Forte Come La Morte - Guy de Maupassant

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Guy De Maupassant FORTE COME LA MORTE

PARTE PRIMA

I Il giorno penetrava nel vasto studio attraverso il lucernario aperto nel soffitto. Era un gran quadrato di luce splendente e cerulea, un foro limpido su un infinito distante, azzurro nel quale sfrecciavano stormi di uccelli. Ma, appena entrato nell'alta stanza, severa e tappezzata di stoffa, il festoso bagliore del cielo si attenuava, si addolciva, si assopiva sulle stoffe, andava a spegnersi sulle tende, rischiarava appena gli angoli scuri dove soltanto le cornici dorate si accendevano come tanti fuochi. Quiete e sonno sembravano imprigionati l dentro, quella quiete tipica delle case degli artisti, in cui l'anima umana ha lavorato. Fra quelle pareti dove il pensiero dimora, pulsa, si esaurisce in sforzi violenti, sembra che tutto sia stanco, sfibrato appena il pensiero si placa. Tutto sembra morto, dopo quegli accessi di vita, e tutto riposa: mobili, stoffe, le grandi figure incompiute sulle tele, quasi che la casa intera abbia sofferto della fatica del padrone, si sia tormentata con lui, partecipando tutti i giorni alla sua lotta senza fine. Un vago odore soporifero di colori, trementina e tabacco aleggiava, trattenuto dai tappeti e dalle poltrone; e nessun altro rumore turbava il pesante silenzio ad eccezione del garrire breve e vivace delle rondini che passavano sulla vetrata aperta, e del prolungato brusio di Parigi che si udiva appena al di sopra dei tetti. Nulla si muoveva, fuorch un discontinuo piccolo sbuffo di fumo che, come una nuvola si alzava verso il soffitto ad ogni boccata della sigaretta che Olivier Bertin, steso sul divano, soffiava lentamente. Con lo sguardo perso nel cielo lontano, cercava il soggetto per un nuovo quadro. Cosa avrebbe potuto fare? Ancora non lo sapeva. Egli non era, d'altronde, un artista risoluto e sicuro di s, ma un inquieto, dall'ispirazione indecisa che lo faceva continuamente esitare fra tutte le tendenze dell'arte. Ricco, famoso, aveva conquistato tutti gli onori, ma rimaneva, verso la fine della sua vita, un uomo che ancora non sapeva con precisione verso quale ideale aveva proceduto. Aveva ricevuto il premio di Roma, difensore delle tradizioni, aveva rievocato, sulla scia di tanti altri, i grandi avvenimenti storici; poi, modernizzando le proprie inclinazioni, aveva dipinto uomini vivi, fra ricordi classici. Intelligente, entusiasta, lavoratore costante dalle visioni mutevoli, innamorato della propria arte che conosceva alla perfezione, aveva acquisito, grazie all'eccezionalit del suo spirito, notevoli qualit di esecuzione, e una grande duttilit di talento, nata in parte dalle esitazioni e dai suoi tentativi in tutti i generi. Forse anche l'entusiasmo improvviso della societ per le sue opere eleganti, raffinate e corrette, aveva influenzato il suo carattere impedendogli di essere quello che sarebbe normalmente divenuto. Dopo il trionfo iniziale, era sempre turbato dal desiderio di piacere che, senza rendersene conto, modificava segretamente la sua strada, attenuava le sue convinzioni. Questo desiderio di piacere appariva, d'altronde, in lui sotto tutte le forme, e aveva molto contribuito alla sua gloria. Il suo piacevole modo di fare, tutte le consuetudini della sua vita, la cura della propria persona, l'annosa reputazione di forza e abilit, di spadaccino e di cavaliere, avevano formato un corteo di piccole notoriet alla sua celebrit crescente. Dopo Cleopatra, la prima tela che lo aveva reso famoso, Parigi si era improvvisamente innamorata di lui, lo aveva adottato, festeggiato ed era subito divenuto uno di quei brillanti artisti mondani che si incontrano al Bois, i salotti si contendono e l'Accademia accoglie giovanissimi. Egli vi era entrato da conquistatore, con l'approvazione dell'intera citt.

La fortuna l'aveva guidato cos fino alle soglie della vecchiaia, viziandolo e accarezzandolo. Dunque, sotto l'influenza della bella giornata, che sentiva sbocciare fuori, era alla ricerca di un soggetto poetico. Leggermente intorpidito dalla sigaretta e dalla colazione, fantasticava, lo sguardo perso, tracciando rapidi schizzi di figure nell'azzurro: graziose donne in un viale del Bois o sul marciapiede di una via, innamorati su una riva, tutte le fantasie galanti in cui si compiaceva il suo pensiero. Le immagini mutevoli si disegnavano sul cielo, indefinite e mobili nella colorata allucinazione del suo occhio; e le rondini che rigavano lo spazio con un volo incessante di frecce lanciate, sembravano volerle cancellare, come con tratti di penna. Non trovava nulla! Tutte le figure intraviste rassomigliavano a cose gi fatte, tutte le donne apparse, erano figlie o sorelle di quelle che il suo capriccio di artista aveva gi creato; e il timore ancora confuso, che da un anno lo ossessionava, di essersi esaurito, di avere realizzato tutti i suoi soggetti, di essersi inaridita la sua ispirazione, si andava delineando davanti a quella rassegna della sua produzione, davanti a quell'impotenza di immaginare cose nuove, di scoprire l'ignoto. Si alz mollemente per cercare nelle cartelle, fra i progetti abbandonati, qualche cosa che potesse destare in lui una idea. Sempre fumando, si mise a sfogliare gli schizzi, i disegni, i bozzetti conservati chiusi in un grande armadio antico; poi, amareggiato per quelle vane ricerche, abbattuto e depresso, gett la sigaretta, fischiett un'aria popolare, e, abbassandosi, raccolse sotto una sedia un pesante manubrio che ivi giaceva. Rialzato con l'altra mano un drappeggio che celava lo specchio che gli serviva per controllare la esattezza delle pose, verificare le prospettive, provare la verit, e postosi di fronte, guardandosi, inizi ad esercitarsi. Era stato famoso tra gli artisti per la sua forza, poi in societ per la sua bellezza. Ora l'et cominciava a pesare su di lui, appesantendolo. Alto, spalle larghe, ampio torace, aveva messo un po' di pancia, come un vecchio lottatore, nonostante continuasse a tirare di scherma tutti i giorni e a montare a cavallo con assiduit. La testa era rimasta notevole e bella come un tempo, anche se in modo diverso. I capelli bianchi, folti e corti, ravvivavano l'occhio nero, sotto le folte sopracciglia grigie. I baffi forti, baffi da vecchio soldato, erano rimasti quasi neri, e davano al suo volto un sorprendente carattere di energia e fierezza. In piedi davanti allo specchio, talloni congiunti e corpo eretto faceva descrivere alle due palle di ghisa, tutti i movimenti prescritti con la estremit del braccio muscoloso, di cui seguiva con sguardo compiacente lo sforzo tranquillo e possente. Ma improvvisamente, in fondo allo specchio dove era riflesso tutto lo studio, vide muovere una tenda, poi apparire una testa femminile, solo una testa che guardava. Una voce, dietro a lui, domand: Ci siete? Egli rispose: Presente, voltandosi. Poi gettando sul tappeto il manubrio, corse verso la porta con agilit un poco forzata. Una donna in abito chiaro entr. Quando si furono stretti la mano: Stavate facendo degli esercizi, ella disse. S, rispose. Facevo il pavone e mi sono lasciato sorprendere. Ella rise, e riprese: La portineria era vuota e poich so che siete sempre solo a quest'ora, sono entrata senza farmi annunciare. Egli la guardava. Perbacco! Come siete bella. Che eleganza! S, ho un abito nuovo. Lo trovate grazioso? Incantevole, di grande armonia. Ah! decisamente oggi non manca il senso delle tonalit. Egli le girava attorno, toccava la stoffa, modificava con la punta delle dita la disposizione delle pieghe, da uomo che conosce gli abiti come un sarto, avendo adoperato sempre il suo pensiero d'artista e i suoi muscoli d'atleta per raccontare, con la sottile barba dei pennelli, le mode mutevoli e raffinate, per rivelare la grazia femminile rinchiusa e imprigionata nelle armature di velluto e di seta, o sotto il candore dei pizzi. Fin per dichiarare: veramente riuscito. Vi sta benissimo.

Lei si lasciava ammirare, contenta di essere bella e piacergli. Non pi giovanissima, ma ancora bella, non molto alta, leggermente appesantita, ma fresca, con quello splendore che d alla carne di quarant'anni un sapore di maturit, sembrava una di quelle rose che rimangono schiuse per troppo tempo, finch eccessivamente fiorite avvizziscono in un'ora. Conservava sotto i capelli biondi la grazia vivace e giovanile di quelle parigine che non invecchiano, che hanno in s una sorprendente forza vitale, una scorta inesauribile di resistenza, e che per vent'anni restano uguali, indistruttibili e trionfanti, attente prima di tutto al loro corpo ed econome della loro salute. Alz il velo e mormor: Ebbene, non mi baciate? Ho fumato, lui disse. Ella fece: Puah! Poi porgendo le labbra: Tanto peggio. E le bocche s'incontrarono. Le tolse l'ombrello e la giacchetta primaverile, con movimenti rapidi e sicuri, avvezzi a quella consueta operazione. Poi, mentre lei sedeva sul divano, domand con interesse: Vostro marito sta bene? Benissimo, anzi deve parlare alla Camera proprio ora. Ah! e su che? Certo sulle barbabietole o sugli olii di colza, come sempre. Il marito, il conte di Guilleroy, deputato dell'Eure, era uno specialista di problemi agricoli. Ma, avendo scorto in un angolo uno schizzo che non aveva mai visto, ella attravers lo studio e domand: Cos' questo? Un pastello appena iniziato, il ritratto della principessa di Pontve. Sapete, ella disse con aria grave, che, se ricominciate a fare ritratti di donna, io chiuder il vostro studio. So benissimo dove porta un simile lavoro. Oh! egli disse, non si fa due volte un ritratto di Any. Lo spero bene. Esamin il pastello incominciato da buona intenditrice d'arte. Si allontan, si riavvicin, con la mano si ripar dalla luce, cerc il punto nel quale lo schizzo fosse meglio illuminato, poi si dichiar soddisfatta. ottimo. Voi riuscite perfettamente nei pastelli. Egli mormor, lusingato: Trovate? S, un'arte delicata, in cui occorre molto garbo. Non fatta per i pittori grossolani. Da dodici anni ella appoggiava la tendenza di lui per l'arte raffinata, combatteva i suoi ritorni alla semplice realt, e con considerazioni di eleganza mondana, lo spingeva con tenerezza verso un ideale di grazia, un poco manierata e artificiale. Domand: Com' la principessa? Dovette darle mille particolari di ogni tipo, quei particolari minuziosi in cui si compiace la curiosit gelosa e sottile delle donne, passando dalle osservazioni sull'abbigliamento alle considerazioni sullo spirito. E improvvisamente: Si comporta da civetta con voi? Egli rise, e giur di no. Allora, posando le due mani sulle spalle del pittore, lo guard fissamente. L'ardore della domanda faceva fremere la pupilla rotonda in mezzo all'iride azzurra, macchiata d'impercettibili punti neri, come schizzi d'inchiostro. Di nuovo mormor: Davvero non civetta? Oh! davvero! Ella aggiunse: D'altronde, sono tranquilla. Voi non amerete che me ora. finita, finita per le altre. troppo tardi, mio povero amico. Egli fu sfiorato da quel leggero fremito penoso che tocca il cuore degli uomini maturi, quando si parla della loro et, e mormor:

Oggi, domani, come ieri, non c' stata e non ci sar nessuna altra che voi nella mia vita, Any. Allora presogli il braccio e, tornando verso il divano, lo fece sedere accanto a s. A che pensavate? Cerco il soggetto per un quadro. E quale? Non lo so, dato che lo cerco. Che cosa avete fatto in questi giorni? Le dovette raccontare tutte le visite che aveva ricevuto, i pranzi, le serate, le conversazioni e i pettegolezzi. Entrambi erano interessati, d'altronde, a tutte quelle cose futili e consuete della vita mondana. Le piccole rivalit, le relazioni conosciute o sospettate, i giudizi scontati, mille volte ripetuti, mille volte ascoltati sulle stesse persone, gli stessi avvenimenti e le stesse opinioni, trascinavano e immergevano i loro spiriti in quel fiume torbido e agitato che si chiama la vita parigina. Conoscendo tutti dovunque, lui come artista davanti al quale tutte le porte erano aperte, lei come moglie elegante di un deputato conservatore, erano esercitati nello sport della conversazione francese fine e banale, amabilmente malevola, inutilmente spiritosa, volgarmente raffinata, che d una reputazione particolare e invidiatissima a coloro la cui lingua si assottigliata in quel cicaleccio maldicente. Quando venite a pranzo? lei domand ad un tratto. Quando vorrete. Dite voi il giorno. Venerd. Ci saranno la duchessa di Mortemain, i Corbelle e Musadieu, per festeggiare il ritorno di mia figlia che arriva questa sera. Ma non ditelo, un segreto. Oh! certo che accetto! Sar felice di rivedere Annette. Non la vedo da tre anni. vero, da tre anni. Cresciuta prima a Parigi presso i genitori, Annette era diventata l'ultimo affetto di sua nonna, la signora Paradin, che, quasi cieca, abitava tutto l'anno nella propriet del genero, il castello di Roncires, nell'Eure. A poco a poco, l'anziana donna aveva tenuto la bambina sempre pi con s, e, siccome i Guilleroy passavano quasi met del loro tempo in quella tenuta, dove erano continuamente richiamati da interessi di ogni genere, agricoli ed elettorali, avevano finito per condurre a Parigi solo di quando in quando la bambina, la quale, d'altronde, preferiva la vita libera e attiva della campagna a quella rinchiusa della citt. In tre anni, anzi, vi era andata una sola volta, poich la contessa preferiva tenerla del tutto lontana per non farle scoprire un piacere nuovo prima del giorno fissato per la sua presentazione in societ. La signora di Guilleroy l'aveva affidata laggi a due istitutrici diplomate e aumentava le sue visite alla madre e alla figlia. Il soggiorno di Annette al castello era, d'altra parte, reso quasi necessario dalla presenza della vecchia donna. Un tempo, Olivier Bertin andava ogni estate a passare sei settimane o due mesi a Roncires; ma da tre anni i reumatismi lo avevano costretto a recarsi in lontane citt termali, le quali avevano talmente ravvivato il suo amore per Parigi, che, rientrandovi, non poteva pi lasciarla. La fanciulla, in principio, non avrebbe dovuto ritornare che in autunno, ma suo padre aveva improvvisamente concepito un progetto matrimoniale per lei, e l'aveva richiamata affinch incontrasse immediatamente colui che le destinava come fidanzato, il marchese di Farandal. Questa combinazione per era tenuta segretissima, e unicamente Olivier Bertin ne era al corrente tramite la signora di Guilleroy. Dunque egli domand: Ma l'idea di vostro marito definitiva? S, e la credo anche felicissima. Poi, parlarono d'altro. Lei ritorn alla pittura, e volle persuaderlo a dipingere un Cristo. Egli si oppose, poich pensava che ce ne fossero gi troppi nel mondo; ma lei con ostinazione insisteva spazientendosi. Oh! se sapessi disegnare vi mostrerei il mio pensiero; sarebbe nuovissimo e arditissimo. Il Cristo viene deposto dalla croce, e l'uomo che ha staccato le

mani, lascia cadere la parte superiore del corpo. Egli cade, e si abbatte sulla folla che alza le braccia per riceverlo e sostenerlo. Capite? S, egli capiva; trovava anche la concezione originale, ma si sentiva in vena di modernit, e siccome l'amica, distesa sul divano, faceva oscillare un piede calzato in una elegante scarpa, dando all'occhio la sensazione della carne attraverso la calza quasi trasparente esclam: Guardate, ecco quel che si deve dipingere, ecco la vita: un piede di donna che spunta da sotto un abito! Ci si pu mettere tutto, verit, desiderio, poesia. Che c' di pi grazioso, di pi attraente di un piede di donna; inoltre quale mistero: la gamba nascosta, perduta e indovinata sotto questa stoffa! Sedendosi per terra alla turca, afferr la scarpa e la lev; e il piede, uscito dalla guaina di cuoio, si agit come una bestiolina, irrequieta, sorpresa di essere lasciata libera. Bertin ripeteva: Come sottile e elegante, e nello stesso tempo materiale, pi materiale della mano. Mostratemi la mano, Any. Portava dei guanti lunghi fino al gomito. Per toglierne uno lo prese all'orlo in alto e rapidamente lo fece scivolare proprio come quando si strappa la pelle di un serpente. Apparve il braccio bianco, pieno, rotondo, cos presto svestito da dare l'idea di una nudit completa e audace. Allora, ella stese la mano, lasciandola pendere all'estremit del polso. Gli anelli brillavano sulle bianche dita, e le unghie rosa, molto affusolate sembravano amorosi artigli comparsi sulla punta di quella aggraziata zampa femminile. Olivier Bertin, dolcemente, l'accarezzava, ammirandola. Faceva muovere le dita come giocattoli di carne, e diceva: Che cosa curiosa! Che cosa curiosa! Che delicato piccolo membro, intelligente, agile, che eseguisce tutto ci che si vuole, libri, pizzi, case, piramidi, locomotive, pasticcini o carezze, che sono ancora la loro migliore attivit. Le toglieva gli anelli uno ad uno, e poich la fede, un filo d'oro, a sua volta cadde, egli mormor sorridendo: La legge! Inchiniamoci. Sciocco, ella disse un poco impermalita. Egli aveva sempre avuto uno spirito beffardo, quella tendenza francese che mescola un'apparenza d'ironia con i sentimenti pi seri, e spesso la rattristava senza volerlo, senza saper afferrare le distinzioni sottili dell'animo femminile, e discernere i limiti dei compartimenti sacri, come egli diceva. Si stizzva specialmente ogni volta che lui parlava con una sfumatura di scherzo familiare della loro relazione cos lunga che egli affermava essere il pi bell'esempio d'amore del secolo XIX. Dopo un breve silenzio domand: Condurrete, Annette e me all'inaugurazione? Lo credo bene. Allora lo interrog sulle migliori tele del prossimo Salon, la cui apertura doveva avere luogo tra quindici giorni. Ma improvvisamente ricordandosi forse di una commissione dimenticata: Andiamo, datemi la scarpa. Me ne vado. Egli giocava, meditabondo, con la leggera calzatura, voltandola, rivoltandola, tra le mani distratte. Si chin, baci il piede che sembrava fluttuare tra l'abito e il tappeto, e che non si muoveva pi, un poco raffreddato dall'aria, poi lo calz, e la signora di Guilleroy, alzatasi, and verso il tavolo su cui giacevano alla rinfusa carte, lettere aperte, vecchie e recenti, vicino ad un calamaio da pittore, in cui il vecchio inchiostro si era seccato. Guardava con curiosit, toccava i fogli, li sollevava per guardare sotto. Egli avvicinandosi disse: State guardando il mio disordine. Senza rispondere, gli domand: Chi questo signore che vuole comprare le Bagnanti? Un americano che non conosco. Vi siete messo d'accordo per la Cantante di strada? S. Diecimila. Avete fatto bene. una tela graziosa, ma non eccezionale. Addio caro. E porse la guancia, che egli sfior con un tranquillo bacio, poi spar dietro la tenda dopo avere detto a mezza voce:

Venerd, alle otto. Non voglio assolutamente che mi accompagniate. Lo sapete bene. Addio. Appena uscita, si accese prima di tutto una sigaretta, poi si rimise a camminare lentamente per lo studio. Tutto il passato di quella relazione si svolgeva dinanzi a lui. Ricordava lontani particolari scomparsi, li ricercava unendoli uno all'altro, interessandosi cos, da solo, a quella caccia ai ricordi. Era il momento in cui era sorto come un astro sull'orizzonte della Parigi artistica, quando i pittori si erano accaparrati tutto il favore del pubblico, e popolavano un quartiere di palazzi magnifici guadagnati con pochi tocchi di pennello. Bertin, dopo il ritorno da Roma nel 1864, aveva vissuto alcuni anni senza successo e senza fama; poi, improvvisamente, nel 1868, espose Cleopatra, e in pochi giorni venne portato alle stelle dalla critica e dal pubblico. Nel 1872, terminata la guerra, dopo che la morte di Henry Regnault ebbe dato a tutti i suoi confratelli una specie di piedistallo di gloria, una Giocasta, soggetto spinto, classific Bertin fra gli audaci, bench il risultato, prudentemente originale, lo facesse apprezzare anche dagli accademici. Nel 1873, una prima medaglia lo mise fuori concorso per la Ebrea di Algeri, dipinta di ritorno da un viaggio in Africa; e un ritratto della principessa di Salia nel 1874 lo fece considerare nella societ elegante il primo ritrattista dell'epoca. Da quel giorno, divenne il pittore preferito della parigina e delle parigine, l'interprete pi accorto e pi abile della loro grazia, delle loro forme, del loro carattere. In pochi mesi tutte le donne in vista di Parigi sollecitarono il favore di essere ritratte da lui. Egli si mostr difficile, e si fece pagare carissimo. Ora, poich era alla moda, e faceva visite, come un autentico uomo di mondo, not un giorno, in casa della duchessa di Mortemain, una giovane donna in lutto stretto, che usciva proprio mentre lui entrava, questo incontro su una porta l'abbagli come una leggiadra visione di grazia ed eleganza. Avendo domandato il suo nome, apprese che era la contessa di Guilleroy, moglie di un signorotto normanno, agronomo e deputato, che portava il lutto per il suocero, che era spiritosa, ammiratissima e ricercata. Ancora turbato da quella apparizione, che aveva sedotto il suo occhio di artista, egli disse: Ah! ecco una donna cui farei volentieri il ritratto. La frase fu ripetuta l'indomani alla giovane donna, ed egli ricevette la stessa sera un biglietto azzurro, leggermente profumato, con una calligrafia regolare e fine, che saliva da sinistra a destra e che diceva: Signore, La duchessa di Mortemain esce da casa mia e mi ha assicurato che sareste disposto a fare, con il mio povero viso, uno dei vostri capolavori. Ve lo affiderei ben volentieri, se fossi certa che non avete detto quelle parole a caso, e che vedete in me qualcosa che possa essere riprodotto ed idealizzato da voi. Vogliate credere, signore, alla mia pi distinta considerazione. Anne di Guilleroy Egli rispose, chiedendo quando avrebbe potuto presentarsi a casa della contessa, e fu molto semplicemente invitato a colazione il luned seguente. La contessa abitava al primo piano, in boulevard Malesherbes, in una grande e lussuosa casa moderna. Attraversato un vasto salotto tappezzato di seta azzurra, dalle cornici di legno bianco e oro, il pittore venne introdotto in una specie di salottino con tappezzerie del secolo passato, chiare e civettuole, quelle tappezzerie alla Watteau, dalle sfumature tenere, dai soggetti graziosi, che sembrano fatte, disegnate ed eseguite da artigiani innamorati. Si era appena seduto quando apparve la contessa. Camminava con una tale leggerezza che non l'aveva neppure sentita attraversare la stanza vicina, e fu sorpreso scorgendola. Ella gli tese la mano, in maniera familiare. Dunque, proprio vero, ella disse, che volete fare il mio ritratto? Ne sarei felicissimo, signora. L'abito nero e stretto la faceva apparire sottilissima, e le dava un'aria molto giovanile, un'aria tuttavia grave, smentita dalla testa sorridente, tutta

illuminata dai capelli biondi. Entr il conte, tenendo per mano una bambina di sei anni. La signora di Guilleroy present: Mio marito. Era un uomo piccolo, senza baffi, dalle guance incavate, ombreggiate, sotto la pelle dalla barba rasata. Assomigliava abbastanza a un prete o a un attore, con i capelli lunghi rovesciati indietro, maniere cortesi, e attorno alla bocca due grandi pieghe circolari, che scendevano dalle guance al mento, e si sarebbero dette effetto dell'abitudine di parlare in pubblico. Ringrazi il pittore con un'abbondanza di frasi che rivelavano l'oratore. Da molto tempo, voleva far fare il ritratto alla moglie, e senz'altro avrebbe scelto Olivier Bertin, se non avesse temuto un rifiuto, poich sapeva bene quanto egli fosse assediato di richieste. Fu dunque convenuto, con molti complimenti da entrambe le parti, che il conte avrebbe condotto l'indomani la contessa allo studio. Si domandava tuttavia, per il lutto stretto che ella portava, se non fosse meglio attendere; ma il pittore dichiar che voleva rendere la prima impressione ricevuta, quel notevole contrasto tra la testa, cos piena di vita, cos delicata e luminosa sotto la chioma dorata, e la nera austerit dell'abito. Ella and dunque il giorno dopo con il marito, e i giorni seguenti con la figlia, che veniva fatta sedere davanti ad un tavolo pieno di libri illustrati. Olivier Bertin, secondo il solito, si mostrava molto riservato. Le donne dell'alta societ lo preoccupavano alquanto, poich non le conosceva assolutamente. Le supponeva ad un tempo astute e ingenue, ipocrite e pericolose, futili e piene di intrighi. Aveva avuto con donne del demi-monde rapide avventure, dovute alla sua fama, al suo spirito divertente, alla sua elegante corporatura di atleta, al suo viso bruno e volitivo. Le preferiva dunque, e amava la loro libert di modi e di discorsi, era abituato ai costumi facili, spassosi e piacevoli, degli studi d'artisti e dei camerini che frequentava. Egli andava in societ per la gloria non per il sentimento, vi si compiaceva per vanit, perch riceveva complimenti e ordinazioni, e si pavoneggiava davanti alle belle dame, che lo adulavano, senza mai corteggiarle. Non permettendosi con loro scherzi audaci e parole pesanti, le giudicava bigotte, e passava per un uomo di buone maniere. Tutte le volte che una signora era andata a posare nel suo studio, aveva sentito, malgrado i tentativi che essa faceva per piacergli, quella diversit di razza che impedisce di confondere, per quanto si mescolino, gli artisti e le persone dell'alta societ. Dietro ai sorrisi e all'ammirazione, che nelle donne sempre un poco menzognera, egli indovinava l'ignorante pregiudizio di chi si giudica di natura superiore. Ne risultava in lui un piccolo guizzo d'orgoglio, modi pi rispettosi, quasi alteri, e, insieme ad una vanit dissimulata da parvenu trattato come pari da principi e principesse, la fierezza dell'uomo che deve alla propria intelligenza una situazione analoga a quella data agli altri dalla nascita. Si diceva di lui, con leggera sorpresa: proprio bene educato! Quello stupore, mentre lo lusingava, nello stesso tempo lo feriva, poich indicava l'esistenza di confini sociali. La gravit voluta e cerimoniosa del pittore imbarazzava alquanto la signora di Guilleroy, che non trovava nulla da dire a quell'uomo cos freddo, ritenuto invece cos spiritoso. Dopo aver sistemato la bambina, ella andava a sedersi su una poltrona vicino al disegno cominciato, e si sforzava, secondo quanto raccomandava l'artista, di darsi un'espressione. Verso la met della quarta seduta, ad un tratto, egli smise di dipingere, e domand: Cosa vi diverte di pi nella vita? Ella rimase imbarazzata. Ma, non so! Perch questa domanda? Mi occorre un lampo allegro in quegli occhi, e non l'ho ancora visto. Ebbene, cercate di farmi parlare; amo molto discorrere. Siete allegra? Allegrissima. Discorriamo, dunque, signora. Egli aveva pronunciato queste parole con grande gravit; poi, rimettendosi a dipingere, prov qualche argomento, cercando un punto in comune. Cominciarono con lo scambiarsi osservazioni sulle persone che conoscevano;

poi, parlarono di loro stessi, decisamente il pi gradevole e il pi interessante degli argomenti. Ritrovandosi il giorno seguente, si sentirono meno in soggezione, e Bertin, vedendosi apprezzato, si mise a raccontare particolari della sua vita d'artista, con quel suo singolare spirito pieno di fantasia. Abituata allo spirito compassato dei letterati da salotto, ella fu sorpresa da quella vivacit insolita che diceva le cose francamente, ironizzandole, pertanto replic nel medesimo tono, con garbo sottile e audace. In otto giorni lo conquist affascinandolo con il suo buon umore, la sua franchezza e la semplicit. Bertin aveva completamente dimenticato i suoi pregiudizi sulle donne di mondo, e volentieri avrebbe affermato che esse sono solo affascinanti e vivaci. Mentre dipingeva, in piedi davanti alla tela, avanzando e indietreggiando con movimenti di un uomo che combatte, egli dava libero corso ai suoi pensieri pi personali, come se avesse conosciuto da molto tempo quella graziosa donna bionda e nera, fatta di sole e di lutto la quale, seduta davanti a lui, rideva ascoltandolo, e gli rispondeva allegramente con una tale animazione da perdere la posa di continuo. Alcune volte egli si allontanava, chiudeva un occhio, si chinava per meglio osservare la modella nel suo insieme; altre volte le si avvicinava moltissimo per esaminare le minime sfumature del viso, le pi sfuggevoli espressioni, per cogliere e rendere ci che in un volto femminile supera l'apparenza visibile, quella emanazione di bellezza ideale, quell'ombra di mistero, l'intima e temibile grazia caratteristica di ciascuna, che fa s che sar amata perdutamente da un uomo e non da un altro. Un pomeriggio, la bambina and a mettersi davanti alla tela, e con grande seriet infantile, domand: Di', la mamma? Egli la prese fra le braccia per baciarla, lusingato da quell'ingenuo omaggio alla somiglianza della sua opera. Un altro giorno, mentre sembrava tranquillissima, la sentirono ad un tratto dichiarare con una vocetta triste: Mamma, mi annoio. E il pittore fu talmente commosso da quel primo lamento, che fece portare l'indomani tutto un negozio di giocattoli nello studio. La piccola Annette, sorpresa, contenta e sempre riflessiva, li mise in ordine con molta cura, per prenderli uno dopo l'altro, secondo il desiderio del momento. Dopo quel regalo si affezion al pittore, come si affezionano i bambini con quella amicizia spontanea e accarezzante, che li rende cos graziosi. La signora di Guilleroy prendeva gusto alle sedute. Essendo in lutto non aveva alcun impegno quell'inverno; dunque mancandole la societ e le feste, ella ripose in quello studio tutti i suoi interessi. Figlia di un ricchissimo e ospitale commerciante parigino, morto da parecchi anni, e di una donna sempre malata, costretta al letto per curare la sua salute sei mesi su dodici, era divenuta, sin da ragazza, una perfetta padrona di casa: sapeva ricevere, sorridere, conversare, giudicare le persone, e capire ci che andava detto ad ognuno; previdente e adattabile era sempre a suo agio in ogni occasione. Quando le venne presentato come fidanzato il conte di Guilleroy, comprese subito i vantaggi derivanti da quel matrimonio, e li accett senza alcuna difficolt, da ragazza riflessiva, perfettamente a conoscenza che non si pu avere tutto, e che in ogni situazione si deve valutare il buono e il cattivo. Lanciata in societ, ricercata specialmente perch bella e brillante, vide molti uomini farle la corte, senza perdere una sola volta la calma del suo cuore, razionale come la sua mente. Era civetta, ma di una civetteria aggressiva e prudente, che non si spingeva mai troppo oltre. Le piacevano i complimenti, la lusingavano i desideri che ispirava, purch potesse far vedere di ignorarli; e quando si era sentita per tutta una sera in un salotto incensata dai complimenti, dormiva bene, come donna che ha compiuto la propria missione sulla terra. Per questo modo di vivere, che durava ormai da sette anni, senza stancarla, senza apparirle monotono, poich adorava la continua confusione della vita mondana, le lasciava talvolta il desiderio di avere qualcosa di diverso. Gli uomini del suo ambiente, avvocati, politici, finanzieri, o gentiluomini sfaccendati, la divertivano quasi fossero attori, ma non li prendeva troppo sul serio, bench considerasse la loro posizione, i loro incarichi, i loro titoli. Il pittore le piacque anzitutto perch rappresentava una novit per lei.

Si divertiva molto nel suo studio, rideva di cuore, si sentiva spiritosa, e gli era riconoscente per il diletto che le procuravano quelle sedute. Le piaceva anche perch era bello, forte e celebre; non esiste una donna, anche se non lo ammette, che possa rimanere indifferente alla bellezza fisica e alla fama. Lusingata di essere stata notata da un tale intenditore, disposta a considerarlo a sua volta molto bene, ella aveva scoperto in lui una mente aperta e colta, una delicatezza, una fantasia, un'affascinante intelligenza e un linguaggio colorito, che sembrava illuminare ci che lei esprimeva. Una rapida intimit nacque fra loro, e la stretta di mano che si davano, quando lei entrava, sembrava ogni giorno di pi unire parte dei loro cuori. Allora, senza calcolo, senza premeditazione, ella sent crescere in s il desiderio naturale di sedurlo, e cedette a quel desiderio. Non aveva previsto n combinato nulla; fu solamente civetta con maggior garbo, istintivamente come sanno esserlo le donne verso un uomo che piace loro pi degli altri; mise quindi nel modo di trattare lui, negli sguardi e nei sorrisi, quella seduzione invischiante che diffonde intorno a s la donna in cui si sveglia il bisogno di essere amata. Gli diceva parole lusinghiere, che significavano: Vi trovo simpatico, signore e lo faceva parlare a lungo, per dimostrargli, ascoltandolo con attenzione, quanto interesse le ispirava. Egli smetteva di dipingere, si sedeva vicino a lei, e in quella sovreccitazione di spirito provocata dall'ebbrezza di piacere, aveva delle vere crisi di poesia, di umorismo o di filosofia, a seconda dei giorni. Ella si divertiva quando lui era allegro; quando faceva discorsi profondi si sforzava di seguirlo nei suoi ragionamenti, non sempre riuscendovi; e mentre pensava ad altro, pareva ascoltarlo con l'aria di averlo cos ben compreso e di godere talmente per quella iniziazione, che egli si esaltava vedendola ascoltare, emozionato per avere scoperto un'anima delicata, aperta e docile, nella quale il pensiero cadeva come un seme. Il ritratto procedeva e si annunciava bellissimo, essendo il pittore giunto a quello stato emozionale indispensabile per scoprire tutte le caratteristiche del modello, ed esprimerle con l'ardore convinto che costituisce l'ispirazione degli artisti autentici. Piegato verso di lei, per spiarne ogni movimento del volto, ogni colorazione della carne, ogni ombra della pelle, ogni espressione e ogni trasparenza degli occhi, ogni segreto della sua fisionomia, egli si era impregnato di lei, come una spugna si imbeve di acqua; e, trasferendo sulla tela quella emanazione di fascino conturbante che l'occhio coglieva, e che scendeva, come un'onda, dal suo pensiero al pennello, ne rimaneva stordito, inebriato, come se avesse bevuto la grazia femminile. Ella sentiva che lui stava innamorandosi, e si divertiva a quel gioco, a quella vittoria sempre pi sicura, animandosi anch'essa. Qualcosa di nuovo dava alla sua esistenza un sapore diverso, svegliava in lei una gioia misteriosa. Quando udiva parlare di lui, il cuore le batteva pi veloce, e le veniva il desiderio di dire - uno di quei desideri che non arrivano mai alle labbra -: innamorato di me. Era contenta quando il suo talento veniva lodato, e forse ancor pi quando lo consideravano un bell'uomo. Quando da sola pensava a lui, senza persone indiscrete che la disturbassero, immaginava veramente di avere trovato in lui un buon amico, che si sarebbe accontentato sempre di una cordiale stretta di mano. Spesso, durante le sedute, deposta improvvisamente la tavolozza sullo sgabello, andava a prendere in braccio la piccola Annette e le baciava con tenerezza gli occhi e i capelli, mentre guardava la madre, come per dire: voi, non la bambina, che bacio cos. Ogni tanto, la signora di Guilleroy non portava la bambina, e andava sola. In quei giorni si lavorava meno e si parlava di pi. Un pomeriggio arriv in ritardo. Faceva freddo. Era la fine di febbraio. Olivier era rientrato di buonora, come faceva adesso tutte le volte che lei doveva venire, poich sperava sempre che arrivasse in anticipo. Attendendola, camminava in lungo e in largo, fumava, e si domandava, sorpreso di porsi questa domanda per la centesima volta negli ultimi otto giorni: Sono forse innamorato? Non lo sapeva, poich non lo era ancora mai stato veramente. Aveva avuto delle storie intense e anche abbastanza durature, senza mai calcolarle amore. Oggi, era sorpreso per ci che provava.

Ma l'amava? Senz'altro non ardiva desiderarla poich non aveva riflettuto sulla possibilit di averla. Fino ad ora, ogni volta che una donna gli era piaciuta, il desiderio lo aveva subito posseduto, facendogli tendere le mani verso di lei, come per cogliere un frutto, senza che il suo pensiero intimo fosse mai stato profondamente turbato dall'assenza o dalla presenza della donna. Il desiderio di questa l'aveva appena sfiorato e sembrava nascosto dietro un altro sentimento, pi possente, ancora oscuro e appena destato. Olivier era convinto che l'amore cominciasse con sogni, con esaltazioni poetiche. Ci che egli provava, al contrario, gli sembrava derivare da una emozione indefinibile, molto pi fisica che morale. Era nervoso, fremente, inquieto come quando si sta per avere una malattia. Tuttavia nessun dolore si univa a quella febbre del sangue, che tanto agitava, per contagio, la sua mente. Non ignorava che quel turbamento derivava dalla signora di Guilleroy, dal ricordo che lasciava in lui, e dall'attesa del suo ritorno. Non si sentiva trasportato verso di lei da uno slancio di tutto il suo essere, ma la sentiva sempre presente in lui, come se non l'avesse mai lasciato; essa, andandosene, gli trasmetteva qualche cosa di s; qualcosa di sottile e d'inesprimibile. Cosa? Era forse amore? Ora, egli scendeva nel proprio cuore, per cercare di vedere e comprendere. La trovava attraente, ma non rispondeva al tipo di donna ideale che la sua cieca speranza aveva creato. Chiunque cerca l'amore, ha previsto le qualit morali e gli attributi fisici di colei che lo sedurr; e la signora di Guilleroy, bench gli piacesse moltissimo, non gli sembrava quel tipo. Ma perch essa, pi delle altre, occupava la sua mente cos in modo differente, incessante? Era forse caduto semplicemente nella rete tesa dalla sua civetteria, da lui sospettata e compresa da molto tempo e, circuito dalle sue manovre, subiva l'influenza di quel fascino speciale derivante alle donne dalla volont di piacere? Camminava, si sedeva, si rialzava, accendeva delle sigarette e le gettava, guardava ad ogni istante le lancette della pendola, che avanzavano verso l'ora consueta in modo lento e immutabile. Gi parecchie volte aveva avuto la tentazione di sollevare il vetro concavo, e sulle due lancette dorate che giravano spingere con il dito la grande fino all'ora in cui lei pigramente arrivava. Gli sembrava che sarebbe stato sufficiente ci perch la porta si aprisse e colei che attendeva comparisse, raggirata e richiamata da quell'astuzia. Poi sorrise di quel desiderio infantile, ostinato e irragionevole. Infine si chiese: Potr divenire il suo amante? L'idea gli parve singolare, difficilmente realizzabile; soprattutto inconcepibile a causa delle complicazioni che avrebbe potuto provocare nella sua vita. Per quella donna gli piaceva molto, e concluse: Decisamente, sono in una strana situazione! La pendola suon, e il rumore dell'ora lo fece trasalire scuotendogli pi i nervi che l'anima. Attese con quella impazienza che il ritardo fa acuire di secondo in secondo. Era sempre puntuale; dunque, in dieci minuti, l'avrebbe vista entrare. Trascorsi i dieci minuti, si sent tormentato come all'avvicinarsi di un dispiacere, dapprima irritato che lei gli facesse perdere tempo, quindi di botto realizz che, se lei non fosse venuta avrebbe sofferto molto. Cosa fare? Attendere? No. Meglio uscire, di modo che se, per caso, fosse venuta molto in ritardo, avrebbe trovato lo studio vuoto. Uscire, ma quando? Quanto tempo le avrebbe consentito? Non era meglio rimanere e farle comprendere, con poche parole, fredde ma cortesi, che lui non era di quelli che si fanno attendere? E se non fosse venuta? Allora avrebbe ricevuto un telegramma, un biglietto, un domestico o un fattorino? Se non fosse venuta, cosa avrebbe potuto fare? Sarebbe stata una giornata perduta: non avrebbe potuto pi lavorare. Allora?... Allora, sarebbe andato a chiedere sue notizie, poich aveva bisogno di vederla. Era vero, aveva bisogno di vederla, un bisogno profondo, opprimente, ossessivo. Ma cos'era? Amore? Eppure non provava n esaltazione nel pensiero, n trasporto nei sensi, n sogni nell'anima, capiva per che, se lei non fosse venuta quel giorno, egli avrebbe sofferto molto. Il campanello del portone risuon per la scala del palazzetto, e Olivier Bertin si sent subito ansioso, poi cos felice che fece una piroetta, gettando la sigaretta in aria. Ella entr: era sola.

Egli fu subito molto audace. Sapete, disse, cosa mi domandavo, attendendovi? No, non saprei. Mi domandavo se non fossi per caso innamorato di voi. Innamorato di me! Siete pazzo. Ma sorrideva, e il suo sorriso pareva dire: E gentile, ne sono contentissima. E riprese: Via, non siete serio; perch mi fate questo scherzo? Egli rispose: Invece sono molto serio. Non dico di essere innamorato di voi, ma mi domando se non sto per diventarlo. Cosa ve lo fa pensare? La mia emozione quando non ci siete, la mia felicit quando arrivate. Ella sedette. Oh! Non vi turbate per cos poco. Fino a che dormirete bene e mangerete con appetito, non vi sar pericolo. Egli si mise a ridere. E se perdessi il sonno e l'appetito? Avvisatemi. E allora? Vi lascer guarire in pace. Tante grazie. E sull'argomento di quell'amore, scherzarono tutto il pomeriggio. Altrettanto avvenne nei giorni seguenti. Prendendolo come uno scherzo spiritoso privo di importanza, quando lei entrava gli chiedeva con fare allegro: Come va oggi il vostro amore? Ed egli le diceva, tra il serio e lo scherzoso, tutti gli sviluppi di quel male, il tormento intimo, continuato, profondo dell'affetto che nasce e si sviluppa. Analizzava se stesso nei minimi particolari davanti a lei, ora per ora, dal momento in cui si erano separati il giorno prima, con l'aria faceta del professore che tiene un corso, e lei lo ascoltava con interesse, un poco emozionata, ed anche turbata da quella storia, che la faceva sentire simile all'eroina di un libro. Dopo aver enumerato con tono disinvolto e galante tutti i pensieri che lo affliggevano, la sua voce, si faceva a intervalli tremante, ed esprimeva con una parola o soltanto con una intonazione le pene del suo cuore. Lei l'interrogava sempre, piena di curiosit, gli occhi fissi su di lui, l'orecchio avido di quelle parole forse preoccupanti ad udirsi, ma cos deliziose da ascoltare. Qualche volta, avvicinandosi a lei per correggere la posa, le prendeva la mano e tentava di baciarla. Con rapido movimento lei toglieva le sue dita dalle labbra, e aggrottando leggermente le sopracciglia: Andiamo, lavorate! diceva. Si rimetteva al lavoro, ma erano trascorsi solo cinque minuti e gi lei gli rivolgeva una domanda, per riportarlo abilmente sull'unico argomento che interessava entrambi. Ella ora sentiva nascere dei timori nel suo cuore. Voleva essere amata molto, ma non troppo. Decise di non voler essere coinvolta, aveva paura di lasciarlo spingere troppo oltre e di perderlo, costretta a scoraggiarlo, dopo averlo incoraggiato. Tuttavia, se avesse dovuto rinunciare a quella tenera e galante amicizia, a quella conversazione che avveniva trascinando particelle d'amore, come un ruscello ricco di sabbie d'oro, ne avrebbe provato un grande dolore simile ad uno squarcio. Quando usciva di casa per recarsi allo studio del pittore, una gioia viva e calda l'invadeva, rendendola leggera e allegra. Posando la mano sul campanello della casa di Olivier, il suo cuore batteva di impazienza, e il tappeto della scala era il pi soffice che i suoi piedi avessero mai calpestato. Tuttavia, Bertin diveniva tetro, un poco nervoso, spesso irritabile. Aveva dei moti di impazienza, subito repressi, ma frequenti. Un giorno lei era appena entrata ed egli si sedette vicino, e invece di mettersi a dipingere, le disse: Signora, voi non potete ignorare ora che non uno scherzo, e che io vi amo pazzamente. Turbata da quell'esordio, vedendo arrivare la crisi temuta, cerc di bloccarlo, ma lui non ascoltava pi. L'emozione traboccava dal suo cuore, e lei

dovette ascoltarlo, pallida, tremante, ansiosa. Egli parl a lungo, senza chiedere nulla, con tenerezza triste e con rassegnazione desolata; si lasci prendere le mani, che egli tenne nelle sue. Si era inginocchiato senza che lei se ne rendesse conto, e, con sguardo allucinato, la supplicava di non fargli del male. Che male? Non capiva, n cercava di capire, intorpidita da una angoscia crudele per vederlo soffrire, e quell'angoscia era quasi una felicit. Ad un tratto, scorse delle lacrime nei suoi occhi, e fu talmente commossa, che disse: Oh! pronta a baciarlo come si baciano i bambini che piangono. Egli ripeteva con voce dolcissima: Vedete, vedete, soffro troppo, e d'improvviso, vinta da quella sofferenza, dal contagio delle lacrime, ella sconvolta e spossata, scoppi in singhiozzi, con le braccia frementi, pronte ad aprirsi. Quando si sent di colpo avvinta a lui, che la baciava appassionatamente sulle labbra, volle gridare, lottare, respingerlo, ma cap subito di essere perduta, poich pur resistendo acconsentiva, dibattendosi si concedeva, lo stringeva gridando: No, no, non voglio! Poi rimase sconvolta, il viso fra le mani: ad un tratto si alz, raccolse il cappello caduto sul tappeto e fugg, malgrado le suppliche di Olivier, che la tratteneva per l'abito. Appena si trov per strada, ebbe voglia di sedersi sul bordo del marciapiede, tanto si sentiva affranta e con le gambe spezzate. Passava un fiacre, lo chiam e disse al cocchiere: Andate piano, portatemi dove volete. Si gett nella carrozza, rinchiuse lo sportello, si rannicchi nel fondo, sentendosi sola dietro i vetri rialzati, sola per poter pensare. Per alcuni minuti, non ebbe nella testa che il rumore delle ruote e le scosse della vettura. Guardava le case, i passanti, gli altri fiacre, gli omnibus, con occhi vuoti, che non vedevano nulla; non pensava assolutamente a nulla, come se si fosse data una tregua, prima di osare riflettere su ci che era avvenuto. Poi, siccome aveva uno spirito pronto e per niente pusillanime, si disse: Ecco sono una donna perduta. E ancora per qualche minuto, rimase sotto l'emozione, sotto la certezza della disgrazia irreparabile, spaventata come chi, caduto dal tetto, non si muove, indovinando di avere le gambe spezzate, ma non volendolo accertare. Ma, invece di essere sconvolta dal dolore, che si aspettava e di cui temeva l'attacco, il suo cuore, uscendo da quella catastrofe, rimaneva calmo e tranquillo: batteva lentamente, dolcemente, dopo quella caduta, per cui il suo animo era prostrato e non sembrava affatto prendere parte allo sgomento del suo spirito. Ripet, ad alta voce, quasi per ascoltarsi e per convincersene: Ecco, sono una donna perduta. Nessuna eco di sofferenza rispose nella sua carne, a quel lamento della coscienza. Per qualche tempo si lasci cullare dal movimento del fiacre, rinviando a pi tardi i ragionamenti che avrebbe dovuto fare su quella crudele situazione. No, non soffriva. Aveva paura di pensare, ecco tutto, paura di sapere, di comprendere e di riflettere; al contrario, le pareva di sentire nell'essere oscuro e impenetrabile creato in noi dalla lotta incessante tra inclinazioni e volont, una inverosimile calma. Dopo circa mezz'ora di quello strano riposo, comprendendo infine che la disperazione invocata non serviva, si scosse da quel torpore, e mormor: strano! Non provo quasi dolore! Allora cominci a muoversi dei rimproveri. Una collera si levava in lei, contro il proprio accecamento e la propria debolezza. Come non aver previsto ci che era accaduto? Come non aver compreso che il momento di quella lotta sarebbe arrivato? Che quell'uomo le piaceva tanto da renderla disprezzabile? E che nei cuori pi puri il desiderio soffia a volte come un colpo di vento che spazza la volont? Ma, dopo essersi duramente rimproverata e disprezzata, si chiese con terrore cosa sarebbe accaduto. Il primo proposito fu rompere con il pittore e non rivederlo mai pi. Ma, aveva appena preso quella decisione, che subito mille ragioni sorsero per combatterla. Come avrebbe spiegato quella rottura? Cosa avrebbe detto a suo marito? La verit sospettata non si sarebbe bisbigliata, e poi conosciuta dappertutto?

Non sarebbe stato meglio, per salvare le apparenze, recitare di fronte allo stesso Olivier Bertin l'ipocrita commedia della indifferenza e dell'oblio, e mostrargli che aveva cancellato quel momento dal suo ricordo e dalla sua vita? Ma sarebbe stata capace? Avrebbe avuto l'audacia di far vedere di non ricordare niente, di guardare con stupore ed indignazione, e di dire: Che cosa volete da me? all'uomo col quale aveva veramente diviso il rapido e brutale eccitamento? Riflett a lungo, finalmente si risolse per tale soluzione dato che nessun'altra le pareva possibile. Il giorno dopo sarebbe andata da lui, con coraggio, e gli avrebbe fatto comprendere subito ci che voleva ed esigeva da lui. Bisognava che mai una parola, un'allusione, uno sguardo, potesse ricordarle quell'onta. Dopo aver sofferto, poich ne avrebbe sofferto anche lui, certamente avrebbe condiviso il suo parere, da uomo leale e educato, e sarebbe rimasto per il futuro ci che era stato fino ad allora. Appena ebbe preso quella nuova decisione, diede al cocchiere il suo indirizzo, e rientr a casa, in preda a un abbattimento profondo, desiderando coricarsi, non vedere nessuno, dormire e dimenticare. Si chiuse in camera, e vi rimase fino all'ora di pranzo, stesa sulla poltrona a sdraio, intorpidita, non volendo pi occupare il suo animo con quel pensiero colmo di pericoli. Scese all'ora precisa, stupita di essere cos calma, e di aspettare il marito con il solito viso. Questi comparve, con la figlia in braccio; lei gli strinse la mano e baci la bambina, senza essere agitata da alcuna angoscia. Il signor di Guilleroy le chiese cosa avesse fatto. Ella rispose con indifferenza che aveva posato come tutti i giorni. E il ritratto bello? chiese. Viene benissimo. A sua volta, le parl dei suoi affari che amava raccontare a tavola, della seduta della Camera, della discussione del progetto di legge sulla falsificazione delle derrate. Quella conversazione, che normalmente sopportava, l'annoi, facendole notare con maggiore attenzione il lato volgare e manierato di quell'uomo che s'interessava a quegli argomenti; eppure sorrideva, ascoltandolo, e rispondeva con affabilit, addirittura pi gentile del solito, pi indulgente verso quelle banalit. Guardandolo, pensava: L'ho ingannato, mio marito e l'ho ingannato. Non strano? Nulla pu pi impedirlo, nulla pu pi cancellarlo? Ho chiuso gli occhi; ho acconsentito per qualche secondo, soltanto per qualche secondo, al bacio di un uomo, e non sono pi una donna onesta. Pochi secondi nella mia vita, pochi secondi che non si possono cancellare, mi hanno indotto a questo piccolo fatto irreparabile, cos grave, cos breve, un crimine, il pi vergognoso per una donna... e non sono affatto disperata. Se ieri me l'avessero detto, non avrei creduto. Se me l'avessero confermato, avrei subito pensato ai tremendi rimorsi dai quali oggi dovrei essere straziata. Eppure, non ne ho quasi per niente. Il signor di Guilleroy usc dopo pranzo, come faceva quasi tutti i giorni. Allora ella prese sulle ginocchia la bambina e pianse abbracciandola; pianse lacrime sincere, lacrime della coscienza, non del cuore. Ma non dorm affatto. Nel buio della sua camera, era maggiormente preoccupata per i pericoli derivanti dall'atteggiamento del pittore, ed ebbe paura per l'incontro del giorno seguente, e per le cose che avrebbe dovuto dire, guardandolo in faccia. Alzatasi presto, rimase sulla poltrona tutta la mattinata, sforzandosi di prevedere ci che doveva temere, quello che doveva rispondere, e di essere pronta a tutte le sorprese. Usc di buon'ora, in modo di poter riflettere ancora camminando. Egli non l'aspettava, e si domandava, fin dal giorno precedente, cosa avrebbe dovuto fare rivedendola. Dopo che lei era andata via, dopo quella fuga, a cui non aveva osato opporsi, era rimasto solo, seguitando ad ascoltare, bench ella fosse gi lontana, il rumore dei suoi passi, il fruscio del suo abito, il colpo della porta che si richiudeva spinta da una mano sconvolta. Era rimasto in piedi, pieno di una gioia ardente, intima, focosa. L'aveva posseduta! Questo era avvenuto fra loro! Era possibile? Dopo la sorpresa di quel trionfo, egli lo assaporava, e per meglio gustarlo, si sedette, si sdrai quasi

sul divano su cui l'aveva posseduta. Vi rimase a lungo, totalmente invaso dal pensiero che lei era la sua amante, e che fra loro, tra quella donna tanto desiderata, e lui, si era allacciato in pochi istanti quel legame misterioso che unisce segretamente due esseri uno all'altro. Conservava, in ogni parte della sua carne ancora fremente, il ricordo acuto del rapido istante in cui le loro labbra si erano incontrate, i loro corpi erano divenuti un solo essere, per trasalire insieme nel gran soffio della vita. Quella sera non usc, per pascersi di quel pensiero; si coric presto, vibrante di felicit. L'indomani, appena svegliato, si pose questa domanda: Cosa debbo fare? Ad una donna di facili costumi, ad una attrice avrebbe inviato dei fiori, o anche un gioiello; ma rimaneva perplesso di fronte a quella situazione nuova. Certo, avrebbe dovuto scriverle... Ma cosa? Butt gi, cancell, strapp, incominci venti lettere, ma tutte gli sembravano offensive, odiose, ridicole. Avrebbe voluto esprimere con termini delicati e seducenti la riconoscenza della sua anima, i suoi slanci di folle tenerezza, le sue offerte di devozione infinita; ma, per dire quelle cose appassionate e piene di sfumature, non trovava che frasi fatte, espressioni banali, grossolane o puerili. Rinunci quindi all'idea di scrivere, e decise di andare a trovarla, appena fosse passata l'ora della seduta, perch riteneva che non sarebbe venuta. Chiusosi allora nello studio, si eccit davanti al ritratto, le labbra solleticate dal desiderio di posarsi sul dipinto, dove qualche cosa di lei era fissato; e di quando in quando guardava la strada dalla finestra. Tutti gli abiti femminili che apparivano da lontano gli facevano battere il cuore. Venti volte credette di riconoscerla, poi, quando la donna che aveva notato era passata, si sedeva un momento, triste come dopo una delusione. Ad un tratto, la vide, dubit, prese il cannocchiale, la riconobbe, e sconvolto da una emozione violenta, si sedette per aspettarla. Quando ella entr, si gett in ginocchio e volle prenderle le mani; ma ella le ritir bruscamente, e siccome lui rimaneva ai suoi piedi, angosciato e con gli occhi levati verso lei, gli disse alteramente: Cosa fate, dunque, signore, non comprendo questo atteggiamento! Egli balbett: Oh! signora, vi supplico... Ella l'interruppe con durezza, dicendo: Rialzatevi, siete ridicolo. Olivier si rialz, smarrito, mormorando: Che cosa avete? Non trattatemi cos, io vi amo!... Allora, con poche parole rapide e asciutte, la signora di Guilleroy gli espresse la propria volont e regol la situazione: Non capisco ci che volete dire! Non parlatemi mai del vostro amore, o lascer questo studio per non tornarvi pi. Se dimenticherete anche una sola volta questa condizione per la mia presenza qui, non mi rivedrete pi. Egli la guardava, sconvolto da quella durezza che non aveva previsto; poi comprese e mormor: Obbedir, signora. Ella rispose: Benissimo, quello che mi aspettavo da voi! Ora lavorate, perch siete lento a finire questo ritratto. Egli prese allora la tavolozza e si mise a dipingere, ma la sua mano tremava, e gli occhi offuscati guardavano senza vedere; aveva voglia di piangere, tanto si sentiva il cuore straziato. Cerc di parlarle; ella rispose appena. E siccome tent di farle un complimento sulla sua carnagione, lei lo arrest con un tono cos imperioso che fu colto da uno di quei furori da innamorati che mutano la tenerezza in odio. La sua anima e il suo corpo vennero attraversati da una grande scossa nervosa, e improvvisamente, senza vie di mezzo, la detest. S, s, la donna era proprio cos! Anche lei era come le altre. Perch no? Era falsa, volubile e debole come tutte. L'aveva attirato, sedotto con le astuzie da ragazza, cercando di fargli perdere la testa senza poi concedergli nulla, provocandolo per rifiutarsi, impiegando con lui tutte le manovre delle vili civette che sembrano sempre pronte a spogliarsi, fino a che l'uomo, da loro reso simile ad un cane randagio, non anelante di desiderio. Tanto peggio per lei, dopo tutto; l'aveva avuta, l'aveva posseduta. Ella

poteva pure detergersi il corpo e rispondergli insolentemente, non sarebbe riuscita a cancellare niente, mentre lui l'avrebbe dimenticata. Davvero, avrebbe commesso una bella follia, prendendosi un'amante simile che avrebbe divorato la sua vita artistica, con quei denti capricciosi di bella donna. Aveva voglia di fischiare, come faceva davanti alle modelle, ma siccome sentiva aumentare il suo nervosismo, e poich temeva di fare qualche sciocchezza, abbrevi la seduta con il pretesto di un appuntamento. Quando si salutarono, separandosi, si credettero certamente pi lontani l'uno dall'altro, del giorno in cui si erano incontrati dalla duchessa di Mortemain. Appena se ne fu andata, egli prese cappello e soprabito, ed usc. Un sole freddo, in mezzo ad un cielo azzurro ovattato di nebbia, gettava sulla citt una luce pallida, un poco pallida, falsa e triste. Dopo aver camminato per un po', con passo rapido e seccato, urtando i passanti per non deviare dalla linea retta, il suo gran furore contro di lei si frantum in desolazione e in rimpianti. Dopo essersi ripetuto tutti i rimproveri che le aveva fatto, si ricord, vedendo passare le altre donne, quanto lei fosse bella e seducente. Come tanti altri che non lo confessano, egli aveva sempre atteso l'incontro impossibile, l'amore raro, unico, poetico e appassionato, il cui sogno aleggia sui nostri cuori. Non aveva forse corso il rischio di trovarlo? Non poteva essere lei la donna che gli avrebbe dato quella quasi impossibile felicit? Perch, dunque, non c' mai nulla che si realizza? Perch non si pu raggiungere ci che si insegue, o se ne raggiungono solo piccole parti, che rendono pi dolorosa questa caccia alle delusioni? Ora non ce l'aveva pi con la giovane donna, ma con la vita stessa. Ora che riusciva a ragionare, perch avrebbe dovuto essere in collera con lei? Che cosa poteva rimproverarle, dopo tutto? Di essere stata affabile, buona e gentile con lui, mentre lei poteva rimproverargli di essersi comportato come un furfante! Rientr a casa pieno di tristezza. Avrebbe voluto chiederle perdono, sacrificarsi per lei, farle dimenticare, e pens cosa avrebbe potuto tentare perch lei comprendesse quanto sarebbe stato, sino alla morte, arrendevole ormai a tutti i suoi voleri. L'indomani, venne accompagnata dalla figlia, con un sorriso cos triste, un'aria cos dolente, che il pittore credette di vedere in quei poveri occhi azzurri, un tempo cos vivaci, tutte le pene, tutti i rimorsi, tutta la desolazione di quel cuore femminile. Si sent impietosito, e affinch dimenticasse il passato, le us un garbato ritegno e le pi squisite premure. Ella lo ricambi con dolcezza, bont, e l'atteggiamento stanco e affranto di una donna che soffre. E lui, guardandola, ripreso da una folle idea di amarla e di essere amato, si domandava come mai non fosse pi in collera, come potesse essere ancora tornata, ascoltarlo e rispondergli con quel ricordo fra loro. Dal momento che riusciva a rivederlo, udire la sua voce e sopportare di fronte a lui quel pensiero che non doveva lasciarla, voleva dire che quel pensiero non le era divenuto intollerabile. Quando una donna odia l'uomo che l'ha violata, non pu pi trovarsi davanti a lui, senza che questo odio esploda. Ma quell'uomo non pu neppure rimanerle indifferente. Deve detestarlo o perdonargli. E quando perdona, vuol dire che non lontana dall'amare. Mentre dipingeva lentamente, ragionava con brevi argomentazioni precise, chiare e sicure; si sentiva lucido, forte, padrone al momento degli avvenimenti. Doveva essere soltanto prudente, paziente e devoto, e un giorno o l'altro l'avrebbe ripresa. Seppe attendere. Per rassicurarla e riconquistarla, a sua volta gioc d'astuzia: tenerezze dissimulate sotto apparenti rimorsi, attenzioni esitanti e atteggiamenti indifferenti. Tranquillo nella certezza della prossima felicit, cosa gli importava se arrivava un poco prima o un poco dopo? Egli provava anzi uno strano e raffinato piacere, nel non affrettarsi, nello spiarla, nel dirsi: Ha paura vedendola venire sempre con la bambina. Sentiva che tra loro stava avvenendo una lenta operazione di riavvicinamento, e negli sguardi della contessa qualche cosa di strano, di impacciato, di dolorosamente dolce, appariva: l'invocazione di un'anima che lotta, di una volont che viene meno e sembra dire: Ma forzami dunque. Dopo qualche tempo, ritorn sola, rassicurata dal suo riserbo. Allora, egli la tratt come un'amica, una compagna, le parl della sua vita, dei suoi progetti, della sua arte, proprio come un fratello.

Sedotta da quelle confidenze, ella assunse con gioia la parte di consigliera, lusingata che egli la distinguesse cos dalle altre donne, e convinta che il suo talento avrebbe guadagnato delicatezza da quella intimit intellettuale. Ma, a forza di consultarla e di mostrarsi deferente, egli la fece passare, con naturalezza, dalle funzioni di consigliera al sacerdozio di ispiratrice. Ella trov piacevole estendere cos la sua influenza sul grand'uomo, e quasi acconsent che lui l'amasse da artista, dato che era l'ispiratrice delle sue opere. Una sera, dopo una lunga conversazione sulle amanti dei pittori celebri, ella si lasci scivolare nelle braccia di lui. Questa volta vi rimase, senza tentare di fuggire, e ricambi i suoi baci. Allora, non ebbe pi rimorsi, ma il vago senso di essere decaduta, e per rispondere ai rimproveri della propria coscienza, volle spiegarselo come una fatalit. Trasportata verso di lui dal suo cuore, che era vergine, e dalla sua anima, che era vuota, la carne conquistata dal lento dominio delle carezze, ella si leg a poco a poco a lui, come fanno le donne tenere, che amano per la prima volta. In lui, fu una crisi di amore violento, sensuale e poetico. Gli sembrava, talvolta, di essersi un giorno alzato in volo, con le mani tese, e di aver potuto stringere realmente il sogno alato e magnifico che aleggia sempre sulle nostre speranze. Aveva terminato il ritratto della contessa, certo il migliore che avesse mai dipinto, poich aveva saputo vedere e rendere quel non so che d'inesprimibile che quasi mai un pittore sa scoprire, quel riflesso, quel mistero, quella fisionomia dell'anima, che passa, inafferrabile, sui volti. Poi, passarono mesi e anni, che allentarono appena il legame che univa la contessa di Guilleroy e il pittore Olivier Bertin. Non vi era pi in lui l'esaltazione dei primi tempi, ma restava un affetto calmo, profondo, una specie di amicizia amorosa, a cui aveva preso l'abitudine. In lei, al contrario, aumentava senza posa l'attaccamento appassionato, ostinato di certe donne che si danno ad un uomo interamente e per sempre. Oneste e rette nell'adulterio, come avrebbero potuto esserlo nel matrimonio, esse si votano ad un affetto unico, da cui niente le distoglier. Non solo amano il loro amante, ma vogliono amarlo, e con gli occhi unicamente su di lui, hanno talmente occupato il loro cuore con il suo pensiero, che nulla di estraneo pu pi entrarvi. Hanno legato la loro vita con risolutezza, come si legano le mani, prima di gettarsi in acqua dall'alto di un ponte, quando si sa nuotare e si desidera morire. Ma, dal momento in cui si dette in quel modo, la contessa si sent assalire dai timori sulla costanza di Olivier Bertin. Nulla lo legava, fuorch la sua volont di uomo, il suo capriccio, il suo gusto passeggero per una donna incontrata un giorno, come ne aveva gi incontrate tante altre! Ella sentiva che era cos libero e cos facile alle tentazioni, lui che viveva senza obblighi, senza abitudini e senza scrupoli, come tutti gli uomini! Era bello, celebre, ricercato, poteva scegliere per i suoi desideri, facilmente svegliati, tutte le donne di mondo, il cui pudore era cos debole, e tutte le donne di facili costumi, le attrici, prodighe dei loro favori a uomini come lui. Una di queste, una sera, dopo cena, poteva seguirlo e piacergli, prenderlo e tenerselo. Ella visse dunque nel timore di perderlo, spiandone comportamenti e atteggiamenti, sconvolta da una parola, angosciata se egli solo ammirava un'altra donna, lodava un viso attraente, o la grazia di un profilo. Tutto ci che ignorava della sua vita la faceva tremare, e tutto ci che sapeva la spaventava. In tutti i loro incontri, si sforzava di interrogarlo, senza lasciarsene accorgere, per fargli esprimere i suoi pareri sulle persone che aveva visto, sulle case dove aveva pranzato, sulle minime impressioni del suo spirito. Quando credeva di indovinare la possibile influenza di qualcuno, la combatteva con astuzia prodigiosa, con innumerevoli risorse. Oh! Spesso ella indovin quelle brevi tresche senza radici profonde, che durano otto o quindici giorni, di quando in quando, nell'esistenza di ogni artista in vista. Aveva, per cos dire, l'intuito del pericolo, ancora prima di essere avvertita del risvegliarsi in Olivier di un nuovo desiderio, dall'aria allegra che sprizza dagli occhi e dal volto di un uomo sovreccitato da un capriccio galante. Allora cominciava a soffrire; dormiva sonni torturati dal dubbio. Per sorprenderlo, andava da lui senza averlo avvisato, e ponendogli domande che

sembravano ingenue, esplorava il suo cuore, ascoltava il suo pensiero, come quando si sonda, si ascolta, per conoscere il male nascosto in una persona. Appena sola si metteva a piangere, sicura che quella volta le avrebbero preso, rubato quell'amore cui tanto teneva, perch vi aveva posto insieme a tutta la sua volont, e tutta la forza del suo affetto, tutte le speranze, e tutti i sogni. Perci quando lo sentiva ritornare a lei, dopo quei brevi allontanamenti, provava nel riprenderlo, nel ripossederlo come una cosa perduta e ritrovata, una felicit muta e profonda, che talvolta, quando passava davanti a una chiesa, la faceva entrare dentro, per ringraziare Dio. La preoccupazione di piacergli sempre, pi di tutte le altre, e di tenerlo contro tutte, aveva fatto della sua vita un continuo combattimento di civetteria. Aveva lottato per lui, davanti a lui, incessantemente, con la grazia, la bellezza, e l'eleganza. Voleva che, ovunque egli avesse inteso parlare di lei, venisse vantato il suo fascino, il suo gusto, lo spirito e gli abiti. Voleva piacere agli altri per lui, e affascinarli, perch egli fosse fiero, e geloso di lei. Ed ogni volta che lo sentiva geloso, dopo averlo fatto un poco soffrire, gli preparava un trionfo che ravvivava il suo amore, ed eccitava la sua vanit. Poi, avendo compreso che un uomo pu sempre incontrare una donna dalle attrattive fisiche pi forti della sua, perch nuove, ricorse ad altri mezzi: lo adul e vizi. In modo discreto e continuo lo ricopr di lodi, lo cull di ammirazione e lo avvolse di complimenti, affinch dappertutto egli trovasse l'amicizia ed anche la tenerezza fredde ed incomplete, affinch, anche se altre donne lo avessero amato, finisse per accorgersi che nessuna poteva comprenderlo come lei. Fece della sua casa, dei suoi due salotti, ove egli entrava cos spesso, un luogo nel quale il suo orgoglio d'artista era attirato quanto il suo cuore di uomo, il luogo di Parigi dove preferiva recarsi, perch tutti i suoi desideri vi erano nello stesso tempo esauditi. Non solo impar a scoprire tutti i suoi gusti, per dare a lui, soddisfacendoli nella sua casa, un'impressione di benessere che nulla avrebbe potuto sostituire, ma seppe farne nascere dei nuovi, creare golosit di ogni tipo, materiali, sentimentali, e l'abitudine a piccole premure, all'affetto, all'adorazione, all'adulazione. Si sforz di affascinare i suoi occhi con l'eleganza, il suo odorato con i profumi, le sue orecchie con i complimenti, e la sua bocca con i cibi. Ma quando ebbe creato nell'animo e nel corpo dello scapolo egoista e vezzeggiato uno stuolo di piccoli bisogni tirannici, quando fu ben certa che nessun'altra amante avrebbe avuto come lei la cura di sorvegliarli e di sostentarli per tenerlo legato a s con tutti i minimi piaceri della vita, ebbe paura, ad un tratto, vedendo come gli fosse venuta a noia la sua casa, quanto si lamentava incessantemente della solitudine, e dato che non poteva andare da lei se non con tutti i riserbi imposti dalla societ, ricercasse al circolo, o altrove i mezzi per mitigare il suo isolamento, ebbe paura che pensasse al matrimonio. Certi giorni ella soffriva talmente per tutte quelle inquietudini, che desiderava la vecchiaia, onde porre termine a quella angoscia e potersi riposare in un affetto calmo e intiepidito. Gli anni passarono, tuttavia, senza spezzare il loro legame. La catena attaccata da lei era solida, e ne rifaceva gli anelli, man mano che si consumavano. Ma, sempre preoccupata, sorvegliava il cuore del pittore, come si sorveglia un fanciullo che attraversa una strada ingombrata di vetture, e ogni giorno temeva ancora l'avvenimento ignoto, la cui minaccia sospesa su di noi. Il conte, senza sospetti e senza gelosia, trovava naturale quell'intimit tra sua moglie e un artista famoso, ricevuto dappertutto con grandi riguardi. A forza di vedersi, i due uomini, abituati l'uno all'altro, avevano finito per piacersi. II Quando Bertin entr il venerd sera in casa della sua amica, per il pranzo dato in occasione del ritorno di Annette di Guilleroy, trov nel salottino Luigi

XV solamente il signor di Musadieu, che era appena arrivato. Questi era un anziano uomo d'ingegno, che sarebbe potuto diventare forse un uomo di valore, e che non si consolava di ci che non era riuscito ad essere. Ex-conservatore dei musei imperiali, aveva trovato il modo di farsi rinominare ispettore delle belle arti sotto la Repubblica, il che non gli impediva di essere, prima di tutto, l'amico dei principi, di tutti i principi, delle principesse e delle duchesse dell'aristocrazia europea, nonch il protettore ufficiale degli artisti di ogni genere. Dotato di un'intelligenza vivace, capace di capire tutto, e di una grande facilit di parola che gli permetteva di dire con amabilit le cose pi comuni, di una elasticit mentale che lo faceva essere a suo agio in tutti gli ambienti, e di un acuto fiuto diplomatico, che gli faceva giudicare gli uomini a prima vista, egli portava di salotto in salotto, di giorno e di sera, la sua attivit illuminata, inutile e ciarliera. Sembrava adatto per ogni cosa, parlava di tutto con una parvenza da competente che avvinceva e con una chiarezza da divulgatore assai apprezzata dalle donne del bel mondo, alle quali rendeva i servizi di un bazar ambulante di erudizione. Sapeva, infatti, molte cose, senza aver mai letto altro che i libri indispensabili; ma era in ottimi rapporti con le cinque Accademie, con tutti gli studiosi, tutti gli scrittori, tutti gli eruditi specializzati, che ascoltava con discernimento. Sapeva subito dimenticare le spiegazioni troppo tecniche o superflue per le sue relazioni, ricordava benissimo le altre e dava alle nozioni cos raggranellate, un tono semplice, disinvolto, naturale, che le rendeva facili a comprendersi quasi fossero favole scientifiche. Dava l'impressione di essere un magazzino di idee, uno di quei vasti negozi, dove non si trovano mai oggetti rari, ma dove abbondano, a buon mercato, quelli di ogni genere, e di ogni provenienza, dagli utensili casalinghi fino ai pi comuni strumenti di fisica o di chirurgia domestica. I pittori, con cui, per via dei suoi incarichi, aveva rapporti costanti, lo prendevano in giro e lo temevano. Del resto, rendeva loro dei servizi, faceva vendere i loro quadri, li metteva in relazione con la buona societ, amava presentarli, proteggerli, lanciarli; sembrava essere votato ad una misteriosa opera di fusione fra la gente di mondo e gli artisti, facendosi un vanto di conoscere questi intimamente, di entrare con familiarit in casa degli altri, di far colazione col principe di Galles di passaggio a Parigi, e di pranzare la sera stessa con Paul Adelmans, Olivier Bertin e Amaury Maldant. Bertin, che l'amava abbastanza, perch lo trovava divertente, diceva di lui: l'enciclopedia di Jules Verne, rilegata in pelle d'asino. I due uomini si strinsero la mano, e si misero a parlare della situazione politica, delle voci di guerra, che Musadieu giudicava allarmanti, per evidenti motivi che egli esponeva benissimo, avendo la Germania tutto l'interesse di schiacciare la Francia e di affrettare quel momento atteso da oltre diciotto anni da Bismarck; mentre Bertin trovava con argomenti inconfutabili, come quei timori fossero chimerici, poich la Germania non poteva essere cos pazza da compromettere la sua conquista con un'avventura di esito sempre dubbio, ed il cancelliere cos imprudente da mettere a repentaglio, negli ultimi giorni di vita che gli restavano, la sua opera e la sua gloria in una sola volta. Il signor di Musadieu, tuttavia, sembrava sapere cose di cui non voleva parlare. D'altronde, aveva visto durante la giornata un ministro, e aveva incontrato la sera precedente il granduca Wladimiro, che tornava da Cannes. L'artista non cedeva e, con ironia tranquilla, contestava le cognizioni delle persone meglio informate. Dietro tutte quelle voci, si preparavano dei movimenti in borsa! Forse il solo Bismarck doveva avere in proposito un'opinione sicura. Il signor di Guilleroy entr, strinse con premura le mani, scusandosi, con parole melliflue per averli lasciati soli. E voi, caro deputato, domand il pittore, cosa pensate di queste voci di guerra? Il signor di Guilleroy si lanci in un discorso. Egli, come membro della Camera ne sapeva pi di tutti, tuttavia non era dello stesso parere della maggior parte dei suoi colleghi. No, non credeva alla possibilit di un conflitto prossimo, a meno che non venisse provocato dalla turbolenza dei francesi e dalle rodomontate dei sedicenti patrioti della lega. E fece di

Bismarck un ritratto a grandi linee, un ritratto alla Saint-Simon. Quell'uomo non volevano capirlo, perch attribuiamo sempre agli altri il nostro modo di pensare, li crediamo pronti a fare ci che noi avremmo fatto al loro posto. Bismarck non era un diplomatico falso e bugiardo, ma un uomo sincero, brutale, che proclamava sempre la verit; rivelava sempre le proprie intenzioni: Voglio la pace, diceva. Era vero, voleva la pace, niente altro che la pace, e tutto lo dimostrava in modo evidente da diciotto anni, tutto dagli armamenti alle alleanze, fino a quel fascio di popoli uniti contro la impetuosa Francia. Il signor di Guilleroy concluse con tono profondo e convinto: un grande uomo, un grandissimo, che desidera la tranquillit, ma che crede soltanto alle minacce e ai mezzi violenti per ottenerla. Insomma, signori, un gran barbaro. Il fine giustifica i mezzi, riprese il signor di Musadieu. Sono d'accordo volentieri con voi che adora la pace, se convenite con me che ha sempre voglia di far la guerra per ottenerla. questa d'altronde una verit indiscutibile e fenomenale: fare la guerra in questo mondo, solo per avere la pace! Un domestico annunci: La signora duchessa di Mortemain. Fra i due battenti della porta aperta comparve una donna grande e grossa, che entr con autorit. Guilleroy, precipitandosi, le baci la mano e domand: Come state, duchessa? Gli altri due uomini la salutarono con familiarit rispettosa perch la duchessa aveva maniere brusche e cordiali. Vedova del generale di Mortemain, madre di un'unica figlia, sposata al principe di Salia, figlia del marchese di Farandal, di grande origine e regalmente ricca, riceveva nel suo palazzo di rue de Varenne tutte le personalit del mondo intero, che s'incontravano e si scambiavano complimenti a casa sua. Nessuna altezza passava per Parigi senza pranzare alla sua tavola, e nessun uomo poteva far parlare di s, senza ch'ella avesse subito il desiderio di conoscerlo. Doveva vederlo, farlo parlare, giudicarlo. E ci la divertiva molto, movimentava la sua vita, alimentava quella fiamma di curiosit altera e benevola, che ardeva in lei. Si era appena seduta, quando lo stesso domestico annunci ad alta voce: Il signor barone e la signora baronessa di Corbelle. Erano giovani, il barone calvo e grasso, la baronessa sottile, elegante, bruna. Questa coppia aveva una posizione speciale nell'aristocrazia francese, dovuta unicamente alla scelta scrupolosa delle loro relazioni. Di piccola nobilt, privi di qualit e di spirito, spinti in tutte le loro opinioni da un amore smodato per ci che selezionato, giusto e distinto, erano arrivati ad essere considerati agli occhi di molti come il fior fiore dell'alta societ, a forza di frequentare unicamente le case principesche, a forza di mostrare sentimenti realisti, religiosi, corretti al massimo grado, a forza di rispettare tutto ci che deve essere rispettato, di disprezzare tutto ci che deve essere disprezzato, di non sbagliarsi mai su alcun punto dei dogmi mondani, di non esitare mai su un particolare d'etichetta. La loro opinione formava una specie di codice del perbenismo, e la loro presenza in una casa costituiva un vero titolo di onorabilit. I Corbelle erano parenti del conte di Guilleroy. Ebbene, disse la duchessa sorpresa, e vostra moglie? Un istante, un breve istante, rispose il conte, c' una sorpresa, ma essa arriver. Quando la signora di Guilleroy, sposata da un mese, aveva fatto il suo ingresso in societ, era stata presentata alla duchessa di Mortemain, che subito l'am, l'adott, e la protesse. In venti anni questa amicizia non era mai stata smentita, e quando la duchessa diceva piccola mia si udiva ancora nella sua voce il turbamento di quell'infatuazione improvvisa, ma tenace. In casa sua si era svolto l'incontro tra il pittore e la contessa. Musadieu si era avvicinato e domand: Duchessa, siete stata a vedere la mostra degli Intemperanti?

No, di che si tratta? Un gruppo di artisti nuovi, impressionisti, in stato di ubriachezza. Ce ne sono due molto bravi. La grandama mormor con disprezzo: Non mi piacciono gli scherzi di quei signori. Autoritaria, burbera, non ammetteva altra opinione che la propria, e fondava questa unicamente sulla consapevolezza della sua posizione sociale, considerava, senza rendersene troppo conto, artisti e scienziati come mercenari intelligenti, incaricati da Dio di divertire la gente di societ, e rendere loro dei servigi, ella si basava per i suoi giudizi, solamente sul grado di stupore e di piacere spontaneo, che le procurava la vista di una cosa, la lettura di un libro, o il racconto di una scoperta. Imponente, robusta, pesante, sanguigna, parlava a voce alta e passava per essere molto distinta, perch niente la turbava, perch osava dire tutto ci che pensava, e proteggeva il mondo intero, i principi detronizzati con ricevimenti in loro onore, ed anche l'Onnipotente con elargizioni al clero e doni alle chiese. Musadieu riprese: Sapete duchessa che pare abbiano arrestato l'assassino di Marie Lambourg? No, ditemi. E prese a raccontarle i particolari. Alto, magrissimo, con un panciotto bianco, e dei piccoli diamanti come bottoni della camicia, parlava senza gesticolare, con un'aria corretta, che gli permetteva di dire le cose pi spinte, che costituivano la sua specialit. Molto miope, sembrava, nonostante il pince-nez, non vedere mai nessuno, e quando si sedeva, si sarebbe detto che tutta l'ossatura del suo corpo si curvasse secondo la forma della poltrona. Il busto piegato diveniva cortissimo, si afflosciava come se la colonna vertebrale fosse stata di gomma; le gambe, incrociate una sull'altra, sembravano due nastri arrotolati, e le lunghe braccia trattenute dai braccioli della poltrona, lasciavano penzolare delle mani pallide dalle dita interminabili. I capelli e i baffi tinti ad arte, con ciocche bianche abilmente trascurate, erano un soggetto di scherzi frequenti. Mentre spiegava alla duchessa, come i gioielli della prostituta assassinata fossero stati regalati dal presunto assassino ad un'altra donna di facili costumi, la porta del salotto venne nuovamente aperta e due donne in abito di pizzo bianco, bionde, in una spuma di merletti, somiglianti come due sorelle di et molto diversa, una un po' troppo matura, l'altra un po' troppo giovane, una un po' troppo robusta, l'altra un po' troppo sottile, avanzarono, tenendosi per la vita, sorridendo. Vi furono esclamazioni e applausi. Nessuno, ad eccezione di Olivier Bertin, sapeva del ritorno di Annette di Guilleroy, e l'apparizione della fanciulla al fianco della madre, la quale da lontano sembrava fresca quasi come lei ed anche pi bella, perch, pur essendo un fiore troppo aperto, non aveva perduto il suo fulgore, mentre la ragazza appena sbocciata, cominciava solamente ora ad essere graziosa, le fece trovare attraenti tutte e due. La duchessa, estasiata batteva le mani, ed esclamava: Dio! Come sono adorabili e divertenti una vicino all'altra! Guardate, dunque signor di Musadieu, come si somigliano! Si fecero i confronti; due pareri si formarono subito. Secondo Musadieu, i Corbelle e il conte di Guilleroy, la contessa e sua figlia si assomigliavano solo per la carnagione, i capelli, ma soprattutto per gli occhi, che erano proprio gli stessi, ugualmente macchiettati di punti neri, simili a minuscole gocce di inchiostro cadute sull'iride azzurra. Ma, tra poco, appena la fanciulla fosse divenuta donna, non si sarebbero quasi pi somigliate. Secondo la duchessa, invece, ed anche per Olivier Bertin, esse erano simili in tutto, e solo la differenza di et le facevano apparire diverse. Il pittore diceva: cambiata da tre anni! Io non l'avrei riconosciuta, non oso darle del tu. La contessa si mise a ridere. Ah! questa poi, vorrei proprio vedere che deste del voi ad Annette! La fanciulla, la cui futura arroganza s'intravedeva gi sotto l'aria timidamente birichina, riprese:

Sono io che non oso pi dare del tu al signor Bertin. La madre sorrise. Mantieni questa cattiva abitudine, te la permetto. Rifarete presto amicizia. Ma Annette scuoteva la testa: No, no. Mi darebbe imbarazzo. La duchessa, dopo averla baciata, la esaminava con aria intenditrice e con un certo interesse. Via, piccola, guardami bene in faccia. S, hai proprio lo stesso sguardo di tua madre: non sarai male fra qualche tempo, quando avrai maggior uso di mondo. Devi ingrassare, non molto, ma un poco; sei magrolina. Oh! Non ditele questo. E perch? cos bello essere sottile! Io voglio cercare di dimagrire. Ma la signora di Mortemain si irrit, dimenticandosi nell'impeto della sua collera la presenza di una ragazza. Ah! Sempre la stessa cosa! Siete sempre rimasta alla moda delle ossa, perch si vestono meglio della carne. Io sono della generazione delle donne grasse! Oggi c' la generazione delle donne magre! Mi viene da pensare alle vacche d'Egitto. Ah! per bacco, non comprendo gli uomini che hanno l'aria di ammirare le vostre carcasse! Ai tempi nostri, domandavano di meglio. Tacque fra i sorrisi generali, poi riprese: Guarda la tua mamma, piccola, sta molto bene, proprio perfetta, imitala. Passarono nella sala da pranzo. Appena seduti Musadieu riprese la discussione. Io dico che gli uomini devono essere magri perch sono fatti per esercizi che esigono destrezza e agilit, incompatibili con l'obesit. Il caso delle donne alquanto diverso. Non siete d'accordo, Corbelle? Corbelle rimase perplesso, poich la duchessa era grassa, mentre sua moglie magrissima! Ma la baronessa venne in soccorso del marito, dichiarandosi risolutamente favorevole alla magrezza. L'anno precedente, aveva dovuto lottare contro un inizio di ingrassamento, subito bloccato. La signora di Guilleroy domand: Ditemi come avete fatto? La baronessa spieg il metodo impiegato da tutte le donne eleganti del momento. Non bisognava bere mangiando. Solamente un'ora dopo il pasto, era consentita una tazza di t, molto caldo, bollente. Tutte erano riuscite. Cit esempi clamorosi di donne grasse divenute in tre mesi pi sottili della lama di un coltello. La duchessa esasperata esclam: Dio! Che stupidit torturarsi cos! Voi non amate nulla, proprio nulla, neppure lo champagne. Sentiamo Bertin, voi che siete artista, cosa ne pensate? Mio Dio, signora, io sono pittore, ricopro con drappeggi, per cui mi indifferente. Se fossi scultore, mi lamenterei. Ma siete uomo, che cosa preferite? Io?... Un'eleganza un poco nutrita, quella che la mia cuoca chiama un buon pollastrello novello. Non grasso, ma pieno e gustoso. Il confronto fece ridere; ma la contessa incredula guardava la figlia, e mormorava: No, molto bello essere magre, le donne che rimangono magre non invecchiano. Fu discusso anche questo punto che divise in due pareri il gruppo. Tutti per furono quasi d'accordo su questo: una persona molto grassa non doveva dimagrire troppo rapidamente. Questa osservazione diede luogo ad una rassegna di donne conosciute, e a nuove recriminazioni sulla loro grazia, la loro eleganza, la loro bellezza. Musadieu giudicava la bionda marchesa di Lochrist incomparabilmente attraente, mentre Bertin considerava senza rivali la signora Mandelire, bruna dalla fronte bassa, gli occhi scuri e una bocca un poco grande in cui i denti sembravano rilucere. Era seduto vicino alla fanciulla, e, ad un tratto, volgendosi verso di lei: Ascolta bene, Annette, tutto ci che abbiamo detto, lo sentirai ripetere almeno una volta per settimana, finch sarai vecchia. In otto giorni, saprai a

memoria tutto ci che si pensa in societ di politica, delle donne, degli spettacoli e del resto. Non dovrai che cambiare i nomi delle persone, o i titoli delle opere, di quando in quando. Quando avrai ascoltato tutti noi esporre e difendere le proprie opinioni, sceglierai serenamente la tua, fra quelle che si debbono avere, e poi non avrai pi bisogno di pensare a nulla, mai; dovrai solamente riposarti. La piccola, senza rispondere, lev su lui uno sguardo malizioso, in cui brillava una intelligenza giovane e fresca, tenuta al guinzaglio, ma pronta a slanciarsi. Ma la duchessa e Musadieu, che giocavano con le idee, come a palla, senza accorgersi che si rilanciavano sempre le stesse, protestarono in nome del pensiero e dell'attivit umana. Allora Bertin si sforz di dimostrare come l'intelligenza della gente di societ, anche la pi istruita, fosse senza valore, poco alimentata, circoscritta, come le loro convinzioni fossero scarsamente fondate, la loro attenzione per le cose spirituali fosse tenue e indifferente, i gusti mutevoli e incerti. Colto da uno di quegli attacchi d'indignazione, per met veri e per met simulati, provocati anzitutto dal desiderio di essere eloquente, e riscaldati subito dopo da una logica chiara, resa oscura normalmente dalla bonariet, egli dimostr come le persone che hanno quale unica occupazione nella vita fare visite e pranzare fuori, devono divenire, per una irresistibile fatalit, esseri frivoli e educati, ma banali, inutilmente agitati da preoccupazioni, principi e desideri superficiali. Dimostr che niente per loro profondo, ardente, sincero: che la loro cultura intellettuale inesistente, e l'erudizione una semplice vernice, essi rimangono, insomma, dei manichini, che danno l'illusione e hanno l'apparenza di esseri dalle doti eccezionali, mentre non lo sono affatto. Spieg come le deboli radici dei loro istinti essendosi formate nel convenzionalismo, e non nella realt, essi non amino veramente nulla, come il lusso stesso della loro esistenza fosse una soddisfazione della vanit, e non l'appagamento di un bisogno raffinato del corpo, poich nelle loro case si mangia male, e si bevono vini cattivi, pagati a carissimo prezzo. Essi vivono, prosegu, accanto a tutto, senza vedere niente e partecipare a niente; accanto alla scienza, che ignorano; accanto alla natura che non sanno guardare; accanto alla felicit, perch non riescono con intensit a godere nulla; accanto alla bellezza del creato e alla bellezza dell'arte di cui parlano senza essersene mai accorti e addirittura senza credervi, poich ignorano il piacere di gustare le gioie della vita e della intelligenza Sono incapaci di legarsi a una cosa, sino ad amarla come esclusiva, di interessarsi a niente, sino ad essere illuminati dalla felicit di capire. Il barone di Corbelle ritenne doveroso prendere le difese della buona societ. Lo fece con argomenti privi di consistenza e indiscutibili, argomenti inafferrabili che si fondono davanti alla ragione come neve sul fuoco; argomenti assurdi e trionfanti, da curato di campagna che spiega l'esistenza di Dio. Per finire, paragon la gente di societ ai cavalli da corsa, che non servono a nulla, per dire il vero, ma rappresentano la gloria della razza equina. Bertin, imbarazzato da quell'avversario, si era chiuso ora in un silenzio sprezzante e cortese. Ma, improvvisamente, la stupidaggine del barone lo provoc, e interrompendo abilmente il suo discorso, si mise a raccontare dal momento della sveglia fino a quando si corica, senza omettere nulla, la vita di un uomo di mondo. Tutti i particolari, colti con finezza, disegnavano un profilo di una comicit irresistibile. Si vedeva il signore vestito dal suo cameriere esprimere prima al barbiere che veniva a raderlo alcune vaghe idee, poi, al momento della passeggiata mattutina, interrogare gli stallieri sulla salute dei cavalli, poi trottare per i viali del Bois, con la sola preoccupazione di salutare e di essere salutato, poi far colazione insieme alla moglie a sua volta uscita in coup, parlandole solamente per enumerare le persone viste nella mattinata; poi arrivare fino a sera passando di salotto in salotto per ritemprare la propria intelligenza nelle relazioni con i suoi simili, e pranzare da un principe dove si era discusso l'atteggiamento dell'Europa, per terminare quindi la serata nel focolaio della danza, alla Opra, dove le sue timide pretese di viveur erano soddisfatte innocentemente dalla apparenza di un luogo equivoco.

Il ritratto era talmente esatto, senza che l'ironia risultasse oltraggiosa per qualcuno, che tutti ridevano attorno al tavolo. La duchessa, scossa dall'allegria tipica delle persone grasse, aveva dei brevi sussulti discreti nel petto. Infine disse: davvero troppo divertente, mi farete morire dal ridere. Be