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Capitolo ottavo

Fra democrazia c totalitarismo

1. Da Weimar al nazionalsoaalismo

AI termine della prima guerra mondiale, la Germania e attrav 'rt. Ita a violente tensioni sociali. Un periodo convulso si dispiegu II Ila rivolta dei marinai nel porto militare di Kiel nel1918, il teninuvo di istaurare a Monaco una Repubblica dei consigli sull'escmpn-sovietico, l'insurrezione spartachista e infine il fallito co1po di ~I Ito delle destre, nel 1920. Dopo l'abdicazione del Kaiser, 1 1111111'elezioni a suffragio universale danno vita a un' Assemb1ea I I. II

tuente che fornisce alla Germania 1a prima Costituzione r I" 11.1"Icana: e la «Repubblica di Weimar» (dal nome della citta lin I .I"si riun1l'Assem51eacostituente), che nasce nel1920 e rest 'I'll IIIgore fino alla presa del potere da parte di Hitler, nel 9 .

La nuova Costituzione, pur riservando ampi poteri alii II Iidel presidente, attribuisce ai partiti politici un peso maggioi ( .11Ima, ma l'estrema frammentazione di questi non permett ·1.1I••11zione di alcuna stabile coalizione governativa: fra il 1920 I [l Isi succedono ben 18 diversi governi.

La situazione economica e socia1e e gravissima. AJ IVIIIIIIconflitto, vi sono in Germania 1,6 milioni di invalidi, I, IlIill Ivedove di guerra e 1,5 milioni di orfani [Corni, 1995, 1(.1 I Ice di Versailles imp one alla Germania il pagament tll.l1Iguerra ingentissimi e ne sancisce ad Ovest 1a perdita til III Iectell'AIsazia e ad Est quella dei territori polacchi ex pili Iqua1i rimane peraltro una numerosa popolazione di lillHll1 I

ITdissesto dell'economia e i pagamenti aIle nazioni Villi IIIvocano un'inflazione straordinaria: nel 1920 un dolhu ttl

VIII. Fra democrazia e totalitarismo 199

corrisponde a 65 marchi, ma nel 1923 viene scambiato contro 4,2miliardi di marchi! Cio significa la distruzione del risparmio e la ro-vina di coloro che dipendono da redditi fissi (impiegati e operai inprimo luogo).

A partire dal1923 la situazione con osee tuttavia alcuni sensibi-li miglioramenti. L'inflazione viene arrestata e le tensioni sociali so-no parzialmente ammortizzate da programmi di assistenza socialestremamente innovativi, adottati in virtu della presenza dei social-dernocratici nelle compagini governative. Grazie all'espansione dinuovi comparti (specie nel settore chimico ed elettrotecnico) e adun'intensa opera di razionalizzazione delle attivita produttive e di-Iributive, l' economia tedesca torna a crescere, e Ia Germania si si-(uu di nuovo fra Ie prime potenze industriali del mondo. Cio av-,k'ne anche in ragione di intensi scambi commerciali con gli StatiI lniti: proprio il forte legame che si instaura fra l'economia tedescaI quclla americana fa S1,tuttavia, che la Germania sia 1a nazione piu",Ipita dalla crisi del 1929.

II rollo della borsa valori di New York, nel 1929, ebbe molte-1.1"I .ause (strutturali, come la saturazione del mercato interno e Ia~'1 I .pproduzione agricola, e congiuntura1i, come il panico inne-I lit Idalia diminuzione dei valori azionari e l'irnpossibilita delleI III.h . di restituire il denaro ai creditori che 10 volevano indietro). ~1111.1rmania, Ia crisi comporto il ritiro dei crediti americani, Ia chiu-III I 1II,IIeaziende legate agli Stati Uniti e, in seguito, fallimenti aII, llil La situazione degenero rapidamente: fra il 1930 e il 1932 i'" Ilputi in Germania passarono da1l'8% della popolazione atti-t 1'111d ,I 30%.III tjlll'sta congiuntura ha inizio I'ascesa del Partito nazionalso-I. I I .II Adolf Hitler (1889-1945). II movimento nazionalsociali-I I IIII() nel 1920: non molto diversamente dal fascismo di Mus-I I" opugnava l'idea di una rinascita nazionale unita a un pro-

til I'''\lzione degli squilibri sociali, in una miscela ideologicaI u-me dall'opposizione al socialismo e alIa democrazia. Ti-

I I uu/ionalsocialismo tedesco fu pero fin dall'inizio il fatto diI lid ionalismo al mito della razza, e conseguentemente al-II II 1110.

I IIIIIimento di un tentativo rivoluzionario nel1923, il na-tI, "I() si costituisce in partito e inizia a partecipare alleIII d ·ttorali: nelle elezioni del 1930 i nazionalsocialisti

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passano da una quota iniziale non superiore al 3 % dei voti al 18,3;nel 1932 raggiungono la maggioranza relativa con il 37,3%. Nel1933 von Hindenburg, presidente della Repubblica, affida a Hitleril ruolo di cancelliere. Successivamente Hitler ottiene dal Parla-mento i pieni poteri e, dopo la morte di Hindenburg, l'unificazio-ne nella sua persona delle cariche di presidente e di cancelliere; tut-ti i partiti, ad eccezione di quello nazionalsocialista, sono abrogati

I 0 si sciolgono; i sindacati sono soppressi per legge. La Costituzio-ne repubblicana, per quanta formalmente rimanga in vigore, vienstravolta in un regime totalitario.

Ad autodefinirsi come «stato totalitario» era stato per primo ilregime fascista in Italia [dr. Gregor, 1969]; nelle scienze sociali delsecondo dopoguerra, il concetto di totalitarismo si e affermato turtavia in generale per intendere un regime moderno monopartiti (lall'interno del quale sono abrogati i principi della democrazia, chcutilizza la violenza nei confronti dell'opposizione, che fa un uso sistematico della propaganda per suscitare il consenso, e che si pl'(lpone di organizzare e dirigere i suoi cittadini in ogni aspetto dclluvita privata, della vita associativa e della stessa coscienza IellArendt, 1951].

Negli anni del regime hitleriano la disoccupazione cala drasucamente e l'economia tedesca riprende la sua crescita con rinnov I

to vigore, grazie a un attivo intervento dello Stato che si concr 'II

za in irnponenti opere pubbliche e in una politica di intenso rilllmo. 11 sostegno politico al regime proviene dalle classi dirig 1111 I

dai ceti medi, ma la stessa classe operaia e oggetto di attente polltiche sociali che mirano - e in parte riescono - ad annullarne il 1"'tenziale di critica nei confronti del regime.

Per certi versi, si tratta di un periodo di intensa modernizzu I"

ne del tessuto sociale, specialmente dal lato dello sviluppo d ii' ,niche produttive e gestionali sempre pill razionali; per altri, dai 1"111

ti di vista della cultura e dei principi ispiratori della vita politi. IItratta di una reazione alIa modernita: cosi come, nelnome eli 1111 Itorno a valori «rurali» e «cornunitari», vengono screditati II ,smopolitismo caratteristico dell'esperienza modern a e l'arl ' " •vanguardia, allo stesso modo i principi di liberta e di uguagl: II.che avevano ispirato la modernita dall'Illuminismo in avanu IIit

, rifiutati sulla base di una dottrina della purezza razziale. Ncl , lit' lit

sieme, e un coacervo di elementi che sfida ogni concezionv 111.111

neare della modernizzazione, e a cui ha potu to essere dato il nomedi modernismo reazionario [Herf, 1984].

In nome della ricostruzione di una «comunita di popolo» (Volks-gemeinscbafi) il nazionalsocialismo mobilita la societa in una retecapillare di associazioni e di celebrazioni periodiche che tendono apromuovere un consenso diffuso, non senza far ricorso alIa risorsadella delazione sistematica nei confronti di chi non si conforma e aquella di una propaganda ben programmata. Goebbels, ministro deldicastero per la Volksau/kliirung und Propaganda creato da Hitlernel1933, espelle dalle universita e dai giornali gli intellettuali osti-Ii al regime, riorganizza I'informazione e, fra l'aItro, promuove ca-pillarmente la radiofonia: nel 1939 il 70% delle famiglie tedeschesara dotato di un apparecchio radio, L1na percentuale superiore a<luella di qualunque altro paese, e la propaganda del partito sara.lorata cosi di uno strumento di diffusione popolare, centralizzato• straordinariamente efficace [dr. Corni, 1995,262]'

La «comunita di popolo» e compattata a spese di chi ne viene• .luso. La discriminazione razziale, sancita dalle «leggi di Norim- 'hcrga» nel 1935, ne esclude gli ebrei e i «non ariani» (rna ancheu'iuni degenerati», come vengono denominati gli zingari), vietan-

,I,. i «matrimoni misti» e Iegalizzando la sterilizzazione obbligato-uu c I'eutanasia nei confronti di chi non sia ritenuto in grado di per-lilt II ire il «sano» SvilLlPPO della razza. Con una serie di successivi,1,1 I' "li, agli ebrei e dapprima negata la possibilita di esercitare pub-I,ll, i uffici, fra cui l'insegnamento; poi gli studenti ebrei vengon~Iiidsi dalle scuole; nel 1938 la cosiddetta «norte dei cristalli» e il

111,,"1 .nto culminante di un'ondata di violenze organizzate centreII. tizi e persone; le proprieta degli ebrei vengono confiscate; ha in-I II' rnizio la pratica della deportazione di massa. I primi campi di'II' r-ntramento erano sorti subito dopo il1933; dal1940 viene de-I I III«soluzione finale», ovvero 10 sterminio pianificato e tecnica-j'I'III. organizzato degli ebrei deportati inabili allavoro. AI termi-, d. 1111 seconda guerra mondiale, gli ebrei uccisi dai nazisti saran-II ,11111 6.000.000 (ai quali si aggiunge un numero irnprecisato di

111111.1 di zingari, di «asociali» e di slavi di diverse nazionalita) [dr., '11.

r I, I uo complesso, la guerra si concluders con quasi 50.000.00011111111 11 ,I mondo, la meta dei quali appartenenti alla popolazio-I I•. S .atenatasi nel 1939 a seguito dell'invasione tedesca del-

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la Polonia, la guerra coinvolgera la maggior parte degli Stati del glo-boo Dopo una fase iniziale di superiorita da parte della Germania edel Giappone, entrato in guerra al suo fianco, le sorti del conflittosi rovesceranno grazie agli sforzi congiunti degli Stati Uniti e dellaRussia sovietica: dopo il crollo dell'Italia fascista nel1943, Germa-nia e Giappone capitoleranno nel 1945. L'assetto geopolitico delmondo ne uscira profondamente mutato, sancendo l'inizio di undominio bipolare del globo da parte di Usa e Urss che reggera finquasi alIa fine del XX secolo. I campi di sterminio, l'utilizzo di born-bardamenti a tappeto e, infine, della bomba atomica su inermi po-polazioni, e la stessa p ofonda laceraZlOne ideologies che, specie inEuropa, fece del secon 0 c;;flitto mondiale una guerra civile, co-stituiranno ferite e apriranno problemi che la storia seguente nonha ancora finito di elaborare.

n consenso che circondo in Germania il regime hitleriano fu in-gente. 11suo apice venne toccato all'inizio della guerra, soprattuttoin ragione della rapidita del successo sulle armate francesi. In se-guito, per quanta fosse sostenuto da una propaganda assai intensa,il consenso diminui mana a mana che la guerra si allungava e le pro-spettive di vittoria svanivano. In ogni caso, non mancarono formedi dissenso e di «resistenza interna». Ne manco chi, come il poeiuBertolt Brecht, intui fin dal 1933 la tragedia che andava addensandosi e, avviandosi all'esilio, pote scrivere versi come questi: «0 Gel'mania, pallida madre!/Come insozzata siedi/fra i popoli!1 [...J ()Germania, pallida madre!/Come t'hanno ridotta i tuoi figli,lche tilin mezzo ai popoli sia/o derisione 0 spavento!» [Brecht, 1933].

gua dell'impero austro-ungarico: la lingua in cui si esprimevano agli100zl-del secolo i circoli iniellettuali non solo di Berlino 0 di Hei-delberg, rna anche di Vienna, di Budapest e di Praga. In questi luo-ghi si concentrano a1cune delle esperienze culturali piu significati-ve dei primi decenni del Novecento.

Si tratta di esperienze che spaziano dalla nuova fisica di AlbertEinstein (1879-1955) alla logic a di Frege (1848-1925) 0 di Carnap(1891-1970); dalla letteratura di autori gia citati come von Hof-mansthal e Rilke e, piu tardi, di Robert Musil (1880-1942) e FranzKafka (1883-1924) fino alIa musica di Mahler (1860-1911) e allericerche atonali di Schonberg (1874-1951); dalla nascita della psi-coanalisi freudiana e della filosofia dellinguaggio di Wittgenstein(di cui avremo modo di parlare diffusamente) fino all'espressio-nismo di pittori come Oskar Kokoschka (1886-1980) 0 Paul Klee(1879-1940). Non e azzardato affermare che il pensiero di tutto ilNovecento sia stato segnato da queste esperienze: in gran parte,la cultura contemporanea ha ancora a che fare con cio che gli au-tori di lingua tedesca di questa periodo hanno proposto e speri-mentato.

In breve, cio di cui si tratta nelle esperienze citate e una crisi dei/ondamenti di quasi tutti gli aspetti della visione del mondo fin 11.onsolidata: quella che viene meno e la plausibilita dell'idea di po-rer definire la realta in un modo univoco.

Nelle scienze della natura, tale crisi consiste nella acquisita con-supevolezza 'del fatto che la realta puo essere descritta in termini al-rrettanto plausibili da teorie diverse e non necessariamente integra-hili fra di loro. E, contemporaneamente, dalla presa d'atto del fat-10 che non esiste aleun luogo «neutrale» dal quale i fenomeni pos-uno essere osservati: e arduo immaginare un punto di vista cheIImnetta un' «oggettivid» pura e assoluta poiche ogni osservatoreI sernpre situato in un modo 0 nell'altro, e la realta di cui possiamo.lur conto e dunque sempre la realta percepita. 11referente ultimoIii ogni teoria, cio che i positivisti chiamavano i «fatti», sfugge allaI'I' 'sa: la stessa parziale autocritica compiuta dai filosofi del cosid-II -uo «Circolo di Vienna» riguardo al tentativo di sviluppare un-rnpirismo logico» fondato su proposizioni derivabili da osserva-

/ioni univocamente determinate e esemplare di questa svolta epi-u-mologica [efr. Meotti, 1972].Quanto alle scienze storico-sociali, la svolta in questione corri-

2. La «crisi dei /ondamen ti» e la nascita della psicoanalisi

«Nel bene come nel male, molto piu nel male che nel bene alm 1111

nella sua prima meta, il Novecento nel vecchio continente ha putlato tedesco» [Bolam, 1999,22-23]' E difficile non concordare Oil

questa frase. Ma se del «male» politico in qualehe modo si e deu«resta da sottolineare il «bene», cioe - al di la di questi termini Vii

lutativi - la straordinaria fecondita delle elaborazioni intellettu til

che hanna caratterizzato la cultura tedesca nella prima meta di ti'"sto secolo. Che la cultura europea in questi decenni abbia «pari" II Itedesco» e tanto piu vero se si pensa che il tedesco era anche a iii,

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sponde alla radicalizzazione degli assunti dello storicismo, che co-min ciano a combinarsi del resto con la consapevolezza che derivadall'accumularsi dei dati etnografici: l'evidente relativita delle con-cezioni del mondo presenti nelle varie epoche e nelle diverse cul-ture costringe a porsi il problema del relativismo. Se si accetta dipensare che Ie concezioni del mondo sono relative ai diversi perio-di della storia e alle diverse configurazioni che assumono le societa,e ancora possibile ritenere che vi sia un punto di vista assoluto dalquale giudicare le loro differenze? In verita, sembra che il punto divista di chi cerca di comprendere le differenze sia relativo anch' es-so: alla particolarita e alla contingenza della propria collocazion -storica e culturale non sfugge nemmeno chi fa scienza sociale.

A cio si aggiunge la nozione sempre piu acuta del fatto chel'es-sere umana non e trasparente a se stesso: i motivi e le conseguenz -dell'agire di ognuno sfuggono alla presa dell'autocoscienza. Con-servatori liberali come il viennese Ludwig von Mises traggono daquesta consapevolezza un atteggiamento antilluministico che negnla possibilita di qualunque pianificazione razionale della societa. 111

questa prospettiva, illibero gioco del mercato e l'unica garanzia diun ordine sociale che non puo conseguire da nessun piano: una pcsizione che, specie attraverso l'allievo di von Mises, Friedrich v 11

Hayek (1899-1992), arrivera fino ad alcune delle piu influenti COl'renti del pensiero economico contemporaneo. Ma al di la dei SUOI

utilizzi in chiave conservatrice, il problema e piu vasto: si tratta <ilchiedersi infatti con gyali categorie sia possibile coml2renaere I

comportamenti e il pensiero di un «soggetto» che non si ritiene pillaffidabile quanta alla sua capacita di autorappresentarsi.

E all'interno di tale quadro che assume rilevanza per la stori Iche stiamo tratteggiando la nascita della psicoanalisi di SigmundFreud (1856-1939). Per quanta non abbia direttamente a che [allcon una teoria della societa, la psicoanalisi ha influito largamenunel XX secolo su tutte le scienze sociali, contribuendo a modific 1

re il panorama culturale all'interno del quale esse si svilupperannllLa psicoanalisi e un insieme di tecniche terapeutiche e di te Iii

orientate alla psiche, cioe al complesso dei processi attraverso cui IIsoggetto fa esperienza del proprio mondo interiore e si rapporta Illl

quello esteriore. Freud era un medico: la psicoanalisi sorge innunzitutto come una pratica terapeutica finalizzata a liberare i pazicuti da sintomi di carattere nevrotico. Nell'elaborazione dei princltu

VIII. Fra democraiia e totalitarismo 205

del proprio metodo terapeutico Freud sviluppo tuttavia un corpusdi teorie molto articolato - e piu volte rielaborato nel corso di unaricerca che si intese sempre aperta a ulteriori sviluppi - che rap-presenta il primo tentativo sistematico del pensiero occidentale didar conto dei rapporti tra la coscienza e l'inconscio.

Tra i libri pubblicati da Freud ricordiamo L:interpretazione deisogni (1900), Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), lntroduzione al-la psicoanalisi (1917, riscritto nel1932), Al di la del principio di pia-cere (1920), Psicologia delle masse e analisi dell'io (1921) e It disa-gio della civilla (1929). L'opera che si dispiega in questi volumi, eestremamente complessa. Ci limiteremo a ricordarne alcuni aspettifondamentali.

11 concetto fondamentale di Freud e quello di incanscio, Percomprenderlo, e opportuno pero procedere per gradi, comincian-do innanzitutto dalla nozione di rimozione. Nelle sue prime opere,studiando una serie di casi di isteria e poi analizzando in modo ana-logo diversi processi della vita quotidiana ordinaria come i sogni, ilapsus verbali 0 i motti di spirito, Freud giunse all'ipotesi secondocui l' apparato psichico di ciascuno di noi ha la [acolta di rimuoue-re _ cioe allontanare, nascondere - gli affetti e gli eventi che costi-tuiscono «traumi», la cui presenza nella coscienza genererebbe con-nitti che il soggetto non e in grado di affrontare nella vita coscien-te. Rimuovere e dimenticare; ma cio che e rimosso non scompare:piuttosto, rimane nell'ombra e agisce attraverso sintomi, i piu im-portanti e disturbanti dei quali sono i sintomi delle nevrosi.

L'oblio provocato dalla rimozione e dunque una forma di me-moria, per quanta paradossale cio possa sembrare: una «memoria»luttavia che sfugge alla consapevolezza della coscienza. 11 nucleodelle pratiche terapeutiche della psicoanalisi nasce nel contesto diquesta scoperta come un metodo che consente di riportare alla lu-'C almeno parte di cio che e stato rimosso, e mette il soggetto a con-ironto con cio che, precedentemente, non era stato in grado di af-lrontare.

Non necessariamente, pero, cio che e stato rimosso corrispondeItl ricordo di un evento realmente accaduto (specie nella fase finaleII -I suo lavoro, Freud si mostrera anzi scettico riguardo alla possi-hilita di accedere a qualunque definizione «oggettiva» della realtaluuuale): cio che viene rimosso ed e difficile da affrontare e piutto-lin, piu in generale, l'insieme delle forme del desiderio, cioe I'e-

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spressione dell'energia puIsionale (la libido) che si agita in noi. L'i-dea delle pulsioni e cOSIIa seconda nozione da richiamare.

Nei suoi primi scritti, Freud tendeva a identificare strettamentela libido con la sessualita; in seguito chiari di intendere Ia sessualitain un senso piuttosto ampio, come I'insieme delle puIsioni erotiche(daI nome di Eros, il dio greco dell'amore e del desiderio) che spin-gono ciascuno di noi ver~o le mete attraverso il cui raggiungimen-to Ia puIsione si appaga. E importante osservare in ogni caso che Iepulsioni hanno diversi modi di soddisfarsi. Quando Ia loro meta einibita esse hanno la Iacolta di trovare altre vie: iI processo della«sublimazione», ad esempio, e iI processo attraverso cui l'energiapulsionale viene appagata nell'estrinsecazione di attivita artistiche 'culturali.

Nelle opere successive alia prima guerra mondiale Freud affian-ca tuttavia aIle puIsioni erotiche un altro tipo di pulsioni, Ie puIsi .ni distruttive, che viene infine a concettualizzare sotto il nome tli«pulsione di morte». Ogni organismo si muoverebbe in quest'ottica fra due spinte contrastanti e confuse: da un lato verso la propriaaffermazione e la soddisfazione del proprio pia cere, dall'altro vel'so uno stato di quiete finale, di riassorbimento nel grembo indiffcrenziato della materia.

Quella della pulsione di morte e una delle piu difficili e discusse intuizioni di Freud. Va osservato tuttavia che anche le pulsion:di tipo erotico comportano aspetti di violenza e di aggressivita h(Freud non manca di riconoscere: in generale, iI mondo delle pulsioni non conosce distinzioni tra «bene» e «male», e l'espressi III

di una tendenza degli organismi a soddisfare se stessi, ed e ess 'IIzialmente in contrasto con le esigenze morali necessarie alla vita S( I

ciale. Da questa carattere di inconciliabilita permanente di pulsi: Ini e morale deriva il disagio della cioilta: il tema su cui Freud sri,se nel1929 uno fra gli ultimi e piu importanti suoi libri [efr. Veg '111Finzi, 1986].

II concetto di inconscio puo a questa punto venire affrontato: .so e sia illuogo in cui sprofonda cio che viene rimosso, sia la S( IIturigine delle pulsioni stesse. In una prima fase, in effetti, Freud til

segno una sorta di topografia della psiche distinguendo l'inconsc II,

dai sistemi «conscio» e «preconscio»: se il primo e il regno os 'III"di cio che la coscienza non e in grado di raggiungere - pur ess 'IIdo in gran parte determinata proprio da cio che vi si agita - ii"

condo corrisponde alla coscienza vigile e il terzo e l'insieme di cioche, pur non essendo presente alla coscienza in un momenta dato,resta tuttavia accessibile alla sua attenzione. In seguito, Freud pro-pose tuttavia un aItro modello. Si tratta della nota tripartizione del-l'apparato psichico in tre «istanze»: 'Es, 1'10 e il Super-lao L'Es con-siste nell'insieme delle pu1sioni, che mirano alIa propria soddisfa-zione, indifferenti tanto alle condizioni della realta estern a aUa psi-che quanta ad ogni morale. L'Io corrisponde alla coscienza chepensa e riflette: mentre l'Es e guidato esclusivamente dalla ricercadella soddisfazione, l'Io conosce il «principio di realta», e l'istanzadell'apparato psichico che presiede all'esperienza del mondo, allaconsapevolezza e all'apprendimento. II Super-Io e infine I'istanzadelle norme morali, che rappresenta l'interiorizzazione in ciascunodi noi delle regole e i valori dell'autorita sociale.

In questa quadro, a essere inconscio e innanzitutto l'Es con isuoi contenuti, ma e inconscio anche l'insieme dei meccanismi chepresiedono alla difesa dell'Io e ai suoi rapporti con le altre due istan-ze (anche se questi meccanismi, e con essi alcuni aspetti dello stes-so Super-Io, possono in parte essere portati alla coscienza attraver-so l'analisi). In ogni caso, i rapporti fra queste tre istanze sono in-lrinsecamente conflittuali. L'Io si trova costantemente nella posi-zione di dover mediare tra la pressione delle pulsioni e le normemorali, cercando contemporaneamente di tener con to della realta,Si tratta di una mediazione tra forze che in linea di principio resta-110 inconciliabili.

Come si vede, il cuore delle argomentazioni di Freud sta dun- I

[ue nella descrizione dell' apparato psichico umano come qualcosadi molto piu ampio della semplice «coscienza», e nel consegllente!ri onoscimento di una fondamentale componente irrazionale del-l'uomo. La ragione ha una parte nelle vicende degli uomini, ma sitratta di una parte minuscola e di statuto precario: gli uomini sonoutraversati infatti da tensioni irrazionali - affetti, ernozioni, paure,pussioni - e la stessa «razionalita» si risolve molto spesso in meraruzionalizzazione», cioe - nel linguaggio freudiano - in un cam-

Illuffamento in vesti razionali di motivi e di spinte che con la ra-Iione non han no nulla a che fare.

Poiche comprendere i motivi reali del nostro agire e cOSIdiffi-I il " gli esseri limani hanno la tendenza ad autoingannarsi: un temaI II' riecheggia il pensiero di Nietzsche - con il quale del resto 1'0-

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pera di Freud ha diversi rapporti - e che, fra gli autori che abbia-mo considerato, apparteneva anche a Pareto.

II pensiero di Freud suscito dapprincipio uno scandalo enorme.Almeno a partire dagli anni Venti, e anche grazie alla formazione diun vero e proprio movimento psicoanalitico internazionale, si con-solido tuttavia come una delle principali correnti del pensiero delNovecento. Nella sociologia tedesca, come vedremo tra poco, i pri-mi autori a servirsene furono i membri della Scuola di Francoforte Norbert Elias. In America, alcuni elementi del pensiero Ireudia-no saranno incorporati nel sistema teorico di Talcott Parsons. Inogni caso, il pensiero di Freud e un elemento imprescindibile del-la costellazione culturale della modernita.

Mosso da uno spirito profondamente scientifico e razionalcFreud giunse a negare l'onnipotenza della ragione. La stessa nozio'ne di cosa sia il «soggetto», da qui in avanti, si trasformera nell'idea di un campo di forze, di una pluralita di tensioni: l'unita dellucoscienza e la certezza della conoscenza si affievoliranno congiuntamente, e la fiducia positivistica nella piena capacita di autocomprendersi da parte dell'uomo sara scossa definitivamente.

e di Norbert Elias. Per quanta riguarda il primo, i problemi teori-ci ed esperienziali citati sono affrontati in una ripresa della tradi-zione storicista che comporta un'originale riformulazione di temimarxiani alla luce della lezione di Dilthey, di Weber e di Simmel.Per quanta riguarda il secondo, oltre a questi stessi autori, e deci-siva.l'influenza di Freud.

Karl Mannheim (1893-1947) nasce a Budapest. Laureato in fi-losofia, partecipa attivamente alla vita intellettuale della capitale un-gherese, nella quale spicca la figura di Lukacs, che diviene suo ami-co; alIa fine della guerra prende parte alla breve esperienza dellaRepubblica dei consigli, modellata in Ungheria sull'esempio dellarivoluzione sovietica: in seguito al rovesciamento di questa Repub-blica e all'instaurarsi di un regime di destra, deve lasciare il paese etrasferirsi in Germania. Qui insegna sociologia prima a Heidelberge poi a Francoforte, prendendo parte assai attiva ai dibattiti che ca-ratterizzano la sociologia tedesca nel periodo di Weimar. Sono diquesti anni i suoi scritti piu noti, fra cui It problema di una sociolo-p,ia della conoscenza (1925) e Jdeologia e utopia (1929). Nel 1933,'on l'avvento del nazismo, Mannheim e costretto ad un nuovo esi-lio e si trasferisce a Londra, dove prosegue il suo insegnamentospingendo il proprio pensiero nella direzione di un radicale libera-lismo, testimoniato dalle ultime opere, fra cui Lluomo e la societe inttn'etd di ricostruzione (1935, ampliato nel1940).

II posto di Mannheim nella storia della sociologia e soprattuttoI .gato alla sua formulazione di una sociologia della conoscenza. III .rmine «sociologia della conoscenza» (0 piuttosto «sociologia delupere») era stato introdotto nel dibattito tedesco dal filosofo e so-

Ii ilogo Max Scheler (1874-1928) in una serie di opere pubblicate I" 'gli anni Venti per intendere un'analisi dei rapporti che sussisto-110 tra ivari tipi di conoscenza e i fattori sociali che determinano laituazione esistenziale degli uomini [Scheler, 1924]. Mutuandone inII lite la problematica, la questione che Mannheim si trova ad af-lrontare e quella del relativismo. Si tratta di una questione che di-I -nde dallo storicismo: se epoche diverse sono caratterizzate daIIIIH rappresentazione del mondo diversa, la conoscenza storica non11110 essere che una conoscenza capace di affrontare la relativita diII'I -ste diverse rappresentazioni senza negarla, ma rinunciando - diI IIIlS guenza - ad ogni pretesa assoluta di verita. Ma si tratta anchetil una questione posta dall' esperienza pratica: negli anni a cui ci

3. Mannheim ed Elias

Si e detto nel precedente paragrafo di una «crisi dei fondament i .che attraversa il pensiero delle avanguardie artistiche e scientific!"tedesche nei primi decenni del XX secolo. Ma piu in generale, IWIcia che riguarda la cultura della societa nel suo intero complessofu soprattutto la guerra a comportare la sensazione di una crisi clvlla quale era difficile rendere conto. L'esperienza della prima gill Ira mondiale fu quella di un conflitto esasperatamente tecnologizz I

to e, contemporaneamente, saturo di componenti arcaiche; COlliporto la morte di milioni di giovani e, con essa, l'inizio del tramont«di quella piu 0 meno ingenua fiducia nel «progresso» e nella < I I

vilta» che aveva caratterizzato l'Ottocento. Essa comporto una (I

s~ra fra il «prima» e il «poi»: le generazioni successive alla guen I

Sl sentono e sono radicalmente diverse da quelle che l'avevano pit

ceduta.SuI piano della storia della sociologia, il ruolo di tutti quest i 1 II

tori e particolarmente evidente nella formazione di Karl Mannlu 1111

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210 Parte seconda. La sociologia tedesca e la critica della modernitd VIII. Fra democrazia e totalitarismo 211

stiamo riferendo, gli intensi processi di riorganizzazione sociale, diurbanizzazione e di mobilita che caratterizzano le societa in corsodi modernizzazione costringono ciascuno a rendersi conto della va-rieta di usi, costumi, lingue, religioni e visioni del mondo, in un mo-do che nelle comunita tradizionali era sconosciuto.

La soluzione proposta da Mannheim al problema del relativismoconsiste nella definizione del relazionismo: un concetto die indicaIa reIazione che collega i contenuti della cultura alla situazione esi-I stenziaIe in cui sono collocati i soggetti che ne sono porta tori. II re-i Iazionismo non implica Ia rinuncia a qualunque tentativo di addi-venire ad una conoscenza valida: il punto e pero che ogni culturecomporta aspetti «i quali non possono essere adeguatamente inter-pretati, finche le Ioro origini sociali rimangono oscure» [Mannheim,1929,4]'

Nell'elaborazione del relazionismo di Mannheim gioca~ ru10 cruciale la rivisitazione del concetto marxiano di ideol~. Cme abbiamo gia avuto modo di osservare, Marx attravers() tale concetto aveva mostrato come le dassi dominanti tendano a promuovere una visione del mondo che occulta le contraddizioni e legiu ima cosi i rapporti esistenti. II pensiero delle classi dominanti (dunque influenzato dai Ioro interessi, dalla loro posizione nei rapporti sociali: allargando la portata del concetto, Mannheirn riticmtuttavia che 10 stesso accada anche per ogni altra classe. Trasfoimando la nozione marxiana,.Mannheim propone cOSIdi usare il ll'lmine «ideologia» per intendere che ogni individuo, in quanta :'1'partenente a un gruppo sociale determinato, tende a concepir ' IIrealta secondo un punto di vista che esprime gli interessi, la cult IIra, Ia sensibilita e le peculiari capacita di quello stesso gruppo. 1)1

versamente da Marx, del resto, per Mannheim non e rilevante silltanto Ia collocazione di dasse: l'appartenenza a una nazione, a 1111

gruppo etnico 0 ad una confessione religiosa puo essere altretuuu«determinante. COSIcome puo essere determinante la collocazioi«deIl'individuo all'interno di una generazione, vale a dire all'int '11111

di quel raggruppamento di individui che hanno condiviso 'Sill

rienze analoghe negli anni cruciali della propria formazionc II IIMannheim, 1927].

Ma affermare il relazionismo, come si e detto, non signific I III

fermare che non esista piu alcuna verita. Quest'ultima diventa III II'

piu che una certezza che si puo possedere, un «limite» a cui si 111(' I

solo tendere. L'approssimazione a questa limite e tanto maggiorequanta piu si e capaci di prendere atto delle diverse prospettive esi-stenti e di controllare, grazie al confronto e al dialogo, Ie tendenzeideologizzanti che sono presenti in ciascuno di noi. In questa pro-cesso di approssimazione alla verita e particolarmente rilevante iIruolo degliintellettuali. Nelle societa moderne, secondo Mannheim,essi costituiscono infatti un gruppo relativamente svincolato dalleappartenenze sociali: Ia loro formazione e I'orientamento «avaluta-tivo» della scienzaJavoriscono illoro impegno per un confronto di-sinteressato fra le diverse prospettive dal cui seno emergono ideeconcorrenti.

Quest'ultima idea deriva tanto dalla Iezione di Weber quanta dal-la caratterizzazione simmeliana dell'intellettuale come figura «di-staccata», che puo attingere a una superiore «oggettivita» del pen-siero proprio in virtu della pluralita delle sue appartenenze e del suoconseguente distacco da ogni cerchia determinata. In Mannheim(per il quale distacco e pluralita delle appartenenze sono del restotratti profondamente iscritti nella biografia personale) tutto cio sitraduce in una prospettiva della scienza come impresa eminente-mente democratica volta alIa promozione dell'autoconsapevolezzadella societa [efr. Mannheim, 1956] e nell'impegno, sviluppato so-prattutto negli anni londinesi, nella direzione di una sociologia del-I'educazione. \

Significativamente, il tema del «distacco» dell'inte~ttuale ritor-na fin nel titolo di una delle opere piu note di Norbe Elias 1897-1994), Coinvolgimento e distacco (1983), a segnalare g 1 tre ti rap-I orti che intercorrono fra questi due pensatori.

Nato a Breslavia, proveniente da una famiglia della borghesia.braica tedesca, Elias studia filosofia e poi sociologia a Heidelberg,[requentando fra gli altri i seminari di Alfred Weber e di Mannheim.Di quest'ultimo diviene amico e assistente, seguendolo all'univer-sita di Francoforte. Negli anni della Repubblica di Weimar, Fran-coforte e un centro intellettuale vivissimo: in un'intervista rilascia-tu quasi al termine della sua lunghissima vita [Tabboni, 1993J, Eliasricordera 10 stretto legame che intercorreva fra l'universita e la citra. la presenza di figure di enorme prestigio, come Max Horkheimer. Theodor Adorno, gli anima tori dell'Istituto per la ricerca socialecon i quali, tuttavia, egli intrattenne personalmente scarsi rapporti.

Nel1933 Elias e costretto a lasciare Ia Germania. Tenta di por-

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212 Parte seconda. La sociologia tedesca e la critica della modernitd VIII. Fra democrazia e totalitarismo

po si sviluppano forme di distacco reciproco e di allontanamentodalla natura precedentemente sconosciute.

Nel pieno rispetto della tradizione sociologica dassica tedesca,il pensiero di Elias sulla modernita ne registra dunque l'ambivalen-za. Alia stessa tradizione rimanda 10 scarso interesse che Elias haper concetti come «sistema» 0 «Iunzione», preferendo loro nozio-ni come quella di «processo» 0 quella di «figurazione» (che di-scende dalla «forma» di Simmel), arricchendo peraltro 10 studio de-gli sviluppi delle «personalita» individuali grazie al ricorso a cate-gorie mutuate da Freud. Per altri versi, ricollegandosi alIa lezionedi Max e di Alfred Weber, Elias resta un sociologo capace di con-cepire la sociologia in un modo che la lega strettamente alla storia:un atteggiamento che nel corso del secolo e diventato sempre me-no frequente, ma nel quale risiede una parte importante del suo in-segnamento.

tare con se la famiglia, ma il padre, come molti altri ebrei che si sen-tono perfettamente integrati nella vita economica e sociale tedesca,«non puo accettare l'idea che inazisti possano nuocere a chi, comelui, si e sempre comportato da buon cittadino, rispettoso della leg-ge» .[Tabboni, 1993,54]. Riparato in Inghilterra, vi lavora fino agliannr Sessanta, per poi trasferirsi di nuovo dapprima in Germania einfine in Olanda.

L'opera principale di Elias, Il processo di ciuilizzazione (1939) eb-be per molti anni una scarsa risonanza. La notorieta internazionalee venuta alla fine degli anni Sessanta, con la ri~dizione di questastesso studio e la pubblicazione di numerosi altri volumi. Nel suocomplesso, si tratta di un lavoro che si dispiega nell'arco di moltis-simi anni conservando tuttavia, pur nella varieta dei temi affronta-ti, un impianto teorico estremamente coerente, centrato sull'obiet-tivo di ricostruire i processi di lunga durata che hanno dato luogoalIa formazione della peculiare configurazione sociale costituita dalmondo moderno.

Nello studio di questi processi Elias utilizza un approccio stori-co-evolutivo originalmente integrato con la teoria psicoanalitica diFreud. II suo nudeo riguarda i rapporti tra cioilizzazione e uiolen-za. La formazione degli Stati dinastici realizzatasi in Europa alIa fi-ne del Medioevo corrisponde alIa creazione degli Stati stessi com'detentori del monopolio della violenza legittima. Dopo la fase delle guerre di religione che insanguinarono l'Europa nel XVI e nelXVII secolo, cio ha porta to a una progressiva pacificazione della vita sociale. La violenza estromessa dalla vita esteriore corrispondcpero ad una interiorizzazione della violenza: per conformarsi aglistandard di una vita «civile» gli individui devono imparare a controllare le proprie pulsioni come mai prima.

In quanta creazione di spazi sociali pacificati, il processo di ivilizzazione riguarda sia il mondo esterno -la formazione degli Stuti e la stabilizzazione di un diritto formale - sia il mondo interne.la costituzione psichica degli individui. E nel corso di questo processo che sedimentano Ie moderne «buone maniere»: 10 spettacolodelle passioni diventa oggetto di disgusto, la soglia del pudore e della vergogna si innalza, gli individui imparano ad autocontrollarsi illun modo molto pill intenso di quanto non si solesse fare in eta pI' .moderna. Contemporaneamente, si impara ad identificarsi con ~IIaltri molto pill chiaramente che non in passato, rna allo stesso ten)

4. La sociologia dei ceti medi

Negli anni di Weimar, la sociologia tedesca presenta un quadro diteorie e di ricerche assai variegato. Fra gli au tori della generazioneprecedente, i pill attivi e influenti restano Tonnies, von Wiese e Al-fred Weber. Ma alloro fianco emerge una nuova generazione di so-iologi, caratterizzata da una decisa indinazione all'indagine empi-rica. Molti di costoro sono impegnati in istituzioni extraccademi-.he, in riviste, nei sindacati, a volte anche in uffici governativi. II.lima liberale e riformista della Repubblica di Weimar favorisce unintenso interscambio fra politica e scienze sociali.

In questa quadro assume un ruolo di assoluto rilievo la questionedci nuovi ceti medi. La crescita di impiegati, tecnici, funzionari e«ldetti alla distribuzione in un tessuto economico e sociale in viaeli modernizzazione non aveva mancato di essere notata gia negliunni precedenti la prima guerra mondiale. Autori come Schmoller(' 10 stesso Kautsky l'avevano documentata per tempo. All'interno!Ii una prospettiva teorica legata al marxismo della seconda Inter-nuzionale, l'analisi dei ceti medi era tuttavia schiacciata da una vi- jione dicotomica della societa, che suggeriva di interpretare i nuo-vi gruppi sociali alIa luce della previsione di una loro inevitabile,,' roletarizzazione».

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214 Parte seconda. modernitd

La situazione inizia pero a modificarsi a partire da uno studio diEmil Lederer [1912], nel quale l'idea di una «nuova classe media»riceve legittimita dalla constatazione che l'identita dei suoi membrisi definisce in opposizione a quella della classe operaia, in modo ta-le che la «proletarizzazione» di questa strato - ancorche plausibilesuI piano di un'analisi economicista - non si realizza necessaria-mente suI piano dei comportamenti politici.

Come mostrano diversi altri studi negli anni successivi, i nuoviceti medi sono «nuovi» non solo per cio che riguarda la novita del-la loro consistenza numerica, ma anche per cio che riguarda gliorientamenti culturali e 10 stile di vita. Sigfried Kracauer (1889-1966), allievo di Simmel e autore di studi pregevoli e pionieristicinel campo della sociologia della cultura (sul romanzo poliziesco[1925] ad esempio, ma anche sul melodramma [1937] e sul cinema[1947]), descrive la mentalita impiegatizia nei termini di un indivi-dualismo esasperato e competitivo, di un'ossessione per la distin-zione, 10status e la differenziazione dai lavoratori manuali, di un'an-sia per la sicurezza e di un interesse per spese di informazione cul-turale, attivita sportive e di intrattenimento che segnalano la nasci-ta di atteggiamenti che non sono riconducibili ne alIa tradizioncoperaia ne a quella della borghesia [Kracauer, 1930].

Quando la crisi economica della fine degli anni Venti minacciuIe basi materiali della vita di questi ceti, il nazionalsocialismo ne calta i consensi. Cio scardina definitivamente la teo ria della proleturizzazione ed impone nuovi approfondimenti e ricerche. Come ntano gli studi di Theodor Geiger [1930] e di Hans Speier [19341.stabilendo un punto fermo di tutta la ricerca storica e sociologiessuccessiva, il Mittelstand e infatti la vera fonte del successo elenorale del partito di Hitler: il programma nazionalsocialista fa leva SII

parole d'ordine che sanno cogliere le ansie di uno strato in pereune crisi di status, creato dal capitalismo ma dal capitalismo costantemente minacciato, privo di tradizioni sindacali eppure bisognos- I

di protezione, ansioso di distinguersi dalla classe operaia e timoroso del comunismo pur se contemporaneamente - e contraddiuoriamente - attirato dalla prospettiva di una societa che si dichiuu«senza piu classi».

L'ideale interclassista della «cornunita di popolo» nazionalsoci I

lista era costruito in effetti per disinnescare i1potenziale di lotta .IIclasse presente in Germania. Ma, a dire i1 vero, erano l'esistenzu

215

VIII. Fra democrazia e totalitarismo . .. d . Ii ceti medl a.' ortamentl el nUO\ .'

stessa, gli atteggia~1~r:UdeII c~:~to di «classe». Nella misura 111 CUIorre in crisi la v~lt?lta. e c~ . ceti medi rappresentano u~ mo-

~egistrano tale cnst, gh S~UdlSUI t della sociologia che rlv~stemento di autocritica e nnnova~en 0 no la possibilita di descnve-tutt'ora grande interesse. ~~ne~ °e:~ciale nei termini dell'econ~-re esaustivamente. la s~raulcazlO;rtire dal marxismo della ~econ ~micismo sociologlCO.dlff~sf a. p .formisti reduci dall' espenenza ~llnternazionale, per 1 socio ,Ogl r~ concetti: fra questi, oltre .a que -Weimar si propongono COSIn~o eberiano, anche quello di «:nas~10 di@> mutuato dalle~l~o wr il pioniere degli studi SUIcetisa», a CUIricorre 10 st~sso e s~:~; delle masse (1940). La <. aassamedi, nell'ultimo s~o ~lbro, Lo sue articolazioni per gruppl 1~:1~-e la fine della «socleta>~~~~~di sempre piu simili e sempre Pl~ 10ti: insieme atomistico dl,1O ivi uassieme, da un lato, dalle an?mme

competizione fra loro, e ten~tab ratl'zzati e dall'altro, dai lega-l" di rati uroc ' , . d llaesigenze r~ziona.1 .1appa da una leadership carismat!ca 0 a

mi emotivl suscltatl ad arte .d f nelle analt-propagan a.. . he ritroveremo ra poco .

Si tratta di teml e concet~~~ forte e che si ritroveranno l~si degli autori della Scuol~ 1. ra~~~ica n~rd-americana deg~i anniparte della letteratura socl010glca . America, giacche a part1~e d~lQuaranta e Cinq~anta: ~on a ~:~~:allontanera da~a Ge~man~a ml~1933, nel corso dl u.na diaspo . li autori che abblamo fll~qUI congliaia di intellettuah, quasi tutt~ g e la maggior parte di loro tro-siderato saranpo co~trett.l ~ eml~~a~~ndo n il proprio lavoro e dan-vera asilo negli Stat! Umt~, pr~eig rapporti scientifici Ira Europa edo luogo ad una nuova aseAmerica [efr. Salvati, 1989).

La Scuola di Franc%rte . '1 qua-. .' no la Gennania nel 1933 Vl e a

l-ra gli int~ettuah cl~elasclaro .ddetta Scuola di Francofor.te. Que-,j lotalita dei membn de~a C~~\n reaita solo dopo gli anm. Sessan~,Ill espressione (entrata 10 u d li studiosi raccolto a parttre fdaghI I) fa riferimento al ~ru~po e~r la ricerca sociale di ~ranco ort~~

. Venti attorno alllsututo p . d un finanzlamento pnunru 1 1923 grazle a . , .I:Istituto venne fondat~ ne 1" di endenza dall'universlta, permlse

he oltre a garantlrne 10 pV Ito c ,

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216 Parte seconda. La sociologia tedesca e la critica della modern ita

ai suoi membri di continuare il proprio lavoro e di finanziare le pro-prie pubblicazioni anche dopo il1933, quando l'Istituto stesso ven-ne chiuso dai nazisti per «tendenze ostili allo State». Riaperto do-po la guerra, nel1951, l'Istituto ha poi proseguito le sue attivita al-l'interno dell'universita di Francoforte, pur conservando una suaparziale autonomia [efr. Jay, 1973; Wiggershaus, 1986].

II principale animatore della scuola fu Max Horkheimer (1895-1973), che ne assunse la direzione nel 1931. Al suo fianco i mem-bri pill noti e influenti del gruppo furono Theodor Wies~ngrundAdorno (1903-1969), Herbert ~arcuse (1898-1979), Erich Fromm(1900-1980) (che collaboro all'Istituto solo fino agli anni Quaran-ta) e, in una posizione pill marginale, Walter Benjamin (1892-1940).Fra gli altri, ricordiamo i nomi di Friedrich Pollock, Leo Lowenthal,Franz Neumann e Otto Kirchheimer.

La formazione di questa gruppo di studiosi non e del tutto ornogenea, e diversificati sono, per certi versi, anche i percorsi individuaIi. Per tutti sono avvertibili, negli anni della formazione, Ie influen:«:della sociologia di Simmel e di Weber e della tradizione filosofica Il'

desca, da Kant ed Hegel fino alla fenomenologia di Husser!' Ma d.,che essenzialmente li unisce e un richiamo antidogmatico al marx:srno, mediato dalla rilettura hegelian a del pensiero di Marx com] illta da Lukacs. Dopo una prima fase contrassegnata da un orientamento di ricerca ispirato a un marxismo abbastanza ortodosso (1111

critico, in ogni caso, nei confronti del determinismo della second a IIIternazionale), l'Istituto intraprese una vigorosa revisione della tr II Iizione marxiana rivalutandone le origini nella dialettica hegeliann , ,Iintegrandovi elementi della psicoanalisi freudiana.

Durante gli anni dell'esilio, trascorsi prevalentemente in All II IIca, Horkheimer e isuoi collaboratori allargarono iloro interessi dl, 0

studio della «societa di massa» e dell'industria culturale: H 1'11" I

mer, Adorno e Marcuse elaborarono una critic a radicale del pl. ,I"minio della «razionalita strum entale» nella cultura modern a, riI'" IIdendo e radicalizzando il pensiero di Weber sulla razionalizzuv« IIIma riecheggiando anche alcuni motivi di Nietzsche. Sono di I'll I·periodo alcune delle opere pill note prodotte dai membri dell I I I",la, fra cui Ragione e riuoluzione di Marcuse (1941), Eclisse cll'//" I

gione di Horkheimer (1947), Dialettica dell'Illuminismo di 110d I,IImer e Adorno (1947) eMinima moralia di Adorno (1951). ;,1 1"

dentemente era stata pubblicata pero la prima grande riccn I I

VIII. Fra democrazia e totalitarismo217

lett iva dell'1stituto, Studi sull' autoritd e la famiglia [Horkheimer,1936J, basata su materiale empirico raccolto in Europa; in Americavenne poi realizzata un' altra grande ricerca collettiva: un complessostudio suI pregiudizio nelle societa contemporanee, la cui parte pillnota e stata pubblicata col titolo La personalita autoritaria [Adornoet al., 1950].

Quando, dopo la guerra, lIstituto venne riaperto a Francofor-te, Horkheimer, Adorno e diversi altri lasciarono gli Stati Uniti etornarono in Europa. La loro fama fino a quel punto era stata cir-coscritta: nella Germania nazista i testi dell'Istituto non potevanocircolare, e, quanta all'America, la loro circolazione era stata osta-colata dal fatto che quasi tutti erano scritti in tedesco (una scelta inui si unjvano la difficolta di trasferire in inglese I'apparato concet-wale della scuola - molto legato allinguaggio filosofico tedesco -. la scelta dichiarata di lottare affinche la cultura tedesca non ve-nisse identificata in toto con il nazismo). Ma ora la notorieta deimembri dell'Istituto cresce progressivamente. L'iniziale riferimentoIi marxismo si fa molto pill sfumato, ma non cos1l'orientamento aI1l1a critica intransigente tanto nei confronti del capitalismo quanto1\ -i confronti di ogni tendenza totalitaria: la scuola diventa cosi unoII -i principali riferimenti intellettuali per molti di coloro che non silit onoscono nel mondo prodotto dal capitalismo avanzato, ma cheIIIU\intendono attribuire d'altro canto al comunismo sovietico 10I uuto di rappresentante di un'alternativa.

Nel frattempo, Walter Benjamin era morto (rifiutatosi di lascia-II l'Europa, mod suicida nel1940, durante il tentativo di lasciareII 1001'unciaoccupata); Fromm si era separato dal gruppo; comeI IIV -nthal e alcuni altri, Herbert Marcuse era invece rimasto negliI III Uniti, pur restando in stretto contatto con l'Istituto. Qui egli1,"I,llli '0, fra altri scritti, Eros e cioilta (1955) e, pill tardi, Euomo a

" .limensione (1964), che diverra uno dei libri pill letti dai pro-1IIIIIistidelle lotte contro la guerra nel Vietnam e per i diritti civi-

II IIIII'America degli anni Sessanta.I I troria critica della Scuola di Francoforte - secondo l'espres-I" . on cui i suoi membri si riferivano al proprio approccio - eII 1111rizzata da un forte intreccio di filosofia, storia, psicoanalisi eI " II () .iale. Non e una sociologia in senso stretto: le categorie"I"!-li he si combinano con concetti mutuati da molti altri am-III (0 intesa come una mera osservazione della realta: ricolle-

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218 Parte seconda. La sociologia tedesca e la critica della modernitd VIII. Fra democrazia e totalitarismo

gandosi all'insegnamento marxiano, la teoria critica e tanto una ri-costruzione della genesi storica dei fenomeni sociali e della loro col-locazione all'interno di una totalita in divenire, quanta una ricor-rente esplicitazione delle possibilita di emancipazione che di voltain volta vi sono contenute.

la rivoluzione non avvenga e un compito che un pensiero marxistanon puo fare a meno di affrontare: se dapprincipio cio sembra com-portare un rinnovamento della teoria, successivamente produce unallontanamento sempre pili marcato dal marxismo stesso. n sog-getto della rivoluzione svanisce, e, a partire dagli anni Trenta, la fi-ducia dei membri dell'Istituto nella dasse operaia seema di conse-guenza. Del res to (per quanta dapprima il tema sia affrontato conuna certa reticenza, per emergere esplicitamente solo in un libro diMarcuse diversi anni pili tardi [efr. Marcuse, 1957]), l'esperienzadel totalitarismo stalinista rende sempre pili difficile identificare larivoluzione di cui parlava Marx con il «cornunismo» realizzato nel-l'Unione Sovietica.

La critica della Scuola di Francoforte diventa COS1 una criticasenza soggetto: una critica che non intende se stessa come espres-sione degli interessi di una dasse, bensi come un richiamo costan-le - contemporaneamente e paradossalmente disperato e fondato so-lo sulla speranza - alle possibilita di emancipazione il cui ricordo eincapsulato nei grandi ideali politici della prima modemita, nelleiradizioni degli oppressi e nella stessa storia delle fallite rivoluzionioperaie, ma che compare anche, a tratti, nell'arte e nella grande let-l eratura borghese. Come soleva dire Adorno, questa critica e oralin messaggio nella bottiglia» rivolto a destinatari di cui si ignora

l'identita [Jay, 1984,52], ne 10 convincers mai del tutto neppure 10I .sso tentativo di Marcuse, negli anni Sessanta, di identificare nei r

iovani, nei «marginali» e negli immigrati dal Terzo Mondo i sog--ui di una nuova ondata di lotte autenticamente rivoluzionarie

Idr. Marcuse, 1969].,he il mutato ruolo della dasse operaia, la crescita dei ceti me-

III ',successivamente, il successo dei movimenti fascisti e naziona-11,1 i in Europa ponesse seri interrogativi riguardo ad una prospetti-II marxista ortodossa era gia state notato, come si e visto, da di-I I 'i sociologi nello stesso periodo. Analogamente, il problema ve-

III I affronrato negli stessi anni dagli esponenti del cosiddettoIII uromarxismo» (fra cui Rudolf Hilferding, Max Adler e Otto

1\ 111~·r),che in Austria spingevano il marxismo stesso nella direzio-III di una disamina senza preconcetti delle trasformazioni in attoIII II ''1 italismo mondiale e delle modificazioni in corso nella strati-I Ii II 'lone sociale e nella sfera politica [cfr, Bottomore, 1997]. La so-III 1111' proposta a questi problemi dagli studiosi della Scuola di

6. La genesi della teo ria critica e la «personalita au to rita ria»

Nella prima pagina di Minima moralia (il cui sottotitolo e, signifi-cativamente, Meditazioni dalla vita offesa), Adorno scrive:

Quella che un tempo i filosofi chiamavano vita si e ridotta alIa sferudel privato, e poi del puro e semplice consumo, che non e pili se nonun'appendice del processo materiale della produzione, senza autonomine senza sostanza propria L..J. Ma il rapporto tra vita e produzione, hiabbassa la prima, nella reaIta , ad una manifestazione effimera della scconda, e perfettamente assurdo. Mezzo e fine sono invertiti [1951,31.

Nella societa posta in essere dal modo di produzione capitulistico, il fine dell'esistenza degli uomini diventa sprodurre: la vita I

riduce alla mera erogazione di forza lavoro e, simmetricament • Iiconsumo dei beni prodotti, il cui scopo e quello di permetter . iiicontinuare a produrre. La vita degli uomini insomma e un'appendice della produzione, invece che il suo fine. Prendere atto di tliIIsto rovesciamento, riconoscendone la pervasivita ma conservaml«la capacita di criticarlo, e il nudeo della teoria critica della soc.i! I Iproposta dalla Scuola di Francoforte.

Questo nudeo ha, come si e detto, ascendenze marxiane. I:illilall'inizio degli anni Trenta, Marx e letto dai membri dell'Istitut« III

una chiave relativamente non problematica. II centro del dis« II "

e la relazione tra 10 sviluppo delle forze produttive e i rapp I'll II

ciali: si tratta di rendere esplicite le possibilita rivoluzionari cl IIaprono nella fase contemporanea del capitalismo. n problem I ,II'

presto si pone e tuttavia che queste possibilita rimangono 11I11 'nonostante i sommovimenti operai suscitati nei primi anni I III

dalla situazione postbellica e dall' esempio della rivoluzione so 'II II

ca, nei paesi europei pili sviluppati i conflitti sociali si atten II 11111

la dasse operaia sembra aver sostanzialmente abdicato alln \ III I

zione rivoluzionaria che il marxismo le attribuiva. Scoprir . III II I

219

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220 Parte seconda. La sociologia tedesca e fa critica della modern ita VIII. Fra democrazia e totalitansmo

Francoforte negli anni Trenta e tuttavia originale. Essa comporta in-fatti un deciso ricorso alla psicologia e, in particolare, alla psicoa-nalisi.

La necessita di integrare il marxismo con una teo ria capace direndere con to dei meccanismi psichici e della costituzione della per-sonalita degli individui era stata dichiarata da Horkheimer fin dalprimo numero della «Zeitschrift fur Sozialforschung», la rivista chel'lstituto pubblico Ira' il 1933 e il 1941: nelle sue parole, si trattava•di comprendere «in che modo si realizzano i meccanismi psichiciper i quali e possibile che restino aHo state latente quelle tensionisociali che la situazione economic a spingerebbe al conflit!§[Horkheimer, 1932,22]' Di fronte ai mutati orientamenti della clas-se operaia e al consenso di massa a richiami di carattere totalitario,appellarsi marxianamente alla nozione di «Ialsa coscienza» non ap-pariva piu sufficiente: si trattava di indagare come la coscienza siformi. Per questo, le categorie della psicoanalisi freudiana sernbra-rona utili ai membri dell'lstituto, nella misura in cui permettevanodi investigare i meccanismi inconsci che si celano sotto la dinamicadelle relazioni sociali.

Invididuando nella famiglia la cerniera che lega le personalita dcisingoli alle strutture sociali, l'lstituto diede cost il via alIa ricer :1collettiva pubblicata nel 1936 con il titolo Studi sull' autoritd e la [a-miglia. 11 volume raccoglie tre studi di carattere generale scritti duHorkheimer, Fromm e Marcuse, un'ampia parte dedicata a una s 'rie di ricerche empiriche curata da Fromm, e alcuni approfondimenti tematici sviluppati da altri collaboratori. 11 ruolo di Fromm,il piu esperto in psicoanalisi di tutto il gruppo, e decisivo. Riprendendo la categoria freudiana del Super-Io, Fromm mostra come n ,Ila famiglia, attraverso la mediazione del padre, il singolo interiorizzi la struttura gerarchica della societa di cui e parte, non solo imparando ad adattarvisi, ma sviluppando nei confronti dell'autorirustessa un rapporto libidico. Tale rapporto e tanto piu intenso qU(l11to meno la famiglia - come nel caso della famiglia moderna, con:spondente alla societa del capitalismo avanzato - e in grado di IIvorire 10 sviluppo di un 10 forte e cap ace di porsi in modo autonomo e consapevole di fronte agli imperativi del mondo esterno. I I

,. personalita che si forma in tale modo e una personalitd autoriranu(secondo il termine che sara piu estesamente ripreso nella ric 'II Isuccessiva dell'Istituto), vale a dire una personalita incline alla snl

tomissione e capace di trovare in cio una soddisfazione libidica, econtemporaneamente propensa a scaricare su chi e pili in basso nel-la scala gerarchica le frustrazioni che la medesima sottomissionecomporta. Nei termini dellessico psicoanalitico, si tratta di un ca-rattere sadomasochista: un carattere che gode, piu 0 meno perver-samente, e comunque inconsciamente, degli stessi rapporti di so-praffazione di cui e vittima. Dotato di una scarsa capacita di assu-mersi la responsabilita delle proprie scelte e di affrontare razional-mente i problemi della vita sociale, tale carattere e incline adaffidarsi irrazionalmente all'autorita di apparati anonimi 0, meglioancora, a quella di leader carismatici capaci di indicare capri espia- (tori sui quali scaricare la propria aggressivita. In concreto, si tratta Idel carattere piu favorevole all'accettazione di regimi autoritari,prodotto e produttore insieme di quella «societa di massa» in cui ilcapitalismo sembra trasformarsi nella sua fase matura.

Quando l'lstituto si trasferi in America, queste tesi vennero mes-se alIa prova nel nuovo contesto. Parzialmente sganciate dal riferi-mento al fascismo, esse diventarono la base di una serie di studi sul-la societa americana che avevano per oggetto la capacita dei pre-giudizi (in particolare el pregiudizio antisemita, ma anche di quel-1 nei confronti dei neri) di radicarsi in una societa e di riprodursi.I;insieme di questi studi, finanziati dall' American Jewish Commit-I .e, venne diretto da Horkheimer; all'ampia parte pubblicata col ti-1010 La personalitd autoritaria lavoro soprattutto Adorno, ma furo-110 coinvolti molti altri collaboratori, all'interno e all'esterno dell'l-uituto.

11 nucleo della ricerca riportata in La personalitd autoritaria erar ostiruito da una serie di interviste in profondita, interpretate conl'uusilio di categorie psicoanalitiche, e da questionari costruiti inIIIOdotale che le risposte dei soggetti potessero essere classificate e.lisposte in «scale» utili a mostrare la correlazione fra tratti diversiIk-lla personalita, inclinazione al pregiudizio e tendenze antidemo-I IIIIiche [per una sintesi efr. Horkheimer, Adorno, 1956; per una.II .ussione metodologica Madge, 1962]. Nel suo complesso, la ri-I "I' 'U mostrava che la «sindrome autoritaria» funge' da compensa-IIIII•riguardo a Irustraziorii radicate in meccanismi psichici pro-Illlldi; in America, essa si manifesta prevalentemente fra membri.11 II ' classi medio-inferiori, in particolare in persone «la cui condi-.11' ' sociale reale e diversa da quella a cui esse effettivamente aspi-J

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222 Parte seconda. La sociologja tedesca e la critica della modernitd VIII. Fra democraua e totalitarismo

rano» [Adorno et al., 1950, II, 206] e, per quanta latente, rappre-senta una minaccia costante per la democrazia, rigenerandosi invirtu degli squilibri sociali prodotti dal capitalismo.

Nonostante la notorieta che la ricerca ottenne quasi immediata-mente, essa lascio aperte molte questioni teoriche e, soprattutto,metodologiche. Come 10 stesso Adorno ebbe a dire retrospettiva-mente, la sua importanza tuttavia stava meno nei procedimenti em-pirici effettivamente usati e nelloro successo che nella formulazio-ne di problemi raramente affrontati dalla sociologia, e nel tentativostesso di porre in correlazione fattori soggettivi e oggettivi della vi-ta sociale mediante un'indagine ancorata a presupposti teorici di va-sta portata.

spiegazione dei «fatti». La ricerca scientifica si separa COS! radical-mente da tutto cia che riguarda i valori e i fini: con cia tuttavia l'i-dea della ragione come guida alia ricerca di un mondo piu giusto epiu libero si eclissa.

In Dialettiea dell'Illuminismo, scritto da Horkheimer in collabo-razione con Adorno, il discorso si fa, se possibile, ancora pili radica-le. E infatti l'Illuminismo stesso a divenire sospetto, nella misura incui corrisponde a un progetto di assoluto rischiaramento del mondoche, da un lato, nega cittadinanza a tutto cia che trascende le possi-bilita di una spiegazione razionale e, dall'altro, si esprime concreta-mente in una logica di dominio sulla natura. Se il primo aspetto diquesta critica corrisponde a una certa rivalutazione della validita delpensiero magico e religioso (nella misura in cui questa conserva il ri-conoscimento di qualcosa che il «disincantato» pensiero razionali-stico tende a non riconoscere piu, e cioe che non tutto nella vita e con-trollabile razionalmente}, e soprattutto il secondo a meritare atten-zione. Questo aspetto del discorso di Horkheimer e Adorno corri-sponde infatti all'individuazione di un nesso inestrieabile tra laragione (e questa volta si tratta di tutta la ragione, non solo della ra-zionalita strum entale) e il dominio.

All'interno di questa discorso, la parola «Illuminismo» non e piuriferita solamente al movimento culturale caratteristico del XVIIIsecolo, ma si piega a designare l'intero percorso della civilta occi-dentale, ricompresa come un unico progetto di razionalizzazione'he ha le sue radici fin nella Grecia di Omero. Tale progetto corri-Sl onde all'obiettivo di un padroneggiamento tecnico-pratico dellanatura: il mondo viene conosciuto soltanto per essere piegato aIlemanipolazioni dell'uomo. Ma nel compimento di questa progettol'uomo si estrania dalla natura stessa: il pensiero razionale si sepa-I I dalla natura e vi si contrappone. Come scrivono Horkheimer eAdorno: «gli uomini pagano l'accrescimento delloro potere con l'e-rraniazione da cia su cui 10 esercitano. L'Illuminismo si rapporta

,111· cose come il dittatore agli uomini: che conosce in quanta e inp.l"udodi manipolarli» [1947, 17]. Questo atteggiamento ha con-.entito uno sviluppo straordinario della signoria dell'uomo sugli ele-III -nti naturali dell'esistenza: rna, contemporaneamente, si e espres-II in una logic a che annulla ogni senso della vita che non corri-"onda al mero dominio tecnico sopra di essa.

7. Illuminismo e rauonalizzazione

Come si ricordera, in Weber il concetto di razionalizzazione era lachiave per comprendere la maggior parte dei processi in corso nelmondo occidentale moderno. D'altro canto, si ricordera anche co-me gli sviluppi della tecnologia fossero al centro delle preoccupa-zioni degli intellettuali tedeschi nei primi decenni del secolo. Tutt 1

cia ritorna nelle opere piu mature di Horkheimer, Adorno e Marcuse.n processo di razionalizzazione descritto da Weber viene ri

compreso infatti dai membri della Scuola di Francoforte come UII

processo di riduzione della ragione a mera razionalita strumentak-[cfr, Marcuse, 1964b]. Gli uomini moderni sono sempre piu capuci di eseguire i calcoli necessari allo sviluppo di tecnologie semprvpiu complesse, rna sernpre meno capaci di esercitare quelle facolrucritiche in cui si dispiega la ragione propriamente detta.

In Eelisse della ragione, Horkheimer situa il nuc1eo di quest IIprocesso nel passaggio dall'Illuminismo al positivismo: il secoruloconsiste in un abbandono delle valenze critiche che il richiamo Iii

la ragione aveva nel primo. Mentre i pionieri della societa borgl«se avevano usato il richiamo alia ragione come strumento per 01'porre i principi della liberta, dell'uguaglianza e della tolleranzu Iisistema dei privilegi e delle superstizioni del feudalesimo, il pel silro positivista appiattisce I'idea di ragione sul modello della riccu .,scientifica e tecnologica, e la riduce a strumento di descrizione . III

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Parte seconda. La sociologia tedesca e fa critica della modernitd224 VIII. Fra democrazia e totalitarismo

8. Industria culturale e «semicultura»Nella prima parte di Dialettica dell'Illuminisma, questa proces-so e colto emblematicamente nel racconto omerico di Ulisse e del-le sirene. Ulisse teme il fascino del canto delle sirene: per oltrepas-sarne 10 scoglio, costringe i suoi compagni a remare con le orecchietappate. Per se riserva un comportamento diverso: vuole conosce-re il canto, e resta a orecchie aperte; per non subirne il richiamo, sifa pero legare all'albero maestro. In cia sta il carattere emblemati-co dell'immagine: per conoscere cia che 10 affascina senza farsenecoinvolgere, Ulisse lega se stesso, cioe si reprime. La conoscenza ra-zion ale si mostra inseparabile dal dominio su di se, e serve a suavolta il soggiogamento delle forze ancestrali della natura. In questaluce, il cammino del «progresso» dell'uomo resta indubbiamenteun progresso della tecnica, rna, quanto al resto, corrisponde a unaferita insanabile: qualcosa che evoca molto dappresso l'idea del di-sagio della civilta che Freud aveva avanzato. La ragione comprendil mondo solo al prezzo di trasformarlo in oggetto di dominio.

Al radicale pessimismo di questa prospettiva si opporra, alcunidecenni piu tardi, jurgen.Hab r as,' piu no to rappresentante delaa «seconda generazione» della Scuola di Francoforte: 10 sviluppounilaterale della razionalita strumentale gli apparira infatti, piuttoIsto che un esito fatale della civilta occidentale, il pervertimento 0

l'abbandono di un «progetto della modernita» di carattere emancipativo, ancora incompiuto [efr. Habermas, 1985]. Ma anche fra I

membri della prima generazione della scuola Ie posizioni non s i11 I

del tutto omogenee. In Eros e cioiltd, ad esempio, Marcuse fad ricorso al pensiero di Freud in modo diverso da quello di Horkh '1

mer e Adorno. A suo parere, e vero che il progresso della civilizzuzione comporta il controllo degli impulsi libidici, come Freud aVI

va osservato, e che solo questa controllo permette il dominio d 'glluomini sulle forze della natura, ma e vero anche che I'evoluziomdelle forze produttive generata dal capitalismo e tale da perm ,[IIre, almeno potenzialmente, di ridurre questa controllo e las ·i IIIspazio allo sviluppo di un'urnanita capace di entrare con la nul III Iin un rapporto non piu antagonistico, ma «conciliato». Questa III,sibilita e negata dalla logica produttiva del capitalismo e dalla II I

cultura, ma e nel seno del capitalismo stesso che essa si lascia, 11111

contraddittoriamente, intravvedere [efr. Schoolman, 1980].

Che l'adattamento al mondo creato dal capitalismo moderno ri-chieda all'individuo sacrifici psicologici superiori a cia che la «ci-vilta» richiederebbe di per se stessa e comunque un pensiero con-diviso da tutti gli autori della scuola. L'uomo e la donna «di sue-cesso», per riuscire in tal mondo, rimuovono non solo i propri de-sideri, rna gli stessi sintomi che alla rimozione dovrebbero seguire:come rima rca Adorno, «ness una analisi e ancora in grado di pene-trare fino all'inferno dove vengono impresse le deformazioni cheemergono piu tardi alla luce come allegria, apertura, affabilita, feli-ce adattamento all'inevitabile» [1951,50].

Nella promozione di tale adattamento, l'industria culturale gio-ca un ruolo di prirno piano. Ne1 capitalismo maturo, essa corri-sponde infatti ad un'«amministrazione dello svago» [Horkheimer,Adorno, 1947], che mira a fornire agli individui una compensazio-ne temporanea per i sacrifici cui si sottopongono: alla fine dello sva-go, cia che attende illavoratore e pero sempre la medesima routi-ne produttiva, la cui necessita e confermata nella morale nascosta,a parere di Horkheimer e Adorno, in ogni film hollywoodiano e inogni programma radiofonico commerciale.

Apparentemente, l'industria cuIturale apre le porte della cultu-ru aile masse: sotto questa apparenza, tuttavia, si nascondono unprogetto di manipolazione e uno svuotamento della nozione stessadi «cultura», Quanto alla manipolazione, essa e insita nella logical .ssa della comunicazione di massa in cui si realizza l'industria del-III cultura: la comunicazione di massa e infatti una comunicazioneIII ui i messaggi sono unidirezionali, e la democraticita apparente-III .nte connessa al fatto che gli stessi messaggi sono disponibili a,lHl1unoe negata dal fatto che non e previsto che gli «utenti» siano1I11 .he «emittenti». Come scrivono Horkheimer e Adorno, metten-IIII a confronto mezzi di comunicazione diversi: «il passaggio dal te-I1 lono aHa radio ha distinto nettamente Ie parti. Quello, liberale, la-I ruva ancora all'utente la parte di soggetto. Questa, democratica,II IHI· tutti del pari ascoltatori, per consegnarli autoritariamente ai1/11 Iwammi tutti uguali delle varie stazioni» [ivi, 131].

1,(1 comunicazione di massa corrisponde del resto alla produ-j'lIl •di massa: i prodotti vengono standardizzati e, come tutte le

I111 1'1 i [iniscono per somigliarsi l'una all' altra, cosi tutti i prograI?-

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mi forniti dail'industria culturale tendono a uniformarsi. Ogni co-sa ha «un' aria di somiglianza. Film, radio e settimanali costituisco-no un sistema. Ogni settore e armonizzato in se e tutti fra loro»[ibid.]. Cio che tiene insieme questa sistema e la sua utilita funzio-nale: se da un lato serve a promuovere un adattamento generaliz-zato al sistema sociale, dall' altro sostiene il mercato invitando cia-scuno al consumo. La pubblicita, di cui i mass media diventano 10strumento privilegiato, e in questa senso il vero nucleo della co-municazione moderna, e I'insieme di tutti i messaggi si configuracome un immenso «invito all'acquisto».

Quanto all' idea di uno svuotamento della nozione stessa di co-sa sia la «cultura», il discorso e complesso. Innanzitutto, cio signi-fica che i prodotti culturali tendono a non essere pill - come nel-l' epoca della borghesia in ascesa, ad esempio - illuogo privilegiatodell'elaborazione del sen so dell'esperienza umana e il veicolo diaspirazioni ideali capaci di trascendere l'ordine dato, bensl meristrumenti di promozione dell' adattamento all'ordine sociale esi-stente. (Si tratta di un tema presente in tutte le opere di Adorno, csviluppato ampiamente anche da Lowenthal [1932-1936] nei suoistudi di sociologia della letteratura). Ma, pill in profondita, cio ch .e in gioco e una mercificazione della cultura stessa, per cui «quel10 che si potrebbe chiamare il valore d'uso nella ricezione dei beniculturali e sostituito dal valore di scambio [...J. Tutto ha valore so10 in quanta si puo scambiare, non in quanta e di per se qualcosa .[Horkheimer, Adorno, 1947, 170]. Tale processo fa parlare Ad I

no di una riduzione delle opere d' arte a «Ieticci» [Adorno, 19561 (di una trasformazione della cultura in semicultura, vale a dire un Icultura degradata a patrimonio di informazioni slegate, buone dll

mettere in mostra per acquisire prestigio, ma inservibili per l' ,11borazione dell'esperienza [Adorno, 1959]: un'espressione, qr«st'ultima, attraverso cui si richiama alla diagnosi di una «fine <It!l'esperienza» nella modernita avanzata da Benjamin gia negli allliiTrenta [efr. Benjamin, 1939].

Parte di queste posizioni e stata sottoposta a critica dalla ri (I

ca sociale successiva. Paul Lazarsfeld (che aveva collaborato in ; I

mania con l'Istituto di Francoforte, ma che do po l'ernigrazionc ~\'I

luppo un percorso autonomo che 10 porto ad acquisire una po I

zione di grande prestigio nell' ambito delle scienze sociali staruu:tensi) elaboro ad esempio, fin dagli anni Quaranta, una seriv .II

indagini i cui risultati contrastavano l'idea che i mezzi dell'industriaculturale abbiano un potere assoluto. In realta, il grado in cui lastessa propaganda 0 la pubblicita hanno successo pres so la co-scienza degli individui dipende dal contesto in cui questi sono in-seriti: un individuo isolato e influenzato dai con ten uti trasmessi daimezzi di comunicazione di massa in modo molto sensibile, ma chie inserito in fitte reti di relazioni puo mediare questi contenuti conle convinzioni che elabora nell' ambito di tali reti sociali, e ne e dun-que meno direttamente dipendente. Queste indagini ridimensiona-no il potere di persuasione e, in ultima analisi, di costruzione del-I'adattamento che i membri della Scuola di Francoforte attribuiva-no ai mezzi di comunicazione moderni. La stessa coerenza internalell'insieme dei prodotti dell' industria culturale e messa in discus-sione da molte ricerche successive: se e vero che la mercificazionelende a generare un appiattimento della cultura, e vero anche chei prodotti culturali sono differenziati e che l'industria culturale in-Irattiene complessi rapporti sia con la cultura «alta», sia con le cul-lure popolari, veicolando contenuti che non corrispondono neces-'ariamente alia promozione generalizzata dell'adattamento.

A questa riguardo va sottolineato che, all'interno della Scuola diI'rancoforte, Benjamin aveva comunque posizioni piu sfumate diqllelle di Adorno 0 di Lowenthal, meno negative nei confronti deiIII.zzi di comunicazione moderni e pill capaci di fatto di cogliereI' unbivalenza dei processi in corso (si vedano in proposito, in par-IIIclare, le osservazioni contenute in r:opera d' arte nell' epoca dellaI//r/ riproducibilitd tecnica, 1936). D'altro canto, va riconosciuta aiuu-mbri dell'Istituto la capacita di cogliere per tempo alcuni degliI I) .ui pill inquietanti delle forme di comunicazione attuali: comeIII ri luzione del mondo a spettacolo, ad esempio, emblematica-1III'Ill annunciata dai documentari proiettati nelle sale americane,1111II1tela guerra, nei quali «non si ha l'impressione di assistere a, 111111 attimenti, ma a lavori di costruzione stradale e scoppi di mi-ll! 1... 1,allo sterminio di insetti nocivi su scala tellurica» [Adorno,I I I, 46]. Una spettacolarizzazione della violenza che ha l'effetto.II u-rilizzare le emozioni e di atrofizzare l'esperienza, inibendo la"I leila umana di confrontarsi attivamente con la realta.

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9. Dialettica negativa

Come si e detto, il discorso dei membri dell'Istituto si fa col tem-po sempre piu lontano da Marx (e non a caso Horkheimer, ritor-nato in Germania, si opporra alia riedizione di tutti i suoi primiscritti, che fino alia sua morte potra avvenire solo in forma clande-stina, sotto la spinta dei movimenti studenteschi degli anni Sessan-tal. L'allontanamento riguarda anche la lettura hegeliana di Marxmutuata da Lukacs: in un momenta storico in cui totalita si tra-sforma in totalitarismo, Ia dialettica non puo piu essere utilizzatucome strumento di riduzione di ogni fenomeno all'identita di un sistema, ma come dialettica negativa, cioe come pensiero cap ace diriconoscere e di valorizzare il non-identico, cia che nel sistema nonpuo essere fatto rientrare a meno di deformarlo [Adorno, 19661.

Cia che tale pensiero deve portare alia luce sono, da un lato, IImutilazioni e la degradazione che la vita subisce all'interno del j

stema sociale esistente e, dall' altro, la presenza di tutto cia ch n 1,1Ie ordine sfugge, l'estraneo, il diverse. Con Ie parole con cui Bodl Iben riassume il pensiero di Adorno, il punto e dun que sap 'rHII

tuare «al margine della pazzia, in cia che oggi e schiacciaio, I'1'presso, impotente, individuale, inutile, non fungibile in un 1)1111111"retto dall'intercarnbiabilita, dal principio di equivalenza, eli 1.1, IItita» [Bodei, 1997, 104]. E infatti solo in tutto cia che il sist 'Ill I IIspinge che «alberga la speranza che il potere e la forzal Ill' I IIil destino di quest' epoca, non abbiano per sempre il sopruvv. I II t

[ibid.J.II «destino di quest'epoca» e mostrato secondo Adorno d til

esperienze del totalitarismo, dall' olocausto e dalla guerra: ~"1'1II II

ze di cui e indispensabile conservare memoria, poiche I . II 1111,IIche hanno genera to tutto cia non sono scomparse. Ma l' 11111II Ianche dalle realizzazioni compiute dalla societa di rnassu, 111IIIomologazione della vita e nella sua rimozione della natur I \I I

porto di mero dominio con la natura e possibile Opp01'11110 Iuna «conciliazione» che significherebbe, in luogo dellu 1>111'IIIne dell' alterita, la «felicita di restare nella sua vicinanzn II II1966, 170].

Tale idea puo venire alia luce tuttavia solo rinun iOIIlI •• til I

tese onnicomprensive della ragione. E in Dialettica 111',1'11/ Ino tocca cosi il culmine della propria riflessione, 11'111111111I I

pensiero «in grado di pensare contro se stesso, senza rinunciare ase stesso» [ivi, 126]. Come e stato osservato, questa posizione puoessere avvicinata, nell' ambito del pensiero contemporaneo, a certisviluppi dell'ultimo Heidegger 0 financo di Wittgenstein, nella mi-sura in cui si oppone alIa reificazione del pensiero, riconoscendo ilrischio di assolutizzazione insito in ogni tentativo di padroneggiareil mondo mediante 10 spirito, e rammentando I'incommensurabilitadel mondo stesso rispetto a cia che il pensiero puo esprimere me-diante illinguaggio [efr. Crespi, 1999,243]. D'altro canto, Ia stes-sa posizione ritorna nelle ultime, e incompiute, ricerche adornianesull'estetica [Adorno, 1970]. Ma in tutto cia si ritrova anche il nu-cleo della teoria critica di tutta la Scuola di Francoforte: il rifiuto diuna teoria sociale che si limiti al tentativo di una «duplicazione»II ·lIa realta, e il richiamo a una scienza che puo essere tale solo seI pervasa dallo spirito della critica e conserva la capacita di rico-uoscere, al di la di cia che e attuale, la carica di potenzialita a cui IaII Itlla fa segno per gli uomini [Horkheimer, Adorno, 1956].