Funerale Di Una Nera Signora

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FUNERALE DI UNA NERA SIGNORA Quando un telefono squilla alle cinque e trenta del mattino, le notizie non sono mai buone. Ovviamente, dipende dai punti di vista. – La nonna è morta, – aveva sussurrato Rachele alla figlia, nel buio della sua cameretta. Il tono era quello di chi stava svelando un segreto che si era giurato di non tradire mai, delicato e sentito. Eppure, per quanto si fosse sforzata, in quell'annuncio non c'era traccia di cordoglio. La ragazzina, che era sveglia da un pezzo, aveva atteso la notizia con la trepidazione e la curiosità di chi voleva conoscere l'esito di un compito in classe. Era certa fosse morto qualcuno già da prima che glielo comunicasse la madre, la domanda era chi. Indovinare non era certo impresa facile: nove fratelli dal ramo materno, otto da quello paterno, più altri parenti di grado imprecisato e una nonna. Una sola. Gli altri tre non li aveva mai conosciuti. Si rammaricava soprattutto per quelli materni, una pianista e un pittore, personalità affascinanti, da cui era certa avesse ereditato l'amore per la cultura e, in generale, lo spirito critico. Sentiva di essere nata troppo tardi, o forse loro erano morti troppo presto; comunque, se n'era fatta una ragione.

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Non tutti piangono ai funerali.

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  • FUNERALE DI UNA NERA SIGNORA

    Quando un telefono squilla alle cinque e trenta del mattino, le

    notizie non sono mai buone.

    Ovviamente, dipende dai punti di vista.

    La nonna morta, aveva sussurrato Rachele alla figlia, nel

    buio della sua cameretta. Il tono era quello di chi stava svelando

    un segreto che si era giurato di non tradire mai, delicato e sentito.

    Eppure, per quanto si fosse sforzata, in quell'annuncio non c'era

    traccia di cordoglio.

    La ragazzina, che era sveglia da un pezzo, aveva atteso la

    notizia con la trepidazione e la curiosit di chi voleva conoscere

    l'esito di un compito in classe. Era certa fosse morto qualcuno gi

    da prima che glielo comunicasse la madre, la domanda era chi.

    Indovinare non era certo impresa facile: nove fratelli dal ramo

    materno, otto da quello paterno, pi altri parenti di grado

    imprecisato e una nonna. Una sola.

    Gli altri tre non li aveva mai conosciuti. Si rammaricava

    soprattutto per quelli materni, una pianista e un pittore,

    personalit affascinanti, da cui era certa avesse ereditato l'amore

    per la cultura e, in generale, lo spirito critico. Sentiva di essere

    nata troppo tardi, o forse loro erano morti troppo presto;

    comunque, se n'era fatta una ragione.

  • Protetta dall'oscurit e dal calore del piumone, tirato su fino

    agli occhi, la ragazzina si abbandon a un inaspettato sorriso. Era

    il sorriso di chi riceve un regalo dolce e inatteso, il sorriso di un

    innamorato che, dopo anni, viene finalmente corrisposto.

    La ragazzina non cap il perch di un simile comportamento,

    n riusc a spiegarselo una volta cresciuta. Non aveva mai amato

    la nonna, ma neppure l'aveva odiata al punto da accogliere il suo

    trapasso rallegrandosene. La vecchia le era sempre stata

    indifferente, e l'indifferenza non contempla sorrisi.

    Si vedevano due o tre volte l'anno, a Natale, a Pasqua o

    magari durante le vacanze estive; ogni volta era un supplizio,

    entrambe si tenevano a distanza e un qualsiasi tipo di rapporto era

    fuori discussione.

    Al funerale, la ragazzina non pianse.

    La mattina, prima di recarsi a casa della defunta, osservava

    suo padre, scuro in volto, sperticarsi in telefonate per divulgare la

    notizia. Lei si aggirava per casa fischiettando Un poco di

    zucchero di Mary Poppins, noncurante del fatto che potesse urtare

    la sensibilit dell'uomo.

    Non sta bene che fischi! la rimprover Rachele. A

    quello morta la madre e tu fischi?

    La ragazzina non seppe cosa rispondere, pens che, forse, sua

    madre aveva ragione.

  • Quando finalmente arrivarono, la casa pullulava di gente:

    parenti, amici, vicini, amici dei vicini. Sembrava che l'anziana

    fosse benvoluta da tutti, la verit era che non la sopportava

    nessuno. Era stata una donna avida ed egoista, una piantagrane,

    una persona che non aveva mai avuto rispetto per nessuno.

    La ragazzina entr nella grande stanza da letto, dove riposava

    il cadavere; era la prima volta che ne vedeva uno. L'aspetto

    sembrava quello di sempre, a tradirlo era il colorito verdognolo,

    che mal si sposava col rosso dei capelli. Il letto era circondato da

    persone sconosciute, tutte coi volti deformati da un dolore finto,

    ostentato. Doveva essere finto, per forza: molti di loro la

    conoscevano appena, non potevano provare dispiacere.

    La ragazzina pens che la maggior parte della gente presente

    non stava piangendo per sua nonna, ma per s. Perch su quel

    letto vedevano la fine che li avrebbe attesi tutti, prima o poi; quel

    cadavere rappresentava il loro cadavere, quello che sarebbero

    diventati e per cui altre persone avrebbero pianto a loro volta.

    L'importante era piangere.

    La ragazzina ci aveva provato, ma proprio non ci era riuscita.

    E dire che, poche settimane prima, aveva versato lacrime su

    lacrime per la morte di un passerotto caduto dal nido. Ora se ne

    stava l, davanti a quella che fino a ventiquattro ore prima era sua

    nonna, e la osservava con occhio clinico e distaccato.

    Cercava di studiare la morte, il modo in cui il fenomeno

  • trasforma una persona una volta che le serrande si abbassano per

    sempre e il corpo dichiara la cessata attivit. Non ci trovava nulla

    per cui essere sconvolta, disgustata, nulla per cui valesse la pena

    provare dolore.

    Semplicemente, era la sorte che sarebbe toccata a tutti.

    Rachele si meravigli di tanto autocontrollo.

    Come sei fredda, disse alla figlia, una volta rimaste sole.

    Tu ci potresti anche ballare con un morto, aggiunse.

    La ragazzina non cap. Era come se sua madre si aspettasse di

    vedere in lei della sofferenza solo perch quella era

    biologicamente sua nonna. Per l'idea di ballare con un morto

    non le dispiaceva, la faceva sorridere, e per un istante pens che

    sarebbe potuta diventare uno di quei medici che in televisione

    sezionavano i cadaveri e stabilivano le cause del decesso.

    Quando morir io, continu Rachele, tu non piangerai

    per me.

    La ragazzina si sent ferita da quelle parole, e rimase in

    silenzio.

    Sua madre ignorava che, invece, sarebbe stata sempre l'unica

    persona per cui avrebbe pianto.