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Lavoro APRILE 2016 32 Cosa sta cambiando e cosa dovrebbe cambiare nelle aziende alla luce della crisi non completamente superata e dell’evoluzione digitale Federico Castelletti Cazzato e Nicola Longo LINTRECCIO tra le persone, le orga- nizzazioni e l’at- tuale transizione digitale è il focus al quale voglia- mo oggi dedicare qualche rifles- sione. Un approfondimento per scoprire gli aspetti positivi e le aree di criticità che investono il ruolo e la formazione delle persone e che il management di ogni organizza- zione deve assolutamente “gesti- re” per riuscire a sopravvivere nell’attuale contesto competitivo. In ogni analisi degna di questo nome apparsa negli ultimi anni si delineano due aspetti chiave di questa trasformazione: da una parte la trasformazione della do- manda, dall’altra la trasformazio- ne dell’offerta, anche per quanto riguarda il mercato del lavoro. Su quest’ultima trasformazione vo- gliamo ora soffermarci. L’interazione del bisogno di indi- pendenza, della crisi economica e della rivoluzione digitale ha de- terminato, nel bene o nel male a seconda dei punti di vista, un si- gnificativo cambiamento nel mer- cato del lavoro: la figura del free- lance sta assumendo un peso sem- pre più rilevante. In Italia e all’estero sono in au- mento le aziende che impiegano stabilmente risorse esterne per FREELANCE GENERATION

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Lavoro

APRILE 201632

Cosa sta cambiando e cosa dovrebbe cambiare nelle aziende alla luce della crisi non completamente superata e dell’evoluzione digitale

Federico Castelletti Cazzato e Nicola Longo

L’INTRECCIO tra le

persone, le orga-

nizzazioni e l’at-

tuale transizione

digitale è il focus al quale voglia-

mo oggi dedicare qualche rifles-

sione. Un approfondimento per

scoprire gli aspetti positivi e le aree

di criticità che investono il ruolo e

la formazione delle persone e che

il management di ogni organizza-

zione deve assolutamente “gesti-

re” per riuscire a sopravvivere

nell’attuale contesto competitivo.

In ogni analisi degna di questo

nome apparsa negli ultimi anni si

delineano due aspetti chiave di

questa trasformazione: da una

parte la trasformazione della do-

manda, dall’altra la trasformazio-

ne dell’offerta, anche per quanto

riguarda il mercato del lavoro. Su

quest’ultima trasformazione vo-

gliamo ora soffermarci.

L’interazione del bisogno di indi-

pendenza, della crisi economica e

della rivoluzione digitale ha de-

terminato, nel bene o nel male a

seconda dei punti di vista, un si-

gnificativo cambiamento nel mer-

cato del lavoro: la figura del free-

lance sta assumendo un peso sem-

pre più rilevante.

In Italia e all’estero sono in au-

mento le aziende che impiegano

stabilmente risorse esterne per

FREELANCE GENERATION

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dio di avvocati specializzati in

controversie di lavoro degli Stati

Uniti, la domanda di lavoro sarà

costituita, dopo la recessione, per

il 50% da alternative labour arrange-

ments, ovvero da forme di contrat-

to “non standard” e da lavoratori

autonomi.

“We are the workforce of the future”,

siamo i lavoratori del futuro! Que-

sto è lo slogan della Freelancers

Union, la più grande associazione

al mondo di lavoratori indipen-

denti, nata nel 1995 nello Stato di

New York e forte oggi di più di

150.000 iscritti.

In Europa questa realtà lavorativa

è presente da poco tempo, ma si

prevede uno sviluppo simile an-

che per il vecchio continente e, in

particolare, per l’Italia.

Nel 2005, un report di McKinsey

Global Institute, indicava nell’11%

i lavori nel settore servizi a livello

globale che potevano essere svolti

da remoto (The emerging global la-

bor market: The demand

for offshore talent in

services). Oggi, tale

percentuale è sicura-

mente più alta.

Il web: habitat per i lavoratori della conoscenzaI freelance crescono e

con loro l’attenzione

che internet riserva

come sempre alle ten-

denze emergenti: il

web è l’ambiente do-

BISOGNODI

INDIPENDENZA

CRISI ECONOMICA

RIVOLUZIONEDIGITALE

ve i nuovi lavoratori della cono-

scenza possono trovare un habitat

plasmabile, oltre a nuove aree di

scambio dove offrire la propria

professionalità.

L’hanno capito i venture capital,

che vedono nel segmento dei

freelance un potenziale enorme

per sviluppare servizi e piazze te-

lematiche di brokeraggio del lavo-

ro indipendente: sono così nati

vari portali dedicati all’incontro

tra professionisti e aziende

mansioni specifiche e continuati-

ve e non solo per fronteggiare

“picchi” di lavoro.

Contratti alternativiI freelance sono risorse specializ-

zate nel proprio settore di compe-

tenza, elementi sempre più im-

portanti per far fronte alle esigen-

ze aziendali su progetti a breve o

medio termine; il più delle volte

sono figure di alto profilo, di

grande qualità e a prezzi compe-

titivi che le aziende possono “in-

gaggiare” a seconda delle proprie

necessità.

Secondo una ricerca condotta da

Littler Mendelson, il più noto stu-

L’interazione tra bisogno di indipendenza, crisi

economica e rivoluzione digitale ha determinato un cambiamento nel mercato

del lavoro: la figura del freelance ha assunto un

peso sempre più rilevante

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Lavoro

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(Thumbtack, Upwork, Freelancer,

Maven, solo per citarne alcuni).

L’approccio dei portali è diversifi-

cato: alcuni forniscono piattafor-

me applicative in cui loggarsi per

assicurare lo svolgimento effetti-

vo del lavoro e pagano prevalen-

temente “a ore”; altri intermedia-

no soltanto i contatti.

Tutti, però, gestiscono le transa-

zioni e prevedono fee per l’uso dei

servizi di intermediazione: il loro

business nasce da qui.

Nuove proposte di lavoroMentre in una fase iniziale le pro-

poste di lavoro riguardavano

esclusivamente progetti IT di svi-

luppo software, grafica o design

di servizi web, oggi si fanno largo

anche progetti per l’area mobile, il

sales & marketing o il supporto

alle attività amministrative e arri-

vano le prime richieste anche nel

segmento della consulenza legale

o del planning finanziario.

Secondo Geoffrey Moore (autore

di Crossing the chasm) la transizio-

ne verso la prospettiva post-indu-

striale ha effetti non solo sui mo-

delli di business, con la nascita

dell’on demand economy, ma sul-

la natura dell’azienda stessa.

Rischi dietro l’angoloCome sempre ogni medaglia ha

due facce e anche nel caso di que-

ste nuove forme di lavoro esistono

vantaggi ma anche rischi: certo,

più opportunità, ma anche guerre

sui prezzi, mark-up sui servizi e

spesso riduzione del lavoro auto-

nomo a cottimo, rischio moderno

del knowledge working che apri-

rà forse la stagione di un nuovo

taylorismo telematico.

In un intervento sul sito di news

tecnologiche Re/Code, Marina

Gorbis esamina la questione e

spiega che se è vero che dobbiamo

garantire che questa nuova cate-

goria di lavoratori goda di salari

equi e dei benefici del welfare, è

però importante che questi stessi

benefici siano adattati alle nuove

realtà del lavoro. Secondo lei «è il

momento di intensificare la più

grande attività di progettazione

che il mondo abbia mai intrapre-

so: ripensare il futuro del lavoro

stesso dal punto di vista delle per-

sone che lavorano».

Rinascimento digitale: 1.0 contro 2.0 In un recente paper Regulation the

internet way, Nick Grossman ha

spiegato il contesto e il cambia-

mento di prospettiva che l’emer-

gere di queste nuove piattaforme

digitali richiede a chi si occupa di

policy making.

Mentre nell’approccio 1.0 alla re-

golamentazione – quello che le

nostre istituzioni amministrative

di stampo fordista sono abituate

a utilizzare – ci si basa sull’“ottie-

ni il nostro permesso e poi fai”,

nella regolamentazione 2.0 il

punto di vista è totalmente diffe-

rente e si basa su un più permis-

sivo “innova pure, noi traccere-

mo la maniera in cui ti comporti

e, nel caso in cui ti comporti male,

la tua reputazione sarà impatta-

ta”. E ora prepariamoci alla rego-

lamentazione 3.0!

Per queste nuove forme di lavoro esistono vantaggi ma anche rischi: certo, più opportunità, ma anche guerre sui prezzi, mark-up sui servizi e spesso riduzione del lavoro autonomo a cottimo

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