Gdaprile12

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aprile 2012 & Gabiano e dintorni Il mensile dal Nost Munfrà Sommario Nost Munfrà Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano …a cena fuori: ristorantino a Murisengo Il “giardino diffuso” Astronomia a Odalengo Piccolo Tamburello

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Nost Munfrà; Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano; …a cena fuori: ristorantino a Murisengo; Il “giardino diffuso”; Astronomia a Odalengo Piccolo; Tamburello.

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Sommario

Nost Munfrà Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano …a cena fuori: ristorantino a Murisengo Il “giardino diffuso” Astronomia a Odalengo Piccolo Tamburello

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Nost Munfrà unica situazione simile in Italia).

E’ dura studiare strategie più o me-no raffinate o cervellotiche per far venire i turisti quando poi alle 18 del pomeriggio si viene assaliti da nu-goli di moscerini, men che meno cenare o sentire musica all’aperto di sera. E che dire se qualcuno da “fuori” compra una cascinotta da ristrutturare e poi impiega mesi o anni per ottenere una concessione edilizia? Sono solo esempi, ma non ci pare rappresentino un buon modo per sostenere il territorio, anzi... Certo poi ci sono le analisi dei mas-simi sistemi, delle quali sono pieni gli scaffali delle amministrazioni ad ogni livello, utili, ma di per sé insuf-ficienti. C’è infatti sempre qualcosa d’altro che manca: noi, gli abitanti, i paesani o cittadini che dir si voglia e che su queste colline ci siamo e re-stiamo. E fra essi in particolare i giovani che avrebbe maggiore inte-resse a fare qualcosa: loro che han-no decenni di vita talvolta superiori al mezzo secolo da vivere (o so-pravvivere?) su queste terre. Riteniamo di poterci muovere per fare qualcosa o crediamo sia meglio aspettare che “altri” ci pensino?. Continuiamo a vivere nell’illusione che siano quelle inefficienti istituzio-ni con sempre meno soldi, spesso spesi sempre più male a risolvere i problemi?. Certo, spetterebbe a loro, li eleggiamo, paghiamo fior fior di tasse per mantenerle, ma i risul-tati sono quelli che vediamo. Non vogliamo fare di ogni erba un fascio né tantomeno criticare aprio-risticamente tutto e tutti, sappiamo che vi sono sindaci che si impegna-no a fondo per il loro territorio ma, evidentemente manca qualcosa, anche perché a quanto pare sempli-cemente delegare non sembra ab-bia dato grandi risultati. Forse bisognerebbe mettere un po’ di “spagnulin ” nel cuore degli istitu-ti più inerti, che ne dite se comin-ciassimo a distribuirne un po? O preferiamo andare avanti così aspettando improbabili giorni mi-gliori?

Enzo Gino [email protected]

C’è molto da fare se si vuole almeno provare, a far rinascere questo no-stro Monferrato. Crediamo sia un compito che spetta principalmente a chi lo abita ed a chi ci vive, e lo vi-ve, quotidianamente. Ci è capitato di leggere studi e ricer-che di blasonati professori, ricerca-tori, esperti che analizzavano la re-altà alessandrina e per certi versi (marginalmente) del Monferrato. Abbiamo visto tanto fumo e poco-niente arrosto. Statistiche, grafici, andamenti, numeri, anche proposte, talvolta banali, talvolta interessanti, ma sempre impraticabili e imprati-cate, rimaste quindi irrimediabil-mente sulla carta. Non ci pare che le politiche portate avanti dalle am-ministrazioni a vari livelli, anche quando conseguenti a questi studi, spesso pagati con denaro pubblico, abbiano portato a significativi risul-tati. La sensazione nostra, ma ci pare di esser in buona compagnia, è che tutto alla fine, da anni, vada alla deriva. Se un tempo si criticava chi gestiva solo le contingenze e le emergenze senza prospettive, oggi ci pare che nemmeno le contingenze vengano più affrontate, basta veder lo stato delle nostre strade, o delle fognatu-re. Ci sono ancora realtà in cui si scaricano le fogne nei… fossi. Viene da chiedersi a cosa serve la pletora di costose istituzioni con relative responsabilità se poi la si-tuazione peggiora, né si sanno tro-vare soluzioni. Ma ci spingiamo an-cora più in là. Perché quando si tratta di far pagare i cittadini l’effi-cienza istituzionale, come per incan-to, viene ritrovata? Perché quando si tratta di fare controlli per verifica-

re il rispetto di leggi, spes-so incomprensibili, se non addirittura astruse, da par-te di imprese, aziende, attività, l’efficienza c’è? Perché un bed&breakfast che si scorda di compilare e inviare assurdi moduli mensili alla Provincia si vede appioppare multe di oltre 300 € ? (ci dicono,

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Don Calvo ha colpito ancora. Questa volta con una riedizione delle storie della Valle Cerrina. Avevamo già fatto cenno lo scorso anno al bel libro, ma leggendolo non abbiamo resistito alla voglia di pubblicare qualcunea delle….. Storie in esso pubblicate. Storie cercate e trovate e ricostruite da Don Luigi negli ar-chivi della Curia, grazie alle note scritte da parroci e prelati che si trovavano quotidianamente ad af-frontare i problemi più o meno grandi delle comunità monferrine che erano chiamati a seguire nell’-ambito dei loro incarichi pastorali. Ne esce la rappresentazione di un mondo ormai scomparso in cui l’u-manità con tutti i suoi estremismi nel bene e nel male era al centro della vita della comunità non ancora espropriata nel suo agire e pensare dai valori dettati dei mass-media e dalle istituzioni. Partiamo da un paio di storie consu-matesi in quel di Odalengo piccolo Nella prima parte del secolo le vi-cende di Odalengo Piccolo non si erano discostate dal consueto anda-mento paesano. Un fatto soltanto aveva scosso l'opinione pubblica negli anni Quaranta, così narrato dal sindaco Chiesa: "Un caso disgu-stoso, non mai accorsomi prima d'ora in parrocchia, mi costringe a rivolgermi alla nota bontà di vostra eccellenza. Certa Antonia Galletto, vedova del fu Lorenzo Anzaldi, ven-ne riconosciuta sgraziatamente gra-vida ed ormai pros-sima al parto. Per ovviare per quanto è possibile alli gravissimi scandali, che ne po-trebbero deri-vare in questa parroc-chia, ove qui ancora essa resta, non sapendo ove farla ritirare, ab-biamo divi-sato di mandarla da vo-stra eccellenza, con preghiera di farla ritirare presso persona sicura in codesta città. Così il colpevole dalla stessa manifestato, essendo buon possidente, pagherà la debita pen-

sione, mentre la donna è povera. Questi è pur vedovo e potrebbe anche sposarla, ma non abbi pro-babilità che sia per farlo, attesa la disparità di condizione". Altri eventi di tal fatta, ma ben più gravi avreb-bero agitato le acque del paese nella seconda parte dell'Ottocento. Il 18-80 fu un anno terribile. Iniziò don Pasquale Barberis, nativo del posto e cap-pellano della Compagnia di S. Michele a mettersi contro i suoi reggenti. Secondo costoro, egli sarebbe tenuto ad abitare nella casa della confraternita posta nella fra-zione De Dorati e a celebrare nei giorni festivi nella chiesa parrocchia-le all'altare di S. Michele, mentre invece "abita nella casa paterna, adducendo il motivo che la casa della confraternita è malsana; inol-tre trascura le regole necessarie al buon andamento della masseria, per esempio la solforazione delle uve, lo zapparne i filati. Per questi motivi nella popolazione intera ora vi è grande fermento e i confratelli per il cattivo esempio del loro cap-pellano non vogliono più pagare l'annuale offerta". S'aggiunga che anche il parroco protesta per la po-ca collaborazione del don Barberis. Costui risponde cosi alle accuse: "Supplico la S. V. R. a volermi di sua autorità lasciarmi vivere in pace questi pochi giorni che mi restano di vita, senza obbligarmi ad abbre-viare i miei giorni per un motivo di nessuna entità", e allega una di-chiarazione medica che la casa della compagnia non è abitabile. Il ve-scovo in risposta gli concede di rimanere in casa propria fino a che sia restaurata quella inagibile. Contemporaneamente anche il vice-parroco don Secondo Cara-mellino s'impa-zientisce con il parroco don Tommaso Albera: "Sono sei anni che ho da fare — con-fessa al vicario generale - con un parroco” prima in parte, ora inte-ramente imbecille, che lascia go-

Storie della Valcerrina. Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano

Ringraziamo Don Calvo che ci ha concesso di pubblicare qualcuno dei “suoi” racconti. Invitiamo coloro che vogliono acquistare il libro, che non si trova nelle librerie, a recarsi presso le parrocchie di Zoalengo e Varengo in quel di Gabiano.

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rendite annue e tutto questo con una festività d'uomo felice, senza neanche dire al parroco mezza paro-la". La lagnanza prosegue sull'anta-gonismo che si è creato tra le auto-rità religiose del paese: "Si affittano i beni della chiesa indebitamente, si fanno novità, come di traslocare campane sul campanile senza far caso del parroco. Don Bianco è ve-nuto da Zanco a casa per farmi guerra e soppiantarmi, e pare che vi siano taluni che godano dì pro-muovere tale dualismo". Poi l'attacco si fa personale: "Restio egli agli avvi-si, non ne fa caso: veste sempre in perfetto secolare, va alla caccia co-me qualunque cacciatore di profes-sione, va al ballo, bene amante di predicare, e poi confessa anche qualche sua compagna ballerina. Il mondo è contento della sua Messa, perché in termine di mezz'ora nei giorni feriali parte da casa, va a dir la Mesa; ed è di ritorno a casa. In vista di una tal condotta si crede la gente che sia nelle maniche del ve-scovo: si vanta persino coi secolari di aver negato quando il vescovo lo voleva rimproverare di essere anda-to; a ballare a Montiglio, facendo ivi da predicatore quaresimalista. La prego e la scongiuro di provve-dere che non abbia un prete ad essere la causa della morte del suo parroco". Un'ultima stoccata Albera la riserva al suo sacrestano, in combutta con il cappellano: "Un decreto vescovile proibiva già al sacrestano di tenere oggetti che non siano di chiesa in una camera attigua ai presbiterio di questa chiesa parrocchiale, dove non si può entrare che passando in chiesa per il presbiterio e per il coro, lo feci più volte avvertito, ma non ha mai voluto ascoltare e seguita a

tenere in quella camera bottiglie, bottiglioni, botta-lini, cebri e tinoz-zi e che so io, facendone così una sua cantina, così che si sente talora in chiesa un odore che ributta e tutto perché spalleg-giato da qual-

vernare il tutto dalle gonnelle, spi-rito avaro, per cui il bene delle anime è posposto a tutto, e io so-no continuamente obbligato a ve-derne e udirne... Dio lo sa... Ma l'amore vince il dolore, e io ti dico sinceramente che amo tanto questa popolazione da essere dispo-sto a superare ancora qualunque sacrificio, qualora vescovo po-tesse assicurarmi questi! posto, anche dopo il decesso del parroco attuale". In quello stesso periodo a pochi chilometri di distanza da Odalengo Piccolo un giovane venti-treenne maturava, invece, il pro-posito di abbandonare il suo paese per camminare pellegrino per le strade d'Europa. Si chiamava Casimiro Barello, il quale, assolto il servizio militare e ritornato nella sua terra natale di Cavagnolo, dava l'addio alla promessa sposa Rosina: "Io non ho amato altri che voi, e mi pareva di trovare gran contentezza nell’amarvi; ma l'amore che ora porto per Dio e la gioia che trovo in lui è mille volte più grande". Ritornerà in famiglia due anni do-po, solamente per rinunciare spon-taneamente alla parte di eredità a favore del fratello e riprendere così più leggero il suo cammino per il mondo. Simultaneamente nella ri-stretta cerchia di Odalengo Piccolo era in corso una battaglia pecunia-ria tra l'incrollabile parroco don Albera e don Giuseppe Bianco. Co-stui, dopo essere stato cappel-lano di S. Michele per tre anni, aveva abbandonato la cappellania per la vicecura a Zanco. "Se non che - scrive il parroco al vescovo - dodici mesi dopo eccoti stabilirsi di nuovo don Bianco a casa e introdursi nel-l'ufficio di cappellano, percepirne le

cheduno". Ma il peggio doveva an-cora venire. Morto don Albera nel 1882, nel 1887 viene nominato par-roco il quarantunenne don Luigi Delù, nativo di Zanco, che era stato cappellano prima a S. Ste-fano di Montemagno, poi a Sanico, dove, secondo un rapporto della curia purtroppo sottovalutato, aveva già dato cattiva prova di sé intrattenen-do "numerosi e scandalosi rapporti con diverse fem-mine, delle quali tre maritate, appartenenti ai Comu-ni suddetti". Appena insediatosi ad Odalengo Piccolo, estromette il sa-grestano dal suo alloggio. Ne segue una causa presso il pretore di Villa-deati, che reintegra il sacrestano nel possesso delle due camere del Co-mune contro il parroco che ne aveva tolto le chiavi. Don Delù, condan-nato a pagare le spese della causa, rifiuta persino una conciliazione proposta dal Comune e addebita l'esborso alla Reggenza, che ne respinge la proposta, A que-sto punto egli tenta la carta della so-stituzione dei membri della Reg-genza stessa. Questi si rivolgono al vescovo infuriati: "In paese vi so-no capi di casa aventi tutte le buone qualità, istrutti e capaci a coprire tale incarico, ma questi al sig. vicario non li convengono (gli stanno bene), giacché non potreb-be maneggiare il denaro della chiesa a suo talento, ma vi sarà chi sorveglierà sull'andamento del-la cosa". La sua indole impetuosa lo spinse non solo a percuotere un fanciullo, colpevole del furto di poche pere nei fondi del Benefìcio parrocchiale, ma anche a sparare con il fucile carico a pallini contro i propri mezzadri. Fu allora incari-cato il parroco di Moncalvo, supe-riore del Delù, ad indagare su questi fatti incresciosi; ed egli rela-zionò in questi termini: "Le cose ad Odalengo Pic-colo non sono certa-mente né lievi né facili a comporre, giacché si ha da fare con un parro-co di testa versatile e nello stesso più dura del marmo. Quel parroco è in odio presso la maggioranza della popolazione: ha tosto litiga-to con tutti e finora non ha sapu-to meritarsi la stima e la benevo-lenza di nessuno". L'interessato,

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richiamato al suo dovere, reagisce tra il compunto e il seccato: "Farò il possibile con l'aiuto che spero da Dio di correggermi di tutti i miei difetti, nella fiducia che altre-sì la signoria vostra, nella sua sag-gezza, delle molte lagnanze altrui a mio riguardo farà giusto ed equo giudizio". Ma a questi buoni pro-positi non seguirono altrettanti fatti concreti. Il 19 agosto del 18-88 don Luigi Caramellino, priore della confraternita, notifica al ve-scovo "un orrore straziante a cuori religiosi e una corruzione che pas-sa i limiti per la gioventù. Ora so-no due domeniche che al tempo della Messa Grande la chiesa è vuota, perché la popolazione si ricusa di ascoltare le funzioni, anzi la domenica 15 corrente, giorno della Madonna, mentre il parroco cele-brava la santa Messa, si sen-tiva qua e là canzoni e tumulti che in tutto rappresentavan l'eresia di Ario". Perché tanto clamore? Il 31 luglio trascorso la serva di don Barberis, Giuseppina Re, in assen-za del suo padrone, che si trovava a Torcello come economo spiritua-le, aveva dato alla luce una bam-bina, che la gente diceva essere figlia di don Delù. Il misfatto fu sostenuto da diversi testi-moni, invitati a deporre presso la curia, sollecitata dal Comune "perché si prenda un qualche provvedimento atto a ridonare la pace a quella parrocchia, agitatissima per la gravità delle accuse con-tro il par-roco". Dichiarerà un teste al pro-cesso canonico: "Quando il padro-ne della Re, don Barberis, si trova-va a Torcello, il sacerdote Delù cominciò a frequentare la casa, vi andava più volte al giorno e di notte e quivi si fermava per ore intere sino anche dopo la mezza-notte e nello stesso giorno del parto e nei giorni successivi era andato dalla puerpera". Quindi il testimone approfitta dell'occasione per scavare anche nel pas-sato di don Delù, colpevole a suo parere di "una relazione adulterina con Giuseppina, moglie di Carlo Da-mosso, che per molto tempo an-dava due o tre volte alla settima-na alla casa del parroco. Anche il

marito sospettava, sì che era in discordia con la moglie e non am-metteva la sua paternità riguardo ad un bambino nato circa due anni or sono". Di fronte a tali de-nunce la macchina curiale si met-te in moto e ad ottobre ottiene da don Delù la rinuncia alla parrocchia, alla condizione da lui posta che gli sia as-sicurata una pensio-ne, vita natural du-rante. Ma a distanza di due mesi, don Delù ritira le sue dimissioni. Questo pro-voca il processo canonico contro di lui, che culmina nel-l'aprile seguente con la condanna emanata dal vicario generale can. Gaspare Seggia-ro. Tra le motivazioni della senten-za, oltre al lungo concubinato e alla tresca continuata, si leggono anche quelle di aver atteso a "negoziazioni e opere troppo aliene e disdicevoli al suo grado, di aver intrapreso "varie liti ingiuste, sino a mostrarsi disposto e pronto allo spergiuro, di aver vio-lato la cen-sura ecclesiastica, celebrando la Messa in parrocchia e ascoltando le confessioni, nonostante la so-spensione infertagli dal vescovo e conosciuta da tutti". Finalmente il 31 agosto 1890 don Delù lascia la parrocchia garantito da una pensio-ne di lire 600, gra-vitante per metà sui beni del Benefìcio parrocchiale e per l'altra metà sulla cassa dioce-sana. Il vescovo gliene anticipa una parte di sua tasca. Il condan-nato, congedandosi dal sindaco che tor-nava a lamentarsi del fatto scandaloso del 31 luglio, trasse que-sta cinica conclusione: "Queste sono tutte cose da nulla, siamo tutti uo-mini". Un dissimile modello di prete fu invece don Barberis e al momen-to di sua morte, avvenuta nel 1891, il municipio gli dimostrò la sua de-vozione, facendo incidere sulla sua tomba questa iscri-zione: "Al vene-rato cittadino Barberis don Pasqua-le, sacerdote pio e benefico, che a favore di que-sta popolazione isti-

tuiva un letto nell'ospedale di Mon-calvo in segno di imperitura ricono-scenza". Le dolorose vicissitudini di don Delù riconducono ad un suo lontano, luminoso passato e spin-gono ad un'amara riflessione. Du-rante una delle sue passeggiate

autunnali in Monfer-rato, don Gio-vanni Bosco con i suoi ra-gazzi, passando per la strada Zanco-Villadeati diretto ad Alfìano, in regione Fontanina s'incontrò con il giovane quindi-cenne Luigi e lo invitò a recarsi con lui a Torino. Era verosimil-mente l'anno 1859 o 1860. Luigi accettò la proposta e divenne alunno di Valdocco dal 1860 al 1863 e

dopo altri anni trascorsi nella co-munità salesiana, nel 1869 entrò nel semina-rio di Casale, dove due anni dopo fu ordinato sacerdote. E sconcertante come la lunga convi-venza con un santo della portata di don Bosco non abbia lasciato trac-cia nel suo animo". Merita invece un cenno pietoso la sorte di Giusep-pina Re. Allontanata dal paese e rifugiatasi a Torino, scrisse al ve-scovo poco tempo dopo il parto, supplicando un biglietto di presen-tazione: "Povera me, avevo un po-sto così buono... Sono già quattro giorni che ho mangiato della mine-stra e che ho bevuto del vino... Di certo che per l'avvenire non sarà più nessuno che abbia delle cattive nuove sovra la mia persona, anzi ho ferma intenzione di fare tutto il pos-sibile per riparare quello scandalo che ho dato. Mi trovo qui con 34 anni disonorata, mi vergogno nel lasciarmi vedere dalla gente". Anco-ra un suo desolato lamento giunge da Torino nel marzo successivo: "Sono disgraziata, sono nata sotto una cattiva stella in grazia di quel vigliacco crudele senza quale, tradi-tore con tante promesse che mi facesse, e adesso mi ha abbando-nata anche lui". Il sipario si chiude

(Continua a pag. 11)

Chiesetta, Odalengo Piccolo

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Ogni anno il l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni che si trova a Cellamon-te, propone diverse iniziative vera-mente interessanti fra queste citia-mo Genius Loci e Giardinio diffuso. Scriviamo qui della seconda iniziati-va che lo scorso anno abbiamo po-tuto apprezzare visitando proprio nel Comune di Gabiano alcuni bei giardini inseriti nel circuito. L’inizia-tiva che quest’anno si ripete, coin-volge a partire da maggio, diversi altri comuni fa cui Ponzano. Ripor-tiamo un estratto della presentazio-ne che ne fanno gli organizzatori. In primo luogo le definizioni e poi il titolo. In entrambi i casi il lessico – parlato e scritto – si avvale di frasi brevi, essenziali, rappresentative, in qualche modo evocatrici di uno scenario più ampio. Partiamo dal teatro: “Il giardino è un teatro pri-vato: personaggi e situazioni si in-trecciano e segnano la scena”. Poi dalla sacralità dei boschi sacri, i nemus di antica memoria: “Il giar-dino è un santuario: un luogo in cui stare a contatto con le stagioni e gli elementi naturali e rinvigorire lo spirito”. Infine dalla rassicurante

quotidianità dell’am-biente domestico: “Il giardino è come un prolungamento della casa: ciascuno sceglie uno stile che lo rende unico”. Per concludere con l’affermazione più perentoria e, nel con-tempo, più introspetti-va: “Il giardino è lo specchio del proprieta-rio”. Nel viaggio tra i giardini monferrini e nella conoscenza dei proprietari è emerso in modo forte il legame che intercorre tra loro, spazi familiari in cui leggere chiaramente un po’ delle loro vite: dalle forme, dai colori, dalla luce, da tutte le scelte che rendono speciali quei luoghi.

Essenze arrivate da lontano dise-gnano la mappa dei loro viaggi, alberi o piante speciali testimonia-no l’attesa del loro arrivo: le tra-sformazioni segnano i cambiamen-ti. I trenta giardini presentati, di-versi tra loro ma tutti particolari, sono stati per la maggior parte una scoperta, nascosti dietro mura e portoni, invisibili agli occhi dei pas-santi, si sono conservati per decen-ni e si sono presentati ai nostri oc-chi come una sorpresa. Il merito della loro custodia sta tutto nella passione dei loro proprietari, che traspare dai particolari e anche dalle scelte che li hanno modificati rispetto agli impianti originali. Le ricerche hanno portato alla luce una ricchezza non scontata per la nostra realtà, di un patrimonio mol-to importante per il Monferrato ad oggi non particolarmente noto e valorizzato. E’ un ambiente privato, non condiviso. Ma è anche rifugio degli uccelli, degli insetti, di fra-granze e di semi: una ricchezza però esauribile se non la si organiz-za, la si mantiene, non le si presta attenzione. Questi giardini sono immersi nella campagna e nei bor-ghi accompagnati dalla sinuosità dei vecchi coppi dei tetti o dalla partitura delle vigne, dei prati, dei coltivi. La loro armonia e la conti-nuità con il paesaggio attorno, ini-zia dove essi terminano, oltre la recinzione. CALENDARIO GIARDINO DIFFUSO 2012 Andar per giardini: visite guidate al patrimonio botanico del Monferrato casalese Domenica 15 maggio prende il via la 5° edizione de “Il Giardino diffu-so. Alla scoperta dei giardini storici e di interesse botanico del Monfer-rato casalese.” Racchiuso e protetto da cancelli e mura di cinta, il giardino storico rappresenta l'anima di una casa, la sua intima essenza che, al pari dei materiali da costruzione tipici, rap-presenta il proprio tempo e la con-tinuità con il passato. Ogni territo-

Il “giardino diffuso” Amilcare Barbero e Chiara Natta

Giardino a Gabiano foto di Crova Elisabetta

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Anche quest’anno si svolgerà l’interesante manifesta-zione

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rio esprime la propria tradizione anche nella cura degli spazi esterni e quello del Monferrato casalese in provincia di Alessandria, è uno scrigno di gioielli dell'architettura botanica; angoli nascosti sono par-te integrante di una architettura tipica che l'Ecomuseo della Pie-tra da Cantoni ha saputo scoprire e valorizzare e che oggi riunisce e promuove con il progetto Il Giardi-no diffuso. Nel mese di Maggio 2012 i giar-dini storici nel pieno della loro fiori-tura si apriranno a una serie di visi-te domenicali. Le visite guidate dai volontari dell’Associazione Oriz-zonte Casale, toccheranno 4 diversi comuni del Monferrato casalese e permetteranno l'accesso a impor-tanti siti come a quelli di Ponzano Monferrato, a due passi dal Sacro Monte di Crea, e nei comuni di Ro-signano e Ozzano Monferrato ada-giato sulle splendide colline. La manifestazione si svolgerà se-condo questo calendario: 6 maggio Casale Monferrato: Il parco della villa dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Villa La Mandoletta a Casale Monferrato. Impossibile non ricono-scere l’imponente villa che domina la cresta della collina di fronte al Comune di San Giorgio. L’edificio è immerso in ambito paesaggistico con una storia importante: docu-menti archivistici testimoniano l’o-pera progettuale dei fratelli Roda, giardinieri molto affermati a fine Ottocento. I tanti toni di verde, del prato, dei tigli, dei tassi, delle sofo-re e dei numerosi esemplari arborei sono una meravigliosa cornice al paesaggio monferrino. 13 maggio:

Ponzano Monferrato I 2 giardini ai piedi del Sacro Monte di Crea dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Il Comune di Ponzano è contraddi-stinto da cinque giardini storici. Tutti particolari e splendidi per le fioriture e le essenze arboree anti-che ed imponenti che fanno da cornice ad altrettante belle dimore. Angoli suggestivi che si fondono con un paesaggio incontaminato

sul quale si affacciano. Villa Il Cedro sempre a Ponzano Monferrato. Splendido giardino im-percettibile dall’esterno, presenta un impianto ascrivibile alla metà del secolo XIX, ed è caratterizzato da una armoniosa successione di aiuole di bosso dalle forme curve, tra cui si snodano percorsi che col-legano i diversi punti del giardino. Macchie colorate di fiori stagionali, piante di rose e importanti esem-plari arborei rendono questo spazio un gioiello inserito in un contesto paesaggistico unico. Villa Larbel in frazione fraz. Sala-bue. La bella facciata è stata valo-rizzata mediante l'impostazione nel suo punto centrale dell'asse princi-pale del giardino, creando un can-nocchiale ottico di notevole bellez-za paesaggistica fruibile dall'affac-cio del loggiato. La zona centrale del giardino rice-vette un'impostazione formale, ca-ratterizzata da una aiuola centrale presumibilmente molto simile a quella circolare ancora esistente, utilizzata come recipiente per le piante da fiore che, regolarmente sostituite in ogni stagione, doveva-no garantire la presenza di macchie colorate. 20 maggio

Rosignano Monferrato Il parco del castello e il giardi-no formale dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Castello di Uviglie nel comune di Rosignano Monferrato. L’antica origine del castello è legata alle importanti famiglie che si sono suc-cedute nel corso dei secoli: Poca-parte di Celle, primi signori di Uvi-glie, Pico-Gonzaga, Callori di Vi-gnale, Massel di Caresana, Ca-cherano di Bricherasio. Nel 1945 il castello e i terreni adiacenti furono donati ai missio-nari della Consolata di Torino, da alcuni anni è di proprietà privata. Il castello è circondato da un ampio parco con impianto pae-saggistico ricco di esemplari ar-borei di rilevante interesse sia dal punto di vista botanico che stori-co. Relais I Castagnoni sempre a Rosignano Monferrato. Convento

settecentesco, di grande interesse il giardino pertinenziale. Le ampie vetrate dei due ordini di loggiati sono uno sfondo gradevole su uno spazio verde suddiviso da siepi di bosso, al centro un vialetto in asse con l’atrio della casa porta ad una vasca con splendide ninfee. Profu-mi e colori lo caratterizzano e di grande suggestione è la splendida veduta che lo rende una terrazza sul paesaggio monferrino. 27 maggio Ozzano Monferrato: i giardini formali dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Casa Barbano sita nel concentrico del borgo, l’edificio non fa presagi-re l’esistenza di un simile giardino. Fiori, colori e profumi. Ciò che più di tutto colpisce è la passione per il verde e la cura con cui tante specie (anche molto particolari) sono state messe a dimora in modo armonio-so. L’accostamento delle specie arbustive da luogo ad una ricca tessitura cromatica . Suddiviso in ampi terrazzamenti degrada verso valle affacciandosi come una balco-nata sul paesaggio circostante. Castello Visconti, domina la sommità della collina con il suo antico esemplare di Cedro del Liba-no dalle dimensioni monumentali. Una particolare atmosfera avvolge il raffinato e curatissimo giardino formale ubicato su un antico ter-razzamento. Oltre il cancello di ingresso del Ca-stello di Gabiano la strada è un anello che percorre il parco ricco di alberi. Il cuore del parco è occupa-to dal labirinto, architettura verde per eccellenza.

Ponzano Monferrato foto di Celoria

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L’amore di Cesarina per la danza fu il motore che portò a Cereseto e poi a Torino grandi novità e addirit-tura alla costruzione di un teatro ancora oggi attivo. Cesarina Gurgo Salice dedicò parte della sua vita alla passione per l’ar-te, soprattutto per la danza. Cesarina sboccerà come danzatrice dopo l'incontro con la giovane rus-sa Bella Hutter. Figlia della ricca borghesia russa, in fuga davanti alla rivoluzione, Bella è assai più emancipata delle coetanee europee di pari censo. Salpa da Odessa, cercando la salvezza da sola, in una nave del Lloyd triestino diretta a Brindisi. Ha in tasca solo l'indiriz-zo torinese dei Gualino, dato da un suo zio che di Gualino è stato l'a-gente per Pietroburgo e la Russia. I racconti di Cesarina e di Bella con-vergono su quel fatidico giorno del tardo inverno 1920 quando la gio-vane russa, con poco bagaglio, cappellone di velluto e scarpe di stoffa suona alla porta dei Gualino. Il suo inserimento nella famiglia e nel mondo dei Gualino è facile. Nel castello di Cereseto, la sera, anfi-trioni ed ospiti improvvisano balli e recite, nei ricchi costumi che i pa-droni di casa hanno acquistato nei viaggi in Russia e Romania. Anima-trice delle serate è l'inglese Jessie Boswell che vivrà con i Gualino per una diecina d’anni prima di entrare a far parte del gruppo dei “Sei pit-tori di Torino”. Bella Hutter danza in quelle occasioni, conquistando Cesarina e molte delle sue amiche grazie all'arte del movimento ritmi-co e plastico che sta rivoluzionando il balletto in Europa, sulla scia della scuola di Jacques Dalcroze e Mary Wingman. Insieme, Cesarina e Bel-la s'iscrivono al collegio ginnico del capitano Hébert, a Trouville; in questa città trovano Marcelle de Montziarly, futura direttrice d’or-chestra ed appassionata danzatri-ce. Attraverso di lei arrivano a Clo-tilde e Alessandro Sakharoff, la coppia più celebrata della danza

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mondiale, che saranno, più volte, ospiti al castello di Cereseto. Ric-cardo Gualino, Guido Maria Gatti, Lionello Venturi e Gigi Chessa ven-gono rapidamente conquistati dal fascino di Bella e della sua danza. Saranno loro gli auspici della scuola di ginnastica e danza che Bella a-pre nel 1923 a Torino in Via Arse-nale 14. Nell’ultimo fine settimana di marzo sono partiti i campionati di tambu-rello. Dopo oltre un mese di allena-menti e amichevoli, le varie conten-denti hanno finalmente potuto e-sprimere le proprie doti tecniche in una competizione ufficiale. A rap-presentare la Val Cerrina, ci sono i paesi che da sempre hanno avuto una vocazione sferistica. Gabiano, Mombello, Cerrina, Alfiano Natta e il piacevole ritorno del Solonghello, rappresentano le realtà dinamiche che portano avanti questa antica tradizione sportiva. Degna di nota, è sicuramente la nutrita schiera di giovani nelle file delle varie formazioni locali, linfa nuova e rigeneratrice di una pas-sione, che seppur lontana dagli antichi fasti del passato, riporta sugli sferisteri un nuovo e vivace entusiasmo. Serie D – Girone A. Prima Giornata. Subito derby tra Solonghello e RealCerrina. A spun-tarla al tie-break la formazione “orafa” con il punteggio di 9 a 7. Buona la prova del reparto arretra-to del Solonghello (Ariotti – Rosso – D’Onghia), anche se la formazio-ne di Cerrina Valle avrebbe potuto gestire meglio il vantaggio accumu-lato fino a metà incontro. Nell’altra sfida, il Gabiano A ha do-vuto cedere le armi sul campo di Chiusano. Troppo forti ed esperti gli astigiani, contro una formazione giovane e alla prima partita ufficia-le nel campionato di serie D. I tre giochi racimolati, evidenziavano il netto divario tra forze in campo. Seconda Giornata. RealCerrina

Tamburello

A rappresentare la Val Cerrina, ci sono i paesi che da sempre hanno avuto una vocazione sferistica: Gabiano, Mombello, Cerrina, Alfiano Natta e il piacevole ritorno del Solonghello...

di Riccardo Bonando

Sferisterio di Gabiano

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Pare che una delle rubriche più richieste dai lettori di G&d sia Ri-storanti provati, numerosi lettori hanno espresso rammarico perché in qualche numero non compariva l’articolo in cui si scriveva dei nostri migliori ristoranti. Li accontentiamo subito. Questo mese siamo tornati a Muri-sengo, in questo paese ci eravamo già stati (Ristorante Martini), ma sabato 24 marzo in compagnia di qualche amico siamo andati al ri-storantino - …a cena fuori - che si trova proprio lungo la via principale del paese al 15 di Via Umberto I Il locale è accattivante: piccolo, intorno ai 35 coperti, curato nei dettagli che ripropongono un arre-do tradizionale, come gli scalot d’u-na volta per l’occasione adattati a lampadari. Aggiungiamo che il loca-le è privo di barriere architettoni-che ed è quindi accessibile anche a chi è costretto su sedie a rotelle. Sergio Ramoino da Mombello è il titolare nonché sommelier, vi acco-glierà e svolgerà il servizio in sala con uno spirito che va al di là dei semplici doveri del suo ufficio. Col tipico accento monferrino, pronto ad ogni spiegazione ed all’-occorrenza anche alla battuta, vi racconterà come il cuoco prepara espressamente ogni portata, e se gli date un po’ di corda anche di storie ed episodi vissuti, come ad esempio i suoi avi realizzarono l’in-fernot il tipico locale scavato nel tufo sotto le case d’una volta. Ci tiene a farci sapere che tutto viene preparato fresco al momento (per questo talune portate come i risotti potranno richiedere qualche minuto d’attesa in più), che la car-ne è esclusivamente locale prove-niente la allevamenti affiliati al con-sorzio per la tutela della razza pie-montese (Coalvi). Anche le verdure sono locali e di stagione, non ve-drete quindi asparagi o fragole d’in-verno. Prima di passare alla tavola è dove-roso un cenno alla cantina. Da

buon sommelier Sergio ha predi-sposto un carta dei vini ricchissima, i clienti potranno scegliere fra oltre una 70 di rossi che vanno dai clas-sici Barbera, Grignolino, Rubino nostrani ai meno diffusi Gamba di pernice, Gutturnio dei colli piacen-tini, ai palermitani U’nicu Vigneva-sce (che personalmente non abbia-mo mai avuto il piacere di assapo-rare), a questi si aggiungono una ventina di bianchi, 6 rosati 7 passi-ti, 5 frizzanti e quelli raccolti sotto la voce “i… non sempre” che rac-colgono etichette speciali come il Montefalco Sagrantino Arnaldo Ca-prai, il Bordeaux, il Gewurtztrami-ner di Sparr, il Pouilly Fume’ e il Sancerre di Brochard o lo spagnolo Pintoresco a prezzi che comunque restano sempre sotto i 30 €. Da parte nostra abbiamo optato per un Ruchè 2009 di Crivelli Ca-stagnole Monferrato da 14,5°. Come antipasti il classico vitello tonnato che come ci racconta Ser-gio viene fatto con il classico girello prima arrostito e poi bollito, e la salsina con l’uovo sodo, quindi sia-mo passati agli involtini di cavolo (il classico Capunet) seguiti da una meno tradizionale Tarte tatin di carciofi, pinoli e miele, e la speciali-tà sempre presente della carne salata, di vitello, di maiale, d’anatra servita con tre salse differenti. Tutto particolarmente gustoso ed apprezzato in particolare il vitello tonnato che tutti conosciamo bene ci ha particolarmente gratificato con il suo gusto delicato. Come primo abbiamo assaggiato gnocchi al ragù di salsiccia e tortelli di ricotta e spinaci. Tutto preparato dallo chef, come abbiamo potuto verificare al palato. Non si tratta certamente di piatti particolari, ma proprio per questo sono spesso i più difficili da proporre in un risto-rante. Il motivo è semplice, avendo tutti pranzato o cenato con paste e sughi fatti in casa propria, diventa facile il confronto ed esprimere giudizi sulla base della propria e-

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Interno del Ristorantino

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Storie della Valcerrina Continua da pagina 5

così su un dramma di rovine mora-li, ma anche materiali. Nel settem-bre subentra come parroco don Serafino Casalone, appartenente alla diocesi di Vercelli, proposto dal parroco di Desana, che gode del diritto di patronato sulla parrocchia di Odalengo Piccolo. Ecco come rappresentava la situazione: "Spero di poter riparare il tetto della casa parrocchiale, ma è un lavoro lungo, sicché mi ridurrò a quest'inverno con molta probabilità di rimanere sepolto sotto le rovine del tetto. I fondi rustici sono in tale stato di deperimento da non somministrar-mi tanto da pagare le imposte. A questo punto non trovo più un'u-scita che quella di allontanarmi dalla parrocchia e ritornare nella mia diocesi di Vercelli".

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Tagliata di Fassone

Torta nera di mele e Krumiri sperienza. Per questo riteniamo che cimentarsi con piatti “comuni” è molto più difficile che proporre portate originali e per lo più sco-nosciute alle cucine dei clienti. In quest’ultimo caso l’unico parametro di giudizio diventa il piace o non piace, ma risulta più difficile entra-re nel merito di preparazioni che non si conoscono. Onore quindi al nostro chef ed al Ristorantino che in questa sfida si è cimentato e l’ha vinta perché ci ha saputo far ap-prezzare questi semplici, ma prepa-rati a dovere, primi. Come secondo abbiamo affrontato una tagliata di Fassone che definiamo eccellente, ottima ovviamente la carne, ac-compagnata con il Sale grigio di Guerande o il rosa dell’Himalaya, ottima la cottura, ottima la presen-tazione, sono state apprezzate non quanto la tagliata, anche le cosce di pollo ripiene. Un ripieno formato da erbe ed altro macinato che han-no saputo dare un gusto particola-re al “banale” sapore del pollo. Ab-

biamo concluso con una torta di pere e un Tiramisu fatto al momen-to accompagnato da un bicchiere di dolcissima malvasia. Una nota particolare va spesa per Sergio ed il suo ristorantino che è probabilmente il più piccolo che abbiamo visitato in queste nostre serate dedicate al gusto. Proprio nelle dimensioni sta probabilmente il segreto del successo di questo locale, pochi clienti ma curati sia in cucina che nel servizio in sala, ed il prezzo è più che ragionevole: in quattro con una bottiglia di vino abbiamo speso sui 35 € a testa. Oltre al menù - a la carte – al risto-rantino sono disponibili menù turi-stici a 20 € (bevande escluse) e menù bambini a 13 €. E per chi volesse invece togliersi voglie parti-colari basta chiedere. Su ordinazio-ne potrete godervi una bella Fio-rentina (sempre di Fassone pie-montese) piuttosto che costolette di agnello, o le classiche fondue savoyarde o bourguignonne che abbiamo avuto modo di apprezzare in altra serata accompagnata da diverse varietà di carne: pollo, vi-tello maiale, cavallo e qualche gamberone e l’eccezionale carne salata. Sergio organizza inoltre se-rate a tema con i vecchi piatti della tradizione, come trippa, pesce, de-gustazione vini, insomma tutto ciò che a un goloso come lui possono deliziare. Occorre dire che in au-tunno si possono trovare eccellenti funghi del Cuneese e anche ottimi tartufi locali? siamo a Murisengo no?

T a m b u r e l l o (da pagina 9)

(Zanotti, Spinoglio, Bonnelo, Cane, Chiappino) corsara sul campo di Pie-a, dove affrontava la giovane forma-zione del Callianetto A. Pochi scambi e tanti falli gratuiti per i locali, hanno spianato la strada alla formazione Valcerrinese vittoriosa per 13 a 5. Battuta d’arresto per il Solonghello, sull’ostico campo di Settime, costrui-to all’ombra del mitico rivone in tufo. I locali, potendo contare sull’apporto di un ottimo Accomasso (nel 2011 fondocampista del Cinaglio di serie B), hanno messo alle corde la forma-zione di Ariotti, troppo precipitosa nel chiudere le giocate. 13 a 5 il punteggio finale per gli astigiani. Terza Giornata. Nuova sconfitta per la giovane formazione del Gabiano A. In casa del quotato Torino, la for-mazione monferrina, non ha saputo contrastare il maggiore tasso tecnico degli avversari, sostenuti in battuta da un potente Carosso. Timidi mi-glioramenti per i ragazzi di Giorgio Monferrino in attesa di partite più abbordabili. Risultato finale di 13 a 4 per la formazione torinese. Serie D – Girone B. Prima Giornata. Si sbarazza senza troppi problemi del Cerro Tanaro il Gabiano B. Sul campo amico, i vari Riva, Cornaglia, Mazzola non hanno per nulla faticato, contro la giovane formazione astigiana. Appena due giochi racimolati dagli ospiti, con un netto divario delle forze in campo. Esordio non fortunato del Mombello, che nella tana dell’Azzano, conquista

solamente tre giochi. Tanta emozio-ne e falli evitabili per i giovani alle-nati dall’instancabile Vito De Luca. Seconda Giornata. Si riconferma il Gabiano B sul difficile campo di Ca-merano. Partita non facile per le par-ticolari condizioni del terreno di gio-co astigiano. I monferrini, più forti tecnicamente, hanno saputo trovare fin da subito il bandolo della matas-sa, fermando la rincorsa alla vittoria degli astigiani a otto giochi. Partita abbordabile per la Mombelle-se, che sul campo amico, non riesce però a portare a casa nemmeno un punto contro il Callianetto B. Punteg-gio finale di 13 a 9 per gli astigiani. Allenamenti costanti e mirati permet-teranno alla giovane formazione di De Duca di ottenere sicuramente qualche vittoria nel proseguo del campionato. Terza Giornata. Trasferta amara per il Solonghello, che partito con i favori del pronostico, ha racimolato sette giochi sul campo di Coccolato. Pre-stazione opaca da parte del team di Ariotti e C., i quali si sono trovati davanti un’ottima formazione di gio-vani con tanta voglia di ben figurare. Il Gabiano B fa suo il derby con la Mombellesse allenata da Vito De Luca. Qualche buono scambio, ma il Gabiano in formato trasferta non ha lasciato scambio alla compagine di Mombello. Risultato finale di 13 a 7 per il Gabiano B e chiusura con rin-fresco. Serie C. Prima Giornata. Subito una dimostra-zione di forza per il Gabiano B. A farne le spese il modesto Mombello

Torinese. Il maggior tasso tecnico della formazione monferrina, ha dato origine ad un incontro veloce e con pochi scambi. Risultato finale, Gabia-no 13 – Mombello T.se 1. Si sveglia dal torpore il Gabiano A. Dopo prestazioni altalenanti nel sfide di precampionato, la formazione ga-bianese ha ritrovato la determinazio-ne giusta al fischio d’inizio dell’arbi-tro. Impegnati sul difficile campo di Alfiano Natta, contro una formazione non irresistibile, ma di buon livello, i giocatori del Gabiano A hanno offer-to una prestazione con il giusto mix di qualità-quantità. Regolare e ben calibrato il fondocampo (Ulla – Bos-setto), preciso negli affondi il mezzo-volo Gamarino, massima concentra-zione per i giocatori al cordino. Bella partita e tre punti in cascina con il punteggio di 13 a 6 per la formazio-ne Gabianese. Seconda Giornata. Incontro di cartel-lo a Castell’Alfero fra i giovani del Viarigi e il Gabiano A. Entrambe re-duci da precedenti vittorie, le due formazioni cercavano entrambe la posta piena. Fischio d’inizio e Gabia-no senza Gamarino al centro per infortunio. Il ruolo di registra toccava quindi a Mazzola prelevato dalla se-rie D. Iniziale equilibrio fra le due formazioni, entrambe infastidite da un forte vento. Il Gabiano, sempre più sicuro dei propri mezzi, spingeva da fondo con un ottimo Raschio, mentre Musso stentava a prendere fiducia, Mazzola al centro giocava con intelligenza. Qualche bella chiu-sura di Campanella e Ongaro al cor-dino. Due ore e mezza di partita, con ottimi scambi e vittoria meritata del Gabiano per 13 a 7 sulla formazione astigiana. Terza Giornata. Gabiano B in sciol-tezza in casa del malcapitato Alfiano Natta. Gli uomini di Surian, con una buona prova corale, impongono la propria legge sul difficile terreno del-l’ultima propaggine della ValCerrina. Risultato finale di 13 a 5 e Gabiano B saldamente al comando della classifi-ca. Non riesce invece l’impresa al Gabia-no A. Ospite del team guidato da Pier Car-lo Cavallo, l’ambizioso Camerano. Partita che prende subito i favori della compagine della ValVersa, con un perentorio 13 a 4 che delinea la supremazia della formazione astigia-na. Per i locali, bene Ulla a corrente alternata Bossetto e Gamarino al centro.

Il Gabiano B primo in classifica nel campionato di serie C