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GANGI (PA) Una lunga tradizione storiografica identifica Gangi quale erede della mitica cittadina di Engyon. Narrano le fonti leggendarie che, intorno al 1200 A.C., i Cretesi di Minosse fondarono una città nell’entroterra della Sicilia e che dalla fonte che vi scorreva all’interno chiamarono Engyon. Dopo la distruzione di Engyion, una nuova cittadina fu edificata sull’attuale sito ,il Monte Marone, prendendo prima il nome di Engio in seguito di Gangi . La Storia Una lunga tradizione storiografica identifica Gangi quale erede della mitica cittadina di Engyon. Narrano le fonti leggendarie che, intorno al 1200 A.C., i Cretesi di Minosse fondarono una città nell’entroterra della Sicilia e che dalla fonte che vi scorreva all’interno chiamarono Engyon: qui edificarono un tempio dedicato alle Dee Madri che assunse grande fama anche per la presenza di rilevanti tesori come le armi di Merione, nipote di Minosse, e quelle di Ulisse (Plutarco, Vite Parallele), e in seguito le corazze e gli scudi di Scipione l’Africano (Cicerone, Verrine). Al tempo del governatore Verre, il tempio venne spogliato dei suoi tesori, e questo episodio è ricordato da Cicerone nelle sue "Verrine", dove, parlando degli abitanti di Engium, nome latino di Engyon, li definisce “Engini fortes honestique viri”. La Storia invece, attraverso i documenti, ci indica che nel 1195 Gangi apparteneva alla famiglia de Craon signori di Geraci, e che dalla metà del XIII secolo e fino al 1625, apparterrà ai Ventimiglia Conti di Geraci. Alla loro dominazione risale la costruzione del Castello, un possente e superbo fortilizio, e la realizzazione della Torre quadrata, alta e sontuosa costruzione sorta come torre civica, dotata di eleganti bifore e di un quadriportico passante e oggi nota come “Torre dei Ventimiglia”. All’inizio del XVI secolo Gangi contava una popolazione di circa 3200 abitanti. Il Cinquecento ed il Seicento sono periodi di grande evoluzione sul piano sociale e culturale: durante questi secoli infatti il borgo, racchiuso da una cinta muraria fin dal Trecento, si amplia notevolmente superando il circuito delle mura e aumentando considerevolmente i suoi abitanti, divenendo il più popoloso borgo delle alte Madonie. In questo periodo vengono trasformate diverse chiese e altre vengono costruite ex novo

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GANGI  (PA)    

Una lunga tradizione storiografica identifica Gangi quale erede della mitica cittadina di Engyon. Narrano le fonti  leggendarie che,  intorno al 1200 A.C.,  i Cretesi di Minosse  fondarono una città nell’entroterra della Sicilia e che dalla fonte che vi scorreva all’interno chiamarono Engyon. Dopo la distruzione di Engyion, una nuova cittadina fu edificata sull’attuale sito ,il Monte Marone, prendendo prima il nome di Engio in seguito di Gangi .  

 

La Storia  

Una lunga tradizione storiografica identifica Gangi quale erede della mitica cittadina di Engyon. Narrano le fonti  leggendarie che,  intorno al 1200 A.C.,  i Cretesi di Minosse  fondarono una città nell’entroterra della Sicilia e che dalla fonte che vi scorreva all’interno chiamarono Engyon: qui edificarono un tempio dedicato alle Dee Madri che assunse grande fama anche per la presenza di rilevanti tesori come le armi di Merione, nipote di Minosse, e quelle di Ulisse (Plutarco, Vite Parallele), e in seguito le corazze e gli scudi di Scipione l’Africano (Cicerone, Verrine). Al tempo del governatore Verre, il tempio venne spogliato dei suoi tesori, e questo episodio è ricordato da Cicerone nelle sue "Verrine", dove, parlando degli abitanti di Engium, nome latino di  Engyon,  li definisce  “Engini  fortes honestique  viri”.  La  Storia  invece,  attraverso  i documenti,  ci indica che nel 1195 Gangi apparteneva alla  famiglia de Craon  signori di Geraci, e che dalla metà del XIII secolo e fino al 1625, apparterrà ai Ventimiglia Conti di Geraci. Alla  loro dominazione risale  la costruzione del  Castello,  un  possente  e  superbo  fortilizio,  e  la  realizzazione  della  Torre  quadrata,  alta  e  sontuosa costruzione  sorta come  torre civica, dotata di eleganti bifore e di un quadriportico passante e oggi nota come “Torre dei Ventimiglia”. All’inizio del XVI secolo Gangi contava una popolazione di circa 3200 abitanti. Il Cinquecento ed il Seicento sono periodi di grande evoluzione sul piano sociale e culturale: durante questi secoli infatti il borgo, racchiuso da una cinta muraria fin dal Trecento, si amplia notevolmente superando il circuito delle mura e aumentando considerevolmente i suoi abitanti, divenendo il più popoloso borgo delle alte Madonie.  In questo periodo  vengono  trasformate diverse  chiese  e  altre  vengono  costruite  ex novo 

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determinando nuovi nuclei  insediativi urbani: è questo  il periodo dello “Zoppo di Gangi”, pseudonimo dei due  artisti  contemporanei  Gaspare  Vazzano  e  Giuseppe  Salerno  che molto  hanno  influito  sulla  cultura figurativa pittorica del manierismo e della controriforma  in gran parte della Sicilia e delle Madonie, dove hanno lasciato numerose opere. Anche a Gangi rimangono preziose testimonianze artistiche dei due famosi pittori. Nel 1625 Gangi passa dalla signoria dei Ventimiglia a quella dei Graffeo, che nel 1629 acquisiscono il titolo di Principe di Gangi, e quindi nel 1654 ai Valguarnera che manterranno il possesso di Gangi fin’oltre la metà dell’Ottocento Il Settecento costituisce uno dei momenti culturalmente più importanti della Storia di Gangi:  il  secolo  è  infatti  caratterizzato  dalla  presenza  di  numerose  Accademie  di  letterati,  tra  le  quali “L'Accademia  degli  Industriosi”  (1758)  fondata  dai  fratelli  Francesco  Benedetto  e  Gandolfo  Felice Bongiorno,  e  di  numerosi  artisti  come  Filippo  Quattrocchi  (  “Gangitanus  sculptor”),  divenuto  il  più conosciuto scultore di arte sacra  in  legno della Sicilia, o come Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana, due dei più apprezzati pittori tardo barocchi siciliani che lasciano le loro preziose testimonianze artistiche nelle sale palazzo Bongiorno e nella chiesa dello Spirito Santo. Altri artisti di chiara  fama  frequentano Gangi  in questo periodo (Crispino Riggio, Lorenzo Cerasuolo), lasciando il segno della loro arte. Nello stesso secolo si costruiscono alcuni Palazzi nobiliari e tra questi Palazzo Bongiorno, e in seguito i palazzi Sgadari e Mocciaro. Agli  inizi  dell’800  gli  abitanti  erano  9500.  Il  resto  è  storia moderna:  l’Unità  d’Italia,  il  lento  decadere dell’aristocrazia e dei loro feudi, il Fascismo, il Prefetto Mori, l’arrivo degli Americani, ecc. 

 

EDIFICI STORICI  

• Castello dei Ventimiglia ( XIII‐XIV Sec.) 

Sorse  sul Monte Marone,  nella  prima metà  del  XIV  sec  per  volere  di  Francesco  I  Ventimiglia,  Conte  di Geraci.   Appartenne alla famiglia dei Ventimiglia fino al 1625 anno in cui venne in possesso della Famiglia Graffeo  e  qualche  anno  dopo  della  famiglia  Valguarnera,  successivamente  l’edificio  rimase  in  stato  di 

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abbandono, utilizzato come carcere,  finché non entrò  in possesso della  famiglia Milletarì  la quale,ancora oggi ne mantiene la proprietà ma solo di una parte, essendo la rimanente ritornata in possesso di un ramo cadetto della famiglia Ventimiglia.  

• Palazzo Bongiorno  (metà XVIII Sec  .)  ‐ Costruito dalla  famiglia Buongiorno,  intorno al 1754‐55  .Le volte delle  sale  sono  state  affrescate  dal  pittore  romano  Gaspare  Fumagalli  e  dal  suocero  di  questi  ,  il palermitano Pietro Martorana. 

• Palazzo Sgadari ( inizi XIX Sec.) ( Sede museale)  ‐  Sede della Pinacoteca Giambecchina, del Museo Civico, del Museo delle armi i e di quello etnoantropologico. 

 

• Palazzo Mòcciaro (prima metà XIX sec.)   ‐  Il Palazzo Mòcciaro,appartenente a privati, è uno degli edifici più antichi ed allo stesso tempo più belli di Gangi . Conserva al proprio interno alcuni pregevoli affreschi ed in particolare un medaglione settecentesco di Gangi . Pregevole la cappella dedicata a S. Giovanni Battista 

• Palazzo Comunale ( XIX Sec.)  ‐  Il Palazzo Comunale, sede del Municipio, è sorto nel 1800, si affaccia sulla Piazza del Popolo, posto lateralmente al Corso Umberto I , si erge di fronte la Torre Normanna. 

In Piazza del Popolo, all’angolo tra il Palazzo Comunale e il muraglione che la delimita a monte, vi è la nota “ Fontana  del  Leone”  donata  ai  gangitani  nel  1931  dall’allora  podestà  Cav  Gioacchino  Mocciaro.   

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Chiesa di S. Paolo ( XV Sec.) ‐ Sorta come oratorio di san Paolo, è arricchita da un maestoso portale del ‘600 in pietra gangitana (calcarenite) E’ detta anche chiesa di san Giuseppe dei Ricchi . 

• Chiesa dell’Abbadia  (XIII‐XIV sec.)    ‐    In stile normanno  , all’interno gli affreschi di G. Cristadoro  ( 1796)   •  Chiesa Madre  (XII‐XIII  sec.  )    ‐    All’interno  ,  a  tre  navate  ,  si  trovano  “Il Giudizio Universale”  (1629) pregevole  dipinto  di  Giuseppe  Salerno  (  Detto  Lo  Zoppo  di  Gangi)  le  statue  lignee  del  Quattrocchi  gli affreschi di Michelangelo Salvo e del De Caro, il battistero e l’acquasantiera in marmo di bottega gaginiana, provenienti  dall’antico  monastero  di  Gangivecchio.  Nella  Cripta  si  trova  “La  Fossa  dei  Parrini”,  una particolare sepoltura di preti ed arcipreti che hanno svolto le loro funzioni religiose a Gangi, tra il 1735 ed il 1879 circa.  I corpi  imbalsamati con particolari  tecniche di mummificazione, vestiti con abiti  talari e  stole pastorali, sono posti in piccole nicchie. 

• Chiesa della Catena  (XIII‐XIV  sec.)    ‐   Particolare  il prospetto  in pietra  intagliata con portale del 1647  . All’interno  statue  lignee  del  Quattrocchi,  la  statua  i  marmo  della  Madonna  della  Catena  di  bottega gaginiana, gli affreschi di de caro e la tomba del pittore G. Salerno detto lo Zoppo di Gangi. 

• Chiesa di San Cataldo  (XII‐XIII  sec.)    ‐   All’interno altre  statue  lignee del Quattrocchi ed  il dipinto dello zoppo di Gangi “ Il supplizio dei quaranta martiri”. 

• Torre detta “dei Ventimiglia” (XIII)    ‐   Costruita come torre feudale dei Ventimiglia  , passata nel 1530 ai Cavalieri di Malta oggi è divenuta il simbolo di Gangi . 

• Chiesa del SS. Salvatore    ‐     Con caratteristico campanile con guglia moresca  . All’interno un pregevole Crocifisso, opera in legno di frate Umile Pintorno da Petralia ( prima metà del XVII SECOLO), Lo Spasimo di Cristo” olio su tela di G. Vazzano e statue lignee del Quattrocchi. 

• Calvario  ‐  Edificato dai Gesuiti nel 1861 , lungo un percorso in pietra ci sono edicole votive raffiguranti la via Crucis. 

• Santuario dello Spirito Santo ( Esterno al borgo )  ‐  Unico in tutta l’Europa, all’interno le opere pittoriche del Fumagalli e di G. Vazzano.  

 

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I prodotti tipici 

 “Casavaddu”  (Caciocavallo)  formaggio pecorino di primo  sale, di  secondo  sale,  stagionato e con grani di pepe, alro prodotto è la “sozizza sciutta” (salsiccia secca – foto sotto).   Il pane, composto in sei gigantesche forme e portato in processione da giovani in costume locale, durante la Festa dei Burgisi, assume un ruolo centrale: è il simbolo che accomuna il prodotto della terra e il lavoro dell'uomo.  Da non dimenticare, inoltre, i prodotti conservati come i carciofini sott’olio e i peperoncini mari e monti che sono una vera e propria delizia per il palato.  

 

I piatti tipici  La pasta ccu maccu : dalle fave verdi ma dure viene tolta la pellicina poi vengono soffritte con della cipolla si aggiunge abbondante acqua e si fa stufare per più di un’ora sino a quando si riduce tutto  in poltiglia. Con questo condimento di solito si condiscono i ditaloni .   Castrato a forno con patate: carne di agnellone aromatizzato con vino rosso, rosmarino sale e spezie, cotto nel forno a legna.  Baccalà fritto con contorno di finocchietto selvatico (foto sotto): Piatto tipico del giorno di S.Giuseppe ( 19 Marzo ) e del periodo quaresimale .  Alcuni piatti tipici occupano un importante ruolo tra le tradizioni di Gangi.  Tra questi oltre  il già citato pranzo di San Giuseppe, ricordiamo che nel periodo pasquale è consuetudine consumare "u fasciddatu" tipo di pane preparato per le festività pasquali.   

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L'impasto  è  realizzato  con  un  tenore  di  acqua,  rispetto  alla  semola,  del  25%  (è  un  pane  a  pasta  dura); energicamente lavorato, con lievito naturale e lievito di birra. La forma artistica è lavorata manualmente e precede la lievitazione che si protrae per circa 30 minuti.  Forma:  a  cerchio  decorata  ‐  Dimensioni:  45‐50  cm  di  diametro  circa  ‐  Peso:  2  Kg  ‐  Struttura:  dura  e compatta. Componenti: Semola, lievito naturale e lievito di birra, acqua, sale.  Per  la festa di S. Isidoro è d'obbligo  l'assaggio del  latte appena munto e dei "taralli", dolci tipici gangitani, fatti con uova, zucchero e farina.   Nel periodo natalizio  la  tradizione  impone  la "cucchia", un dolce  in pasta  frolla  ripieno di mandorle, uva passa e fichi secchi.  Nel periodo della vendemmia vengono consumati i "mastazzola", dolci di zucchero, farina e mosto bollito. Nel  periodo  dei  fichidindia  vengono  consumati  i  "mastacuttè",  dolci  di  farina,  zucchero  e  succo  di fichidindia.  Nel periodo della  festa di Santa Lucia molte  famiglie, per devozione,  fanno  la "cuccia"  fatta con acqua e frumento.   A  Gangi  si  conserva  ancora  l'abitudine  della  pasta  e  del  pane  fatti  in  casa,  soprattutto  i  "tagliarini" (tagliatelle sfilate e fatte a mano) e dei dolci come  le "sfinci cca crema";  i "turrunetta" dolci di mandorle, farina  e  zucchero;  "l'istantanii"  dolci  di  pastafrolla;  "l'amaretti"  dolci  di  mandorle,  zucchero  ed  uova. Un'altra tradizione è "a cuddura patedda" fatta con pane lievitato e poi fritto, condito con zucchero o sale. 

 

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Sagre e Manifestazioni da non perdere … 

Carnevale ‐ A Cravaccata Martedì di Carnevale ‐ L'origine della manifestazione coincide con quelle che si svilupparono  in Europa nel XVIII sec., e  l'originalità di quella gangitana ha fatto si che venisse  inserita nel calendario delle manifestazioni nazionali. Consiste in una sfilata di cavalieri mascherati e carri allegorici che percorrono le vie del centro storico fino ad  arrivare  in  Piazza  del  Popolo,  dove  ha  luogo  la  premiazione  dei  vincitori.  La  giuria  è  costituita  da rappresentanti dell'amministrazione comunale, della Pro‐Loco e delle Associazioni operanti nel paese. La stessa si svolge il Martedì di Carnevale a conclusione di un'attività di carattere ricreativo che prevede in particolare il "Carnevale dei Bambini" serate danzanti che si svolgono a partire da Dicembre fino appunto a questa data.  San Giuseppe  ‐ "Fari a San Giuseppi": la festività di San Giuseppe è molto sentita a Gangi. I festeggiamenti in onore del Santo cominciano alcune settimane prima con celebrazioni religiose, "i sittini", e popolari. La festa è preceduta da una processione del Bambino Gesù ("U Bomminiddu") per le vie del paese. Essa viene celebrata  contemporaneamente,  in  due  Chiese  chiamate  San Giuseppe  dei  "Ricchi"  e  San Giuseppe  dei "Poveri", dove viene distribuito ai fedeli "u pani di San Giuseppi" (panini benedetti offerti per voto, fatto da alcuni  fedeli).   Alcune  settimane dopo con  l'arrivo del bel  tempo, a Gangi alcune  famiglie per devozione usano  "fari  a  San Giuseppi";  generalmente  svolto  nelle  residenze  di  campagna,  consiste  nell'offrire  alle persone un pranzo  caratteristico  (un  tempo offerto  solo ai poveri  ) a base di pasta e  lenticchie, baccalà fritto con contorno di finocchi bolliti, un'arancia, acqua e vino.  

  Domenica  delle  Palme  ‐  Domenica  precedente  la  Pasqua  ‐  Profondamente  radicata  nella  tradizione popolare religiosa, la Domenica delle Palme, a Gangi, segna l'inizio delle celebrazioni della Settimana Santa. Una  delle  sue  caratteristiche  è  l'immutata  ripetitività  di  antichi  gesti,  di  cui  sono  protagoniste  le Confraternite del luogo. Queste, verso le ore 7,00 della mattina della domenica prima di Pasqua, si danno appuntamento nella chiesa della Confraternita di  turno  (scelta,  fin dall'antichità,  in base ad un  sorteggio che  prevede  un  rigido  ordine  ciclico)  dove  si  procederà  alla  spartizione  delle  palme  (assegnate  con estrazione a sorte) e quindi all'allestimento delle "Grandi Palme" da portare in processione con fiori, rami di datteri  e  simboli  sacri  realizzati  artigianalmente,  utilizzando  le  stesse  palme,  più  le  "Crocette  d'azona" (legno di rovo) preparate fin dalla prima domenica di Quaresima. Contemporaneamente  si  assiste  alla  vestizione dei  confrati,  alcuni  con una  tunica bianca  coperta da un mantello (che ha un colore diverso per ogni singola confraternita), altri con  il classico "abitino", mentre "i 

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tamburinara" indossano le preziose "Rubriche", antichi abiti settecenteschi ricamati a mano con l'utilizzo di oro e argento. Finiti i preparativi, verso le ore 9,30 parte la processione, che si snoda secondo un rigido protocollo: in testa la  confratenita  più  giovane  (quella  di  San  Giuseppe  dei  Poveri),  per  ultima  la  più  antica  (quella  del SS.Salvatore). Dietro ogni "Grande Palma", portata a spalla, sfilano i confratelli preceduti dai "tamburinara" che annunciano l'arrivo della processione. Il tragitto per le vie del paese vede come prima tappa la Chiesa Madre, dove le Palme vengono benedette, dopo di che la processione riparte per raggiungere la chiesa del S.S. Salvatore, sede della Confraternita più antica. La processione si conclude a mezzogiorno nuovamente nella Chiesa Madre, dove prima di assistere alla Santa Messa, i "tamburinara" daranno luogo ad una spettacolare esibizione ritmica mentre si assiste al suggestivo ingresso delle grandi palme sotto gli archi di accesso della Chiesa Madre.  Lunedì dello Spirito Santo ‐ Festa dello Spirito Santo ‐ Lunedì successivo alla Pentecoste ‐ Il culto attorno alla  Sacra  Immagine  conservata nel  Santuario dello  Spirito  Santo  riveste una enorme  importanza per  gli abitanti del luogo in quanto Esso è il protettore della città. La sua origine è antica, e  la stessa manifestazione  rientra nei canoni della  tradizione popolare del  luogo. Viene celebrata il Lunedì successivo alla Pentecoste, con funzioni religiose la mattina e solenne processione nel pomeriggio che si muove dalla Chiesa Madre, dove  le prime statue di Santi portate a spalla dai fedeli devoti partono alla volta del Santuario sito ai piedi del paese. Man mano che procede, la processione toccherà tutte le principali chiese, dalle quali altre statue (circa 35) si aggiungeranno alla stessa. Raggiunto il Santuario, nello spiazzale antistante lo stesso, si svolge la famosa "Cursa di Santi" o "Miraculi", prima che le statue entrano in chiesa e rendono omaggio allo Spirito Santo.  

  Festa dei Burgisi ‐ 1ª Domenica di Agosto ‐ La festa dei Burgisi viene celebrata la 1ª Domenica di Agosto. La Festa dei Burgisi è espressione di schietta religiosità di un popolo intimamente legato alla terra e ai suoi frutti. La  celebrazione  cristiana del  ringraziamento al Creatore, assicura  lo  svolgimento del  tempo ciclico (quindi delle stagioni) e garantisce gli elementi di sussistenza (il raccolto). In  questo  contesto,  il  pane,  composto  in  sei  gigantesche  forme  e  portato  in  processione  da  giovani  in costume  locale,  assume un  ruolo  centrale:  è  il  simbolo  che  accomuna  il prodotto della  terra  e  il  lavoro dell'uomo.       La tradizione di questa festa è radicata nel tempo, fu  iniziata da alcune famiglie di contadini benestanti che avevano la possibilità di possedere e allevare il bestiame. La proprietà del bestiame, e anche della terra, era motivo di distinzione dalla stragrande maggioranza di contadini del posto che invece doveva dipendere  da  un  nobile  proprietario  terriero.  Il  termine  "burgisi"  può  quindi  essere  tradotto  con "borghese". 

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La ritualità di questa festa si differenzia nettamente, anche se si possono trovare molti punti in comune, dal Corteo  di  Cerere,  che  rappresenta  il  culmine  della  festa  della  Spiga  e  che  ha  il  suo  fulcro  nella rappresentazione mitologica dei pagani e nel rito propiziatorio per un buon raccolto. La  contrapposizione  è  forte  tra  religiosità  cristiana  e  religiosità  pagana,  ambedue  però molto  ricche  di significato e intrise di una profonda simbologia che ha come punto in comune il lavoro dell'uomo e i frutti della terra.  Sagra della Spiga  ‐  2ª Domenica di Agosto  ‐  La  Sagra della  Spiga  è una manifestazione  folkloristica di carattere  campestre,  che, nata per  lodevole  iniziativa della  Pro  Loco di Gangi,  è divenuta  il  fulcro delle manifestazioni madonite e dell'intera provincia. La  "Sagra  della  spiga  di Gangi",  la  "Giostra  dei Ventimiglia  di Geraci  Siculo"  e  il  "Ballo  della  Cordella  di Petralia  Sottana",  sono  state  inserite nel  calendario dei grandi eventi della Regione  Sicilia,  sotto  la  voce "Tradizioni nobiliari e contadine". Essa  rievoca  i  costumi,  le  tradizioni  e  la  cultura  della  vita  contadina  di  un  tempo,  intrecciandoli  alla mitologia pagana e in particolare alla celebrazione del mito di Demetra, dea delle messi. La manifestazione consta di vari momenti: "A Vanniata da Festa": "u Vanniaturi" (il banditore), a cavallo di un asino, nel suo antico costume e con  il tipico tamburo, gira per le vie del paese annunciando l'inizio della manifestazione e il relativo programma; "U Corteo du Zitu": sfilata di figure d'epoca a cavallo per le vie del paese; rievocazione dell'antica usanza da parte della famiglia dello sposo di far visita alla sposa e chiederne la mano; "A Zuccatina da Zita": commedia d'autore  locale  in vernacolo che  rievoca  l'antica maniera di chiedere  in sposa una ragazza; "A Manciata  di  novi  cosi":  caratteristica mistura  cotta  di  legumi  e  cereali  (lenticchie,  fave,  ceci,  fagioli, piselli, cicerchie, mais; si escludono il frumento per chi ha intolleranza al glutine e i luppini, i quali, se non trattati bene, rendono la mistura amara) che viene offerta ai presenti; "Il corteo di Demetra": costituisce il momento culminante e più spettacolare delle manifestazioni legate alla Sagra della Spiga, e si svolge nel pomeriggio della 2ª domenica di Agosto. Una  continua  evoluzione  ne  ha  arricchito,  attraverso  l'espediente  figurativo,  il  significato  simbolico. Da qualche anno esso ha  raggiunto una propria completezza  raffigurativa e  rievocativa che, pur variando  in alcuni particolari, rispetta appieno i motivi che ne hanno ispirato la nascita. Diviso  per  sezioni,  sviluppa  temi  che  trovano  collegamento  nel  significato  della  tradizione  e  del mito  e raccolgono il senso e lo spirito della cultura contadina e della ben più antica età classica. La Sfilata è aperta dal Corteo di Ziti, esso rievoca un tipico cerimoniale adottato dalle famiglie dei promessi sposi pochi giorni prima delle nozze; segue  il gruppo folk Engium che si esibisce  in danze della tradizione popolare.  

  

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La Sezione successiva e dedicata alla vita dei campi. Questa parte del corteo descrive l'antica vita contadina, in particolare il lavoro che occorreva per compiere il ciclo dei grano.  Tra i figuranti u‐seminaturi, seguito da una coppia di muli che trainano un arato di legno, in questo modo i semi venivano ricoperti e assorbiti dalla terra. Dietro altri figuranti fra i quali sii scerbatoti nell'atto togliere le  sterpaglie  dal  campo,  i  mietitori  e  i  legatori  che  con  l'ausilio  di  due  antichi  strumenti  (ancina  e ancinedda):  raccoglievano  le  spighe  in  piccole  unita  (i  jrmiti;  che  venivano  poi  assemblate  e  legale formando  le  gregne,  cioè  i  covoni.  La  terza  Sezione  è  "u  Bagliu  du  Baruni"  nel  quale  sfileranno  tutti  i personaggi  tipicamente  legati  alla  vita  e  all'attività  della  nobiltà  contadina,  nonché  quanti  usavano abitualmente,  per  ragioni  economiche,  frequentare  il  cortile  del  barone.  Chiude  il  corteo  la  Sezione Mitologica dove sfilano tutte le figure legate al culto di Demetra, dea delle messi, e delle Meteres, dee della fertilità, cui pare fosse dedicato un tempio sul vicino Monte Alburchia.    Il corteo è aperto dal simbolo della fertilità,  e  cosi  segue:  il  Kàos  vuoto  primordiale  dove  tutto  e  indistinto,  e  i  quattro  elementi:  la  terra, l'acqua, il fuoco e l'aria; quindi Artemide, la vergine dell'arco d'argento, dea preposta alla caccia, ai monti e alle  selve, personificazione divina della  luce  lunare. Artemide  è  seguita da  tre ninfe del  fiume  chiamate Naiadi, che le furono regalate dal padre Zeus col compito di badare ai calzari della dea e ai suoi cani quando era  impegnata nella caccia; Apollo, dio del sole, delle medicine, delle arti, della musica e della poesia.Dal volto ombroso scandisce il tempo: da la luce e impone le tenebre. Apollo è preceduto dai Sacerdoti, con la caratteristica  fascia bianca  che  cingeva  i  loro  capi, e dalla Pizia  che ha poteri divinatori;  seguono  invece Apollo,  le tre muse: Calliope (della poesia), Tersicore (della danza) ed Euterpe (dell'arte dei flautisti); Pan, divinità campestre dalle sembianze caprine e dedito a scorribande presso i boschi nell'intento di catturare e concupire  le Ninfe.  Il dio e seguito da Siringa e Piti mnte che non riusci a concupire e che dopo un  lungo inseguimento si trasformarono  la prima  in canna (da questa  il dio creò  il flauto), e  la seconda  in albero di fico; Dioniso dio del vino, della viticoltura, rappresenta in se tutto il rigoglio della natura.    Accompagnato dal precettore Sileno vaga folle per il mondo, espandendo la coltura della vite e predicando l'ebbrezza del vino che egli stesso aveva inventato. Il corteo di Dioniso è aperto dalle Iadi, ninfe della montagna, cui il dio fu affidato da  fanciullo; Le Meteres  (Dee Madri) dee cretesi della maternità e della  fecondità. Persefone, bellissima figlia di Demetra vittima del ratto ad opera di Plutone, simboleggia la ciclicità delle stagioni e del raccolto. Demetra  (Cerere  per  i  Latini),  è  la madre  del  grano,  dea  delle messi,  dell'abbondanza  e  della agricoltura;  incede maestosa  nell'ultima  stravola  (antico mezzo  di  trasporto,  simile  a  una  grande  slitta trainata dai buoi) rappresenta la fertilità della terra e con il lavoro che ne consegue l'alimento e la vita.  

   Presepe  Vivente  ‐  Da  Nazareth  a  Betlemme  è  uno  dei  più  suggestivi  Presepi  viventi  che  ha  come palcoscenico  il  centro  storico  di  Gangi,  fatto  di  scalinate,  torri  e  strette  vie  che  si  trasformano  per l'occasione  in un tipico ambiente palestinese. Un'approfondito studio storico‐antropologico e religioso ha permesso di  rappresentare  la Natività  in modo estremamente  singolare.  Infatti più di  cento  figuranti,  in costumi palestinesi, propongono  la nascita di Gesù Bambino mediante scene  legate alla vita sociale della Palestina di quel tempo, scene  legate alla presenza militare di Roma  imperiale con Erode,  la sua corte e  i soldati e scene esclusivamente di carattere religioso.   Una colonna sonora e una voce fuori campo creano 

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un'atmosfera unica che permette al visitatore di comprendere ed assaporare  il significato di ogni singola scena.  La particolarità della rappresentazione è contenuta nella frase:  Il silenzio...Una voce...Un viaggio...La vita...  in quanto ciascuna scena è priva di dialoghi tra gli attori, la spiegazione della scena e di ciò che il visitatore vede attorno a sè avviene mediante una voce fuori campo; il visitatore viene così condotto in un viaggio nei luoghi  sacri  fino  al  raggiungimento  della  grotta  di  Betlemme.    Da  Nazareth  a  Betlemme  è  un  viaggio immaginario alla scoperta del mistero della vita. 

 

Dove mangiamo ? 

Divino Ristorante  di AreaMadonita  srl  ‐  Contrada Marangolo  ‐  90024 Gangi  ‐  Tel.  0921/501104  ‐  Cell 348.8594769 ‐ http://www.ristorantedivino.eu ‐ E‐Mail [email protected]  Ristorante ‐ Hotel "Miramonti" ‐ Via Nazionale n.19  ‐ Cell. 3382899464  Pizzeria‐pub‐Wine bar‐ "Quo Vadis" ‐  C/so Umberto I° n.16  ‐ Tel. 0921/501665  ‐ Cell. 338   Ristorante ‐ Pizzeria "Excalibur" ‐ Viale Don Bosco  ‐ Cell. 3497852177  Ristorante ‐ Pizzeria "Panorama" ‐ Contrada Piano ‐ Tel. 0921 502071 – 501663  Trattoria ‐ Pizzeria "La Lanterna" ‐ C/so Umberto I° n.36 ‐ Tel. 0921/644144   "Bar e Caffè" Seminara ‐ Piazza del Popolo n.1  ‐ Tel. 0921/644020   

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Bar Rosticceria "La Torre" ‐ Via Nazionale n.78  ‐ Tel. 0921/689604   Rosticceria "Di Bocca in Bocca" ‐ Via Veneto ‐ Tel. 0921/820303   Pub "DrinkHouse" ‐ C/so Umberto I° ‐ Cell. 3288825411  Pasticceria Bar "Capricci di Gola" ‐ Via Nazionale  Pasticceria "La Golosa" ‐ Via Monte Marone ‐ Tel. 3395420176  Pizzeria "ALL VILLAGE" ‐ C/da Acquanuova ‐ Tel. 0921/689161  

 

Dove sostare … 

Aree Attrezzate – Punti Sosta – Camping Service :  AA    –   Gangi    ‐    Istituito  numero  per  l’accesso  all′area  attrezzata  per  la  sosta  e  parcheggio  camper  e roulotte di contrada Spirito Santo a Gangi. L’area che può ospitare 18 mezzi, mentre altri potranno essere ospitati in un’area adiacente, sarà resa fruibile durante il periodo estivo a tutti gli amanti del turismo plein air. Per prenotazioni si può chiamare, dalle 9 alle 19, il numero 338.3508271  (Area Attrezzata Pic‐nic presso Bosco Pianette C/da Pianette  ‐ aperto sabato e domenica dalle 11.00 alle 18.00 solo nel periodo estivo).  Camping/Agricampeggi/Agriturismi  nel Borgo e dintorni :  Agriturismo  "Tenuta  Castagna"  ‐    C/da  Castagna  ‐  Telefono  e  fax  0921/644089  Cell.  339.3929156 www.tenutacastagna.com ‐ E‐Mail [email protected]   Agriturismo "Capuano" ‐ C/da Capuano ‐ Tel. 0921/689291 ‐ 0921/644132  Agriturismo "La Vecchia Quercia" ‐ C/da Montelavano (SS 120)  ‐ Tel. 0921/564028 – 3408224703  Agriturismo  "Casalvecchio  Geraci"  ‐  C/da Montededaro  SP  60,  km  ‐    Tel.  0921/645885  ‐  Cell.  339 4457038 ‐ www.casalvecchiogeraci.it ‐ E‐Mail casalvecchiogeraci @libero.it  

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Info Turistiche … 

Ufficio  Servizi  Culturali  tel.0921  644076  orario  8,30‐13,30  (  tutti  i  giorni  tranne  il  Sabato  )   Centro informazione turistica ‐ Piazzetta Zoppo di Gangi 

 

Fonti …      

Borghi d’Italia – Rete.comuni‐italiani.it – Comune di Ganfi – Agriturismi.it ‐ Madonielive .