française de Rome - Moyen Âge Mélanges de l’École · storico propone un ulteriore modello...

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Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge 127-1 (2015) Donne di Pietra. Immagini, vicende, protagoniste delle sepolture romane del Rinascimento: una ricerca in corso - Varia - Ateliers doctoraux - Regards croisés ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Stefano G. Magni Politica degli approvvigionamenti e controllo del commercio dei cereali nell’Italia dei comuni nel XIII e XIV secolo : alcune questioni preliminari ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Avertissement Le contenu de ce site relève de la législation française sur la propriété intellectuelle et est la propriété exclusive de l'éditeur. Les œuvres figurant sur ce site peuvent être consultées et reproduites sur un support papier ou numérique sous réserve qu'elles soient strictement réservées à un usage soit personnel, soit scientifique ou pédagogique excluant toute exploitation commerciale. La reproduction devra obligatoirement mentionner l'éditeur, le nom de la revue, l'auteur et la référence du document. Toute autre reproduction est interdite sauf accord préalable de l'éditeur, en dehors des cas prévus par la législation en vigueur en France. Revues.org est un portail de revues en sciences humaines et sociales développé par le Cléo, Centre pour l'édition électronique ouverte (CNRS, EHESS, UP, UAPV). ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Référence électronique Stefano G. Magni, « Politica degli approvvigionamenti e controllo del commercio dei cereali nell’Italia dei comuni nel XIII e XIV secolo : alcune questioni preliminari », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 09 février 2015, consulté le 26 février 2015. URL : http://mefrm.revues.org/2473 Éditeur : École française de Rome http://mefrm.revues.org http://www.revues.org Document accessible en ligne sur : http://mefrm.revues.org/2473 Document généré automatiquement le 26 février 2015. © École française de Rome

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Mélanges de l’Écolefrançaise de Rome - MoyenÂge127-1  (2015)Donne di Pietra. Immagini, vicende, protagoniste delle sepolture romane delRinascimento: una ricerca in corso - Varia - Ateliers doctoraux - Regards croisés

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Stefano G. Magni

Politica degli approvvigionamenti econtrollo del commercio dei cerealinell’Italia dei comuni nel XIII e XIVsecolo : alcune questioni preliminari................................................................................................................................................................................................................................................................................................

AvertissementLe contenu de ce site relève de la législation française sur la propriété intellectuelle et est la propriété exclusive del'éditeur.Les œuvres figurant sur ce site peuvent être consultées et reproduites sur un support papier ou numérique sousréserve qu'elles soient strictement réservées à un usage soit personnel, soit scientifique ou pédagogique excluanttoute exploitation commerciale. La reproduction devra obligatoirement mentionner l'éditeur, le nom de la revue,l'auteur et la référence du document.Toute autre reproduction est interdite sauf accord préalable de l'éditeur, en dehors des cas prévus par la législationen vigueur en France.

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Référence électroniqueStefano G. Magni, « Politica degli approvvigionamenti e controllo del commercio dei cereali nell’Italia dei comuninel XIII e XIV secolo : alcune questioni preliminari », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge [En ligne],127-1 | 2015, mis en ligne le 09 février 2015, consulté le 26 février 2015. URL : http://mefrm.revues.org/2473

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Politica degli approvvigionamenti e controllo del commercio dei cereali nell’Italia dei c (...) 2

Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, 127-1 | 2015

Stefano G. Magni

Politica degli approvvigionamenti econtrollo del commercio dei cerealinell’Italia dei comuni nel XIII e XIV secolo :alcune questioni preliminari

1 Nella storia delle città italiane la questione dell’approvvigionamento cerealicolo rappresentaun tema classico ma al contempo complesso, posto ad un incrocio problematico tra vicendapolitica, economica, della società, della mentalità e della cultura materiale, innervato datensioni che alimentano costantemente il dibattito sulle peculiarità economiche dell’Italia deicomuni1.

2 Le politiche cittadine di gestione della circolazione e distribuzione dei cereali, messe in attodai comuni italiani nel Due e nel Trecento, sono uno dei punti originari di quelle istituzioni« annonarie » di Antico Regime da cui prende forma il funzionamento del commercio deibeni agricoli nell’Italia moderna fino almeno al XVIII secolo. La creazione di istituzioniresponsabili per gli approvvigionamenti cerealicoli è uno degli strumenti con i quali, a partiredall’ultimo quarto del XIII secolo, i comuni italiani affrontano nuove condizioni dell’economiache segnano una fase critica della congiuntura trecentesca. Il momento di crisi rende i centriurbani più vulnerabili alle carestie e per questo i comuni, dalla fine del Duecento, si dotanodiffusamente di magistrature responsabili di agire sul mercato del grano cittadino, assicurandoche l’offerta di cereali fosse adeguata alla volontà politica dei governi urbani.

3 La questione rimane uno degli aspetti fondamentali per chi voglia indagare l’attività deicomuni italiani e più in generale dei poteri pubblici tra i secoli XIII e XV : ciò nonostante,negli ultimi venti anni il tema è stato poco dibattuto dalla storiografia comunalistica e solodi recente, a fronte di nuove interpretazioni della congiuntura del Trecento, la discussione haposto nuovamente l’accento sul problema, ispirando nuove possibilità di indagine2.

4 L’ipotesi più recente sul funzionamento delle istituzioni ‘annonarie’ è quella di StephanEpstein, risalente a più di dieci anni fa. L’autore ha proposto un’interpretazione del ruolosvolto da questi istituti nel quadro dell’economia e della politica italiana in età preindustriale,insieme ad una descrizione sintetica delle loro forme più evidenti e significative. Lo storico hamaturato la sua interpretazione valutando le vicende della storia dell’economia e del dominatoregionale delle città italiane centro-settentrionali nel XIV e XV secolo. In questo periodo,una competizione maggiore fra le città fece sorgere delle gerarchie urbane più nettamentedefinite. Tale risoluzione in senso gerarchico della competizione tra poteri pubblici, che segnatutto il periodo dell’espansione del pieno medioevo, avrebbe aperto la strada alla crescita delruolo istituzionale degli stati territoriali nell’economia preindustrial3. Per lo storico, infatti,la centralizzazione politica ed il consolidamento del potere delle città avrebbero creatocondizioni economiche favorevoli all’abbassamento dei costi di transazione interni e allacreazione di un retroterra istituzionale utile alla crescita di reti commerciali più integrate edefficienti4.

5 All’interno di questo modello, il ruolo più importante nella regolamentazione e nel controllodei mercati nel periodo pre-moderno è svolto dalle istituzioni per gli approvvigionamenti,di cui lo studioso riconosce due tipologie maggioritarie. Il primo tipo vede il comune agiresulla circolazione attraverso acquisti mirati di grano con l’obiettivo di stoccare il cereale,controllare l’andamento dei prezzi e dunque soddisfare quanto più possibile la domanda diparte della popolazione cittadina in tempi di crisi. Per Epstein questa prima tipologia presentapoche differenze tra le diverse manifestazioni istituzionali in Europa. Il secondo tipo inveceè rappresentato dall’insieme di costrizioni e indirizzamenti nei riguardi della circolazione deibeni agricoli, caratterizzato da divieti all’esportazione e relativi premi sulle importazioni : èquesta seconda tipologia che viene aspramente criticata nel Settecento dai « riformatori »5.

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Lo storico ha notato come vi siano differenze a livello continentale riguardo il secondo tipoe si registrino casi, come la Sicilia tardo trecentesca o l’Inghilterra sei-settecentesca, in cui ilpotere pubblico opta per uno scarso controllo della circolazione dei cereali6. Secondo l’autore,la scelta del regime di scambio da parte dei poteri pubblici in epoca pre-industriale, piùche da motivazioni legate alla tecnologia agricola o commerciale, era dettata da circostanzepolitiche e proprio il controllo del commercio dei cereali rappresentava il principale elementodiscriminante tra le opzioni a disposizione dei governi7. Per Epstein infatti - con riferimentoalla Toscana tra età medievale e moderna - i sistemi di rifornimento particolaristici e inaperta competizione dei comuni medievali non riuscivano nel loro intento di tenere bassii prezzi in città del grano al consumo, ma ne aumentavano la volatilità e accrescevano icosti di raccolta delle informazioni commerciali, mentre con la maggiore centralizzazionepolitica e istituzionale - che si registrerebbe nella fase di costruzione degli stati regionalimoderni - si sarebbero create le condizioni per una maggiore cooperazione tra le città e dunqueun’aumentata funzionalità di mercato, con una conseguente maggiore stabilità dei prezzi emercati del grano più integrati8.

6 Tuttavia, la proposta di Epstein non ha generato in Italia nessuna nuova discussione sul tema.Alla lettura dello storico inglese non hanno fatto seguito intepretazioni nuove e una ripresadegli studi sui casi delle città comunali, utili a testare la validità della sua teoria nel Trecento.

7 Con l’intento di riaprire il dibattito sulle politiche « annonarie » partendo proprio dalla teoriadi Epstein, nelle pagine seguenti verrano considerati i modelli generali prodotti nel Novecentocon i quali la storiografia nazionale si è confrontata per interpretare questo fenomeno centralenella vita politica, economica e sociale delle città italiane nel XIII e XIV secolo; ci sidomanderà poi quali sono siano stati i casi di studio maggiormente utilizzati per la costruzionedi tali modelli.

Modelli in Italia8 Nel 1963 Carlo M. Cipolla, all’interno della Cambridge Economic History of Europe, si

è occupato di descrivere le politiche degli approvvigionamenti delle città italiane e dellapenisola iberica nel tardo medioevo. In sole cinque pagine, Cipolla ha tratteggiato undisegno interpretativo profondamente influente sulla successiva storiografia, ripreso nella suamodellizzazione anche da Stephan Epstein9. La lettura dello storico pavese si estende a tuttoil Medioevo e interpreta il fenomeno sottolineando l’incapacità tecnologica che influenzavaqualsiasi scelta in campo economico dei ceti dirigenti dell’Europa preindustriale. Mezzi ditrasporto e infrastrutture tanto carenti quanto inefficienti rendevano il mercato medievaledeterministicamente « imperfetto », un carattere che costringeva i poteri pubblici ad intervenireper attenuare le conseguenze della carestia attraverso soluzioni inadeguate, ma costanti enecessarie, rappresentate proprio dalle politiche « annonarie »10. Si tratta di un’interpretazionegenerale che risente in modo evidente della teoria economica classica inglese e della grandequestione della nascita del capitalismo11; tuttavia, nel modello formale che Cipolla proponedelle istituzioni medievali e moderne, è possibile ritrovare una bipartizione molto fortunatae coincidente con quella proposta da Epstein : lo storico divide le politiche del grano tra unprimo tipo di azione indirizzata alla formazione di stock pubblici destinati a contrastare lacarestia e una seconda orientata alle restrizioni al commercio, che miravano a permettere allecittà di avvicinarsi all’autosufficienza alimentare12.

9 Anche i due maggiori studiosi della politica fiorentina degli approvvigionamenti, GiulianoPinto e Charles de la Roncière, hanno prodotto nel biennio 1983-1984 delle sintesi sullestrategie di approvvigionamento diffuse nell’Italia tardo medievale. La Roncière nel 1983 nonha proposto un proprio modello formale della politica degli approvvigionamenti per l’Italia,ma ha sviluppato l’idea dell’azione « annonaria » come complessa « attività multiforme »indirizzata a disciplinare i meccanismi più pericolosi del mercato nei confronti del tessutosociale urbano (carestia, speculazione); un’istituzione dunque in competizione con il mondodel commercio, descritta dallo storico soprattutto nelle sue forme coercitive e negative, comei divieti e gli obblighi di vendita ed esportazione dei grani13. Secondo lo storico francese,il comune mirava alla costituzione di stock cittadini affinché si potessero limitare gli spazi

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economici nei quali il mercato rischiava di colpire in modo letale la società urbana, nel quadrodi un economia segnata da carestie e crisi di sussistenza.

10 Nel 1984 Pinto ha riconosciuto, soprattutto nella Toscana del Quattrocento, la capacità dellecittà di declinare in modo più o meno rigoroso la regolazione del commercio dei cereali,in base a necessità politiche determinate però in larga misura dalla pressione demografica,nei confronti della quale la produzione agricola, nei momenti di aumento della popolazione,si trovava a rispondere in modo inadeguato14. Sul piano formale, il modello proposto dallostudioso toscano è quello di un’istituzione anche qui a doppia azione, che si discosta inparte dai tipi proposti da Cipolla : un primo carattere legato al risultato a breve termine cheagisce sulla distribuzione e sulle scorte pubbliche di cereali (riassumente al suo interno le duetipologie proposte da Cipolla), e un nuovo secondo tipo costituito dall’insieme delle opereinfrastrutturali realizzate dai comuni nel territorio (strade, bonifiche, dissodamenti, fondazionidi centri abitati), che avrebbero mirato strategicamente a facilitare l’afflusso di beni agricolidal contado verso la città15.

11 Infine Luciano Palermo è tornato sull’argomento nel 1997 all’interno della sua sintesi suSviluppo economico e società preindustriali. Per l’autore le città italiane condividevano con ilresto d’Europa il processo di formazione delle istituzioni dedicate ai rifornimenti di cereali. Lostorico propone un ulteriore modello bipartito : un primo esempio di interventi mirati al settoreagricolo per stimolarne la produzione, e un secondo insieme di misure legate al controllo deirifornimenti urbani e dei consumi16. Palermo tuttavia puntualizza come soprattutto il secondotipo fosse diffuso e utilizzato in modo ricorrente dalle città.

12 Ad eccezione della sintesi di La Roncière, in tutti gli altri casi gli studiosi hanno optato peresprimere una propria idea di modello, presentato come bipartito e che, con differenze di puntodi osservazione, si concentra in sostanza intorno a due tipologie di azione : una indirizzata alrifornimento del centro urbano e orientata a svolgere un’azione sul mercato cittadino dei grani,l’altra riservata alle azioni nel territorio, in alcuni casi osservata nei suoi caratteri « negativi »,come i divieti commerciali, in altri in quelli « positivi », come gli investimenti infrastrutturalie gli incentivi a favore del commercio e della produzione.

13 La ricostruzione di tali modelli apre con prepotenza la strada ad un’ulteriore questione  :quali sono stati i casi di studio intorno a cui sono state costruite le immagini rappresentativedell’insieme di queste politiche?

Un problema da riconsiderare : I casi di studio14 Ci si rende conto allora come vi sia stata una netta sproporzione del peso di alcuni esempi

su altri, che hanno rappresentato dei veri e propri casi «  forti », intorno ai quali sono staticostruiti i modelli generali delle politiche cittadine. L’esempio principale in questa prospettiva,per l’Italia centro-settentrionale, è costituito senz’altro da Firenze. La città del Giglio haassunto un ruolo di centralità storiografica: le indagini sulle istituzioni «  annonarie  » dilarga parte delle altre città comunali sembrano essere state costruite interamente sul modellofiorentino. Nel risalire alle motivazioni che hanno portato Firenze a svolgere questo ruoloda protagonista, possiamo suggerire due nuclei problematici principali, il primo legato allaproduzione storiografica e il secondo alle fonti disponibili.

15 Il primo problema riguarda il peso specifico assunto nei secoli da Firenze come modellostoriografico di riferimento. Quello fiorentino è infatti uno dei più antichi casi di politicadel grano studiati con attenzione : le polemiche sorte intorno alla possibilità di smantellarel’apparato istituzionale dell’Abbondanza costrinsero i riformatori, nel XVIII secolo, adoccuparsi della storia passata di quella magistratura che intendevano riformare, come accaddenel caso della « Relazione dell’origine dell’Abbondanza di Firenze dall’anno 1301 al 1747 »realizzata da Pompeo Neri tra 1745 e 174617. A partire da quel momento, la fortunadel caso fiorentino è andata accentuandosi, ricevendo una forte accelerata agli inizi delNovecento e lungo tutto il secolo scorso, quando ha rappresentato il modello principale alquale ci si è ispirati nel definire l’incarnazione più matura dei regimi di popolo nelle cittàcomunali centro-italiane18. In tal senso, occorre sottolineare il ruolo svolto dalla politica degliapprovvigionamenti all’interno del dibattito nato tra Otto e Novecento sulla natura sociale

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dello scontro politico a Firenze tra XIII e XIV secolo, alimentato dalle posizioni di Salveminida un lato e dall’altro prima di Davidsohn e poi di Ottokar19. Intorno all’impostazione bipolaredella storiografia fiorentina sorta intorno a questo dibattito, si è costituita una tradizione distudi eccezionale nel panorama nazionale, intenta a ricostruire la storia dell’impegno fiorentinoin questo campo. A partire dagli anni Settanta del Novecento, Giuliano Pinto e CharlesMarie de la Roncière hanno in più occasioni ripreso lo studio del caso fiorentino, andandooltre il classico dibattito sulla natura sociale della politica ‘annonaria’, e analizzandolo comecaso emblematico per la comprensione dei problemi della gestione del contado e dellacommercializzazione dei prodotti agricoli nel Due e Trecento20.

16 La seconda problematica è relativa alla peculiare disponibilità di documentazione utileall’analisi di questo campo d’indagine posseduta da Firenze, uno dei casi maggiori tra icomuni centro-italiani. Tale abbondanza sembrebbe trovarsi in relazione alla centralità politicarivestita dalla produzione della cancelleria fiorentina e dalla costituzione del suo patrimoniodocumentario nel passaggio dall’archivio del comune a quello dello stato territoriale. Anchequesto è un problema complesso e qui ci limitiamo a sottolineare la complessità tipologicadelle fonti, tralasciando pur tuttavia la fortuna quantitativa delle scritture21. Firenze offre infattidiverse, particolareggiate e complete serie di fonti diplomatiche e normative22, alle quali dal1343 si aggiungono complessi fondi giudiziari e a partire dal 1353 le scritture direttamenteprodotte dalla magistratura dell’Abbondanza, oltre a celebri ed autorevoli cronache cittadinee ad un’opera unica come lo Specchio Umano di Domenico Lenzi, meglio conosciutocome Il libro del Biadaiolo23. Tale eccezionale conservazione della documentazione hadunque permesso agli storici di ripercorrere l’esperienza fiorentina, soprattutto negli aspettiregolamentativi, in modo più diretto che nei casi di altre città in cui l’emergenza di documentiutili risulta maggiormente episodica, nel quadro di serie documentarie talvolta lacunose.

17 Nonostante sia così possibile « giustificare » il protagonismo fiorentino nel dibattito sullepolitiche del grano, è necessario altresì porre una nuova luce su come ciò abbia influenzato iltentativo di studio sistematico di casi alternativi a quello della città del Giglio. Infatti, anchese si tratta di un tema tradizionalmente ritenuto come ben studiato nelle situazioni locali24,ad uno sguardo più approfondito ci si accorge invece della penuria di analisi condotte su datialternativi a quelli fiorentini, una mancanza che impone di riconsiderare lo studio di questofenomeno presso le città comunali.

18 Si prendano come esempio i casi di Pisa e Orvieto. La città tirrenica, spesso inseritanella comparazione generale ed esemplificata come un caso di città «  toscana  », mancadi una ricostruzione sistematica della sua politica degli approvvigionamenti. Nella suatradizione storiografica il comune tirrenico ha registrato, agli inizi del Novecento, un accennointerpretativo straordinariamente efficace della politica pisana dei rifornimenti cerealicoli nelDuecento, quello di Gioacchino Volpe25. Nonostante abbia posto dei rilevanti quesiti, tutt’orapersuasivi, sul rapporto tra politica degli approvvigionamenti e competizione territoriale nelXIII secolo tra le città toscane, lo storico abruzzese non si è preoccupato di entrare nel meritodelle peculiarità dell’istituzione pisana. Nel 1938 è stato pubblicato il lavoro che più nellospecifico si è preoccupato di indagare il profilo istituzionale della politica « annonaria » pisana,Pisa al tempo dei Donoratico di Giuseppe Rossi Sabatini, che si limita alla sola ricostruzionedi alcuni anni, seppur cruciali, e dedica alla questione un passaggio contenuto all’interno di unaricostruzione della storia della comune fortemente influenzata dal clima culturale di regimedella fine degli anni Trenta del Novecento26. Alla fine degli anni Cinquanta anche DavidHerlihy si è occupato della politica degli approvvigionamenti di Pisa : lo storico ha applicatosulla città tirrenica lo schema del conflitto sociale d’ispirazione salveminiana, senza dedicarsiperò alla ricostruzione della politica pisana del grano27. L’ultimo in ordine di tempo adessersi occupato del problema, Marco Tangheroni, ha rilevato nei suoi scritti alcuni problemicentrali legati agli aspetti economici e sociali dell’attività pisana nel commercio dei cerealinel Trecento, ponendo le basi per una revisione della questione28. La storia due e trecentescadell’istituzione pisana per i rifornimenti è rimasta dunque in larga misura inesplorata, a frontedi una documentazione pubblica che per il periodo si presenta in parte come lacunosa e

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indiretta, ma che quando interrogata fornisce la possibilità di osservare l’originale vita politicaed economica del comune, soprattutto attraverso le scritture prodotte dalla cancelleria degliAnziani del Popolo29.

19 Ancora più emblematica è la storia di Orvieto, anch’essa più volte utilizzata come esempioutile alla comparazione : solo Elisabeth Carpentier si è occupata della politica dei rifornimentidella città umbra, ma tranne che per minimi accenni alla situazione della prima metà delsecolo, la storica francese ha ricostruito nel dettaglio la storia dell’istituto solo per il bienniodi grave carestia 1346-1347, a fronte di una disponibilità pressoché seriale delle Riformagionidel comune umbro a partire dal 129530.

20 Volgendo poi lo sguardo ad altri esempi italiani, la situazione sembra condividere il quadroriscontrato a Pisa ed Orvieto : nuove ricostruzioni e ricerche sistematiche potranno aiutare adefinire con maggiore chiarezza il ruolo svolto dalle politiche degli approvvigionamenti nelDue e nel Trecento ad esempio a Siena, Perugia, Lucca e Genova, mentre altri casi, come quellodi Venezia, sono stati indagati di recente e possono già fornire nuovi dati per riconsiderarela modellizzazione31.

Percorsi di ricerca sulle politiche del grano dei comuni nelDue e Trecento

21 Data la necessità di ristudiare dettagliatamente il fenomeno, si propongono qui alcunequestioni afferenti a tre diverse linee di ricerca  : la prima legata al problema del ruolosvolto dalle carestie e dalla congiuntura trecentesca nella diffusione e nel successo dellemagistrature legate al commercio dei grani; la seconda incentrata sui rapporti tra societàurbana, commercio dei cereali e istituzioni «  annonarie »; l’ultima infine volta a proporrenuovi strumenti interpretativi delle connessioni tra finanza comunale, politica dei rifornimentie gestione del territorio nel tardo medioevo.

Carestie e crisi del Trecento22 Il 16 luglio del 1297 Bacciameo Cappellari e Bacciameo Ananelli, insieme ad altri nuntii

dei consoli, ricevono dagli Anziani del Popolo di Pisa 200 fiorini per acquistare grano nellaMaremma fuori dal contado pisano, in qualità di suprastantes canove blade pisani comunis32.Si tratta della prima testimonianza a Pisa dell’effettiva azione di una magistratura, quelladella Canova, che detiene il mandato politico di acquistare cereali e altri generi alimentari perassicurare i rifornimenti ordinati dal potere pubblico della città. A Firenze questa emergenzapuò essere datata al 1281-128233. Il motivo che spinge il comune fiorentino ad agire è una gravecarestia innescata da un’eccessiva piovosità34. Nelle discussioni del consiglio del capitanodel Popolo del febbraio 1282, Matteo Benincasa propone di eleggere tre ufficiali e un notaiosuper facto blave, i quali possint mittere spias et nuntios et facere venire blavam et eam vendifacere quando et quociens opus fuerit et sicut eis placuerit35. La testimonianza mostra untratto innovativo nella politica comunale del tardo Duecento: lo sforzo di massimizzare ladisponibilità di informazioni, ricorrendo esplicitamente a spie ed emissari inviati nel territorioe presso i mercati strategicamente più importanti, recanti il mandato di acquistare cereali dainviare alla città. Andrea Zorzi ha notato come i Sei del Biado possano essere individuati comela prima amministrazione centrale del territorio dello stato territoriale fiorentino36. Questonuovo campo di intervento comunale coincide, essendone talvolta esso stesso testimonianza,con l’inizio di una fase di difficoltà negli approvvigionamenti vissuta dalle città comunalidurante l’ultimo quarto del Duecento e nella prima metà del Trecento, momento nel qualeil periodo di crescita economica e demografica che inizia intorno all’XI secolo giunge alsuo apice e tanto la popolazione quanto la produzione e gli scambi raggiungono il massimodella loro espansione medievale37. Fattori climatici e fallimenti della produzione agricola,un possibile raffreddamento dell’espansione dei commerci e l’aumento della pressionedemografica renderebbero nel complesso le città comunali all’apogeo dei regimi di popolofortemente vulnerabili ai meccanismi che scatenano le carestie38. La crisi del tardo medioevoin Italia e il ruolo che all’interno di questa hanno ricoperto le carestie sono state oggetto direvisione nel progetto coordinato da François Menant e Monique Bourin, su Économies et

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sociétés médiévales. La conjoncture de 1300 en Méditerranée occidentale39. Il progetto hariletto le carestie che dalla seconda metà del XIII secolo si moltiplicano in modo straordinarionell’Europa sud-occidentale, proponendo una lettura non più « catastrofista » della congiunturatrecentesca e richiamando ad una maggiore attenzione alle particolarità dei diversi casiregionali. Le carestie vengono interpretate come conseguenza strutturale della congiunturaeconomica40  : il crollo della disponibilità alimentare per persona è causa di conseguentifiammate dei prezzi dei prodotti agricoli che mettono a repentaglio la sopravvivenza dilarga parte della popolazione urbana e accelerano alcuni effetti della crisi, quali il declinodemografico o l’abbandono di centri abitati. A ciò si affianca la crisi della produzione ruraleche, oltre a carestie locali, causa una destrutturazione del mondo contadino che provocaindebitamento, perdita di capacità produttiva e patrimoniale, progressivo depauperamento41.Dalla revisione emerge come sia errato ricercare le cause delle carestie esclusivamente nellevicende del mondo della produzione e della disponibilità di superficie coltivata : occorre bensìvalutare il ruolo degli scambi e della distribuzione, in relazione alle scelte strategiche fattedai governi42. Riguardo le politiche del grano delle città, viene notato come nel Trecentol’ideologia del « bene comune » e il timore di sommosse popolari costringesse i ceti dirigentiurbani ad interessarsi ai problemi dei rifornimenti43.

23 È opportuno considerare, a tal proposito, come l’azione dei comuni non fosse limitataa arginare eventuali tumulti dei ceti inferiori, che avrebbero potuto esprimersi attraversosommosse per fame44. Nelle città rette dal Popolo, la carestia era un vulnus inflitto alla societàurbana nel suo complesso. Una fonte eccezionale che permette di cogliere tale complessità èla cronaca dell’Anonimo Romano, nella quale si racconta di una carestia che colpisce Romanel 133845. Il narratore è un attento osservatore degli effetti del fenomeno sulla società e,sottolineando come durante questa crisi non vi fossero stati casi di morti per fame, descriveuna realtà sociale in rapido cambiamento : davanti alla carestia, molte persone, tanto in cittàquanto in campagna, si trovavano costrette a vendere i loro beni che venivano «  dati perpoca cosa, per avere dello pane », mentre occorreva moltissima « pecunia  » per ottenere«  poca de annona  »46. Ciò che emerge dal passo dell’Anonimo è la straordinaria velocitàcon la quale la carestia agiva sull’economia e sui rapporti sociali in città e nel territorio,non solo relativamente all’impoverimento, ma viceversa all’arricchimento di alcuni. Questamanifestazione sociale influenzava le scelte politiche dei governi urbani : è evidente infatticome durante le carestie si potessero in tal senso accrescere ricchezze o addirittura crearsene dinuove, e come i gruppi dirigenti dei maggiori comuni di popolo fossero obbligati ad affrontarela rapidità con cui in questi momenti cambiava la ricchezza, dal momento che essa avrebbepotuto essere rispesa in eventuali « scalate politiche » delle istituzioni comunali o addiritturain progetti di affermazione personale47. In questo senso sarà necessario considerare la politicadegli approvvigionamenti in stretto rapporto con la tumultuosa dinamica politica interna alPopolo delle città comunali tra Due e Trecento, in correlazione, ad esempio, con i processidi disciplinamento istituzionale dei leaders di movimenti popolari recentemente messi in luceda Alma Poloni48.

24 Inoltre, occorrerà ripensare le politiche del grano non solo come operazioni contingentiall’esplosione della carestia e limitate al soccorso di concittadini in difficoltà o al contenimentodi eventuali sommosse per fame, ma come un intero settore strategico immerso nelconflitto politico e sociale urbano, verso il quale gli atteggiamenti politici potevano esseredifferenziati49. In relazione a ciò, nuove ricerche sui casi di Firenze, Pisa ed Orvieto offronointeressanti spunti per ripensare il ruolo della politica dei rifornimenti nell’equilibrio politicoed economico delle città comunali nel Trecento. In alcuni casi la documentazione cittadinarivela come i magistrati non rimanessero in carica solo negli anni di carestia, benché in queimomenti l’impegno in questa direzione fosse profuso in modo eccezionale, come ad esempioaccadde a Firenze nel 132950. Il grano acquistato dalle città non prendeva infatti solo la via del« soccorso » emergenziale dei concittadini : nel caso pisano ad esempio, le riserve potevanoessere smistate verso l’approvvigionamento degli eserciti51, il sostentamento dei cavatores

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che lavoravano all’estrazione del ferro presso l’isola d’Elba52, o per creare delle scorte cheeccedevano o non incontravano direttamente il fabbisogno della città53.

Società cittadina e istituzioni25 Studiando la politica del grano delle città, alcuni storici hanno posto l’accento sulla necessità

di investigare le caratteristiche sociali dei protagonisti di tale politica per comprendereappieno tanto la vicenda delle istituzioni stesse, quanto più in generale la storia dell’economianel secolo XIV54. D’altra parte, lo stesso progetto sulla congiuntura trecentesca promossodall’École Française de Rome ha messo in risalto l’esistenza di possibili punti di contatto tra gliinteressi dei gruppi dirigenti cittadini - formati da proprietari fondiari e mercanti - e le necessitàdelle città di potenziare gli approvvigionamenti nel Trecento55. Si tratta quindi di indagare nelcomplesso quali componenti sociali fossero coinvolte nella politica « annonaria » cittadina.Questa problematica non si presenta però di facile ricostruzione e ci costringe a procedereesclusivamente per via indiziaria, dal momento che non si dispone in modo sufficiente di datiutili a ricostruire il profilo sociale delle persone che partecipavano all’attività dell’istituzione.Tuttavia, materiale interessante proviene in tal senso da un campo d’indagine privilegiatoall’interno della medievistica italiana, quello incentrato sulla ricostruzione dei profili politicie sociali dei vertici della società comunale56. Grazie a queste analisi, è possibile realizzare unfruttuoso lavoro di incrocio con i dati relativi ai magistrati incaricati di realizzare la politicadegli approvvigionamenti. Concentriamoci a tal proposito sui casi di Firenze e Pisa, prendendoin considerazione esempi tratti da due aree di indagine sulle interazioni tra società e politica delgrano dei comuni nel Due e Trecento : la prima riguardante la provenienza sociale gli ufficialidel comune e la seconda relativa a chi riforniva di cereali il potere pubblico.

26 Tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo, le due città sono rette con buonacontinuità da regimi di popolo, nonostante si debbano registrare in entrambi i casi parentesipiù o meno significative di esperienze di governo personale57. Troviamo una moltitudine dicittadini incaricati di rivestire la carica di ufficiale per gli approvvigionamenti e famiglie cheproducono magistrati anche per una sola volta durante tutto il Trecento58. All’interno di questomondo sociale di cui è permesso osservare soprattutto il carattere magmatico, riusciamo purtuttavia a ricostruire dei patterns rilevanti. Si veda il caso dei Soderini a Firenze. Essi facevanoparte di quel gruppo di famiglie formato da Albizzi, Strozzi, Baldesi, Alberti e Peruzzi,appartenenti all’élite popolare fiorentina, egemoni sul piano politico-sociale cittadino e checon frequenza durante il Trecento producono ufficiali del Biado e dell’Abbondanza. Di grandeinteresse è il caso di un loro rappresentante, Guccio di Stefano Soderini  : dopo esser statomagistrato nel 1329, un anno di carestia che colpisce in modo particolarmente grave la societàfiorentina59, il Soderini è in carica ogni cinque anni fino al 134560. Il suo caso apporta nuoveinformazioni in un campo di ricerca ben poco prodigo di dati, quello della ricostruzione delleconnessioni tra politica del grano e strategie commerciali delle super-companies fiorentine61.Queste compagnie hanno un ruolo decisivo tra 1290 e 1329 nella fornitura di cereali aicomuni italiani : esse trasportano costantemente grani dal Regno di Napoli e dalla Sicilia versole città a maggior disponibilità finanziaria del Mediterraneo occidentale62. L’investimentodi capitali nel commercio di cereali con le città finanziariamente preminenti rappresentavaun fondamentale strumento di crescita della disponibilità di ricchezza delle compagnie, nelperiodo tra la fine del Duecento e il primo quindicennio del Trecento63. Durante questa fase,le grandi società sfruttano l’opportunità di prelevare enormi quantità di frumento dall’Italiameridionale, grazie al nuovo equilibrio che si crea tra lotta politica interna a Firenze, assettidelle alleanze sulla penisola e politica angioina di potenziamento dell’export cerealicolo.La spinta dei sovrani angioini a favorire l’esportazione di cereali dal Regno mirava infattia coprire, attraverso l’incameramento dello ius exiture, la crescita galoppante delle speserichieste dalla competizione politica e militare64.

27 Guccio Soderini era socio della compagnia dei Peruzzi e ha rappresentato, nei venti annisuccessivi alla carestia del 1329, un veterano dell’istituzione, esperto della politica fiorentinae possibile curatore degli interessi dei mercanti-banchieri nella fornitura di grano al comune.

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Durante il terzo decennio del Trecento, un periodo di enorme sforzo finanziario ed istituzionaleper l’acquisto di frumento da parte di Firenze, un uomo dei Peruzzi è quindi tra i massimiresponsabili delle scelte di investimento pubblico in cereali. Il suo caso, come quelli diTaldo Valori e Gherardino Gianni studiati da Giuliano Pinto, aiutano a comprendere comepotesse realizzarsi l’interesse indirettamente espresso dalle grandi compagnie sul Biadosuccessivamente al 132965. Questi dati, inoltre, permettono di ridiscutere l’ipotesi formulatada Edwin Hunt secondo la quale, soprattutto dopo il 1329, Firenze avrebbe ridotto i marginidi profitto a disposizione dei Peruzzi e delle altre grandi compagnie perseguendo una politicadel grano che andava meno a vantaggio delle compagnie, imponendo e mantenendo un prezzo« politico » dei cereali che avrebbe indebolito il rapporto commerciale tra le compagnie e ilcomune66. L’attività delle compagnie nel settore sembra invece continuare67. Per le famiglie dimercanti-banchieri interessate al commercio dei cereali con Firenze, poteva essere sufficienteavere tra gli ufficiali fiorentini dei loro rappresentanti per influenzare le scelte dei magistratiriguardanti gli approvvigionamenti della città. Le società sembrano mutuare questa praticadall’organizzazione della loro attività commerciale, similmente a quanto è stato riscontrato, adesempio, nei rapporti tra super-companies e Sicilia tra Due e Trecento68. Negli anni Quarantadel XIV secolo, le tensioni straordinarie dell’economia fiorentina e la grave crisi finanziariadelle compagnie segnano il ritiro di quest’ultime dalla fornitura di grano al comune69. Primadi tale momento però, sembra essere stato questo uno dei modi utilizzati da Bardi, Peruzzie Acciaioli per influenzare l’operato delle magistrature fiorentine del grano  : introdurrenel Biado e nell’Abbondanza loro responsabili, fattori o soci, che rispondevano al profilo« popolare » richiesto dalla politica fiorentina, presso la quale i ceti artigiani reclamavanosempre maggiore spazio di azione politica70. Le compagnie potevano così mantenere unatteggiamento ben preciso rispetto alla politica dei rifornimenti della città : si impegnavanonello sfruttamento della domanda cittadina di cereali, senza però essere direttamente coinvoltea livello politico nella risoluzione dei problemi di gestione dei rifornimenti che il governo della« metropoli » fiorentina richiedeva.

28 Spostiamoci a Pisa, dove la situazione si mostra diversa. Qui manca un gruppo di famiglienettamente egemoni sull’istituto della Canova. Nondimeno, è da sottolineare il caso degliAlliata, che producono tre canovieri tra 1304 e 131771. Si tratta di una grande famiglia pisanadi popolo, che tra la fine del Duecento ed il primo quarto del XIV secolo sembra ricavarsiun ruolo notevole nella fornitura di cereali al comune, simile a quello assunto dalle super-companies a Firenze. La documentazione del potere economico della famiglia tra Due eTrecento non è abbondante, ma le fonti in nostro possesso mostrano un forte protagonismodegli Alliata nel commercio dei cereali, contemporaneo alla loro crescente presenza negliuffici comunali72. Uno dei momenti fondativi del rapporto tra potere economico mercantiledella famiglia e potere politico urbano può essere rinvenuto nel 1290, quando Galgano Alliatariceve il compito di acquistare 18.000 staia di grano da un mercante catalano, per conto delcomune pisano73. Sappiamo che il protagonismo degli Alliata nel rifornimento di grano alcomune coincide con la fase della storia pisana in cui si affermano sulla scena cittadina lefamiglie del «  secondo Popolo  » pisano74. Sembra dunque che una parte consistente dellefortune della famiglia in questo periodo venga costruita intorno al rapporto stretto e particolaretra le possibilità commerciali offerte dalla congiuntura economica - rappresentate soprattuttodai prezzi dei beni agricoli, volatili e tendenti alle innalzate - e le competenze mercantilidei membri della famiglia. Mettendo a disposizione del potere pubblico un’ampia gamma dicompetenze pratiche legate al commercio, gli Alliata sfruttano le aperture all’occupazione dispazi di potere politico che si presentano al giro del secolo agli esponenti delle famiglie pisaneeconomicamente preminenti, ma ancora ai margini del gioco politico.

29 Gli esempi illustrati permettono di aprire una prospettiva più ampia sul problema delcommercio dei cereali nel Trecento presso le città comunali, che non era necessariamentelegato alle rotte marittime degli scambi a lunga distanza delle grandi compagnie. Comeha notato recentemente Charles de la Roncière, nella Firenze trecentesca una larga partedelle importazioni cerealicole proveniva dal mercato regionale o dal contatto con organismi

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politici limitrofi o vicini75. Infatti, nonostante gli alti costi di transazione propri del commerciomedievale, osserviamo come nel XIV secolo vi fosse un brulicare di « imprese » che potremmodefinire « medie » e in alcuni casi addirittura « piccole », che si inserivano nel commerciodei cereali verso le città. Si pensi ai cambiatori Baldo Lotteri e Lotterio Chiti che invianonel 1324 un fattore in Romagna per comprare grano da rivendere con tutta probabilità incittà76; a Metto Biliotti che nel 1328-1330, a capo di una piccola compagnia e in precedenzaufficiale delle mura, invia quattro agenti nel contado dei conti di Battifolle in Casentino percomprare lì tutto il grano possibile77; al falegname Zenobi di Guccio che nel 1351 - dunquesuccessivamente allo shock demografico della Grande Peste - si fa consegnare diversi quintalidi frumento proveniente dalla signoria appenninica del conte Bandino di Montegranelli, granoche doveva avere come destinazione la stessa Firenze o i centri del suo contado78. Per questioperatori, l’investimento commerciale in grano era impegnativo e rischioso, ma senza dubbioconveniente. È necessario notare come i commercianti che alimentano questo settore nonsembrano appartenere all’élite di governo del comune, ma sono dei professionisti del campoo addirittura di altri settori, che intravedono nella compravendita di cereali in città e con ilcomune una possibilità di guadagno. Si tratta di una rete di commerci fondata sul primatofinanziario della città e del comune, che attrae gli interessi speculativi di questi commercianti,intenti a rastrellare le disponibilità di cereale nel territorio fiorentino fin dove riuscivano aspingersi, stoccando privatamente il cereale. Al centro di questo processo tuttavia sembraesserci proprio la politica « annonaria » del comune.

30 La domanda di beni agricoli delle città nel Trecento può essere interpretata infatti come un« motore » che spingeva, anche durante i momenti di crisi del mercato dei cereali, i mercantidi grano ad affontare a vari livelli un investimento non privo di pericoli, rappresentati daicosti di transazione elevati. Si osserva come dall’ultimo quarto del Duecento alla prima metàdel secolo seguente, le compagnie commerciali che movimentavano cereali nel Mediterraneofossero interessate a vendere grandi stock di cereale solo alle città a maggiore disponibilitàfinanziaria, come è il caso di Firenze, Pisa o Siena, al fine di mantenere bassi i costi diun’impresa assai rischiosa. Tale domanda cittadina giova di questi investimenti pubblici nelsettore e la mantenuta centralità finanziaria cittadina permette anche ad un altro circuito diapprovvigionamento, quello del piccolo e medio commercio legato al territorio, di beneficiaredel mercato cittadino.

Finanziamento delle politiche degli approvvigionamenti e governo delterritorio

31 Gettarsi in queste politiche commerciali e rimanere militarmente competivi nel XIV secoloaveva però per i comuni un notevole costo finanziario79. Per sostenerlo, le città sperimentanosoluzioni nuove e diversificate di finanziamento della spesa pubblica, tra le quali è possibilemettere in risalto l’inasprimento generale dei prelievi pubblici sulle transazioni e sulmovimento di merci, l’espansione del debito e le manovre sul crescente deficit di bilancio.Si tratta di forme di azione finanziaria già promosse in alcuni casi dalla seconda metà delXII secolo ed in generale conosciute dalle città, ma che vengono potenziate e adattate allenuove necessità create dalla congiuntura trecentesca80. La ricerca può apportare nuovi dati sulrapporto tra queste iniziative di tipo finanziario e la politica dei cereali delle città, benché lefonti utili alla ricostruzione di tale settore rimangano irrimediabilmente esigue ed interpretabilicon difficoltà81. Sul versante delle manovre sulle transazioni di mercato, il gettito delle gabellerappresentava per i comuni una parte integrante del sistema fiscale cittadino ed il suo ruolocresce in modo esponenziale con lo svolgimento della crisi del XIV secolo. Il comune infattitraeva importantissima liquidità dalle transazioni prevedendone la performance, poiché legavala resa dei diversi gettiti all’espansione della spesa pubblica e alle manovre sul deficit increscita82. Una testimonianza evidente in questo senso ci viene da Pisa nel 1351, quandogli Anziani si trovano a risolvere l’emergenza di un disavanzo di bilancio di 12.000 fioriniattraverso l’imposizione di un dirictus novus sul vino e sulla farina venduti a Pisa83. Èinteressante notare come una delle merci principali sulla quale i comuni ricavavano liquidità

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fossero proprio i cereali. I prelievi che gravavano in modo più o meno ordinario sul movimentodei cereali erano, nella Firenze nel XIV secolo, la gabella del grano (riscossa alle porte)84,la gabella della molitura85 e la tassa sul pane venale, di cui abbiamo rare testimonianze mache sembra essere stata appaltata, come una sorta di « diritto » di panificazione, all’Arte deiFornai86. A Pisa invece si tassavano i cereali in transito sull’Arno in direzione delle vallie della stessa Firenze87 e quelli che passavano per porta Calcesana, diretti verso la zona diconcentramento dei mulini di Calci88; inoltre venivano sottoposte a prelievo le transazioniinterne alla città attraverso il dirictus gabelle platee bladi89, mentre nel territorio venivariscosso un dirictus farine in Maremma e presso l’Elba90.

32 La disponibilità di documentazione pubblica trecentesca ci obbliga a riconoscere come i dati innostro possesso, per nessuna delle due città, permettano di ricostruire in modo seriale il corsodelle imposizioni citate. Tuttavia, è possibile notare come il numero delle diverse gabelle sullacircolazione dei cereali, trasformati e non, sembra essere stato abbondante e « vicino » a tutte lefasi di lavorazione e commercializzazione dei grani91. Sebbene in alcuni momenti di particolarecrisi alcune di queste potessero essere sospese92, il gettito proveniente dalla tassazione deicereali sembra rappresentare un fattore costante nel finanziamento della spesa dei due comuni.

33 Allo stesso tempo il rifornimento di grani agì fortemente, insieme alla spesa militare, sullacostituzione e, in alcuni momenti, sulla crescita della spesa pubblica delle città comunali nelXIV secolo. Questi fattori, insieme ad altri, costrinsero i ceti dirigenti urbani a realizzareaudaci manovre finanziarie, qual è ad esempio il consolidamento del debito fiorentino del134593. Lo studio di questa interazione tra spesa in grani e tenore della finanza pubblicacomunale risulta senz’altro pieno di ostacoli, a causa della situazione deficitaria delle fonti :esse infatti permettono di ricostruire soltanto la massa della spesa pubblica e di quella ingrani, peraltro non in modo econometrico ma come indice di grandezza, solo per alcunianni e quasi mai consecutivi. Nonostante queste oggettive difficoltà, tale indagine aiutaa comprendere meglio le vicende dei singoli casi di studio e apporta nuovi elementi performulare considerazioni più generali sugli svolgimenti delle politiche del dominato delle città.Nel caso fiorentino ad esempio, ricostruendo la massa della spesa in grani - per gli anni incui le fonti fortunatamente permettono di farlo - riusciamo a chiarire un aspetto fondamentaledella politica cittadina, ovvero il cambiamento di segno in ambito istituzionale dello sforzo« annonario » registrato dopo il 1329, che si manifesta nella costituzione nel 1333 di unanuova magistratura specializzata come l’Abbondanza94. A seguito della terribile carestia chescuote nel profondo la città, negli anni Trenta la politica del grano infatti cambia passo : finoa quel punto essa era stata organizzata intorno a spese che, sebbene potessero essere assaicostose, è corretto considerare nella sostanza come emergenziali95. Dopo il 1329 e per tuttoil decennio successivo, invece, il comune organizza una nuova politica intorno ad acquistiannuali programmati, pesantemente costosi per le finanze cittadine96. La definizione di questafase di innovazione finanziaria aiuta dunque una comprensione più precisa dei cambiamentiistituzionali97. Inoltre, sembrebbe mostrare come nel periodo che precede la guerra tra Firenzee gli Scaligeri - conflitto che segna l’inizio di una lunga fase di impegno militare assai influentesull’espansione della spesa pubblica cittadina - la nuova politica dei rifornimenti incidesse inmodo principale, almeno nel periodo tra 1329 e 1336-1339, sulla spesa pubblica fiorentina98.

34 Le notizie utili a ricostruire il rapporto tra finanza comunale e politica dei grani non arrivanoperò solo dai casi maggiori, come quello di Firenze, ma anche da realtà minori e situate incontesti diversi dallo scacchiere toscano, qual è ad esempio Orvieto. Nel caso della città umbrasi registra il tentativo del potere cittadino, nel primo quarto del Trecento, di espandere la spesapubblica per perseguire una politica del grano competitiva ed efficace. Tuttavia, la debolezzafinanziaria della piazza orvietana costringe il comune, nella prima metà del XIV secolo, adoperare in un quadro di costante emergenzialità finanziaria, che destabilizza in modo letale legià precarie risorse comunali99.

35 L’osservazione delle diverse tipologie di capacità e organizzazione finanziaria delle cittàcomunali nel Trecento permette di riflettere sul contesto più ampio, ma strettamente legatoai problemi finanziari, relativo alla politica territoriale delle città. Si nota infatti come i

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centri che nella prima metà del Trecento riescono a mantenere e potenziare la propriacentralità finanziaria e dunque a realizzare un’efficace politica degli approvvigionamenti, sipresentano come i mercati del grano più vivaci nel panorama regionale e la loro domandain beni agricoli taglia fuori dai circuiti dell’approvvigionamento cerealicolo i centri a minordisponibilità finanziaria, destinandoli nel prosieguo del secolo alla marginalizzazione politica,al ridimensionamento territoriale e in caso di scontro alla sconfitta militare, con conseguenteassorbimento nel territorio della città « dominante ». Per sostenere i costi necessari a rimanerecompetitive su questo livello, legati soprattutto alle spese militari e agli acquisti di cereali,le città sperimentano soluzioni innovative e diversificate, i cui tentativi hanno profonderipercussioni su una realtà sociale cittadina e comitatina « precaria », innervata dal credito100.

36 Nel pieno dispiegarsi della congiuntura trecentesca, le città che potevano disporre di creditoda offrire ai mercanti di bladum riescono a mantenere una centralità come mercato regionaletanto sul piano economico - attraendo così transazioni nel territorio di pertinenza politica,sulle quali prelevare di conseguenza liquidità - quanto su quello politico, realizzando quellapolitica « annonaria » che permetteva alle città più ambiziose e attrezzate di rimanere, grazieanche alla preminenza commerciale, politicamente centrali rispetto al territorio del contado edel distretto, e dunque competitive a livello militare e territoriale. La revisione del problemadella politica dei rifornimenti cerealicoli può, su questo piano, apportare nuovo materiale siaal dibattito sorto intorno alla vicenda generale dello svolgimento del dominato nel contadoe nel distretto delle città comunali, sia alla discussione intorno alla costruzione dello statoterritoriale quattrocentesco.

37 È possibile a tale riguardo riprendere le proposte intepretative di Stephan Epstein illustrate inapertura, in particolare relativamente al processo di gerarchizzazione dei rapporti economici epolitici tra le città nella seconda metà del Trecento. Riflettere di nuovo sulle politiche del granopuò infatti consegnare alla ricerca ulteriori dati per una maggiore comprensione della fase dicrisi politica, economica e sociale del tardo medioevo, così come fornire nuovo materiale permeglio descrivere una transizione tipicamente «italiana», quella dal modello cittadino legatoal dominio del contado a quello proprio degli stati territoriali.

38 L’impegno delle città nel commercio dei cereali può non essere pensato solo come unfreno o una struttura oppositiva e coercitiva al « naturale » funzionamento dei mercati delgrano. Questo commercio si presenta lungo il secolo centrale della crisi - secondo diverseperiodizzazioni - come fortemente profittevole. Le istituzioni per gli approvvigionamentipossono allora essere interpretate come un tentativo da parte dei poteri pubblici di sostenere,alimentare e informare il funzionamento del commercio dei cereali. Tali politiche appaiono,in questo senso, simili ad un’innovazione istituzionale, che influenza a lungo i mercati deicereali nell’Europa occidentale e che presenta un’importante momento genetico proprio nellecittà italiane nel Due e nel Trecento.

39 È possibile ridiscutere l’interpretazione secondo cui i diversi sistemi di approvvigionamentosperimentati nel XIV secolo abbiano rappresentato un limite alla risoluzione di un idealegioco matematico di coordinamento economico tra le città101. Essi possono essere invecepensati come una caratteristica politico-economica propulsiva e peculiare di questo periodo,che ben evidenzia come la crisi dei mercati del grano spingesse le città ad operare soluzioniinnovative, di cui le istituzioni per gli approvvigionamenti sono l’esempio più evidente102.Per comprendere appieno il ruolo svolto da tali istituzioni, infatti, occorre forse riconsiderarel’idea della presenza di un « fallimento del mercato » come caratterizzante il XIV secolo eche deriverebbe da inappropriatezze del grado di perfezione di questo nel Trecento. Piuttostosarà necessario valutare, nei diversi contesti regionali, l’affermazione o il « fallimento » diparticolari sistemi di gestione e di intervento pubblico nel commercio dei grani, che nel tardoDuecento e nel Trecento vengono adottati da una molteplicità di attori politici.

40 Questo punto di vista rinnovato permette, inoltre, di individuare nuovi temi anche perciò che riguarda il periodo successivo al Trecento. Lo scioglimento progressivo dei nodilegati alla competizione territoriale consegna l’economia del XV secolo ad una fase dimaggiore integrazione funzionale dei diversi sistemi di rifornimento delle città, secondostime di mercato103. Sul piano politico, tuttavia, questa fase della storia «  annonaria  » è

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contraddistinta da complessi processi di assorbimento, dominio e condizionamento delleesperienze istituzionali particolari che devono essere in alcuni casi ancora chiariti. Sembraessere questo il caso delle magistrature pisane per i rifornimenti nel passaggio di Pisa sottoil dominio fiorentino, o l’esempio dell’istituzione per gli approvvigionamenti funzionantenel districtus del comune di Roma nel consolidamento dell’egemonia papale sul Lazio, nelquadro della costruzione dello stato pontificio104. In quest’ottica, lo studio dello svolgimentodelle politiche del grano nel contesto della formazione dello stato regionale non sembradifferire dall’indagine sull’assorbimento delle Camere locali nella creazione degli organismiregionali. Occorrerà conoscere meglio, infatti, le modalità con cui le città e i poteri politiciche escono « vincenti » dalla competizione trecentesca e che sono in prima fila nel processodi gerarchizzazione mostrato da Stephan Epstein, hanno proceduto alla gestione economica eamministrativa dei sistemi « annonari » delle città annesse agli stati regionali105.

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Notes

1 Sul ruolo dei cereali nelle società del passato si veda l’affresco in Braudel 1987.2 Cfr. infra paragrafo IV.I.3 Epstein 2002 - I, p. 89.4 Ivi, p. 147.5 Ivi, p. 157.6 Epstein 2002 - II, p. 109.7 Epstein 2002 - I, p. 158-159.8 Epstein 2002 - II, p. 111-113.9 Cipolla 1963, p. 399-404; cfr. Epstein 2002 - II, Strutture di mercato, p. 108-109.10 Cipolla 1963, p.  400  : «  Substantially, the economic policy as regards provision outlined in theCarolingian capitularies or in the statutes of cities in the twelfth and thirtheenth centuries was in essentialsstill in force in the seventeenth and eighteenth ». Sulle carestie in epoca carolingia si veda ora Newfield2013.11 Si tratta infatti di una descrizione di un mondo « altro » non ancora pronto, data l’assenza dellenecessarie forze capitalistiche, alla nascita del libero mercato dei grani che avrebbe risolto tale specificoproblema dei gruppi umani del passato.12 Cipolla 1963, p. 401.13 La Roncière 1985, p. 45-46.14 Pinto 1985, p. 636-637.15 Ivi, p. 641.16 Palermo 1997, p. 247-248.17 Pult 1990, p. 31. Su Pompeo Neri si vedano i saggi in Pompeo Neri 1992.18 MaireVigueur 1997.19 Salvemini, interpretando lo sviluppo sociale del comune medievale italiano in chiave marxista,riteneva che proprio intorno a diverse idee di politica «  annonaria  » vertesse lo scontro tra ilpartito dei produttori-magnati - che portava nel pieno dell’agone politico tensioni liberiste e alcontempo monopoliste - e quello dei consumatori/populares, che invece ambivano alla difesa dei cetisubalterni urbani con la richiesta di calmieri sul prezzo del grano e quindi a politiche di stampo« statalista » (Salvemini 1899, p. 48-56.). Per Davidsohn ed Ottokar, che intendevano opporsi alle ideedi Salvemini, il problema dei rifornimenti cerealicoli a Firenze non interessava lo scontro sociale, marappresentava il frutto di un lavoro comune delle élites governanti per assicurare il sostentamento dellapopolazione urbana (Davidsohn 1908, p. 307-313; Ottokar 1926, p. 109-116; cfr. Maire Vigueur 1997,p. 10-11).20 Dell’opera di Pinto su Firenze si segnalano Pinto 1972 e soprattutto la ricca introduzione alBiadaiolo. Per De la Roncière si vedano invece La Roncière 1982 e La Roncière 2005. Per gli studi sullapolitica del grano di Firenze, oltre ai lavori già citati, si veda la ricostruzione della tradizione storiograficarealizzata in De la Roncière 2005, p. 523, nota 1, a cui si devono aggiungere Franceschi 1993 e Zorzi2008, p. 209-256.21 Sulla produzione documentaria in ambito italiano si vedano : Silvestri 2008; Scritture & Potere 2008.22 Gualtieri - Zorzi 2009, p. 6. Per le fonti normative fiorentine si vedano soprattutto Zorzi 1999; Tanzini2007, p. 45-72.

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23 Scritture dell’Abbondanza: ASF, Abbondanza, 3-4.  Tra le fonti giudiziarie si segnala soprattuttola serie Giudice appelli e nullità, che contiene la documentazione prodotta dal Giudice degli Appelli,conservata a partire proprio dal 1343. Questo tribunale, a partire dal 1335, era incaricato di condurreannualmente un’inquisizione sulla gestione finanziaria della camera degli ufficiali, che fino a quelmomento era stata invece redatta dai frati della badia di Settimo (La Roncière 1982, p.  570-571;Biadaiolo, p. 121, nota 188). Edizione del testo del Lenzi in Biadaiolo.24 Pinto 1985, p. 624, nota 1.25 Volpe 1970, p. 380 e p. 407.26 Rossi Sabatini 1938, p. 54-58.27 Herlihy 1973, p. 147-150.28 Tangheroni 2002, p. 65 e pp. 110-111; Tangheroni 1978, p. 211-220; Tangheroni 1981, p. 26-29.29 La parte centrale della documentazione utile alla storia delle politiche del grano pisane, dal 1297 allaconquista fiorentina di Pisa del 1406, è rappresentata dal fondo Comune A conservato presso l’Archiviodi Stato di Pisa, che contiene - con vistose lacune - i registri dei consigli e le lettere degli Anziani e delComune pisano; cfr. Poloni 2004, p. 31-33.30 Carpentier 1962, p. 43-44.31 Per il caso veneziano ora Faugeron 2014, oltre a Faugeron 2009 e Capitolare 2013. Genova : Heers1961.  Siena  : Bowsky 1976, p.  42-56; Bowsky 1986, p.  283-292.  Il caso di Siena nel Trecento èattualmente sotto esame nella ricerca dottorale di Morgana Caltabiano.32 ASPi, Comune A, 81, cc. 19r e 96v.33 Prima di questa data il comune di Firenze aveva già sperimentato alcune pratiche di acquisto dicereali a scopo politico, ad esempio nel 1256 dal comune di Bologna e nel 1274.  Questi episodimostrano la sensibilità precoce del ceto dirigente fiorentino del secondo Duecento verso i problemidell’approvvigionamento della città, ma appaiono azioni isolate e una tantum. Sull’acquisto del 1256si veda Corradi 1895, p. 139 il quale segnala come fonte DellaPugliola 1731, col. 245, ma 267. Per il1274 : Biadaiolo, p. 116, nota 165; La Roncière 1982, p. 571. Testimonianza del 1281 in Consulte 1896,I, p. 44-45.34 La Roncière 2011, p. 226.35 Consulte 1896, I, p. 66.36 Zorzi 2008, p. 223-224.37 Arnoux 2006, p. 775.38 Sul fattore climatico si veda Campbell 2010.39 Si tratta del progetto che ha coordinato i quattro convegni : Les disettes dans la conjoncture de 1300(Roma, 2004), Dynamiques commerciales du monde rural : acteurs, réseaux, produits (Madrid, 2005),Monnaie, crédit et fiscalité dans le monde rural (Madrid, 2007) e La mobilità sociale nel medioevo :rappresentazioni, canali, protagonisti, metodi d’indagine (Roma, 2008).40 Bourin - Menant 2011, p. 9.41 Menant 2007, p. 51-53; Bourin - Menant 2011, p. 11-12; cfr. Pinto 1980.42 Bourin - Carocci - Menant - To Figueras 2011, p. 673.43 Ibid.44 Cohn 2006, p. 70-75 e Cohn 2008.45 Anonimo Romano 1981, p. 33-35.46 Ivi, p. 34.47 Per questa caratteristica delle carestie: Palermo 2013, p.  56.  Sulla diffusione delle esperienze digoverno personale nelle città comunali si vedano i saggi raccolti in Signorie Toscana 2013 e SignorieCittadine 2013.48 Poloni 2013 - I e Poloni 2013 - II.49 Franceschi 2008, p. 292; cfr. Pinto 2008, p. 157-161.50 Per il 1329 : Villani 1991, I, p. 671-672; Biadaiolo, p. 292-295; cfr. per le azioni nel contado Pirillo1992, p. 89-90.51 ASPi, Comune A, 85, c. 32r (10 giugno 1314).52 ASPi, Comune A, 83, c. 42r (14 settembre 1304); sull’attività di estrazione pisana presso l’Elba siveda RossiSabatini 1938, p. 60.53 ASPi, Comune A, 49, cc. 81v-82v (22-24 settembre 1322).54 Tangheroni 1981, p. 29; Cherubini 2000, p. 45-46.55 Bourin - Carocci - Menant - ToFigueras 2011, p. 673.

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56 All’interno dell’amplissima bibliografia, si segnalano per Pisa Cristiani 1962 e Poloni 2004.  PerFirenze : Brucker 1962; Raveggi - Tarassi - Medici - Parenti 1978; Diacciati 2011. Per una ricostruzionetrasversale alle città italiane di una magistratura particolare si vedano ad esempio i saggi contenuti nelvolume Podestà.57 Per Pisa : Ciccaglioni 2010, p. 1 e Ciccaglioni 2007; Iannella 2013. Firenze : De Vincentiis 2013.58 Sul tema dell’ampio coinvolgimento della società cittadina nelle magistrature comunali si veda Milani2010, p. 425-426.59 Villani 1991, I, p. 671-672 e Biadaiolo, p. 292 e pp. 336-348. Cfr. Arnoux 2006, p. 790-791.60 1329 : Consigli, p. 290-291; cfr. Biadaiolo, p. 383. 1335 : Biadaiolo, p. 530. 1340 : ASF, Provvisioni- Registri, 30, c. 126v; cfr. Biadaiolo, p. 389. 1344 : ASF, Giudice degli Appelli, 1, quaderno sciolto,c. 4r. 1345 : ASF, Provvisioni - Registri, 33, c. 31r.61 Hunt 1994, p. 49-55; cfr. Petralia 2007, p. 455.62 Hunt 1994, p. 163; cfr. La Roncière 1982, p. 541.63 Hunt 1994, p. 163-164.64 Sulle compagnie toscane si veda Petralia 1998, p. 299-300; sullo ius exiture nel basso medioevo siveda Bresc 1986, p. 523-524.65 Biadaiolo, p. 303-304.66 Hunt 1994, p. 163-167.67 I Bardi vendono ripetutamente grano a Pisa negli anni Trenta : ASPi, Comune A, 97, c. 16v (26 gennaio1330); ASPi, Comune A, 51, c. 20r e ASPi, Comune A, 51, cc. 22v-23r (primavera 1333); ASPi, ComuneA, 103, c. 5r (giugno 1337); cfr. Tangheroni 2002, p. 84. Gli Acciaioli continuano a vendere cereali alcomune di Firenze : G. Yver 1903, p. 107 e La Roncière 1982, p. 552.68 Casi siciliani in Petralia 1988 - II, p. 141.69 Su questa fase dell’economia fiorentina Cipolla 1982, p. 20-21.70 Il punto di arrivo di questa tensione politica può essere rinvenuto nel « regime » delle Arti instauratosisuccessivamente al 1343, sul quale si veda Zorzi 2008, p. 188; cfr. il notevole caso fiorentino del 1346- quando vengono eletti 16 ufficiali per gli approvvigionamenti rappresentanti soprattutto le Arti mediee minori - illustrato in Pinto 1972, p. 14-15, nota 25.71 ASPi, Comune A, 83, c. 23r (settembre 1304); ASPi, Comune A, 85, c. 8r (maggio 1314); ASPi,Comune A, 48, c. 13r (1317).72 Tangheroni 1969, p. 32-33 e Poloni 2005, p. 160. Tra il 1300 e gli anni Venti del XIV secolo gli Alliatasi impegnano nella commercializzazione anche di vino, prodotti caseari, spezie e legname, nonché didenaro.73 Poloni 2004, p. 412.74 Ivi, p. 247-260.75 La Roncière 2011, p. 238.76 La Roncière 1982, p. 552; cfr. La Roncière 1973, p 71.77 La Roncière 1982, p. 552.78 Ivi, p. 553.79 Sul problema generale del «costo» degli stati si veda ora Carocci - Collavini 2012.80 Ad esempio Violante 1980, p. 118 e p. 120.81 Ad esempio si vedano i dati per ricostruire la massa del debito pubblico delle maggiori città toscane,a Venezia e Genova nel Trecento in Ginatempo 2000, p. 145-147.82 Ivi, p. 88-89; cfr. La Roncière 1968, p. 148. Si vedano inoltre Ginatempo 2006 e Ginatempo 2007.83 ASPi, Comune A, 57, cc. 12v-16v.84 La Roncière 1968, p. 152.85 La Roncière 1982, p. 39-4186 Ivi, p. 41-42.87 Tariffe del 1330 delle trattenute per scafa e platta che transitavano per la porta de Plaggis (ASPi,Comune A, 98, c. 60r).88 Così nel 1311 (ASPi, Comune A, 84, c. 35v).89 Esempi del 1353 (ASPi, Comune A, 120, c. 10v).90 ASPi, Comune A, 128, c. 71r (1357) e ASPi, Comune A, 134, c. 9r (1361); cfr. Castiglione 2006, p. 56.

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91 Sulla flour factory fiorentina si veda Goldthwaite 2009, p. 487; cfr. La Roncière 1982, p. 560. Perla tassazione dei beni agricoli in movimento nell’Italia settentrionale, si veda soprattutto Collodo 1990,p. 396.92 Pinto 2008, p. 154.93 Zorzi 2002, p. 198.94 La Roncière 1982, p. 575; Biadaiolo, p. 119.95 Ad esempio così nel 1303 : La Roncière 1982, p. 551; Biadaiolo, p. 123.96 Nel 1327 la dotazione degli ufficiali fiorentini è di circa 29.000 fiorini (ASF, Diplomatico, S. Fredianoin Cestello, 3 settembre 1328) e nel 1329 arriva a circa 178.000 (ASF, Diplomatico, S. Frediano inCestello, 2 novembre 1330), nel 1331 il patrimonio gestito dagli ufficiali del Biado è di circa 413.000fiorini (ASF, Diplomatico, S. Frediano in Cestello, 13 giugno 1331) e nel 1339 si attesta intorno ai120.000 fiorini (La Roncière 1982, p. 551). Si noti che nel computo di queste stime non analitiche, sonostate riportate a fiorini sia le cifre espresse nei documenti in lire, sia le disponibilità in staia di cerealisecondo il prezzo medio corrente sul mercato cittadino.97 L’introduzione dell’Abbondanza è testimoniata in ASF, Provvisioni - Registri, 26, cc.  47r-51v e63v-64v; cfr. Biadaiolo, p. 119, nota 180. Nel documento viene specificato come, per la prima volta, inuovi ufficiali debbano essere forniti ogni anno di 4.000 fiorini dalla camera del comune per realizzareacquisti (ASF, Provvisioni - Registri, 26, c. 52r).98 Cfr. Ginatempo 2000, p. 34 e pp. 138-139.99 Così vanno interpretate le ripetute manovre del comune per trovare denaro nell’estate e inverno del1303, dopo che era stato tentato a marzo un acquisto di grano presso Orbetello dal valore di 2.355 lire :ASOr, Riformagioni, 73, c. 20r, c. 44v, c. 55r e cc. 61r-61v.100 Goulin - Menant 1998, p. 35-43; cfr. Pinto 2008, p. 160-161.101 Prendendo in prestito il modello dalla teoria dei giochi, Stephan Epstein ha fatto più volte riferimentonella sua produzione scientifica al « dilemma del prigioniero », così in Epstein 2002-II, p. 111, nota60. Per lo studioso, le città comunali si trovavano nella situazione astratta in cui, a causa dell’assenzadi un agente capace di abbassare i costi di transazioni eccessivi, gli operatori economici tenderebbero apreferire strategie egoistiche, rispetto a più convenienti scelte di collaborazione.102 A Firenze la « risposta » alla crisi in senso istituzionale viene fornita su vari livelli  : si veda adesempio Astorri 1998, p. 40. La sperimentazione pragmatica è presente anche sul piano ideologico : siveda il caso di Venezia in Faugeron 2009, p. 419.103 In questa direzione sembrano portare i dati illustrati in Epstein 2002-II, p. 124, p. 126 e pp. 129-134.104 Sul problema generale a Firenze e Pisa si vedano gli atti del convegno Firenze & Pisa2010. Riferimenti alla politica annonaria del comune di Roma nel Trecento in Carocci-Vendittelli 2001,p. 106-107 e p. 114.105 Petralia 2002, p. 181-182 sull’assorbimento della Camera pisana nel quadro dello stato territorialedi Firenze; cfr. Epstein 2002 - I, p. 99.

Pour citer cet article

Référence électronique

Stefano G. Magni, « Politica degli approvvigionamenti e controllo del commercio dei cereali nell’Italiadei comuni nel XIII e XIV secolo : alcune questioni preliminari », Mélanges de l’École française deRome - Moyen Âge [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 09 février 2015, consulté le 26 février2015. URL : http://mefrm.revues.org/2473

À propos de l’auteur

Stefano G. MagniUniversità di Roma « Tor Vergata » - [email protected]

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Résumés

 Le politiche cittadine di approvvigionamento e il ruolo da loro giocato nel funzionamento deimercati del grano tra Due e Trecento rappresentano un tema centrale per lo studio dell’Italiadei comuni. Tuttavia, solo di recente la ricerca è tornata ad affrontare il problema, nel quadro diuna generale riconsiderazione del ruolo giocato dalle carestie nella congiuntura del Trecento.Sono qui presentati alcuni punti chiave dello stato del dibattito sul tema e mostra come alcunicasi di studio, fin’ora poco considerati, possano invece apportare nuove decisive evidenzenell’indagine. Inoltre vengono messe in luce tre piste di ricerca: il rapporto tra carestie epolitiche di rifornimento, il coinvolgimento dei mercanti-banchieri e degli altri commerciantinelle politiche del grano e il rapporto tra finanziamento della spesa pubblica comunale e« annona ». The intervention of Italian comuni in grain supply in the 13th and 14th centuries is a centraltheme in economic history, when studying the effects of late medieval crisis in Italy. Scholarshave recently reopened the debate about these medieval policies, thanks to a new interpretationof the role played by famine and economic crisis during the the 14th century. Some relevanttopics of the debate are here described and, furthermore some case-studies such as Pisaand Orvieto, reported. These two cities, which up to now have not been taken into greatconsideration, give evidence for a new interpretation of the matter. Moreover, some researchsuggestions, namely the relationship between the policies of the cities and three economicthemes: famine, the activity of the Florentine super-companies and other merchants, and thegrowth of public debt in the 14th century are, finally proposed.

Entrées d’index

Keywords : Florence, Pisa, Orvieto, grain supply, crisis, late middle agesParole chiave : Firenze, Pisa, Orvieto, annona, grano, crisi

Notes de l’auteur

NDLA: Il testo vuole presentare alcuni dei risultati della mia ricerca dottorale su Politica degliapprovvigionamenti e controllo del commercio dei cereali a Firenze, Pisa ed Orvieto nel XIIIe XIV secolo, Università di Pisa, 2013, tutor il prof. G. Petralia. Un sincero ringraziamentoad A. Poloni, S. Carocci, F. Franceschi e M. Vendittelli per i loro consigli e le suggestioniricevute. Abbreviazioni: ASF = Archivio di Stato di Firenze; ASI = Archivio Storico Italiano;ASOr = Archivio di Stato di Terni - Sezione di Orvieto; ASPi = Archivio di Stato di Pisa;Biadaiolo = G. Pinto, Il libro del Biadaiolo. Carestie e annona a Firenze dalla metà del ‘200al 1348, Firenze 1978.