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L ’8 dicembre 2012 il Corpo Ban- distico Città di Appignano del Tronto ha festeggiato la patrona della musica con un concerto presso Anno VIII - N°1 Gratuito Impaginazione F. Albertini - e-mail: [email protected] N°87 Centro Studi “Francesco d’Appignano” An VIII N°1 Gratuito An VIII N°1 Gratuit Im gi zi F. Alb tini ail: rt Im gi zi F. Alb tini ail: rt aperta gennaio 2013 Lunario: - A gennaio, metà cascina e metà granaio. - Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe. Relato: - Essere superstiziosi è da igno- ranti, ma non esserlo porta male. (E. De Filippo) - Siate sempre in guerra con i vostri vizi, in pace con i vostri vicini, e fate sì che ogni anno vi scopra persone migliori. (B.Franklin) Locuzioni imprecative ed augurali: - Chё tё pozza pёgghjià nu rёsёrragghjiё. (Che ti venga la paralisi della bocca.) Proverbi: - Majё uazza ha mёnatё li fuòscё. (La guazza non ha mai dato ori- gine a un fosso. Il significato appare ovvio:con piccoli mezzi non si possono fare grandi cose. Il detto si scaglia ironicamente contro chi ha progetti ambizio- si, sproporzionati alle proprie possibilità. Modi di dire caratteristici: - Uannё ‘u vi ‘u mёna purё ‘i spì. (Quest’anno il vino lo produ- cono anche gli spini. La frase molto espressiva e intensa, ri- corre negli anni di abbondanza, quando i vigneti sono stracarichi di uva). Mettere la mano sul fuoco: Cioè af- fermare una cosa con si- curezza. L’imma- gine ha un origi- ne sto- rica: l’antica usanza giuridica della prova del fuoco. La mano dell’accusato veniva posta su una fiamma o su un ferro ar- roventato, se rimaneva illesa o guariva presto, significava che questo era innocente. Continua a pagina 3 di Arsenio Sermarini Continua a pagina 3 DALLA POVERTA’... ALLA MISERIA un uomo della chiesa Continua da pag. 3 UN UOMO DELLA CHIESA “A peste, fame et bello, libera nos, Domine. Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, o Signore, liberaci.” È una delle invocazioni recitata o cantata nella suggestiva litur- gia delle Rogazioni nella ricorrenza della festa di San Marco di un tempo. In verità al primo flagello la scienza ha L a recente morte dell’eminente Cardi- nale Carlo M. Martini e la sua inuma- zione nel Duomo di Milano mi hanno MUSICA: lasciamola parlare ! un pomeriggio “dalla parte dell’ascoltatore” a cura di LUIGI LIVI Domenica 27 gennaio 2013 dalle ore 15.30 PALAZZO COMUNALE di Appignano del Tronto Sala di aggregazione Giovanile Vedi locandina allegata di Emidio Santoni Continua a pagina 2 nario: LA SAGGIA VOCE DELLA TRADIZIONE LA SAGGIA VOCE DELLA TRADIZIONE a pagina 4 Rubrica a cura di Marino Stipa pag. 4 Centro Studi “Francesco d’Appignano” aperta Nevica: l’aria brulica di bianco; la terra è bianca, neve sopra neve; gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco, cade del bianco con un tonfo lieve. E le ventate soffiano di schianto e per le vie mulina la bufera; passano bimbi; un balbettio di pianto; passa una madre; passa una preghiera! Poesia del Mese (Giovanni Pascoli: San Mauro di Romagna 1855 - Bologna 1912) d d d i i i i i i i Innarё, Innarielli, so crёsciute puorchё, pecura e agnielli e tu niè statё buonё a fà nё cò dё nevё. Fёbbrarё , fratielli miè, prestёmё tre dì chё stà vёcchietta la vogghjiё fa pёntì. Fecё tanta dё chella nevё, chё s’è muortё pecura, puor- ci e agnielli e la vecchia prёsёntuòsa è rёmasta senza còsa. L’Angolo di Caterina: L’Angolo di Caterina: filastrocche stornelli fiabe I giorni della merla nella tradizione appignanese. L’Angolo di Caterina: L’Angolo di Caterina: filastrocche - stornelli - fiabe a pagina 4 Rubrica a cura di Marino Stipa Rubrica a cura di Caterina Corradetti a pagina 4 Uccisione di un’asina a Poggio di Bretta REMBRANDT: BALAAM E LASINA L a gita organizzata da RiAppignano il 5 gennaio per visitare la Mostra su Picasso è stata un successo che speriamo convinca le associazioni di RiAppignano a proporre altre iniziative simili. Voglio ringraziare: le persone che hanno partecipato, Gilberta Travaglini per l’orga- nizzazione perfetta, ha prenotato anche il sole e a Milano non è certo facile e Chiara Stipa che ha illustrato con chiarezza e sintesi l’opera di Picasso e ci ha permesso di entra- re alla mostra con qualche strumento critico in più. Domenico Priori Giovanni Allevi ad Appignano del Tronto denze ma non poté eliminarle comple- tamente tant’è che queste ripresero vigore con il nome di Mo- notelismo. Questa nuova situazione fu intuita dall’Ar- civescovo milanese che, seppur dotato di grande pietà ma forte della sua dottrina, pas- sò all’azione. Prima scrisse un libro sull’ar- gomento, quindi nel 679 radunò in Milano i Vescovi suffraganei (Vescovi sottoposti al Metropolita) per discutere e smascherare la nuova insidiosa eresia. A conclusione di tale concilio fu redatta una lettera da par- te del Diacono Damiano, successivamente Vescovo di Pavia, ed inviata all’Imperato- re Costantino IV che, già informato della situazione , aveva proposto alla S. Sede di radunare a Costantinopoli il sesto Concilio Ecumenico per porre termine anche alle di- scordie suscitate dagli errori dei Monoteliti. Il 27 Marzo del 680, Papa Agatone aprì un grande Sinodo a cui parteciparono i Vesco- vi dell’Occidente; anche Mansueto con i suoi suffraganei vi intervenne. Con la sua personalità battagliera, intran- sigente ed inflessibile sostenne la dottrina rigidamente cattolica conquistando così la fama di cristiano integerrimo e di pastore vigilantissimo. Non poté partecipare al Concilio Ecumeni- co di Costantinopoli (680-681) poiché mori dopo il Concilio di Roma nel quale, come sopra accennato, agi così efficacemente tanto da convincere i suoi pari per la condanna dell’ errore monotelita. La festa di S. Mansueto si celebra il 19 Fabbraio mentre nella liturgia ambro- siana il 2 Settembre poiché la prima data potrebbe cadere in Quaresima quando cioè nel milanese non si cele- brano feste dei Santi. Egli è Patrono di Monsuè (Treviso). Bibliografia, -Vescovi ed Arcivescovi di Milano, E. Cozzani - Gli antichi Vescovi d’Italia, Fedele Savio - Cataloghi e Biografie dei Vescovi di Milano, Enrico Cattaneo - Dizionario della Chiesa Ambrosiana, scheda di Angelo Majo - Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca in Italia - Cronotassi dei Vescovi e degli Arcivescovi di Milano, An- tonio Rimoldi - Archiepiscoporum Mediolanensis, Series Historico-Chro- nologico - De Gente Sabella, Enrico Celani …aperto al perdono ma duro con chi minava le fondamenta del Cristianesimo di Francesco Picotti Savelli f f f f r ronte di una piccola offerta f f f f f f f f r r r ronte di una piccola offerta a a a a U U U U U U U U U Un ringraziamento particolare a color ro o o o o o o o o o c c c c c c c c c c ch h h h h h h h h h e e e e e e e c c c c c c i i i i i i s s s s s s o o o o o o s s s s s s t t t t t t e e e e e e n n n n n n g g g g g g o o o o o o n n n n n n o o o o o o . . . L L L L L L a a a a a a R R R R R R e e e e e e d d d d d d a a a a a a z z z z z z i i i i i i o o o o o o n n n n n n n e e e e e e e e AFFRETTATEVI!!! P I C A S S O Personё, cosё e limanё a piezzё missё a casaccё llà miezzё senza nu sensё, da nu mattё o nu mbriachё sembra fattё ma, sё tё firmё a guardà stì quadrё ncasnatё tantё tё dicё e tantё tё fa pёnsà P I C A S S O ...da un anonimo appignanese a pagina 4 Da oggi, “ ApertaMente”, il giornalino a cura del “Centro Studi Francesco d’Appignano” è online, potete leggerlo e scaricarlo direttamente (a colori) dal sito del Comune di Appignano... Sono presenti tutti i numeri dal 2011 http://www.comune.appignanodeltronto.ap.it/page/144/apertamente.html

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L’8 dicembre 2012 il Corpo Ban-distico Città di Appignano del Tronto ha festeggiato la patrona

della musica con un concerto presso

Anno VIII - N°1 Gratuito Impaginazione F. Albertini - e-mail: [email protected] N°87

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C e n t r o S t u d i “Francesco d’Appignano”

An VIII N°1 GratuitoAn VIII N°1 Gratuito Im gi zi F. Alb tini ail: rtIm gi zi F. Alb tini ail: rt

apertagennaio 2013Lunario:- A gennaio, metà cascina e metà granaio.- Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe.

Relato:- Essere superstiziosi è da igno-ranti, ma non esserlo porta male. (E. De Filippo)- Siate sempre in guerra con i vostri vizi, in pace con i vostri vicini, e fate sì che ogni anno vi scopra persone migliori. (B.Franklin)

Locuzioni imprecative ed augurali:- Chё tё pozza pёgghjià nu rёsёrragghjiё. (Che ti venga la paralisi della bocca.)

Proverbi:- Majё uazza ha mёnatё li fuòscё.(La guazza non ha mai dato ori-gine a un fosso. Il signifi cato appare ovvio:con piccoli mezzi non si possono fare grandi cose.Il detto si scaglia ironicamente contro chi ha progetti ambizio-si, sproporzionati alle proprie possibilità.

Modi di dire caratteristici:- Uannё ‘u vi ‘u mёna purё ‘i spì.(Quest’anno il vino lo produ-cono anche gli spini. La frase molto espressiva e intensa, ri-corre negli anni di abbondanza, quando i vigneti sono stracarichi di uva).

Mettere la mano sul fuoco:Cioè af-f e r mare una cosa con si-curezza. L’imma-gine ha un origi-ne sto-rica: l’antica usanza giuridica della prova del fuoco. La mano dell’accusato veniva posta su una fi amma o su un ferro ar-roventato, se rimaneva illesa o guariva presto, signifi cava che questo era innocente.

Continua a pagina 3

di Arsenio Sermarini

Continua a pagina 3

DALLA POVERTA’...

ALLA MISERIA

un uomo della chiesaContinua da pag. 3

UN UOMO DELLA CHIESA

“Apeste, fame et bello, libera nos, Domine. Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, o Signore, liberaci.”È una delle invocazioni recitata o cantata nella suggestiva litur-

gia delle Rogazioni nella ricorrenza della festa di San Marco di un tempo.In verità al primo fl agello la scienza ha

La recente morte dell’eminente Cardi-nale Carlo M. Martini e la sua inuma-zione nel Duomo di Milano mi hanno

MUSICA: lasciamola parlare !un pomeriggio “dalla parte

dell’ascoltatore” a cura di LUIGI LIVI

Domenica 27 gennaio 2013 dalle ore 15.30

PALAZZO COMUNALE di Appignano del Tronto

Sala di aggregazione GiovanileVedi locandina allegata

di Emidio Santoni

Continua a pagina 2

nario:

LA SAGGIA VOCE

DELLA TRADIZIONE

LA SAGGIA

VOCE DELLA

TRADIZIONE

a pagina 4Rubrica a cura di Marino Stipa

pag. 4 C e n t r o S t u d i “Francesco d’Appignano”

aperta

Nevica: l’aria brulica di bianco;

la terra è bianca, neve sopra neve;

gemono gli olmi a un lungo mugghio

stanco,

cade del bianco con un tonfo lieve.

E le ventate soffi ano di schianto

e per le vie mulina la bufera;

passano bimbi; un balbettio di pianto;

passa una madre; passa una

preghiera!

Poesia del Mese(Giovanni Pascoli: San Mauro di Romagna 1855 - Bologna 1912)

d d d d di i i i i i i

Innarё, Innarielli, so crёsciute

puorchё, pecura e agnielli e tu

niè statё buonё a fà nё cò dё

nevё.

Fёbbrarё , fratielli miè,

prestёmё tre dì chё stà

vёcchietta la vogghjiё fa pёntì.

Fecё tanta dё chella nevё,

chё s’è muortё pecura, puor-

ci e agnielli e la vecchia

prёsёntuòsa è rёmasta senza

còsa.

L’Angolo di Caterina:L’Angolo di Caterina:filastrocche stornelli fiabeI giorni della merla nella

tradizione appignanese.

L’Angolo di Caterina:L’Angolo di Caterina:filastrocche - stornelli - fiabe

a pagina 4Rubrica a cura di Marino Stipa

Rubrica a cura di Caterina Corradetti a pagina 4

Uccisione di un’asina a Poggio di Bretta

REMBRANDT: BALAAM E L’ASINA

La gita organizzata da RiAppignano il 5 gennaio per visitare la Mostra su Picasso

è stata un successo che speriamo convinca le associazioni di RiAppignano a proporre altre iniziative simili.Voglio ringraziare: le persone che hanno partecipato, Gilberta Travaglini per l’orga-nizzazione perfetta, ha prenotato anche il sole e a Milano non è certo facile e Chiara Stipa che ha illustrato con chiarezza e sintesi l’opera di Picasso e ci ha permesso di entra-re alla mostra con qualche strumentocritico in più. Domenico Priori

Giovanni Allevi ad Appignano del Tronto

denze ma non poté eliminarle comple-tamente tant’è che

queste ripresero vigore con il nome di Mo-notelismo.Questa nuova situazione fu intuita dall’Ar-civescovo milanese che, seppur dotato di grande pietà ma forte della sua dottrina, pas-sò all’azione. Prima scrisse un libro sull’ar-gomento, quindi nel 679 radunò in Milano i Vescovi suffraganei (Vescovi sottoposti al Metropolita) per discutere e smascherare la nuova insidiosa eresia. A conclusione di tale concilio fu redatta una lettera da par-te del Diacono Damiano, successivamente Vescovo di Pavia, ed inviata all’Imperato-re Costantino IV che, già informato della situazione , aveva proposto alla S. Sede di radunare a Costantinopoli il sesto Concilio Ecumenico per porre termine anche alle di-scordie suscitate dagli errori dei Monoteliti.Il 27 Marzo del 680, Papa Agatone aprì un grande Sinodo a cui parteciparono i Vesco-vi dell’Occidente; anche Mansueto con i suoi suffraganei vi intervenne.Con la sua personalità battagliera, intran-sigente ed infl essibile sostenne la dottrina rigidamente cattolica conquistando così la fama di cristiano integerrimo e di pastore vigilantissimo.Non poté partecipare al Concilio Ecumeni-co di Costantinopoli (680-681) poiché mori dopo il Concilio di Roma nel quale, come

sopra accennato, agi così effi cacemente tanto da convincere i suoi pari per la condanna dell’ errore monotelita.La festa di S. Mansueto si celebra il 19 Fabbraio mentre nella liturgia ambro-siana il 2 Settembre poiché la prima data potrebbe cadere in Quaresima quando cioè nel milanese non si cele-brano feste dei Santi. Egli è Patrono di Monsuè (Treviso).

Bibliografi a,-Vescovi ed Arcivescovi di Milano, E. Cozzani- Gli antichi Vescovi d’Italia, Fedele Savio - Cataloghi e Biografi e dei Vescovi di Milano, Enrico Cattaneo- Dizionario della Chiesa Ambrosiana, scheda di Angelo Majo- Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca in Italia- Cronotassi dei Vescovi e degli Arcivescovi di Milano, An-tonio Rimoldi- Archiepiscoporum Mediolanensis, Series Historico-Chro-nologico- De Gente Sabella, Enrico Celani

…aperto al perdono ma duro con chi minava le fondamenta del Cristianesimo

di Francesco Picotti Savelli

ffffrrronte di una piccola offertafffffffffrrrronte di una piccola offertaaaaaUUUUUUUUUUUn ringraziamento particolare a colorroooooooooo ccccccccccchhhhhhhhhhheeeeeeee ccccccciiiiiii sssssssooooooosssssssttttttteeeeeeennnnnnngggggggggggggooooooonnnnnnnooooooo.... LLLLLLLaaaaaaa RRRRRRReeeeeeedddddddaaaaaaazzzzzzziiiiiiiooooooonnnnnnnneeeeeeeee

AFFRETTATEVI!!!

PICASSOPersonё, cosё e limanё a piezzё

missё a casaccё llà miezzёsenza nu sensё, da nu mattёo nu mbriachё sembra fattёma, sё tё fi rmё a guardà

stì quadrё ncasnatёtantё tё dicё e tantё tё fa pёnsà

PICASSO...da un anonimo appignanese

a pagina 4

Da oggi, “ApertaMente”, il giornalino a cura del “Centro Studi Francesco d’Appignano” è online, potete leggerlo e scaricarlo direttamente (a colori) dal sito del Comune di Appignano... Sono presenti tutti i numeri dal 2011

http://www.comune.appignanodeltronto.ap.it/page/144/apertamente.html

1544: UCCISIONE DI UN’ASINA...Continua da pag. 1

L’UMILTA’ DEL GRANDE

Continua da pag. 1

Continua a pagina 4

trovato effi ca-ci rimedi; per la

fame, purtroppo, l’egoismo umano continua a rinviare i tempi di solu-zione, a inventare scuse, a escogitare assurde diffi coltà; per la guerra l’in-telligenza umana registra giornalieri fallimenti. Si continua a morire per assurde contese di confi ne, per fana-tismo religioso, per odi razziali e acca-parramento di materie prime.Si propone in lettura una gustosa ma nello stesso tempo drammatica vicenda, all’interno di una guerra. A rimetterci la pelle è una povera asina con, però, amare conseguenze per gli uomini.Ecco in rapida sintesi gli avvenimen-ti di contorno, quelli della storia uf-fi ciale. Siamo nel secolo XVI (1500), la Francia e l’immenso Impero tede-sco di Carlo V (Germania, Spagna, Olanda ecc..) gestiscono i loro con-trasti, danno sfogo alla loro rivalità principalmente in Italia in quanto alla superiorità culturale dell’Italia (Uma-nesimo e Rinascimento) non fanno riscontro né forza militare, né com-pattezza morale.I Governanti – Principi italiani sono presi entro l’ingranaggio di queste due potenze (Francia e Germania) tanto più grandi di esse e anche quelli che gri-dano “fuori i barbari” non pos-sono far altro, per combattere gli stranieri, che allearsi ad altri stranieri. In queste distruttive guerre la Francia mise in campo un singolare condottiero, Odet De Foix visconte di Lautrec. Costui venne in Italia e dopo conquiste e saccheggi si diresse nel Meridione dove pose l’asse-dio a Napoli; qui morì di peste nell’agosto 1528.L’episodio che riportiamo si riferisce proprio alla discesa di Lautrec (nel testo Autrecho). I soldati del generale passarono dalle nostre parti regalandoci uccisioni, stragi e la …peste.

“Nel nome di Dio. Amen.Nell’anno del Signore 1544, al tem-po del Santissimo in Cristo, Padre e Signore, Signor Paolo terzo per di-vina provvidenza Papa, 24 gennaio.Giorgio di Francesco Salvioli, so-prannominato Freza, del castello di Appi-gnano Stato di Ascoli, presentatosi davan-ti al venerabile frate Fra Battista di Piero Mattoni del castello predetto e a me notaio e ai testimoni infrascritti, dopo essere venuto a conoscenza che era stata presentata una minaccia di scomunica da parte del Signor

Giovanni di Lorenzo vicario del vescovo di Ascoli, su richiesta di Gagliotto di Silvestro Mignotti dello stesso castello di Appignano di questo tenore: Se qualcuno sapesse o avesse notizie che era stata uccisa un’asina di Gagliotto da sol-dati francesi doveva presentarsi e confessa-re quello che sapeva. Giorgio di Francesco Salvioli temendo la scomunica e volendo evitarla, utilmente dis-se di sapere ciò intorno alla richiesta contenuta nella scomunica: Io me ricordo che alla venuta de Monsignor dellu Autrecho cum lu ecsercito franciese, Gagliotto Mignotto, Perozzo de Da-miuccio, io cum più altri di Apponiano fugien-do de Apponiano et andando verso Ascoli per la via de pogio de Brecta et arrivati lì appresso alla ecclesia de Santa Maria del Pogio fummo sopraggiunti da li soldati de l’Autrecho così noi fuggimmo; ci fu forza lassar le bestie et quando fu passati detti soldati noi retornamo per dicte bestie et trovamo l’asina de Gagliot-

to esserle tagliati da dicti soldati le gambe et iacere morta in terra: appresso dicta ecclesia et la strada pubblica et allora dicto Gagliotto disse a noi ditcta asina essere de Pier Santo de Ioanne Grasso d’Ascoli che teneva in affi tto ad uso d’arte. Interrogato sulla sua conoscenza

la chiesa par-rocchiale di San Giovanni Batti-

sta ad Appignano del Tronto. Dovrei mettermi a descrivere il concerto e come è andata, ma penso che questa volta ci sia qualcosa di più importan-te da descrivere. In questo meraviglioso giorno è accaduta una cosa ancora più mera-vigliosa Giovanni Allevi, il M° Gio-vanni Allevi, ha condiviso con noi la serata, ma questa volta non per suo-nare ma per portare una sua testimo-nianza.Il concerto lo abbiamo dedicato ad un nostro compianto musicante che proprio quest’anno ci ha lasciato per miglior vita, Emidio Falciani.Il mio amico Giovanni Allevi, sa-puto della cosa tramite suo padre il M° Nazzareno Allevi, mi ha chiesto, solo due giorni prima, se poteva es-sere presente quella sera perché vole-va anche lui ricordare questo nostro musicante che è stato anche un suo carissimo amico.Mi sono sentito in dovere di infor-mare i musicanti ed il sindaco del mio paese, ma comunque tutti erano increduli che la cosa potesse accade-re e questo fi no alla sera del concerto quando hanno visto che in Chiesa c’era veramente Giovanni Allevi.Nonostante l’amicizia che ci lega,

non potevo credere che il grande pia-nista potesse venire in questo piccolo paese solo per dare un saluto ad una persona scomparsa che, per la collet-tività nazionale, non era nessuno. Ed invece questo è avvenuto.Dopo la celebrazione della santa Messa che ha preceduto il concerto, il parroco Don Armeno Antonini ha presentato Allevi il quale accolto da un grande applauso si è recato all’ambone e salutando i presenti ha spiegato il motivo per cui era venu-to ad Appignano; ha ricordato il suo amico, il nostro amico, l’amico della musica Emidio Falciani detto “Mid-

dio”, dicendo testualmente:

“Un genio, nel senso platonico del termine. Un Dymon, uno spi-ritello, votato alla musica. Questo mi viene in men-te quando penso a Middio. Avrebbe potuto essere una perso-

na come tante e invece attraverso un timpano, un rullante e una cassa, ha diffuso attorno a sé un’energia conta-giosa, che ha travolto allegramente la sua stessa esistenza. Il più amato e conosciuto tra i percus-sionisti, il più conteso tra le bande! Ha anche inventato uno stile personale diffi cilmente imitabile, come Michael Jackson.Faceva roteare in aria le bacchette pri-ma di sferrare il colpo sul tamburo, in un gesto spettacolare che però aveva il suo perché. Middio aveva capito che la musica è corporeità in movimento, che il ritmo non è soltanto un metronomo che porta il tempo, ma è una pulsazione generata da muscoli, tendini, cuore, da un’anima che vive e si muove. Ora che ci penso, parlava sempre con dolcezza delle sue creaturine terrestri preferite, le “ciammariche”, e si illu-minava quando volgeva gli occhi lassù, tra le mille scintille dei fuochi d’artifi -cio, l’altro suo grande amore.

Un’anima mu-sicale divisa tra terra e cielo: un genio! Ed io ho avuto la fortuna di cono-scerlo. Ci siamo fatti anche una chiacchierata nel letto d’ospeda-le qualche mese fa. Mi chiese “Giovanní, che va’ facenne?” Io stavo fi nendo di scrivere un con-

certo per violino e orchestra, ma lì per lì, per pudore davanti un grande, mini-mizzai, e mi ripromisi di farglielo ascol-tare quanto prima. Beh, Middio, eccolo, so che ora lo ascolterai. Ti annoio solo col primo movimento, quello ritmico, sapendo che apprezzerai. Prima di diri-gerlo, chiedo sempre ai professori d’or-chestra, di muoversi a ritmo di quelle note, come il grande maestro Middio da Appignano insegna!”

Giovanni AlleviDopo queste parole ci siamo messi all’ascolto del brano tramite un cd. Do-podichè anziché andarsene, Giovanni Allevi, è voluto rimanere per ascoltare il concerto della nostra banda.

ODET DE FOIX VISCONTE DI LAUTREC

C e n t r o S t u d i “Francesco d’Appignano”

apertaC e n t r o S t u d i

“Francesco d’Appignano”

apertapag. 2 pag. 3disse che sapeva queste cose per averle vi-ste, udite e per essere presente. Perozzo di Antonio Damiuccio altro

teste presenta-tosi come sopra e temendo la scomunica disse di sapere soltan-to questo: nui d ’A ppon i an o avendo subspi-tione [sospetto] de lu exercito franciese quan-do fu la venuta de lo Autrecho et andamo, io, Gagliotto de Mi-gnotti, Giorgio

de Freza et multi altri per subspitione de dicti soldati verso Ascoli et quando arri-vammo alla ecclesia de Santa Maria de lo Podio furono sopraggiunti li detti solda-ti francesi e ce fu forza lassar le bestie et fuggire. Passati li dicti soldati nui retur-nammo per le bestie e arrivati lì trovam-mo l’asina de Gagliotto esserle tagliate le gambe et iacere morta in terra. Gagliotto disse che dicta asina la teneva in affi tto da Pier Sancto de Ioanne Grasso da Ascoli.Interrogato circa il luogo, disse: vicino alla ecclesia de Santa Maria de lu Podio de Brecta; interrogato sul tempo, disse: nell’anno 1528 alla venuta dei Franciesi. Rogato nel palazzo comunale del castello di Appignano.”

Un episodio del genere, oggi, indu-ce al sorriso, ma a renderlo partico-larmente penoso, doloroso basterà rifl ettere che cavalli, asini, muli e buoi erano i soli ad aiutare l’uomo nella quotidiana fatica e perciò co-stavano; in secondo luogo, l’asina in questione era stata presa in affi tto dalla ricchissima e nobile famiglia Grassi di Ascoli. Ora come pote-va un povero contadino sdebitarsi per restituirla; per lui si prospetta-va una caduta dalla povertà ad una maggiore miseria. La vicenda mi riporta ad una lettura scolastica, al romanzo: “I Malavoglia” di Gio-vanni Verga. La famiglia “Toscano – Malavoglia”, protagonista della vicenda narrata, prende a creden-za una partita di lupini perduti poi irreparabilmente in un drammatico naufragio. Da qui la necessità di sal-dare il debito con tutte le sofferte complicazioni.Così per il povero Gagliotto: quanti guai, quante spiacevoli conseguen-ze saranno sopraggiunti per l’asino ucciso dai Francesi.

fatto ricordare che presso la Cattedrale ripo-

sano la reliquie di un illustre personag-gio appartenuto a quella Gente romana di cui porto il nome di Famiglia.Si tratta dell’Arcivescovo S. Mansueto Savelli reggente dell’Arcidiocesi dal 676 al 685.Figlio del Cavaliere romano Giovan-ni, vissuto attorno il 632, era fratello di S. Benedetto II Vescovo di Roma / Papa nel 684-685 e cugino di Gregorio II anch’egli Vescovo di Roma / Papa nel 715-731 (di questi ultimi ne parla

Bartolomeo Sacchi, detto Platina n. 1421 m. 1481, Prefetto della Biblioteca Vaticana).Alla sua morte, la sal-ma di Mansueto fu se-polta in S.Ambrogio, quindi, per volontà del Cardinale Borromeo venne trasferita nella basilica di S.Stefano e

fi nalmente il suo peregrinare terminò nel 1987 in Duomo presso l’altare di Pio IV. Questo Arcivescovo, come qualcuno scrive, “faceva onore al suo nome quando si trattava di peccatori dalla volontà debole o dalla mente vacillante. Ma contro l’insidioso ed insinuante <<errore>> fu il contrario di mansueto”.Il suo nome è legato a quello di una eresia conosciuta come Eresia Monote-lita che all’epoca nella Chiesa suscitava aspre controversie.Già nel V secolo esistevano tendenze ereticali (contrastanti con le opinioni dei Padri della Chiesa) dei Monofi si-ti, che non riconoscevano Gesù come vero Uomo e vero Dio; in altri termini, tali eretici volevano fare di Gesù o un solo Uomo o un solo Dio.La Chiesa riuscì a smorzare tali ten-

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Perdonate la mia presunzione ma pen-so che nessun VIP si sarebbe sognato di venire in un piccolo paese di appena 2000 persone ad un concerto di una piccola banda solo ed esclusivamente per salutare una persona “qualunque”.Al mio amico Giovanni posso solo dire: “GRAZIE Giovanni. Con la tua presenza ed il tuo gesto hai fatto a me personalmente, alla banda ed al paese di Appignano del Tronto un grande re-galo che non dimenticheremo mai. Che eri un grande della musica tutti lo san-no ma devono sapere che lo sei ancora di più come persona; questo è quello che conta di più nella vita.”

un uomo della chiesaContinua da pag. 1