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ANNO 71. NUMERO 83. www.ilgiornaledivicenza.it ¤1,30 1917: undici mesi du- rò ai pie- di del Pasubio l’avventura dei minatori del Genio, la 33esi- ma compagnia, che guidata dagli ufficiali realizzò un’ope- ra militare imponente e mai più ripetuta. Una strada di ol- tre 6 chilometri di cui un ter- zo in galleria: la salita da Boc- chetta Campiglia a Porte del Pasubio, con un dislivello di 7.60 metri. Era una retrovia del fronte di guerra che dove- va proteggere rifornimenti, postazioni e soldati. Divenne una impresa: perchè non fu la realizzazione di un proget- to, ma una esplorazione vera e propria, una ricerca palmo a palmo dei punti dove realiz- zare il passaggio che non c’era. Una mostra da oggi (inaugu- razione alle 17, molti gli even- ti che la accompagneranno) al 24 settembre, a Palazzo Fo- gazzaro in centro a Schio, ri- percorre i 100 anni della Stra- da delle Gallerie nel 100° del- la Grande Guerra. Una idea, un sogno balena- to nella mente di Claudio Ri- gon, fisico e docente in pen- sione che da alcuni anni foto- grafa e scrive storie di guerra. Per una di queste ha ricevuto il prestigioso premio Itas 2010, con “I fogli del capita- no Michel”, Einaudi. Rigon ha percorso in solita- ria la fase del concepimento della mostra, ma s’è ritrovato subito attorno il Cai di Schio con la sua potenza ”di fuoco”, il Comune e l’Unione Monta- na Pasubio Alto Vicentino. Il resto è venuto da solo: la ge- nerosità dei soci del club, l’adesione dei Cai nazionale, la collaborazione degli eredi di alcuni soldati che narraro- no nei loro taccuini e con le macchine fotografiche il pas- sare dei giorni. La mostra, prof.Rigon, sembra quasi aver riprodotto il senso di coralitàcheaccompagnòimilita- rinellarealizzazionedelle52gal- lerie,èuncaso? Credo che Schio abbia adotta- to da sempre il suo Pasubio, e il Cai in particolare dopo il primo dopoguerra. Sotto il massiccio, a differenza dell’Altopiano ferito e lacera- to, venne vissuta nel 1917 una esperienza di comunità, dove tutti affrontarono insieme le difficoltà, trasformando il progetto della strada in un’epica della montagna. Gli ufficiali erano giovani, qual- cuno ancora universitario, e con le truppe crearono forti legami in cui tutti misero a disposizione le loro capacità creative. E con la mostra è ac- caduto un po’ lo stesso. Quando scattò in lei il desiderio di realizzare un momento cele- brativoperquestastrada? Lavorando sui fogli del capi- tano Michel, mi ero imbattu- to nel tenente Cassina che con Zappa è uno dei protago- nisti della costruzione della strada. E mi era rimasta la vo- glia di approfondire, a parti- re dal loro privato, dai diari e dalle lettere. Le foto di Zappa solo in piccola parte erano state mostrate una volta dal- la Comunità Montana ed ef- fettivamente contattando i parenti è venuto fuori un mondo, che mi ha poi rinvia- to a Cassina e ai suoi eredi. E alla fine il 90 per cento dei documenti e delle foto espo- sti è inedito. Cosa raccontano in più questi “reperti“dicarta? Con una sensibilità di tipo ar- cheologico, li abbiamo messi in fila, insieme a quelli degli archivi storici: ed emerge co- me la ricerca della via sia sta- ta faticosa, salendo metro per metro la roccia, aggior- nando ogni 15 giorni le carte topografiche per verificare i progressi, mettendo in prati- ca una cultura del lavoro che ha usufruito delle competen- ze di tutti, anche dei consigli dell’ultimo soldato, sia pure suggeriti con deferenza: lo si legge nel bigliettino di un car- pentiere che parla a Zappa delle travi per le gallerie. Trecentofoto, 60documenti,al- cunioggetti:l’abbondanzadifon- tivihafavorito? All’inizio sì, specie con le nuo- ve foto trovate per caso dalla famiglia Zappa. Poi c’è un momento, dopo l’estate 1917, in cui i materiali scemano, le descrizioni sono stringate, i rilievi diminuiscono, come se il superamento dell’inverno durissimo e della primavera avesse allentato la tensione. Non è stato facile dare forma a tutto questo, ma anche i ma- teriali che muovendo appena il terreno sono stati rinvenuti ci hanno aiutato. Da una foto siamo risaliti al campo base della 19esima galleria dove qualche anno fa erano stati rinvenuti 35 punte di moto- picco tranciate con pezzi di carbone, punte di forbici spezzate: era la baracca del fabbro. I materiali sono ora su un tavolo in mostra. Come si siete confrontati con il dopoguerra? Uno degli interrogativi era proprio raccontare le gallerie ma anche quello che c’è stato dopo. Per questo, sui due pia- ni del palazzo, le sezioni sono tre: una corposa sulla costru- zione, una sulla nascita del mito dopo la fine della Gran- de Guerra, e uno sulla sua percorribilità nei decenni, messa in pericolo da frane e scarsa manutenzione. Avete scelto anche di ospitare una straordinaria ”pellicola” in 3D e i selfie di chi la percorre: è per sottolineare l’attaccamento aquestostrada? Ci è sembrato giusto porci la domanda sull’oggi, su una strada di guerra che oggi è luogo di pace, percorsa da mi- gliaia di persone ogni estate e dalle loro emozioni. Il web è stato una fonte importante per recuperare immagini, ab- biamo anche conosciuto mol- ti ragazzi in questi modo. Co- sì come alcuni fotografi che abbiamo incrociato in Rete e che ci hanno messo a disposi- zione le loro foto. Roberto Co- sta autore dei bellissimi not- turni lo conosceremo pro- prio all’inaugurazione. ©RIPRODUZIONERISERVATA 100ANNI INGALLERIA MontePasubio:lastoriadiunastradadiguerra divenutacamminodipacenellamostracheapre oggiaSchio.Raccontaimomentiepicidella costruzioneelalottaperdifendernelamemoria 1917 - 2017 SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO - Poste Italiane S.p.A. Sped. in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza 26 MARZO 24 SETTEMBRE 2017 PALAZZO FOGAZZARO SCHIO AR_02176 di NICOLETTA MARTELLETTO Poste Italiane S.p.A. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza y(7HB5J1*LQTKKL( +_!"!%!$!\

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ANNO 71. NUMERO 83. www.ilgiornaledivicenza.it SABATO 25 MARZO 2017 ¤ 1,30

1917:undicimesi du-rò ai pie-

di del Pasubio l’avventura deiminatori del Genio, la 33esi-ma compagnia, che guidatadagli ufficiali realizzò un’ope-ra militare imponente e maipiù ripetuta. Una strada di ol-tre 6 chilometri di cui un ter-zo in galleria: la salita da Boc-chetta Campiglia a Porte delPasubio, con un dislivello di7.60 metri. Era una retroviadel fronte di guerra che dove-va proteggere rifornimenti,postazioni e soldati. Divenneuna impresa: perchè non fula realizzazione di un proget-to, ma una esplorazione verae propria, una ricerca palmoa palmo dei punti dove realiz-zare il passaggio che nonc’era.

Unamostra da oggi (inaugu-razione alle 17, molti gli even-ti che la accompagneranno)al 24 settembre, a Palazzo Fo-gazzaro in centro a Schio, ri-percorre i 100 anni della Stra-da delle Gallerie nel 100° del-la Grande Guerra.

Una idea, un sogno balena-to nella mente di Claudio Ri-gon, fisico e docente in pen-sione che da alcuni anni foto-grafa e scrive storie di guerra.Per una di queste ha ricevutoil prestigioso premio Itas2010, con “I fogli del capita-no Michel”, Einaudi.

Rigon ha percorso in solita-ria la fase del concepimentodella mostra, ma s’è ritrovatosubito attorno il Cai di Schiocon la sua potenza ”di fuoco”,il Comune e l’Unione Monta-na Pasubio Alto Vicentino. Il

resto è venuto da solo: la ge-nerosità dei soci del club,l’adesione dei Cai nazionale,la collaborazione degli eredidi alcuni soldati che narraro-no nei loro taccuini e con lemacchine fotografiche il pas-sare dei giorni.

La mostra, prof.Rigon, sembraquasi aver riprodotto il senso dicoralitàcheaccompagnòimilita-rinellarealizzazionedelle52gal-lerie,è un caso?Credo che Schio abbia adotta-to da sempre il suo Pasubio, eil Cai in particolare dopo ilprimo dopoguerra. Sotto ilmassiccio, a differenzadell’Altopiano ferito e lacera-to, venne vissuta nel 1917 unaesperienza di comunità, dovetutti affrontarono insieme ledifficoltà, trasformando ilprogetto della strada inun’epica della montagna. Gliufficiali erano giovani, qual-cuno ancora universitario, econ le truppe crearono fortilegami in cui tutti misero adisposizione le loro capacitàcreative. E con la mostra è ac-caduto un po’ lo stesso.

Quando scattò in lei il desideriodi realizzare un momento cele-brativoperquestastrada?Lavorando sui fogli del capi-tano Michel, mi ero imbattu-to nel tenente Cassina checon Zappa è uno dei protago-nisti della costruzione dellastrada. E mi era rimasta la vo-glia di approfondire, a parti-re dal loro privato, dai diari edalle lettere. Le foto di Zappasolo in piccola parte eranostate mostrate una volta dal-

la Comunità Montana ed ef-fettivamente contattando iparenti è venuto fuori unmondo, che mi ha poi rinvia-to a Cassina e ai suoi eredi. Ealla fine il 90 per cento deidocumenti e delle foto espo-sti è inedito.

Cosa raccontano in più questi“reperti“di carta?Con una sensibilità di tipo ar-cheologico, li abbiamo messiin fila, insieme a quelli degliarchivi storici: ed emerge co-me la ricerca della via sia sta-ta faticosa, salendo metroper metro la roccia, aggior-nando ogni 15 giorni le cartetopografiche per verificare iprogressi, mettendo in prati-ca una cultura del lavoro cheha usufruito delle competen-ze di tutti, anche dei consiglidell’ultimo soldato, sia puresuggeriti con deferenza: lo silegge nel bigliettino di un car-pentiere che parla a Zappadelle travi per le gallerie.

Trecento foto, 60 documenti, al-cunioggetti:l’abbondanzadifon-tivi ha favorito?All’inizio sì, specie con le nuo-ve foto trovate per caso dallafamiglia Zappa. Poi c’è unmomento, dopo l’estate 1917,in cui i materiali scemano, ledescrizioni sono stringate, irilievi diminuiscono, come seil superamento dell’invernodurissimo e della primaveraavesse allentato la tensione.Non è stato facile dare formaa tutto questo, ma anche i ma-teriali che muovendo appenail terreno sono stati rinvenutici hanno aiutato. Da una foto

siamo risaliti al campo basedella 19esima galleria dovequalche anno fa erano statirinvenuti 35 punte di moto-picco tranciate con pezzi dicarbone, punte di forbicispezzate: era la baracca delfabbro. I materiali sono orasu un tavolo in mostra.

Come si siete confrontati con ildopoguerra?Uno degli interrogativi eraproprio raccontare le galleriema anche quello che c’è statodopo. Per questo, sui due pia-ni del palazzo, le sezioni sonotre: una corposa sulla costru-zione, una sulla nascita delmito dopo la fine della Gran-de Guerra, e uno sulla suapercorribilità nei decenni,messa in pericolo da frane escarsa manutenzione.

Avete scelto anche di ospitareuna straordinaria ”pellicola” in3D e i selfie di chi la percorre: èper sottolineare l’attaccamentoaquesto strada?Ci è sembrato giusto porci ladomanda sull’oggi, su unastrada di guerra che oggi èluogo di pace, percorsa da mi-gliaia di persone ogni estate edalle loro emozioni. Il web èstato una fonte importanteper recuperare immagini, ab-biamo anche conosciuto mol-ti ragazzi in questi modo. Co-sì come alcuni fotografi cheabbiamo incrociato in Rete eche ci hanno messo a disposi-zione le loro foto. Roberto Co-sta autore dei bellissimi not-turni lo conosceremo pro-prio all’inaugurazione. •

© RIPRODUZIONERISERVATA

100ANNIINGALLERIA

MontePasubio: la storia di unastradadi guerradivenuta cammino di pacenella mostracheapreoggiaSchio. Raccontai momenti epicidellacostruzione ela lottaper difenderne la memoria

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• SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO - Poste Italiane S.p.A. Sped. in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza

26 MARZO24 SETTEMBRE 2017PALAZZO FOGAZZAROSCHIO

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di NICOLETTA MARTELLETTO

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LAPRIMA SEZIONE.Lacostruzione dellastrada, lasua epopeavieneripercorsa attraversolefotografie scattatein direttadagliufficiali che nefuronoprotagonisti

UN TRACCIATO NEL NULLAIdocumenti dafine gennaio 1917accompagnano il lavoro dei tenentiingegneriematematici, chiamatia fareuna veraesplorazioneA fine gennaio del 1917, nelpieno di uno degli invernipiù freddi e nevosi del secolo,quando sul Pasubio c’eranometri e metri di neve, la 33esi-ma compagnia minatori ini-ziava a Bocchetta Campiglia ilavori di costruzione di unanuova strada mulattiera. Do-veva da un lato mettere in di-fesa i crinali della Bella Laitae di Forni Alti, l’unico trattodel fronte della montagna an-cora pericolosamente scoper-to; dall’altro, passando perPasso di Fontana d’Oro, costi-tuire una nuova via di acces-so a Porte del Pasubio, vale adire alle immediate retroviedel fronte. Avrebbe dovutoinerpicarsi su un tratto dellamontagna del tutto scono-sciuto, ancora inesplorato,aspro, selvaggio, primordia-le: un groviglio di torrioni, di-rupi e strettissimi canaloni,un territorio di cui non si ave-vano perciò rilievi topografi-ci e in cui non c’era nessunsentiero che suggerisse unavia.

IDIARI.«Non esisteva un veroprogetto definitivo del lavo-ro, perché era impossibile re-digerlo – scrisse il sottotenen-te Ugo Cassina, uno degli uffi-ciali protagonisti dell’impre-sa – Si decise di innalzarsi

man

mano e di condurre avanticontemporaneamente unsentiero, che permettesse distudiare il tracciato ulterioredella strada. Lo scopo princi-pale che ci proponemmo in-nanzitutto fu quello di rag-giungere la cresta della pare-te rocciosa che s’elevava a pic-co, di fronte a Bocchetta Cam-piglia. Poi, avremmo deciso ilda farsi. Infatti noi sapevamodi dover raggiungere ForniAlti e il Passo di Fontanad’Oro, ma non avevamo la mi-nima idea del come avrem-mo potuto arrivarci, perchéla Bella Laita, che bisognavaattraversare, era inaccessibi-le».

È così che inizia l’epopeadella costruzione della stradadelle gallerie. Richiederà aquanti vi presero parte, main particolar modo agli uffi-ciali, un coinvolgimento pro-fondo. Sarà per loro al tempostesso un’impresa e un’avven-tura: del fare, dell’osare, del-la giovinezza.

Lo si avverte a ogni paginadella memoria del tenenteCassina, scritta appena finitala guerra, con ricordi freschis-simi, che fa da filo condutto-re di questa mostra. È unascrittura che trasmette il sen-so dell’ignoto davanti,dell’esplorazione, dell’inter-rogare la montagna per cerca-re il passaggio, della sfida a

trovare ogni volta la solu-zione

per forzarla con una strada.Ma anche la consapevolezzaorgogliosa di essere diventativia via una squadra con unmetodo di lavoro forte, fonda-to sulla divisione e al tempostesso la condivisione deicompiti.

”Nell’inverno del 1918-19,in territorio appena redento,mentre la 33a compagnia mi-natori del genio militare eraadibita più che altro a lavoridi riadattamento stradale, io,che ne ero divenuto il coman-dante, avevo deciso di occu-pare gran parte del tempoche mi restava libero nelloscrivere la storia del reparto acui avevo appartenuto pertanto tempo, e che stava persciogliersi. Questa storia, fat-ta di ricordi freschissimi, escritta più che altro per soddi-sfazione personale, doveva –nella mia intenzione – esseredestinata a una ristretta cer-chia di lettori: gli ufficiali cheavevano appartenuto duran-te la guerra al reparto e cheavevano perciò preso adamarlo.” Inizia così il brevedattiloscritto (una cinquanti-na di pagine) del tenenteUgo Cassina, i cui brani ac-compagnano la mostra. Que-sti “ricordi” rimasero chiusiper dieci anni in un cassetto.Cassina li avrebbe ripresi inmano (”senza aggiungere ma-teriale nuovo, solo riordinan-do e sfrondando”) solo dopoaver ritrovato, all’inaugura-zione dell’Ossario del Pasu-bio, alcuni compagni di allo-ra. Da ultimo, all’inizio deglianni Sessanta – era forse ve-nuto da qualcuno l’incorag-giamento

a farne un libretto – vi avevaanteposto una breve introdu-zione (”Ora sono passati piùdi quarant’anni dagli avveni-menti qui descritti …”) e loaveva consegnato, con unaquindicina di fotografie, aqualcuno di Vicenza. E peròsarebbe morto di lì a poco, im-provvisamente, e il dattilo-scritto con le fotografie arri-vò, dopo alcuni passaggi, alMuseo del Risorgimento diVicenza. Il tenente Cassinaera nato nel 1897, l’1 aprile.Non aveva ancora compiutovent’anni alla data d’iniziodei lavori della strada. E que-sto stupisce, sapendo (comeracconta egli stesso) che lostudio e la direzione dei lavo-ri della 19a e 20a galleria, lepiù ardite e inaspettate, sonosuoi. Non era un ingegnereCassina, né poteva avere alcu-na pratica di cantiere: erauno studente di matematica,al Politecnico di Torino.

LEFOTO.Alcuni degli ufficialipresenti ai piedi del Pasubioavevano una macchina foto-grafica e scattarono fotogra-fie: il tenente Giuseppe Zap-pa per esempio, comandantedella 33a compagnia all’ini-zio dei lavori. Sono state ri-prodotte direttamente dallelastre negative originali, in ve-tro, che il tenente e poi la fa-miglia hanno conservato.Nel loro insieme hanno il po-tere di trasportarci di colpo acento anni fa, ai primi giorni,quelli della partenza; ci resti-tuiscono il senso e anche latensione di un inizio. Se il te-nente Zappa aveva conserva-

to le lastre negative delle foto-grafie scattate, non sembra-va aver invece tenuto le stam-pe di allora, soprattutto quel-le “di lavoro”. Invece grazieagli eredi di Zappa, ecco unascoperta: una quarantina difotografie in fondo ad un bau-le. Fra queste, due preziosissi-me con i segni a matita che lepercorrono, i tracciati, lescritte di Zappa durante isuoi sopralluoghi alla ricercadella via. Sono tra le tantepreziosità di questa mostra.Il segno giallo che si vedrà so-vrapposto in mostra fa capireche il tratto che comprendele prime nove gallerie costi-tuisce un tratto a sè, quello diavvicinamento alla monta-gna vera e propria. Sarà la de-cima galleria a segnare il veropunto di attacco alle paretidella Bella Laita.

A metà marzo del 1917, con-clusi i lavori a monte Alba,tutta la compagnia si porta aBocchetta Campiglia e vi siacquartiera. Nasce una picco-la città, un centro logisticoche brulicherà di lavoro. Se fi-no alla decima galleria la stra-da si era alzata di centodiecimetri su mille di percorso,ora si innalzerà di 300 metrisu 1400. All’uscita della 20ail paesaggio sarà completa-mente cambiato.

La mostra approfondiscepoi il ruolo del tenente CarloRuffini, neolaureato in inge-gneria mineraria al Politecni-co di Torino, autore a sua vol-ta di numerose foto sull’esplo-razione della seconda partedella strada.•

© RIPRODUZIONERISERVATA

Nellavitamilitareimomentidipausasonomomentidiumanità.Comeilranciosullapiattaformaall’uscitadella13esimagalleria.Ilpastoarrivaconlateleferica;ilmanicodiunbadilefrailcavod’acciaiointensioneelacoronadilegnodeltamburolablocca.Isoldatimangiano,chiinpiedi,chiseduti.Ognifotodellamostrainvitaallariflessione.

Ifotogrammidi una vita sospesasottola roccia

L’entratadellaundicesima galleria, aprile1917. Fototenente Zappa

STORIEDI UOMINIEDISOLDATI

Unadellestampe deltenenteZappacol tracciatodella stradaa matita

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Lastazionesuperioredelprimotrattoditeleferica,13esimagalleria

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Lastrada dellegallerie èun’operadellaguerrache fucombattutasullenostremontagne,nata con essa,densadellasua storia.Quandolapercorriamo, ognipassoneportale tracceeil ricordo.Ma èancheunluogo che,diversamentedaaltridellaguerra,hasaputo rimanerevivofinoa divenire viavianeltempoun“cammino speciale”.Sonomigliaiagli escursionisticheoggivengonoogni annoapercorrerla,anchedafuoriprovincia,dafuoriregione,anchedall’estero.Cosìchepossiamodireche daluogodellaguerraèdivenuta unluogodellapace. BastaportarsiaBocchetta Campigliainunaqualsiasimattinata d’estateeosservarele espressioni, ivisi,lospirito con cui soprattuttoigiovanissimi, i gruppidiamici, iragazziele ragazze, le giovanicoppieo famiglie,iniziano apercorrerla,bastaascoltare lelorovoci.Avolte cisi puòchiederequalesia, intanti chelasalgono oggi, laconsapevolezzadellaricchezzadistoriadelluogo che stannopercorrendo.Ed’altra parteènaturale:checosapuòsapereungiovane dioggi delgiovanesoldatochecento annifalastavacostruendo?Questamostra,cheabbiamo

fortementevolutoper ricordare icentoannidellastrada, ripercorreproprioperquestotutta lasuastoria. Inizia conle immagini dellamontagnainnevata chenelfebbraiodel1917i soldatiavrebberodovutoaffrontarecostruendoviuna strada,eterminaconla fotografia diungruppodiamicichesuquellastradaoggi si scatta unselfie sullosfondodiuna rupeprotesasulvuoto.Unviaggio neltempo,chevuoleavvicinarequesti mondilontani.Èanchel’occasione perripensarea qualepatrimoniopaesaggistico,ambientale einsiemestorico siano lenostremontagne.Veniamodaunaanticavocazioneeculturaindustriale,masiamosemprestati consapevolidellabellezzaeunicitàdel nostroterritorio.Sentiamo cheènostrodoverefarlo conoscereevalorizzarlo.Perla suacompletezza,peril rigore con cui èstatacostruita,questamostrapuòessereil puntodipartenza diunpercorso cheporti la strada,ancheinunione conaltri luoghidellaguerra,a essere riconosciutacomesitoUnesco patrimoniodell’umanità.

UmbertoDalla CostapresidenteCAISchio

ValterOrsi sindacodi SchioArmandoCunegatopresidente

UnioneMontanaPasubioAltoVicentino

Unluogomoltoamatodacandidareall’Unesco

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L’accampamentodella33esimacompagnia aBocchetta Campiglia.Foto deltenente Zappa, seconda metà marzo1917

TripodiCassinae Ruffini,aprile 1917

Itre enti promotori dellamostra

IL GIORNALE DI VICENZASabato 25 Marzo 2017II

Lacopertinadellibro diMario Zulianiedito dalCai di Schionel 1925: “La stradadellaprimaarmata”

PortedelPasubiom.1937, rifugioCai e mulattieraalPalon. ZULIANI

L’uscitadella20esimagalleriadopo laspiralenell’interno. ZULIANI

LASECONDA SEZIONE.LepubblicazionidopolaGrande Guerra

LASTRADADIVENNELEGGENDANel1925si deve alfotografo scledense MarioZuliani, innamorato del Pasubio,ealCai chelo edita,ilprimolavorosistematico sullavia delle gallerie

Da“Lecento città d’Italia”n.108/1926 : lepaginesul Pasubio

Nel 1925 esce a Schio, in due-mila copie, ”La strada dellaPrima Armata”, un libro foto-grafico dedicato alla stradadelle gallerie. Il suo autore sichiama Mario Zuliani, nato aSchio nel 1868. Nasce profes-sionalmente in legatoria, di-venta fotografo e cineopera-tore. Nell’estate del 1919 per-corre e fotografa i luoghi del-la guerra di tutto il fronte vi-centino, e si concentra sul Pa-subio, che diventa la sua mon-tagna. Si pone il problema dicome fotografarla. Rielabora-re i canoni estetici della visio-ne da cartolina, trovando unsuo sguardo. In sei anni pub-blica quattro libri fotografici,che scandiscono le tappe del-la sua evoluzione e lo portanoad assumere una consapevo-lezza d’autore.

Il suo primo “Monte Pasu-bio” del 1923 ha grande suc-cesso: ripercorre i luoghi del-la montagna che è stata pertre anni teatro di guerra, dicui si è letto nei giornali e poinei libri, di cui si è sentito so-prattutto raccontare dai sol-dati che ne scendevano, cer-cati e fotografati uno per unoper la prima volta e secondoalcuni itinerari di visita.

Il nuovo libro è pensatoassieme al CAI diSchio, che neè l’editore: è ilrisultato infondo di unasintonia, diuna unità diintenti. Zulia-ni e il CAI diSchio, hanno- a guerra fini-ta - “adottato”in un certosenso il Pasu-bio. Il primosalendovi infi-nitevoltea do-cumentare e afar conoscere,con la fotogra-fia, ogni suoluogo; il se-condo sce-

gliendo di costruire il pro-prio rifugio alpino sui resti diuna casa dei soldati a Porte(quello che oggi, via via in-grandito, è il rifugio Papa), epoi facendosi carico della cu-ra e manutenzione della stra-da delle gallerie, caduta da su-bito in uno stato di totale ab-bandono e degrado. Entram-bi vogliono salvaguardarnela memoria,

e la propongono come via diaccesso “speciale” alla monta-gna. La strada della Prima Ar-mata, presto esaurito, acqui-stato oltre che dalla gente delluogo anche dai reduci cheda ogni parte d’Italia tornava-no in visita al Pasubio, avràun ruolo molto importantenel far conoscere la strada enel fondarne il mito.

Il libro di Zuliani ha un ante-fatto. Nei primi mesi del1918, a guerra perciò ancorain corso, era uscito a Firenze,per la Libreria della Voce,”Un anno sul Pasubio”.L’autore è Michele Cam-pana, giornalista e poe-ta, sul Pasubio tenentenella brigata Liguria.Il libro, concepito co-me una successionedi articoli-reporta-ge dal fronte, rac-contanaturalmen-te la guerra, masoprattutto la vi-

ta dei soldati a confronto conla durezza della montagna:la neve, il gelo, la tormenta, levalanghe, l’opera incessanteper renderla vivibile e difen-dibile, la vastità dello spazio.È un libro che, alla sua uscita,viene subito letto a Schio.Uno degli ultimi capitoli è in-teramente dedicato alla stra-da delle gallerie. Anche se ilavori sono ancora in corsoquando, nel settembre del1917, il tenente Campana in-via il manoscritto all’editore,l’autore ha già avuto modo dipercorrerla. E la descrive trat-to per tratto, manifestando aogni passo il proprio stupore,la propria ammirazione, an-che una sorta di orgoglio.”Noi la chiamiamo la stradadella Prima Armata”, scrive aun certo punto.

”La strada della Prima Ar-mata” di Zuliani è in realtà

più che un libro un libricci-no, ha un formato appenapiù grande di una cartolina, èsottile, si apre per lungo. Lasua forma editoriale è pove-ra, non è rilegato ma tenutoinsieme da due punti metalli-ci come un quadernetto. IlCAI di Schio, esposto finan-ziariamente con il rifugio ap-pena costruito, lo ha prodot-to in economia. Ha peròun’anima forte e ambiziosa,un’energia; e le fotografieche lo compongono, bellissi-me, hanno ancora oggi unaloro luce, brillano. Ha unastruttura solo apparentemen-te semplice: le gallerie foto-grafate una di seguitoall’altra, salendo. A volteun’entrata, a volte il trattoche separa due gallerie suc-cessive ripreso da un’uscita,altre volte un interno quandoun’apertura laterale lo illumi-

na. Di tanto in tanto una ve-duta d’insieme del percorsofatto. Sessantaquattro foto-grafie il totale, una per ognipagina a cominciare dalla pri-ma; nessuno stacco ma an-che nessun testo, solo unabrevissima didascalia sotto aogni immagine, a dire sempli-cemente dove si è: l’entratadella 4a galleria, l’uscita della16a, il tratto fra la 36a e la37a. Poteva risultare tremen-damente monotono e invecenon lo è mai. Perché, al di làdella straordinaria bellezzadelle immagini, si avverte viavia nel libro la presenza diun’idea forte, di un ritmomentale che riecheggia quel-lo dei passi e che tiene fermal’attenzione, non le concededistrazioni.

Nel 1924 esce in edicola, edi-to da Sonzogno, il primo fa-scicolo della collana “Le cen-

to città d’Italia illustrate”. Ilsetitmanale nel numero 108,che esce nell’ottobre del1926, è dedicato a Schio, laManchester d’Italia.

Le fotografie che illustranoil fascicolo, una cinquantina,sono quasi tutte di Mario Zu-liani, a partire da quella di co-pertina. Le ultime quattro pa-gine (su venti) sono dedicateal Pasubio e alla strada dellegallerie.

Il testo, scritto da AntonioLorenzoni, parla di Mario Zu-liani quasi includendolo, coni suoi due libri sul Pasubio,fra i monumenti della città econsiglia di percorrere la stra-da delle gallerie: “Tutto il Pa-subio parla agli occhi e al cuo-re, ma alla mente parlaun’opera di tal meravigliache il più lungo viaggio sareb-be giustificato, per venire avederla”.•

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Lamostraèa curadi ClaudioRigoncol foltogruppo dilavorodelCai diSchio. L’allestimento eladirezionelavorisonodi GianniFontanaeUmbertoDalla Costa,realizzatida falegnameriaBertoldoe volontaridel Cai. Lagraficaè di SilviaBoschetti.

Dalprogettoall’allestimentoUnlavorocorale

Spettacolareil rilievo in3D con scannerlaser diFederico Delle Pezze

STUDIOSIEVOLONTARICAI

Lefotoin bianconero sonostate riprodotte in grandidimensioni Alcunireperti militari d’epocaaccompagnanoil percorso

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IL GIORNALE DI VICENZASabato 25 Marzo 2017 III

LATERZA SEZIONE.DopolaGuerra, il Pasubio sisvuotòe perlastrada incominciò ildegrado

TENEREVIVEQUELLEROCCENel1922ilCai iniziò amantenerelastrada. Poi l’Entedel turismonel1934 coinvolse il ministero. Nell’89laconvocazione per500 volontariIl Pasubio, che a partire dalmaggio 1916 era stato abitatoda decine di migliaia di solda-ti, improvvisamente dopo ilnovembre 1918 si svuotò. Ca-se, trincee, caverne, strade,acquedotti, teleferiche, tuttoquello che lassù era stato co-struito in due anni e mezzo diguerra non ebbe di colpo piùalcun senso. Alcune opereparticolari furono smantella-te per recuperarne i materia-li, ma per il resto tutto rimasesemplicemente abbandona-to. E per la strada delle galle-rie, iniziò subito il degrado.

Il Pasubio è una montagnasoggetta al continuo sfalda-mento della roccia per le infil-trazioni d’acqua e il gelo.

Da un lato in alcune gallerievi furono degli smottamenticosì che si riempirono di de-triti, dall’altro le frane prima-verili, scaricando lungo i tan-tissimi canaloni si deposita-vano sulla strada. Nello stes-so tempo l’acqua torrenzialedelle piogge dilavava il pianostradale prima perfettamen-te livellato con sassi e ghiai-no. Era stato inoltre demoli-to e asportato il guardamano

in ferro tondino, sostenutoda paletti di ferro a T, che cor-reva lungo tutta la strada neitratti a mezza costa. Fu la se-zione del CAI di Schio, chenel 1922 aveva inaugurato ilsuo rifugio alpino a Porte delPasubio, a farsi carico, fin dasubito del mantenimento del-la strada. Nel 1934 l’Ente pro-vinciale del turismo chiese alMinistero un finanziamentoparticolare per la sistemazio-ne della strada, sottolinean-do come il Cai di Schio ogniprimavera intervenisse disua iniziativa.

L’Ente propose un pianoquinquennale di interventisu tutto il Pasubio e le suestrade di accesso e il Ministe-ro lo finanziò. Partirono risa-namenti e pulizia.

Sono gli anni del Pasubio:all’interno del piano fu co-struita, sulla precedente mu-lattiera di arroccamento checollegava la galleria D’Haveta Porte del Pasubio, la Stradadegli Eroi; si sgombrarono legallerie dei Denti; furono risi-stemate la strada S. Cateri-na-passo Xomo e quella de-gli Scarubbi.

Durante la seconda guerramondiale e nel primo dopo-guerra la strada, sostanzial-mente abbandonata, tornò auno stato di grave degrado,difficile da sanare con inter-venti di volontariato ordina-ri. Alcuni sopralluoghi delCai, che registrano lo statodella strada tratto per trattoe galleria per galleria, lo testi-moniano. Solo nel 1961 un fi-nanziamento del governo el’intervento di reparti del ge-nio militare portarono allasua riapertura. La fragilitàdel Pasubio è tale che, senzauna manutenzione annuale,che né il Cai di Schio né altririuscirono negli anni succes-sivi a garantire, il degrado ri-prese.

Nel 1989, sollecitato da alcu-ne lettere di escursionisti chelamentavano lo stato “pieto-so” in cui era ridotta nuova-mente la strada, il sindaco diValli del Pasubio investì delproblema la Comunità Mon-tana.

Fu mobilitato il volontaria-to, con la chiamata a raccoltadi tutte le associazioni del ter-ritorio: a partire dalle tantesezioni del Cai e degli Alpini,per finire, pensando alla ne-cessità di costituire ancheuna rete di assistenza, con laCroce Rossa e il Soccorso Al-pino. La risposta fu travolgen-te. Dopo un meticoloso lavo-ro di preparazione, con unaorganizzazione attenta e pre-cisa, nei due ultimi weekenddi giugno oltre 500personeerano al lavoro, riunite in pic-coli gruppi operativi, ognigruppo dislocato nel tratto aesso affidato, con un suo com-pito. Dopo il successodell’esperienza, che ognunodei partecipanti ricorda anco-ra con entusiasmo, la Comu-nità Montana in accordo congli alpini, si assunse la curadella manutenzione annualedella strada.

Dallo scioglimento della Co-munità, avvenuto nel 2008,la manutenzione è curata da-gli Alpini e dal Cai di Schio.•

Inaltovolontarialla primagalleria, 1927. Quilavori nel 1933

Lavoridi mantenzione nel 1923

Ilportale all’imboccodellastradaaBocchetta Campiglia

Ivolontariche intervenneronel giugno 1989

Unodeiselfiescattati lungo la stradae postatisul web. MIRCO TORSI

La mostra “La stradadelle gallerie” a palazzoFogazzaro a Schio èvisitabile da oggi al 24settembre: da mercoledìa domenica ore 10 –19(chiuso lunedì e martedì).Aperta il 25 aprile e 2giugno. Il biglietto èpersonalee dà diritto a 2visite: intero 5 euro,ridotto3, scuole 2, gratisfino ai 12 anni. Visiteguidate (compresobiglietto d’ingresso) 7euro a persona. Sonoprevisti laboratori per lescuole di 60 e 90 minuti:info Biosphaera [email protected]. La mostra èaccessibile ai disabili.Informazioni in Comuneallo 0445 691392, ore9-13 e negli orari diapertura della mostra. Ilsito èwww.stradadellegalle-rie.it. Il catalogo costa 25euro, edito dal Cai Schio.

INFORMAZIONI

dal 1757 in Schio

Lanificio G. B. Conte

Club Alpino ItalianoSezione di Schio

MINISTERO DELLA DIFESA

Mostra promossa da con il patrocinio di con il sostegno di media partners

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