Francesco di Giorgio Martini Cortile d’Onore Biblioteca Palazzo … · e architetto militare del...
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Lo splendido palazzo, voluto da Federico da Montefeltro a gloria della sua
casata è espressione della sua personalità di uomo del Rinascimento, che
coniugava la cultura con il mestiere delle armi e l’abilità politica.
Federico giunge al governo dello Stato dei Montefeltro nel 1444. Figlio
legittimato del conte Guidantonio, succede all’erede legittimo, il fratellastro
Oddantonio, ucciso in una rivolta. La sua abilità politica e la sua moderazione
lo rendono immediatamente principe gradito ai sudditi e alle corti italiane:
sotto il suo dominio Urbino diventa in pochi decenni uno dei fari del
Rinascimento italiano.
A lui si deve l’impronta data alla città di Urbino in questo periodo. Grazie
alla raffinata scelta di decoratori, provenienti soprattutto da Firenze e dalla
Lombardia, e di artisti e architetti all’avanguardia come Piero della Francesca o
Leon Battista Alberti, Federico trasforma definitivamente il contesto culturale
e urbano.
Il Palazzo Ducale ebbe diverse fasi di sviluppo e ad esso contribuì
essenzialmente l’architetto dalmata
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aura
na cui si devono i fiabeschi
torricini. Nel 1459 Federico aveva già dato avvio all’ampliamento e alla nuova
decorazione della modesta residenza esistente dei conti del Montefeltro.
Il palazzo ha una struttura funzionale nella quale è presente l’ingegnere
e architetto militare del duca, il senese
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L’aspetto “tecnico” della costruzione e la modernità della residenza possono
essere particolarmente apprezzati con la visita ai sotterranei, alle cucine, alla
neviera e ai servizi, che mostrano l’organizzazione di una struttura che poteva
ospitare un esercito di famigli e una ricchissima corte.
Accanto alle sue stanze, nel nucleo centrale del palazzo, fra i due torricini, il
duca aveva fatto realizzare lo splendido studiolo intarsiato, manifesto della sua
cultura.
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che occupa tutte le sale finora recuperate
del Palazzo Ducale al primo e secondo piano, per un totale di circa ottanta
ambienti.Vi sono esposti dipinti su tavola e su tela, affreschi, sculture in pietra
e in terracotta, sculture lignee policrome e dorate, legni intarsiati, mobili,
arazzi, disegni e incisioni: tutte opere situabili cronologicamente tra il Trecento
e il Seicento.
La visita della struttura ha inizio dal cuore del Palazzo: il C
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ore,
contornato sui quattro lati da un portico ad archi che riporta un’iscrizione
dedicatoria in memoria del duca Federico.
DalCortile si accede ad una serie di ambienti suggestivi: la B
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ca, che ospitò una delle collezioni più cospicue dell’epoca; la Sala
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dei Banchetti e le due cappelline private del Duca (Cappella del Perdono,
Tempietto delle Muse), gli Appartamenti dei gentiluomini d’arme, che oggi
ospitano il Museo archeologico, e infine i Sotterranei, che costituiscono il vero
‘motore’ del palazzo, con numerosi ambienti di servizio: Cucina, Bagno del
Duca,Neviera,Scuderia, ecc.
Salendo il monumentale Scalone d’Onore si raggiunge il primo piano nobile,
diviso in cinque appartamenti: Appartamento della Jole,Appartamento
dei Melaranci,Appartamento degli Ospiti,Appartamento del Duca,
Appartamento della Duchessa, oltre a varie Sale di Rappresentanza.
Nell’Appartamento del Duca, in particolare, il visitatore si trova
completamente immerso nel mondo rinascimentale del duca Federico.
L’appartamento consta di pochi eccezionali ambienti: la Sala delle Udienze,
loStudiolo,laCappellina di Guidubaldo,ilGuardaroba del Duca,laCamera
da letto.E’ proprio in queste sale che sono esposti i più grandi capolavori
del Quattrocento: pitture, sculture, intarsi di artisti che operarono su diretta
commissione di Federico.
Si inizia con due capolavori di Piero della Francesca: la
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prospettiva... “. NellaCamera da Letto è esposto il R
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Dall’Appartamento del Duca si entra direttamente in quello che era il cuore
stesso del palazzo e della vita di Corte, le Sale di Rappresentanza: la Sala degli
Angeli, la Sala del Trono, la Sala delle Veglie. La più sontuosa delle tre, la Sala
degliAngeli, custodisce alcuni capolavori del Rinascimento: la
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IlSalone del Trono, o Sala delle Feste, è invece l’ambiente più maestoso
e ampio del palazzo, con belle decorazioni e con una raccolta di arazzi
seicenteschi realizzati su cartoni di Raffaello.
L’ultimo appartamento del piano nobile è denominato Appartamento della
Duchessa. Qui sono esposte opere del Cinquecento. Tra i vari capolavori il
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Il secondo piano del palazzo, destinato inizialmente ai servizi, venne
trasformato in Appartamento da GuidubaldoII Della Rovere. Qui sono
esposte opere pittoriche dalla fine del Cinquecento alla seconda metà del
Seicento (Barocci, Gentileschi, Guerrieri), disegni e cartoni. E’ qui esposta
anche un’interessante collezione di ceramiche, mobili, arazzi, disegni e
incisioni: tutte opere situabili cronologicamente tra il Trecento e il Seicento.
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PINA ILARIA
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RIPAMONTI FRANCESCA
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BUSSOLA FILIPPO
DE MARTINI ALESSANDRO
CANELLA PAOLA
FIORETTI GIULIO
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Quanto alla prima considerazione, è da sapere che santo Francesco, in età
di quarantatrè anni, nel mille ducento ventiquattro, spirato da Dio si mosse
della valle di Spuleto per andare in Romagna con frate Leone suo compagno;
e andando passò a pie’ del castello di Montefeltro, nel quale castello si facea
allora un grande convito e corteo per la cavalleria nuova d’uno di quelli conti
di Montefeltro. E udendo santo Francesco questa solennità che vi si facea e
che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Leone:
«Andiamo quassù a questa festa, però che con lo aiuto di Dio noi faremo
alcuno frutto spirituale».
Tra gli altri gentili uomini che vi erano venuti di quella contrada a quello
corteo, sì v’ era uno grande e anche ricco gentile uomo di Toscana, e aveva
nome messere Orlando da Chiusi di Casentino, il quale per le maravigliose
cose ch’ egli avea udito della santità e de’ miracoli di santo Francesco, sì gli
portava grande divozione e avea grandissima voglia di vederlo e d’udirlo
predicare.
Giugne santo Francesco a questo castello ed entra e vassene in sulla piazza,
dove era radunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di
spirito montò in su uno muricciuolo e cominciò a predicare.
Ogni gente stava con gli occhi e con la mente sospesa inverso di lui, e
attendeano come se parlasse uno Agnolo di Dio. Tra li quali il detto messere
Orlando, toccato nel cuore da Dio per la maravigliosa predicazione di santo
Francesco, si puose in cuore d’ordinare e ragionare con lui, dopo la predica,
de’ fatti dell’anima sua.
Onde, compiuta la predica, egli trasse santo Francesco da parte e dissegli: «Io
ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama il monte della Vernia,
lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare
penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera vita solitaria. S’ egli ti
piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima
mia ». Udendo santo Francesco così liberale profferta di quella cosa ch’ egli
desiderava molto, ne ebbe grandissima allegrezza, e laudando e ringraziando
in prima Iddio e poi il predetto messere Orlando, sì gli disse così: «Messere,
quando voi sarete tornato a casa vostra, io sì manderò a voi de’ miei compagni
e voi sì mostrerete loro quel monte; e s’ egli parrà loro atto ad orazione e a
fare penitenza, insino a ora io accetto la vostra caritativa profferta».
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Al tempo che santo Francesco dimorava nella città d’Agobbio, apparì uno
lupo grandissimo e terribile e feroce. Ed ecco che il detto lupo si fa incontro
a santo Francesco colla bocca aperta: ed appressandosi a lui, santo Francesco
gli fa il segno della Croce, e dice così: Vieni qua, frate lupo; io ti comando dalla
parte di Cristo che tu non facci male nè a me, nè a persona. Immantanente che
santo Francesco ebbe fatta la Croce, il lupo terribile chiuse la bocca, e ristette
di correre: e fatto il comandamento, venne mansuetamente, e gittossi ai piedi
di santo Francesco a giacere. E allora santo Francesco gli parla così: Frate
lupo, tu fai molti danni in queste parti, ed hai fatti grandi maleficii, guastando
e uccidendo le creature di Dio, senza sua licenza: e non solamente hai uccise e
divorate le bestie, ma hai avuto ardire d’uccidere gli uomini, fatti alla immagine
di Dio; Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro; Dette queste
parole, il lupo mostrava d’accettare ciò che santo Francesco dicea. Allora santo
Francesco ripetè qui: Frate lupo, dappoichè ti piace di fare e di tenere questa
pace, io ti prometto, che io ti farò dare le spese continuamente, mentre che tu
viverai, dagli uomini di questa terra, sicchè tu non patirai più fame; io voglio,
frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona
umana, nè ad animale; promettimi tu questo? E il lupo con inchinare il capo
fece evidente segnale che ’l prometteva. E santo Francesco dice: Frate lupo,
io voglio che tu mi facci fede di questa promessa: e distendendo la mano
santo Francesco, per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e
dimesticamente lo puose sulla mano di santo Francesco. E il lupo ubbidiente
se ne va con lui, a modo d’uno agnello mansueto; di che li cittadini vedendo
questo, fortemente si maravigliavano. Ed essendo ragunato tutto il popolo,
santo Francesco si levò suso a predicare loro, dicendo tra l’altre cose come
per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze: e troppo è più pericolosa
la fiamma dello inferno, la quale ha da durare eternalmente alli dannati, che
non è la rabbia del lupo, il quale non può uccidere se non il corpo; quanto
è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene
in paura e in tremore la bocca di uno piccolo animale? Tornate dunque,
carissimi, a Dio, e fate degna penitenza dei vostri peccati; e Dio vi libererà
dal lupo nel presente tempo, e nel futuro dal fuoco infernale. Onde fu tanta
allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del santo, e sì
per la novitade del miracolo, e sì per la pace del lupo, che tutti incominciarono
a gridare a cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale avea loro mandato
santo Francesco, che per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele
bestia.
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Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
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8
San
Vit
ale
.Chiesa a forma ottagonale fondata da GiulianoArgentario su ordine del
vescovo Ecclesio che fu consacrato nel 548 dall’arcivescovo Massimiano. La
basilica di S.Vitale è fra i monumenti piu’ importanti dell’arte paleocristiana in
Italia soprattutto per la bellezza dei suoi mosaici.
L’influenza orientale, sempre presente nell’architettura ravennate, assume qui
un ruolo dominante. Non più la basilica a tre navate, ma un nucleo centrale a
pianta ottagonale, sormontato da una cupola e tutto poggiato su otto pilastri e
archi. Nel presbiterio possiamo contemplare i mosaici più belli della cristianità.
33
SAN
MA
RIN
O
La
vita
di s
an M
arin
oCorre l’anno 257 d.C. quando l’imperatore Diocleziano emana un editto per
la ricostruzione delle mura di Rimini, distrutte da Demonstene, re dei Liburni.
Tra i tagliatori di pietra e incisori chiamati da tutta Europa, due, giunti dalla
Dalmazia, sono destinati a rimanere nella memoria di molti: M
arin
o e
Leo.
Successivamente alla loro venuta sul territorio riminese, essi vengono inviati
sul Monte Titano per estrarre e lavorare vari tipi di roccia: vi rimangono ben
tre anni. In seguito i due compagni decidono di separare le loro strade.
Leo si ferma sul Monte Feliciano, scavandosi una celletta nella roccia e
costruendo con i compagni di viaggio un piccolo oratorio. L’insediamento così
fondato prenderà, con il passare del tempo, il nome di S
an L
eo.
Marino sceglie invece di ritornare a Rimini e vi rimane 12 anni, durante i quali
predica e conduce una vita di penitenza. In seguito si ritira sul Monte Titano
dove fonda una piccola comunità religiosa.
Marino continua la sua vita di preghiera e ritiro e, il 3
set
tem
bre di un anno
sconosciuto (forse il 366), muore. Tale giorno viene solennemente ricordato
nellaRepubblica.
La
stor
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Rep
ubb
lica
di S
an M
arin
oAl 951 risale il primo documento che testimonia insieme la presenza di una
comunità che si raccoglie attorno alla pieve di San Marino.
Dobbiamo avanzare nel tempo fino al 1243 per trovare la testimonianza in un
atto notarile che San Marino si era dato un ordinamento comunale. Il nuovo
ordinamento è costituito da un A
ren
go (assemblea dei capifamiglia) con
potere legislativo, retto da
du
e “C
onsu
les” in carica per sei mesi soltanto,
così da impedire la concentrazione dei poteri troppo a lungo nelle mani di una
stessa persona.
La vita del Comune è però costantemente minacciata dai vescovi del
Montefeltro, di Rimini e di Ravenna che ambiscono ad ottenerne il controllo.
Vari sono in questo periodo i tentativi di imporre al paese dazi o tributi,
respinti dalla popolazione, che ricorre direttamente al Papa
Bon
ifac
io V
III.
La causa viene discussa a Rimini in presenza di un delegato pontificio che,
viste le prove (andate distrutte) comprovanti l’indipendenza fin dai tempi del
Santo fondatore (“libertatis fundator”), dà ragione ai Sammarinesi.
Nel secolo successivo (1300) il Comune migliora le proprie fortificazioni fino
a rendere il monte inespugnabile e si garantisce un continuo rifornimento di
armi. Per la politica interna l’Arengo è trasformato in “
Con
sigl
io G
ran
de
e G
ener
ale” e i Consoli cambiano la loro designazione in C
apit
ani o
Ret
tori.
Nel corso del XV secolo il territorio viene ulteriormente ampliato, grazie
all’appoggio dei duchi di Urbino nel corso delle guerre contro i Malatesta di
Rimini.
Nei secoli successivi la piccola Repubblica di San Marino rimarrà sempre
indipendente grazie alla protezione del papa e all’abilità diplomatica dei
Capitani.
Anche oggi San Marino è una repubblica indipendente all’interno del territorio
italiano.
7
influenza ellenico - romana, degli stucchi e parti marmoree. Al centro una
vasca ottagonale di marmo greco e porfido rifatta nel 1500, conserva qualche
frammento originale.
Mau
sole
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i Gal
la P
laci
dia
Galla Placidia (386-452), sorella di Onorio, l’imperatore romano che trasferì
nel 402 la capitale dell’ Impero d’Occidente da Milano a Ravenna, fece
costruire intorno al 425-450 questo piccolo Mausoleo, un edificio a forma
di croce latina oggi famoso per lo splendore dei suoi mosaici. L’esterno
dell’edificio è molto semplice, in contrasto con la ricchezza della decorazione
musiva dell’interno, la più antica di Ravenna. I mosaici rivestono le pareti
delle colte, delle lunette e della cupola. I temi iconografici sviluppati nelle
decorazioni rappresentano il tema della vittoria della vita eterna sulla morte.
L’atmosfera del Mausoleo di Galla Placidia è sicuramente magica: entrando
nel piccolo edificio si rimane colpiti dall’improvviso passaggio dalla luce del
giorno alla riproduzione dell’atmosfera notturna. Le innumerevoli stelle della
cupola hanno colpito la fantasia e la sensibilità dei visitatori di Ravenna.
Bas
ilica
di S
ant’
Ap
ollin
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Nu
ovo
La Basilica di Sant’ApollinareNuovo, fatta costruire da Teodorico (493-526)
accanto al suo palazzo, fu in origine adibita a Chiesa palatina, di culto ariano.
Dopo la riconquista bizantina e la consacrazione al culto ortodosso (metà del
VI secolo)fu intitolata a San Martino, vescovo di Tours. Secondo la tradizione,
nelIX secolo le reliquie di Sant’Apollinare furono qui traslate dalla Basilica di
Classe e in quell’occasione ricevette la sua intitolazione a Sant’Apollinare, detta
“Nuovo” per distinguerla da un’altra chiesa dallo stesso nome presente in città.
Al suo interno sopravvive la meravigliosa decorazione musiva dell’antica
costruzione, la quale dal punto vista stilistico, iconografico e ideologico
consente di seguire l’evoluzione del mosaico parietale bizantino dall’età
teodoriciana a quella giustinianea. Le ventisei scene cristologiche, risalenti
al periodo di Teodorico, rappresentano il più grande ciclo monumentale del
Nuovo Testamento e, fra quelli realizzati a mosaico, il più antico giunto sino a
noi.
6
ore
16.4
5: ritrovo per tutti i gruppi alla t
omb
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- Lettura di alcuni passi della D
ivin
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edia:
Paolo e Francesca, Guido da Montefeltro, Bonconte da Montefeltro
Partenza per RIMINI e sistemazione in hotel
CENAESERATA
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dor
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Episodio architettonico unico ed irripetibile è certamente il mausoleo che
Teoderico si fece costruireaRavenna. Nato in Pannonia nel 454, re dei Goti,
sconfisseOdoacre nel 490 entrando, dopo tre anni d’assedio, in Ravenna che
elesse capitale adornandola di edifici come il Battistero Ariano e la Basilica di
Sant’ApollinareNuovo, sua chiesa palatina.
Poco dopo il 520, ancora in vita, fece costruire la sua tomba in un’area già
usata come sepolcreto posta fra la laguna e le mura della città. Tale ubicazione,
non particolarmente propizia alla stabilità della struttura, potrebbe essere stata
suggerita anche da fattori relativi al trasporto dei materiali da costruzione
provenienti dal mare.
L’imponente mole, realizzata in pietra Aurisina, si compone di due celle
sovrapposte. Alta 15,41 metri di altezza è attualmente posta a 3,5 metri circa
sotto il piano di campagna.
L’apparato murario in opus quadratum rivela la tecnica a secco: i blocchi
squadrati sono sovrapposti e fermati all’interno da grappe di ferro a coda di
rondine.
Bat
tist
ero
Neo
nia
no
Il più antico dei monumenti ravennati, almeno come inizio di costruzione,
risale alla fine del IV secolo o inizio del V secolo. E’ una semplice costruzione
in laterizi di forma ottagonale con quattro grandi nicchie che si diramano
all’esterno, con le porte interrate (il livello originario è a circa 3 m. al di sotto
dell’ attuale piano di campagna). Il Battistero fu decorato splendidamente
con i mosaici dal vescovo Neone verso il 450 d.C.; è di forma ottagonale
e all’interno conserva oltre alla meravigliosa decorazione di mosaico di
36
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cc O Dio, vieni a salvarmi.
t Signore, vieni presto in mio aiuto.
cc Gloria al Padre e al Figlio e allo SpiritoSanto;
t Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Inn
o
ccPrima che sorga l’alba
1cvegliamo nell’attesa:
tace il creato e canta
nel silenzio il mistero.
2c Il nostro sguardo cerca
unVolto, nella notte:
in cuore a Dio s’innalza
più puro il desiderio.
E mentre, lieve, l’ombra
cede al chiaror nascente,
fiorisce la speranza
delGiorno che non muore.
ant Non sapete che siete tempio di Dio,
te che lo spirito di Dio abita in voi.
Can
tico
(E
z 36
,24-
28)
sal Vi prenderò dalle genti,* vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro
suolo.
1c Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati;* Io vi purificherò da tutte
le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli.
2c Vi darò un cuore nuovo,* metterò dentro di voi uno Spirito nuovo,
1ctoglierò da voi il cuore di pietra* e vi darò un cuore di carne.
2cPorrò il Mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i Miei precetti;*
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VALTOLINA ANDREANNA
RIVA FILIPPO
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BELLICANO GIOVANNI
RIZZI LUIGI
BONFANTI GIOVANNI
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MASOLINI ALBERTO
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CATTANEO BENEDETTA
AMADEO GIULIA
CURTONI ANDREA
FRANCIAMORE MARCO
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DI CARLANTONIO GLORIA
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PENNA ROBERTO
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CANTALUPPI GIULIA
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CASTELNUOVO BEATRICE
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ALESSINA LEONARDO
37
vi farò osservare e mettere in pratica le Mie leggi.
1c Abiterete nella terra che Io diedi ai vostri padri;* voi sarete il Mio popolo
eIo sarò il vostro Dio.
2c Gloria…
ant Non sapete che siete tempio di Dio,
te che lo spirito di Dio abita in voi.
Let
tura
(R
m 1
2,1s
)le
t Vi esorto, fratelli, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente. Non
conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la
vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui
gradito e perfetto.
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1 C
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,10)
let Non abbiamo ricevuto uno spirito da Schiavi per ricadere nella paura.
Dov’è lo Spirito del Signore c’è libertà.
t Non abbiamo ricevuto uno spirito da Schiavi per ricadere nella paura.
Dov’è lo Spirito del Signore c’è libertà.
letLoSpirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio.
tDov’è lo Spirito del Signore c’è libertà.
let Gloria al Padre e al Figlio e allo SpiritoSanto.
t Non abbiamo ricevuto uno spirito da Schiavi per ricadere nella paura.
Dov’è lo Spirito del Signore c’è libertà.
ant Effonderò il Mio Spirito su ogni uomo
te i vostri figli e le vostre figlie diverranno profeti.
Can
tico
di Z
acca
ria
salBenedetto il Signore Dio d’Israele,* perché ha visitato e redento il Suo
popolo,
1ce ha suscitato per noi una salvezza potente* nella casa di Davide, Suo
servo,
38
2ccome aveva promesso* per bocca dei Suoi santi profeti d’un tempo:
1csalvezza dei nostri nemici,* e dalle mani di quanti ci odiano.
2c CosiEgli ha concesso misericordia ai nostri padri* e si è ricordato della Sua
santa alleanza,
1cdel giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,* di concederci, liberati
dalle mani dei nemici,
2cdi servirLo senza timore, in santità e giustizia* al Suo cospetto, per tutti i
nostri giorni.
1c E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo* perché andrai innanzi
alSignore a prepararGli le strade,
2cper dare al Suo popolo la conoscenza della salvezza* nella remissione dei
suoi peccati,
1cgrazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,* per cui verrà a visitarci
dall’alto un sole che sorge,
2cper rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte* e
dirigere i nostri passi sulla via della pace.
1c Gloria…
ant Effonderò il Mio Spirito su ogni uomo
te i vostri figli e le vostre figlie diverranno profeti.
ccL’amore di Dio si è riversato nei nostri cuori. Lo Spirito stesso intercede
per noi:
tPadre nostro…
Ora
zion
ecc Agli apostoli e ai profeti, Padre, hai rivelato il mistero di Cristo, uomo
nuovo, nel quale sono riposti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Ci
affidiamo a Lui, perché sia sicuro l’agire e chiara la testimonianza. Egli vive e
regna con Te nei secoli eterni.
t Amen.
Con
clu
sion
ecc
IlSignore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita
eterna.
t Amen.
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FRIGERIO GIULIA
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POLINELLI MARTA
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RIVA LUCA
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BONTÀ ALESSANDRO
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DE MARTINI ALESSANDRO
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NOGARA ARIANNA
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IORGIO , DELL’ORO FRANCESCO , PIROVANO SIMONE,
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CALVETTI STEFANO
VALSECCHI ALESSANDRO
COCCHIA GIOVANNI
BIANCHI MATILDE
COLOMBO CARLO
BOTTEGA MARA
VAN DEN BOOMGAARD SARA
COLOMBO MARTA
DE CRISTOFARO MARCO
FUMAGALLI CRISTIAN
RIVA GIORGIO
MOTTARELLA GIULIA
PAGANI NICOLÒ
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POGLIAGHI ALESSANDRO
RIPAMONTI CECILIA
CODEGA ANDREA
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COLOMBO RICCARDO
MONTI RUBEN
DI STEFANO FRANCESCO
PANTUSA IGOR
FAZZINI DENIS
BONAITI PIETRO
FRIGERIO MADDALENA
CAGLIANI VALENTINA
SCOTTO DAVIDE
LEVI ALESSANDRO
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PANZERI MARCO
FRIGERIO FRANCESCO
PIAZZA CHIARA
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COLOMBO RICCARDO , CODEGA ANDREA
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ero: CROTTA CECILIA, M
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e: BOMBELLI G
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MONTRASIO DAVIDE, SICILIANO
MICHELE, SCOLA CLAUDIA
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E:FAZZINI DENIS, DI STEFANO
FRANCESCO, FRIGERIO FRANCESCO
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BONAITI STEFANO , FAZZINI L
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39
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cc O Dio, vieni a salvarmi.
t Signore, vieni presto in mio aiuto.
cc Gloria al Padre e al Figlio e allo SpiritoSanto;
t Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Inn
o(v
edi p.
36)
ant Ora siete luce nel Signore.
t Camminate, dunque, come figli della luce.
Salm
o 5
(4-1
3)sa
l Al mattino ascolta la mia voce;* fin dal mattino T’invoco e sto in attesa.
1c Tu non sei un Dio che si compiace del male;* presso di Te il malvagio non
trova dimora;
2cgli stolti non sostengono il Tuo sguardo.* Tu detesti chi fa il male,
1cfai perire i bugiardi.* IlSignore detesta sanguinari e ingannatori.
2cMa io, per la Tua grande misericordia, entrerò nella Tua casa;* mi prostrerò
con timore nel Tuo santo tempio.
1c Signore, guidami con giustizia di fronte ai miei nemici;* spianami davanti il
Tuo cammino.
2c Non c’è sincerità sulla loro bocca,* è pieno di perfidia il loro cuore.
1c Gioiscano quanti in Te si rifugiano,* esultino senza fine.
2c Tu li proteggi e in Te si allieteranno* quanti amano il tuo nome.
1c Signore, Tu benedici il giusto:* come scudo lo copre la tua benevolenza.
2c Gloria…
ant Ora siete luce nel Signore.
t Camminate, dunque, come figli della luce.
Let
tura
(E
f 2,
19-2
2)le
tNon siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari
di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come
pietra angolare li stesso CristoGesù.In Lui ogni costruzione cresce ben
40
ordinata per essere tempio santo del Signore. In Lui anche voi, insieme con gli
altri, venite edificati, per diventare dimora di Dio, per mezzo dello Spirito.
paus
a di
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ione
Res
pon
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o (1
Gv
4,11
.8)
letSe Dio ci ha amati per primo, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
t Se Dio ci ha amati per primo, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
let Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
t Anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
let Gloria al Padre e al Figlio e allo SpiritoSanto.
t Se Dio ci ha amati per primo, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
ant Ascoltate la Mia voce e custodite la Mia alleanza.
t Sarete per Me la proprietà per tutti i popoli.
Can
tico
di Z
acca
ria
(ved
i p.
37)
ant Ascoltate la Mia voce e custodite la Mia alleanza.
t Sarete per Me la proprietà per tutti i popoli.
cc Cristo fu in tutto simile ai fratelli, per rivelare l’amore del Padre. Così ci
insegnò a pregare:
tPadre nostro…
Ora
zion
ecc
Dilata, o Padre, la misura del nostro cuore, perché, posseduti dall’amore di
Cristo, possiamo come Lui condividere il bisogno dell’uomo e in esso servirLo.
Egli vive e regna con Te per i secoli eterni.
t Amen.
Con
clu
sion
ecc
IlSignore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita
eterna.
t Amen.
1
Liceo classico e scientifico G. Leopardi
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Liceo classico e scientifico
Giacomo Leopardi - Lecco
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VIRTUTE E
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