GENNAIO - FEBBRAIO 2018 Le classi in diretta · gli addobbi in commercio già da diversi anni si...

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Le classi in diretta Il Giornalino dell’Istituto Comprensivo“Via della Commenda” Scuola Secondaria “Luigi Majno” GENNAIO - FEBBRAIO 2018 CUOCHI MISTERIOSI VOLATILI BELLISSIMI LA VERITÀ SULL’ALBERO DI NATALE PERICOLOSI DRAGHI Ed altro ancora…

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Le classi in diretta Il Giornalino dell’Istituto Comprensivo“Via della Commenda”

Scuola Secondaria “Luigi Majno”

GENNAIO - FEBBRAIO 2018

CUOCHI MISTERIOSI

VOLATILI BELLISSIMI

LA VERITÀ SULL’ALBERO DI

NATALE

PERICOLOSI DRAGHI

Ed altro ancora…

In questo numero di “Le Classi in Diretta”:

- La mia vacanza con draghi e squali ………………… pag. 3

- L’albero di Natale .…………………………..……….…pag. 5

- Un cuoco misterioso ……………………………….…..pag. 8

- La Moroseta ……………………………………….……pag. 11

- Il cuoco Venkift……………………………………….…pag. 13

- Intervista ad una professoressa………………….……pag. 16

- The Kane Chronicles ………………………………… pag.18

- Stranger Things …………………………………………pag. 20

- Discriminazione …………………………….…………..pag. 22

- The Help …………………………………………………pag. 24

- Un nonno eroe …………………………………………. pag. 26

Le Classi in Diretta è realizzato sotto la supervisione della prof.ssa Carla Zagarella con la cooperazione delle classi II C e II H.

L’impaginazione è stata curata dagli alunni della II H sotto la supervisione del prof. Giovanni Marsiglia.

Inviate i vostri articoli (in formato .doc, .docx, .txt, .rtf, .pages, .odt) all’indirizzo [email protected] oppure tramite i vostri docenti contattate la prof.ssa Zagarella

LA MIA VACANZA CON DRAGHI E SQUALI

I draghi di Komodo

Vedere i Draghi di Komodo è

s t a t a u n ’e s p e r i e n z a u n i c a e bellissima che non dimenticherò mai nella mia vita.

Quest ’estate ho trascorso in compagnia della mia famiglia una vacanza in Indonesia e gli ultimi

giorni in navigazione attorno all’arcipelago di Komodo occupato da centinaia di isole. Le due principali sono Rinca e Komodo, le uniche isole del mondo dove si il drago di Komodo.

Questa specie animale può raggiungere una lunghezza di tre metri e un peso di un centinaio di chili.

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Inizia l’avventura!

Una volta scesi dalla barca ci sembrava di essere nel deserto.

Ad un tratto abbiamo visto in lontananza il primo drago che stava tranquillo all’ombra sotto una casetta costruita su un piano rialzato rispetto al terreno proprio per evitare che i draghi possano entrare in casa.

Poco dopo esserc i avv ic inat i abbiamo scoperto che dietro il primo drago ce n’erano altri.

In quel momento due draghi m a s c h i o h a n n o i n i z i a t o u n combattimento a causa di un drago femmina. Evento molto raro e unico da vedere!

Dopo aver proseguito la nostra passeggiata lungo i sentieri dell’isola, abbiamo incontrato altri draghi. Successivamente siamo ritornati in barca per r iprendere la nostra navigazione tra quelle meravigliose isole.

Le immersioni

La mia avventura è continuata anche nei giorni seguenti quando mi aspettava la mia prima immersione con le bombole.

Una volta arrivato il tanto atteso giorno a dieci minuti dall’immersione ho iniziato a mettermi la muta, poi sono salito sulla barca d’appoggio e mi sono buttato in acqua con l’istruttore.

Ero emozionatissimo!! Il mare era popolato da diversi tipi di

corallo e di pesci di vario genere: squali, tartarughe, pesci pagliaccio, murene e dallo squalo Bambù che è un genere di squalo molto raro scoperto trenta anni fa in Indonesia.

Quando sono risalito in barca ho raccontato questa indimenticabile esperienza a tutta la mia famiglia, in particolare alla mamma che aspettava con molta ansia.

Vittorio C. 2ª C

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L’albero di Natale

L’albero di Natale è, oltre alla

tradizione del presepe, una delle più diffuse usanze natalizie. Si tratta in genere di un abete (o altra conifera sempreverde) addobbato con piccoli oggetti colorati: luci, festoni, addobbi e molti altri.

Può essere portato in casa o t e n u t o a l l ' a p e r t o , e v i e n e preparato qualche giorno o qualche settimana prima di Natale: nella tradizione milanese l'albero di Natale viene preparato il 7 di d icembre a Sant ’Ambrogio, patrono di Milano; mentre nella tradizione barese è allestito a San Nicola, patrono di Bari, il 6 dicembre. Un'altra usanza ne prevede la preparazione l '8 dicembre, durante la festività c a t t o l i c a d e l l ' I m m a c o l a t a

C o n c e z i o n e . Generalmente decora le nostre case sino all’Epifania. Soprattutto quando l'albero viene collocato in casa, è diffusa l’abitudine che ai suoi piedi vengano messi i regali di Natale impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui verranno aperti.

In genere, in Italia, come albero di Natale si usa il peccio detto anche abete rosso; mentre nell'Europa Centrale e nei Paesi

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nordici è comune oltre al peccio, l'uso di abeti. Più raramente si usano pin i o a l t re coni fere sempreverdi, ma possono essere usati anche altri tipi di albero, come ad esempio la magnolia.

Nel nostro millennio è molto diffuso (certamente predominante nel  mondo occidentale) l'uso di alberi a r t i fi c i a l i . O l t r e a r isul tare prat ic i ed economici, gli alberi a r t i fi c i a l i r a p p r e s e n t a n o l'unica soluzione per coloro che soffrono di allergia alle conifere.

Fra gli ornamenti più utilizzati per addobbare gli alberi di Natale si possono citare le caratteristiche palline, realizzate in vetro soffiato o altr i material i , generalmente ricoperti da una vernice di color argento, oro o bianco; spesso si usano anche fiocchi colorati di tessuto. File di luci elettriche hanno sostituito nel Novecento l'uso di candele posizionate sui rami. Fra gli addobbi in commercio già da diversi anni si stanno diffondendo fili di luci musicali che riproducono, in sincronia con l’alternarsi dei colori, tradizionali musiche natalizie

come J ingle Bel l s . La c ima dell'albero è in genere arricchita da un puntale, simile alle palline per colore, materiale e tipo di

decorazione. Molto spesso è a forma di s te l la per far lo

sembrare come la stella cometa, uno dei simboli del Natale. Alcune famiglie

decidono di utilizzare, oltre al le decorazioni

t r a d i z i o n a l i , d e l l e decorazioni più originali,

come ad esempio oggetti dotati di un forte valore emotivo. I colori tipici delle

decorazioni natalizie sono principalmente: i l

rosso, l'oro, il verde e l'argento.

L'immagine dell'albero come simbolo della vita ha origini molto antiche e trova riscontri in diverse religioni.

L'abitudine di decorare alberi a Natale era diffusa già tra i Celti durante le celebrazioni del solstizio d’inverno; i Vichinghi dell'estremo Nord dell'Europa usavano l’abete rosso come albero da decorare e i Romani decoravano le loro case con rami di pino durante le Calende di Gennaio. Con l'avvento del Cristianesimo l'uso dell'albero

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di Natale si affermò anche nella tradizione cristiana.

L'albero natalizio ha una valenza molto importante che lo collega alla rinascita della vita dopo l'inverno e al ritorno della fertilità della natura in primavera. La tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie, è sentita in modo particolare nell'Europa tedesca dove si trovano i tipici mercatini di Natale. L'uso “moderno” dell'albero nasce secondo alcuni a Tallinn, in Estonia,

nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale uomini e donne ballavano insieme alla ricerca della loro anima gemella. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia secondo cui il "primo albero" fu addobbato nella città nel 1510.

Francesca G.e Rebecca V. H., 2ªH

La Piazza del Municipio di Tallin in Estonia (sopra) e quella di Riga in Lettonia (sotto): ambedue le città vantano la più antica tradizione per l’albero di Natale .

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UN CUOCO MISTERIOSO

Paolino

Strobolo era un cuoco assai strano: nel suo ristorante, “Il P e n t o l o n e M a g i c o ”, n o n cucinava niente che fosse un cibo vero. Già il nome d e l locale sembra misterioso, in più, avvicinandosi alla cucina caotica, si sentiva un cattivo odore. Ma la cosa più interessante era che Paolino

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cucinava individualmente e, pur avendo un ristorante intero, serviva da solo i piatti.

Questo aspetto potrebbe a f f a s c i n a r e l a g e n t e : certamente essere serviti da un cuoco che spiega gli ingredienti con cura può essere originale, e il fatto che i suoi piatti piacessero a tutti non stupiva affatto. Lo chef aveva una pancia abbastanza tonda “da vero goloso” un n a s o grosso e

degli occhi piccolini. I capelli erano ricci, brizzolati. Sotto la bocca carnosa, una barba corta ma folta dava al suo viso un aspetto ser io e saggio. Indossava sempre il suo

g r e m b i u l e b i a n c o a b b o t t o n a t o a f a t i c a , pantaloni color panna e scarpe da ginnastica grigie. Ma le apparenze possono ingannare...Il menù, semplice ma molto invitante, era costituito da vari primi piatti come la pasta, alcuni secondi di carne e di pesce con contorni vari, e un paio di desserts. O almeno questo era scritto.

In realtà gli spaghetti e r a n o vermiciattoli cotti a fuoco lento e

l’insalata piccante era ortica dei prati.

Il pesce non era sempre disponibile, in fatt i era pol lo,

rubato nelle fattorie. La carne era scaduta e le patate verdi. Paolino andava matto di

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queste “schifezze” e, quando aveva pochi c l ient i , ne approfittava per farsene una scorpacciata.Ma ci si chiede: come faceva la gente a mangiare e tornare nel ristorante “Il Pentolone Magico”? Il cuoco aveva un segreto che è riuscito a mantenere per anni: versare uno strano liquido verde mela nei suoi piatti, ovvero il Cukie Mudie, che dà il sapore e la forma che i piatti dovrebbero avere alle “schifezze putrefatte” di Paolino. Inventato da lui stesso con l’aiuto di una fata, il Cukie Mudie è

u n v e ro c a p o l a v o ro d i malvagità, il quale fa sì che le persone tornino al ristorante, ma che dopo venti volte stiano male e rischino di andare al l ’ospedale; un effetto simile alla nicotina nelle sigarette. Ecco perché Pa o l i n o n o n a c c e t t a v a dipendenti nel ristorante. Dopo vari anni di indagini, si scoprì il segreto dello chef, che fu arrestato. Ecco la storia di Paolino Strobolo, il cuoco misterioso goloso di vermi al sugo di pomodoro.

Martina F. 1ª C

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È da un paio d’anni che ho

scoperto una particolare razza di gallina, la moroseta: avendo già avuto in passato esperienze con i galli ci è bastato restaurare il pollaio rendendolo “a prova di volpe” e abbiamo potuto cominciare ad allevare questo meraviglioso animale ornamentale nel giardino della nostra casa a due passi dal bosco.

Questa specie è nata nelle gelate steppe siberiane, non a caso il piumaggio è molto sviluppato. Marco

Polo nel “Milione“ ha descritto l’animale come «una gallina che non ha piume, ma pelo nero come quello di un gatto»; effettivamente ad un g a t t o a s s o m i g l i a n o p u re n e l comportamento: estremamente docili e mansuete, alle mie galline piace “farsi un bagno“ nel mio lavandino in estate! Poi, si fanno asciugare il piumaggio con il “phon“ p e r m a n t e n e r n e l a s e r i c i t à ! Dall’epoca di Marco Polo, la razza è

La Morosetauna splendida gallina siberiana

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stata perfezionata e ad oggi si tengono concorsi di bellezza a cui partecipano gli allevatori di tutto il mondo. In ogni paese è presente uno “standard”, ossia un insieme di caratteristiche (colore degli occhi, del manto, delle ali e della pelle, oltre a peso e stazza per citarne alcune) che permette di stabilire quanto un esemplare sia conforme alla razza.

In Italia il “Club Italiano della Moroseta” si è specializzato proprio nella ricerca e nel controllo di nuove forme e colorazioni. Oltre alla tinta (bianca, nera, blu, fulva, grigio perla, pernic iata, l imone e “splash”) , un’importante distinzione è data dal peso: nelle morosetas nane (come quelle che allevo io) il gallo pesa 600 g e la gallina 500 g. Noi non siamo interessati a ottenere soggetti di razza pura, ma ci divertiamo a osservare le varie colorazioni dei pulcini che escono dall’uovo e a confrontarle con quelle che avremmo potuto ottenere considerando la colorazione di gallo e gallina.

Uno dei momenti più emozionanti che trascorro nel mio pollaio è la cova: queste galline ciuffate sono talmente dedite alla schiusa delle uova (restano in qualunque stagione ferme immobili per 21 giorni senza mangiare né bere)

che sono usate addirittura per covare uova di altre specie! Alla fine, è entusiasmante osservare l’arrivo dei piccoli nati grazie alla dedizione della chioccia: per sollevarla da parecchie fatiche, una volta cresciuti vengono “istruiti“ e nutriti anche dal papà gallo!

Andrea B. B. 2ªC

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Il cuoco Venkift

In un’antica cucina r e ale i l c uo co e r a Venkift.

Era una persona alta e non molto magra. Aveva u n v i s o r o to ndo e capelli castani e corti sempre scompigliati. I suoi occhi erano grandi, luminosi e di colore

v e r d e c h i a r o c h e all’ombra diventavano più scuri. Aveva uno s g u a r d o a l l e g r o e attonito. Il naso, grosso e aquilino, quasi copriva la bo cca p i cco la e stretta. Le sue labbra erano sottili e morbide e il suo sorriso era scherzoso.

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Era un cuoco molto goloso, infatti ogni volta che preparava una pietanza non resisteva a l t e n t a t i v o d i assaggiarla. Un giorno mang iò add ir i ttu ra tutta la torta preparata per il compleanno della r e g i n a , p e r c i ò f u costretto ad infornarne un’altra che, però, finì di cuocere quando la f e s t a e r a o r m a i finita!

Venkift era a n c h e u n a persona molto credulona: pensava c h e i l n u m e r o t r e d i c i p o r t a s s e sfortuna, perciò ogni tredicesimo giorno del

mese rimaneva a casa accucciato in un angolo sperando che non gli a c c a d e s s e u n a disgrazia.

Quando aveva un po’ d i tempo libero g li piaceva chiacchierare con suo cugino Lonkat, u na p e r so na mo lto so c i evo le c he p e rò

abitava a due ore dalla sua casa; se non riusciva a r ag g i u n g e r l o rimaneva a casa e si dedicava a l l a s u a g r a n d e

p a s s i o n e : leggere. Aveva

una libreria con libri di ogni genere!

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Tra tutti preferiva le favole perché gli piaceva leggere l’inizio e poi provare a indovinare il finale e quale fosse la morale. Di solito vestiva con scarpe bianche, calze grigie, pantaloni blu e camicia arancione, ma quando entrava in cucina indossava un camice bianco e il suo cappello da cuoco su cui aveva d isegnato una s tella

perché credeva che le s t e l l e l o p o t e s s e r o proteggere dalle sventure. Credeva mo lto nelle stelle e pensando lo p o t e s s e r o a i u t a r e preparava splendidi piatti decorati con stelle di ogni tipo.Così la stella diventò il suo segno distintivo.

Elisa P. 1ªC

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Vi siete mai chiesti cosa pensa una professoressa o

cosa l’ha spinta a fare questo lavoro?

Con questo articolo potrete rispondere alla maggior parte delle vostre domande! Abbiamo intervistato la Professoressa Sgambellone che insegna inglese.

Che cosa l’ha spinta a fare l’insegnante?

Mi è sempre piaciuto stare con i ragazzi e anche la difficoltà di questa fascia d’età (da bambini ad adolescenti).

In che scuola avrebbe voluto insegnare?

Proprio alla Majno. Perché arrivo da Torino e mi avevano parlato di questa scuola molto positivamente e ciò mi incuriosiva molto.

Si fida dei suoi alunni?

Si, mi fido. Altrimenti non potrei fare questo lavoro; il rapporto di fiducia è fondamentale.

INTERVISTAAD UNA PROFESSORESSA

Questo lavoro le da soddisfazione? Perché?

Si, sono molto soddisfatta del mio lavoro soprattutto quando incontrando alunni già diplomati si ricordano di me e mi raccontano del loro percorso e mi ringraziano per l’insegnamento dato.

Cosa le piace di più del suo lavoro?

Il rapporto con i ragazzi: soprattutto quando vedo in loro la passione per quello che spiego e riesco a incuriosirli.

Perché ha scelto di insegnare inglese?

Inizialmente è stata una scelta quasi obbligata poiché dopo aver vinto un concorso, poi annullato, avevo deciso di andare all’estero. Avendo bisogno di conoscere le lingue mi sono iscritta all’università, poi mi sono appassionata all’insegnamento, quando ho capito il rapporto che si crea tra alunni e insegnanti, e oggi sono ancora qui…

Da quanti anni insegna?

Dagli anni ’80.

Il suo lavoro le piace come quando ha cominciato?

Mi piace sempre di più perché è sempre più stimolante, anche se talvolta mi stanco di più.

Come e quando pensa al lavoro che deve fare in classe?

Il lavoro che svolge l’insegnante non è solo quello svolto in classe, ma anche quello fatto a casa in preparazione delle unità di apprendimento. Per ogni classe si sceglie il percorso più adatto alla classe, alla situazione e agli argomenti.

Grazie mille, è stato molto interessante.

Nicoletta D. e Beatrice M. 2ªH

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Il libro The Kane Chronicles,

pubblicato dallo scrittore Rick Riordan, autore di molti libri del g e n e re m y s t e r y t r a c u i l a famosissima saga “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo”, unisce nelle sue pagine storia e tecnologia moderna.

Il romanzo, infatti, è ambientato in un tempo non precisato, il quale però è facilmente intuibile grazie ai mezzi usati dai due protagonisti: Carter e Sadie Kane. I due vengono a scoprire che gli dei egizi esistono e scorrazzano liberi in giro per il mondo. Di lì a poco Aphopis, il dio del Caos, inghiottirà il Sole, sconfiggendo

Ra e facendo espolodere la Terra. I fratelli Kane vengono accuditi

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The Kane Chronicles

dallo zio Amos, mago della Casa della Vita (il più importante ordine dei maghi) il quale li a d d e s t ra p e rc h é p o s s a n o c o m b a t t e r e l ’ i m p o r t a n t e Apophis. Nelle vene di Sadie e Carter, infatti, scorre sangue di faraone e nelle loro anime si nascondono Osiride e Horus, i primigeniti di Ra. Ciò fa sì che loro abbiano tutte le carte in regola per essere i maghi della Casa della Vita, i più potenti che siano esistiti nell’arco di un millenio. Non c’è nessun dubbio: sarebbero stati loro a scontrarsi con Apophis. Nel giro di una settimana si erano ritrovati ad essere da semplici ragazzi londinesi ai responsabili del futuro del pianeta Terra.

I l l i b r o i n s é è m o l t o appassionante, ma la cosa che lo rende veramente speciale è l’alternarsi dei narratori: sono p ro p r i o S a d i e e Ca r t e r a r a c c o n t a r e l a s t o r i a ,

suddividendosi i capitoli ed e s p r i m e n d o s e n s a z i o n i e pensieri diversi l’uno dall’altro. M a n o n s o l o , e s s i f a n n o interagire il lettore ponendogli domande e spronandolo a trovare la risposta.

H o v o l u t o s c r i v e r e l a recensione di questo libro, fra i mie i pre fer i t i , perché ne l leggerlo mi sono sentito parte della storia, come fossi un terzo protagonista e come se la vita sul pianeta Terra dipendesse anche da me. Mi sembrava di essere uno dei potenti maghi della Casa della Vita!

Lorenzo B. 3ª G

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“Stranger Things” è una serie

TV per ragazzi e adulti di ogni età ambientata nei primi anni Ottanta ad Hawkins, in America. La serie al momento si divide in due stagioni da otto episodi ciascuna. La prima stagione parla di tre ragazzi, Mike, Lucas e Dustin, che vanno alla ricerca di un amico scomparso, Will. I quattro amici frequentano la scuola media e vengono presi in giro perché, invece di uscire, preferiscono i giochi di ruolo e studiare scienze. Nella loro città cominciano a svolgersi diversi fatti strani: subito dopo la misteriosa scomparsa di Will, anche un’altra ragazza sparisce¸ Barbara, e una ragazzina chiamata Undici dai grandi poteri e da un passato difficile, appare dal nulla.

Con l’aiuto del capo della polizia, i ragazzi e i loro fratelli, in seguito a svariati problemi, tra cui la morte di Undici, riescono a trovare Will moribondo, che era stato catturato in un Universo parallelo, disabitato, per icoloso e pieno di mostr i assassini, il “Sottosopra”. Nella seconda stagione, i quattro ragazzi, Mike, Lucas, Dustin e Will sono di nuovo insieme. Il fragile sopravvissuto, Will, ha degli attacchi in cui gli sembra di essere ancora nel Sottosopra e presto tutti capiscono che in qualche modo ne fa parte. In questi episodi vengono aggiunti altri personaggi, tra cui Maxime e il suo fratellastro, che rallentano e ampliano la storia, creando complicazioni amorose tra i protagonisti. Uno dei quattro, Dustin, trova e nutre una strana lucertola, che col passare

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dei giorni si ingrandisce fino a diventare un pericolosissimo mostro, che crea un’armata di “Democani”, così chiamati da Dust in, che distrugge la città. Solo con l ’a iuto di Undici s i potrebbero sconfiggere i mostri e chiudere la porta per il Sottosopra. L e i , c h e s e m b r a v a essere s tata u c c i s a n e l l a s t a g i o n e

precedente, in realtà era stata salvata e nascosta dal poliziotto Hopper. Dopo esser scappata e aver conosciuto parte del suo passato, la madre e la sorellastra, trova e aiuta i suoi amici a sconfiggere il nemico e a chiudere la porta tra il nostro mondo e il Sottosopra.

Questa serie ha avuto molto

successo coinvolgendo un pubblico diverso per età. Le tematiche principali sono tre: l’amicizia, l’amore e i l mis tero. L’amic i z ia t ra i

protagonisti che sono legati al punto da sacrificarsi uno per l’altro. L’amore, come quello tra Mike e Undici, che non scompare neanche dopo la presunta morte di lei. E infine il mistero che è costante in tutti i momenti, lascia sospese delle questioni e questo fa in modo che non si possa smettere di vedere tutti gli episodi di seguito. Questa serie mi ha fatto pensare che

negli anni Ottanta era più facile i n s t a u ra re ra p p o r t i d i

a m i c i z i a e c o m u n i c a r e

d i c e n d o i n faccia quello

che si pensa, senza usare il

telefono cellulare. Spero che serie TV

possa piacere a tanta gente per far riflettere, divertire, spaventare, emozionare le persone, come è successo a me. Buona visione!

Giulio A. 3ª G

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Si sente sempre più spesso

definire il mondo odierno come “pazzo”, “crudele”, “impazzito”. Chi sostiene queste accuse si riferisce molto spesso alla società in cui viviamo, dove l’unica cosa importante è piacersi e farsi piacere. La diversità è vista come un difetto. Chi si ritrova a far parte di quello spicchio “diverso” dagli altri viene emarginato, deriso, insultato e portato ad odiare sé stesso.

Non è difficile accorgersi, infatti, di quanto la società sia basata su

stereotipi: la donna vestita di rosa, l’uomo di blu; la pelle bianca è “normale” e quella nera “diversa”; i bambini sani sono “normali” mentre quelli disabili sono “particolari” (quando, probabilmente, si vorrebbero soltanto sentire come tutti gli altri); i cristiani sono “buoni” e

gli islamici “pericolosi”; l’uomo deve amare soltanto la donna

e viceversa; la femmina dev’essere snella e il maschio muscoloso…

Tutti questi stereotipi, nati dall’insaziabile

aspirazione umana alla perfezione e alla creazione di un modello a cui tutti si devono attenere, rovinano ciascuno di noi. Smantellano la diversità umana

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Discriminazione

e danno luce a qualcosa che davvero si può definire sbagliato: la discriminazione. Nel corso del tempo e in base alle situazioni ha preso tanti nomi: sessismo, razzismo, xenofobia, omofobia, antisemitismo, bullismo… Ma c’è un’unica cosa che li accumuna tutti: la mancanza di rispetto. Un individuo rispettoso è aperto mentalmente, non è presuntuoso e accetta anche ciò che non condivide. Se si fosse più rispettosi, forse, non ci sarebbero così tante discriminazioni nel mondo. Ma purtroppo, esse riescono a nascondersi. Un esempio potrebbe essere una persona a cui scende una lacrima nel vedere al cinema un film sul nazismo, ma che,

tornato a casa e vedendo al telegiornale i migranti sbarcati in Italia, afferma che preferirebbe che questi morissero in mare, invece di sopravvivere e “rubare il lavoro” agli italiani.

Spesso alla base di certi pregiudizi c’è una paura che, invece di proteggere, si tramuta in odio, e se “odio genera odio”, l’unico risultato immaginabile è una guerra. La soluzione che ora riesco a vedere per tutto ciò è una maggior apertura mentale, accettazione e tanto, tanto rispetto.

Gemma Lucia S. 3ª G

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“The Help” è un romanzo ambientato nel Mississippi dei primi anni ’60 e tratta un tema davvero importante, con cui, purtroppo, abbiamo a che fare ancora oggi: il razzismo. The Help narra le vicende delle cameriere di colore nelle case di ricche signore bianche, le quali, snob e altezzose, trattano le povere donne con meschinità e cattiveria, quasi fossero schiave. Non tutti però hanno un animo così cattivo. Tra le protagoniste del libro c'è infatti la signorina Eugenia Skeeter, bianca neolaureata, che vuole scrivere un libro per combattere il razzismo, nonostante tutti i rischi che questa azione può portare, tra i quali anche il carcere, infatti a quell'epoca l'attivismo contro la segregazione razziale era perseguito per legge. Così si vede costretta a scrivere di nascosto. Alla riuscita di questa impresa contribuiscono Aibileen e la sua amica Minny: due cameriere di colore a servizio di case benestanti. Grazie alle due donne, Eugenia Skeeter riesce a convincere sempre più cameriere nere ad aiutarla. Infatti nel suo libro racconta le vicende che accadono nella sue piccola cittadina del Mississippi, sottolineando le differenze tra bianchi e neri e facendo emergere le ingiustizie che quest'ultimi subiscono costantemente.

Eugenia si metterà alla prova con stessa, dovendo rompere vecchie amicizie e ascoltando le voci di molte persone parlarle alle spalle. Persino coloro a cui aveva tenuto molto un tempo arrivano ad ignorarla completamente o addirittura ad insultarla, guardandola con disprezzo. Tuttavia, anche se con molti sacrifici, Skeeter riesce sempre a trovare la strada giusta e a non mollare mai neanche davanti alle difficoltà maggiori. Così alla fine riesce a finire di scrivere il libro, il cui titolo è “The Help” (L'aiuto) che in pochi mesi riempie tutte le librerie della città. Aibileen, Minny e le altre cameriere sono molto entusiaste di aver potuto dare voce ai loro pensieri e di essersi sfogate di tutte le ingiustizie passate nella vita, raccontando le proprie esperienze in “The Help”. Naturalmente c'è ancora molto da fare, ma il libro si può considerare una piccola vittoria. Dopotutto le ricche signore bianche sembrano meno ingiuste di prima, e la speranza in un cambiamento dona coraggio a tutte le persone di colore della città, che sentono di poter lottare per i propri diritti. Ho apprezzato molto il libro, perché l’ho trovato commovente, toccante, ma anche

The Help

della città, che sentono di poter lottare per i propri diritti. Ho apprezzato molto il libro, perché l’ho trovato commovente, toccante, ma anche spiritoso e ironico, e mi auguro che possa davvero aiutare ad eliminare almeno alcune delle disuguaglianze di cui molte persone sono ancora oggi costrette a subire. Infondo, credo che molti dei problemi della società (tra cui il razzismo) siano una conseguenza della paura che l'uomo ha

nei confronti di ciò che è diverso o di ciò che non conosce. Questo avviene spesso per colpa dell'ignoranza, e uno dei modi per combatterla è leggere. Naturalmente non tutti si possono permettere una buona istruzione, per cui proprio chi ha i modi e i mezzi per non restare ignorante dovrebbe impegnarsi per cercare di cambiare il mondo.

Livia P. 3ª G

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Un nonno eroe

I nonni sono le persone più

strette che ciascuno di noi ha e avrà al proprio fianco per sempre.

I nonni ci tenevano da piccoli quando i nostri genitori andavano a lavorare e sono e saranno la miglior fonte di vizi in assoluto, qualsiasi nostro capriccio ce lo fanno passare.

I nonni ci hanno sempre voluto bene e ce ne vorranno sempre perché noi nipoti siamo le cose più importanti della loro vita, la loro felicità

dipende dalla nostra.

Ma questo articolo non è

per farvi sapere, come spero già sappiate, il significato dei nonni. Ma per condividere con

voi, lettori, una storia che mi ha cambiato la vita: la

morte di mio nonno.

La storia è la

seguente: io con lui avevo un rapporto

MOLTO speciale e ci ero particolarmente affezionato. E la sua morte mi ha

COMPLETAMENTE cambiato la vita.

Sin da piccolo, quando lo vedevo arrivare, io non ero al settimo cielo, ma all’ottavo.

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Le classi in diretta Gennaio–Febbraio 2018

Abbiamo fatto un sacco di avventure, ci siamo persino persi nel bosco. Ma io con lui mi sentivo sicuro, al riparo.

Mi accompagnava ovunque: il lunedì a nuoto, il martedì e il giovedì a pallanuoto, andavamo, insieme a mia sorella e mia nonna, al mare e da lì in campagna. Sapendo che io soffrivo, e ancora oggi soffro, di nausea, mio nonno allungava il tragitto che evitare di fare quello con troppe curve.

Mi conosceva

come nessun altro al mondo e per tale si comportava a dovere. Voleva bene a quattro nipoti però, a me, ne voleva un po’ di più, ma non la mai ammesso. Io lo sapevo perché mi chiedeva di fare gran parte del lavoro.

Però, circa 9 mesi fa, ad una festa, si era ammalato. Già da 2

anni e mezzo soffriva di un tumore al pancreas e i medici avevano detto che sarebbe dovuto morire dopo 2 mesi.

La febbre comunque non passò e continuò a peggiorare fino a che mia nonna non lo portò all’Ospedale. Lo attaccarono a una flebo e lo monitoravano giorno e notte,

allora mia mamma e mio zio si alternavano

le serate da passare con lui in modo da lasciare andare a casa mia nonna che ci stava già tutto il giorno.

Io da Giugno non lo

più visto. Chiedevo notizie a mia mamma e mi diceva che stava sempre bene, ma io ebbi l’impressione che stesse mentendo, ma non lo dissi.

Il 6 giugno, due giorni prima della fine della scuola i miei genitori tornarono a casa prima

dal lavoro e mi dissero che il nonno che io tanto amavo era morto. Ci misi pochi secondi per realizzare quello che stava accadendo. Scoppiai in lacrime nelle braccia di mia mamma che non esitò a consolarmi.

Il giorno dopo mi sono sentito nel cuore uno spazio, come un buco incolmabile. Questo buco ho capito poi dopo che l’affetto di una persona cara ha nei tuoi confronti e, anche se non c’è, te ne vorrà lo stesso.

Ecco qui, questa è la storia

di mio nonno e il mio pensiero. Io, personalmente, lo ritengo non un semplice nonno ma bensì un vero e proprio eroe perché, anche se gravemente malato, è riuscito a vivere una vita piena, emozionante e allo stesso tempo divertente. Lui con noi non si è mai annoiato.

Vi sembrerò pazzo, ma non vedo l’ora di rivederlo.

Tommaso T. 2ªH

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