurre la resistenza offerta dall’acqua, questa forma le rende instabili e soggette a rovesciamenti improvvisi; essere in grado di tenere in equilibrio la barca, ponendo al tempo stesso il massimo dello sforzo nei remi, è una dote essenziale per l’atleta che pratica questo sport. Le canoe, in origine costruite in legno, sono oggi fabbricate in fibra di carbonio, mentre quelle da competizione sono ormai quasi tutte in materiali compositi.Nei mondiali in Corea del Sud nella specialità “due con” vincono la medaglia d’oro Vincenzo Abbagnale, Luca Parlato e il timoniere Enrico D’Aniello. I complimenti al vicano Luca sono d’obbligo, infatti non sono mancati festeggiamenti a Montechiaro al rientro del campione, con tanto di striscioni che celebravano le sua vittoria. Orgoglio per la nostra penisola e soprattutto per i genitori fieri di questo ragazzo semplice che anche vivendo a Sabaudia riesce comunque a regalare tante soddisfazioni. L’altro anno infatti ha ottenuto la medaglia d’oro ai campionati universitari e ora fa parte del gruppo sportivo della Marina Militare. Complimenti Luca!

Medaglia d’oro ai mondiali in Corea del Sud con Vincenzo Abbagnale e Enrico D’Aniello nella specialità “due con”

Sport/1. Canottaggio: l’agonismo si muove sul filo della fibra di carbonio

LUCA PARLATO TRIONFA DA MONTECHIAROdi Antonella Coppola

CENTROIL29 settembre 201328

IL QUI DELL’ESTATE

Di colpi ad effetto se ne era parlato anche in merito al gioco del biliardo (Edizione 61, anno6 n°7 ,Luglio 2012), tuttavia non era stato approfondito l’argomento, poiché è stato dato

spazio più ampio all’applicazione della teoria degli urti. Ciò che stupisce lo spettatore quando assiste ad un colpo simile, tanto nel calcio, quanto in altri sport come il tennis, bowling o per l’appunto il biliardo, è l’imprevedibilità della traiettoria, che resta fino all’ultimo indeterminata almeno per chi non conosce l’effetto Magnus, che dice: “Un corpo in rotazione, investito da un flusso a 90° rispetto all’asse, riceve una spinta ortogonale al flusso”. La “maledetta” di Andrea Pirlo, descritta anche dal telecronista Fabio Caressa nella prima puntata di “Com’è fatto il calcio”, assieme al professor di biofisica Nicola Ludwig (per la verità esistono molti articoli, anche su internet, in merito a tale fenomeno) è il suo caratteristico calcio di punizione, in cui si vede il pallone che supera la barriera e improvvisamente, quasi fosse telecomandato, scende verso la porta avversaria.

È possibile imprimere tale effetto al pallone, semplicemente colpendolo o con l’esterno del piede o sulla sua superficie inferiore, con una potenza tale da imprimergli una rotazione su se stesso, anche in totale assenza di vento. Le figure 1 e 2 dell’immagine spiegano come si può schematizzare il fenomeno. Per effetto della sovrapposizione del moto rotatorio della palla, con il moto relativo aria-sfera, ci sarà una zona in cui la velocità relativa tra aria e pallone è più alta (parte inferiore della palla) e una zona in cui la velocità è più bassa (parte superiore). Questo accade perché l’aria su una parte della superficie è agevolata dalla rotazione, mentre sull’altra viene ostacolata. La legge di Bernoulli1 giustifica il fatto che in corrispondenza della zona ad alta velocità ci sia minor pressione, rispetto alla zona a velocità è più bassa. Il risultato della differenza di pressione è una spinta, detta portanza, che è tanto maggiore, quanto più forte è la velocità di rotazione del pallone e il suo moto verso la porta.

Il campionato di Calcio di serie A è iniziato ormai da più di un mese. Sperando di far cosa gradita a tutti gli appassionati di questo magnifico sport, si è pensato di applicare un principio della fisica dei fluidi a questo gioco, per spiegare le dinamiche dei tiri ad effetto.

a cura di Fabio Vollaro

SoluzIone al gIoco dI agoSto:

gIoco 1: una peSata unIcaSiccome è possibile aprire i sacchi, per scoprire quello pieno di lingotti veri, si aprono a caso e si dispongono 10 lingotti di un sacco, 9 di un altro, 8 del successivo, eccetera fino a disporne 1 per l’ultimo sacco e si pesano. In base al numero decimale che peserà la bilancia, si scopre qual è il sacco che conteneva i lingotti veri. Ad esempio, supponendo che i lingotti veri stanno nel 3° sacco, la bilancia indicherà un peso complessivo di 55,300 kg. gIoco 2: teSta o croce?Per ciascuna moneta la probabilità p che esca testa (T) o croce (C) è del 50 %. Le combinazioni possibili sono: - (T, T), con p(T, T) = 25%

- (C, C), con p(C, C) = 25%- (T, C), con p(T, C) = 25%- (C, T), con p(C, T) = 25%dunque la probabilità che escano due teste (così come due croci) è 25%; mentre la probabilità che esca una testa e una croce è del 50%.gIoco 3: ScIenzIatI famoSI:1- Torricelli2- Edison3- Siemens4- Lavoisier5- AvogadrogIoco 4: un po’ dI logIcaX e 28, perché sia tra le diverse lettere che tra i diversi numeri, c’è uno scarto costante pari a 6 posti.

NOTE: 1- Legge di Bernoulli: “In un tubo di flusso, quando il moto è laminare la somma dell’energia cinetica del fluido in moto, dell’energia di pressione e dell’energia gravitazionale resta costante, a meno delle perdite per attrito viscoso.” Se con ρ indichiamo la densità, w la velocità, p la pressione, g l’accelerazione di gravità e z la quota, si ha: ½ ρw2 + p + ρgz = costante. Siccome nel caso in esame la differenza di quota è trascurabile tra due punti della sfera, la legge diventa: ½ ρw2 + p = costante, il che significa che all’aumentare della pressione diminuisce la velocità e viceversa.

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CENTROIL29 settembre 201330

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L’@genda del CENTRO

Come tanti altri, anche questa massima è fatta di metafore: intende dire infatti

che i figli sono la copia dei genitori, negli atteggiamenti sia lodevoli che sgradevoli. Il proverbio mostra quanta considerazione teneva la saggezza popolare nei confronti dell’educazione familiare. Il successo dei figli molte volte è

frutto di un’attenta cura da parte di madre e padre; dei loro fallimenti e delle loro incapacità sono spesso responsabili i genitori, i quali, durante l’infanzia e l’adolescenza, volendo o meno, trasmettono alla prole il loro stile di vita. Ovviamente ciò non vuol dire che si debba dare la colpa ad un padre del cattivo comportamento di suo figlio, oppure ad una madre i meriti della figlia, ma

semplicemente il detto vuol dare una chiave di lettura alternativa per l’atteggiamento o il carattere di una persona: il suo contesto familiare. D’altra parte è la natura stessa che vuole così: siamo fatti per seguire l’esempio dei nostri genitori, abbiamo nei nostri geni i loro geni; guai se così non fosse perché “chi nun piglia a mamma e padre, n’chiapp ‘mpiennlo!”.

“Comm’è ‘o cappiello,accussì è ‘a cappellera”

I proverbi napoletani: saggezza popolare

Fabio Vollaro

3129 settembre 2013CENTROIL

La “Summertime 2013”, la programmazione degli eventi estivi del Comune di Piano di Sorrento, propone i seguenti eventi per i prossimi giorni:♦ Martedì 27 agosto 2013: Villa Fondi ore 21.00 l’Associazione musicale Euterpe presenta il concerto dell’Orchestra Euterrock♦ Mercoledì 28 agosto 2013: Villa Fondi ore 21.00 per la rassegna “CinemArci” proiezione del film “Se mi lasci ti cancello” film diretto da Michel Gondry con Jim Carrey e Kate Winslet, Premio Oscar per la sceneggiatura nel 2005

Sport/2. Napoli - Borussia Dortmund

TUTTO IL “RUMORE” DEL SAN PAOLOUno spazio per bambini, abili e disabili, in cui socializzare e partecipare a laboratori di lettura, di manualità e di musica

Il rumore ancora nelle orecchie. Che il calcio sia gioia per gli occhi si sapeva. Ma che da mercoledì sera si debba parlare - a ragione - di “suono” del calcio, sinceramente non ce lo saremmo mai aspettato. Il

“The Champiooooons” urlato dai 60.000 dello Stadio San Paolo, al termine dell’inno della manifestazione, pochi secondi prima del calcio d’avvio di Napoli - Borussia Dortmund è il marchio di fabbrica made in naples che contraddistingue le notti di Champions League, il torneo principe del calcio d’Europa, il salotto buono, dove il Napoli siede e che difficilmente vorrà mollare. Raccontare la sfida contro i vice campioni d’Europa, freschi vincitori della Supercoppa di Germania a danno degli odiati nemici del Bayern di Monaco, Campione d’Europa in carica, solo con i gol, il gioco e l’arguzia tattica di Rafa Benitez sarebbe riduttivo. Riduttivo assai. Dietro le notti di Champions che non a caso vedono il Napoli imbattuto tra le proprie mura, c’è la storia di una città, che è sempre stata intorno alla squadra azzurra, anzi. Ogni volta sembra che tutta la città sia in campo al fianco della squadra. Napoli ha una tifoseria particolare e straordinaria. Il Napoli è davvero lo stato d’animo della città. E se già due stagioni fa l’esordio in Champions significò cancellare in un sol colpo i disastri finanziari, la ripartenza dalla serie C, dove Cittadella, Fermana e Albinoleffe erano i nostri Real, Barça e Bayern, la vittoria del 18 settembre scorso è forse il primo tassello verso il consolidamento di un progetto ambizioso che – come ambisce innanzitutto il patron de Laurentiis – vuole vedere il Napoli nell’elite del calcio del vecchio continente. Il sorteggio quest’anno ha regalato al Napoli un girone se vogliamo ancor più di ferro rispetto a quello che portò – a sorpresa – la banda Mazzarri agli ottavi, surclassando il ben più quotato Manchester City. Questa volta Borussia, Arsenal e Marsiglia sono tutti team di ottimo livello, per cui partire bene era quasi un obbligo. Tanto più che le capacità e ambizioni della squadra partenopea, partita a razzo in

di Biagio Verdicchiocampionato, erano messe alla prova da un debutto tra i più “tosti”. Benitez ha scelto Britos in difesa e Insigne sulla sinistra, al posto di Cannavaro e Pandev. Klopp alla fine ha preferito il più concreto Blaszczykowski ad Aubameyang sulla trequarti. E’ proprio Britos, lanciato senza indugi dal tecnico spagnolo a commettere subito un errore che poteva costar caro: l’uruguaiano sbaglia il disimpegno liberando nei sedici metri Mkhitaryan. L’azione per fortuna sfuma. Dopo qualche minuto di evidente difficoltà, gli azzurri dispiegano la prima azione pericolosa al 12’: Insigne, in fondo ad una serpentina, lascia partire un destro che finisce di poco a lato alla sinistra di Weidenfeller. Il Borussia è una di quelle formazioni che meglio gioca palla a terra, ma anche il Napoli, sciolta la tensione iniziale, dà prova di un tasso tecnico di alto profilo. E così al 26’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Zuniga serve in mezzo un cross delizioso per la testa vincente di Higuain: rete, e il San Paolo si trasforma in una bolgia infernale. Nella panchina del Borussia, invece, è il caos: Klopp va su tutte le furie, contestando al Napoli di aver battuto il calcio d’angolo senza attendere il rientro in marcatura di Subotic rientrato da una medicazione, non in tempo per recuperare la posizione. L’arbitro non si scompone e gli indica la strada degli spogliatoi. La maschera di Klopp, rabbioso quasi da ricovero, finirà in poche ore su tutti i giornali, siti web, televisioni. Le irresistibili parodie che circolano in questi giorni in rete, non fanno altro che accrescere il sapore di impresa ottenuto dagli uomini di Benitez. Il Napoli è inarrestabile e il Borussia concluderà il primo tempo addirittura in dieci per l’espulsione del portiere Weidenfeller, che tocca il pallone con le mani fuori dall’area in contrasto con Higuain lanciato in contropiede. 11 contro 10 cambia storia la gara. E al 22’ della ripresa è lo scugnizzo Insigne a disegnare una parabola irresistibile facendo impazzire di gioia il pubblico. Una punizione che è già entrata nella storia della manifestazione, una punizione che il portiere tedesco ricorderà per sempre, visto il dente rotto nel bislacco tentativo di acciuffare il pallone, stampandosi invece il palo sul volto. Un punizione che ricorda quelle che tirava Lui, quel Diego che a Napoli considerano ancora un Dio, a cui stavolta il paragone sembra essere azzeccato. Una punizione da raccontare a quanti amano questo sport, anche se non vicini ai colori azzurri. La partita si scalda, ma per i vice campioni d’Europa è già tutto finito: Sahin colpisce una traversa al 30’, l’autogol di Zuniga in un finale di pura sofferenza con Reina decisivo su Reus, e poi più nulla. E alla fine, meritatamente saranno solo applausi per il Napoli. E il San Paolo può tornare a far rumore. Da queste parti il calcio non è mai una cosa normale. Non basta solo guardarlo.Foto di Alfonso Romano

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Akmàiospresenta

una storia per bambini scritta dai bambini

Introduzione di Giovanni RuggieroSindaco di Piano di Sorrento

Prefazionedi Maria Rosaria SaglioccoDirigente scolasticodell’I. C. di Piano di Sorrento

Un racconto scritto in classe IIdagli alunni della classe Vdell’Istituto Comprensivodi Piano di SorrentoScuola Primaria”Carlo Colonna”

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