G. Finché dura questo giorno la preghiera non avrà altro ... · niente dunque ci ostacoli…...

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40 niente altro volere… nient’altro ci piaccia e diletti… niente dunque ci ostacoli… niente ci separi… niente si interponga… ovunque… in ogni luogo… in ogni ora… in ogni tempo… ogni giorno… ininterrottamente… in ogni occupazione… nella solitudine del cuore… nella fatica… nella malattia e nella salute… nel lavoro… nella silenzio della cella… nella preghiera… negli incontri fraterni… G. Finché dura questo giorno la preghiera non avrà altro soggetto che Cristo ed Egli che prega in noi. Sarà una espirazione continua, in ogni spazio e in ogni tempo e nel cuore di tutti gli amanti di Cristo. Senza dimenticare che questo cammino è un processo e che racchiude in se un imperativo: respi- rare sempre Cristo. Ebd. Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, ogni bene, sommo bene, tutto il bene, che solo sei buono, fa' che noi ti rendiamo ogni lode, ogni glo- ria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni. Fiat! Fiat! Amen. 1

Transcript of G. Finché dura questo giorno la preghiera non avrà altro ... · niente dunque ci ostacoli…...

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niente altro volere… nient’altro ci piaccia e diletti… niente dunque ci ostacoli… niente ci separi… niente si interponga… ovunque… in ogni luogo… in ogni ora… in ogni tempo… ogni giorno… ininterrottamente… in ogni occupazione… nella solitudine del cuore… nella fatica… nella malattia e nella salute… nel lavoro… nella silenzio della cella… nella preghiera… negli incontri fraterni… G. Finché dura questo giorno la preghiera non avrà altro soggetto che Cristo

ed Egli che prega in noi. Sarà una espirazione continua, in ogni spazio e in ogni tempo e nel cuore di tutti gli amanti di Cristo. Senza dimenticare che questo cammino è un processo e che racchiude in se un imperativo: respi-rare sempre Cristo.

Ebd. Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, ogni bene, sommo bene,

tutto il bene, che solo sei buono, fa' che noi ti rendiamo ogni lode, ogni glo-ria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni. Fiat! Fiat! Amen.

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Sabato 25 settembre SEGUIRE GESÙ NELLA PREGHIERA

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen.

G. Iniziamo oggi la novena in preparazione alla solennità del padre san Francesco, che quest’anno vogliamo vivere lasciandoci provocare dalla sua vita di preghiera, anzi dal suo essere “preghiera vivente”.

L. Francesco, il servo di Cristo, vivendo nel corpo, si sentiva in esilio dal Si-gnore e, mentre ormai all’esterno era diventato totalmente insensibile, per amore di Cristo, ai desideri della terra, si sforzava, pregando senza interruzione, di mantenere lo spirito alla presenza di Dio, per non rima-nere privo delle consolazioni del Diletto. La preghiera era la sua consola-zione, quando si dava alla contemplazione, e quasi fosse ormai un citta-dino del cielo e un concittadino degli angeli, con desiderio ardente ricer-cava il Diletto, da cui lo separava soltanto il muro del corpo. La preghiera era anche la sua difesa quando si dava all’azione, poiché , mediante l’insistenza nella preghiera e rifuggendo in tutto il suo agire dal confidare nella propria operosità, metteva ogni sua fiducia nella pietà divina, get-tando nel Signore la sua ansietà. FF 1176 Dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto tra-sformato in preghiera vivente. FF 682

G. Francesco ebbe la grazia di conoscere, vivere e godere l'incontro col Si-gnore in forma straordinaria. Dio s'impadronì di lui sulla via di Spoleto; in quella esperienza fu colpito dalla grandezza e dalla maestà di Dio e a Lui si consacrò per tutta la vita perché «solo il Signore è degno di essere ser-vito nella vita». La sua preghiera è espressione della totale apertura al Dio trino, l'Altissimo, nella sincera riconoscenza del proprio stato di crea-tura debole e misera.

Canto OMNIPOTENS

Rit. Onnipotente, eterno, giusto, misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi e di volere sempre e di volere sempre ciò che piace a te.

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Canto PRENDI TU

1. Prendi tu la mia vita, Signor la mia vita sia preghiera; prendi tu la mia vita, Signor che io viva solo per te, che io viva solo per te.

2. Prendi tu le mie mani.

3. Prendi tu il mio cuore.

4. Prendi tu la mia gioia.

5. Prendi tu il mio tempo…

G. La preghiera continua si nutre della memoria di Dio e alimenta la fedeltà dell’oggi. Francesco che conosce l’inclinazione dell’uomo e le astuzie del male, ci mette in guardia dicendo:

L. Guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti al Signore Dio; e, girando-gli intorno, desidera distogliere il cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, e soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi Perciò, tutti noi frati, cu-stodiamo attentamente noi stessi, perché, sotto pretesto di qualche ri-compensa o di opera da fare o di un aiuto, non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. Ma, nella santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri sia gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, onorare e adorare il Signore Iddio, con cuore mondo e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose. E sempre costruiamo in noi una abitazione e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, che dice: «Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, perché siate ritenuti de-gni di sfuggire a tutti i mali che stanno per venire e di stare davanti al Figlio dell’uomo. E quando vi metterete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli. E adoriamolo con cuore puro, perché bisogna pregare sempre senza stancarsi mai. FF59-60-61

Rit. Non cada mai dalla mia mente il ricordo di Te

Nient’altro dunque dobbiamo desiderare…

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L. Santo, santo, santo il Signore Dio onnipotente, * che è e che era e che verrà: T. E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Tu sei degno, Signore Dio nostro di ricevere la lode,* la gloria e l’onore e la benedizione: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Degno è l’Agnello, che e` stato immolato di ricevere potenza e divinità, sapienza e fortezza * e onore e gloria e benedizione: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Benediciamo il Padre e il Figlio * con lo Spirito Santo; E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Opere tutte del Signore* benedite il Signore: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Date lode al nostro Dio voi tutti suoi servi, * voi che temete Dio, piccoli e grandi: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Lodino lui, glorioso, * i cieli e la terra: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. E ogni creatura che e` nel cielo e sulla terra e sotto terra, * e il mare e le creature che sono in esso: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo: E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Come era nel principio e ora e sempre * e nei secoli dei secoli. Amen. E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.

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1. Affinché interiormente purificati nell'anima, illuminati ed accesi dal fuoco dello Spirito, possiamo seguire le orme del Figlio tuo, il Signore nostro Gesù Cristo. 2. E a te, o Altissimo, giungere con la tua grazia. Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e nella semplice unità, Dio onnipotente per tutti secoli. Amen. G. Affidandosi alla misericordia di Dio, Francesco riflette nella sua preghiera

tutta l'economia della salvezza. Scoprendo Dio come Sommo Bene, Lo esalta con le creature e per mezzo di esse. Arrivando ad una ampia con-templazione di Dio, la sua preghiera culmina nella lode e nel ringrazia-mento. Come afferma il Celano: Francesco «non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera viven-te». Anche noi, che abbiamo ereditato da Francesco e da Chiara il gusto e l'insistente predilezione per la fraternità, abbiamo ugualmente ereditato da loro soprattutto il desiderio di Dio, il mandato di conoscerLo, amarLo, servirLo e seguirLo nel Signore Gesù Cristo. Oggi, ci sentiamo chiamate a vivere con serenità e coraggio questa esperienza del Dio Padre di Gesù e Padre nostro. Vogliamo farlo con una fede semplice quanto profonda e in una vita di preghiera che consiste nel «non distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore».

L. Tutti noi frati, custodiamo attentamente noi stessi, perché, sotto prete-

sto di qualche ricompensa o di opera da fare o di un aiuto, non ci avven-ga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. Ma, nella santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri sia gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazio-ne e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, onorare e adorare il Signore Iddio, con cuore mondo e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose. FF 60

G. Chiediamo l’intercessione del padre san Francesco affinché si realizzi an-

che in noi la chiamata a vivere la nostra vocazione e «nulla spenga lo spi-rito della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali» (FF 88).

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In processione T. Prega per noi Fedele seguace di Cristo Incandescente brace di preghiera Pienezza d’amore verso i poveri Forte colonna della Chiesa Tu che povero segui Cristo Tu che hai i sentimenti di Cristo Tu che ti nascondi nel suo cuore Tu che sei buono e paziente con tutti Tu che sei umile e dolce di cuore Flauto melodioso della grotta di Betlemme Incenso profumato della vita nascosta di Nazareth Mirra aromatica della sepoltura di Cristo Unguento di nardo dell’unzione del Signore Modello di ascesi cristiana Scintilla della saggezza divina Vaso di semplicità e di gioia Cetra dell’amore di Dio Cantore di tutto il creato Accordo perfetto di Cristo Glorioso guaritore degli afflitti Riflesso del santo amore Specchio di bontà e purezza Tu che chiami noi tutti al Paradiso Custode della scienza di Dio Arca della sua misericordia Ancora nel mare in tempesta Speranza delle anime in pericolo Arpa eletta della lode divina Tu che hai tracciato il sentiero del cielo Tu che hai intrecciato la corona immortale. G. La nostra identità di Sorelle povere risulta caratterizzata dal vivere il san-

to Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo e dal «seguire le orme e la dot-trina del nostro Signore Gesù Cristo» nella preghiera, nella comunione fraterna, nell’altissima povertà. La sequela non è in primo luogo un atto

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Accènde lumen sénsibus, infùnde amórem córdibus, infirma nostri córporis, virtùte firmans pérpeti.

Hostem repéllas lóngius pacémque dones prótinus; ductóre sic te praévio vitémus omne nóxium.

Per te sciàmus da Patrem noscàmus atque Filium, te que utriùsque Spiritum credàmus omni tèmpore. Amen.

G. Al nostro ricordo, con una continuità quanto mai sorprendente e tutt’altro che faticosa, è legato il volto di persone care. Senza amore il tempo dell’esperienza e della relazione si fa discontinuo, la presenza è avvolta dall’oblio, il ricordo si spezzetta ed il dialogo o la preghiera cado-no nel silenzio più vuoto. È chiaro allora perché la memoria di Dio altro non è se non la sua stessa presenza nella persona dell’orante, al centro di tutto il suo essere e nel suo cuore insonne, con quel carattere sacramen-tale e dinamico proprio della vita e della vita di amore.

L. Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli

stesso, ricercando questo sopra tutte le cose, disse: “I veri adoratori adore-ranno il Padre nello spirito e nella verità”. Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito della verità. Ed eleviamo a lui lodi e pre-ghiere giorno e notte, dicendo: " Padre nostro, che sei nei cieli", poiché biso-gna che noi preghiamo sempre senza stancarci. FF 187-188

G. Pregare sempre, fissare cioè in modo profondo e continuo il ricordo di Dio

attraverso i contenuti tipici della vita di fede. Così la presenza di Dio, dappri-ma in maniera cosciente, anzi sempre più cosciente, e poi fino ad informare i livelli inconsci della nostra esperienza, si imprime non soltanto nelle nostre parole, ma In tutti i nostri pensieri, nel sonno e nei nostri stessi sogni. Memo-ria di Dio, ricordo della sua presenza, che da ultimo altro non sono che il sa-pore, continuamente ripreso, di quell’amore che mai abbandona il cuore e mai lascia vuota la vita.

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Ebd. Padre nostro san Francesco, figlio della Chiesa, “prega Cristo perché ci mani-festi, per mezzo tuo, la sua volontà e, una volta conosciutala, possiamo ac-consentire con più sicurezza ai tuoi pii desideri” di vivere secondo la forma del santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Domenica 3 ottobre PREGARE SEMPRE

G. Bisogna portare sempre e dappertutto la santa memoria di Dio, così che

come sigillo indelebile, si imprima nei nostri animi per un continuo e puro ricordo. (san Basilio)

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen.

G. Lo Spirito grida in noi il dolce nome del Padre. È lui l’autore del nostro pregare. Senza lo Spirito le nostre parole sono senza senso e la nostra voce suono vuoto. Facciamogli spazio, accogliamolo quale ospite dolce dell’anima.

Canto VENI CREATOR SPIRITUS

Veni, créator Spiritus, mentes tuórum visita, imple supèrna gràtia, quae tu creasti, péctora.

Qui diceris Paràclitus, Altissimi donum Dei , fons vivus, ignis, càritas et spiritàlis ùnctio.ù

Tu septifórmis mùnere, Digitus Paterne dextrae, tu rite promissum Patris sermóne ditans gùttura.

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moralista, per cui facciamo lo sforzo di ripetere il cammino di Gesù, piut-tosto è Gesù che si offre a noi nella sua stessa persona in un dialogo per-manente come possibilità di vivere in pienezza. Per noi, che intendiamo seguire Gesù per poter vivere, la preghiera non è un atto diverso dalla sequela; parlare di preghiera non significa riferirsi ad un atto in più nella vita, quanto piuttosto alla possibilità di essere davvero ciò che è indicato dalla nostra identità: sorella in dialogo con il Signore che le rende possibi-le l’esistenza. Perciò, ricordando di essere state create ad immagine del diletto Figlio di Dio, ci uniamo a tutte le creature per rendere gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, restituire ogni bene all'altissimo Si-gnore Dio e di tutto rendergli grazie.

T. Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, ogni bene, sommo bene, tutto il bene, che solo sei buono, fa' che noi ti rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni. Fiat! Fiat! Amen.

G. Se siamo seguaci di Gesù, in primo luogo ci uniamo a Lui nella adorazione

e lode del Padre per mezzo dello Spirito.

Ebd. In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza». Lc 10,21

G. Così la nostra vita e la nostra fraternità sono ambito privilegiato di pre-

ghiera, contemplazione e meditazione. Esse sono ugualmente luoghi di ricerca e di incontro con Dio come pure di celebrazione di quanto Egli ha fatto, fa e farà per noi tutti. Come la persona di Cristo è centrale per Francesco così lo è anche per la sua vita di preghiera. Seguire Cristo nella preghiera richiede lo stesso spirito di donazione della propria vita a favo-re della salvezza del mondo e degli uomini. Essere vigilanti nella preghie-ra secondo l'invito di Cristo porta ad un comportamento di libera apertu-ra verso la volontà di Dio: come Cristo ha conosciuto la volontà del Padre nella Sua preghiera per compierla, così noi ci inseriamo nel piano salvifico di Dio unendoci nella nostra preghiera a Cristo per seguirLo nel contesto della vita quotidiana. Vivere così la preghiera aiuta a superare una certa divisione tra preghiera e azione, per unire tutte le due componenti della vita religiosa in un unico atteggiamento di sequela da parte della sorella povera che prega e s'impegna per il Regno di Dio.

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T. Alto e glorioso Dio, che hai illuminato la vita di san Francesco con lo splendore del Volto di Gesù, tuo Figlio Diletto e Signore nostro, donaci l’ardore della fede, la gioia della speranza e il tesoro della carità, per venire ogni giorno davanti allo specchio che ci hai donato e imparare da Lui, mite e umile di cuore, e riposare con Lui nel quotidiano compimento della tua volontà. Così sia. Amen. Amen. Alleluia.

L. E sempre costruiamo in noi una abitazione e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. E quando vi metterete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli. FF 61

T. O santissimo Padre nostro: L. creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.

Che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, e li illumini alla conoscenza, per-ché tu, Signore, sei luce, li infiammi all'amore, perché tu, Signore, sei a-more; poni in loro la tua dimora e li riempi di beatitudine, perché tu, Si-gnore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.

Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, perché possiamo conoscere qual è l'ampiezza dei tuoi benefici, l'esten-sione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.

Venga il tuo regno: perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci fac-cia giungere nel tuo regno, dove la visione di te è senza veli, l'amore di te è perfetto, la comunione con te è beata, il godimento di te senza fine.

Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l'anima, sempre desi-derando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzio-ni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spen-dendo tutte le nostre energie e i sensi dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno.

Il nostro pane quotidiano: il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cri-sto, dà a noi oggi: in memoria e comprensione e venerazione dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì

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L. Francesco fu visto una notte, pregare con le mani distese in forma di croce, sollevato con tutto il corpo da terra, mentre una nube leggera rifulgeva tutto attorno a lui, a testimonianza meravigliosa ed evidente attorno al corpo del-la mirabile illuminazione che riempiva l’anima. Là venivano aperti davanti a lui gli arcani segreti della sapienza di Dio. Là apprese quelle cose che scrisse nella Regola e nel suo santissimo Testamento e quanto comandò ai frati per-ché l’osservassero. Infatti, come è certissimamente evidente, l’instancabile applicazione all’orazione, unita al continuo esercizio delle virtù, condusse l’uomo di Dio a tanta serenità di mente che, sebbene non fosse perito per dottrina nelle sacre Scritture, tuttavia, irradiato dai fulgori dell’eterna luce, penetrava con mirabile acutezza le verità più profonde della Scrittura.

T. Sopra ogni cosa dobbiamo desiderare di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. FF 104

G. Ascoltare e osservare la Parola è accogliere la parola di Dio con purezza sen-za ricercare noi stessi, il successo personale, l’accomodamento, ma cercare solo Dio. Osservare la Parola è credere allo Spirito che ci abita, collaborare con lui, osare con fiducia. Solo allora il Signore ci indicherà il prossimo passo da fare. È la condizione perché ne possano seguire altri.

Salmo 25 (a cori alterni)

A te, Signore, innalzo l'anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso!

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; io spero in te tutto il giorno.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.

C'è un uomo che teme il Signore? Gli indicherà la via da scegliere. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza.

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marsi e, preso il libro dei santi Vangeli, ve lo depose sopra devotamente. Poi, prostrato in preghiera non meno con il cuore che con il corpo, implorava umilmente Dio buono, padre della misericordia e Dio di ogni consolazione, che si degnasse di manifestargli la sua volontà. FF 480.482

Canto ALTO E GLORIOSO DIO

Alto e glorioso Dio, illumina, illumina el cor mio, damme fede dericta, damme speranza damme speranza certa, carità perfecta, humiltà profonda, senno e cognoscemento che io servi li tuoi comandamenti, senno e cognoscemento che io servi li tuoi comandamenti.

G. Il discernimento è possibile se si possiede un criterio di valore. Per noi questo è la parola del Vangelo, per cui il discernimento evangelico è l’interpretazione nella luce e nella forza del Vangelo, del Vangelo vivo e personale che è Gesù Cristo, con il dono dello Spirito Santo. Le nostre scelte non possono non avere in Gesù l’inizio e il compimento. Il discernimento consiste in un’arte donata da Dio e quindi frutto della Grazia, ma anche da “apprendere” attraverso l’esercizio interiore con la richiesta umile e fiduciosa di luce, e nella riflessione del raccoglimento che aiuta a distinguere ciò che è frutto di pace dentro di sé, per fare delle scelte orientate secondo il Vangelo.

T. Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l'aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.

G. Il discernimento richiede una purificazione e una illuminazione interiore per-

ché chi lo compie sia mosso dallo Spirito Santo e possa seguire le orme del maestro. La “cornice” indispensabile entro cui tutto ciò avviene è creata dalla grazie e dall’impegno personale, congiunti alla consapevolezza della propria miseria. Solo attraverso questo processo è possibile muovere i primi passi verso un discernimento evangelico.

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E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessio-ne della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che noi non rimettia-mo pienamente, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, cosicché, per amor tuo, amiamo sinceramente i nemici e devotamente intercedia-mo per loro presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impe-gnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.

E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o persi-stente.

Ma liberaci dal male: passato, presente e futuro.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. FF 266-275

Ebd. Rivelaci, Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e Signore, e donaci il tuo Spirito perché invocandoti con fiducia e perseve-ranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nell’esperienza del tuo amo-re. Per Cristo nostro Signore.

Canto TUE SON LE LAUDE

Rit. Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue son le laude, la gloria e l’onore et onne benedizione. A te solo, Altissimo, se confano e nullo homo è digno te mentovare. Laudate et benedicete voi tutti mi Signore, e sempre rengraziate serviteli cum grande umilitate.

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Domenica 26 settembre PREGARE LA VITA

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen. G. Ciò che è davvero importante nel cristianesimo non è quanto noi faccia-

mo, ma la rivelazione di Dio come Padre in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito. E lo Spirito non può essere imprigionato in schemi o luoghi fissi. La vita ci si presenta ogni istante come luogo di rivelazione di Dio. Dio cammina nella vita e si incontra nella densità e nello spessore della quoti-dianità: dobbiamo quindi imparare a riconoscerlo nel cuore stesso della realtà, nella complessità dell'esistenza e a pregare la vita stessa. Il vero uomo di preghiera non si misura dal tempo che dedica alla preghiera na-scosta, ma per la capacità di vivere teologalmente (in fede, speranza e carità) la vita che il Signore gli ha donato.

Canto VIVERE LA VITA

Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell'amore è il tuo destino, è quello che Dio vuole da te.

Fare insieme agli altri la tua strada verso lui, correre con i fratelli tuoi Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. Vivere la vita è l'avventura più stupenda dell'amore, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita è generare ogni momento il paradiso è quello che Dio vuole da te.

Vivere perché ritorni al mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. G. Una vita spiritualmente densa fu quella di frate Francesco che come Gesù

imparò a vivere tutta l'esistenza in maniera unificata a partire da Dio. È 33

Sabato 2 ottobre PREGHIERA E DISCERNIMENTO

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen. G. Quando parliamo di discernimento, innanzitutto ci viene in mente la ricerca

della volontà di Dio sulla nostra vita. Nessun cristiano è dispensato da questo esercizio, sia nelle cose abituali di tutti i giorni, come nelle grandi occasioni. La stessa cosa vale per noi.

L. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il

vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Rm 12, 2

T. Che cosa vuoi che io faccia, o Signore?

L. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Fate dunque molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. Ef 5, 10.15.17

T. Damme senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento.

L. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pie-

no discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo. Fil 1,9-10

T. Incliniamo l’orecchio del nostro cuore e obbediamo alla voce del Figlio di Dio.

G. San Francesco ha sempre domandato di conoscere la volontà di Dio, l’ha ri-

cercata con cuore sincero.

L. Intanto studiava con tutta la sua mente e con tutto l’amore di conoscere in quale modo e per quale via e con quale desiderio potesse raggiungere un’unione ancora più perfetta con il Signore Dio, secondo il disegno e il de-creto della sua volontà. E questa fu sempre la sua unica filosofia, il suo su-premo desiderio nel quale bruciò finché visse A questo scopo, un giorno si accostò all’altare che era stato eretto in quell’eremo dove egli soleva fer-

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La solitudine e il silenzio purificano la nostra esperienza di Dio. A condizione di vegliare affinché tale solitudine resti sempre auten-tica, il solitario arriverà come a tastoni fino al suo Signore, che dimora nelle sue stesse profondità. Qui il solitario rimane, sulla

soglia dell’abisso del proprio cuore, come un mendicante che tende una mano esitante e insieme fiduciosa, una mano vuota che solo l’amore di Dio potrà ri-empire. Se scarsamente o fino all’orlo, se subito o solo dopo una lunga vita consumata nell’attesa, non è in grado di dirlo: sa soltanto che non può esigere nulla né lamentarsi di nulla. Eppure in quella notte, della quale ignora se essa sprofondi ancor più nella tenebra o se si orienti già verso il giorno, è sempre più convinto che Dio ricolmerà ciascuno, senza eccezione, ben oltre quel che avreb-be osate chiedere o sospettare. A poco a poco, d’altronde, il deserto porta frut-to. Desolazione e gioia profonda, si alternano al ritmo della grazia. Nell’ora della prova c’è il fuoco e purificante, ma così salutare, dell’assenza di Dio, o ad-dirittura della sua apparente morte. Nell’ora della sua visita, c’è, così inatteso, lo splendore del suo volto, come una luce abbagliante nel più profondo del cuore. Da una parte ci si sente tagliati fuori dal resto degli uomini, come “spazzatura del mondo”, dall’altra si scopre all’improvviso di essere uniti in pro-fondità a tutti gli esseri umani “nel cuore della terra”. Si è come lacerati inte-riormente e portati all’esasperazione, per perdere la vita e poi ritrovare se stes-si e riconoscere la propria identità più profonda che solo Gesù conosce e che egli sussurra ai nostri orecchi nella preghiera. Il solitario impara così, giorno dopo giorno, a riempire la propria solitudine che lentamente gli cresce dentro nella sofferenza che lo mette a nudo come nella gioia che lo ricolma. Solitudine e preghiera si accordano da quel momento l’una con l’altra. Alla fine sono per-fettamente armonizzate. PER RIFLETTERE... ∞ Provo a valutare lo spazio e l’importanza della preghiera nella mia vita. In

che cosa essa determina i miei impegni e le mie relazioni e sostiene la vita quotidiana. Considero la mia pratica sacramentale (Eucarestia, Riconciliazio-ne). Per migliorarla provo a rivedere, in fraternità, i punti acquisiti e le ric-chezze, le carenze e le difficoltà...

∞ Quali sono le difficoltà per vivere i momenti di silenzio e per riempire i tem-pi di preghiera con un contenuto adatto?

∞ Come è possibile valorizzare la quotidianità della Liturgia delle Ore? Riesco a renderla mia? Quella preghiera è anche la mia preghiera? Quali le difficoltà, quali frutti?

∞ Provo a far emergere il mio vissuto di solitudine e lo lascio risuonare in me per coglierne il suo significato nella mia vita…

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vero che, come dicono i biografi, Francesco aveva i suoi tempi e luoghi per pregare, però è anche vero che Francesco viene sorpreso in preghiera ad ogni ora del giorno, in tutta la sua vita. Per Francesco la preghiera non era uno dei tanti atti da compiere ogni giorno, ma la realtà che permeava tutta la sua esistenza e la pervadeva totalmente.

L. Francesco camminando e sedendo, in casa e fuori, lavorando e riposan-do, restava talmente intento all’orazione da sembrare che le avesse dedi-cato ogni parte di se stesso: non solo il cuore e il corpo, ma anche l’attività e il tempo. Non lasciava passare inutilmente, per sua trascura-tezza, nessuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, si abbando-nava ad essa e ne godeva la dolcezza, finché il Signore glielo concedeva.

FF 1176-1177

G. Le preghiere di Francesco, vive espressioni di un rapporto intimo con il Dio trino, sembrano essere come esplosioni di un cuore che è pieno di Dio e che ad ogni ora ed in ogni tempo ha davanti a sé Dio, non desiderando nient'altro che questa unione Lui, principio e causa della vita, della salvez-za e della misericordia. Le sue preghiere sono l'espressione poetica di una vita evangelica diventata preghiera.

T. Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza:

L. e noi niente altro dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient'altro ci piaccia e ci diletti, se non Te, Trinità perfetta e Unità semplice, Creatore e Redentore e Salvatore nostro, che solo sei il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene. T. Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna:

L. altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

G. Imparare a pregare la vita richiede un apprendimento che non dipende

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da tecniche, ma dalla qualità umana e dalla fede con la quale vivo in ge-nerale la mia esistenza. Anche per noi è necessario imparare a scoprire Dio nella nostra storia e ricuperare la storia nella nostra preghiera. Nor-malmente non siamo stati abituati a riconoscere Dio negli avvenimenti attuali della vita personale o in quelli sociali e politici. Pregare significa imparare a leggere la storia in chiave di salvezza.

Ebd. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nel-lo Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. Ef 6,18

G. La preghiera è un dialogo d'amore e un «incontro con Colui che sappiamo

che ci ama» e per questo possiamo avvicinarci alla preghiera a partire dalla verità e dal momento concreto della nostra esistenza. La preghiera c'entra con quanto sto vivendo, con quanto mi fa gioire, con quello che amo, che soffro, che rimpiango.... Fino a quando Dio non ci basterà (e questo avverrà solo alla fine) e non sarà la fonte di integrazione della vita intera, bisogna imparare a portare la vita alla preghiera.

L. Signore, un giorno hai inventato san Francesco, e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con te.

Signore, vieni ad invitarci. Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare, questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in cui avremo sonno.

Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro, quella del caldo, e quella del freddo.

Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo che sono tristi; Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo che sono logoranti. E se qualcuno ci urta, gli sorrideremo: anche questo è danza.

Signore, insegnaci a indossare ogni giorno la nostra condizione umana come un vestito da ballo, che ci farà amare di te tutti i particolari.

T. Facci vivere la nostra vita, come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, come un ballo, come una danza, fra le braccia della tua grazia, nella musica che riempie l'universo d'amore. Signore, vieni ad invitarci.

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noi: fratello corpo è la nostra cella, e l’anima è l’eremita che vi abita den-tro per pregare il Signore e meditare su di lui. Perciò se l’anima non rima-ne in tranquillità e solitudine nella sua cella, di ben poco giovamento e` per il religioso quella fabbricata con le mani».

T. Rapisca, ti prego, o Signore, I'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Ebd. Concedici, o Dio onnipotente, di allontanare dall’abitazione delle mente ogni rumore, per poter aderire unicamente alle profondità del tuo miste-ro, affinché si faccia più chiara in noi la conoscenza di te per poter vedere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, i vertici del-la tua maestà, la profondità dei tuoi giudizi; e affinché tu regni in mezzo a noi per mezzo della grazia e tu ci faccia giungere al tuo regno ove vi è di te una visione senza ombre, un amore perfetto, un’unione felice, un go-dimento senza fine. Per Cristo nostro Signore.

PER APPROFONDIRE… Contemplare significa guardare l’uomo e il mondo con gli occhi

della preghiera, gettando lo sguardo sugli eventi della Scrittura per interpretarli come fatti che, oggi, ogni uomo può esperire. Non si tratta dunque di fuga dal presente, piuttosto di assunzione della

propria storia come luogo della visione di Dio. Quello contemplativo è lo sguar-do di fede fissato su Gesù. " Io lo guardo ed egli mi guarda" diceva al suo santo curato il contadino di Ars, pregando davanti al tabernacolo. La contemplazione è perciò la meta di ogni cammino meditativo: là dove è possibile restare in ripo-so e in silenzio con Dio. La contemplazione è un bisogno dell’uomo; la profonda necessità di cogliere l’unità delle cose divine ed umane.

Proprio dal cuore del deserto Gesù è riuscito a penetrare al cuore del mondo e dell’umanità, in un mondo e un’umanità feriti, e a trasfigurarli. Colui che prende sul serio la parte di solitudine conte-nuta in ogni esistenza, o che addirittura la sceglie come parte pre-

ferita e come ragione di vita, non diserta il mondo, né quello degli uomini né quello della Chiesa, ma penetra da qualche parte fino al cuore del misteri dell’uomo e del mondo.

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simo, l'altra riservata alla contemplazione solitaria. Prese pertanto con sé pochissimi compagni, tra i più intimi e partecipi della sua vita, perché lo salvaguardassero dalle visite e dal disturbo degli uomini e fossero custodi amorosi e fedeli della sua quiete. Rimase in quella solitudine per un certo periodo, e avendo con la preghiera intima e la frequente contemplazione raggiunta una straordinaria familiarità con Dio, bramava sapere che cosa di lui e in lui potesse essere più gradito all'eterno Re. FF479

Salmo 62 (a cori alterni) Salmo. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda.

O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene.

L. Dopo avere scelto i frati che intendeva condurre con sé, il beato France-sco disse loro: «Nel nome del Signore, andate per via a due a due con atteggiamento conveniente, e soprattutto osservando il silenzio dal mat-tino fino all’ora terza, pregando il Signore nei vostri cuori. Parole oziose e inutili nemmeno siano nominate tra voi. Pur essendo in cammino, il vo-stro comportamento sia così dignitoso, come se foste in un romitorio o in una cella. Infatti dovunque siamo e andiamo, noi abbiamo la cella con

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G. È necessario imparare a far riposare in Dio la propria vita, con le sue luci e le sue ombre; questo fa parte essenziale di quell'amore che da senso alla nostra vita. Il nostro Dio è il Dio incarnato che ha fatto l'esperienza della condizione umana ancor più radicalmente di noi stessi.

Salmo 62 (A cori alterni)

Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare.

Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio. Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: la forza appartiene a Dio, tua è la fedeltà, Signore; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo.

Gloria… G. Forse è importante comprendere meglio anche la nostra missione di in-

tercessione, come ci esorta la madre santa Chiara, che ci considera colla-boratrici di Dio stesso e coloro che rialzano le membra cadenti del suo corpo ineffabile (cfr 3LAg 8). Si tratta di vivere i nostri impegni ed anche i rapporti personali a partire dal cuore di Dio, dalla supplica e preghiera umile e confidente in Lui, sapendo che Dio solo è il Salvatore e che noi perciò siamo strumenti, servi inutili.

Ebd. Dio, nostro Padre, che mediante la morte e risurrezione del Figlio tuo

Gesù Cristo, ci ha colmato di speranza, fa’ che tutta la nostra esistenza sia

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un continuo rendimento di grazie, affinché tutti gli uomini possano giun-gere a conoscerti e glorificarti, fino a raggiungere la pienezza del tuo a-more e della tua vita. Per Cristo nostro Signore.

Canto LAUDATO SII, SIGNORE MIO

Rit. Laudato sii, Signore mio (4v) 1. Per il sole di ogni giorno che riscalda e dona vita egli illumina il cammino di chi cerca te, Signore. Per la luna e per le stelle, io le sento mie sorelle; le hai formate su nel cielo e le doni a chi è nel buio. 2. Per la nostra madre terra, che ci dona fiori ed erba; su di lei noi fatichiamo per il pane di ogni giorno. Per chi soffre con coraggio e perdona nel tuo amore, tu gli dai la pace tua alla sera della vita. 3. Per la morte che è di tutti, io la sento ad ogni istante, ma se vivo nel tuo amore dona un senso alla mia vita. Per l'amore, che è nel mondo tra una donna e l'uomo suo, per la vita dei bambini che il mio mondo fanno nuovo. 4. Io ti canto mio Signore e con me la creazione ti ringrazia umilmente perché tu sei il Signore.

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amata, quel deserto senza il quale non può comprendere pienamente il messaggio da annunciare. Se è vero che la Chiesa trova tutta la sua ra-gion d’essere nel pieno della sua attività, al cuore del mondo, essa può agire efficacemente solo rimanendo da qualche parte “addossata al de-serto”, nel quale sgorgano le sue sorgenti.

Canto CANTO DEL DESERTO

Rit. "Io l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore", dice il Signore. 1. E canterai come nei giorni della tua giovinezza. Tu non sarai più l'abbandonata: sei mia per sempre. 2. Ti veglierò come una madre veglia sul suo bambino; poi mi chinerò sopra di te per darti il mio cibo. 3. Ti chiamerò popolo mio,figlio del Dio vivente. Io sarò per te come rugiada e i frutti verranno. Ebd. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli

angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gen-te. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompen-serà. Mt 6,5-6

G. L’esperienza contemplativa nella solitudine fa parte dell’eredità france-

scana. Si esprime attraverso luoghi solitari e momenti privilegiati di ritiro. Si tratta di approfondire la vita in Dio, sia da soli, sia in fraternità. Allon-tanarsi per pregare suppone una ricerca radicale del Regno di Dio e della sua giustizia.

L. Desiderando il beato e venerabile padre Francesco, occuparsi solo di Dio

e purificare il suo spirito dalla polvere del mondo che eventualmente l'a-vesse contaminato nel suo stare con gli uomini, un giorno si ritirò in un luogo di raccoglimento e di silenzio, abbandonando le folle che ogni gior-no accorrevano devotamente a lui per ascoltarlo e vederlo. Egli era solito dividere e destinare il tempo che gli era concesso, per acquistar grazie, secondo che gli sembrava più opportuno, una parte per il bene del pros-

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Canto CANTERÒ IN ETERNO

Rit. Canterò in eterno le tue meraviglie, canterò a te, Signore Dio. (2v) 1. Perché hai detto che la tua grazia è fedele per sempre e hai stretto un’alleanza con il tuo popolo eletto. 2. Perché tua, Signore, è la terra, il mondo e quanto contiene: dal principio tu li hai creati ed ora cantano a te. 3. E sarà per sempre beato chi acclama al tuo nome, chi cammina sempre alla luce del tuo volto, Signore. Ebd. Signore del tempo e dell’eternità, prima che la terra e il mondo fossero

generati, da sempre e per sempre tu sei Dio. La tua pazienza ci concede giorno e anni affinché possiamo acquisire un cuore sapiente; fa' che l'a-more ci renda sempre docili alla tua volontà, che le nostre azioni procla-mino l'opera delle tue mani affinché possiamo un giorno godere eterna-mente della dolcezza della tua presenza. Per Gesù Cristo, nostro Signore.

Venerdì 1 ottobre PREGHIERA E SOLITUDINE

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen.

G. Per Gesù il deserto costituì un passaggio obbligato: quaranta giorni, in memoria dei quarant’anni dell’esodo, nei quali egli poté accedere a tutta la densità del deserto biblico. A partire dalla personale esperienza che egli ne fece, il dono del deserto divenne da quel momento pienamente cristia-no, con le sue fatiche e le sue gioie, con le tentazioni da parte dell’avversario e il servizio reso dagli angeli, poiché la desolazione del de-serto si mutò allora in allegrezza del paradiso, come avevano annunciato i profeti. Fu un’esperienza fondamentale, fontale. Lo stesso mistero si prolunga con modalità differenti lungo tutta la storia della Chiesa. Se da un lato essa non può abbandonare le folle, alle quali è incessantemente invitata, dall’altro non può neanche rinnegare il deserto in cui Dio conti-nua a chiamarla per parlare al suo cuore, come una sposa teneramente

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Lunedì 27 settembre PREGHIERA E FRATERNITÀ

Ebd. Nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito Santo. T. Amen.

G. Prima della fraternità, come ideale di vita evangelica, Francesco incontrò il fratello. Nell’uomo-fratello gli si rivelò il Cristo-fratello. Attraverso il Cri-sto e il suo vangelo, egli acquistò il sentimento profondo della paternità universale di Dio e della famiglia dei figli di Dio, che vincola tutti i battez-zati, tutti gli uomini e l’intera creazione. Chiamate a vivere in fraternità, la nostra vocazione ci conduce a creare degli spazi che suscitano la fede e le nostre fraternità si convertono in luoghi di esperienza di Dio.

Canto BEATITUDINE

1. Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro perché il mondo venga a te,

o Padre, conoscere il tuo nome e avere vita con te.

2. Voi che siete luce della terra, miei amici, risplendete sempre della vera luce, perché il mondo creda nell’amore che c’è in voi, o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a te.

3. Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri perché voi vedrete Dio che è Padre, in lui la vostra gioia, gioia piena sarà. G. La ricchezza originaria e il valore delle nostre fraternità sta nella scelta di

fede; per questo la massima debolezza delle fraternità sta nella rinuncia a far riferimento a Gesù e alla fede. Di conseguenza la sua stessa esistenza è minacciata e rischia di degenerare in un semplice spazio di incontro u-mano, carente di Parola, di verità e ogni spinta verso il Regno. C’è frater-nità dove c’è Gesù. La sola riunione delle nostre persone non è comunità. Questo fa sì che le nostre comunità vivano in costante tensione di conver-sione verso Gesù e verso il regno. Non v’è fraternità senza esperienza di fede, senza preghiera, senza Eucaristia; però non v’è nemmeno preghiera

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se non in fraternità, poiché si tratta della preghiera dei fratelli nati dall’alto, dalla “divina ispirazione”.

Salmo 132 (A cori alterni)

Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme!

È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.

È come la rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.

G. La presenza unitiva di Cristo e l’azione illuminante dello Spirito, così come la docilità alla Parola, trovano il loro clima e sostegno nell’orazione. Ogni gruppo autenticamente cristiano, perciò, diventa comunità orante. Senza l’apertura quotidiana dello spirito a Dio, non è possibile l’apertura ai fra-telli: la fraternità evangelica deve essere una scoperta progressiva del mistero della “comunione” sotto la guida della fede.

L. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Gv 15,12-14.17

T. Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi per la gloria di Dio.

L. Il padre beatissimo, immedesimato in certo modo nei suoi fratelli santi per l’ardente amore e il fervido zelo che aveva per la loro perfezione, spesso pensava tra sé quelle qualità e virtù di cui doveva essere ornato un buon frate minore. E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: la fede di frate Bernardo, che la ebbe in modo perfettissimo insieme con l’amore della povertà; la semplicità e la purità di frate Leone, che rifulse veramente di santissima purità. FF 1782

T. Amali così come sono.

L. La cortesia di frate Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell’Ordine e fu adorno di ogni cortesia e benignità; l’aspetto attraente e il buon senso di frate Masseo, con il suo parlare bello e devoto;

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G. Indipendentemente dalle varie fasi della vita, ogni età può conoscere si-tuazioni critiche per l'intervento di fattori esterni — cambio di ufficio, dif-ficoltà nel lavoro, ecc. — o di fattori più strettamente personali — malat-tia fisica o psichica, aridità spirituale, lutti, problemi di rapporti interper-sonali, forti tentazioni, crisi di fede o di identità, sensazione di insignifì-canza, e simili. Quando la fedeltà si fa più difficile, diventa sommamente necessario rifondare la propria appartenenza e consacrazione sulla fedel-tà di Dio, rivitalizzando un rapporto che si fonda su intensi momenti di preghiera. È necessario riappropriarsi di alcune fedeltà, anche piccole, ad orari, luoghi, tempi di silenzio e di solitudine… Sono quelle piccole fedeltà che possono apparire insignificanti, ma che aprono o riaprono la via ad una più grande fedeltà.

L. Ci fu un momento in cui Francesco, osservando o sentendo dire che alcu-ni frati davano malesempio nella Religione e che i frati cominciavano or-mai a scendere dal vertice della loro professione, stretto nell’intimo del cuore da grande angoscia, un giorno durante l’orazione disse al Signore: «Signore, riaffido a te la famiglia che mi hai dato!». E gli fu detto dal Si-gnore: «Dimmi perché ti amareggi tanto se qualche frate esce dalla reli-gione o quando i frati non camminano per la via che ti ho mostrato? Dim-mi ancora: chi ha piantato questa Religione di fratelli? Chi fa convertire un uomo perché vi faccia penitenza? Chi dà la forza di perseverare in es-sa? Non sono forse io?». E gli fu detto in spirito: «Io non ti ho prescelto a guidare la mia famiglia perché sei istruito ed eloquente, ma ho scelto te, uomo senza cultura, affinché sappiate, tu e gli altri, che sarò io a vigilare sopra il mio gregge; e ti ho posto come un segno per loro, affinché le o-pere che io compio in te, essi debbano discernerle in te e compierle. Quelli che camminano per la mia via, possiedono me e ancor più mi pos-sederanno; quelli invece che non vogliono camminare sulla mia strada, sarà loro tolto anche quello che credono di avere. E dunque, io ti dico di non contristarti tanto, ma fa’ quello che fai, continua a compiere il tuo lavoro, perché io ho piantato questa religione di fratelli in un amore eter-no. Sappi, quindi, che io la amo così forte, che se qualche frate ritornasse al vomito e morisse fuori della Religione, ne invierò ad essa un altro che prenderà la sua corona al posto di lui; e anche se non fosse nato, io lo farò nascere. E affinché tu sappia che io amo di mia iniziativa la vita e la Religione dei frati, quand’anche non rimanessero che tre frati, io non la abbandonerò in eterno!». Mentre Dio parlava al suo animo, il beato Fran-cesco fu consolato da queste parole... FF 1665-1666

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Al suo cospetto effondo la mia preghiera, * davanti a lui sfogo la mia angoscia.

Mentre il mio spirito vien meno, * tu già conosci le mie vie.

Sulla strada dove passavo, * i superbi mi hanno teso un laccio.

Guardavo a destra e osservavo, * e nessuno mi conosceva.

Non c’era per me via di scampo, * non c’e` nessuno che si curi della mia vita.

Poiché per te ho sopportato l’insulto * e la vergogna mi ha coperto la faccia.

Sono diventato un estraneo per i miei fratelli, * un forestiero per i figli di mia madre.

Padre santo, mi ha divorato lo zelo per la tua casa * e sono caduti su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

Contro di me si sono rallegrati e radunati insieme, * su di me sono caduti i flagelli e non capivo.

Più numerosi dei capelli del mio capo * sono coloro che mi odiano senza motivo.

Sono diventati forti i nemici † che mi hanno perseguitato ingiustamente, *

quello che non ho rubato l’ho dovuto restituire.

Si alzavano testimoni iniqui * e mi domandavano ciò che ignoravo.

Mi rendevano male per bene e mi calunniavano, * perché cercavo ciò che e` buono.

Tu sei il santissimo Padre mio, * mio Re e mio Dio.

Accorri in mio aiuto, * Signore, Dio della mia salvezza.

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T. Amali così come sono. L. La mente elevata nella contemplazione che frate Egidio ebbe fino alla più

alta perfezione; la virtuosa incessante orazione di frate Rufino, che prega-va ininterrottamente e, anche dormendo e in qualsiasi occupazione, ave-va lo spirito unito al Signore;

T. Amali così come sono. L. La pazienza di frate Ginepro, che giunse a uno stato di pazienza perfetto

per la perfetta coscienza della propria pochezza, che sempre aveva da-vanti agli occhi, e per l’ardente desiderio di imitare Cristo seguendo la via della croce; la robustezza fisica e spirituale di frate Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini;

T. Amali così come sono. L. La carità di frate Ruggero, di cui tutta la vita e il comportamento erano

ardenti di amore; la santa inquietudine di frate Lucido che, sempre all’erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quan-do vi si stava affezionando, subito se ne allontanava dicendo: Non abbia-mo dimora stabile quaggiù, ma in cielo.

T. Amali così come sono. Come ha fatto Francesco, anche la madre racconta il dono di ciascuna sorella che contribuisce a rendere bella la nostra fraternità. G. Una fraternità che volesse realizzarsi scegliendo i temperamenti, l’età, la

formazione non sarebbe più una fraternità evangelica, perché manche-rebbe il punto di partenza, cioè l’accettazione dell’altro così com’è. Fran-cesco e Chiara ci hanno dato il segreto: accogliere ogni fratello, ogni so-rella, come dono di Dio.

L. E tutti quelli e quelle, che continueranno a fare tali cose e persevereran-no in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli porrà in loro la sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Ge-sù Cristo.

T. Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo,

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che è nel cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo gene-riamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.

Ebd. O Dio, autore della grazia, dal quale viene ogni bene sommo e ogni dono

perfetto, concedici di conservare sempre l’unità della scambievole carità che è il vincolo della perfezione, così da poter risplendere come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo. Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e della semplice unità, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.

Canto ACCOGLI SIGNORE

Rit. Accogli Signore dalle nostre mani accogli Signore dal nostro cuore accogli Signore dalle nostre labbra un canto di grazie, tu sei fedeltà. 1. Da sempre tu ci hai pensate e amate da sempre tu ci hai volute con te da sempre tu ci hai chiamate alla vita hai atteso da sempre il nostro sì, e ora… 2. Da sempre tu ci hai invitate a salire guardando la vetta che chiede il lasciare da sempre tu ci hai insegnato a donare per avere te, il Dio amor, e ora… 3. Siamo qui davanti a te per lodarti di ogni incontro. Da sempre tu ci hai pensate insieme benedici i passi del nostro andar, e ora…

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Canto SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI

1. O Signore, tu mi scruti e mi conosci, e mi segui in ogni istante giorno e notte, tu che penetri il pensiero di ogni uomo, tu che illumini, o Dio, le mie vie.

2. O Signore, tu mi vegli nel riposo, mi accompagni nel cammino dei miei giorni, sei di casa negli abissi del mio cuore. Si è posata su di me la tua mano.

3. Hai tracciato, o Signore, il cammino, sei presente nelle età della mia vita. Io affido ogni passo alle tue mani, perché trovo solo in te la mia pace.

G. L'età avanzata pone problemi nuovi: il ritiro progressivo dall'azione, in

taluni casi la malattia e la forzata inattività, costituiscono un'esperienza che può divenire altamente significativa. Momento spesso doloroso, esso offre tuttavia alla persona consacrata anziana l'opportunità di lasciarsi plasmare dall'esperienza pasquale, configurandosi a Cristo crocifisso che compie in tutto la volontà del Padre e s'abbandona nelle sue mani fino a rendergli lo spirito. Quando poi giunge il momento di unirsi all'ora supre-ma della passione del Signore, la persona consacrata sa che il Padre sta portando ormai a compimento in essa quel misterioso processo di con-formazione iniziato da tempo. La morte sarà allora attesa e preparata come l'atto supremo d'amore e di consegna di sé.

L. Francesco trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invi-tando i suoi compagni dilettissimi a lodare con lui Cristo. Egli poi, come gli fu possibile, proruppe in questo salmo: Con la mia voce ho gridato al Si-gnore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tem-po, le esortava all'amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e odio-sa, esortava alla lode e, andandole incontro lieto, la invitava a essere sua ospite: «Ben venga, mia sorella Morte!».

Tra solista e assemblea

Con la mia voce ho gridato al Signore, * con la mia voce ho supplicato il Signore.

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Giovedì 30 settembre LA PREGHIERA NELLE ETÀ DELLA VITA

Ebd. O Dio vieni a salvarmi… G. C'è una giovinezza dello spirito che permane nel tempo: essa si collega col

fatto che l'individuo cerca e trova ad ogni ciclo vitale un compito diverso da svolgere, un modo specifico d'essere, di servire e d'amare. La preghie-ra, in particolare il ciclo liturgico, ritma e scandisce il tempo e va intesa anche come tempo per stare con il Signore perché possa operare in noi, e tra le distrazioni e le fatiche, possa invadere la vita, confortarla e guidar-la. Perché, alla fine, tutta l'esistenza possa realmente appartenergli. Le persone consacrate dovrebbero imparare a riappropriarsi del tempo, a non subirlo, ad accoglierlo come dono e ad entrare con sapienza nei vari ritmi (quotidiano, settimanale, mensile, annuale) della vita stessa, cer-cando la sintonia tra essi e il ritmo fissato da Dio.

Ebd. Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C'è

un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per racco-glierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. Un tempo per strappare e un tempo per cuci-re, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affati-chino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo.

G. Nella vita consacrata i primi anni rappresentano una fase di per se stessa critica, segnata dal passaggio da una vita guidata ad una situazione di piena responsabilità. La fase successiva può presentare il rischio dell'abi-tudine e la conseguente tentazione della delusione per la scarsità dei ri-sultati. È la stagione della ricerca dell'essenziale. La fase dell'età matura, insieme alla crescita personale, può comportare il pericolo d'un certo indi-vidualismo, accompagnato sia dal timore di non essere adeguati ai tempi che da fenomeni di irrigidimento, di chiusura, di rilassamento.

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martedì 28 settembre PREGHIERA, POVERTÀ E MINORITÀ

Ebd. Nel nome del Signore. T. Amen. Canto BEATI VOI

Rit. Beati voi, beati voi, beati voi, beati!

1. Se un uomo vive oggi nella vera povertà, il regno del Signore dentro lui presente è già. Beati quelli che nel loro cuore sono puri già vedono il Signore totalmente anche quaggiù.

2. Beato chi diffonde pace vera intorno a sé il Padre che è nei cieli già lo chiama Figlio mio. Chi soffre per amore e sa morire oggi per lui riceve il regno subito e la vita eterna ha in sé. G. La povertà-minorità è, prima di tutto, un modo di porsi dinanzi a Dio, al

Signore altissimo. È una spiritualità umile, ma ottimista, generosa, pro-prio perché sa collocare, di fronte alla realtà dei propri limiti, l’altra realtà della ricchezza e della bontà di Dio. Essere minori vuol dire prendere sul serio la scelta evangelica fatta, cioè di appartenere al numero dei poveri. Non si tratta di una scelta di classe, ma di condizione, come è stata quella di Cristo. Vuol dire “trovarsi bene tra gente da poco e tenuta in nessun conto, tra i poveri e di deboli, tra gli infermi, i lebbrosi e i mendicanti lun-go la strada”. Saper scoprire in ogni povero un fratello, un compagno di pellegrinaggio, anzi il Cristo povero. Francesco scopriva sempre più nei bisognosi il suo Signore. Sentiva gelosia di vedere qualcuno più povero di lui che lo superava nella somiglianza di Cristo.

L. Francesco fondò l’Ordine dei frati minori, ed ecco in quale occasione gli

diede tale nome. Mentre si scrivevano nella Regola quelle parole: «Siano minori», appena l’ebbe udite esclamò: «Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori». E realmente erano «minori», perché «sottomessi a tutti», e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse le-gata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della ve-ra umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù. FF 386

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1 Acc. Cristo da ricco che era si è fatto povero per voi, perché diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

CANTICO Fil 2, 6-11 Cristo, servo di Dio (cantato, tra solista e assemblea)

Gesù Cristo, pur essendo di natura divina, * non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, † assumendo la condizione di servo * e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana, umiliò se stesso † facendosi obbediente fino alla morte * e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato * e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi † nei cieli, sulla terra * e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, * a gloria di Dio Padre.

T. Cristo da ricco che era si è fatto povero per voi, perché diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. L. Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro

Gesù Cristo, e si ricordino che di tutto il mondo, come dice l’Apostolo, noi non dobbiamo avere nient’altro, se non il cibo e l’occorrente per vestirci, e di questo ci dobbiamo accontentare. FF 29

T. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia.

L. E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprez-zate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina. E non si vergo-

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Salmo 127 (recitato a cori alterni)

Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il Signore non protegge la città, invano vegliano le guardie.

Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare e mangiate pane tribolato; egli dà altrettanto a quelli che ama, mentre essi dormono.

L. Durante una quaresima, aveva fatto un piccolo vaso per utilizzare i ritagli

di tempo e non perderne neppure uno. Ma un giorno, mentre recitava devotamente terza, gli capitò di fermare per caso gli occhi su quel vaso e si accorse che l’uomo interiore era stato ostacolato nel fervore. Afflitto perché la voce del cuore diretta all’orecchio divino aveva subıto un’interruzione, finita terza, disse ai frati presenti: «Ah, lavoro inutile che ha avuto tanto potere su di me da deviare a sé il mio spirito! Lo sacrifi-cherò al Signore, perché ha impedito il sacrificio diretto a lui». Detto ciò, afferrò il vaso e lo gettò nel fuoco dicendo: «Vergogniamoci di lasciarci distrarre da fantasie inutili quando nel tempo della preghiera parliamo con il Gran Re». FF684

Ebd. Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, nient’altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono. Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, nien-te si interponga.

T. Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi tue figlie, per i meriti e l’intercessione del padre san Francesco, di accogliere con docilità il tuo Spirito d’Amore affinché il lavoro e il riposo, che oggi deporremo sull’altare della quotidianità, salga a Te come sacrificio di lode per tutti i benefici ricevuti dal Tuo Figlio Gesù, nostro Signore e Maestro, che vive e regna nei secoli dei secoli.

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G. La vita di preghiera come espressione dello spirito di orazione prende un posto privilegiato nella nostra vita, per orientare noi stesse e tutto il re-sto, inclusi il lavoro e lo studio, sempre di nuovo verso Dio. La giusta devo-zione poi esprime questo atteggiamento di orientamento amoroso verso Dio in qualsiasi momento della vita: non solo si prega devotamente, ma si lavora anche devotamente. Lo Spirito di orazione e devozione assicura e rianima la continuità della conversione del penitente nella sequela di Cri-sto, cercando ovunque, in ogni ora e sempre, con tutto il cuore e tutte le forze l'Altissimo e Sommo eterno Dio, che ci ha creato e redento per rin-graziarLo e adorarLo.

T. Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente,

con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e le volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti e ci salverà per sua sola misericordia; lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi. FF69

L. Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola

è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta. Lc 10,42

G. Studiare o lavorare senza devozione, rende lo studio o il lavoro fine a se stesso, facendone, in ultima analisi, una maledizione o un idolo. È la devo-zione che li trasforma in benedizione. Lavorare "con fedeltà e devozione" vuol dire dare al lavoro il giusto valore, vedendolo come contributo alla glorificazione di Dio. Chi lavora "con fedeltà e devozione", non è esposto né all'indolenza né allo stress. Sa che soprattutto è essenziale "avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione" (Rb 10,8: FF 104), al quale tutte le altre cose devono servire. Fedeltà e devozione scaturiscono da una profonda relazione con Dio. La dimensione contemplativa della no-stra vita non è quindi un elemento secondario, un ornamento, o un mez-zo, ma piuttosto la sorgente profonda dove zampilla il nostro dinamismo di vita e di azione; è la radice che spinge e nutre tutte le nostre attività al servizio dell’umanità e della Chiesa.

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gnino, ma si ricordino piuttosto che il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si ver-gognò. E fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli. FF 30-31

T. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. L. I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E

come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in po-vertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia, e non si devono ver-gognare, perché il Signore per noi si è fatto povero in questo mondo. Questa è la sublimità di quell’altissima povertà, che ha costituito voi, fra-telli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha fatti poveri di cose e vi ha innalzati con le virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, che con-duce nella terra dei viventi. E aderendo totalmente a questa povertà, fra-telli amatissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo. FF 90

T. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. G. Alcuni frati e sorelle non percepiscono più l’attrazione della “sublimità

dell’altissima povertà”, forse perché hanno cessato di cercare il tesoro di cui parla il vangelo e per il quale si lascia tutto il resto. Non vediamo più significativa e positiva la povertà-minorità scelta da Gesù per compiere il suo esodo dal Padre verso il mondo e dal mondo verso il Padre. A volte sembra che tra noi e “madonna povertà” esista un abisso: la riteniamo ormai passata di moda, irrealizzabile, un’utopia di altri tempi. Non è pos-sibile essere sorelle povere senza una vita dedicata a contemplare, ammi-rare e invocare con umiltà lo spirito di donazione e di servizio. Pretendere di esser “minore” senza questo incontro con Gesù Cristo è un volontari-smo che subito perde forza. Pretendere di vivere la preghiera senza che ci si collochi tra i più piccoli è puro e semplice spiritualismo.

Ebd. I frati, seguendo Gesù Cristo che “umiliò se stesso facendosi obbediente

fino alla morte”, e mantenendosi fedeli alla propria vocazione minoritica vadano per il mondo in gioia e letizia come servi soggetti a tutti, pacifici e umili di cuore.

T. E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene.

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E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed egli stesso riceva tutti gli onori e la riverenza, tutte le lodi e le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed egli solo è buono. Amen. FF 49

Canto CAMMINA, CAMMINA

1. Signore, cosa mangerò domani, cosa mangerò domani, quando per il mondo partirò. (2v)

A ogni angolo di strada troverai pane bianco ed una fonte d'acqua pura, i ciliegi ti faranno compagnia ti guariranno dalla paura. Rit. Cammina, cammina, camminerò cammina, cammina, ti seguirò cammina, cammina, ti canterò la vita, per te la canterò.

2. Signore, come parlerò domani, come parlerò domani, quando per il mondo partirò. (2v)

Ogni giorno nel Vangelo leggerai le parole che poi troverai nel cuore, i fratelli ti faranno compagnia, la vostra lingua sarà l'amore.

Mercoledì 29 settembre PREGHIERA E LAVORO

Ebd. O Dio vieni a salvarmi…

G. Francesco lavorava con le sue mani e vuole che "tutti gli altri frati lavori-no di un lavoro quale si conviene all'onestà. Coloro che non sanno, impa-rino". Il lavoro non soltanto è necessario come forma di sostentamento e mezzo di ascesi come nella tradizione monastica, ma è anche grazia.

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Ebd. Fratelli, voi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo compor-tati disordinatamente tra di voi; né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi. Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare. . Ts 3,6-11

L. Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con

fedeltà e con devozione, così che, allontanato l’ozio nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devo-no servire tutte le altre cose temporali. FF 88

Canto CANTO DI S. DAMIANO

Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno, con amore ed umiltà potrà costruirlo. Se con fede tu saprai vivere umilmente più felice tu sarai anche senza niente.

Rit. Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore una pietra dopo l'altra alto arriverai.

E le gioie semplici sono le più belle sono quelle che alla fine sono le più grandi. Nella vita semplice troverai la strada che la pace donerà al tuo cuore puro.

Rit. Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore una pietra dopo l'altra alto arriverai. L. E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che

tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà.

T. Ogni giorno erano solleciti nel pregare e nel lavorare con le loro mani, onde spazzar via del tutto da loro ogni forma di oziosità nemica dell’anima.

L. E quelli che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ri-compensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio.

T. Ogni giorno erano solleciti nel pregare e nel lavorare con le loro mani, onde spazzar via del tutto da loro ogni forma di oziosità nemica dell’anima.