FREELANCE GENERATION - Manageritalia · del lavoro: la figura del freelance ha assunto un peso...
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Lavoro
APRILE 201632
Cosa sta cambiando e cosa dovrebbe cambiare nelle aziende alla luce della crisi non completamente superata e dell’evoluzione digitale
Federico Castelletti Cazzato e Nicola Longo
L’INTRECCIO tra le
persone, le orga-
nizzazioni e l’at-
tuale transizione
digitale è il focus al quale voglia-
mo oggi dedicare qualche rifles-
sione. Un approfondimento per
scoprire gli aspetti positivi e le aree
di criticità che investono il ruolo e
la formazione delle persone e che
il management di ogni organizza-
zione deve assolutamente “gesti-
re” per riuscire a sopravvivere
nell’attuale contesto competitivo.
In ogni analisi degna di questo
nome apparsa negli ultimi anni si
delineano due aspetti chiave di
questa trasformazione: da una
parte la trasformazione della do-
manda, dall’altra la trasformazio-
ne dell’offerta, anche per quanto
riguarda il mercato del lavoro. Su
quest’ultima trasformazione vo-
gliamo ora soffermarci.
L’interazione del bisogno di indi-
pendenza, della crisi economica e
della rivoluzione digitale ha de-
terminato, nel bene o nel male a
seconda dei punti di vista, un si-
gnificativo cambiamento nel mer-
cato del lavoro: la figura del free-
lance sta assumendo un peso sem-
pre più rilevante.
In Italia e all’estero sono in au-
mento le aziende che impiegano
stabilmente risorse esterne per
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dio di avvocati specializzati in
controversie di lavoro degli Stati
Uniti, la domanda di lavoro sarà
costituita, dopo la recessione, per
il 50% da alternative labour arrange-
ments, ovvero da forme di contrat-
to “non standard” e da lavoratori
autonomi.
“We are the workforce of the future”,
siamo i lavoratori del futuro! Que-
sto è lo slogan della Freelancers
Union, la più grande associazione
al mondo di lavoratori indipen-
denti, nata nel 1995 nello Stato di
New York e forte oggi di più di
150.000 iscritti.
In Europa questa realtà lavorativa
è presente da poco tempo, ma si
prevede uno sviluppo simile an-
che per il vecchio continente e, in
particolare, per l’Italia.
Nel 2005, un report di McKinsey
Global Institute, indicava nell’11%
i lavori nel settore servizi a livello
globale che potevano essere svolti
da remoto (The emerging global la-
bor market: The demand
for offshore talent in
services). Oggi, tale
percentuale è sicura-
mente più alta.
Il web: habitat per i lavoratori della conoscenzaI freelance crescono e
con loro l’attenzione
che internet riserva
come sempre alle ten-
denze emergenti: il
web è l’ambiente do-
BISOGNODI
INDIPENDENZA
CRISI ECONOMICA
RIVOLUZIONEDIGITALE
ve i nuovi lavoratori della cono-
scenza possono trovare un habitat
plasmabile, oltre a nuove aree di
scambio dove offrire la propria
professionalità.
L’hanno capito i venture capital,
che vedono nel segmento dei
freelance un potenziale enorme
per sviluppare servizi e piazze te-
lematiche di brokeraggio del lavo-
ro indipendente: sono così nati
vari portali dedicati all’incontro
tra professionisti e aziende
mansioni specifiche e continuati-
ve e non solo per fronteggiare
“picchi” di lavoro.
Contratti alternativiI freelance sono risorse specializ-
zate nel proprio settore di compe-
tenza, elementi sempre più im-
portanti per far fronte alle esigen-
ze aziendali su progetti a breve o
medio termine; il più delle volte
sono figure di alto profilo, di
grande qualità e a prezzi compe-
titivi che le aziende possono “in-
gaggiare” a seconda delle proprie
necessità.
Secondo una ricerca condotta da
Littler Mendelson, il più noto stu-
L’interazione tra bisogno di indipendenza, crisi
economica e rivoluzione digitale ha determinato un cambiamento nel mercato
del lavoro: la figura del freelance ha assunto un
peso sempre più rilevante
Lavoro
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(Thumbtack, Upwork, Freelancer,
Maven, solo per citarne alcuni).
L’approccio dei portali è diversifi-
cato: alcuni forniscono piattafor-
me applicative in cui loggarsi per
assicurare lo svolgimento effetti-
vo del lavoro e pagano prevalen-
temente “a ore”; altri intermedia-
no soltanto i contatti.
Tutti, però, gestiscono le transa-
zioni e prevedono fee per l’uso dei
servizi di intermediazione: il loro
business nasce da qui.
Nuove proposte di lavoroMentre in una fase iniziale le pro-
poste di lavoro riguardavano
esclusivamente progetti IT di svi-
luppo software, grafica o design
di servizi web, oggi si fanno largo
anche progetti per l’area mobile, il
sales & marketing o il supporto
alle attività amministrative e arri-
vano le prime richieste anche nel
segmento della consulenza legale
o del planning finanziario.
Secondo Geoffrey Moore (autore
di Crossing the chasm) la transizio-
ne verso la prospettiva post-indu-
striale ha effetti non solo sui mo-
delli di business, con la nascita
dell’on demand economy, ma sul-
la natura dell’azienda stessa.
Rischi dietro l’angoloCome sempre ogni medaglia ha
due facce e anche nel caso di que-
ste nuove forme di lavoro esistono
vantaggi ma anche rischi: certo,
più opportunità, ma anche guerre
sui prezzi, mark-up sui servizi e
spesso riduzione del lavoro auto-
nomo a cottimo, rischio moderno
del knowledge working che apri-
rà forse la stagione di un nuovo
taylorismo telematico.
In un intervento sul sito di news
tecnologiche Re/Code, Marina
Gorbis esamina la questione e
spiega che se è vero che dobbiamo
garantire che questa nuova cate-
goria di lavoratori goda di salari
equi e dei benefici del welfare, è
però importante che questi stessi
benefici siano adattati alle nuove
realtà del lavoro. Secondo lei «è il
momento di intensificare la più
grande attività di progettazione
che il mondo abbia mai intrapre-
so: ripensare il futuro del lavoro
stesso dal punto di vista delle per-
sone che lavorano».
Rinascimento digitale: 1.0 contro 2.0 In un recente paper Regulation the
internet way, Nick Grossman ha
spiegato il contesto e il cambia-
mento di prospettiva che l’emer-
gere di queste nuove piattaforme
digitali richiede a chi si occupa di
policy making.
Mentre nell’approccio 1.0 alla re-
golamentazione – quello che le
nostre istituzioni amministrative
di stampo fordista sono abituate
a utilizzare – ci si basa sull’“ottie-
ni il nostro permesso e poi fai”,
nella regolamentazione 2.0 il
punto di vista è totalmente diffe-
rente e si basa su un più permis-
sivo “innova pure, noi traccere-
mo la maniera in cui ti comporti
e, nel caso in cui ti comporti male,
la tua reputazione sarà impatta-
ta”. E ora prepariamoci alla rego-
lamentazione 3.0!
Per queste nuove forme di lavoro esistono vantaggi ma anche rischi: certo, più opportunità, ma anche guerre sui prezzi, mark-up sui servizi e spesso riduzione del lavoro autonomo a cottimo
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