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Francesco Bianco / Rosarita Digregorio Le proposizioni temporali in Maurizio Dardano (ed.), Sintassi dell'italiano antico. La prosa del Duecento e del Trecento, Carocci, Roma 2012, pp. 270-307 Stable URL: www.francescobianco.net/linguistica/arsil/temporali.htm Francesco Bianco © 2013. All rights reserved. www.francescobianco.net/linguistica

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Francesco Bianco / Rosarita Digregorio

Le proposizioni temporaliin Maurizio Dardano (ed.), Sintassi dell'italiano antico. La prosa del Duecento e del Trecento, Carocci, Roma 2012, pp. 270-307

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Carocci editore

Sintassi dell’italiano antico

La prosa del Duecento e del Trecento

A cura di Maurizio Dardano

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La pubblicazione di questo volume è stata finanziata dal Rettorato dell’Università Roma Tre.

a edizione, dicembre

© copyright by Carocci editore S.p.A., Roma

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari

Finito di stampare nel dicembre

dalla Litografia Varo (Pisa)

ISBN ----

Riproduzione vietata ai sensi di legge(art. della legge aprile , n. )

Senza regolare autorizzazione,è vietato riprodurre questo volume

anche parzialmente e con qualsiasi mezzo,compresa la fotocopia, anche per uso interno

o didattico.

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Indice sommario

Introduzione IX

di Maurizio Dardano

The Syntax of Early Italian XII

by Maurizio Dardano

. Il campo della ricerca

di Maurizio Dardano

. Il verbo tra sintassi e semantica

di Maurizio Dardano e Gianluca Colella

. Tipi di frase

di Gianluca Lauta

. Coordinazione e subordinazione

di Ilde Consales

. La subordinazione completiva

di Maurizio Dardano

. Le proposizioni relative

di Elisa De Roberto

. Le proposizioni temporali

di Francesco Bianco e Rosarita Digregorio

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VIII SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

. Le proposizioni causali

di Gianluca Frenguelli

. Le proposizioni consecutive

di Gianluca Frenguelli

. Le proposizioni finali

di Matteo D’Arienzo e Gianluca Frenguelli

. Le proposizioni condizionali

di Gianluca Colella

. Le proposizioni concessive

di Ilde Consales

. Le proposizioni comparative

di Adriana Pelo

. Le proposizioni modali

di Francesco Bianco

. Le costruzioni assolute

di Elisa De Roberto

. Il discorso riportato

di Gianluca Colella

Bibliografia

Indice analitico

Gli autori

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* Di Francesco Bianco (PARR. ., ., .) e Rosarita Digregorio (PARR. ., .).. Per le proposizioni temporali in it. mod. cfr. Dardano, Trifone (, par. ., pp. -);

Giusti (in GGIC, vol. II, pp. -); Da Milano (). Per l’it. ant. cfr. Mäder (), Agostini (,pp. -); Digregorio (); Bianco (b, a); Zennaro (in GIA, pp. -). Per la subordina-zione temporale inversa cfr. Wehr (, pp. -); Consales (); Baranzini (); Bianco (instampa). Per un confronto col fr. ant. Buridant (, parr. -, pp. -). Per lo spagnolo Vi-la (); Méndez García de Paredes (); Bosque, Demonte (, parr. .-.., pp. -);RAE (parr. .-.t, pp. -). Aspetti pragmatici, con particolare riferimento al fr.: Borillo ();Vogeleer (); Le Draoulec (, ).

Le proposizioni temporali*

.Tra paratassi, ipotassi e paraipotassi

Prima di affrontare lo studio delle temporali di anteriorità e di posteriorità, duetipi di proposizioni che mettono in rapporto due eventi sul piano del prima e deldopo, occorre precisare che la coordinazione è la struttura sintattica più fre-quentemente usata – in particolare nel parlato e nella lingua scritta di livello me-dio – per rappresentare la successione degli eventi. Al tempo stesso, occorre te-nere presente un’altra circostanza. Ha ottenuto un’ampia diffusione (anche nel-le grammatiche e nei manuali) la tesi secondo la quale la coordinazione rappre-senterebbe un carattere proprio della prima fase di sviluppo di una lingua: sitratterebbe di una “fase primitiva”, nella quale elementarità, rozzezza e appros-simazione sarebbero manifestazioni dell’imperizia linguistica di autori, incapacidi formare periodi complessi e gerarchicamente ordinati, incapaci insomma diservirsi di nessi logico-semantici adeguatamente articolati. Convinti della giu-stezza di questa tesi, alcuni studiosi si sono dedicati a rintracciare paralleli tra lasituazione linguistica ora descritta e i fenomeni che si riscontrano nella prima fa-se di acquisizione del linguaggio. Si tratta di un percorso fallace: la fase di ap-prendimento della lingua di un singolo individuo o di più individui non si puòmettere sullo stesso piano dell’avvio di una tradizione letteraria scritta. Il pro-gresso degli studi ha segnato il superamento di questa semplicistica visione del-lo sviluppo delle lingue, una tesi di carattere impressionistico, basata su pre-concetti e su false analogie, storicamente e culturalmente infondati.

Salvatore Battaglia (-), filologo e storico della letteratura, in un saggiopubblicato nel e dedicato al Novellino e alla nostra prima novellistica, ha con-futato il presunto primitivismo sintattico e stilistico di tale produzione, dimo-strando l’infondatezza dell’equivalenza, sostenuta da molti studiosi, tra sintassi pa-

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

ratattica e primitivismo stilistico. È necessario invece riconoscere che «la brevitàstilistica del Novellino è voluta dall’autore, e la sua prosa apparentemente ele-mentare e disadorna e quasi tironiana, è anch’essa governata da una “tecnica” oobbedisce a certi moduli dell’oratoria medievale e tradizionale» (ivi, p. ). La bre-vitas è una caratteristica che deriva principalmente dalla Bibbia: questo modellodi scrittura si è diffuso in molti generi e, inevitabilmente, ha assunto nel suo per-corso storico caratteri di formularità. Questa tesi è stata accolta da molti studiosie in particolare da Dardano (), che l’ha verificata in una serie di analisi ri-guardanti tra l’altro il Novellino, i Conti di antichi cavalieri e il Tristano riccardia-no. Trifone () ha confermato la necessità di eliminare l’erroneo preconcettoche vede nella coordinazione una forma primitiva di organizzazione del periodo,rispetto alla subordinazione: al contrario, in alcuni testi la coordinazione rivela «ungrado di elaborazione intellettuale e di abilità tecnica» più evoluto rispetto a quel-lo presente nella subordinazione. Della paratassi, che non è segno di imperizia, siè trattato nel PAR. .. anche in rapporto al concetto di“sviluppo ontogenetico”.Nella prospettiva funzionale si sostiene che la coordinazione è tense-iconic: in es-sa l’ordine delle frasi corrisponde a quello degli eventi; la subordinazione invecenon lo è, poiché l’ordine delle frasi non necessariamente corrisponde all’ordine de-gli eventi (Haiman, , p. ). La predilezione degli antichi per l’espressione del-la successione temporale tramite strutture paratattiche sarebbe la prova non di unasintassi elementare, ma del tentativo di rendere più evidenti i rapporti di tempo.Negli ultimi decenni numerosi studi, ispirati a metodi e teorie diversi, hanno por-tato alla luce i concetti di gradualità e di scalarità nell’ambito del collegamento sin-tattico tra unità frasali. Infatti, se tradizionalmente le varie forme di collegamentotra le proposizioni sono riassunte nelle due categorie essenziali di paratassi e ipo-tassi, è ormai appurato che «le forme sintattiche di cui dispone l’italiano per col-legare strutture frasali non sono discrete, schierandosi lungo una scala di valori di-versificata, per quanto riguarda la codificazione grammaticale: da strutture liberea più vincolate», le cui differenze «si situano a un livello più grammaticale che lo-gico-semantico, in quanto un medesimo contenuto può venire esplicitato in varimodi sintattici, corrispondenti a un diverso grado di codificazione grammaticale(Jamrozik, , p. ). Pertanto anche elementi coordinati «hanno tra loro un or-dine strutturalmente libero, ma suscettibile di veicolare informazione semantica(successione temporale, gradazione di importanza ecc.)» (Schwarze, , p. ).

La prospettiva ora delineata appare particolarmente adatta a interpretarel’espressione della successione. Una frase come Dopo essere andato al cinema so-no andato da Giorgio non solo è trasformabile senza modificazioni del significa-to di fondo in Prima di andare da Giorgio sono andato al cinema, ma come la se-conda è «una derivazione trasformazionale di una struttura sottostante, la cuirealizzazione superficiale potrebbe essere la seguente: Prima sono andato al ci-nema poi sono andato da Giorgio» (Alinei, , p. ).

La sequenza lineare, anche priva di indicazioni avverbiali, è facilmente inter-pretata come sequenza temporale: in questo senso si può avanzare l’ipotesi che lapreferenza accordata da una buona parte della prosa antica alla resa paratattica deirapporti di successione di più dati nuovi (altro è il caso, come vedremo, delle tem-porali impiegate come forme di connessione testuale e contestuale) sia una sceltaformale aderente a una vera e propria concezione sintetica dell’espressione lingui-

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. Cfr. de Beaugrande, Dressler (, p. ). Le varie posizioni sulla classificazione delle paro-le di collegamento sono riassunte da Jamrozik (, pp. -). Ricordiamo, tra gli altri, Scorretti,il quale nota che il collegamento paratattico si avvale non solo degli operatori di coordinazione insenso stretto (e, o, ma), ma anche di «alcuni elementi lessicali di natura avverbiale, come perciò, tut-tavia, quindi, che sono considerati tradizionalmente come “congiunzioni” coordinative» (GGIC, vol.I, p. ), e che la differenza tra i due tipi di coordinatori si manifesta nel loro comportamento sin-tattico: gli operatori di coordinazione si escludono a vicenda ma sono compatibili con i coordinato-ri avverbiali. I primi stabiliscono un collegamento più forte, i secondi più debole. Nei lavori di Hal-liday e Hasan (), Van Dijk (, ), Ducrot (, ), Conte (), accanto al concetto diconnettivi semantici, quelli cioè che collegano contenuti proposizionali all’interno di un atto lingui-stico, si tratteggia la categoria dei connettivi pragmatici (o interni, nella terminologia di Halliday, Ha-san, ): questi ultimi sono mezzi di coesione testuale, che stabiliscono relazioni tra atti linguisti-ci e tra parti di testo, mettendo in evidenza l’organizzazione conferita dal parlante al discorso.

SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

stica, ereditata dalle lingue classiche (e riassumibile nella celebre frase Veni vidi vi-ci), una concezione cioè che tende ad assommare funzioni e significati, piuttostoche a renderli analiticamente, preferendo alla precisione un’economica ambiguità.

Pertanto le relazioni di prossimità temporale, più che essere distintamente in-quadrate nelle categorie grammaticali di coordinazione e subordinazione, devonoessere integrate nello studio di un’unica categoria testuale che Buridant (, p.) denomina temporalità e che si realizza in una molteplicità di forme compresetra due poli: l’aggregazione, attraverso la giustapposizione paratattica, con o senzastrumenti temporali, e l’integrazione, raggiunta mediante la subordinazione. Per-tanto i rapporti temporali tra proposizioni indipendenti possono essere espressiasindeticamente, ma più spesso, in it. ant. come in fr. ant., possono essere segnalatianche da marcatori temporali, cioè da avverbi: poi e allora sono i più frequente-mente usati per rendere la successione lineare. I rapporti temporali ipotattici, inve-ce, sono marcati, soprattutto nelle fasi più antiche delle lingue romanze, da un buonnumero di congiunzioni. Avverbi e congiunzioni rendono il rapporto logico-sintat-tico temporale tra due azioni esplicitandolo e organizzandolo in determinate com-binazioni topologiche, aggiungendo alla semplice successione un rilievo informati-vo, che cresce optando per soluzioni paratattiche in luogo di costrutti ipotattici.

La linguistica testuale ha segnato il superamento della tradizionale analisi di-cotomica di strumentazione paratattica e ipotattica, definendo genericamentegiuntivi elementi quali poi, dopo (che), prima (che), da quando, quando, mentre,frattanto e così via . La giunzione è in generale quel meccanismo coesivo per se-gnalare le relazioni tra avvenimenti e situazioni; de Beaugrande e Dressler (,pp. ss.) individuano quattro tipi di giunzione, due dei quali rilevanti proprionell’analisi dell’espressione delle relazioni temporali e corrispondenti ai due po-li indicati da Buridant (, p. ):. la congiunzione, che «è una relazione additiva quando collega, ad esempio,due avvenimenti o situazioni interdipendenti citate all’interno di una sequenza,sia dentro un enunciato che al di fuori dei suoi limiti» (de Beaugrande, Dressler,, p. ). Il segnale di superficie più tipico di questo tipo è e. Nella prosa an-tica la prevalenza della paratassi può essere considerata un fatto normale, poi-ché permette di combinare gli eventi in modo additivo senza ricorso a ulterioririsorse linguistiche. Al tempo stesso si riconosce che un sovrauso di e possa cor-rispondere a un intento stilistico;. la subordinazione, che è realizzata mediante i numerosi giuntivi subordi-nanti adatti a esprimere relazioni temporali.

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

Questo percorso nello studio della prossimità temporale intraperiodale hadunque consentito di superare la concezione di una presunta superiorità logicadella subordinazione rispetto alla coordinazione. Vari studi hanno sottolineatocome questa varietà e gradualità di rapporti sintattici compresi tra la coordina-zione e la subordinazione sia presente particolarmente nell’it. ant.: «In alcuni ca-si si può giungere, da un grado di subordinazione molto debole, alla indipen-denza vera e propria della temporale dalla reggente [...] L’estremo grado di que-sta scala che collega ipotassi e paratassi vede una serie di sovraordinate collega-te tra loro asindeticamente; la relazione semantica e temporale arriva a essere co-sì di semplice addizione o giustapposizione» (Consales, , pp. -).

Si tratta insomma di una scelta formale fortemente legata al cotesto e al con-testo, nonché alle istanze pragmatiche, dal momento che, come risulta dall’ana-lisi testuale, la categoria della “successione” in it. ant. assomma al valore schiet-tamente temporale quello di progressione testuale lineare, cosicché anche «al-cuni elementi verbali piuttosto semplici, come e o poi, non hanno valore di sem-plice congiunzione o indicazione cronologica, ma servono a scomporre le fasi diun’azione, a dividerla in segmenti; in un certo modo, fanno le veci degli a capodi oggi» (Bruni, , pp. -).

Dall’analisi dei testi risulta particolarmente frequente il modulo “e sì + ver-bo”, il quale ricorre con frequenza anche nel fr. ant. Tale sequenza, più che espri-mere la modalità, riassumendo e concludendo il contenuto preposizionale pre-cedente, prelude a un cambio di scena nella porzione di testo che segue imme-diatamente, garantendo la progressione dell’informazione. In particolare, le for-mule ipotattiche con participio passato sembrano potersi ascrivere a quella stes-sa categoria di “incapsulatori testuali” nella quale Pelo e Consales (, p. )comprendono espressioni paratattiche come (così) fu fatto, (e) così fece. Questovalore di sì era già stato illustrato da Ageno (, p. ) a proposito di cotestiparaipotattici: «Il pensiero richiama una circostanza enunciata precedentemen-te, mediante un avverbio, appunto sì, che conferisce saldezza alla frase e fa dapunto di partenza per la nuova enunciazione. Il sì, insomma, avrebbe la funzio-ne di “riassumere” ciò che precede, e servirebbe al concatenamento della frase».Anche la formula “e + gerundio”, fungendo da «ponte narrativo», «sembra vo-ler saldare paratassi e ipotassi», sostenendo comunque «un andamento coordi-nativo della narrazione» (D’Achille, Giovanardi, , pp. , , ).

.Relazioni di anteriorità

Questo paragrafo si divide in due parti: la prima dedicata alle forme delle tem-porali di anteriorità (introduttori, tempi e modi verbali), la seconda all’uso e al-le funzioni di questo tipo di proposizioni.

... Forme delle temporali di anteriorità:introduttori, tempi e modi verbali

Rispetto alle proposizioni di posteriorità (PAR. .) e di contemporaneità (PAR..) le proposizioni di anteriorità sono meno frequenti e si servono di un nu-mero ridotto di introduttori. Questi ultimi sono per lo più costituiti da locuzio-

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. Cfr. Serianni (, p. ); GIA (p. ).. Zennaro (in GIA, p. ) ne segnala la presenza nella sola Commedia dantesca.

SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

ni formate con il complementatore che. Forma comune all’it. ant. e all’it. mod.è la congiunzione prima che :

() Voi ch’avete i cuori gentili e nobili infra li altri, acconciate le vostre menti e le vo-stre parole nel piacere di Dio, parlando, onorando e temendo e laudando quel si-gnore nostro che n’amò prima che elli ne criasse, e prima che noi medesimi ce amas-simo (Nov I, , p. );

() Prima che cominci, consigliati e da che sarai consigliato, sanza indugio fa e metti aesecuzione lo consiglio (Fiori, XXI, -, p. );

() Egli era suo costume, quale ora sei o otto o più o meno canti fatti n’avea, quegli,prima che alcuno altro gli vedesse, donde che egli fosse, mandare a messer Canedella Scala, il quale egli oltre ad ogni altro uomo avea in reverenza (Boccaccio Trat-tatello, p. ).

Il connettivo può essere ampliato mediante una preposizione (di/in) anteposta:

() Eo, folle, n’era fatto gabatore / di prima ch’eo non conoscea la cosa (Sonetti ano-nimi, XXII, -, p. );

() Ed ancora nella battaglia medesima si dee usare corso, acciocchè, vegnendo avac-cio il combattitore, colla lancia di subito assalisca il nemico, e faccialo sbigottire,fediscalo in prima che egli se n’avvegga, o di difendere sia ammannato (GiamboniVegezio, I, , p. );

() E in prima che ’l detto Arrigo si partisse da la Magna, avendo la Chiesa discordiacon Tancredi re di Cicilia e di Puglia, figliuolo che fu dell’altro Tancredi nipote perfemmina di Ruberto Guiscardo, siccome nel capitolo ove trattammo del detto Ru-berto facemmo menzione, per cagione ch’egli, siccome dovea, fedelmente non ri-spondea del censo a la Chiesa, e promutava vescovi e arcivescovi a sua volontà, invergogna del papa e della Chiesa, il detto papa Clemente trattò coll’arcivescovo diPalermo di torre il regno di Cicilia e di Puglia al detto Tancredi (Villani G. Croni-ca, VI, , -, pp. -).

La variante pria che, scomparsa dall’uso, è piuttosto comune, soprattutto in prosa:

() Tu vuo’ ch’io rinovelli / disperato dolor che ’l cor mi preme / già pur pensando,pria ch’ io ne favelli (If XXXIII, -);

() et pria che rendi / suo dritto al mar, fiso u’ si mostri attendi / l’erba più verde, etl’aria più serena (RVF , -, p. );

() O che mert’ho, bel sire, / che, pria che ’l mondo formassi, m’amasti? (Guittone Ri-me, XXXII, -, p. ).

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. Cfr. GIA (p. ); per avanti che e anzi che cfr. anche Serianni (, p. ).

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

Anzi che, avanti che, dinanzi che, innanzi che , connettivi piuttosto rari, in it.mod., mostrano una maggiore vitalità in it. ant.:

() Ma anzi che llo sponitore vada più innanzi, pensando che lla scienza delle cittadi èparte d’un altro generale che muove di filosofia, sì vuole elli dire un poco che è fi-losofia, per provare la nobilitade e l’altezza della scienzia di covernare le cittadi (B.Latini Rettorica, p. );

() la prima [cagione] era per fuggire il pericolo e andarsene anzi che l’oste se ne av-vedesse (Trecentonovelle, XLVIII, , p. );

() E avanti che alla reale eccellenza pervenisse, costui, preso del piacere d’una genti-lissima giovane dimorante nelle reali case, generò di lei una bellissima figliuola (Fi-locolo, I, , , p. );

() e avanti che a dormir si ritornassono, conveniva che o morta o presa la presentas-sero davanti a colei, che lei diceva in suo dispetto andar sufolando e appostando diguastarle il suo bel viso amoroso (Corbaccio, CCCXXVIII, p. );

() In Alessandria, la qual’è nelle parti di Romania (acciò che sono dodici Alessandrie,le quali Alessandro fece il marzo dinanzi ch’elli morisse) (Nov IX, , p. );

() e non fosse stata costretta per paura de’ re, e fosse stata tempestata e attizzata per litribuni sì come qui di sotto potrete udire; ed avessero incominciato a contendere conli Padri, dinanzi ch’eglino avessero avuto moglie e figliuoli, e si fossero congiunti e ac-compagnati insieme tra loro, e innanzi ch’ eglino fossero presi dell’amore del novellopaese, dove si conviene ausare per lungo tempo? (Deca prima T. Livio, II, , p. );

() in fretta, correndo come potea, tornava, temendo quello che gli avvenne, cioè cheinnanziché giugnesse Paolo passò di questa vita (Cavalca Eremiti, Paolo III, , p. );

() Ma innanzi ch’elli morisse vennero a lui tutti i suoi creditori e adomandaro loro te-soro ch’a lui aveano prestato (Nov XX, , p. ).

La proposizione temporale può precedere (, , , e ) oppure può segui-re la reggente (, e ); in () si susseguono due congiunzioni: dinanzi e in-nanzi, atte a produrre una sorta di variatio stilistica; in altri testi questo fenome-no si arricchisce con l’intervento di più congiunzioni, le quali possono produr-re varie dipendenze sintattiche. In rari casi il complementatore che è assente:

() Troiol va ora mordendo i difetti / e’ solliciti amor dell’altre genti, / sanza pensarein che il ciel s’affretti / di recar lui, il quale Amor trafisse / più ch’alcun altro, pria[= pria che] del tempio uscisse (Filostrato, I, , -, p. );

() quattro re coronati a gran travaglia / uccise innanzi [= innanzi che] da·llor si ri-muova (Intelligenza, CLXXXI, -, p. ).

In it. ant. il congiuntivo è il modo più usato nelle proposizioni temporali del-l’anteriorità, dal momento che il contenuto della subordinata appartiene al fu-

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. In riferimento al costrutto temporale inverso, chiamiamo protasi e apodosi le proposizioniche si trovano rispettivamente in prima e in seconda posizione, senza esprimere una valutazione cir-ca il loro status (dipendente/indipendente).

SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

turo e «viene riguardato come una sorta di supposizione soggettiva» (Rohlfs,-, vol. III, par. ). In alternativa al presente e all’imperfetto si ritrovanoil passato e il trapassato (cfr. GIA, pp. -):

() Fratel mio, costei m’ha fatto molto stentare, prima che abbia acconsentito al miovolere (Trecentonovelle, CCVI, , p. );

() Voi dite il vero; ma egli il fa per sue lode e sì ve lo mosterrò apertamente innanziche sieno due mesi passati (Pieri Merlino, XX, , p. );

() Così sen vanno su per l’onda bruna, / e avanti che sien di là discese, / anche di quanuova schiera s’auna (If III, -);

() E molte volte, avanti che il suo dire avesse fornito, mi parea baciandolo romperlile parole, e quasi appena vero parendomi ciò che io vedea, dicea (Fiammetta, III,, , p. );

() Unde si presumme che .lx. anni vi sarebbeno vissuti li omini, e ciascuno v’arebbeavuto figliuolo innanzi che fusse morto, chi avesse avuto moglie (Gi. da Pisa Ge-nesi, XVI, , p. );

() Il consolo gli assalì innanzi ch’avessero schierata loro battaglia (Deca prima T. Li-vio, III, , p. ).

Non pare esserci traccia di temporali dell’anteriorità implicite. Questa relazionepuò invece essere espressa mediante il costrutto temporale inverso (PAR. ..),spesso accompagnato da avverbi correlativi (già, appena), che collocano l’even-to della proposizione formalmente reggente nell’immediata anteriorità dell’e-vento della temporale posposta. Questo valore è confermato dall’uso del tra-passato prossimo, che segnala lo sfasamento temporale rispetto all’azione dellaproposizione posposta (al passato remoto):

() E appena avea ancora il colpo fornito, quando i sergenti, veggendo la gente atten-ta più a riguardar loro che Biancifiore, s’accostarono per voler prendere lei e farnecome il siniscalco avea comandato (Filocolo, II, , , p. );

() e già detto avea «O Beatrice», quando riscotendomi apersi gli occhi, e vidi che ioera ingannato (VN XIV, , p. );

() Io era nel proponimento ancora di questa canzone, e compiuta n’avea questa so-prascripta stantia, quando lo Signore della iustitia chiamòe questa gentilissima agloriare sotto la ’nsegna di quella Regina benedecta Maria, lo cui nome fue in gran-dissima reverenzia nelle parole di questa Beatrice beata (VN XIX, , pp. -).

Quest’ultimo esempio presenta una doppia protasi , con cui l’apodosi stabili-sce un doppio rapporto cronologico: di incidenza inversa (Io era nel proponi-

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. Cfr. anche il Breve Montieri (, pp. , ).

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

mento ancora di questa canzone) e di anteriorità (compiuta n’avea questa sopra-scritta stanzia).

... Uso e funzioni delle temporali di anteriorità

Diversamente dalle proposizioni temporali di posteriorità, quelle di anterioritànon stabiliscono una relazione analogica con l’effettivo ordine di successione de-gli eventi. Nel distinguere tra esposizione epico-temporale ed esposizione intel-lettuale, Stempel (, p. ) ascrive alla prima categoria le temporali di con-temporaneità e posteriorità, alla seconda le temporali di anteriorità. In effetti inun racconto che riporti una serie di azioni progressive, dopo essersi svegliato, siè alzato è una sequenza più probabile e accettabile rispetto a prima di alzarsi si èsvegliato. Il vantaggio della prima, definita da Dressler (, p. ) “diagram-matica”, è stato confermato da studi psicolinguistici. Ciò aiuta a capire i motividella minore rilevanza della temporale di anteriorità nei testi antichi, in partico-lare nella narrativa, dove la necessità della progressione temporale degli enun-ciati e il pungolo dell’evidenza espositiva, entrambi fattori assai rilevanti in quelperiodo storico e in quel contesto sociale e culturale, impongono un uso fre-quente delle temporali della posteriorità. La scarsezza di temporali dell’anterio-rità è insomma da imputare al fatto che esse non rispondono pienamente alla dif-fusa e radicata tendenza alla massima naturalezza dei processi informativi pro-pria dei testi medievali.

Sono diversi i testi in cui è palese questa strategia testuale. Nella Rettorica,per esempio, Brunetto Latini sembra evitare programmaticamente le proposi-zioni temporali dell’anteriorità, preferendo la coordinazione sostenuta da av-verbi che scandiscono la successione (prima, in prima, primieramente, dalla pri-ma/dopo, appresso, poi). Persino quando la proposizione dell’anteriorità sareb-be attesa dal lettore moderno, appare uno schema alternativo: dopo la tempo-rale di posteriorità che introduce un nuovo paragrafo collegandolo con quelloprecedente, si introduce il nuovo argomento, che è seguito da una breve digres-sione introdotta dall’avverbio temporale prima:

() Poi che Tulio avea lodata Rettorica et era soprastato alle sue commendazioni inmolte maniere, sì ricomincia nel suo testo per dire di che cose elli tratterà nel suolibro. Ma prima dice alcuni belli dimostramenti perché l’animo di ciascuno sia piùintendente di quello che seguirà (B. Latini Rettorica, p. ).

Rispetto all’uso limitato che si riscontra nei testi narrativi e argomentativi, le tem-porali dell’anteriorità hanno un discreto sviluppo nelle scritture pratiche, so-prattutto nelle lettere d’affari: la natura rematica delle proposizioni dell’anterio-rità posposte, infatti, le rende idonee a rappresentare i termini entro cui è avve-nuta o avverrà una certa azione; si osservi, a questo proposito, la presenza del con-giuntivo presente in (), in dipendenza da un futuro semplice nella reggente (dicontro all’alternanza passato remoto/congiuntivo imperfetto in , e ) :

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

() Unde sapiate che io me ne voleva venire coi detti cavalieri per chello che io volevaesere in Siena co·lloro innançi voi, per vedervi e perché voi intendeste i patti chesono da me e da lloro ançi ch’ellino si scrivesero, i quali pati apaiono per carta permano di notaio (Lettera Accattapane, , in Prosa origini, p. );

() Incontenente feci u· meso e mandanda’lo la note a Buonifaçio ad Asisi, e manda’-lili dicendo per ch’elli ne fuse più savio e avesevi pensato che da fare ne fuse ançiche lgl’anbasciadori giongnesero innançi domino papa (ivi, , p. );

() Egli te l’avarebe mandato dicendo per sua lettera, s’eli no fusse istato nel’oste aMonte Pulciano, che v’andò ançi che le lettere si scrivesero (Lettera Vincenti ,, in Prosa origini, p. );

() E i Pistoiesi andaro in Fiandola sì per tenpo que i loro pani sono già in Borghonia,e credo que sarano i· Lonbardia ançi que i nostri si partano di fiera, e chosì potra-no bene fare fiera sença noi (Lettera Tolomei , , in Prosa origini, p. ).

Le temporali dell’anteriorità sono non solo piuttosto rare, ma anche introdotteda poche, specifiche locuzioni congiuntive negli esempi tratti dallo Specchio divera penitenza:

() Leggesi, et è scritto dal venerabile dottor Beda, che negli anni Domini ottocentosei uno uomo passò di questa vita in Inghilterra, e anzi che fosse soppellito, l’ani-ma tornò al corpo (Passavanti Specchio, I, , p. );

() E così partendosi con tutta sua compagnia, anzi che molto fossono dilungati, s’a-prì di subito la terra e inghiottì l’albergo e l’albergatore (ivi, XIV, , p. );

() E faccendo tutti orazioni per lei, inanzi che fosse sepellita, venne una voce da cie-lo (ivi, XIX, , p. );

() lessi certi piccioli beni e pochi ch’io avea fatti nella mia giovanezza, inanzi che mor-talmente pecassi (ivi, IV, , p. ).

Va rilevata, in (), la posposizione della subordinata. In ()-(), al contrario,la temporale precede la reggente e occupa una posizione incidentale nel mezzodel periodo.

Anche le congiunzioni dell’anteriorità possono subire spostamenti semanti-ci. In () si osserva un interessante passaggio dal dominio della temporalità aquello della logica; la congiunzione inanzi che acquista un significato avversativo:

() E quando era domandato perché così crudelmente si tormentava, rispondea [...]che volea temporalmente fare giustizia di sé inanzi che altrove gli convenisse so-stenere quello ch’egli avea veduto sostenere ad altrui sanza fine (Passavanti Spec-chio, I, , p. ).

La presenza di avverbi che esprimono una (piccola) quantità può modificare ilvalore del connettivo, esprimendo l’immediatezza del rapporto di anteriorità:

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. La citazione di Battaglia è dall’ed. di Bartolomeo Gamba, Venezia , pp. -.

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

() poco dinanzi che voi entraste a me, vennono due bellissimi giovani e puosonsi l’u-no da capo del letto e l’altro da piè (ivi, IV, , p. ).

.Relazioni di posteriorità

Si esaminano, nell’ordine, i modelli e contesti, gli strumenti di connessione te-stuale e i modi di ripresa (lessicale e sintetica) di questo tipo sintattico. Successi-vamente, in una prospettiva prevalentemente semantica, si definiscono le tem-porali conclusive (un sottotipo particolare è costituito dalle cosiddette cernieremetatestuali) e di percezione; un problema particolare è costituito dalle interfe-renze semantiche (in particolare con le causali). Un altro problema di confine ri-guarda la delimitazione precisa della posteriorità e della contemporaneità. Nel-l’it. ant. gli introduttori sono più numerosi; si riscontra un’ampia gamma di mo-di e di tempi verbali. Fenomeni marginali ma non per questo meno importantisono la paraipotassi e la presenza sia di costrutti impliciti sia di nominalizzazioni.

... Temporali della posteriorità: modelli e contesti

L’analisi dell’espressione della successione temporale comporta una distinzionepreliminare fra testi che prediligono la paratassi, come il Novellino, ispirati al-l’exemplum mediolatino, e testi che, nonostante la scarsezza di costrutti ipotat-tici, abbondano di proposizioni temporali della posteriorità, come il Tristanoriccardiano e la Tavola Ritonda, derivati da modelli francesi. Fra i passi citati daBattaglia (, p. ) come trattazioni relative all’ideale stilistico della brevitas,vi è un brano del Fiore di rettorica, che censura proprio la ridondanza di tem-porali della posteriorità, evidentemente sentita come non idonea scelta di stilegià nella coscienza degli antichi:

() E dee colui che vuole bene il fatto narrare non solamente tacere il fatto che gli fadanno, ma quello che non gli fa né danno né prode. E che la parola ch’à detto unavolta non la ridica più poscia, in questo modo: “Nell’ora della cena venne in RomaMartino; poscia che nell’ora della cena fu Martino in Roma giunto, cenò a grand’a-gio; a grand’agio cenato, mise un guato; messo il guato, rapìo la femmina, onde ènato molto male”. Perché non solamente del fatto, ma delle parole che sono di so-perchio si dee guardare colui che favella (Giamboni Fiore, , p. ) .

Non è un caso che l’esempio riprovato si riferisca a un contesto narrativo: in ef-fetti le temporali della posteriorità ricorrono con frequenza nei testi epico-nar-rativi perché la successione è uno degli elementi costitutivi della narrazione(Adam, , pp. -). Le temporali della posteriorità consentono la progres-sione della storia. Si veda il passo del Tristano riccardiano (testo fedele al model-lo francese) riportato in ():

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

() E a ttanto cavalcarono in cotale maniera che ppervennero alo palagio delo ree; equando fuorono a lo palagio ed eglino sì ismontarono da cavallo e andarono susonela sala delo palagio. E quando fuorono nela sala, ed eglino sì trovarono le tavoleapparecchiate per mangiare. E quando le tavole furono messe, e lo ree vedendoGhedin e .T. fune molto allegro, impercioe ch’egli non voleva mangiare sanza loro.E incontamente sì comandoe che ll’acqua fosse data; ad allora i damigelli sì prese-rono l’aqua e diederne. E quand fuorono tutti lavati, ed eglino sì intrarono a tta-vola, e ttutte le dame e le damigelle sì erano a ccorte con Isotta, e ttutte quante an-darono a ttavola altresie. E quando lo ree fue a ttavola, con tutti li suoi baroni e cca-valieri e ccon tutte le dame e le damigelle, e le vivande sì vennerono a molta gran-de dovizia (TR CXXXII, p. ).

... Temporali della posteriorità: strumenti di connessione testuale

In it. ant. prevalgono le temporali della posteriorità anteposte: la subordinataveicola il tema, cioè l’informazione condivisa attivata, mentre la reggente con-tiene l’informazione nuova. La capacità di coesione e articolazione del discorsoè propria di tutte le circostanziali quando si trovano all’inizio della frase e di-pendono dal cotesto precedente: in tal modo esse stabiliscono il framework al-l’interno del quale s’inquadra la predicazione principale (Mazzoleni, c, p.). Nella prosa antica questa funzione appare svolta soprattutto dalle tempo-rali della posteriorità: il loro succedersi infatti rende esplicita, al più alto grado,la connessione testuale. Le temporali della posteriorità rimangono produttive alivello informativo quando, soprattutto nelle cronache e in altri testi storici,esprimono effettivi rapporti cronologici (il succedersi dei giorni e degli anni, delgiorno e della notte, dei regni ecc.). Vediamo due esempi: nel primo la tempo-rale è esplicita, nel secondo è implicita:

() E compliti X anni poi ke Anibal era venuto in Italia, da capo adunao grannissimaoste (Storie de Troja e de Roma, p. );

() Et venuta la die, tutti li mise so l’asta in signo di servitute per cutale pacto (ivi, p. ).

Gli autori antichi s’ispirano a due istanze comunicative: la vicinanza dei com-ponenti della frase (o del periodo) e il rilievo testuale da attribuire a determina-ti elementi. Da una parte si evita il distacco tra elementi in relazione tra loro (ildistacco infatti produce un impegno mnemonico eccessivo, cfr. Schwarze, ,p. ); pertanto proprio la temporale della posteriorità avvicina al rema il cote-sto precedente: in breve, la temporale raramente si allontana dalla principale(un’eccezione a questa tendenza è rappresentata dalla narrativa latineggiante eretoricamente elaborata di Boccaccio). Per quanto riguarda il rilievo testuale,l’informazione segue il succedersi degli eventi, vale a dire ha una disposizioneiconica; al tempo stesso, si distingue il primo piano dallo sfondo. La temporale,quando è posposta, assume una funzione «demarcativa o delimitativa» (MéndezGarcía de Paredes, , p. ):

() certo el c’è assembrata la maggior gente del mondo, e maggior baronìa e di mag-gior nominanza che fosse assembrata dipoi che Tavola fue edificata (Tavola Riton-da, XCV, p. );

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

() Più santa cosa è a guardar l’amico che piangere poi che l’ha’ perduto (A. da Gros-seto Albertano, II, , in Prosa Duecento, p. );

() e eziandio secondo che racconta Escodio maestro di storie, Noè in persona con Ia-no suo figliuolo, il quale ebbe poi che fu il Diluvio, ne vennero in questa parte d’Eu-ropia nelle parti d’Italia, e là finì sua vita (Villani G. Cronica, I, , -, p. ).

Le temporali della posteriorità anaforiche, cioè quelle usate come elementi diprogressione del testo, sono realizzate secondo schemi stabili e ricorrenti. Si trat-ta di temi che talvolta interferiscono reciprocamente e che assegnano a determi-nati tratti formali specifiche funzioni; sono vere e proprie “catene anaforiche”:«per saldare due blocchi di testo (o frasi contigue) la prosa aveva bisogno di se-gnali espliciti (ripetizioni di parole o espressioni di raccordo)» (Tesi, , p. ).

... Temporali della posteriorità con ripresa lessicale

Riprendono quanto è stato già detto ripetendo lo stesso materiale lessicale. Du-rante (, pp. -) considera la ripetizione lessicale come uno degli elementi“antilatini”, che si allontanano dal latino classico e sono eredi di usi latino-vol-gari; tali elementi saranno abbandonati tra la fine del Quattrocento e i primi de-cenni del Cinquecento.

() E quando ebbero così detto, s’asettaro a sedere e ragionaro di loro fatti comuni. Equando ebbero assai ragionato, furono appellate che n’andassero a cena (Giambo-ni Libro, XV, -, p. );

() Levossi sue, e prese uno muiuolo, e lavollo ismisuratamente bene di vantaggio. Epoi che l’ebbe così lavato molto, girò la mano e disse: – Messere, io lavato l’òe (NovXLIII, -, p. ).

La ripresa lessicale consiste per lo più nell’adozione dello stesso verbo, ma puòcomportare anche un passaggio di categoria grammaticale, da nome a verbo, e, sela successione è realizzata nominalmente, da verbo a nome o a verbo sostantivato:

() Tennero lo ’nvito, e pranzaro assai cattivamente, sanza molto rilievo. Dopo il pran-zo parlò Socrate alli ambasciadori, e disse: – Signori, quale è meglio tra una cosa odue? (ivi, LXI, -, p. );

() Fecelo amazzare, e del cuore fe’ fare una torta, e presentolla alla contessa e alle suecameriere; e mangiàrolla. Dopo il mangiare venne il segnore a corteare, e do-mandò: – Chente fu la torta? (ivi, LXII, -, p. ).

... Temporali della posteriorità con ripresa sintetica

Nella temporale è ripreso, mediante verbi semanticamente generici o con rifor-mulazioni sintetiche (talora icastiche), quanto è stato esposto in precedenza:

() E sappiate che Tristano aveva in sé cosìe fatta propriatade, che mai nello comin-ciamento egli non faceva quello ch’egli poteva; e quanto più combatteva, più forte

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

ferìa; e tutta via si venìa risparmiando, ch’egli era così forte alla battaglia di dietrocome dinanzi. E avendo Tristano sbarattata l’una parte e l’altra sì come a lui erapiaciuto, e fatto tanto d’arme, che mai cavaliere non fece la metade; a quel punto,messer Anselerino si trae avanti (Tavola Ritonda, XCVIII, p. ).

È soprattutto il verbo fare a svolgere la funzione vicaria di un’unica azione o (piùspesso) di una serie di azioni narrate nella sequenza precedente. Tale verbo si ab-bina a un pronome genericamente riassuntivo di un intero enunciato; spesso èaccompagnato dal focalizzatore modale così, che prospetta l’azione da un pun-to di vista più conclusivo-resultativo:

() Et vide iacere lo patre in terra quasi morto. Fece menare la rota de lo carro soprelo capo de lo patre. Et tutto lo cerviello li aczacao. E facto quello male, Tarquiniorecipeo la sinioria (Storie de Troia e de Roma, p. ).

... Temporali conclusive

La temporale della posteriorità può riprendere l’evento precedente, di cui si evi-denzia la conclusione. La principale, posposta, introduce un nuovo soggetto, dicui si mette in luce la reazione al fatto o al discorso appena riportato. Questo ti-po, presente per lo più al termine di un discorso diretto, si serve di verba dicen-di accompagnati da elementi avverbiali e opera in modo analogo a un segnale dicambio di turno:

() Quando Aufranio ebbe così parlato, Cesare, che non sapeva disdire perdono, liotriò sue domande (Fatti, p. );

() E quando ebbe così detto, dissi (Giamboni Libro, XXV, , p. ).

Temporali della posteriorità conclusive sono quelle che presentano verbi di sta-si o essere nel significato di “essere giunto”, laddove nella principale del nucleoinformativo precedente lo svolgersi dell’azione è reso con un verbo di movi-mento. Essere accompagnato da avverbi o complementi di luogo è assai usato inproposizioni della posteriorità immediata, vere e proprie frasi di localizzazione,«in cui di un referente si dice in che luogo si trova» e «il soggetto semantico ètematico e l’indicazione di luogo rematica» (Salvi, , p. ):

() E quando Tristano vide Ghedin, incontanente andoe co llui; e quando furono a la ca-mera, ed eglino si trovarono lo ree, lo quale istava tutto solo (TR CXXXIII, pp. -);

() E quando ebbero messo lo pegno, questa si partio e andonne verso la chiudendo-la de romito; e gionse la sera. E quando fue all’uscio cominciò a piangiare, e quan-do lo romito l’udie, sì n’ebbe pietà, e venne all’uscio e dimandò chi chiamava (Con-ti morali, , p. );

() però con voi cotal battaglia faremo, che solamente vi faremo cadere co le pettorade’ nostri cavalli; e quando sarete per terra, vi scalpiteremo tanto co’ piè de’ de-strieri, che sarete ben macinate (Giamboni Libro, LVIII, , p. ).

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

... Temporali: cerniere metatestuali

Nella prosa argomentativa, le temporali di posteriorità guidano il lettore nella ri-costruzione dell’argomentazione, svolgendo una funzione metatestuale che as-seconda quel «movimento verticale autore > lettore che si sostituiva al movi-mento orizzontale autore (lettore) ≥ lettore (autore) proprio dei testi latini» (Ca-sapullo, , p. ). La temporale, per lo più esplicita, introdotta quasi sempreda un poi che temporale-causale, posta di solito nelle posizioni di rilievo d’inizioe fine capitolo o paragrafo, reca verbi di dire o della sfera dell’esposizione e del-l’apprendimento, seguiti da una proposizione oggettiva:

() [inizio paragrafo] Poi che Tullio àe dimostrato che è questione e ragione e giudica-mento, sì dice in questa parte che è fermamento (B. Latini Rettorica, p. );

() [fine paragrafo] Et poi che Tullio à pienamente insegnato come per le nostre parolenoi potemo fare intento l’uditore, sì dirà come noi il potemo fare docile (ivi, p. );

() Poi che noi avemo provato e declarato che ’l cerchio del zodiaco dea èssare decli-nato dal cerchio de l’equatore en quella quantità ch’elli è, e avemo provato quan-to è amplio [...], veniamo e componamo la mondo che noi avemo encomenzato (Re-storo Composizione, II, , , , p. );

() Poi che noi avemo trattato de sopra de li sette climata, poniamo li nomi de le re-gioni e de le città le quali so’ enn-essi denominate e definite secondo la sentenziade li savi (ivi, II, , bis, , p. );

() [inizio capitolo] Poi che sopra la prima particola di questa parte, che mostra quel-lo per che potemo conoscere l’uomo nobile alli segni apparenti, è ragionato, da pro-cedere è alla seconda parte, la quale comincia (Cv IV, XXVI, -, p. ).

Come mostrano gli esempi ()-(), è la posizione prolettica della temporale chepermette a quest’ultima di svolgere la funzione di cerniera fra il cotesto prece-dente e il contenuto della reggente, posposta.

... Temporali di percezione

Tramite la proposizione temporale della posteriorità, l’informazione preceden-te è recuperata attraverso il punto di vista di un nuovo attante con l’uso di ver-ba sentiendi, sia della sfera fisica, sia di quella intellettiva. Si tratta della tipolo-gia di temporali più rappresentata nella prosa antica panromanza.

() Veduto la Superbia i nimici nel campo, e udita la richiesta ch’avian fatta, s’adirò sìfortemente, che gittava schiuma per bocca come fosse un cavallo, e per lo volto eper gli occhi fiamme di fuoco (Giamboni Libro, LVII, , p. );

() E così acompio colui la sua penitenza, e Dio li fece quella dimostranza per lo suoripentimento. / Quando ellino videro questo muraculo, immanentemente renderograzie a missere Domenedio (Conti morali, , p. );

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

() Sì che questi di Baldacca si mosse e andò in Egitto per mercatantia; e quando que-sto su’ amico l’udio, sì gli venne incontro e menollo in casa sua (Disciplina clerica-lis, p. ).

... Posteriorità o contemporaneità?

Pur essendo stato indagato a fondo, il problema del confine tra posteriorità econtemporaneità suscita ancora, in alcuni casi particolari, dubbi e incertezze:

L’impossibilità di una perfetta contemporaneità fra due azioni puntuali è stata sostenuta,fra gli altri, da Imbs (, p. ). Meno radicale, tuttavia, è la posizione della fisica clas-sica per la quale, «considerati ora due qualunque eventi, rappresentati ad esempio dall’i-nizio e dalla fine di un certo fenomeno, diremo che fra i due eventi sono passati t secon-di... se nel frattempo l’orologio ha compiuto t oscillazioni; se t vale zero, i due eventi sidicono in sincronismo» (Mencuccini, Silvestrini, , p. ).

In it. ant., la posteriorità dell’azione principale rispetto a quella della temporale èin genere riconoscibile dalla marca formale del tempo composto nella subordinatao dell’introduttore specifico della posteriorità; ma gli autori antichi sembrano pre-ferire congiunzioni e tempi verbali che non segnalano esplicitamente l’anteriorità.

() Dio qued è signiore cie ne le mandi buone, sì chome voi volete, e quando ne sapròpiù inançi sì vel divisarò (Lettera Tolomei a. , , in Prosa origini, p. );

() E quando la pulcella si svegliò, si riprese molto e avilò de la folle volontà ch’ellaaveva avuto, e nel cuore misse quello ch’ella aveva veduto, e a Dio si diede del tut-to (Conti morali, , p. ).

Herczeg (, p. ) e Agostini (, p. ) notano che, se nella subordinataintrodotta da quando si ha lo stesso tempo verbale della sovraordinata, il rap-porto risulta comunque di posteriorità se nella temporale figurano verbi dall’a-spetto ingressivo-perfettivo, come ad esempio sapere e vedere, esprimenti di persé un’azione conclusa non appena iniziata. Le caratteristiche semantiche dei ver-bi si combinano poi con quelle aspettuali del passato remoto che pone l’accen-to sull’inizio di un’azione (Rohlfs, -, vol. III, par. ):

() E quando madona Prudenzia seppe che Melibeo avea fermato di far vendetta e ap-parecchiavasi di far guerra, conoscendo quel ch’era ordinato disse così (A. da Gros-seto Albertano, II, , in Prosa Duecento, p. );

() Sì che, questi non guardando bene, lo ’mpiccato fu portato via. Sì che quando quel-li se n’avide, prese consiglio da se medesimo per paura di perdere la testa (Nov LIX,-, p. );

() Quando Mallio vidde lo suo sangue, prese cuore e montò in fierezza come uno leo-ne selvaggio, et alzò la lancia e ferì Tarquinio sopra la spalla (Fatti, p. ).

Anche la diatesi passiva pare accentuare questa determinazione di perfettività,di azione conclusa:

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. Conte, parafrasando (), dice testualmente: «quando le ebbe avute, ci furono» (Nov p. ,nota ).

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

() Che di Malcometto si legge, ch’egli andoe conquistando terre e castella; e quandofu fatto re, allotta per malizia e per doni e per forza diede quella mala legge (Gi. daPisa Esempi, , pp. -);

() E quando Nerone fo fatto imperatore, ricordossi delle batttiture di Seneca (NovLXXI, , p. );

() Quando fuorono levate le tavole, e messer Bondelmonte diede d’uno coltello a mes-ser Oddo Arrighi per lo braccio, e villanamente il fedio (Cron. fior., p. ).

Implicano un’interpretazione di anteriorità essere e avere, che in determinati co-testi, pur essendo al gerundio semplice, rendono il risultato di un processo: inbreve, il significato è “aver ottenuto” per avere, “essere divenuto”, “essere arri-vato” per essere. Di essere e avere usati con valore puntuale/conclusivo si pos-sono ritrovare numerosi esempi:

() Sì tosto come li Greci fuorono fuori colla donzella, Diomedes la richiese d’amore(Istorietta, p. );

() Lo meso dela merchatantia non è anchora venuto: Dio ciel mandi chon buone no-vele, que tropo è stato. E quando ci sarà, sì vedrò le letare que ci mandarete per lui(Lettera Tolomei , , p. );

() E innanzi a tutti i cavalieri che v’erano, sì le volle. Avendole, ebbevi gran risa e sol-lazzo (Nov LXXVII, -, p. ) .

... Introduttori

Le congiunzioni che introducono le temporali della posteriorità si rivelano piùnumerose di quelle moderne: dopo che, poi che, dappoicché, da poi che, poscia che,appresso che. La netta prevalenza anche per la posteriorità della congiunzionegenerica quando dipende forse dall’aver essa ereditato dal latino cum sia l’ampiospettro di significati sia una certa duttilità sintattica (Rohlfs, -, vol. III, par.). La congiunzione marcata della posteriorità poi che ha invece un numero dioccorrenze piuttosto basso nella prosa del Duecento e del Trecento (Patota,, pp. -). Dal momento che le congiunzioni usate più frequentemente perintrodurre le temporali della posteriorità sono quelle che possiedono una gam-ma più ampia di valori (intratemporali nel caso di quando, extratemporali nel ca-so di poi che), si conferma la «validità della legge statistica secondo cui sono for-temente interrelate, sul piano lessicale, frequenza d’uso e vaghezza semantica:possiamo ora aggiungere flessibilità sintattica» (Rombi, Policarpi, , p. ).Anche il valore di come, che esprime per lo più coincidenza, non è sempre uni-voco, ma determinato dai tempi e dall’aspetto dei verbi che l’accompagnano.Agostini (, pp. -) sostiene che l’uso di come con avverbi correlati in pro-

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

posizioni della temporalità immediata, sì tosto come, sì come, subito sì come, to-sto così come, attesterebbe la sua matrice modale-comparativa. Secondo Blücher(, p. ), la funzione comparativa-temporale di come è uno degli aspetti ca-ratterizzanti dell’opera di Boccaccio, un forte elemento di stilizzazione, che im-prime rapidità e vivacità alla lingua.

() Il quale come andato se ne fu, così egli nella camera se n’entrò, dove trovò la don-na (Dec VIII, , , p. );

() Dove, come alquanto ebbero riguardato, dissero (ivi, VIII, , , p. );

() E parendogli che di quindi venisse il suono dello starnuto, aperse uno usciuolo ilquale v’era; e come aperto l’ebbe, subitamente n’uscì fuori il maggior puzzo di solfodel mondo (ivi, V, , , p. ).

La relazione più ricca di formule congiuntive, sin dalle origini, è l’immediata po-steriorità. È Dante a proporre il repertorio più ampio: sì tosto come, a pena che,incontanente che, ratto che, tosto che, ma anche la prosa precedente registra unacerta varietà: incontanente che, la locuzione più diffusa, in prima che, imprima-mente che, tanto tosto come, non appena che.

() Ma tantosto che fia morto, voi morrete (Sette savi, in Prosa Duecento, p. );

() Molto fue lo diavolo sottile, che si mise dentro ne la cima del cavolo. E colei ch’a-veva volontae di mangiarla, la prese senza segnare; e incontenente che l’ebbe man-giata sì arabbiò (Conti morali, , p. );

() Inchontanente che noi el sapemo traemo tutti, popolo e chavalieri, e andavànne aloro, e traemo insino a Pogiboniçi (Lettera Vincenti , , in Prosa origini, p. ).

Risaltano alcuni esempi di poi con funzione di congiunzione; la prosa “poetica”di Guittone predilige questo uso in modo assoluto. Di fronte a questi esempi,non numerosi e stilisticamente marcati (ma in ogni caso tali da evidenziare la ca-pacità di sfumare i collegamenti sintattici) si può parlare di una “subordinazio-ne indebolita” (Richter-Bergmeier, ), nella quale il nesso subordinativo èrappresentato da un elemento morfologicamente avverbiale, come in “appenami ebbe visto, scappò”, privo dell’indicatore formale della subordinazione (che).

... Interferenze semantiche

Connettivi non temporali possono esprimere relazioni di tempo (è il caso, adesempio, del locativo appresso e del comparativo come), ma l’interferenza logicapiù evidente è quella tra il nesso temporale della posteriorità e quello causale,spiegabile «in base al noto principio: post hoc, ergo propter hoc, che, rifiutato dailogici, doveva essere evidentemente operante nel senso comune dei parlanti»(Agostini, , p. ).

Méndez García de Paredes (, pp. -) ritiene possibile l’addizionedella funzione causale a certi nessi temporali per una forma di metonimia eredi-

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

tata dal latino, un’amplificazione semantica che riguarda después que, pues que,desque, e soprattutto cuando. Un fenomeno analogo si ritrova nel fr. ant. (Buri-dant, , p. ).

In it. ant. all’originario valore temporale assommano quello causale poiché,dapoi che, dopoi che e anche poi (Rohlfs, -, vol. III, par. ):

() Partirsi da Vinegia tutti e tre, e vennero ad Acri al savio legato che v’aveano lascia-to, e disserli, poscia che papa non si facea, voleano ritornare al Grande Cane, chétroppo erano istati (Milione, , , p. );

() Perché più parli, da che non sè udito? (A. da Grosseto Albertano, II, , in Prosa Due-cento, p. ).

Nella prosa del Duecento le occorrenze totali dell’accezione temporale dellacongiunzione dopo che si attestano intorno al per cento, mentre calano sensi-bilmente nella prosa del Trecento, rimanendo comunque preminenti, per esse-re superate dal valore causale nel Quattrocento, epoca in cui è dopo che a stabi-lizzarsi nella funzione temporale (Patota, , p. ). A proposito di poi che, èda notare che la congiunzione tende ad assumere una certa specializzazione inbase al genere di testo in cui è impiegata: nei testi narrativi essa ha per lo più unvalore temporale; nei testi argomentativi, invece, l’accezione prevalente è quel-la causale. Tuttavia persino in testi dove la specializzazione in senso temporaledi certe congiunzioni è assai forte non mancano le interferenze semantiche conla causalità (Frenguelli, a, p. ). Si vedano alcuni esempi causali di dappoinella Tavola Ritonda:

() «Per mia fé» disse Lancilotto «che da poi che li cavalieri sonno tanto belli a vede-re, io volontieri sarei cavaliere, se io potessi éssare» (VI, p. );

() ma dappoi che promesso ve l’ho, non si può stornare in dietro (IX, p. ).

Anche l’interferenza fra la temporalità e altri valori logico-semantici, benché me-no frequente, conferma la flessibilità semantica dei giuntivi subordinanti tem-porali. Ecco, ad esempio, un caso di poscia che con valore concessivo:

() ma chi ha solamente buona fede, poscia che l’opere non vi siano, può stare a gran-de speranza nella misericordia di Dio, e in una ora, per uno buono pentimento, puòparadiso acquistare (Giamboni Libro, XIV, , p. ).

In testi che rifuggono «dall’inquadramento dei sintagmi e delle proposizioni en-tro schemi accentuatamente logici» – caratteristica attribuita da Trifone (, p.) alla Cronica di Anonimo romano, ma estendibile a molta parte della prosa me-dievale –, l’ambiguità logico-semantica di alcuni introduttori spesso non va risol-ta, ma considerata come un vero e proprio terzo significato, «non puramente tem-porale né puramente causale, di cui i repertori grammaticali e lessicali non dannonotizia» (Patota, , p. ): un significato che può essere definito “causale-tem-porale” (Frenguelli, a, p. ) o “tempocausale” (Bianco, b, p. ).

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

() Poi disse a sua gente: Fate sicuramente, poi che io ò cominiciato (Fatti, p. );

() Onde, da che m’hai chiesto consiglio in ciò, che di’ che vuoli lo regno di paradisoconquistare, e io ti consiglierò volontieri (Giamboni Libro, XI, , p. );

() poi che Dio t’ha fatto vedere, molto ne li diei grande grazie rendare (Conti morali,, p. ).

... Paraipotassi

In varie sequenze paraipotattiche ritroviamo numerose temporali di posterio-rità: ciò dipenderà dal fatto che l’attacco con e o con sì, «accrescendo l’effettodi rapidità della scena» (Rohlfs, -, vol. III, par. ), contribuisce a rende-re l’idea di una posteriorità immediata. L’uso del sì «segna una curva discendentegià nel corso del Duecento, poiché è relativamente più frequente nel volgarizza-mento della Rettorica di Brunetto che nel Novellino e nella Vita Nuova. È anco-ra abbastanza vitale nel Decameron, ma nel Quattrocento sembra essere cadutoin desuetudine». Invece «la ripresa con e è diffusissima soprattutto nella prosanarrativa due-trecentesca, dove raggiunge le frequenze più elevate» (Durante,, pp. -):

() E quando era levato, ed ella li apparecchiava un ago vòto e un filo di seta (Nov LXII,-, p. );

() E come questo ebbe detto, uscito il marito d’una parte della casa, e ella uscì del-l’altra (Dec IX, , , p. );

() Quando accostata vi si sarà, e voi allora senza alcuna paura scendete giù dall’avel-lo e senza ricordare o Idio o santi vi salite suso (ivi, VIII, , , p. ).

... Modi e tempi verbali

I tempi dell’indicativo più usati sono il passato remoto, il trapassato remoto e ilfuturo anteriore. Per mostrare la capacità del trapassato remoto di esprimereun’azione totalmente conclusa, Rohlfs (-, vol. III, par. ) ricorre proprioa esempi con proposizioni temporali della posteriorità:

() Poscia che fummo al quarto dì venuti, / Gaddo mi si gittò disteso a’ piedi (If XXXIII,-);

() Quand’ io m’ebbi dintorno alquanto visto, / volsimi a’ piedi, e vidi due sì stretti, /che ’l pel del capo avieno insieme misto (ivi, XXXII, -).

Si può quasi parlare di specializzazione di questo tempo nelle temporali di po-steriorità, visto che è praticamente disusato in altre proposizioni (Serianni, ,p. ). Rimanendo nell’ambito del modo indicativo, si nota che il futuro ante-riore ha varie attestazioni in narrazioni di fatti passati; in particolare, è usato nei

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

discorsi diretti, dove il tempo dell’enunciato diventa presente e dunque la suc-cessione è proiettata nel futuro:

() E allora disse: «Egl’ee vero che mia dama mi mandoe a .T. e dissemi ch’io igli di-ciesse dala sua parte ch’egli si dovesse andare a llei, quando la notte sarae venuta»(TR XLIII, p. );

() E inpercioe sì voglio che noi sì dobiamo cavalcare innanzi a llui, infino a ttanto chenoi sì troveremo due vie, e quando noi l’avremo trovate, e nnoi sì aspetteremo locavaliere e ppartiremoci da llui; e quando noi saremo partiti, e noi sì cavalcaremomolto tosta mente e nnoi sì tornaremo in quella medesima via, là ond’egli andrae(ivi, CLXXXII, p. ).

Trova un certo impiego in temporali con sfumatura di posteriorità un tipo di pre-sente storico, che Bertinetto (, p. ) definisce “drammatico”; questo pre-sente segna una «brusca e momentanea inserzione di questo tempo in un conte-sto che enuncia una catena di eventi verificatisi nel passato»:

() E Braghina quando intende queste parole sì ne fue molto allegra e incomincioe aservire .T. di cioe ch’ella potea (TR XXXII, p. );

() E quando monta i-sula nave messer .T. e madonna Isotta, tutti li cavalieri e li scu-dieri vengnono armeggiando ala marina e ffacciendo grande gioia, e le dame e ledamigielle vengnono facciendo loro sollazzo (ivi, LVI, p. ).

Ha sfumatura di anteriorità anche il presente intemporale, che «può indicarefatti che durano da sempre»; è usato in «sommari di una narrazione, didascaliee avvertenze di scena, commenti a un testo, istruzioni per l’uso, etc.» (Bertinet-to, , p. ). Lo si ritrova, ad esempio, nelle sezioni descrittive del Milione:

() Or sapiate che, quando l’uomo si parte di Basma, elli truova lo reame di Samarra,ch’è in questa isola medesima (, , p. );

() Quando l’uomo si parte di Iava e de· reame di La[n]bri e va per tramontana CL mi-glia, sì truova le due isole: l’una si chiama Neguveran (, , p. ).

Raramente usato in cotesti descrittivi, l’imperfetto esprime un’azione che termi-na prima di quella della principale, ma che è reiterata o è durativa nel passato.Nei casi in cui è impiegato per un’azione puntuale siamo di fronte al cosiddettoimperfetto narrativo, traccia della duttilità aspettuale dei volgari; l’imperfettobiografico, forma particolare di imperfetto narrativo, ancora oggi vitale, è usatoin temporali di posteriorità «nella descrizione di fatti riguardanti la vita di uncerto individuo» (Bertinetto, , pp. -).

() era figliuola del duca di Bolbona, figliuolo che·ffu di Chiermonte della casa di Fran-cia; la quale poi che ’l marito cogli altri reali era mandato preso inn-Ungheria, sen’andava in Francia (Villani G. Cronica, XIII, , -, p. ).

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Ugualmente raro è il passato prossimo, parimenti legato a cotesti descrittivi; ap-pare tra l’altro nel Milione, dove (come il presente sopra descritto) è detempo-ralizzato, vale a dire sganciato dal momento dell’enunciazione e pertanto adat-to alla descrizione di luoghi, come di usi e di costumi:

() Quando l’uomo à passato il fiume ch’i’ v’ò detto di sopra, ed è ito V giornate, sì sitruova città e castella assai (Milione, , , p. );

() Quando l’uomo à passate queste .ij. giornate, l’uomo truova una provincia versomezzodie, ed è a le confini de l’India, ch’è chiamata Amien (ivi, , , p. );

() In tutte queste province non à medici [...], e quando elli ànno alcuno malato, man-dano per loro magi e incantatori di diavoli. E quando sono venuti al malato, ed egligli à contato lo male, eglino suonano loro stormenti, e cantano e ballano; quandoànno ballato un poco, e l’uno di questi magi cade in terra co la schiuma a la boccae tramortisce, e ’l diavolo gli è ricoverato in corpo (ivi, , -, p. ).

Quanto al modo, il congiuntivo in proposizioni temporali della posteriorità èusato quando l’azione della temporale non è data ancora come avvenuta o co-munque certa, ma solo come più o meno possibile (Rohlfs, -, vol. III, par.). In questi casi il valore dell’intera proposizione si approssima al valore delcondizionale:

() E io che ’n voi troverebbi, sì come credo, piacere e dolcezza grande, el mio disiopascendo, monterebbi, in amore; e quanto montasse più, più descenderebbi in cor-rotto, poi vostra benvoglienza mancasseme (Guittone Lettere, XXIII, , p. );

() ma poi che’egli fosse tornato in guerigione, noi gliele aremmo tanto detto e ripre-so, ch’egli mai non si sarebbe ricolto in Cornovaglia (Tavola Ritonda, LXXII, p. ).

Il modo congiuntivo è delegato a rappresentare, anche in caso di fatti certi e si-curi, il futuro nel passato (Blücher, , pp. -):

() Tanto amò costei Lancialotto, ch’ella ne venne alla morte. E comandò che quando suaanima fosse partita dal corpo, che fusse aredata una ricca navicella coperta d’un ver-miglio sciamito, con un ricco letto ivi dentro, con ricche e nobili coverture di seta, or-nato di ricche pietre preziose, e con ricca cintura e borsa (Nov LXXXII, -, p. );

() E avea messer Pazzino de’ Pazzi in casa sua, che era confinato, confidandosi in luiche lo scampasse quando fusse tornato in stato (Compagni, II, , , p. ).

... Costrutti impliciti

Le temporali di posteriorità implicite sono rappresentate da participiali e da ge-rundiali. La notevole frequenza dei participi passati nell’it. ant. può essere messain relazione con la vicinanza all’originaria funzione del participio latino; così, inespressioni come «e mangiato e bevuto, s’andaron pe’ fatti loro» (Dec V, , , p.

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

) abbiamo un quasi-attributo più che una vera e propria temporale di poste-riorità dopo aver mangiato e bevuto. Nell’ambito proposizionale rientrano certa-mente le costruzioni participiali assolute, ricollegabili al participio assoluto latino:

() Il quale villano, presa la cictà di Antoccia, in presentia di Rinieri conte e del cap-pellano suo, cavò con uno marrone nella chiesa di San Piero, là ove gli era rivela-to, e quivi trovò la decta lancia (Cron. fior., p. );

() Venuto la sera, anchora il rimisero dentro, et furono a la donna (Novelle antiche,CXXXVII, p. ; cit. in Rohlfs, -, vol. III, p. ).

Rohlfs (-, vol. III, p. ) vedeva in esempi che presentano il participio di ver-bi sia transitivi che intransitivi non concordato col nome, la chiara dimostrazioneche la costruzione participiale italiana, con il suo significato spesso attivo, fosse ilfrutto di un’abbreviazione del gerundio passato: (avendo) finito la lettera, (essen-do) venuta (anche venuto) la sera. In realtà, studi più recenti (Menoni, , ripre-so da Serianni, , p. ), riconducibili, tra l’altro, alle indagini di Škerlj ()proprio sul tipo “veduto la bellezza”, sono giunti alla conclusione che la mancataconcordanza del participio col nome non dipende da un presunto processo abbre-viativo, poiché il gerundio composto, non attestato nella fase più antica dell’italia-no, si è formato successivamente sul modello degli altri tempi composti con ausi-liare e participio passato. Il valore temporale spesso riscontrabile nei participi as-soluti è ad ogni modo sancito dalla presenza di elementi introduttori delle tempo-rali esplicite, non appena, una volta, dopo ecc.

Il gerundio, elemento sintattico duttile e di facile uso, è molto frequente nellaprosa antica. Contribuisce alla sua diffusione anche la sua ambivalenza seman-tica, sottesa tra temporalità e causalità (una distinzione proviene soltanto dal-l’analisi del cotesto). Da una parte, come in it. mod., è il gerundio composto aindicare, nella forma attiva, un’azione conclusa e dunque anteriore rispetto allaprincipale, mentre al passivo indica uno stato conseguente all’evento passato(GIA, p. ); dall’altra, anche il gerundio semplice può veicolare un’azione an-teriore a quella della principale.

() Ma poi, venendo il decto Imperadore al decto Papa in Lombardia, per molti gior-ni inançi, a piedi scalçi, in sulla neve e in su’ ghiacci, li venne a domandare perdo-nanza (Cron. fior., p. );

() al quale la donna avendo più volte posto l’occhio addosso e molto commendatolo,e già, per lo marchese che con lei doveva venire a giacersi, il concupiscibile appe-tito avendo desto nella mente ricevuto l’avea. Dopo la cena, da tavola levatasi, conla sua fante si consigliò se ben fatto le paresse che ella, poi che il marchese beffatal’avea, usasse quel bene che innanzi l’aveva la fortuna mandato (Dec II, , , p. ).

... Forme di nominalizzazione

Alcuni complementi di tempo sono il risultato di un processo di nominalizza-zione: in particolare, «il referente del nome-testa deve essere un’entità di se-condo grado, vale a dire un’azione, un processo, uno stato», mentre, in base a

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

un criterio comunicativo, «il costituente nominale deve poter essere riformula-to con una frase incentrata su verbi temporalizzati» (Ferrari, , p. ). Nel-la prosa antica la resa nominale della successione ha luogo soprattutto a parti-re da verbi telici – morire/morte, partire/partenza – e da altri che esprimono ilraggiungimento di un punto finale. Poiché uno dei risultati della nominalizza-zione è la densificazione informativa (ivi, p. ), il fenomeno si ritrova sia nelNovellino sia nella ben diversa compagine sintattica del Decameron, dove lastratificazione delle informazioni è assai consistente e richiede una molteplicitàdi soluzioni:

() Et Dido, dicendo i suoi mali dopo il dipartimento d’Eneas, acquistò la benivolen-za per la sua misaventura (B. Latini Rettorica, p. );

() E dopo la morte di costui vuol Mammone che ’l figliuolo o l’erede manuchi e beae vesta e calzi ismisuratamente, cioè oltre a quello che dovrebbe far di ragione, ecompia tutti i desiderî della carne, e abbia molta famiglia e be’ cavagli e gran ma-gioni e ricche possessioni, e faccia di sé gran falò e vista alle genti, e mostri la glo-ria del mondo, acciò che per lo fatto di costui ne possa molti ingannare a cui dicadi far lo simigliante (Giamboni Libro, V, , pp. -);

() E dopo alcun riposo preso in camere ornatissime di ciò che a quelle, per dovere unsì fatto re ricevere, s’appartiene, venuta l’ora del desinare, il re e la marchesa a unatavola sedettero, e gli altri secondo le loro qualità a altre mense furono onorati (DecI, , , pp. -).

.Relazioni di contemporaneità

Dopo aver esposto i criteri di classificazione, si passeranno in rassegna le classidella contemporaneità (coincidenza, simultaneità, incidenza, incidenza inversa,terminatività, incoatività), gli introduttori del costrutto esplicito e le forme delcostrutto implicito.

... Criteri di classificazione

Fra le tre categorie della temporalità, quella della contemporaneità è la più com-plessa, poiché mette in gioco non solo il mero ordine cronologico di due eventi,bensì le loro proprietà «temporali, aspettuali e azionali» (GIA, p. ), le quali,combinandosi, danno luogo a una vasta gamma di configurazioni linguistichedella proposizione temporale. Per quanto riguarda l’italiano, il tentativo di clas-sificazione più articolata delle temporali di contemporaneità è stato compiutoda Mäder (), che ha ripreso, adattandolo, il modello fornito da Imbs ().Si distingue innanzi tutto la contemporaneità fra due azioni momentanee, in-quadrabile nella classe della “coincidenza”, dal resto delle relazioni di contem-poraneità, raggruppate nella non meglio definita classe della “simultaneità”. Aparte sono considerate le proposizioni temporali terminative e incoative. A Mä-der () fanno riferimento Agostini (, p. ) e Serianni (, pp. -);

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

quest’ultimo distingue tre classi: relazioni simultanee (comprendenti, di fatto,quelle ascrivibili alla coincidenza e alla simultaneità in senso largo di Mäder,), incoative e terminative.

Giusti (in GGIC, vol. II, pp. -) non opera una vera e propria classifica-zione interna, limitandosi a considerare sotto l’etichetta della “contemporaneitàparziale” le relazioni incoative e terminative; nell’ambito di queste ultime, la stu-diosa sottolinea la distinzione fra temporali coestensive e non coestensive ri-spetto all’azione della reggente. Zennaro (in GIA, p. ) individua tre possibilirelazioni di contemporaneità: «tra due azioni puntuali; [...] tra un evento speci-ficato per la sua durata (con verbo di aspetto imperfettivo) e un altro evento pun-tuale o che esprime durata; [...] tra due eventi che possono ripetersi nel tempo».

Definire i confini rispetto alla posteriorità è un’esigenza avvertita da colo-ro che studiano le relazioni di contemporaneità. Particolarmente difficile è l’in-quadramento delle temporali che esprimono l’immediata posteriorità; questeultime sono viste da alcuni studiosi come una “terra di mezzo” fra le due cate-gorie: Fornaciari (/, pp. -) distingue le congiunzioni che «segna-no la immediata successione dell’azione principale alla subordinata» da quelleche introducono rapporti di contemporaneità o posteriorità; Trabalza, Allodo-li (, p. ) individuano l’«immediata successione» come uno degli aspettinei quali può manifestarsi la relazione del tempo tra la subordinata e la reg-gente, assimilabile tuttavia al rapporto di contemporaneità. A questo tipo ditemporali Mäder (, pp. -) dedica invece alcune pagine del capitolo suirapporti di posteriorità.

È stato notato che proposizioni introdotte da congiunzioni temporali possono as-sumere funzioni non temporali. Riguardo alle congiunzioni usate per introdurrerapporti di contemporaneità, Fornaciari (/, p. ) notava come quando ementre fossero usati per introdurre proposizioni avversative. Tale osservazione è sta-ta ripresa in alcune grammatiche moderne; ad esempio, Dardano, Trifone (, p.) sottolineano la differenza tra Luigi studia mentre io lavoro, in cui il valore del-la secondaria è chiaramente temporale, e Luigi studia, mentre io lavoro, in cui la pau-sa sottolinea l’opposizione tra le due proposizioni, attribuendo alla congiunzione unvalore avversativo. Non è facile applicare tali distinzioni all’analisi di un testo anti-co, la cui punteggiatura è stata aggiunta dall’editore moderno e risulta pertanto dauna interpretazione filologica a posteriori. Altre funzioni riconosciute alle congiun-zioni della contemporaneità sono la causale, l’ipotetica e la concessiva; ciascuna diesse può essere presente come sottosenso (suggerito, ad esempio, dalla presenza dideterminate forme verbali) all’interno di una temporale, o può sostituire in toto ilvalore temporale della subordinata.

... Classi della contemporaneità

Il modello di analisi qui proposto dipende in gran parte da Mäder (), con al-cuni aggiustamenti, già presentati in Bianco (b, pp. -) e riguardanti tral’altro il termine “simultaneità”, di cui ci si serve solo per designare la contem-poraneità fra due azioni durative, all’interno della classe della “terminatività”.Inoltre, riprendendo la terminologia di Giusti (in GGIC, vol. II, pp. -) e di Ga-

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

zin (), si distingue fra azioni coestensive e non coestensive rispetto a quel-la della proposizione reggente. Le classi della contemporaneità sono dunque leseguenti:

Coincidenza: l’evento della subordinata (q) e quello della reggente (p), entram-bi puntuali, avvengono nello stesso tempo:

() Or torneremo al grande piano che noi lasciammo quando cominciammo a ragio-nare de li Tartari (Milione, , , p. );

() I Fiorentini e’ Sanesi assai si travagliaro d’aconciargli insieme; quando volea l’u-no non volea l’altro, che si tenea soverchiato (Villani G. Cronica, IX, , -, p.);

() In quello tempo che li Romani cominciaro guerra a quelli de Tarento, però ch’ avea-no aiutati quelli de Benevento, quelli de Tarento mandaro per aiuto al re Pirro (An-tichi cavalieri, IV, -, p. ).

Simultaneità: q e p sono azioni durative che si realizzano lungo il medesimo ar-co temporale:

() E sappiate che questa provincia era la mastra sedia del Preste Gianni, quando eglisignoregiava li Tartari e tutta quella contrada (Milione, , , p. );

() e mentre che così dimoravan, le pareva vedere del corpo di lui uscire una cosa oscu-ra e terribile, la forma della quale essa non poteva conoscere, e parevale che que-sta cosa prendesse Gabriotto e malgrado di lei con maravigliosa forza gliele strap-passe di braccio e con esso ricoverasse sotterra, né mai più riveder potesse né l’unné l’altro (Dec IV, , , pp. -);

() Mentre che i fati le cose sinistre così per Fileno trattavano, Fileno di tutte ignorantesi stava pensando alla bellezza di Biancifiore, con sommo disio disiderando quella,quando subito sonno l’assalì, e, gli occhi gravati, sopra il suo letto riposandosi s’a-dormentò (Filocolo, III, , , p. ).

Incidenza: p è un’azione puntuale che avviene durante lo svolgimento di q (azio-ne durativa):

() E mentre che della buona notte che colei ebbe sogghignando si ragionava, Pampi-nea, che sé allato allato a Filostrato vedea, avvisando, sì come avvenne, che a lei lavolta dovesse toccare, in se stessa recatasi quel che dovesse dire cominciò a pensa-re (Dec II, , , p. );

() E mentre io lo [= l’angelo] disegnava, volsi gli occhi e vidi lungo me uomini al-li quali si convenia di fare onore, e riguardavano quello che io facea (VN , , pp.-).

Incidenza inversa: q è un’azione puntuale che avviene durante lo svolgimento dip (azione durativa):

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. Cfr. anche p. , esempi (), () e ().

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

() Allora sì aspramente penetentiose de tale pensieri ed astinenza fece, che sì menoesso venne de quelle carni che, ’lora quando ciò pensò, avea, che quasi a morte ven-ne (Antichi cavalieri, XV, -, p. );

() Queste e molte altre parole, piangendo e tal volta porgendogli molti amorosi baci,gli diceva Biancifiore, quando Florio non potendo le lagrime ritenere, rompendo-le il parlare, le disse così (Filocolo, II, , , p. );

() Per la qual cosa trovandosi in Toscana quando morì il detto papa, incontanente fua Viterbo per procacciare d’avere papa che fosse suo amico, e trovò il collegio de’cardinali in grande disensione e partiti (Villani G. Cronica, VIII, , -, p. ).

L’incidenza inversa non va confusa con il cum inversum (cfr. qui sotto); quest’ulti-mo è un costrutto tipico della prosa narrativa, il quale si caratterizza non tanto peril rapporto cronologico fra l’azione introdotta dalla proposizione (formalmente)reggente e quella introdotta dal che/quando temporale, quanto per il particolarestatus pragmatico di quest’ultima e per alcune conseguenti restrizioni sintattiche.Certamente il cum inversum può instaurare un rapporto di incidenza inversa, co-me mostrano gli esempi seguenti:

() Era Biancifiore con la reina ancora recitando i vanti de’ gran baroni, quando i fu-riosi sergenti vennero impetuosamente sanza niuno ordine a prenderla e lei pian-gendo, sanza dire per che presa l’avessero, la ne portarono (Filocolo, II, , , p. );

() le quali egli trovate e conosciuto tantosto costei esser femina, senza altro invitoaspettare prestamente abbracciatala, la voleva basciare: quando ella gli disse (DecII, , , p. ).

Non di rado, tuttavia, l’azione introdotta dal connettivo quando si svolge nell’im-mediata anteriorità o posteriorità dell’evento della reggente; a suggerire lo sfasa-mento temporale sono i tempi verbali composti (trapassato prossimo) e la presen-za di avverbi del tipo appena, già, non... ancora :

() Egli non erano ancora quatro ore compiute poi che Cimone li rodiani aveva lasciati,quando, sopravegnente la notte, la quale Cimone più piacevole che alcuna altra sen-tita giammai aspettava, con essa insieme surse un tempo fierissimo e tempestoso, ilquale il cielo di nuvoli e ’l mare di pistilenziosi venti riempié (Dec V, , , pp. -);

() Né ancora spuntavano li raggi del sole ben bene, quando tutti entrarono in cam-mino (ivi, VII, Introd., , p. );

() Avevan le donne parimente e’ giovani riso molto de’ casi d’Andreuccio dalla Fiam-metta narrati, quando Emilia, sentendo la novella finita, per comandamento dellareina così cominciò (ivi, II, , , p. );

() E appena avea ancora il colpo fornito, quando i sergenti, veggendo la gente atten-ta più a riguardar loro che Biancifiore, s’accostarono per voler prendere lei e farnecome il siniscalco avea comandato (Filocolo, II, , , p. ).

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Terminatività: la fine dello svolgimento di p coincide con la fine, l’inizio o ilverificarsi tout court di q (quando quest’ultima è un’azione puntuale); la si-tuazione che presenta quello che potremmo definire il maggior “coefficientedi contemporaneità” è quella di due azioni che finiscono nello stesso mo-mento:

() Pensa che infino a tanto che la piaga si nasconde al medico, diviene ella putrida eguasta il corpo, ma, palesata, le più volte lievemente si sana (Filocolo, III, , , p. );

() Madonna Isotta, io non vi verroe meno e ssì vi dico ch’io conbatterò dinfino a ttan-to ch’ io avroe dela vita in su questa nave, e dappoi ch’io non potroe più, Dio vi con-siglierae (TR LVIII, p. );

() Per la qual cosa dal detto papa Onorio fu scomunicato gli anni di Cristo..., e perciò non lasciò di perseguire la Chiesa, ma maggiormente occupava le sue ragioni, ecosì stette nimico della Chiesa e di papa Onorio infino che vivette (Villani G. Cro-nica, VII, , -, p. ).

In questo caso si parla di azioni coestensive, sebbene questo tipo di tempora-le non permetta, in sé, di stabilire se anche l’inizio delle due azioni sia statocoincidente; certo è, tuttavia, che esse condividono un segmento temporalepiù o meno ampio, il quale si conclude con la fine di entrambe. Si parla di azio-ni non coestensive, viceversa, quando è l’inizio di q (oppure q nel suo com-plesso, quando essa è percepita come azione puntuale) a coincidere con la fi-ne di p.

Incoatività: è un rapporto speculare al rapporto di terminatività, ma lo s’incon-tra più raramente; quando l’inizio di p coincide con quello di q il loro svolgi-mento è coestensivo:

() È il vero che d’una cosa contentissimo muoio, per ciò che, pur dovendo morire, miveggio morir nelle braccia di quelle due persone le quali io più amo che alcune al-tre che al mondo ne sieno, cioè nelle tue, carissimo amico, e in quelle di questa don-na, la quale io più che me medesimo ho amata poscia che io la conobbi (Dec II, ,, p. );

() E come che molto tempo passato sia da poi che io a scriver cominciai infino a que-sta ora che io al fine vengo della mia fatica, non m’è per ciò uscito di mente meavere questo mio affanno offerto all’oziose e non all’altre (ivi, Concl. autore, ,p. );

() Egli non sono ancora molti anni passati, che in Bologna fu un grandissimo medicoe di chiara fama quasi a tutto il mondo, e forse ancora vive, il cui nome fu maestroAlberto (ivi, I, , , p. );

() E dal tempo che’ Romani si partirono del paese, anticamente quando il signoreg-giarono, non aveano sentito che guerra si fosse (Villani G. Cronica, XII, , -,p. ).

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

Gli esempi ()-() mostrano una varietà di costruzioni esprimenti questo ti-po di relazione; in () è il cotesto a chiarire il valore (incoativo e non di po-steriorità) di poscia che; in () due locuzioni congiuntive stabiliscono i confi-ni temporali di un evento, designandone il momento di inizio e di fine; ()presenta l’interessante costruzione perifrastica del tipo non è ancora passato Xtempo + che; in () la locuzione da + SN + che introduce le circostanze in cuisi verifica p.

Quando l’inizio di p coincide con la fine o il compimento di q ci troviamoinvece in presenza di azioni non coestensive:

() Egli da quel dì che Amore occultamente gli accese del suo fuoco infino a quell’oranon la baciò mai, né fece alcun altro amoroso atto, che cento volte il dì fra sé nolripetesse, dicendo (Filocolo, II, , , pp. -).

In questo caso siamo al confine fra contemporaneità e posteriorità (immediata):anzi si può dire che l’opposizione fra queste due categorie sia quasi neutralizza-ta, lasciando spazio anche alla compresenza di sottosensi causali:

() e dappoi ch’ebero porto ne-reame di Cornovaglia, addimandarono lo trebuto ar reMarco, e dànno loro termine a ivi al terzo die, che lo trebuto fosse pagato (TR I, p. );

() Da poi che per la loro medesima sentenza la canzone ha riprovato tempo non ri-chiedersi a nobilitade, incontanente seguita a confondere la premessa loro oppi-nione, acciò che di loro false ragioni nulla ruggine rimagna nella mente che a la ve-rità sia disposta; e questo fa quando dice: Ancor, segue di ciò che innanzi ho messo(Cv IV, XV, -, p. ).

Lo schema classificatorio illustrato induce a considerare la contemporaneità uninsieme di relazioni logico-semantiche accomunate dalla circostanza che l’arcotemporale di q si sovrappone, in tutto o in parte, a quello di p; quanto più am-pia è la sovrapposizione, tanto più saranno contemporanee le due azioni. Pos-siamo immaginare una scala nella quale, a un estremo, collocheremo le relazio-ni terminativo/incoative non coestensive e, all’altro estremo, le relazioni di coin-cidenza/simultaneità.

... Introduttori: quando, “cum inversum”, mentre

Sono tre: quando è il più frequente; il cum inversum ricorre in circostanze parti-colari e corrisponde a una particolare istanza pragmatica; mentre ha un signifi-cato durativo.

Quando

La congiunzione temporale più usata per introdurre proposizioni temporali dicontemporaneità è largamente attestata in tutti i testi presi in esame; diversi,semmai, sono i suoi modi d’uso e le sfumature semantiche che la congiunzioneproietta sulla proposizione subordinata. Funzionalmente, quando equivale a una

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

locuzione in + SN indicante una certa quantità di tempo (momento, giorno, an-no, periodo, tempo ecc.) + in cui; in tale prospettiva la proposizione temporaleintrodotta da quando è assimilabile a una relativa senza antecedente:

() Quando [= nel momento in cui] li cristiani della cittade videro che·llo signore erafatto cristiano, ebbero grande alegrezza (Milione, , , p. ).

Più raramente quando segue un sintagma esprimente un concetto di tempo, ri-spetto al quale la congiunzione assume il valore di un nesso relativale, del tipo“in cui”; pertanto introduce una relativa con antecedente:

() questa gentil petra / mi vedrà coricare in poca petra, / per non levarmi se non do-po il tempo / quando [= dopo il tempo in cui] vedrò se mai fu bella donna / nelmondo come questa acerba donna (Dante Rime, , -, p. );

() E incidentemente è da toccare che, poi che esso cielo cominciò a girare, in miglio-re disposizione non fu che allora quando [= all’ora in cui] di là su discese Coluiche l’ha fatto e che ’l governa (Cv IV, V, -, pp. -);

() Imperò che mi ricorda tal tempo quando morì lo re Utter Pandragon, noi faciava-mo guardia nella ciptà di Lionis (Tavola Ritonda, XI, p. ).

Nell’uso temporale canonico la nozione di tempo, piuttosto che attualizzarsi in unantecedente, è assorbita nel significato di quando; in tal modo la congiunzione tem-porale, avendo assunto un carattere sintetico, mostra un uso flessibile: se quandovale nel X in cui, la portata del suo riferimento temporale può essere più o menoampia a seconda di quale sia l’effettivo valore di X. Alla durata di X – sia essa quan-tificabile o no dal destinatario del testo – corrisponde l’orizzonte della contempo-raneità fra due eventi: quando, così come le sue possibili parafrasi, stabilisce unacornice temporale entro cui gli eventi che si verificano sono considerati contem-poranei. All’interno di questa cornice ogni ulteriore distinzione, da un punto di vi-sta strettamente linguistico, è obliterata: per tale ragione è possibile incontrare fra-si come quelle che seguono, nelle quali la successione degli eventi è inferibile sulpiano logico, ma risulta tuttavia ipocodificata da un punto di vista linguistico; ciòaccade allorché quando introduce un verbo di percezione, seguito da un’azione(nella reggente) che è l’immediata conseguenza della percezione stessa:

() Lelio, che avea gli occhi volti in quella parte e molto si maravigliava della grandevirtù di Artifilo, quando vide questo non poté ritenere le lagrime, ma sotto l’elmochetamente bagnò per pietà il suo viso (Filocolo, I, , , p. );

() Quando li re videro questa meraviglia, pentérsi di ciò ch’aveano fatto (Milione, ,, p. );

() E quando mi videro, cominciaro a dire: «Questi pare morto», e a dire tra·lloro:«Procuriamo di confortarlo» (VN XIV, , p. );

() e () mostrano una situazione diversa; è il contenuto della proposizionetemporale a essere cronologicamente successivo a quello della reggente:

() Quando vanno in oste si tondono li capelli molt’alto, e nel volto si dipingono d’a-zurro un segno com’un ferro di lancia (Milione, , , p. );

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. Con perfetto parallelismo, anche l’apparizione di Amore, nel primo componimento dell’o-pera, è presentata attraverso una inversione temporale: Già eran quasi che atterzate l’ore / del tempoche omne stella n’è lucente, / quando m’apparve Amor subitamente, / cui essenza membrar mi dà or-rore (VN I, , -, p. ).

. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

() E lla damigiella disse che sie, che la reina quand’ ella venne a morte sì gli puose no-me Tristano (TR III, p. ).

La tonsura dei capelli e la pittura del volto sono preparativi per la battaglia e per-tanto precedono l’andare in oste; allo stesso modo, l’attribuzione del nome a Tri-stano non poté avvenire che prima della morte della regina. Sul piano linguistico,tuttavia, è importante notare come la successione fattuale degli eventi non sia co-dificata attraverso forme dell’anteriorità o della posteriorità, bensì attraverso unconnettivo della contemporaneità come quando. Nei casi menzionati l’enunciatoreha voluto sottolineare, più che un effettivo rapporto cronologico fra due azioni, laloro intima connessione e il loro cadere entro uno stesso spazio temporale; sebbe-ne un’analisi iperrazionalizzante mostri come non ci sia un’effettiva simultaneità trauna percezione (causa) e la reazione da essa scatenata (effetto), esse sono percepi-te come contemporanee e codificate, linguisticamente, come tali. C’è uno scarto,in altre parole, tra la simultaneità fattuale e quella che potremmo definire una con-temporaneità psicologico-cognitiva, che regola la codificazione linguistica. Quan-do, per la sua flessibilità semantica, consente appunto di abbracciare questa no-zione psicologica di contemporaneità, ipocodificando il rapporto cronologico fradue eventi prossimi, non simultanei ma percepiti come tali.

“Cum inversum”

Nel normale rapporto fra subordinata temporale e frase matrice, a quest’ultimaspetta il compito di esprimere l’azione logicamente principale; la prima, invece, necostituisce lo sfondo, il punto di riferimento nel continuo scorrere del tempo. Daun punto di vista pragmatico, in una struttura “proposizione temporale + propo-sizione principale”, quest’ultima è l’unica a contenere un’asserzione, mentre la na-tura del contenuto della temporale è da considerarsi, piuttosto, presupposiziona-le. Esiste, tuttavia, un tipo di costruzione in cui questi rapporti si invertono: il co-siddetto cum inversum, detto anche «subordinazione inversa» (Agostini, , p.) o «inversione temporale» (Consales, , p. ). Si tratta di un modulo sin-tattico che le lingue romanze hanno ereditato dal latino, ma che è conosciuto an-che al di fuori del dominio romanzo (Wehr, , pp. -). Questo modulo èadatto a introdurre sulla scena un nuovo personaggio o un evento inattesi, cui èdato il massimo rilievo; tale è la prima apparizione di Beatrice nella Vita nova:

() Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo della luce quasi auno medesimo puncto quanto alla sua propria giratione, quando alli miei occhi ap-parve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Bea-trice, li quali non sapeano che si chiamare (VN I, , pp. -) .

L’inversione temporale è un fenomeno diffuso nella prosa narrativa; invece è qua-si sconosciuto alla trattatistica di argomento filosofico, religioso o argomentativo

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

in genere. Il costrutto è usato correntemente in poesia: nella lirica di Cavalcanti edi Petrarca (ma sempre all’interno di inserti micronarrativi) come nella Commediadi Dante, dove gli svolgimenti narrativi sono piuttosto frequenti:

() Era in penser d’amor quand’ i’ trovai / due foresette nove (Cavalcanti Era in pen-ser -, in Rime, p. );

() Già fiammeggiava l’amorosa stella / per l’orïente, [...] quando mia speme già con-dutta al verde / giunse nel cor (RVF , -, p. ).

Nella sua forma più tipica la subordinazione inversa è introdotta da quando. Me-no frequentemente è il complementatore che a introdurre questo tipo di rap-porto; in quanto monosillabo, esso è preferito soprattutto in poesia:

() Già non compié di tal consiglio rendere, / ch’io li vidi venir con l’ali tese (If XXIII,-).

La congiunzione temporale può essere accompagnata dall’avverbio presenta-tivo ecco; oggi, a conferma di una compiuta grammaticalizzazione, tale con-giunzione appare soltanto nella forma (con elisione) quand’ecco. Il costrutto èpiù raro in it. ant.; si veda un esempio tratto da un testo trecentesco di areanon toscana:

() Missore Galeotto Malatesta redutto se era in una forte terra, la quale se dice Pa-turno, fra Macerata e Ancona, quanno ecco sùbito che dereto li veniva la nobile ien-te imperiale, Todeschi e Toscani, conti della Alamagna, usati a guerra, moiti cimie-ri, loro cornamuse sonanno, loro naccari (Anonimo rom., XXVI, -, p. ).

In () notiamo altri due particolari significativi: l’avverbio subito e la forma delverbo introdotto da quando; si tratta di un insolito caso di imperfetto narrativo.Subito, così come altri avverbi analoghi, amplifica “l’effetto di senso” del cum in-versum, rafforzando l’idea di un evento rapido, improvviso e, quasi per logica con-seguenza, inatteso e sorprendente (Consales, , p. ); lo stesso ruolo può es-sere svolto anche da un aggettivo ():

() Mentre che i fati le cose sinistre così per Fileno trattavano, Fileno di tutte ignorantesi stava pensando alla bellezza di Biancifiore, con sommo disio disiderando quella,quando subito sonno l’assalì, e, gli occhi gravati, sopra il suo letto riposandosi s’a-dormentò (Filocolo, III, , , p. );

() Già fu che io con più tempesta ne’ mari dove il tuo legno dimora mi trovai che tu nontruovi, e certo io non potea sperare se non morte, né altro dintorno mi vedea, quan-do subitamente in porto di salute mi vidi con tranquillo mare (ivi, V, , , p. );

() Già si taceva Fiammetta lodata da tutti, quando la reina, per non perder tempo,prestamente a Emilia commise il ragionare (Dec III, , , p. ).

A costruire la formula del cum inversum contribuiscono anche gli elementi av-verbiali presenti nella protasi: si veda il già degli ultimi due esempi, che colloca

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

l’inizio dell’azione (o l’intera azione) formalmente principale in un tempo ante-riore rispetto al momento in cui si verifica l’evento dell’apodosi; in maniera spe-culare, ancora prolunga la durata dell’azione oltre il momento in cui si verifical’evento introdotto da quando:

() Noi eravamo ancora nella bella fonte, quando sentii i santi martelli un’altra voltapercuotersi agli amorosi uficii (Boccaccio Comedia ninfe, XXXII, , p. ).

Quando è usato con un verbo negativo, ancora determina uno scarto temporale(l’evento della protasi è anticipato da quello dell’apodosi):

() Né aveva ancora i suoi dispendii tratti la notte con seco, quando nuovamente, da’pensieri vinto, soave sonno mi ripigliò (ivi, XXXV, , p. ).

Mentre

Come in it. mod. mentre (che) introduce un’azione durativa, considerata perciònel corso del suo svolgimento; per tale ragione è la congiunzione preferita peresprimere i rapporti d’incidenza:

() Mentre che aspettavano, misser Giordano e ’l maliscalco ordenarono come voleva-no che andasseno (Monte Aperto, , p. );

() E mentre che queste cose s’aparechiavano, acciò che la gente bene si svegliasse, co-sì s’incominciò una redda (ivi, , p. ).

La differenza aspettuale fra i due eventi (durativo/puntuale) è sottolineata dal-l’alternarsi di tempi verbali diversi: solitamente l’imperfetto nella proposizionesubordinata e il passato remoto nella reggente. Quando l’azione principale è an-ch’essa durativa, si stabilisce un rapporto di simultaneità:

() Mentre che la giovane ninfa co’ lunghi ragionamenti si tira il tempo dietro, Ametocon occhio ladro riguarda l’aperte bellezze di tutte quante. E mentre che egli fisa-mente rimira l’una, quella in sé più che l’altre giudica bella (Boccaccio Comedianinfe, XXVIII, -, p. ).

In it. ant. mentre può introdurre anche relazioni terminative coestensive, assu-mendo in tal caso il valore di “finché”:

() ma voi, mentre che io fui con voi, mostraste assai male di conoscer me, per ciò chese voi eravate savio o sete, come volete esser tenuto, dovavate bene avere tanto co-noscimento, che voi dovavate vedere che io era giovane e fresca e gagliarda, e perconseguente cognoscere quello che alle giovani donne, oltre al vestire e al mangia-re, benché elle per vergogna nol dicano, si richiede (Dec II, , , pp. -);

() e così stettono inn-esilio mentre vivette il detto papa (Villani G. Cronica, IX, , -, p. ).

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Sul piano strettamente temporale, fra la terminatività (coestensiva) e la simulta-neità non sussiste una vera opposizione. A variare è il punto di vista di chi codi-fica il messaggio: in un caso si insiste sulla coincidenza del momento finale deidue eventi; nell’altro sul loro svolgersi “in parallelo”. In it. ant., data la possibi-lità di usare lo stesso introduttore, la differenza fra le due relazioni è piuttostosottile; a suggerire l’interpretazione terminativa è spesso la presenza del passatoremoto nella secondaria, come in () e (); altre forme verbali, come il pre-sente, tendono a neutralizzare l’opposizione fra le due relazioni:

() ché non altrimenti sono chiusi li nostri occhi intellettuali, mentre che l’anima è le-gata e incarcerata per li organi del nostro corpo (Cv II, IV, -, p. );

() Onde, con ciò sia cosa che molti [animali] che vivono, interamente siano mortali,sì come animali bruti, e siano sanza questa speranza tutti mentre che vivono, cioèd’altra vita (ivi, II, VIII, -, p. ).

L’it. ant. conosce alcuni usi non temporali di mentre; quello avversativo, comu-ne nell’it. mod., è piuttosto raro nel Duecento e nel Trecento:

() Credonsi molti, molto sappiendo, che altri non sappi nulla, li quali spesse volte,mentre altrui si credono uccellare, dopo il fatto sé da altrui essere stati uccellati co-noscono (Dec III, , , p. ).

L’inverso accade invece per l’uso causale, attestato in it. ant. e oggi sconosciuto:

() Mentre le cose erano in questi termini, Marchese e Stecchi, li quali avevan sentitoche il giudice del podestà fieramente contro a lui procedeva e già l’aveva collato,temetter forte, seco dicendo (Dec II, , , p. ).

... Introduttori della terminatività e dell’incoatività

Oltre a mentre (che), usato per introdurre una pluralità di relazioni temporali (enon temporali), la terminatività conosce alcune congiunzioni e locuzioni dedi-cate, che si raccolgono intorno alla forma-base finché, la quale, se è preferita inpoesia (probabilmente per il minor numero di sillabe, che ne facilita l’inseri-mento nel verso), è piuttosto rara nei testi in prosa:

() Or lascia lor Candìa suo ereditaggio ed io lasciarò tucti ei pregion vostri, ed io dirògran cosa, che per amor vostro, se ciò far volete, ch’eo passarò oltramare ad aitarvoi ad acquistar la terra ch’a voi el Soldano de Persi’ha tolta e fare’ e’ là menareGuilielmo con tucto suo lignaggio né de là non partire’, finché ne sirite re corona-to in Babilonia (Antichi cavalieri, XI, -, p. );

() ché dentro al serraglio era messer Gottifredi e messer Simone dalla Tosa, il TestaTornaquinci, e alcuni loro consorti, e alcuni degli Scali, degli Agli e de’ Lucardesie di più altre famiglie, che francamente li difesono, finché costretti furono di di-sarmarsi (Compagni, III, , , p. ).

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

Più frequenti sono le sue numerose varianti: infino/insino/dinfino (a tanto) che, fina tanto che. Si osservi, negli esempi che seguono, la posposizione della temporale:

() E alcuna volta truova l’uomo diserti di .l. miglia e di .lx., nelle quali non si truovaacqua, e conviene che l’uomo la porti e per sé e per le bestie, infino che ne sonofuori (Milione, , , pp. -);

() E io t’ametto, per fedele da oggi innanzi, e promettoti, giusta la possa mia, d’atar-ti conquistare il regno di paradiso, insino che stara’ fermo in su coteste credenze(Giamboni Libro, XVIII, , p. );

() E la reina presenta a .T. istarne e ffagiani e due paoni arrostiti, ma .T. di neuno nonmangiava, infino a ttanto che Governale non fecie recare la sua vivanda (TR V, p. );

() e in quelle stivati, come si mettono le mercatantie nelle navi a suolo a suolo, conpoca terra si ricoprieno infino a tanto che la fossa al sommo si pervenia (Dec I, In-trod., , p. );

() Asspettiamo quie dinfino che lo cavaliere verrae (TR XLIV, p. ).

Nelle terminative non coestensive, questi introduttori possono essere seguiti dal-la negazione espletiva ()-(), la cui presenza non è comunque obbligatoria()-():

() Ancora no mangiano niuna cosa verde, né erba né frutti infino tanto che non sonosecchi, perché dicono anche ch’ànno anima (Milione, , , p. );

() anzi, per avventura avendo alcuno odio né fiorentini, del tutto [il giudice] era di-sposto a volerlo fare impiccar per la gola e in niuna guisa rendere il voleva al signo-re, infino a tanto che costretto non fu di renderlo a suo dispetto (Dec II, , , p. );

() Idio onnipotente, il quale è guardia e guida de’ prencipi, volle la sua venuta fusseper abbattere e gastigare i tiranni che erano per Lombardia e per Toscana, infinoa tanto che ogni tirannia fusse spenta (Compagni, III, , , p. );

() ma per necessità i Fiorentini feciono in luogo di podestà XII cittadini, due per se-sto, uno grande e uno popolano, i quali si chiamarono le XII podestadi, e ressonola cittade infino a tanto che venne la nuova podestade. (Villani G. Cronica, IX, ,-, p. ).

Le locuzioni tanto quanto e tanto che, usate per introdurre proposizioni compa-rative (cfr. PAR. ..) e consecutive (cfr. PAR. ..), possono esprimere anche re-lazioni temporali terminative, rispettivamente coestensive e non coestensive:

() E intendendo lo suono dell’arpa parvelli tanto dolcie a udire che si levoe del lettoe vestisi e venne ala finestra, la quale è sopra lo porto del mare, e quivi istette tan-to quanto .T. sonò (TR XXII, pp. -);

() E così stettero tanto, che ’l sonno giunse e furo tutti addormentati (Nov XCIX, ,p. ).

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. Cfr. anche p. , esempio ().

SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Più rare delle terminative sono le temporali che esprimono rapporti di incoati-vità: la ragione di ciò è dovuta in parte alla vicinanza di queste ultime al domi-nio della posteriorità; l’opposizione fra queste due relazioni è spesso oscuratadal cotesto. I connettivi che introducono le temporali incoative hanno general-mente la forma da + congiunzione, talora con univerbazione: da che (dacché), dapoi che (usato più spesso per esprimere posteriorità), da + SN esprimente unaquantità di tempo (tempo, giorno, ora, momento ecc.) + che :

() Ma .T. istando ala finestra e guardando inverso la torre, là dov’iera madonna Isotta,e ttutto lo giorno non si leva dala finestra, infino che lo giorno dura, e dacché vennela notte ed egli incomincia suo lamento di pianto e di dolore (TR LXXIX, p. );

() ché io vi foe certo, che dallo crudele giorno in qua ch’ io intesi le crudeli e dolentinovelle, e per me mortali, che in me non rimase niuno conforto (Tavola Ritonda,LIV, p. ).

() presenta una relazione incoativa e una terminativa; questi due tipi di propo-sizione sono spesso usati insieme, a determinare gli estremi di un arco temporale(dal momento X fino al momento Y) o, come in questo caso, a far avanzare la nar-razione: la terminativa (coestensiva) introdotta da infino che conclude una fase del-la giornata (le ore di luce) e del silenzioso dolore di Tristano, mentre l’incoativa se-gna il passaggio alla nuova fase, quella della notte e del pianto. L’insieme “da +(agg. +) SN + in qua che”, esemplificato in (), è tipico della Tavola Ritonda.

Come si è detto, il confine fra la posteriorità e l’incoatività, in it. ant., non è bendefinito; in effetti, alcuni connettivi, quali da poi che e poscia che, usati più spessoper esprimere relazioni di posteriorità, appaiono talvolta in temporali incoative:

() Poscia che tractai d’Amore nella soprascripta rima, vennemi volontà di volere direanche, in loda di questa gentilissima, parole per le quali io mostrassi come per leisi sveglia questo Amore (VN XII, , p. );

() E [gli abitanti della provincia di Caragian] ancora aveano cotale usanza prima che’l Grande Kane li conquistasse: che, se avenisse ch’alcuno albergasse a·llor casa chefosse grazioso e bello e savio, sì l’ucideano o con veleno o con altro [...]. Poscia che’l Grande Kane la conquistò, ch’è da .xxxv. anni, nol fanno più, per la paura delGrande Kane (Milione, , -, p. ).

In () sono possibili due interpretazioni, del resto poco difformi quanto alsenso complessivo: il desiderio di Dante di celebrare in forma poetica il poteredi Beatrice di destare Amore, conseguente alla stesura del sonetto Amore e ’lcor gentil sono una cosa (la soprascripta rima), può essere nato a un tempo contale componimento oppure in un tempo successivo, forse in occasione di unarilettura del testo. In () l’interpretazione incoativa è invece univoca: la cruen-ta abitudine cessa di essere praticata a partire dal momento della conquista del-

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

la regione da parte del Gran Khan Kubilai. In (), passo tratto da un testo dicarattere pratico, l’insistenza sul momento iniziale del consolato di Aldebran-dino Orrabile e Maffeo Ugorazi è sottolineata dalla ripetizione poscia k’el fue-ro consuli:

() It. sì iurano, se neun omo di Montieli poscia ke Aldobrandino Orrabile e MaffeoUgorazi fuero consuli, ala volta di poscia k’el fuero consuli, à facto veruna compa-gna u per seramento u per promissione u per carte u per altra qualunque misura,siano tenuti di manifestarlo ad Aldobrandino Ugorazi e sere Oseppo consuli diMonteli di disfarla senza tinore e iurare nella compagnia del comune e manifestar-lo al consillio e al camarlingo del comune, e-l consuli siano tenuti di farne quelloke-l consillio lo ne ’mporrae u tutto u la magior parte (Breve Montieri, , pp. -).

... Costrutti impliciti

Com’è noto, l’uso del gerundio nella prosa antica ha un ruolo di primo pianonella costruzione dei costrutti subordinativi. Dal momento che non esplicitanoil proprio valore logico-semantico, le forme gerundiali assommano sovente piùsignificati; la possibilità di ricorrere al costrutto assoluto (cfr. PAR. .) è inoltreassai maggiore di quanto non avvenga nell’it. mod. e accresce la flessibilità d’u-so del gerundio. Limitandoci alle forme che rappresentano la temporalità, è na-turale cercarle in prima istanza nei gerundi semplici esprimenti un evento, unostato o un’azione durativi, situazioni tutte che fanno da sfondo all’incidere del-l’azione principale:

() Et essendo per lo cammino, ci scontrammo con testo cavaliere (Tavola Ritonda, I, p.);

() Appressimandosi la notte che lo ree si vuole coricare cola reina Isotta, ed allora sì ven-ne la reina nela camera, e le donne e le donzelle sì la mettono a lletto (TR LXVI, p. ).

Invece () presenta una situazione in parte diversa: vedere e guardare si riferi-scono non a due azioni contemporanee, ma a due modalità diverse di una me-desima azione (cfr. PAR. ., es. ). La relazione è piuttosto di simultaneità:

() E lo cavaliere guardando alo letto, vide ch’iera pieno di sangue (TR XLIV, p. ).

Anche l’infinito (sostantivato) preceduto da preposizione può esprimere rela-zioni di contemporaneità:

() imperò, là ove fae mestiere lunga contumace, in piccol tempo si constata lite. Nelquale constatare Tristano senza damare ricevea da Isotta, e’ volse l’onore di suo pul-cellaggio, cioè della gran dolcezza d’amore (Tavola Ritonda, XXXIV, p. );

() E nella sala della detta torre, aveva una cucciorella che, al suo latrare, correvano alpalagio tutte le fiere che erano per quella valle (ivi, LIX, p. );

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

() E alo ritrarre che fecie a ssee dela lancia e lo cavaliere ispasimoe (TR LXXV, p. );

() E ordinatamente fatta ogni cosa opportuna apparecchiare e prima mandato là do-ve intendevan d’andare, la seguente mattina, cioè il mercoledì, in su lo schiarir delgiorno, le donne con alquante delle lor fanti e i tre giovani con tre lor famigliari,usciti della città, si misero in via (Dec I, Introd., , p. ).

Alcune espressioni sono tipiche di certe opere; locuzioni come quella presentein (), riferite a particolari momenti della giornata (in su lo schiarir del giorno),ricorrono più volte nella cornice del Decameron:

() ma nel fare della sera si mise un vento tempestoso, il qual faccendo i mari altissimidivise le due cocche l’una dall’altra (Dec II, , , p. );

() e a’ compagni imposto che sembianti facessero di non esser con lui né di conoscerloe che di stanzia si procacciassero infino che da lui altro avessero, quivi in sul faredella sera pervenuto e solo rimaso, non guari lontano al bel palagio trovò Natantutto solo, il quale senza alcuno abito pomposo andava a suo diporto (ivi, X, , ,p. ).

Nella Tavola Ritonda invece la formula alo abassare de le lance apre la narrazio-ne degli scontri fra cavalieri:

() ed all’abbassare delle lancie, Gurone fiere el cavaliere per tal forza, che ’l mandòmorto a terra del cavallo (Tavola Ritonda, I, p. );

() e allo abbassare delle lance si feriscono per tale vigoria, che le lance spezzarono inpiù pezzi, e li cavagli andarono alla terra (ivi, XVIII, p. ).

.Conclusioni

In it. ant. la proposizione temporale può assumere, rispetto all’it. mod., un nu-mero più ampio di configurazioni, come risulta dalla polimorfia dei connettivi(si pensi, in particolare, alla forma degli introduttori delle relazioni terminative).Sarebbe tuttavia inesatto considerare il catalogo di opzioni formali di cui dispo-ne l’it. mod. il mero risultato di una lenta selezione (naturale o guidata da spin-te normative) di pochi elementi dalla lingua delle origini, più ricca di varianti. Ilconfronto fra i due poli (sull’asse diacronico) mostra anche fenomeni di segnoopposto: è il caso di introduttori come finché o quand’ecco (di cui la prosa anti-ca offre pochi esempi), che si vanno affermando nei secoli successivi e che ar-ricchiscono la sintassi moderna. Anche nell’uso dei tempi verbali l’it. ant. pre-senta una maggiore libertà: la possibilità dell’alternanza fra tempi storici e pre-sente indicativo, così come fra passato remoto e imperfetto narrativo, è sfrutta-ta più largamente. Questo fenomeno si presenta con maggior evidenza nell’am-bito dei costrutti di posteriorità, nei quali lo scarto cronologico che separa latemporale dalla principale favorisce di per sé l’alternanza tra forme verbali dif-

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. LE PROPOSIZIONI TEMPORALI

ferenti. Le relazioni di contemporaneità sono invece il campo d’applicazioneprivilegiato del gerundio, spesso portatore anche di altri sottosensi e favoritodalla possibilità di ricorrere in costrutti assoluti (cfr. CAP. ). Anche sul pianosemantico si nota una maggiore “fluidità” dell’it. ant., che spesso presenta co-strutti in cui coesistono valori logico-semantici diversi.

Infine, sul piano degli usi e delle funzioni è opportuno rilevare la frequenzacon cui i costrutti temporali appaiono nella prosa antica, spesso con la ripeti-zione a breve distanza di una medesima struttura. Ciò rientra nel carattere for-mulare dei testi antichi, sia quelli legati a un modello linguistico preciso (volga-rizzamenti dal latino o dal francese), sia le prose originali. La ripetizione di sche-mi è un tratto che caratterizza in particolare la prosa media e che spesso dipen-de dalla ricerca di una maggiore coesione testuale.

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Bibliografia

Bibliografia primaria

A. da Grosseto Albertano = Andrea da Grosseto, Dei Trattati morali di Albertano da Bre-scia, volgarizzamento inedito fatto nel da Andrea da Grosseto, a cura di F. Selmi,Commissione per i testi di lingua, Romagnoli, Bologna . Alcuni esempi sono ri-presi da Prosa Duecento, pp. -.

Albertano Trattati = Trattati di Albertano da Brescia volgarizzati (F. Faleri, Il volgarizza-mento Bargiacchi dei trattati di Albertano da Brescia, edizione a uso interno dell’OVI).

Alberto Volg. Boezio = Alberto della Piagentina, Volgarizzamenti di Boezio, Della filosofi-ca consolazione, e di Arrigo da Settimello, Trattato contro l’avversità della fortuna (Ar-righetto), a cura di S. Battaglia, UTET, Torino .

Amorosa visione = Boccaccio Giovanni, Amorosa visione, a cura di V. Branca, Sansoni,Firenze .

Anonimo fior. Fra’ Michele = Anonimo fiorentino, Storia di Fra’ Michele minorita, a cu-ra di E. Trevi, Salerno editrice, Roma .

Anonimo rom. = Anonimo romano, Cronica, a cura di G. Porta, Adelphi, Milano .Antichi cavalieri = Conti di antichi cavalieri, a cura di A. Del Monte, Cisalpino-Goliardi-

ca, Milano .Atto lucch. = Castellani Arrigo, Sull’atto lucchese in volgare del , in “Studi lin-

guistici italiani”, VII, -, pp. -.B. da S. Concordio Ammaestramenti = Bartolomeo da San Concordio, Ammaestramenti

degli antichi latini e toscani, a cura di V. Nannucci, Ricordi, Firenze .B. Latini Pro Ligario = Latini Brunetto, Volgarizzamento dell’orazione Pro Ligario, in Pro-

sa Duecento, pp. -.B. Latini Rettorica = Latini Brunetto, La Rettorica, testo critico di F. Maggini, Le Mon-

nier, Firenze (ed. or. ).B. Latini Tesoretto = Latini Brunetto, Il Tesoretto, in Poeti Duecento, II, pp. -.B. Latini Tresor = Latini Brunetto, Tresor, a cura di P. G. Beltrami, P. Squillacioti, P. Tor-

ri, S. Vatteroni, Einaudi, Torino .Barbery Estasi = Barbery Muriel, Estasi culinarie, trad. it. E/O, Roma . Bembo Pietro (), Prose della volgar lingua, in Id., Prose e rime, a cura di C. Dioni-

sotti, UTET, Torino, pp. -.Benzi Libro del biadaiolo = Benzi Domenico, Il libro del Biadaiolo. Carestie e annona a Fi-

renze dalla metà del ’ al , a cura di G. Pinto, Olschki, Firenze .Bescapè = Pietro da Bescapè, Sermone, a cura di E. Keller, Huber, Frauenfeld , pp.

-.Best. tosc. = Il bestiario toscano secondo la lezione dei codici di Parigi e di Roma, a cura di

M. S. Garver, K. McKenzie, in “Studj romanzi”, VIII, , pp. - (Best. tosc. cod.quando si cita dal cod. Chigiano M VI : cfr. Dardano, , pp. -).

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Bibbia volgare = La Bibbia volgare, a cura di C. Negroni, voll., Romagnoli, Bologna-.

Binduccio Storia = Binduccio dello Scelto, Storia di Troia, a cura di G. Ricci, Fondazio-ne Pietro Bembo/Ugo Guanda, Parma .

Boccaccio Comedia ninfe = Boccaccio Giovanni, Comedia delle ninfe fiorentine (Ameto),a cura di A. E. Quaglio, in Boccaccio Opere, vol. II, , pp. -.

Boccaccio Dec. = cfr. Dec.Boccaccio Ep. de’ Rossi = Boccaccio Giovanni, Epistola a Pino de’ Rossi, in Opere in ver-

si. Corbaccio. Trattatello in laude di Dante. Prose latine. Epistole, a cura di P. G. Ric-ci, Ricciardi, Milano-Napoli , pp. -.

Boccaccio Esposizioni = Boccaccio Giovanni, Esposizioni sopra la Comedia di Dante, a cu-ra di G. Padoan, in Boccaccio Opere, vol. VI, .

Boccaccio Filocolo = cfr. Filocolo.Boccaccio Filostrato = cfr. Filostrato.Boccaccio Ninfale = Boccaccio Giovanni, Il Ninfale fiesolano, a cura di V. Pernicone, La-

terza, Bari , pp. -.Boccaccio Opere = Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, voll., Mon-

dadori, Milano -.Boccaccio Rime = Boccaccio Giovanni, Rime, in Id., Rime. Caccia di Diana, a cura di V.

Branca, Liviana, Padova , pp. -.Boccaccio Trattatello = Boccaccio Giovanni, Trattatello in Laude di Dante, a cura di P. G.

Ricci, Tallone, Alpignano .Bosone da Gubbio = Bosone de’ Raffaelli da Gubbio, Fortunatus Siculus o sia l’Avven-

turoso Ciciliano, a cura di G. F. Nott, Silvestri, Milano .Breve arte della lana Pisa = Breve dell’Arte della lana di Pisa, in Statuti inediti della città

di Pisa dal XII al XIV secolo, a cura di F. Bonaini, vol. III, Vieusseux, Firenze , pp.-, -.

Breve Montieri = Breve di Montieri (), in Prosa origini, pp. -.Buti Commento If / Pg / Pd = Commento di Francesco da Buti sopra la «Divina Comme-

dia» di Dante Alighieri, a cura di C. Giannini, voll., Nistri, Pisa -.C. da Siena Dialogo = Caterina da Siena, Il Dialogo della Divina Provvidenza ovvero Li-

bro della Divina Dottrina, a cura di G. Cavallini, Edizioni Cantagalli, Siena .C. da Siena Lettere = Caterina da Siena, Lettere, a cura di A. Volpato, in S. Caterina da

Siena, Opera omnia. Testi e concordanze, a cura di P. F. Sbaffoni, Provincia Romanadei Frati Predicatori, Pistoia .

C. da Siena Libro = Caterina da Siena, Libro della divina dottrina, a cura di M. Fiorilli, IIed. riveduta da S. Caramella, Laterza, Bari .

Canigiani, Ristorato = Canigiani Ristoro, Il Ristorato, a cura di L. Razzolini, TipografiaGalileiana, Firenze .

Capitolare Camerlenghi = Il capitolare dei Camerlenghi di Comun (Venezia, circa il ), acura di L. Tomasin, in “Italia dialettale”, LX, -, pp. -.

Capitoli Sant’Agostino = I capitoli di una Compagnia di Disciplina compilati nell’annoMCCCXIX, a cura di C. Guasti, in Miscellanea pratese di cose inedite o rare, antiche emoderne, vol. X, Guasti, Prato , pp. -.

Capitoli Sant’Antonio = Capitoli dei Disciplinati di Sant’Antonio di Città di Castello eRiformagioni, in Testi Città di Castello, pp. -.

Capitoli S. Gilio = Capitoli della compagnia di S. Gilio, in TF, pp. -.Carteggio Lazzeri = Chiappelli Luigi, Un carteggio di parte nera, in “Bollettino dell’Istitu-

to Storico Italiano per il Medio Evo”, XLIII, , pp. -.

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BIBLIOGRAFIA

Castellani A. (a cura di) (), I più antichi testi italiani, Pàtron, Bologna, II ed.Cavalca Apostoli = Cavalca Domenico, Atti degli Apostoli volgarizzati, a cura di F. Nesti,

V ed. con note e correzioni, Pezzati, Firenze .Cavalca Eremiti = Cavalca Domenico, Cinque vite di eremiti: dalle Vite dei santi Padri, a

cura di C. Delcorno, Marsilio, Venezia .Cavalca Esempi = Cavalca Domenico, Esempi, a cura di M. Ciccuto, in Varanini, Baldas-

sarri (), vol. III, pp. -.Cavalca Esposizione = Cavalca Domenico, La esposizione del simbolo degli Apostoli, a cu-

ra di F. Federici, voll., Silvestri, Milano .Cavalca S. Gregorio = Dialogo di santo Gregorio volgarizzato, a cura di C. Baudi di Vesme,

Stamperia reale, Torino .Cavalca Specchio = Cavalca Domenico, Specchio di croce, a cura di B. Sorio, Gondoliere,

Venezia .Cavalca Spirituali = Cavalca Domenico, Disciplina degli Spirituali col Trattato delle tren-

ta stoltizie, a cura di G. Bottari, Pagliarini, Roma .Cavalcanti Rime = Cavalcanti Guido, Rime. Con le rime di Iacopo Cavalcanti, a cura di D.

De Robertis, Einaudi, Torino .Ceffi Epistole Ovidio = Ceffi Filippo, Epistole eroiche di Ovidio Nasone volgarizzate, a cu-

ra di G. Bernardoni, Bernardoni, Milano .Chiose falso Boccaccio = Chiose sopra Dante, a cura di W. J. Wareen Vernon, Piatti, Fi-

renze .Chiose Selmiane = Avalle Giuseppe, Le Antiche chiose anonime all’Inferno di Dante se-

condo il testo Marciano, Lapi, Città di Castello .Ciampolo Eneide = L’Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua da Ciam-

polo di Meo degli Ugurgeri senese, a cura di A. Gotti, Le Monnier, Firenze .Cinonio = Mambelli Marco Antonio, Osservazioni della lingua italiana, Plet, Venezia .CLPIO = Concordanze della lingua poetica delle origini, vol. I, a cura di D’Arco S. Avalle,

Ricciardi, Milano-Napoli .Commento ai Rimedi = Commento ai Rimedi d’Amore di Ovidio (Volgarizzamento B), in

Volg. Ars amandi, vol. II, pp. -.Compagni = Compagni Dino, Cronica, a cura di D. Cappi, Istituto storico italiano per il

Medio Evo, Roma .Compagnia Boni = Quaderno dei capitali della Compagnia dei Boni di Pistoia, in Prosa ori-

gini, pp. -.Conti morali = I “Conti morali” di Anonimo senese, in Prosa Duecento, pp. -.Contrasti = Contrasti del ms. Laurenziano XLII. (M. S. Elsheikh, La Zerbitana e dintor-

ni, in “Studi e Problemi di Critica testuale”, XLVIII, aprile , pp. -).Corbaccio = Boccaccio Giovanni, Il corbaccio, a cura di T. Nurmela, Suomalainen Tie-

deakatemia, Helsinki .corpus TLIO = Database del Tesoro della lingua italiana delle origini. Opera del vocabola-

rio italiano, presso l’Accademia della Crusca, Firenze (www.vocabolario.org).Costituto Siena = Il Costituto del comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX, edizio-

ne critica a cura di M. S. Elsheikh, tomi, Fondazione Monte dei Paschi di Siena,Siena .

Cron. fior. = Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII, in TF, pp. -.Cronichetta lucchese = Cronichetta lucchese, in Prosa Duecento, pp. -.Cuoco Saggio = Cuoco Vincenzo, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del , a cu-

ra di F. Nicolini, ristampa a cura di P. Villani, Laterza, Roma-Bari .Cv = Dante Alighieri, Convivio, a cura di F. Brambilla Ageno, Le Lettere, Firenze .

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Dante Commedia = Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G.Petrocchi, voll., Mondadori, Milano -.

Dante da Maiano = Dante da Maiano, Rime, a cura di R. Bettarini, Le Monnier, Firenze .Dante Rime = Dante Alighieri, Rime, a cura di D. De Robertis, SISMEL-Edizioni del Gal-

luzzo, Firenze .Da Ponte Memorie = Lorenzo Da Ponte, Memorie, a cura di G. Gambarin, F. Niccolini,

Laterza, Bari .Datini Lettere = Datini Francesco, Le lettere di Francesco Datini alla moglie Margherita

(-), a cura di E. Cecchi, Società pratese di storia patria, Prato .Davanzati = Davanzati Chiaro, Rime, a cura di A. Menichetti, Commissione per i testi di

lingua, Bologna .De Amore volgarizzato = Anonimo, De Amore di Andrea Cappellano volgarizzato, a cura

di G. Ruffini, Guanda, Milano .Dec = Boccaccio Giovanni, Decameron, a cura di V. Branca, Einaudi, Torino .Deca prima T. Livio = Anonimo, La prima deca di Tito Livio. Volgarizzamento del buon se-

colo, a cura di C. Dalmazzo, vol. II, Stamperia Reale, Torino .Deca terza T. Livio = Anonimo, Le Deche di T. Livio, a cura di F. Pizzorno, vol. IV, Gli ul-

timi sei libri della terza Deca di Tito Livio volgarizzata, Sambolino, Savona .Destructione Troya = Libro de la destructione de Troya. Volgarizzamento napoletano tre-

centesco da Guido delle Colonne, a cura di N. De Blasi, Bonacci, Roma .Diatessaron tosc. = Il Diatessaron in volgare italiano. Testi inediti dei secoli XIII-XIV, a cu-

ra di V. Todesco, A. Vaccari, M. Vattasso, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città delVaticano , pp. -.

Diretano bando = Lo diretano bando. Conforto e rimedio delli veraci e leali amadori, a cu-ra di R. Casapullo, Accademia della Crusca, Firenze .

Disticha = Disticha Catonis. Volgarizzamento dei “Disticha Catonis”: volgarizzamento to-scano, in Prosa Duecento, pp. -.

Distruzione Troia = Libro della distruzione di Troia, in TF, pp. -.Dittamondo = Fazio degli Uberti, Il Dittamondo e le Rime, a cura di G. Corsi, vol. I, La-

terza, Bari .Doc. molisano = Documento molisano, in Monaci (), p. .DVE = Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, a cura di M. Tavoni, in Id., Opere, ed. di-

retta da M. Santagata, vol. I, Mondadori, Milano , pp. -.Esopo toscano = Esopo toscano dei frati e dei mercanti trecenteschi, a cura di V. Branca,

Marsilio, Venezia .F. da Barberino Reggimento = Francesco da Barberino, Reggimento e costumi di donna,

secondo la lezione dell’antico testo a penna barberiniano, a cura di C. Baudi di Vesme,Commissione per i testi di lingua, Romagnoli, Bologna .

Faba Gemma = Faba Guido, Gemma purpurea, in Prosa Duecento, pp. -.Faba Parlamenti = Fava Guido, Parlamenti in volgare, in Castellani (), pp. -;

in altre ed. Faba.Faba Parlamenti = Parlamenta magistri Guidonis Fabe et epistole ipsius, in Prosa Duecen-

to, pp. -.Fatti Cesare = I fatti di Cesare. Testo di lingua inedito del secolo XIV, a cura di L. Bianchi,

Romagnoli, Bologna .Fatti di Enea = Guido da Pisa, I fatti d’Enea: libro secondo della Fiorita d’Italia di frate

Guido da Pisa, a cura di D. Carbone, Barbera, Firenze .Fiammetta = Boccaccio Giovanni, Elegia di Madonna Fiammetta, a cura di F. Ageno, Tal-

lone, Paris .Filocolo = Boccaccio Giovanni, Filocolo, a cura di A. E. Quaglio, in Boccaccio Opere, vol.

I, , pp. -.

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BIBLIOGRAFIA

Filostrato = Boccaccio Giovanni, Filostrato, a cura di V. Branca, in Boccaccio Opere, vol.II, , pp. -.

Fiore = Il Fiore (attribuibile a Dante Alighieri), a cura di G. Contini, Mondadori, Milano .Fiore virtù = Fiore di virtù, in Prosa Duecento, pp. -.Fioretti = I Fioretti di San Francesco, testo di lingua secondo la lezione adottata dal p. An-

tonio Cesari, casa editrice italiana di M. Guigoni, Milano .Fiori = Fiori e vita di filosafi e d’altri savi e d’imperadori, a cura di A. D’Agostino, La Nuo-

va Italia, Firenze .Flore parlare = Flore de parlare, in Prosa Duecento, pp. -.Gesta florentinorum = Gesta Florentinorum (ms. Magliab. XXV. ), in P. Santini, Quesiti

e ricerche di storiografia fiorentina, Seeber, Firenze , pp. -.Gi. Colombini Lettere = Le lettere del Beato Gio. Colombini da Siena, a cura di A. Barto-

li, Balatresi, Lucca .Gi. da Pisa Esempi = Giordano da Pisa, Esempi, in Varanini, Baldassarri (), pp. -.Gi. da Pisa Genesi = Giordano da Pisa, Prediche sul secondo capitolo del Genesi, a cura

di S. Grattarola, Istituto storico domenicano, Roma .Gi. da Pisa Prediche = Giordano da Pisa, Prediche inedite (dal ms. Laurenziano, Acquisti

e Doni ), a cura di C. Iannella, ETS, Pisa .Gi. da Pisa Quaresimale = Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino -, a cura di

C. Delcorno, Sansoni, Firenze .Giamboni Fiore = Giamboni Bono, Fiore di rettorica, a cura di G. B. Speroni, Università

degli studi, Pavia .Giamboni Libro = Giamboni Bono, Il libro de’ vizî e delle virtudi, e Il trattato di virtù e

di vizi, a cura di C. Segre, Einaudi, Torino .Giamboni Orosio = Giamboni Bono, Delle storie contra i Pagani di Paolo Orosio, a cura

di F. Tassi, Baracchi, Firenze .Giamboni Trattato = cfr. Giamboni Libro.Giamboni Vegezio = Giamboni Bono, Dell’arte della guerra di Vegezio Flavio volgarizza-

ta libri IV, a cura di F. Fontani, Marenigh, Firenze .Giamboni Volg. Tesoro = Il Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni, a

cura di L. Gaiter, voll., Romagnoli, Bologna -.Gregorio Libro de conservar = Gregorio (Mastro), Libro de conservar sanitate, a cura di

L. Tomasin, Commissione per i testi di lingua, Bologna .Grioni Santo Stady = Grioni Franceschino, La Legenda de Santo Stady, a cura di A. Mon-

teverdi, in “Studi romanzi”, XX, , pp. -.Guido da Pisa = Guido da Pisa, Fiore di Italia, a cura di L. Muzzi, Romano Turchi, Bo-

logna .Guinizzelli = Guido Guinizzelli, Rime, in Poeti Duecento, vol. II, pp. -.Guittone Canzoniere = Guittone d’Arezzo, Canzoniere. I sonetti d’amore del codice lau-

renziano, a cura di L. Leonardi, Einaudi, Torino . Guittone Lettere = Guittone d’Arezzo, Lettere, a cura di C. Margueron, Commissione per

i testi di lingua, Bologna .Guittone Rime = Le rime di Guittone d’Arezzo, a cura di F. Egidi, Laterza, Bari .Hist. Apollonii = Historia Apollonii Regis Tyri. Volgarizzamenti italiani, a cura di L. Sac-

chi, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, Firenze .If = Inferno, Dante, Commedia ed. Petrocchi.Inchiesta S. Gradale = La inchiesta del San Gradale. Volgarizzamento toscano della “Que-

ste del Saint Graal”, a cura di M. Infurna, Olschki, Firenze .Intelligenza = L’Intelligenza. Poemetto anonimo del secolo XIII, a cura di M. Berisso, Fon-

dazione Pietro Bembo/Ugo Guanda, Parma .

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Iordanes, De summa temporum vel origine actibusque gentis romanorum, a cura di Th.Mommsen, in Monumenta Germaniae Historica, Auct. Antiquissimi, V, , .

Istorietta = La Istorietta troiana, in Prosa Duecento, pp. -.L’Acerba = Stabili Francesco (Cecco d’Ascoli), L’Acerba, a cura di A. Crespi, Ed. G. Ce-

sari, Ascoli Piceno .Lancia Eneide = Compilazione della Eneide di Virgilio fatta volgare per Ser Andrea Lancia

notaro fiorentino, a cura di P. Fanfani, in “L’Etruria”, I, , pp. -, -, -, -, -, -.

Leggenda Aurea = Beato Iacopo da Varagine, Leggenda Aurea. Volgarizzamento toscano delTrecento, a cura di A. Levasti, voll., Libreria editrice fiorentina, Firenze -.

Leggenda Gianni di Procida = Andrea Cappelli, Giovanni di Procida e il Vespro siciliano,in Miscellanea di opuscoli inediti e rari dei secoli XIV e XV, vol. I, Commissione dei te-sti di lingua-UTET, Torino , pp. -.

Lettera di Giachino = Lettera di Giachino a Baldo Fini e fratelli in Firenze, in Sette lettereinedite del secolo XIV, a cura di P. Dazzi, Sodi, Firenze , pp. -.

Lettere e istruzioni = Lettere e istruzioni della prima metà del secolo XIV dettate dai Can-cellieri [di Firenze] in lingua volgare, in D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica Fio-rentina, Cappelli, Rocca San Casciano , pp. -.

Lettere Ricciardi = Lettere dei Ricciardi di Lucca ai loro compagni d’Inghilterra (-),a cura di A. Castellani, Salerno editrice, Roma .

Libro conti = Bigwood Georges, Les livres des comptes des Gallerani, a cura di A.Grunzweig, Académie Royale de Belgique, Bruxelles .

Libro della natura degli animali = Libro della natura degli animali, in Bestiari medievali, acura di L. Morini, Fondazione L. Einaudi, Torino , pp. -.

Libro dell’avere e del dare = Libro arancio DD dell’avere e del dare [di Iacopo e Bartolomeodi Caroccio degli Alberti e compagni], in Due libri mastri degli Alberti. Una grandecompagnia di Calimala -, voll., a cura di R. A. Goldthwaite, E. Settesoldi,M. Spallanzani, Cassa di risparmio di Firenze, Firenze , vol. I, pp. -.

Libro di conti di banchieri = Frammenti d’un libro di conti di banchieri fiorentini del ,in Prosa origini, pp. -.

Libro difenditore della pace = Il Libro del difenditore della pace e tranquillità volgarizzato(Marsilio da Padova, Defensor pacis, nella traduzione in volgare fiorentino del ), acura di C. Pincin, Fondazione Luigi Einaudi, Torino .

Libro Mattasalà di Spinello = Libro di Mattasalà di Spinello, a cura di A. Castellani, edi-zione a uso interno dell’OVI.

Libro segreto = Frammenti del libro segreto di Simone di Rinieri, in I Libri di commerciodei Peruzzi, a cura di A. Sapori, Treves, Milano , pp. -.

Libro segreto di Giotto = Libro segreto di Giotto di Arnoldo, in I libri di commercio dei Pe-ruzzi, a cura di A. Sapori, Treves, Milano , pp. -.

Libro Sidrach = Il Libro di Sidrach, testo inedito del secolo XIV pubblicato da Adolfo Bar-toli, Romagnoli, Bologna .

Lucano in prosa = Lucano tradotto in prosa, Riccardiano , in V. Nannucci, Manuale del-la letteratura del primo secolo della lingua italiana, vol. II, Barbera, Firenze , pp.-.

Malispini Istoria = Ricordano Malispini, Istoria fiorentina, in Prosa Duecento, pp. -.Maramauro Expositione = Maramauro Guglielmo, Expositione sopra l’Inferno di Dante

Alligieri (con l’appendice delle rime), a cura di P. G. Pisoni, S. Bellomo, Antenore,Padova .

Marchionne Cronaca = Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Ro-dolico, in Rerum Italicarum Scriptores, vol. XXX, parte I, Lapi, Città di Castello .

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BIBLIOGRAFIA

Metaura volg. = La Metaura di Aristotile. Volgarizzamento fiorentino anonimo, a cura diR. Librandi, voll., Liguori, Napoli .

Milione = Marco Polo, Il Milione. Versione toscana del Trecento, a cura di V. BertolucciPizzorusso, Adelphi, Milano .

Monaci Ernesto (), Crestomazia italiana dei primi secoli con prospetto grammaticale eglossario, nuova ed. per cura di F. Arese, Presentazione di A. Schiaffini, Società edi-trice Dante Alighieri, Roma.

Monte Andrea = Monte Andrea da Fiorenza, Le rime, a cura di F. F. Minetti, Accademiadella Crusca, Firenze .

Monte Aperto = La sconfitta di Monte Aperto, a cura di L. Spagnolo, Betti, Siena .Navigazione S. Brendano = La navigazione di San Brendano, a cura di M. A. Grignani,

Bompiani, Milano .Nov = Il Novellino, a cura di A. Conte, prefazione di C. Segre, Salerno editrice, Roma .NTF = Nuovi testi fiorentini del Dugento, a cura di A. Castellani, tomi, Sansoni, Firenze

.Oliandoli = Il più antico statuto dell’arte degli oliandoli di Firenze, in Castellani (), vol.

II, pp. -.Ordinamenti di Giustizia = Ordinamenti di Giustizia del Popolo e Comune di Firenze dal

al , in P. Emiliani-Giudici (a cura di), Storia dei Comuni italiani, vol. III, LeMonnier, Firenze , pp. -.

Ordinamenti S. Maria del Carmine = Libro degli ordinamenti della Compagnia di SantaMaria del Carmine, in TF, pp. -.

Oriani Disfatta = Oriani Alfredo, La disfatta, a cura di A. Anile, Cappelli, Bologna . Orlandi = Le rime di Guido Orlandi, a cura di V. Pollidori, in “Studi di Filologia italia-

na”, LII, , pp. -.Ottimo = L’Ottimo commento della Divina Commedia. Testo inedito d’un contemporaneo

di Dante, a cura di A. Torri, voll., Capurro, Pisa -. Ovidio Ars = P. Ovidii Nasonis Artis amatoriae libri tres, éd. par H. Bornecque, Les Bel-

les Lettres, Paris .P. da Certaldo Libro = Paolo da Certaldo, Libro di buoni costumi, a cura di A. Schiaffini,

Le Monnier, Firenze .Palamedés pisano = Anonimo, Dal Roman de Palamedés ai cantari di Febus-el-forte, a cu-

ra di A. Limentani, Commissione per i testi di lingua, Bologna , pp. -.Panziera Trattati = Panziera Ugo, Trattati, Mischomini, Firenze .Passavanti Specchio = Passavanti Iacopo, Specchio di vera penitenza, in Varanini, Baldas-

sarri (), pp. -.Passio Bartholomaei, , , , in Acta apostolorum apocrypha post Constantinum, Ti-

schendorf denuo ediderunt Ricardus Adelbertus Lipsius et Maximilianus Bonnet, I,Olms, Hildesheim .

Pd = Paradiso, cfr. Dante, Commedia ed. Petrocchi.Pegolotti Pratica = Francesco Balducci Pegolotti, La pratica della mercatura, a cura di A.

Evans, The Mediaeval Academy of America, Cambridge (MA) .Pg = Purgatorio, Dante, Commedia ed. Petrocchi.Pieri Merlino = Pieri Paulino, La storia di Merlino, a cura di M. Cursietti, Zauli, Roma .Pirandello L., Il fu Mattia Pascal = Pirandello Luigi, Il fu Mattia Pascal, in Id., Tutti i ro-

manzi, a cura di G. Macchia, vol. I, Mondadori, Milano .Pirandello Tutto per bene = Pirandello Luigi, Tutto per bene, in Id., Maschere nude, a cu-

ra di A. D’Amico, vol. II, Mondadori, Milano , pp. -.Pistole Seneca = Volgarizzamento delle Pistole di Seneca e del Trattato della Provvidenza di

Dio, a cura di G. Bottari, Tartini e Franchi, Firenze .

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SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO

Plauto, Truculentus, éd. A. Ernout, in Id., Comedies, VII, Les Belles Lettres, Paris .Poesia origini = Poesia italiana delle origini, a cura di V. Formentin, Carocci, Roma .Poeti Duecento = Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, tomi, Ricciardi, Milano-Na-

poli .Poeti giocosi = Poeti giocosi del tempo di Dante, a cura di M. Marti, Rizzoli, Milano .Poeti Sic. = I poeti della scuola siciliana, voll., vol. I, Giacomo da Lentini, a cura di R. An-

tonelli; vol. II, Poeti della corte di Federico II, a cura di C. Di Gerolamo; vol. III, Poe-ti siculo-toscani, a cura di R. Coluccia, Mondadori, Milano .

Poeti stil nuovo = Poeti del dolce stil nuovo, a cura di M. Marti, Le Monnier, Firenze .Prosa Duecento = La prosa del Duecento, a cura di C. Segre, M. Marti, Ricciardi, Milano-

Napoli .Prosa origini = La prosa italiana delle origini. Testi toscani di carattere pratico, a cura di A.

Castellani, voll., vol. I, Trascrizioni, Pàtron, Bologna , pp. -.Pucci = Pucci Antonio, Libro di varie storie, a cura di A. Varvaro, in “Atti dell’Accademia

di Scienze Lettere ed Arti di Palermo”, s. IV, vol. XVI, parte II, fasc. II, , pp. -.Pucci Centiloquio = Pucci Antonio, Il centiloquio, in Delle poesie di Antonio Pucci, voll.,

a cura di I. di San Luigi, in Delizie degli eruditi toscani, voll. III-VI, Cambiagi, Firen-ze -.

Quaderno di ricordi = Il quaderno di ricordi di messer Filippo de’ Cavalcanti, a cura di M.Vitale, in “Studi di Filologia italiana”, XXIX, , pp. -.

Questioni filosofiche = “Questioni filosofiche” in volgare mediano dei primi del Trecento, acura di F. Geymonat, Scuola normale superiore, Pisa .

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Volg. Mascalcia = La “Mascalcia” di Lorenzo Rusio nel volgarizzamento del codice Angeli-cano V.., a cura di L. Aurigemma, Edizioni dell’Orso, Alessandria .

Volgarizzamenti = Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di C. Segre, UTET, Torino.

Z. Bencivenni Paternostro = Bencivenni Zucchero, Volgarizzamento dell’Esposizione delPaternostro, a cura di L. Rigoli, Piazzini, Firenze .

Z. Bencivenni Santà = Bencivenni Zucchero, “La santà del corpo”. Volgarizzamento del“Régime du corps” di Aldobrandino da Siena (a. ) nella copia coeva di Lapo di Ne-ri Corsini (Laur. Pl. LXXIII ), a cura di R. Baldini, in “Studi di Lessicografia italia-na”, XV, , pp. -.

Z. Bencivenni Spera = Bencivenni Zucchero, Il trattato de la spera volgarizzato da ZuccheroBencivenni, a cura di G. Ronchi, Accademia della Crusca, Firenze .

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ablativo assoluto, , , ,

acciò che, causale, ; finale,

a condizione che, , -, ,

accusativo, , , ,

/complemento oggetto diretto,

– con l’infinito, , , , -, , -, -, , ,

– preposizionale,

accusativo assoluto,

adnominatio, (a)dunque, , , , , , , ,

,

adynaton,

affinché,

aggiunti liberi, -, -Aktionsart (azione verbale),

Alighieri Dante, , , , , , ,, , -, , , , , , ,, Commedia, , ,

Convivio, , , , , , , , ,, , , , , , , , -, , -, , ,

Monarchia, n Rime,

Vita nova, , , n, , , ,, -,

allocuzione, , , ,

allora, , , , , , ,

anafora (retorica),

associativa, n semianafora,

testuale, ,

Anonimo romano, , , ,

antitesi, , ,

antonimia, , , , ,

apodosi, , , ; cfr. anche condizio-nali, proposizioni

apposizione, , , , , , modale-associativa, ,

argomentale, struttura, -, -; cfr. an-che valenza

argomentazione, tecnica della, , ,

argomentativa, funzione, , -articolo, , , , , , , ,

con l’infinito, ,

asindeto, , , , , , , , ,, ,

aspetto verbale,

a ttanto (a fr. a tant), ,

atto linguistico, cfr. illocuzioneausiliare (verbo), , , -, , , ,

,

tmesi ausiliare / participio passato, ,,

avvegna che, , , , ,

avverbi (anche avverbiale sintagma), , ,, , , , , -, , , -,, , , , , , , ,

interrogativi, , -,

avverbiali, proposizioni, -, , ,,

avversative, congiunzioni, -, , , ,, ,

coordinazione, -, , , ,

relazione,

benché, , , ,

bestiario, forma del, -bi-affermativo, costrutto, -,

Indice analitico*

* Il presente indice è selettivo: si rinvia alle pagine in cui il fenomeno è definito.

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bicondizionale, costrutto, , ,

Boccaccio Giovanni, lingua di, , , , ,,

Decameron, , , n, , , ,, , , , , , , ,

Esposizioni, , nFilocolo, , , n

brevitas, ,

Cantar de meo Cid,

cataforico, nesso, , -, , , ,, , , , , , pronome, , n

causali, proposizioni, , , , -, ,, -

gerundiali,

intensificate,

interrogative,

causativa, costruzione,

causativi, verbi,

certamente,

Chanson de Roland, ,

che indeclinato, n, , , -

che relativo, , -relativo doppio, -ripetizione del, -subordinante, omissione del, -subordinazione che ... e che, -; cfr.

anche subordinazione multiplachi, -chiasmo, , , ,

cioè (ciò è) esplicativo, -circostanziali, elementi, , , , ,

con valore finale,

modalità, proposizioni, , , , , n,

climax,

colloquiale, registro, , , , , n,

come, introduttore di un’oggettiva,

di un’interrogativa indiretta,

relativo, , -, -,

come che, , ,

commentativa, funzione, , -Compagni Dino,

comparative, proposizioni, , , ,-

di analogia reale,

ipotetica,

complemento oggetto diretto, -indiretto, , , , , , , , ,

, , ,

posizione del, -completive, proposizioni, , , , ,

con l’infinito, cfr. infinitiva, proposi-zione

oggettive, ,

soggettive, -comportativo, verbo, ,

concessive, proposizioni, -

con ciò sia cosa che, causale,

concessivo, ,

concordanza dei tempi, ,

condivisione di relazioni, , , , -,n, , -, ,

condizionale, modo, cfr. verbali, modi condizionali, proposizioni (o periodo ipo-

tetico), , , , , , , , -

anankastico,

controfattuale, -, -,

controlegale, -deontico,

direttivo,

esclamativo,

fraseologico, -

imperativo, -interrogativo, -predittivo, , -, -

confrontativi, costrutti, , , , -congiuntivo, modo, cfr. verbali, modi congiunzioni

avversative, -, ,

coordinanti, -, ,

copulative, -; cfr. anche coordina-zione

coniunctio relativa, , , , , -, ,-, , , ,

connettivi, -, , , , , anaforici, ,

analitici,

avversativi, -cataforici, causali, , , ,

concessivi,

conclusivi, , ,

condizionali, -, -consecutivi, ,

coordinanti,

SINTASSI DELL’ITALIANO ANTICO