Fra letteratura autoriale e popolare. Percorsi di costruzione dell’identità

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1 Claudia Chellini I DINTORNI DELL’ARTE 2012/2013 Fatta l’Italia, facciamo gli italiani! Fra letteratura autoriale e popolare. Fra letteratura autoriale e popolare. Percorsi di costruzione dell’identità Percorsi di costruzione dell’identità

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Fra letteratura autoriale e popolare. Percorsi di costruzione dell’identità. I DINTORNI DELL’ARTE 2012/2013 Fatta l’Italia, facciamo gli italiani!. Claudia Chellini. 2. Suggestioni di primo Novecento: la poesia di Dino Campana. 2. Dino Campana 1885-1932. «Sissignore, viaggiavo molto. - PowerPoint PPT Presentation

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1Claudia Chellini

I DINTORNI DELL’ARTE 2012/2013Fatta l’Italia, facciamo gli italiani!

Fra letteratura autoriale e popolare.Fra letteratura autoriale e popolare.Percorsi di costruzione dell’identitàPercorsi di costruzione dell’identità

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2. Suggestioni di primo Novecento: 2. Suggestioni di primo Novecento:

la poesia di Dino Campanala poesia di Dino Campana

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Dino Campana 1885-1932

«Sissignore, viaggiavo molto. Ero spinto da una specie di mania di

vagabondaggio. Una specie di instabilità mi spingeva a cambiare continuamente.»

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Dino Campana 1885-1932

Comincia nel 1903 e fino al 1918 continuerà a viaggiare.

Toscana

Emilia Romagna

Lombardia

Svizzera

Uruguay e Argentina

Belgio

Parigi

Piemonte

Sardegna

Liguria

Bologna

Firenze

Spesso ritorna più volte negli stessi luoghi, fermandosi anche solo pochi giorni.

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L’identità intellettuale

«Leggevo molto qua e là. Carducci mi piaceva molto, Pascoli, D’Annunzio, Poe anche; l’ho

letto molto Poe. Dei musicisti ammiravo molto Beethoven, Mozaret, Schumann. Verdi

anche mi piace; Sontini, Rossini…»

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L’identità intellettuale

Si riallaccia direttamente alla poesia simbolista francese del secondo ‘800 e al Romanticismo tedesco.

per Campana significa

fedeltà alla grande tradizione della poesia

italiana

per le avanguardie

significail drastico rifiuto della tradizione

letteraria

L’esigenza di un radicale rinnovamento

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L’identità intellettuale

In un’epoca in cui le élites culturali sono inclini all’eccentricità calcolata, all’ostentazione dell’anticonformismo bohémien, in cui vige l’ideologia del poeta maledetto, Campana non fa della propria eccentricità una posa intellettuale.

Campana non è un “poeta maledetto”.

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Il più lungo giorno (1913)

Durante il 1913 Campana si dedica alla composizione di un manoscritto intitolato Il più lungo giorno che porta a Firenze a Papini e Soffici con la speranza che lo pubblichino e che stampino altre poesie su «Lacerba».

Il manoscritto viene perso. Sarà ritrovato nel 1971 dalla figlia di Soffici fra le carte del padre.

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Io sono quel tipo che le fui presentato dal signor Soffici all’esposizione futurista come uno spostato, un tale che a tratti scrive delle cose buone. Scrivo novelle poetiche e poesie; nessuno mi vuole stampare e io ho bisogno di essere stampato: per provarmi che esisto, per scrivere ancora ho bisogno di essere stampato. Aggiungo che io merito di essere stampato perché io sento che quel poco di poesia che so fare ha una purità di accento che è oggi poco comune da noi. Non sono ambizioso ma penso che dopo essere stato sbattuto per il mondo, dopo essermi fatto lacerare dalla vita, la mia parola che nonostante sale ha il diritto di essere ascoltata.

Lettera a Giuseppe Prezzolini, 6 gennaio 1914

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Canti Orfici (1914)

I Canti Orfici sono costituiti da 29 componimenti di cui

15 in versi e 14 in prosa, con l'intento di evidenziare un percorso.

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Il percorso “orfico”

dall’oscurità della notte piena di paesaggi e figure enigmatiche, inquietanti e allucinate

alla fuggevole “rivelazione orfica”, alla capacità di vedere nell’apparenza della realtà l’arcano senso di tutte le cose

al nuovo sopraggiungere angosciante della notteInfinitamente occhiuta devastazione era la notte tirrena.

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Il mito di Orfeo

Orfeo e gli animali

Mosaico pavimentale romano di età imperiale

Palermo, Museo Archeologico

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Il mito di Orfeo

Antonio Canova

Orfeo

1775

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Orfeo fra Apollo e Dioniso

Giovanni Tiepolo, Apollo e Diana, 1757

Apollo è il protettore delle arti, della medicina, della musica, della profezia e della luce del giorno.

Tiziano, Bacco e Arianna, 1520-23

Dioniso è un dio arcaico della vegetazione e del

flusso vitale. Presiede all'estasi e alla

liberazione dei sensi.

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Spirito apollineo a spirito dionisiaco fra Otto e Novecento

Spirito apollineo Spirito dionisiaco

Indica la razionalità che porta equilibrio nell'uomo, che gli consente di concepire l'essenza del mondo come ordine e che lo spinge a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali.

Rappresenta il contenimento della forza potente delle emozioni.

Rappresenta l’impulso alla vita nel suo perenne e selvaggio fluire.

Indica lo stato di natura dell'uomo, la sua parte animale, selvaggia, istintiva, che resta presente anche nell'uomo civilizzato.

È la parte originaria insopprimibile, che può emergere ed esplodere in maniera violenta se viene repressa anziché compresa ed incanalata correttamente.

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Gregorio Lazzarini, Orfeo massacrato dalle baccanti, 1710

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La poetica dell’orfismoI grandi iniziati (1889)

Orfeo è considerato l’iniziatore e il fondatore di nuove pratiche di iniziazione religiosa e morale, contraddistinte dal predominio della disciplina spirituale e dal rifiuto delle pratiche dionisiache più esaltate.

Edouard Schuré

(1841-1929)

L’Orfismo, secondo Schuré, si proponeva di• conciliare il contenuto dionisiaco del culto (suo fondamento

originario) con la forma apollinea (la poesia come realizzazione formale armoniosa)

• trasformare i riti e le forme cultuali in espressione di una religione più interiorizzata.

Schuré insiste sul carattere ‘civile’ dell’operazione religiosa di ricucitura tra i culti di Apollo e di Dioniso tentata da Orfeo attraverso la sua predicazione legata e suscitata dal canto e dalla poesia.

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La poetica dell’orfismo in Campana

La sua ricerca rappresenta il tentativo di ritrovare

una sorta di essenza originaria dell’umano che può essere soltanto il frutto di una discesa

nei labirinti iniziatici della perdita di senso e della notte fonda del delirio,

nelle circonlocuzioni del sonno, nella prospettiva vertiginosa della

memoria.

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Le Finestre di Robert Delaunay

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Pittura orfica

Nel 1912 Delaunay, pittore cubista, comincia ad assumere una posizione autonoma indirizzandosi verso una pittura caratterizzata da un acceso cromatismo tendente all’astrattismo.

Robert Delaunay

(1885-1941)

La sua pittura viene definita da Apollinaire cubismo orfico, cioè «l’arte di dipingere composizioni nuove con elementi attinti non alla realtà visiva, ma interamente creati dall’artista e da lui dotati d’una realtà possente. Le opere degli artisti orfici devono offrire simultaneamente un piacere estetico puro, una costruzione che colpisce i sensi e un significato sublime, ossia il soggetto. E’ arte pura.»