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NNotizie delCORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO ESPELEOLOGICO

Periodico specialistico pubblicato dalCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico.Anno 21 (2015). Numero 2 (61).

Registrazione presso il Tribunale di Gorizia n. 258 del 29-6-1995.

Editore:Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

Redazione:Ruggero Bissetta, Alessio Fabbricatore,Giulio Frangioni, Elio Guastalli

Direttore responsabile:Alessio Fabbricatore

Grafica:Alessio Fabbricatore

Segreteria editoriale:Studio tecnico associatoFabbricatore Alessio

✉ Corso Giuseppe Verdi, 6934170 GORIZIA

☎ e fax 0481 82160 (studio)

☎ 338 6854443 (portatile)E-mail:[email protected]

Amministrazione: Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

✉ via Petrella, 1920124 MILANO

☎ 02 29530433fax 02 29530364E-mail: [email protected]

Fotografie:archivio C.T.S.; archivio Delegazione bellunese; archivio Servizio regionalelombardo; archivio Servizio regionalepiemontese; Paolo Cortelli Panini; Elio Guastalli; Marco Paderno; P.C.M.Dipartimento P.C.; Alex Stor

Foto di copertina e IV:Archivio Trofeo Mezzalama

Elaborazione dati statistici:Massimo Sbarbaro

Impaginazione,fotocomposizione, stampa:Grafica Goriziana - Gorizia

NotiziedelCORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO ESPELEOLOGICOstampato a Gorizia, agosto 2015

Anno XXIn.2 (61) / agosto 2015

1 Editorialela redazione

2 Dati statistici 2014 Soccorso alpino e speleologico

11 Dati statistici 2014interventi in Valle D'Aostaa cura di Adriano Favre

12 Incidenti speleologici 2014a cura di Lelo Pavanello

14 Interventi in forraa cura di Lelo Pavanello

15 Accordi CNSAS con ANC e UCIS

18 Commissione tecnica speleologica

22 49° corso UCVa cura di Giulio Frangioni

23 Segugi bavaresidi Paolo Cortelli Panini

24 European Cave Rescue Meeting 2014di Alberto Ubertino

26 La comunicazione del CNSASdi Daniela Rossi Saviore

27 Corso DOSdi Antonello Casu eDaniela Rossi Saviore

28 Soccorso alpino a Veronadi Michela Canova

30 Sicuri con la Nevedi Elio Guastalli

35 Estratto decreto 13 aprile 2011

36 Estratto decreto 12 gennaio 2012

38 Documento sicurezza volontariatoServizi regionali CNSAS

40 Soccorso alpino e speleologico lombardodi Daniela Rossi Saviore

41 Consulta nazionale di volontariatodi Alessio Fabbricatore

42 Dolomiti rescue racedi Michela Canova

44 Garante della privacya cura di Alessandro Molinu

45 Intervista al dott. Mario Landriscinaa cura di Elio Guastalli

51 Trofeo Mezzalama

52 GeoSub

foto Paolo Cortelli Panini foto Marco Paderno

foto Marco Paderno

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e e E siamo giunti al numero 60 del il Soccorso Alpino SpeleoSoccorso: un bel traguardo. Ma analizziamo i contenuti di questo sessantesimo numero, il primo del 2015.

Come ormai di consuetudine il primo numero dell’anno è dedicato alle statistiche degliinterventi di soccorso alpino e speleologico dell’anno precedente, in questo caso il 2014.Le statistiche, che quest’anno si presentano in una veste grafica ed una impaginazionecompletamente nuova, accattivante ed immediatamente leggibile, sono presentate conun’analisi dei dati redatta dal coordinatore di segreteria Giulio Frangioni. Sempre, come di consueto, il veterano del Soccorso speleologico Lelo Pavanello, effettuauna impeccabile analisi di tuti gli incidenti speleologici e degli interventi in forra relativial 2014.Su impulso del Dipartimento della Protezione civile il C.N.S.A.S. ha firmato due accordicon l’Associazione Nazionale Carabinieri (A.N.C.) e con le Unità Cinofile Italiane diSoccorso (U.C.I.S.). Ampio resoconto e testo degli accordi da pagina 15. La Commissione tecnica speleologica del C.N.S.A.S. presenta un interessante lavoro,innovativo soprattutto per la metodologia utilizzata: analisi non più dei singoli materialima la loro interazione all’interno dei complessi sistemi di recupero impiegati dal Soccorsospeleologico. Il paginone centrale è dedicato al European Cave Rescue Meeting 2014 organizzato sottol’egida della European Cave Rescue Association (E.C.R.A.). Il meeting si è svolto aPadriciano (Trieste) ed ha rappresentato il momento conclusivo del più complessointervento di soccorso speleologico della storia: il soccorso svoltosi lo scorso giugno allaRiesending-Schacthöhle in Baviera. L’addetto stampa del Soccorso alpino e speleologico lombardo, Daniela Rossi Saviore, trai vari interventi ha proposto delle riflessioni, relative alla Comunicazione del C.N.S.A.S.,che offrono lo spunto per interessanti dibattiti su un argomento quanto mai attuale: la comunicazione ed i social media.Il redattore Elio Guastalli, referente del C.N.S.A.S. per Sicuri in Montagna, come diconsueto si è assunto l’oneroso compito di raccogliere e normalizzare i quindici reportrelativi alla giornata nazionale dedicata alla prevenzione degli incidenti tipici dellastagione invernale intitolata: Sicuri con la Neve.Dopo la circolare inviata dalla Segreteria nazionale del C.N.S.A.S. per l’ennesima voltavengono riproposti gli estratti del decreto 13 aprile 2011 e del decreto 12 gennaio 2012che forniscono le indicazioni di base per la redazione del Documento di applicazione deldecreto interministeriale relativo alla sicurezza del volontariato (il così detto D.V.R. delvolontariato). Ma non ci siamo limitati a fornire gli estremi dei decreti, di seguito èriportato lo schema di redazione del Documento con una ulteriore appendice relativa adun allegato previsto dalla circolare del D.P.C. del 06 dicembre 2012. Nessun Presidente regionale del C.N.S.A.S. ha più scusanti per non trasmettere ilDocumento alla Segreteria nazionale del C.N.S.A.S. di Milano. Il Consigliere nazionale Alessandro Molinu ci relaziona sullo stato dell’arte relativo al vialibera dato al Soccorso alpino per l’acquisizione non consensuale dagli smartphones deidati sulla posizione dei dispersi in montagna. Quando diverrà effettivamente operativatale autorizzazione migliorerà di gran lunga i tempi di ricerca delle persone scomparse e,naturalmente, in possesso di uno smartphone.Ancora Elio Guastalli ha condotto una magistrale intervista ad uno dei padri del Sistemasanitario 118 e dell’elisoccorso, il dott. Mario Landriscina.Infine citiamo la ricostituzione della Consulta nazionale del volontariato avvenutaufficialmente a Roma, presso il Dipartimento di Protezione civile il 11 marzo 2015 e isaluti a tutti i volontari del C.N.S.A.S. del Capo del Dipartimento della Protezione civilePrefetto Franco Gabrielli che per decisione del Governo lascia tale incarico per assumerequello di Prefetto di Roma.

la redazione

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il Soccorso Alpino aprile 2015

Il Sistema della Protezione CivileItaliana è in continua evoluzione.L’andamento dinamico dell’Organiz -

zazione e, ancor prima delle scelte strate-giche, è determinato dalle esigenze di ef-ficienza ed efficacia che sono elementocaratterizzante della macchina operativa.Infatti l’attenzione tecnica, a fare tesorodelle indicazioni derivanti dalle espe-rienze di soccorso e prevenzione, sianazionali che internazionali, porta ad af-finare il coordinamento degli interventiin emergenza verso un target sempre piùdefinito e mirato, con evidente risparmiodi energie e, non ultimo di sforzo eco-nomico. Naturalmente va considerato chela Protezione civile, a livello nazionale,gode di un osservatorio privilegiato,dovuto sia alla posizione strategica delruolo dei funzionari del Dipartimento del-la Protezione Civile che alla grandeplatea del Volontariato.

Ecco che, quindi, attraverso questielementi brevemente descritti e cioè laricerca dell’efficacia e dell’efficienza,le esigenze di ottimizzare le risorseeconomiche a disposizione, le indi-cazioni derivanti dall’esperienza diuomini (istituzionali e non) tesi versoun unico obiettivo (protezione e assis-tenza alla popolazione colpita dacalamità), hanno portato alla individu-

azione di obiettivi immediati di raf-forzamento delle potenzialità operativedelle Organizzazioni di volontariato.

Nella attuazione delle politiche diinvestimento di fondi nel settore delVolontariato, sono stati individuati unaserie di obiettivi strategici di rafforza-mento della capacità di intervento delleOrganizzazioni di volontariato di rilie-vo nazionale (quelle iscritte nell’elencocentrale), che il Dipartimento dellaProtezione Civile ha proposto, nel-l’ambito del suo ruolo di coordinatoree di guida degli orientamenti di settore.

In tale prospettiva le Organiz za -zioni di volontariato nazionale hannopotuto scegliere, secondo le propriepotenzialità e capacità organizzative,di realizzare i seguenti pacchetti modu-lari:

1. Modulo di assistenza alla popo-lazione per accogliere e soddisfare leesigenze logistiche di circa 250 per-sone;

2. Modulo di assistenza soccorritoriper alloggiare ed assistere i Volontarioperanti sullo scenario delle emergen-ze;

3. Moduli specialistici nei qualiciascuna realtà operativa Nazionalepossa offrire, secondo le proprie spe-cializzazioni e vocazioni operative, la

copertura di precise problematiche del-l’emergenza.

Una volta attuata una attenta analisinell’ambito dei rispettivi direttivi, edesplicitata la propria decisione di real-izzare uno o più dei moduli sopra indi-cati, le Organizzazioni di rilievonazionale ricevono il necessariosostegno economico e logistico (mate-riali e mezzi assegnati in comodatod’uso gratuito) da parte del Dipar -timento.

Il Corpo nazionale soccorso alpinoe speleologico, classificato dalla legge225/92 come struttura operativa delServizio nazionale della Protezionecivile, riconosciuto, anche con l’is-crizione nell’elenco centrale ai sensidella direttiva del Presidente delConsiglio dei Ministri del 13.11.2012,in applicazione delle attività program-mate nel protocollo d’intesa e degliaccordi stipulati con il Dipartimentodella Protezione Civile, ha avviato larealizzazione dei seguenti moduli spe-cialistici:

1. modulo Speleo con sede a Lucca;2. modulo Cani molecolari con

sede a Verbania;3. modulo Camera iperbarica con

sede a Roma;4. modulo Disostruttori con sede a

Perugia.Per ciascuno di questi moduli, il

C.N.S.A.S. assicura capacità tecniche,preparazione degli operatori e tempisti-ca di intervento all’altezza di qualsiasiesigenza operativa che presenti prob-lematiche attinenti al rispettivo settore.

Per far ciò il direttivo ha fornito datempo, all’Unità di Crisi delDipartimento, riferimenti di reperibil-ità, raccolti in un apposito elenco, talida garantirne la possibilità di atti-vazione, con tempi tecnici dichiarati,24 ore su 24.

E’ importante rilevare infine che ildescritto sistema modulare di interven-to in emergenza, non è una speranza oun progetto in costruzione ma una taskforce di eccellenza, già operativa edisponibile che, negli aspetti del soc-corso idrogeologico, sismico ecc. hagià operato con successo.

dott. Mauro CeccaroniServizio Volontariato

Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Protezione Civile

Ufficio I - Volontariato, formazione e comunicazione

Servizio Volontariato

Roma. Dipartimento Protezione Civile Italiana.

SistemaProtezione Civile Italiana

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ddi Giuseppe Antonini

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La Madre e la Figlia. In alto una parte della seraccata

caduta su Langtang

Sulla strada per Syabrubensi, nel fi-nale, erano saltati a bordo del nostro busuna decina di adolescenti. Pensavo fos-se una generosità concessa dall’autista airagazzi della scuola. Ma il giorno seguentesi legarono sulla schiena i nostri pesantifardelli, facendo arrossire la nostra co-scienza … ecco i nostri portatori; e il lororivolgersi a noi con il Sir di protocollo,sottolineava la natura del rapporto, fa-cendoci sentire viaggiatori post colo-nialisti. E, tuttavia, la questione è piùcomplessa di quel che sembra. I principimorali e gli schemi dell’occidente nonpossono funzionare in questa parte delmondo, dove ogni individuo è costretto alavorare e guadagnare forse già prima diandare a scuola.

19 aprileDopo due giorni di marcia tra il ros-

so ed il rosa dei grandi rododendri fio-riti, siamo finalmente a Langtang.

Ci accoglie Pasan Dindu, cuoco, gui-da locale ed amico, proprietario del lodgenel quale vivremo per i prossimi giorni.

Questo lodge in pietra e legno è sta-to edificato in circa tre mesi, tra maggioe settembre dello scorso anno, comemolti altri del resto. Qui gli edifici si mol-tiplicano e c’è da credere che nel giro dipochi anni Langtang non sarà più il pit-toresco villaggio di alta montagna comelo vediamo ora; il segnale più evidente stanel fatto che qui è già attiva una rete te-lefonica dedicata; ma anche la correnteelettrica, sebbene serale, è una realtà

15 aprileSiamo in treno e lei incrocia le dita

mentre finisce le ultime telefonate, per unaconferma che tutto funzionerà come ha di-sposto con i suoi incastri prodigiosi.

Poi spegne il telefono. Ora è, final-mente in spedizione. Nanni ci attende instazione, a Milano, ed è sereno alla vigi-lia di questa impresa, da condividere conpochi amici.

Lo scorso anno non eravamo riuscitia convincerlo a venire, ma stavolta era-vamo stati molto più persuasivi.

Infine, siamo a Kathmandu. Oskar è li da qualche giorno e ci ac-

coglie con la sua bella divisa nera da al-pinista, impeccabile come sempre.

A vederlo sembra un alto ufficiale e,in effetti, volendo fare un temerario pa-rallelismo, in soccorso gli spetterebbero igradi più alti, guadagnati in prima linea.

17 aprile Solo una notte a KTM. Il mattino alle

ore 7 siamo già nel bus con tutto il cari-co e con la prospettiva di otto ore a don-dolo tra le curve, che conciliano pensie-ri, aspettative, sonno. La giornata finiscea Syabrubensi, posto di frontiera: da quiil Tibet è a soli trenta chilometri, la stra-da è roba voluta dai cinesi che finanzia-no i collegamenti. Quella che si dice in-vasione pacifica.

18 aprile Partiamo di buon ora, mentre i porta-

tori ci precedono. Già, i portatori.

A vevamo avuto momenti ditensione, ma non dirò il perché;e così per qualche giorno tra me

e lei ci fu il silenzio.Un messaggio di Oskar mi diedel’occasione per romperlo, dal momentoche avremmo dovuto fare in fretta ibiglietti per il Nepal. Con Oskar è sempre stato così …all’ultimo momento, anche perché deitanti che figuravano nella lista deidisponibili a partire in spedizione,eravamo rimasti solo in quattro. Pochi,forse, ma determinati a concludere ilprogetto esplorativo delle forre in quelsettore. Il momento non era dei migliori edOskar era angustiato … avrebbe volutorinunciare perché sommerso dal lavoro;anche per me era lo stesso. Ma volevamo essere certi che la primavolta della Figlia, la forra che rimanevada scendere alla terza spedizione inNepal, fosse ancora con i nostri chiodi.E Giglio? Un istante dopo aver lanciatoil messaggio, pensai che avrebberinunciato.Invece voleva esserci, nonostante unelenco infinito di problemi che ancoradoveva risolvere … cambiare turni dielisoccorso, notti in sala operatoria,sistemare i figli, aiutare amici bisognosidel suo sostegno, pensare al padreanziano … e davvero molto altro.Viveva nell’incertezza e, fino ad ungiorno dalla partenza, non sapeva seavesse potuto davvero prenderequell’aereo.Ma ci riuscì.

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Dopo la confluenza tra la Madre e la Figlia

quentarlo, sa che dietro questa mascherac’è un uomo passionale, affettuoso, chenon si risparmia, nato per dedicarsi to-talmente agli altri e di una generosità fuo-ri dal comune. I racconti durano finquando nella stufa c’è legna, merce raraqui, e quindi razionata.

Il dopo sono letture, ognuno le sue, oun film da vedere insieme tutte le sere, conGiglio.

Nella sua vita, sempre piena, c’è sta-to poco spazio per tutto quello che nonfosse l’essenziale. Non aveva tempo.Così, in quei giorni, in cui non aveva bi-sogno di guardare l’orologio, poteva fi-nalmente concedersi la visione di qualchefilm.

21 aprile Oggi saliamo a portare l’equipaggia-

mento all’attacco della forra, il cui nomeè la Figlia. E questa ha anche una Madre,un solco vertiginoso nella grande pare-te che sembra precipitare su Langtang.L’avevamo esplorata lo scorso anno,nella spedizione di maggio: eravamo ri-masti in tre, io Oskar e Nicola.

Non è stato semplice scenderla, conuna zavorra di oltre venti chilogrammi atesta, fatta di nylon ed acciaio, che ci han-no aiutato a tenere a bada le cascate edil soffio gelido della loro nebulizzazione.Ma, dopo di questa, a maggio non era ri-masto tempo per carezzare anche laFiglia. E così tornammo a novembre, soloper Lei, ma invano: era percorsa da cascateche non davano margini di sopravviven-za. Nei primi giorni la prendemmo d’as-sedio … non volevamo tornare a casa sen-za averla scesa. Poi, la speranza di scen-derla svanì.

E così, affrontammo la discesa dellaLunga, altra forra spettacolare, che richiesela ricerca di un complesso percorso di ac-cesso tra le pareti.

Quando la scendemmo eravamo feli-ci, ma guardando la Figlia, ancora in-violata, sapevamo che saremmo dovutitornare solo per Lei.

Nel momento in cui a novembre ri-nunciammo a scenderla, scegliemmo in-consapevolmente la strada che ci stavaportando diretti all’appuntamento con ildestino.

22 aprile Mentre Oskar salirà a sistemare alcune

corde fisse, io andrò a cercare un acces-so possibile ad una forra minore che, for-se, scenderemo dopo la Figlia. Giglio eNanni raggiungeranno invece il famo-so monastero di Kyangjin Ghompa, allatestata della valle.

giorno si presenti generalmente sgombe-ro, la sera si annuvola e facilmente pio-viggina o nevica un po’ rendendo il ter-reno insidioso.

Come sempre, dopo la caduta del sole,ci si raccoglie attorno ad una piccola stu-fa, che brucia legna e sterco secco di yak.Ed è sempre attorno al fuoco, sebbene im-prigionato, che si apre il libro dei racconti.Storie divertenti, drammatiche … tragi-che. Oskar racconta l’Hy malaia e sem-bra quasi esserne la voce. In una vita hacollezionato una moltitudine di espe-rienze che riemergono dalle sue parole, daisuoi sguardi, talvolta solo frammenti, al-tri sono lunghi viaggi introspettivi.

Lo voglio dire: molti consideranoOskar una persona chiusa e, questo aspet-to, amplificato dalla statura e dalla suamontura nera, può sconfinare nel timo-re per chi se lo trova sulla propria strada.

In realtà, chi ha avuto la fortuna di fre-

concreta grazie ad una piccola turbinaidroelettrica.

Ma, caso vuole, nei giorni preceden-ti il nostro arrivo, si verificò un guasto allarete telefonica.

L’unico modo per comunicare conl’Italia era il telefono satellitare che por-tavo appresso, un‘emergenza per rassi-curare gli affetti, lontani un continente.

20 aprileOskar non è molto d’accordo, ma al-

l’indomani del nostro arrivo, io, Giglio eNanni saliremo ad installare le cordefisse per un accesso più sicuro alle forre.Lui pensa che sia prematuro muoversisenza un’acclimatazione lenta ed effica-ce.

Anche se non è difficile, il percorsopresenta tratti molto esposti da proteggere,soprattutto in caso di terreno bagnato e in-nevato. Infatti, sebbene il cielo durante il

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Contenti dopo aver esplorato la Madre

vo qui, consapevoli di aver fatto una gran-de discesa. Poi, quando la fiamma langue,ognuno prende il suo letto. Nanni è sul-le pagine di un libro e so già che alla se-conda, forse la terza pagina, si addor-menterà.

25 aprile Mi sveglio, sempre alle cinque in que-

sti giorni. Ma stamane non c’è il solito rag-gio di sole ad illuminare la porta, il segnaleche partiremo per la Figlia. C’è nebbia so-pra i 3.600 metri. E così, convinto che nonandremo, continuo a gustarmi il teporedella piuma ancora per un’ora. Verso lesei busso da Oskar e, come immaginavo,rinunciamo all’idea di andare: con quel-la nebbia patiremmo troppo il freddo del-le cascate nebulizzate.

Poi vado a dare il buon giorno aGiglio. Ancora ha gli occhi chiusi ma vo-glio destarla al meglio, con la mano leg-gera sul viso. Quando si sveglia intuisceche oggi non si farà nulla. Così, mi af-fianco nel letto, domandandole se hadormito bene. Impiega un po’ a rispon-dermi … poi con uno sguardo adombra-to mi dice “ho sognato Mamma” (sua ma-dre era scomparsa lo scorso anno).

“Cosa ti ha detto?” le domando incu-riosito, e Lei: “cose brutte, ma ora non vo-glio parlarne … lo farò più tardi, quandomi sentirò di raccontare”. “Va bene, mi di-rai …”

E così, scendiamo di sotto a fare co-lazione, la stufa è già accesa e la figlia diPasan continua a mettere legna.

Il programma di oggi, sarà una repli-

24 aprileOggi è deciso che riposeremo. Ce lo

dobbiamo imporre, in vista della lungagiornata di domani. Il tempo dovremo de-dicarlo alla lettura, a bere tè e mangiare.I materiali sono ormai tutti in quota e do-mani saliremo scarichi, per essere nellemigliori condizioni possibili. Sarà infat-ti una lunga giornata piena di incognite edovremo essere al massimo della forma.Giglio mi domanda ancora una volta se hodubbi su di lei, sulla sua preparazione.

Figuriamoci se ne ho mai avuti su que-sta donna, che conosco da oltre trenta anni;so bene quello che è in grado di fare edè una sicurezza infinita per noi in caso diincidente. Ma, più di questo, Giglio è lasaggezza fatta persona, è la garanzia chein qualsiasi circostanza, farebbe qualsia-si cosa per salvare una vita.

E poi è forte e coraggiosa: nonostan-te il richiamo materno per i due figli, chehanno imparato a trattenere le lacrime almomento di ogni lungo viaggio, Giglio haseguito un altro istinto, affrontando dif-ficoltà immense, ma la sua volontà l’haportata qui dove voleva. E, la prossimavolta, porterà qui anche Andrea ed Eva,convinta più che mai che l’esperienza inun luogo del terzo mondo, fatto di vitasemplice, essenziale, misera, ma per que-sto ancor più dignitosa, li aiuterà a for-marsi come individui più consapevoli acrescere nel giusto.

La sera, dopo cena, ci raccogliamo dinuovo attorno alla stufa a confermare i pia-ni per l’indomani, a sentirci, a rilassar-ci ed a pensare a quando saremo di nuo-

23 aprileAncora trasporto materiale all’attacco

della forra ma, in più, io ed Oskar scen-deremo lo spigolo che delimita il lato si-nistro della Figlia, mettendo gli occhi inquel profondo baratro, per capire quali dif-ficoltà incontreremo durante la discesa.

Scendiamo per oltre venti calate, en-trando in forra in un paio di punti ad in-stallare corde fisse per una fuga in casodi problemi insormontabili.

E facciamo bene, dal momento che inforra resistono ancora grandi nevai di va-langa, relitti di un inverno molto generoso.Bisogna ricordare che, una volta dentro,non c’è altra via d’uscita che la fine del-la forra. Nel mezzo molte incognite, perlo più legate alla sinistra presenza di gran-di nevai, tra cui quello sospeso come undamocle sopra la grande cascata di ses-santa metri: si sta evolvendo verso il crol-lo … e noi dovremo passare più o menosotto la sua traiettoria. Ma troveremo unasoluzione. Tutte queste precauzioni sonola conseguenza di una linea prudente, con-siderato che saremo tutti e quattro in for-ra e che, in caso di necessità, nessuno verràa tirarci fuori da quelle cascate, incassa-te nel solco della profonda gola. Va ri-cordato che il soccorso in Himalaya è giàqualcosa di molto aleatorio. Figuriamocifarsi male in forra.

A sera siamo di nuovo nel lodge, amangiare tibetano. Non sembra, ma la cu-cina di Pasan e della moglie riescono an-che ad alleggerire i pensieri, orientati daqualche giorno alla discesa di quelle ca-scate.

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nubiforme. Tra pochi istanti quella robauscirà dalla nebbia. La mia sola speran-za è che non sia troppo grande e che la di-stanza che ci separa sia sufficiente ad at-tenuarne la forza. Quando la vedo pre-cipitare, spero che prosegua come l’altranell’alveo, senza allargarsi troppo.

Ma non è così … questa immensa nubegrigia, alta forse qualche centinaio dimetri, avanza senza esitare verso di noisempre più rapida (400 km/h), ad ondatesuccessive. Moriremo, lo so, rinunciandoad ogni speranza. Ma Giglio, che forsenon ne è pienamente consapevole, mi do-manda: “cosa facciamo?”. Per la primavolta, non trovo una risposta dentro di me,e le dico solo “vieni qui con me”. Non sose abbia realizzato che non ci sarebbe sta-ta più vita, che non avremmo più potutorivedere figli, amici, madri e fratelli.

e cupo che ne nasconde un altro, più si-nistro ancora. So già che cos’è, perché ilrumore non lascia dubbi. Ho letto moltosu questa sciagura che sta per usciredalla nebbia che circonda la montagna.Infatti, dalla parete vedo precipitare lamassa solida di una ciclopica valanga.Spero che la distanza, circa un chilome-tro, sia sufficiente ad impedire al mostrodi raggiungerci ed infatti, nei secondi cheseguono, la massa solida si abbatte sul fon-do della parete, proseguendo nell’alveodella valle, rilanciando la speranza che tut-to andrà per il meglio. Ma rimane un si-bilo di sottofondo, qualcosa che avanzaancora nascosto tra le nebbie. So che l’im-mensa seraccata che incombe su Langtangè franata su un fronte immenso tra i 6.000ed i 7.000 metri di quota, e sta per rag-giungerci sotto forma di una valanga

ca della giornata di ieri. Letture, scrittu-re e, soprattutto, altro film.

Verso le 10:30 esco dal lodge con ilsatellitare in mano; devo comunicare aPaola, in Italia, il cambio di programma,informandola che tutto è rinviato al gior-no dopo. Passiamo poco tempo al telefonodal momento che il credito residuo ormaiè quasi esaurito. Ci diamo appuntamen-to telefonico per il 26 sera o, al più tardi,il 27 mattina. Poi chiudo e salgo in stan-za con Giglio e, mentre cerco un film sulcomputer, mi arrivano chiare le voci diRenzo Benedetti e Marco Pojer, i trenti-ni: tornano dal trekking e sono passati asalutarci. Oskar e Nanni prendono un tècon loro, li sento chiacchierare a lungo.Poi se ne vanno. Ci eravamo visti per casoqualche giorno fa, mentre salivano direttiall’alta valle di Langtang. Fa sempre pia-cere incontrare connazionali in capo almondo … c’è sempre qualcosa che ci leganella lontananza.

A questo punto Giglio mi fa spazio nelletto e, proprio sui titoli iniziali del film,accade qualcosa . La terra inizia a tremare,inizialmente poco, ma in un crescendoche atterrisce. Anche Giglio si alza dal let-to e stiamo vicini. Sono abituato al ter-remoto, vivendo in un’area sismica dovegià dall’infanzia si impara a convivere conquesto mostro orrendo. Chi lo tocca nonlo dimentica, sapendo quanto sia profon-do il solco che lascia nell’anima. Negliistanti che seguono cresce d’intensità e lastruttura della casa ondeggia, sembraquasi che si stia per disarticolare … pas-sano i secondi e mi rendo conto che, secontinua così, a breve crollerà tutto.Pensando al peggio, osservo il tetto sopradi noi, è molto leggero e, forse, nel crol-lo potremmo anche sopravvivere … altrisecondi interminabili, poi l’intensità di-minuisce, lasciando la speranza che for-se finirà qui. Ma non è così … aumentain modo esponenziale e stavolta, ne sonocerto, sprofonderemo tra le macerie; in-fatti, pochi istanti più tardi crollano i muriesterni, lasciandoci praticamente all’a-perto. Inspiegabilmente il tetto ed il so-laio reggono ancora. Ma per quanto an-cora? Ed è così che, le implorazioni fan-no si che la terra finisca di tremare. In quelmomento grido agli altri di sotto chie-dendo se sono salvi. Mi risponde Nanni,rassicurandomi che sono tutti vivi, ma difare attenzione perché la tenuta del lod-ge è appesa ad un filo. In un istante mi al-lontano da Giglio per controllare se la sca-la per scendere esiste ancora … e quellac’è, quindi dico a Giglio che potremoscendere. Ma, mentre con gli occhi sonogià sulla scala, avverto un rumore sordo

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minciava a farsi vivo, soprattutto ai pie-di, scalzi nella neve.

Rovistando tra le macerie passo da-vanti ai corpi semisepolti e straziati di gen-te che, fino a poco prima, ci salutava conun sorriso; in qualche caso non riesco nep-pure a capire se si tratti del corpo di unapersona o di un animale. Faccio fatica acrederlo, ma la mia mente è già entrata inmodalità sopravvivenza e, pertanto, nonconsidera più ciò che è privo di vita.Compassione, pietà, non c’è posto perquesti sentimenti. Solo azione funzionabene. Infine, entro nella porta scardinatadi un ripostiglio, ormai senza tetto, dovevedo alcuni bidoni blu da spedizione.Trovo così un paio di scarponi, dei gran-di teli in plastica e coperte, l’unico ma-teriale sfuggito alla sepoltura. Non so a chidevo questo, se a Dio o agli dei, ma quel-la roba era li per noi, per farci vivere an-cora. Esco e copro immediatamenteOskar e Nanni, ai quali chiedo solo di at-tendere per il tempo che servirà a cerca-re una dimora per i giorni a seguire. E cosìmi allontano, camminando solo su maceriee, più in la, neppure quelle … la nube hafatto il suo lavoro in modo perfetto: ladove c’erano case, sembra che ci siano sta-ti da sempre solo pascoli; neppure le ma-cerie sono rimaste. Mentre vago desola-to alla ricerca di un riparo e non so che al-tro, in lontananza intravvedo due sagomenella nebbia. Grido loro di avvicinarsi. Misi presenta Florent, un francese con il suoportatore. E’ in lacrime, ha appena ritro-vato il corpo straziato della sua ragazza:era solo pochi metri dietro di lui, ma leiè stata spazzata dalla nube. Lo scuoto egli dico che questo non è il momento dilasciarsi andare, ma di rimanere in piedi,e così gli dico di farsi forza, poiché anchea me è toccata la stessa sorte, e ora biso-gna reagire. Gli chiedo di unirsi a me peraiutare i sopravvissuti.

Così torniamo da Oskar e Nanni e,mentre provo a cercare altro per coprir-ci, chiedo a Florent di recarsi presso l’u-nica casa rimasta in piedi a metà.Paradossalmente è la casa più vicina allatraiettoria seguita dalla nube, ma essen-do addossata ad una parete, è stata lette-ralmente scavalcata. Più tardi torna di-cendomi che la casa, quel che ne rimanedopo il sisma, è in buone condizioni.

Ma è lontana, almeno quattrocentometri da dove siamo. Troppo lontana perOskar e Nanni che non sono in grado dicamminare. E noi non abbiamo le forzeper trascinarli fin la. Allora cerco meglioe … il cielo ci viene in aiuto. Trovo unastalla, bassa, ancora in piedi, ma semi se-polta dalle macerie. Si trova a poche de-

In quel momento non piango, non rie-sco a farlo. La mia mente non vuole ac-cettare la realtà ma il mondo si fa buio.

La vita mi ha dato tanto, ma in quel-l’istante mi ha tolto di più.

Rimango ancora ad accarezzarla in-credulo e svuotato. Poi, i richiami di Nannimi riportano a quello che devo fare.Cammino scalzo verso di lui e solo alloraposso avere un’immagine complessivadella devastazione. Nulla esiste più intornoa noi. Tutto è grigio, la nebbia è semprepiù bassa e pochi centimetri di nevesporca sono la coperta che la morte ha di-steso su tutti noi.

La seraccata è caduta da tre chilome-tri sopra di noi, ha attraversato il fiume edè risalita sul versante opposto per più dimille metri di dislivello, penetrando amonte ed a valle per almeno un chilo-metro. Non c’è più nulla. Le uniche cosevive che vedo attorno a me sono Nanni,che si lamenta, dolorante all’addome, ePasan che ha un braccio rotto e piange persua moglie, schiacciata dalle macerie. Ma... Oskar, dov’è?

Chiedo a Nanni, che me lo indica, ap-pena visibile tra i detriti; lo vedo di spal-le, mi avvicino e lo trovo seduto dentrouna specie di buca tra le macerie, dallequali Pasan lo ha liberato.

Ora è davanti a me, ha il volto gonfio,ma il resto sembra a posto. Non so checosa abbia veramente, ma è disorientatoe, sebbene mi capisca, non riesce a ri-spondere alle mie domande. Temo che ab-bia un trauma cranico o … peggio. Maspero di sbagliarmi e voglio pensare in po-sitivo. Gli dico “Oskar, non ti preoccupare,ora troveremo un riparo e poi arriveran-no i soccorsi”.

In realtà, in quel momento non cre-devo veramente all’arrivo dei soccorsi,perché già la mente razionalizzava sul fat-to che quel disastro era di proporzioni im-mani e noi, dispersi in un villaggio tra lemontagne, saremmo stati gli ultimi degliultimi. Così, già mi proiettavo in un fu-turo a breve fatto di fame e di attesa …giorni, forse una settimana; senza conta-re Oskar e Nanni, sul cui futuro non avreipotuto scommettere. Ero smarrito, forsesarei rimasto solo. Ma dovevo reagire epensare ai vivi, ero l’unico in piedi e do-vevo pensare a loro.

Così mi allontano in cerca di un ri-paro dove sopravvivere e, soprattutto, diindumenti, scarpe, cibo.

Eravamo con due maglie addosso e …null’altro. La neve polverizzata nellanube aveva intriso completamente gli in-dumenti ed eravamo fradici. Nonostantel’adrenalina scorresse a fiumi, il freddo co-

So solo che vedevo la nube avanzare,ormai vicina e, come un condannato amorte chiede di poter esser bendato, misono portato dietro la sottile parete divi-soria della mia stanza, per non vedere infaccia la fine. Giglio mi stava raggiun-gendo li, per morire insieme.

Poi … più nulla.Il primo contatto con la realtà è il ru-

more del vento dalla forza immane, aprogli occhi solo per vedere la neve nebu-lizzata che non mi consente di capire nul-la, né di orientarmi. Non so neppurecosa stia succedendo attorno a me, ma sen-to che molte pietre mi colpiscono la testa.Non avverto alcun dolore, e penso soloche probabilmente tra poco arriverà la fra-zione solida della valanga, ricoprendomitotalmente. In quell’istante ho sperato dimorire subito, per non subire l’agonia delsoffocamento. Non saprei dire quanto èdurato il vento, so solo che per aria vo-lavano grandi pietre ed ogni pezzo diLangtang.

E, mentre mi chiedevo cosa ci sareb-be stato dopo la vita, quel soffio im-provvisamente è cessato, lasciando soloun silenzio immane. Ci sono voluti alcu-ni istanti per collegare la mente al corpoe, la prima cosa che ho gridato è stata“Giglio”.

L’ho chiamata … ma non rispondeva.Poi ho pensato che fosse sotto le maceriee che quindi dovevo fare in fretta. Ma nonmi ero ancora reso conto di essere sepoltodai detriti; fuori, oltre alla testa, mi ri-maneva solo un braccio. Il resto era sot-to i rottami della casa. Ho preso a scava-re per liberarmi e, nel frattempo, Nanni michiamava. Lo sentivo, ma non potevo ve-derlo, essendo intrappolato e senza pos-sibilità di voltarmi. Pietra dopo pietra sonoriuscito a tirarmi fuori con il busto ed aguardarmi attorno, chiamando Giglio,ma invano. Cercando con gli occhi, infi-ne, lo sguardo si imbatte in un qualcosadi blu. Giglio indossava proprio una ma-glia di quel colore, ma il sangue che micola sugli occhi non mi permette di met-tere a fuoco nulla. Penso di aver impie-gato una ventina di minuti a liberarmi dal-le macerie e, con estremo stupore, mi ren-do conto di poter camminare. Così mi pre-cipito verso quel blu, lontanto una deci-na di metri e che realizzo essere proprioLei. Mi avvicino e la trovo piegata con ilbusto in avanti … la chiamo, le sollevo ilbusto, spero che sia solo ferita.

Poi, la osservo bene, le apro gli occhi,le ascolto il polso.

Ma Giglio non può sentire le mie mani… non più. L’anima non può essere toc-cata.

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E vorrei liberarmi anch’io del macigno chepesa sulla mia anima, ma non riesco a far-lo.

Poi lo rassicuro, informandolo che c’èun punto di raccolta sulla collina che bru-lica di persone, proprio dov’è stato com-pletato in pochi mesi un piccolo ospeda-le. Tutti gli escursionisti della valle stan-no scendendo verso Langtang, convinti ditrovarvi rifugio; ma, quando si affaccia-no dall’alto, non si azzardano neppurea scendere: sono terrorizzati dalla visio-ne spettrale del luogo. Così, nessuno de-gli escursionisti scenderà ad aiutarci. Madevo convincere qualcuno a portareNanni fin lassù. Nel frattempo la nebbiasi alza e, poco dopo, avverto il rumore diun elicottero lontano che sale la valle: for-se non ci hanno abbandonato. Poco doposbarca un gruppo di militari e penso chece ne andremo tutti, per questo, mi affrettoa costruire una barella di fortuna con duetravi ed una corda, che a fatica ho strap-pato dalle macerie; ma, sono senza forze,ed ogni nodo per gli incroci di corda ri-chiede almeno un paio di minuti. Poco piùtardi scende un militare, al quale richie-do aiuto. Mezz’ora dopo un gruppo di ne-palesi sistema Nanni su una lettiga mili-tare, molto meglio della mia barella di for-tuna, ed inizia il trasporto verso la colli-na dell’ospedale … comincio ad intrav-vedere uno spiraglio.

Ma prima di salire mi affaccio nellastalla, dove Oskar giace avvolto dal telo.Poi, torno da Giglio. E’ sempre li, non hole forze per liberarla dalle macerie: un tra-ve sembra trattenerla per la gamba e nonso come fare … non c’è nessuno che pos-sa darmi una mano. La abbraccio, pian-go, la bacio. Poi la copro per non lasciarlaesposta allo scempio degli avvoltoi chevolano alti.

Raggiungo a fatica la collina dell’o-spedale. Ci saranno circa centoventi per-sone, in prevalenza europei. Tutti vengonoattirati dalla barella su cui si trova Nannima, subito dopo, il loro sguardo ricade sudi me, dall’aspetto orribile, con il volto di-pinto dal sangue rappreso. Tutti si aspet-tano che da un momento all’altro crolli alsuolo, come nel copione di un film.Nanni viene trasferito dalla lettiga ad unaporta, quella dell’ospedale, che sarà il suoletto, quindi viene sistemato tra le murain cemento che sono ancora in piedi. Lospostamento d’aria ha fatto esplodereogni cosa, il tetto per primo. Ma tra lemura almeno saremo riparati dal vento.

Più tardi arriva un altro elicottero, unEcureil, che tuttavia può imbarcare solosei persone. Nonostante Nanni sia il piùgrave della lista, tutti pensano a me, cre-

vetro di un mobile … sono orribile: nonc’è un centimetro del mio volto che nonsia coperto da sangue rappreso e mi spa-vento a guardarmi. Ho l’occasione per fer-marmi un po’ a capire in che condizionimi trovo. E così toccandomi la testa ca-pisco di esser pieno di ematomi e tagliprofondi. Non mi rimane che avvolgereuna maglia sulla testa in modo da evita-re altri sanguinamenti.

Mentre ci asciughiamo al fuoco, si af-facciano alla porta una ventina di super-stiti, gli unici di Langtang, gente impe-gnata lontano, nei campi, o in posizioniriparate. Sono tutti anziani, salvo cinquebambini, ormai orfani. Ma noto subito inloro un atteggiamento sospettoso, che sfo-cia ben presto in aperta ostilità non appenavedono bruciare nel fuoco quei mobili cheavevo rotto. Tentano addirittura di sbat-terci fuori dalla casa; ma, per fortuna,dopo aver chiarito che dovevamo asciu-garci per sopravvivere, ci tengono tra loro.Devo dire che mai avrei pensato di tro-varmi in una situazione come questa.Probabilmente quei mobili, a quanto hopotuto capire, erano considerati come re-liquie sacre. Tuttavia, anche di fronte alsacro, non avrei esitato in una situazioneanaloga a bruciare un crocifisso per so-pravvivere. Ma evidentemente questofatto sottolinea le differenze tra due mon-di. Durante la notte mi offrono tè ed unatazza di riso. Devo mangiare e bere, al-trimenti non reggerò a lungo. Sento infattiche le forze residue se ne stanno andan-do. Ogni tanto qualche scossa di terremotoci desta da un dormiveglia fatto di im-magini, quella di Giglio che se ne è an-data, ma sempre nei miei pensieri. E spe-ro davvero di svegliarmi da un momen-to all’altro per poter raccontare di questoincubo, così incredibilmente vero. Ma sobene che non ci sarà risveglio, e che que-sta sofferenza dovrò viverla per il restodell’esistenza. Viene l’alba e c’è nebbia.Non appena si dirada, mi incammino zop-picante verso la stalla, pensando a cosa tro-verò. Me lo sono domandato spesso nel-la notte. Nanni aveva problemi all’addo-me e non è possibile escludere che fos-se un’emorragia interna, un lento stillicidiofatale; mentre Oskar aveva un trauma cra-nico certo e, forse una frattura della basecranica. Spero che almeno uno dei due siaancora vivo. Almeno uno. E quando l’ul-timo passo mi porta nella stalla, non hoquasi il coraggio di rompere quel silen-zio. Ma trovo la forza di farlo … e mi ri-sponde Nanni. Sono sollevato. Poi chie-do di Oskar.

“E’ morto stanotte, ha rallentato il re-spiro e poi se n’è andato”. Nanni piange.

cine di metri ed è davvero l’unico postoriparato: ha una base di sterco asciutto, iso-lante, ed inoltre c’è molta legna secca. Mala neve della nube, si sta già sciogliendosul tetto e filtra tra le assi, creando uno stil-licidio intenso che rischia di infradiciaretutto e di trasformarlo in pantano.

Devo fare in fretta e così, cercando an-cora come un disperato, trovo dei tappe-ti, che stendo nella stalla, poi porto i telie le coperte. Infine, il momento più dif-ficile: dobbiamo portare qui Nanni edOskar. Nanni si lascia trasportare nellastalla. Lo copro per bene con i teli e le co-perte, affiancandogli Pasan che lo veglieràper tutta la notte. Poi, è il momento diOskar. Mi avvicino e gli dico “Oskar, orati porteremo in un riparo sicuro, devi sololasciarti aiutare a raggiungerlo … è qui vi-cino”. Lui mi osserva smarrito e, anche seintende quello che dico, mi risponde inmodo incomprensibile. Ma non c’è tem-po per pensare, lo afferriamo e, nono-stante i lamenti, lo portiamo nella stalla,dove rimane in posizione semi seduta. Locopro con quello che rimane del mio sac-coletto, strappato alle macerie, e con i telidi plastica.

Nel frattempo ci raggiunge una don-na anziana che si aggrega al gruppo e, aquesto punto, le chiedo di accendere unfuoco e di mantenerlo per tutta la notte.Pasan, le riferisce le mie istruzioni.

Ma ora è il momento di separarci. Lastalla è infatti molto sicura nel caso di unaltro sisma, ma non nel caso di caduta diun’altra seraccata. Ma è comunque unbunker essendo protetta su ogni lato da de-triti. In ogni caso sarebbe impossibile tra-sferire Oskar e Nanni nella casa della pa-rete la quale, anche se confortevole è pocosicura in caso di altri eventi sismici, es-sendo per metà crollata. E, li dentro, incaso di terremoto, bisognerebbe uscire infretta e con le proprie gambe per evitarela sepoltura tra le macerie. E così io,Florent e la figlia di Pasan, di appena noveanni, ci incamminiamo verso la casa. Perla verità la piccola non avrebbe voluto se-pararsi dal padre, ma è la soluzione più si-cura e Pasan lo sa … quindi acconsentealla separazione. Raggiunta la casa en-triamo, trovandola in buono stato. Florentha forzato la serratura. Comincia a farfreddo e, per prima cosa, bisogna accen-dere un fuoco. Così inizio a cercare legna… che non trovo. Non mi rimane che sac-cheggiare i mobili, seppure di legno in-tarsiato. E così il fuoco è acceso. Poi cer-co ancora nella casa e trovo indumenti,con i quali mi copro, sapendo che passeràdel tempo prima di scendere a valle. Miintravvedo un istante specchiandomi nel

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Gigliola dopo la discesa di una forra a Langtang

in attesa del secondo volo. Nel frattem-po, non solo gli occidentali, ma anche i ne-palesi, elargiscono rupie e dollari ai mi-litari per aggiudicarsi la precedenza nel-la lista d’attesa. Ma questo fa parte del co-pione, come in ogni catastrofe che si ri-spetti. Quello che non avevo considera-to, invece, era la possibilità del linciaggio.Un paio di ragazzi baschi, scesi aLangtang in cerca di qualcosa tra le ma-cerie, avevano recuperato un marsupio condel denaro. Infine, erano risaliti all’o-spedale con l’intenzione di devolverlo aisuperstiti nepalesi. Risultato? Scambiatiper sciacalli, rincorsi a bastonate e pietrate.La lapidazione è una brutta cosa, questol’ho capito … Ed i militari a stento sonoriusciti a spegnere gli animi. Poi, è arri-vato l’elicottero. Nonostante l’assalto, imilitari mi hanno condotto in cabina. Maho chiesto con forza che fosse Nanni adimbarcarsi per primo. E così, finalmente,lo hanno caricato con me. Appena de-collati ci siamo avvitati verso l’alto e, aquel punto, ho potuto vedere le propor-zioni del disastro immane, la nicchia di di-stacco della seraccata … la valanga risa-lita sul versante opposto. E poi, man manoche scendevamo la valle, le frane, i crol-li. Osservavo le strade di fondovalle, in-terrotte da decine di frane … i paesi ridottia spettri e l’esodo della popolazione ver-so Kathmandu. Infine, sbarchiamo aTrisuli, nello spazio antistante l’ospeda-le, ormai in rovina, dove insieme a deci-ne di persone, nel sangue in comune, trale mosche ed il caldo, ci offrono la prima

mente facendone esplodere i polmoni. Maper Giglio è stato diverso e se n’è anda-ta in un istante: un grosso oggetto l’ha col-pita alla schiena, risparmiandole l’agonia.Non ha fatto in tempo a raggiungermi die-tro quel muro sottile, che ha fatto la dif-ferenza. Forse è stata tratta in inganno dal-la nube, ancora lontana, che tuttavia erapreceduta da un pistone d’aria compres-sa invisibile, sorprendendola prima chepotesse unirsi a me. Chissà perché è toc-cato a me vivere, me lo domando spesso;ma essendo fatalista non mi affliggo nelcercare tra i se ed i forse. Penso solo che,di fronte a quello che è accaduto, l’uni-ca spiegazione è che, evidentemente, houn compito da portare a termine in que-sta vita. Un giorno scoprirò esattamentecosa. Raggiunti i muri dell’ospedale,esce un raggio di sole e l’aria si scalda.Forse oggi gli elicotteri voleranno. Nonho più forze e mi sdraio al suolo, la-sciandomi penetrare dal calore del sole.Chiedo di nuovo all’ufficiale di dareprecedenza a Nanni nell’imbarco, es-sendo il più grave. Ma, sinceramente, nonsono sicuro che andrà così, perché già allaprima rotazione si palesa la miseria uma-na. L’elicottero viene letteralmente assalitoda decine di persone, che spingono per en-trare, ancora in fase di atterraggio, ri-schiando di finire nel rotore. Una ragaz-za americana, illesa e con il proprio ba-gaglio, una che non ha perso davvero nul-la, finge persino di svenire per avere laprecedenza al recupero su feriti gravi,come Nanni. Ed infatti noi rimaniamo li,

dendomi ad un passo dalla fine. In ognicaso, quel volo è destinato ad altri.Scende la nebbia e per il resto della gior-nata nessun elicottero ci raggiungerà più.

Ed arriva un’altra notte, fredda ed umi-da. Si accendono i fuochi tra le stanzespettrali dell’ospedale, mai finito e sen-za tetto. Lo scenario è apocalittico, postatomico. Vago tra una stanza e l’altra, pas-sando ogni tanto per quella di Nanni, co-perto dai sacchi letto.

Infine vengo invitato a sedermi attornoad un fuoco, acceso da ragazzi neoze-landesi e da un italiano, al quale posso fi-nalmente raccontare questa storia, libe-randomi un po’ di questo peso.

Il resto della notte trascorre davanti adun fuoco che scalda appena, a prezzo diun fumo insopportabile; siamo tutti ad-dossati l’uno all’altro, ognuno prove-niente da terre diverse … ma l’istinto gre-gario prevale sulle differenze. E così, men-tre la fiamma tremula langue sempre più,la ragazza che mi offre la spalla come cu-scino, mi prende per mano, sotto il sac-coletto, ed inizia a carezzarmela, ma in unmodo che già conoscevo … quello diGiglio. Non sto vaneggiando, né so-gnando. Penso solo che lei sia li, vicinoa me, e non abbia altro modo per farmisentire la sua vicinanza, se non per manodi un’altra. E, mentre le carezze conti-nuano, le lacrime, le poche rimaste, ba-stano appena a lucidarmi gli occhi.

27 aprileSono le sei del mattino e c’è sempre

nebbia. Mi sollevo anchilosato, ormai an-che l’adrenalina non ha più effetto: l’hosemplicemente finita ed il corpo ne è dro-gato. Mi accorgo così del profondo taglioalla gamba sinistra, da cui vedo bene diche colore è la carne, come mai mi era ca-pitato. Ora so perché zoppicavo. Sento cheoggi, scenderemo e così, prima di andar-mene, devo rivedere Giglio. Tutti mi di-cono di non andare, di non tormentarmi,che non ce la farò a tornare, visto il miodeperimento fisico. Ma voglio farlo perLei … e soprattutto, devo farlo perAndrea ed Eva, i figli di Giglio. Scendodi nuovo a Langtang impiegando untempo assurdo, ormai sono quasi finito.Scopro Giglio dal telo che la nasconde ele parlo, sapendo che quel corpo non è piùLei, anche se il suo sguardo, ne sono cer-to, è su di me. Dopo un ultimo bacio lescopro il collo, togliendole le due cate-nine che era solita portare. Devo taglia-re un laccio con i denti. Poi, piangendo,risalgo il pendio, superando i corpi intattidi alcune persone e di animali. La valan-ga si è presa le vite di molti, semplice-

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Oskar e Luisa dopo la discesa di una forra a Langtang

Anche lui evidentemente ha ancorauna missione da concludere in questa vita.

Quanto a me, il 29 aprile, vestito inpigiama e sandali, senza soldi né telefo-no, raggiungo l’aeroporto di KTM, ac-cettando la proposta di tornare a Langtangper recuperare Gigliola ed Oskar. Lamissione, voluta da Luisa e da PiergiorgioRosati, pilota di elicotteri ed amico diOskar, presente in Nepal per lavoro, do-veva essere portata a termine insieme aGianpaolo Corona e Francois Cazzanelli,presenti per una spedizione alpinistica. Finda subito ho voluto chiarire i rischi del-la missione, molto alti: atterrare con un eli-cottero per recuperare due salme, quan-do ancora c’è gente viva, ma allo stremo,nel villaggio di Langtang, presenta il ri-schio concreto di linciaggio.

Tuttavia, quel giorno la missione è sfu-mata, essendo gli elicotteri precettati e de-stinati ad altre urgenze. E così, dopo averspiegato bene a Pigi Rosati come trovareGiglio ed Oskar, quella sera stessa sono sa-lito a bordo di un C 130 dell’aeronauti-ca militare. Sono tornato a casa. E non c’èdavvero più nulla da raccontare. Sono pas-sati quasi tre mesi dal 25 aprile. E’ prestoper farsi passare il dolore, dicono tutti. Etutti dicono che mi passerà. So solo che iltempo potrà aiutarmi a pensare menofrequentemente a Giglio ed Oskar, maogni volta che la loro immagine si pre-senterà, il dolore sarà quello di sempre, per-ché mi mancano. Dico sempre a me stes-so che, quando sarà il mio momento, an-

sani e salvi. Sapevo che sarebbe arrivatoquesto momento. Mi domanda di Oskar …segue il mio silenzio, interminabile. E poile dico ciò che mai avrei voluto dirle. Inquel momento le ho scaricato addosso ilpeso di un dolore che non si sopporta.L’ho sentita gridare e, le sue lacrime, an-che così lontane, mi hanno bagnatoprofondamente, come nessuna pioggia po-trà mai fare. Infine, questa donna forte,conclude la conversazione tra le lacrimeamare dicendomi: “arrivate a Kathmandue poi vi porteremo fuori da li …”

Segue la telefonata di Roberto, miofratello, che in questi giorni, insieme aLuisa, ha mosso mari e monti per trovarcie riportarci a casa. E’ uno stratega delleemergenze, come ha dimostrato nel re-cupero di Johan in Baviera. Stesse istru-zioni … arrivare a KTM per essere re-cuperati.

Raggiungiamo KTM con un‘auto anoleggio, insieme alla ragazza olandesee siamo ospiti della Swiss Family Home,diretta da uno svizzero, Stephan, che siprende cura di noi come un padre: senzadi lui, privi di soldi, di un cellulare,avremmo vagato nella metropoli caoticaper giorni, nel tentativo di trovare il ban-dolo della matassa per tornare a casa.

Due giorni dopo Nanni riesce a pren-dere un’aeroambulanza che lo porta aParigi, dove viene sottoposto alle cure delcaso. Nonostante le gravi lesioni riporta-te a bacino e colonna, riprenderà la vitadi prima.

assistenza, poco più che infermieristica,in condizioni così precarie che posso dav-vero essere fiero dei miei anticorpi. Trala folla, riconosco Pasan e sua figlia.Piange ancora al ricordo della moglie, la-sciata sotto le macerie, ma anche per suofiglio, che proprio la mattina del 25 apri-le era sceso nella valle per tornare a scuo-la. Ora, che KTM è più vicina, una cosaimportante devo ancora fare: farmi vivoper ridare speranza alle persone in Italia,le quali, con poche eccezioni, daranno perscontato che siamo scomparsi per sempre.Ma come fare? Chiedo a Pasan che, perfortuna, ottiene il cellulare da uno sco-nosciuto. Com pongo un numero, ma le co-municazioni sono difficili e discontinue.Poi, finalmente, Paola risponde, ma noncapisce … e cade la linea.

Nel frattempo ci imbarcano in un buscon destinazione KTM, insieme ad altriferiti. Domando dove ci lasceranno unavolta in città; la risposta è scontata “i don’tknow …”

Ma non può andare sempre male, edè così che rivedo la donna olandese concui sono sceso in elicottero. Le domandose posso usare il suo cellulare per una te-lefonata e lei acconsente. Non riesco a far-mi sentire, ora che vorrei, a causa delle co-municazioni aleatorie; ma, proprio quan-do tutto sembra impossibile, la ragazzaolandese mi porge di nuovo il telefono …è dall’Italia.

La voce è quella di Luisa che, sentendola mia, immagina che siamo tutti insieme,

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Gigliola con noiè un’associazione per ricordareGigliola Mancinelli. Le finalità sonofornire una borsa di studio ad uno stu-dente privo di mezzi, proprio come lasua condizione durante gli studi uni-versitari. Inoltre, in linea con il suopensiero, il progetto prevede il finan-ziamento, attraverso il C.N.S.A.S., del-la formazione sanitaria per i tecnicidei servizi regionali del Centro sud.Sarà possibile partecipare fattivamen-te a questi progetti iscrivendosi comesoci (Euro 25,00) o sotto forma di do-nazioni da indirizzare a questo contocorrenteBanca delle Marche IBAN: IT85 C060 5502 6000 0000 0008 909

drò a cercarli , fosse anche lontano un’e-ternità. Perché la verità è che quel gior-no a Langtang siamo morti tutti, ognunoa modo suo.

Ma sono ancora in questo mondo e vo-glio continuare a vivere, anche per ri-cordare due persone così grandi, sempreaccanto a noi ogni volta che seguiremola strada giusta che hanno tracciato nelsoccorso.

Giglio ed Oskar ora sono un’idea,quella che la passione e la volontà, puli-te da qualsiasi altro interesse, possono piùdi ogni altra cosa. E se il C.N.S.A.S. haancora un futuro, lo si deve in buona par-te a persone come loro che sapevamoguardare avanti.

Oskar, amico, ora che voli più alto deltuo elicottero, veglia su di noi.

E non c’è giorno che abbia inizio e

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Una vita passata a sfio-rare il cielo dallevette, a esplorare le

radici delle montagne e a per-correre le acque che le tengonoin contatto. Di tutto ciò sipotrebbe già essere soddisfat-ti ma io ho avuto molto di più.Vi ho incontrato amici che mihanno fatto diventare un uomomigliore.

Queste poche righe, trattedal libro che sto scrivendo,hanno la sfrontata presun-zione di raccontare, a chi nonli avesse conosciuti chi erano Oskar e Gigliola. Ma , più che al-tro, servono a me per sentirli ancora vicini e non dimenticare iloro insegnamenti.

Oskar incarna in tutto e per tutto l’essenza dell’uomo dimontagna.

Per chi non lo conosce, il primo impatto è sempre una es-perienza ad effetto. Poche parole intervallate da silenzi che ap-paiono interminabili, sorrisi con il contagocce che mai ho vis-to sfociare in risate fragorose, valutazioni sintetiche e stringatesia che tu abbia torto o ragione.

Questo è quello che appare ai più ma, se aveste avuto la for-tuna di approfondire il rapporto, vi sareste accorti che il veroOskar è un altro. In un mondo dove ormai si regalano amiciziefasulle come fossero noccioline, Oskar le valutava con min-uziosa accuratezza alla ricerca di quei valori che aveva posto al-la base del suo essere: bontà d’animo, onestà intellettuale, ciòche sei e non ciò che appari o rappresenti. Se superavi questo os-tacolo Oskar ti apriva le porte del suo cuore.

Le poche parole diventavano bellissimi racconti intrisi dipassione e poesia, le pause erano momenti di riflessione pergarantire alle argomentazioni che si sarebbero succedute inci-sività e coerenza. E quando arrivava il momento di ridere, locapivi subito che qualcosa era cambiato e lo vedevi dagli occhiche si illuminavano di una luce profonda.

Durante il cammino è praticamente impossibile non chiac-chierare con Gigliola. Se ne trae quel piacere puramente intel-

lettuale che deriva unica-mente dal rapportarsi conmenti brillanti e animi gen-tili. Gigliola è una di questerarissime persone. Parliamodi tutto e, anche quando miracconta cose che nonconosco direttamente, lo fa inun modo talmente garbato ecoinvolgente che è impossi-bile sottrarsi al suo fascino.Come in molte altre occasionimi parla dei suoi figlioli.

Il più grande ha 16 anni,età complicata per mille mo-

tivi. Si mettono in discussione scelte passate senza avere ideechiare per quelle future. Avendo notato questo disorientamen-to, durante una passeggiata con il figlio aveva cercato con dol-cezza e discrezione di aiutarlo suggerendogli possibili soluzionisul cosa fare del proprio tempo e dei propri sogni. Mi correg-go, più che suggerimenti era un attento ascoltare in attesa chefosse lo stesso ragazzo a esternare il suo disagio e le sue aspi-razioni. Alla fine, le parole del figliolo alla sua mamma furonole seguenti: “mamma, io voglio andare in montagna con te!”

… Come diceva sempre il buon Oskar, “una nuova ascen-sione, una vita salvata, l’esplorazione di un canyon, sono li, al-la portata di tutti. Non hanno bisogno di essere strombazzate adestra e a manca. Prima o poi, qualcuno passerà di li e capirà.”

La presenza al mio fianco di Gigliola mi garantiva una cal-ma e una serenità che rasentavano l’equilibrio perfetto. Da unaparte la sua professione di medico mi infondeva l’inconscia con-vinzione che, qualora mi fosse accaduto un incidente, Gigliolasarebbe arrivata e ci avrebbe messo una pezza. Dall’altra, quelsuo affidarsi a me nelle situazioni più tecniche, specialmente dinatura acquatica, in maniera totale, incondizionata, mi facevasentire grande, importante.

Ricordo con dolce malinconia la sua frase prima di af-frontare situazioni difficili : “Nanni, dammi una occhiata!”

A presto amici miei, la terra vi sia lieve.

Giovanni Pizzorni

Ho avuto una vita fortunata

Langtang. Nanni dopo il disastro

fine senza il tuo volto, Giglio. Voglio cre-dere che Tu sia qui, vicino a noi. Tienimiper mano e continua a guardare il mon-do attraverso i miei occhi.

Le ricadute sul CNSASOskar e Gigliola lasciano un buco così

grande che, personalmente, penso ci vorràdavvero molto per essere colmato.

Sebbene la nostra organizzazione sia,per fortuna, in grado di rigenerarsi, pro-prio perché fatta da una moltitudine di per-sone con esperienza, non c’è dubbio checon la scomparsa di questi due pilastri ilprocesso di crescita subirà, in qualchemodo, un rallentamento. Ma ho anche fi-ducia del fatto che, tutte le persone che lihanno conosciuti nella loro grandezza,continueranno a portare avanti il soccor-so con entusiasmo e con il loro stesso spi-rito, nella direzione da essi indicata.

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LLa comunicazione del CNSASCCD e AS, in prima fila per una comunicazione efficace

a cura diRoberto Carminucci e Daniela RossiCoordinamento nazionale addetti stampa

dell’avvio di un intervento in contempo-ranea ai tecnici C.N.S.A.S. L’arco di tem-po tra l’allertamento e la conclusione èuno dei momenti più rischiosi, perché leinformazioni, per ragioni legate alla fre-quenza dei contatti e alle eventuali diffi-coltà tecniche di comunicazione interna,non sono ancora né verificate né comple-te. E’ nostro dovere, in qualità di C.C.D.(Commissione Comunica zione eDocumentazione) e Rete nazionale ad-detti stampa, accertare in tutti i modi lacorrispondenza della realtà a quanto de-scritto, comprendere bene le ragioni percui comunichiamo e selezionare le infor-mazioni di conseguenza, persino quellepiù tecniche, neutre solo in apparenza: senon accertate o decontestualizzate, pos-sono produrre equivoci e persino danni.

Il nostro compito è anche quello di ri-solvere attriti e conflitti nelle sedi ap-propriate e rispettare sempre la riserva-tezza e la dignità delle persone soccorsee delle loro famiglie. A tutto questo si ag-giungono le differenze presenti a livellolocale, per le caratteristiche fisiche, or-ganizzative e storiche di un territorio o diun presidio, che si tratti di Delegazione odi Servizio territoriale.

I rapporti con i mediaLa comunicazione non è una scienza

esatta e richiede scelte differenti per si-

In fase d’interventoOgni intervento è unico, anche per la

comunicazione: l’ambito speleologico,per esempio, è caratterizzato da tempi eprocedure che richiedono modalità deltutto differenti rispetto al settore alpino;la ricerca di persone disperse non è assi-milabile a un intervento in valanga.

Che cosa accade dal punto di vistadella comunicazione quando scatta la ri-chiesta di soccorso? Esaminiamo un ca-so frequente: il responsabile (Delegato,Capostazione, altra persona autorizzata),dopo avere organizzato la prima fase del-l’operazione, avverte l’Addetto Stampa(A.S.) che, nell’immediato, valuta il mo-do in cui trattare la comunicazione e locondivide con il responsabile. Le azionisuccessive andranno compiute tenendo inconsiderazione anche le richieste dei me-dia, in particolare i tempi giornalistici el’importanza della tempestività della no-tizia. L’intervento però non è ancora ter-minato e quindi non è possibile prevede-re sviluppi e implicazioni, non solo di ti-po organizzativo e sanitario ma anchesui rapporti con le parti coinvolte. Eccoperché, salvo casi eccezionali per duratao per gravità, i comunicati e altri ele-menti vanno pubblicati solo quando l’in-tervento è terminato.

Quasi sempre, attraverso una serie distrumenti, i giornalisti sono a conoscenza

L’ ultimo pensiero di unsoccorritore è quello diapparire sul giornale o in tv:

anzi, essere schivi è ciò che, alcontrario, sembra caratterizzarel’atteggiamento dei volontariC.N.S.A.S. Negli ultimi anni però larilevanza data alla comunicazione,all’interno della struttura, èaumentata: i cambiamenti avviati dallarete e poi dai social media costringonoa fare i conti con una realtà che vienefissata, descritta e diffusa in tempibrevissimi. Le potenzialità e i rischi, dipari passo, sono amplificati e se nonsiamo in grado di conoscere e gestireil flusso di informazioni che ciriguardano, siamo destinati a subirlo.L’attenzione nei confronti dellacomunicazione da parte del C.N.S.A.S.si è affermata progressivamente,soprattutto nell’ultimo decennio,dapprima tra i vertici nazionali elocali, che sono le figure di riferimentoper i media, poi anche alla base: inuovi strumenti permettono infatti atutti di essere al tempo stesso fruitori eproduttori di informazioni e ciascuno èin grado di girare video o scattare fotoe di renderli pubblici. In questocontesto è nata l’esigenza di rivolgersia persone che, per professione o perattitudine, filtrino i messaggi ecostruiscano relazioni.

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impossibile da esigere. Può capitare in-fatti che la comunicazione prenda dire-zioni differenti rispetto a quelle indivi-duate in partenza: accade perché forse ilmessaggio non era chiaro, perché ci so-no degli errori, omissioni importanti,stravolgimenti di significato, associazio-ni a immagini non corrette o altro. In al-cuni casi, queste inesattezze sembranovanificare il lavoro svolto all’origine op-pure possono generare conseguenze chenon era possibile prevedere. Si miglioracon la formazione, l’esperienza, la con-divisione, il lavoro di gruppo, il con-fronto con le parti in causa, sempre e co-stantemente, in un mondo che cambia incontinuazione e in presenza di circo-stanze determinate da elementi molte-plici.

Una sfida tutt’altro che facile: i cam-biamenti in corso nel mondo dei media ela rivoluzione portata dalla rete fannoipotizzare che la soluzione migliore siainvestire su media proprietari, che sonofonti d’informazione autogestite, più chesui media tradizionali. Attraverso i mediaproprietari possiamo anche misurare eanalizzare in che modo chi ci legge rea-gisce alla comunicazione. Tali strumen-ti permettono di comunicare senza vin-coli e di controllare ogni aspetto del pro-cesso di elaborazione e pubblicazionedelle informazioni: questo avviene sul-l’organo di stampa ufficiale, con l’ag-giornamento dei nostri siti internet e deisocial media, producendo contenuti (te-sti, immagini, filmati) di qualità da di-stribuire alle testate ma anche da mette-re a disposizione di tutti, perché i modiattraverso cui oggi i cittadini e le istitu-zioni si informano sono molteplici.

coordinamento a livello centrale evitache si possano creare casi di comunica-zione parallela, dove più organi emetto-no informazioni sullo stesso argomento.

Per riuscire a svolgere questo ruolo,il gruppo partecipa a momenti di forma-zione, effettua valutazioni periodiche deicasi reali e ipotizza situazioni che po-trebbero presentare criticità.

Un altro aspetto importante è il sup-porto concreto alla comunicazione inter-na e questo avviene soprattutto in occa-sione di interventi nazionali di grandeportata o internazionali, come è capitatoin Germania, nella grotta Riesending -Schachthöhle, nel giugno 2014: oltre auna copertura dell’evento ininterrotta,sul posto e in remoto, ogni quattro ore laC.C.D. e la Rete addetti stampa elabora-vano e fornivano informazioni dettaglia-te nell’ambito della comunicazione in-terna, attraverso la gestione di informa-zioni riservate di particolare rilevanza enel passaggio di dati con i Delegati, iPresidenti e i Responsabili.

Il futuro: l’importanza dei media proprietari

Per molti versi, il lavoro di un comu-nicatore è simile a quello di un tecnico:la nostra responsabilità principale è diessere molto attenti a quello che ci com-pete, cercando di prevedere i rischi e por-tando a termine il nostro compito, con-sapevoli che ci sono aspetti sui quali nonpossiamo intervenire o possiamo farloin modo molto limitato. In parole sem-plici, dobbiamo dare bene le nostre infor-mazioni, invece di cercare di controllarecome le danno gli altri, anche perché è

tuazioni differenti. In particolare, la co-municazione del C.N.S.A.S. serve persalvaguardare la correttezza delle infor-mazioni e tutelare la reputazione dellaStruttura: altrettanto importanti sono ladiffusione di iniziative e campagne diprevenzione, come pure il rendere nota lacomplessità della selezione e della for-mazione dei nostri tecnici, oltre alla par-te relativa agli interventi e al ruolo svol-to dal Corpo all’interno del Sistema na-zionale di Protezione civile.

Non siamo tenuti alla completezzadell’informazione: il nostro ruolo è quel-lo di descrivere quanto è stato fatto dalC.N.S.A.S. Spetta al giornalista consul-tare altre fonti e approfondire il quadrocomplessivo dell’intervento. Non siamoneppure al servizio di altre realtà, così co-me non dobbiamo compiacere. La cro-naca non è lo scopo principale della no-stra comunicazione ma è solo uno deimezzi, il più potente forse ma non un fi-ne, tra quelli di cui disponiamo per pro-muovere l’attività del C.N.S.A.S. Con igiornalisti è necessario mediare e co-struire un rapporto, a volte produttivo, avolte faticoso, di collaborazione recipro-ca, nel rispetto del lavoro di entrambi. Imedia hanno degli obbiettivi che talvol-ta possono non coincidere con quelli delC.N.S.A.S.: sono le linee guida naziona-li di riferimento che contano quando èdifficile scegliere in che direzione pro-cedere.

Ruolo politico e ruolo operativodella comunicazione del CNSAS

Dopo una prima fase di valutazione edi sperimentazione, negli ultimi tempi sista quindi delineando uno scenario piùcomprensibile e definito, sia nei rappor-ti tra i punti di riferimento riconosciuti, laC.C.D. e la Rete nazionale addetti stam-pa, sia nei frequenti momenti di forma-zione, di confronto e di elaborazione dilinee guida per chi si occupa di informa-zione, sotto la supervisione dei verticinazionali, che stabiliscono strategie e ri-sultati.

Il lavoro svolto dalla C.C.D. e dagliA.S. è quello di un organo operativo cheagisce secondo le direttive del Presidentenazionale, dei Presidenti dei Servizi re-gionali, del Responsabile nazionale delSoccorso speleologico. Diamo notorietàalla voce ufficiale e quindi ogni comuni-cato è l’espressione di ciò che ilC.N.S.A.S. pensa, ritiene, considera ri-spetto a una situazione: non una comu-nicazione in senso generale ma esatta-mente ciò che la dirigenza vuole comu-nicare, a vantaggio della Struttura. Il

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Commissione comunicazione e documentazionea cura della CCD

foto, video) ed a trasmetterlo all’internodella struttura in via riservata mante-nendola continuamente aggiornata sullosvolgimento delle attività in corso, sulleproblematiche previste ed impreviste esulle tecniche adottate per superare ledifficoltà incontrate. Tutto questo evi-tando accuratamente la fuoriuscita diinformazioni riservate.

E’ importante che ogni volontariocomprenda le ragioni che impongonoquesta riservatezza. Gli interventi disoccorso possono durare giorni, e spes-so le cause degli incidenti, l’evoluzionedelle condizioni dei feriti e le problema-tiche che vanno affrontate per la loroevacuazione in sicurezza non sono noteo si modificano durante lo sviluppodegli interventi stessi. Quindi, la preco-ce fuoriuscita di informazioni sbagliate,scorrette o che non tutelano la riserva-tezza del ferito, dei medici e di tutti itecnici coinvolti possono avere conse-guenze molto negative, anche dal puntodi vista giudiziario.

Per questo la C.C.D. lavora semprea stretto contatto e in piena collabora-zione con tutti i tecnici coinvolti nel-l’intervento. Per il C.N.S.A.S. è fonda-mentale la collaborazione che ciascunsoccorritore offre per documentare ilproprio lavoro e quello della propriasquadra, spesso facendosene carico luistesso in prima persona quando i mem-bri della C.C.D. non sono presenti. E’altrettanto fondamentale che ogni tecni-co comprenda e faccia sua questa esi-genza di riservatezza nelle comunica-zioni verso il pubblico ed i media.

Soltanto dopo aver ricevuto autoriz-zazione da chi coordina l’evento, la

mentale necessità di documentazioneinterna e comunicazione esterna è statoistituito il Gruppo Lavoro AddettiStampa di Delegazione (G.L.A.S.D.)all’interno della componente speleolo-gica. Oggi questo si è trasformato nellaCommissione Comunicazione eDocumentazione (C.C.D.), una Com -mis sione operativa del Soccorso speleo-logico.

Compito della C.C.D. è documenta-re gli eventi formativi e gli interventidel C.N.S.A.S. Per questo i componentidi questa Commissione devono esseretecnici capaci di lavorare insieme aglialtri soccorritori del C.N.S.A.S. ed ingrado di padroneggiare e saper docu-mentare tutte le situazioni e le tecnichemesse in atto durante gli eventi.

I componenti della C.C.D. devonoperciò essere formati non solo cometecnici di soccorso ma anche comeesperti nella documentazione e nellacomunicazione. Partecipano periodica-mente ad eventi formativi dedicati allaconoscenza ed all’applicazione di tecni-che informatiche e di video fotografia,gestione e distribuzione dei materialidocumentali raccolti, comunicazioneinterna ed esterna, rapporti con i media.

Durante un intervento, la C.C.D.provvede a realizzare materiale (testi,

S enza memoria non c’è futuro eSaper fare, ma anche far sapere.Un motto di Gramsci e una antica,

ma sempre attuale, legge di mercato rias-sumono la duplice missione di chi si oc-cupa di comunicazione all’interno delCorpo Nazionale Soccorso Alpino eSpeleologico (C.N.S.A.S.).

Per portare efficacemente soccorsoa persone che si trovano in ambientiostili dove non possono arrivare gli altricorpi di soccorso dello Stato, i tecnicidel C.N.S.A.S. sanno che devono conti-nuamente addestrarsi a mettere in attotecniche di progressione, medicalizza-zione, trasporto, recupero e coordina-mento negli ambienti impervi più dispa-rati. Ma al contempo devono sapere faretesoro delle esperienze maturate duran-te le esercitazioni e gli interventi al finedi condividere le esperienze maturate erendere sempre più efficace l’ impegnodi ciascuno.

Inoltre, nell’era digitale, esiste solochi è in grado di comunicare efficace-mente. E dalla efficace comunicazionedell’addestramento e delle attività delledonne e degli uomini del C.N.S.A.S.dipende la visibilità del Corpo, la sensi-bilizzazione dell’opinione pubblica el’attenzione dei decisori istituzionali.

Per soddisfare questa duplice fonda-

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network delle singole delegazioni. I sin-goli volontari non sono autorizzati aparlare coi mass media o a pubblicarenulla che riguardi le attività delC.N.S.A.S. su propri siti o socialnetwork se non in casi particolari e die-tro esplicita autorizzazione del proprioDelegato.

Infine, ricordiamo che la C.C.D. nondecide la strategia comunicativa delC.N.S.A.S. ma deve realizzare il pro-getto esecutivo di comunicazionesecondo gli obiettivi definiti dal vertice.Per questo deve essere sempre e costan-temente mantenuto informato su tuttociò che riguarda l’azione in essere e sututte le problematiche che la direzionedelle operazioni sta affrontando.

La C.C.D. sta lavorando, sotto ilcoordinamento dell’Esecutivo speleolo-gico, per definire i progetti di documen-tazione interna e comunicazione istitu-zionale del C.N.S.A.S. indicati dallapresidenza nazionale. Su questa base,sta delineando i canali di comunicazio-ne e le procedure di scambio di infor-mazioni che dovranno essere rispettateda tutti i membri del Corpo.

figure autorizzate a comunicare all’e-sterno sono, nel caso di eventi locali, ilDelegato alpino o speleologico compe-tente per territorio o direttamente o tra-mite un addetto stampa di sua fiducia.In caso di eventi di portata nazionale osovranazionale (o di eventi nati comelocali ma che si evolvono a livellonazionale), la responsabilità delle ope-razioni passa al Presidente nazionaleche si avvale di un suo portavoce. LaC.C.D., se richiesta, offre supporto ope-rativo documentale e comunicativo alledelegazioni che non sono dotate di unaddetto stampa o che hanno comunquebisogno di rafforzare la struttura comu-nicativa durante eventi di grandi dimen-sioni.

Nel 2014 è stata costituita la Retedegli addetti stampa con lo scopo diformare, coordinare e rendere più effi-cace il lavoro dei singoli addetti stampalocali sia della componente alpina chedi quella speleologica.

I canali comunicativi autorizzati dalC.N.S.A.S. sono solo quelli istituziona-li: i siti cnsas.it e soccorsospeleo.it,l’account facebook ufficiale delC.N.S.A.S., i siti ed account social

C.C.D. si fa carico di comunicare all’e-sterno. Ma la C.C.D. non è una testatagiornalistica, non ha il compito di pub-blicare tutte le informazioni di cui entrain possesso prima della concorrenza enon deve rispettare le categorie ed itempi dei media. E’, al contrario, unaCommissione operativa alle dipendenzedel C.N.S.A.S. e comunica all’esternosoltanto quello che il responsabile dellagestione dell’evento decide di comuni-care e nel momento in cui decide difarlo. Per questo, la comunicazione uffi-ciale del C.N.S.A.S. arriva spesso dopole prime notizie incontrollate pubblicatedai media. Chi si fa carico della comu-nicazione ufficiale del C.N.S.A.S. ha ildovere di verificare e ricevere autoriz-zazione per ogni elemento informativoche verrà pubblicato. La comunicazioneesterna del C.N.S.A.S. non si pone ilproblema di arrivare prima degli altrima quello di riferire esattamente glieventi accaduti, comunicare solo quellirealmente rilevanti ed essere una fontericonosciuta da tutti come assolutamen-te attendibile anche in caso di coinvol-gimento dell’autorità giudiziaria

All’interno del C.N.S.A.S., le sole

agosto 2015 il Soccorso Alpino 15

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16 il Soccorso Alpino agosto 2015

La rivista periodica il SoccorsoAlpino SpeleoSoccorso ha anti-che origini, che possiamo far ri-

salire all’ormai lontano 1972. In quel-l’anno usciva il primo Bollettino dellaDelegazione speleologica del C.N.S.A.Nel Bollettino, edito con cadenza an-nuale, erano raccolte le relazioni annualidei Gruppi speleologici del C.N.S.A. el’elenco, comprensivo di indirizzo e nu-mero di telefono, dei volontari, suddi-visi per Gruppi e per Squadre diSoccorso speleologico. Del Bollettinouscirono 14 numeri nel formato 17X24,l’ultimo nel 1989.

Nel 1990 usciva il n.1 N.S. (pro-prio per mantenere la continuità con ilpassato) di SpeleoSoccorso, semestra-le in formato tabloid 28X41. Speleo -Soccorso, come si può desumere facil-mente dal titolo, riportava in massimaparte articoli relativi al Soccorso spe-leologico, pur inserendo, timidamen-te, anche contributi di interesse gene-rale di tutto il C.N.S.A.S. L’ultimonumero di SpeleoSoccorso, il n.° 9,usciva nel dicembre del 1994.

Il 1995 vedeva la prima rivoluzio-ne nella stampa periodica del Soc -corso alpino e speleologico con l’usci-

ta di Notizie del Corpo nazionale soc-corso alpino e speleologico, nel forma-to 31,5 X 47. Dal n.° 3 dicembre 1995viene spedito a ciascun volontariodirettamente al suo indirizzo di resi-denza. Risale al 2001 l’attuale formato21 X 29,6 e al 2004 la stampa intera-mente a colori; nel 2005 esce l’ultimonuemro dell’Annuario, ritenuto ormai

Come molti di voi avranno notato la Direzione nazio-nale ha deciso di rinnovare completamente il portale isti-tuzionale (www.cnsas.it). Il vecchio sito aveva fatto ilsuo corso: la grafica era superata, non era responsive -quindi visualizzabile correttamente con tablet e cellulari- e l’aggiornamento delle notizie e delle informazioni eraparticolarmente complicato. Nel nuovo sito internetabbiamo voluto dare ampio rilievo alle news, per comu-nicare efficacemente la mole degli interventi delC.N.S.A.S., e di pari passo abbiamo valuto valorizzarenelle sezioni dedicate alle Commissioni e alla formazio-ne, la nostra preparazione tecnica e le nostre specializza-zioni.

Nell’area riservata del sito, a disposizione di tutti gliaddetti stampa e della Direzione nazionale, è stato crea-to un archivio multimediale, dove la Rete addetti stampa

e la C.C.D. stanno inserendo ilmateriale storico e le foto del inter-venti attuali. Lo strumento ha unacapicità di due TB, incrementabili,ed è accessibile con password riser-vate da qualsiasi parte del mondo.Una speciale cartella temporaneapermette lo scambio di foto e filma-

ti con i giornalisti, decidendo cosa caricare e per quantotempo renderlo disponibile. Ogni Servizio regionale ha ilsuo spazio riservato e può proporre e inviare materialeselezionato alla Direzione nazionale, che dopo un con-trollo sulla qualità lo inserisce nel proprio database.

Da maggio sono in corso di realizzazione anchenuovi filmati istituzionali: alcuni di questi, di breve dura-ta, sono utilizzati per arricchire il sito internet e favorirela condivisione sui social network, quelli più lunghi e ilmateriale grezzo viene conservato per essere utilizzatoquando è richiesto al C.N.S.A.S. di intervenire in tra-smissioni televisive (accade sempre più spesso) o permomenti di divulgazione e incontro con la cittadinanza.

Stazioni, Delegazioni e Servizi regionali possonorichiedere materiale selezionato scrivendo a:

[email protected] o ad [email protected]

Il nuovo sito internet,

l’archivio e i video istituzionali

strumenti al servizio del CNSASa cura di Walter Milan

I periodici del CNSASobsoleto.

Il n.° 35 del 2006 rappresenta lasvolta: la testata diventa l’attuale ilSoccorso Alpino SpeleoSoccorso, sca-ricabile on line.

Si può tranquillamente affermareche si è sempre guardato al futuro,tenendo salde le tradizioni che vengo-no dal passato.

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17agosto 2015 il Soccorso Alpino

In tutti questi anni sono stati inoltrepubblicati o in forma di allegato ocome testata diversi numeri che raccol-gono Statuti e regolamenti;Regolamenti scuole; Leggi; Decreti;Direttive; Circolari; Accordi e conven-zioni; Normativa sicurezza e mono-grafie delle quali, tra tutte citiamoLinee guida - Ricerca e soccorso dipersone disperse.

Questi allegati si propongono comestrumenti di lavoro per far fronte adimpegni gestionale ed organizzativisempre più cpmplessi.

Funzione dei periodici del CNSASDa una iniziale raccolta archivisti-

ca dei dati relativi agli interventi delSoccorso speleologico si è passati aduna informazione capillare a disposi-zione di tutti i tecnici del C.N.S.A.S.

Ciò non ha comportato rinnegare leorigini in quanto il Chronik degli anniSettanta del secolo scorso si è trasfor-mato nell’analisi statistica degli inter-venti di soccorso alpino, speleologicoed in forra, che puntualmente vienepubblicata sul primo numero di ognianno.

Tutte le più importanti attività delCorpo, dagli interventi più ecclatantiall’attività di prevenzione, vengonoriportate nella rivista sociale. Ma nonsolo, ampio spazio viene riservatoanche per: prove di attrezzature emateriali, per presentare nuove tecni-che di intervento, senza dimenticare

interviste e l’attività dei Servizi regio-nali.

Le Raccolte e le Monografie sonopoi degli strumenti di lavoro indispen-sabili per i Servizi regionali.

Ma tutto questo servirebbe a benpoco se rimanessero in giacenza in pol-verosi magazzini.

Mi spiego meglio: fino al 1995 larivista veniva stampata in numero dicopie equivalenti al numero dei tecnicidel C.N.S.A.S. ma venivano spedite aiServizi regionali che avrebbero dovutodistribuirle a tutti i volontari di lorocompetenza.

Ciò, puntualmente, non accadeva. Pertanto la Direzione nazionale nel

1995 decideva di inviare a casa di cia-

scun tecnico una copia del periodico.Questa semplice azione ha portato adun radicale cambiamento di mentalitàdi tutta la struttura del C.N.S.A.S. Sonovenuti così a cadere tutti i depositaridella verità annullando di fatto incom-prensioni tra la Direzione nazionale, iServizi regionali e tutti i volontari:

verba volant, scripta manent . La comunicazione capillare a tutta

la struttura ha portato una ventata ditrasparenza che elimina, sul nascere,qualsiasi interpretazione personale diinformazioni relative alla strutturasociale del C.N.S.A.S. e rende parteci-pe della vita associativa, indistinta-mente, tutti i tecnici, qualunque ruolood incarico ricoprano all’interno delsodalizio.

Infine, ma non per questo menoimprtante, la nostra stampa periodicarappresenta un formidabile biglietto davisita verso il mondo esterno: dalleistituzioni pubbliche a quelle private.

Possiamo concludere affermando,senza paura di peccare di immodestia,che per i contenuti, l’iconografia e,perchè no, per il rispetto della periodi-cità (quadrimestrale) il SoccorsoAlpino SpeleoSoccorso viene apprez-zata non solo all’interno, ma ancheall’esterno, del C.N.S.A.S.

La redazione delil Soccorso Alpino SpeleoSoccorso

Alessio Fabbricatore Giulio Frangioni

Elio GuastalliRuggero Bissetta

Informiamo, con tristezza e stupore, che è prematuramente venuto a mancareMaurizio Glavina, tecnico di lunga militanza nelle file del Soccorso speleologicoII Zona Friuli Venezia Giulia. Nato nel 1959, entra a far parte della stazione di

Trieste nel 1979: è da subito tecnico operativo presente in tutte le attività di forma-zione sul campo e in prima linea durante gli interventi del periodo 1980-2010, oltread assumere la guida della stazione di Trieste nei primi anni ’80, per due mandati con-secutivi. Partecipa in veste di tecnico-istruttore alle sessioni di tecnica al 7°Congresso internazionale di soccorso speleologico di Trieste-Cividale ed in alcuneoccasioni congressuali anche all’estero.

Viene ricordato come sempre presente nelle prime squadre a partire nei grandie complessi incidenti degli anni ’80 all’abisso Davanzo in Canin, all’abisso Gortaninel 1987, nelle profondità del Veliko Sbrego e negli ultimi interventi degli anni2000 alla Gronda Pipote ed al Bela Bartok (entrambi sempre in alta quota nel mas-siccio Canin), oltre ovviamente a tutti gli interventi della squadra di Trieste sulCarso Triestino, sul territorio del F.V.G. e in Italia.

Dotato di inesauribile grinta e doti naturali che lo rendevano quasi insensibilealle lunghe permanenza ipogee senza perdere lucidità e capacità operative, resta neiranghi della stazione di Trieste (passando a tecnico logistico dal 2008) sino al 2014,anno in cui decide di ritirarsi dopo 35 anni di servizio al C.N.S.A.S.

Mancherà ai moltissimi amici.Roberto Antonini

delegato II Zona speleologica F.V.G.

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essere fattibile in campo elicotteristico,nell’ambito dell’elisoccorso è fruttodel recepimento e dell’applicazione delregolamento europeo (EU 965 /2012),che ha introdotto rilevanti apertureoperative superando i limiti impostinella passata normativa aeronautica diriferimento.

I punti chiave di queste disposizio-ni riguardano in particolare il ricono-scimento della Performance BasedNavigation (P.B.N.), la possibilità dioperare in notturno su elisuperfici el’opportunità di operare anche in ambi-to civile con l’ausilio di N.G.V. (NightVision Googless).

In ambito normativo, riteniamoutile ricordare come anche in prece-denza, contestualmente alla legge del26 febbraio 2010, numero 26, fossestata sancita un’importante linea d’in-dirizzo, nell’art. 5 bis:

Legge 26 febbraio 2010, n. 26“Conversione in legge, con modifi-

cazioni, del decreto-legge 30 dicembre

interaziendale 118 Piemonte);Angelo Giubboni (Presidente HEMS Association); Massimo Bellizzi (Direttore Generale ENAV);Sebastiano Veccia (Direttore Regolazione aeroporti e spazio aereo ENAC);Gian Gherardo Calini (Head of market Devellopment – GSA).Nell’incontro sono stati evidenziati

gli sviluppi che sono oggi in atto perampliare le possibilità operative deiservizi di elisoccorso, con l’estensionedi operatività per i trasporti sanitarinelle ore notturne. Come emerso nelconvegno, ciò che sta oggi coinvolgen-do il mondo dell’ala rotante ha origine,in buona parte dai nuovi scenari legi-slativi e dall’affermazione delle nuovetecnologie che sfruttano la navigazionesatellitare.

Riguardo agli aspetti normativi, èstato rilevato che quanto risulta oggi

Torino 19 giugno 2015Il volo notturno

con elicottero sanitario,

viluppo procedure PBN nel mondo HEMS

Il 19 Giugno 2015 si è tenuta aTorino presso il Centro incontri del-la Regione Piemonte una conferen-

za che, prendendo spunto e focalizzan-do lo stato dei lavori riguardanti l’e-stensione al servizio notturno dell’eli-soccorso piemontese, ha affrontato l’e-voluzione delle possibilità operative nelprossimo futuro nel campo del traspor-to e soccorso sanitario con gli aeromo-bili ad ala rotante.

Nel convegno, che ha visto l’impor-tante partecipazione di ENAV edENAC, si sono alternati gli interventi di:

Danilo Bono (Direttore Dipartimento

il Soccorso Alpino agosto 201518

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Un ulteriore importante aspetto,che è stato rilevato, è che l’implemen-tazione delle tecnologie di navigazioneporterà anche al miglioramento dellasicurezza nelle operazioni, anche nellemissioni diurne soprattutto in condizio-ni meteorologiche marginali.

Il progetto della Regione Piemonte,com’è stato presentato, prevede la rea-lizzazione di una rete di rotte cheandranno a regime a settembre 2016.Rotte che garantiranno il collegamentodelle aree regionali periferiche con icentri ospedalieri di riferimento e tra-mite lo sviluppo di adeguate procedure(PBN) a supporto delle operazioni divolo diurne e notturne, permetterannodi collegare le basi HEMS, le destina-zioni sanitarie, le elisuperfici di struttu-re ospedaliere, i siti d’interesse pubbli-co e le comunità isolate.

Nell’incontro è emerso anche inqual rilevante misura il miglioramentoe l’implementazione delle tecnologiedi navigazione satellitare ricoprirannoun ruolo fondamentale nell’amplia-mento delle possibilità operative.Interessante è stato un intervento diGian Gherardo Calini, che ha presenta-to come l’Agenzia europea per il siste-ma di navigazione satellitare,(European GSA), sia impegnata nella

La ricognizione dell’insieme nor-mativo caratterizzante non può cheessere completata, com’è stato benindicato nell’incontro, con le lineed’indirizzo contenute nel decreto 70del Ministero della salute, pubblicato il2 aprile 2015, che pone le basi e rego-lamenta gli standard qualitativi, strut-turali, tecnologici e quantitativi relativiall’assistenza ospedaliera.

Il decreto n. 70 propone un Serviziodi elisoccorso notturno integrato con imezzi di soccorso di terra tramite un’a-deguata rete di elisuperfici notturne aservizio di destinazioni sanitarie ecomunità isolate e aree disagiate.

Senza dubbio il complesso delnuovo scenario normativo ha consentitol’apertura di nuove possibilità operativee orientato le Regioni in questa direzio-ne.

Nell’incontro di Torino è stato fattoil punto sui lavori che hanno permessol’attivazione del servizio notturno inRegione Piemonte, che con ENAV hastabilito le procedure e le prime rottebasate su (PBN) che, come ha esposto ildott. Bono, sono come dei corridoi chepermettono il collegamento tra eli-superfici sfruttando le tecnologie divolo strumentale delle eliambulanze inservizio.

2009, n. 195, recante disposizioniurgenti per la cessazione dello stato diemergenza in materia di rifiuti nellaregione Campania, per l’avvio dellafase post emergenziale nel territoriodella regione Abruzzo ed altre disposi-zioni urgenti relative alla Presidenzadel Consiglio dei Ministri ed allaProtezione civile”.

Pubblicata nella Gazzetta Ufficialen. 48 del 27 febbraio 2010 - Supple -mento ordinario n. 39

“… omissisArt 5 bisDisposizioni concernenti l’attività

del Corpo nazionale soccorso alpino espeleologico del Club alpino italiano

… omissis3. Al fine di sviluppare l’efficacia

dei servizi di elisoccorso in ambientemontano ovvero in ambienti ostili edimpervi del territorio nazionale daparte del Corpo Nazionale SoccorsoAlpino e Speleologico (CNSAS), condecreto del Presidente del Consigliodei Ministri, su proposta delDipartimento della protezione civile edell’ENAC, è disciplinato l’utilizzodelle strumentazioni tecnologicamenteavanzate, anche per il volo notturno,previa adeguata formazione del perso-nale addetto”.

agosto 2015 il Soccorso Alpino 19

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20 il Soccorso Alpino agosto 2015

crescita di queste opportunità, in parti-colare sul fronte dei finanziamenti perl’armonizzazione dei sistemi a livelloeuropeo.

Riguardo alle tecnologie, è emersocome la capacità di navigazione stru-mentale degli elicotteri, basata suisistemi satellitari, sia già oggi tecnica-mente avanzata grazie all’utilizzo diavanzate avioniche, presenti nelledotazioni degli aeromobili di recenteproduzione europea. Le moderne dota-zioni tecnologiche comprendono appa-recchiature di navigazione in grado disfruttare i sistemi di correzione e moni-toraggio dei dati di posizione satellita-ri, quali ad esempio quello consentitodal sistema EGNOS. Inoltre è statorilevato nel Convegno, l’importanteruolo che ricoprirà negli anni a venire,il sistema satellitare europeo Galileo,struttura che prevedrà a regime una

un sistema GNSS di nuova generazione.(PBN) la navigazione PBN

(Performance - Based Navigation) chesfrutta sistemi satellitari (GNSS) è stataindividuata come la soluzione che per-metterà lo sviluppo della mobilità eli-cotteristica, giacché supera i sistemi tra-dizionali di navigazione di terra e per-mette di realizzare procedure di volo erotte strumentali anche laddove nonsono disponibili la radioassistenza diterra o la loro copertura elettromagneti-ca non sia adeguata, consentendo unanavigazione sicura e capillare.

(EGNOS) European GeostationaryNavigation Overlay System: ovve-ro Sistema geostazionario europeo dinavigazione di sovrapposizione, è unsistema sviluppato dall’Agenzia spazia-le europea, dalla Commissione euro-pea e da Eurocontrol, costituito da unarete di satelliti e basi terrestri, per incre-mentare l’accuratezza e l’integrità deidati del sistema GPS.

(SBAS) Satellite - Based Augmen -tation Systems: sistemi satellitari diaumento di precisione che completano isistemi globali di navigazione satellita-re in grado di compensare i sistemi dinavigazione satellitare (GNSS) nei ter-mini di accuratezza integrità e disponi-bilità dei dati di posizione. Per maggiorchiarezza, né il GPS degli USA né ilsistema GLONASS della Russia soddi-sfano i requisiti operativi stabilitidall’Organizzazione internazionale del-l’aviazione civile (ICAO) per l’utilizzodei dati di posizione durante le fasi piùcritiche del volo degli aeromobili, inparticolare per gli approcci finali. Perrisolvere questo problema, l’ICAO hadeciso di standardizzare diversi sistemiGNSS di potenziamento tra cui SBAS;il sistema SBAS, attraverso il costantemonitoraggio dei dati GNSS tramitestazioni di riferimento distribuite su unintero continente, è in grado di rilevareerrori di posizione che sono trasferiti intempo reale a un centro di elaborazionein cui sono calcolate le correzioni diffe-renziali che sono trasmesse utilizzandosatelliti geostazionari in grado di copri-re vaste aree.

(ENAC) Ente Nazionale AviazioneCivile, è l’autorità italiana di regolamen-tazione tecnica, certificazione e vigilan-za nel settore dell’aviazione civile.

(ENAV) Società Nazionale perl’Assistenza al Volo, è una società pub-blica responsabile della fornitura deiservizi del traffico aereo e di altri servi-zi relativi alla navigazione aerea inItalia.

costellazione di trenta satelliti e cheoggi ha già in attivo la messa in orbitadi otto satelliti.

Interessanti anche i contributi por-tati dai rappresentanti di ENAC edENAV, che hanno evidenziato il signi-ficativo impegno delle rispettive orga-nizzazioni nello sviluppo delle futurepossibilità e procedure.

In conclusione nell’incontro si èevidenziato come le prossime sfide egli sviluppi futuri dipenderanno dal-l’impegno comune. Il raggiungimentodegli auspicabili maggiori standardoperativi, resi possibili con l’impiegodelle nuove tecnologie, dipenderà dallavoro che si dovrà sviluppare in untavolo di confronto tra enti, operatori, ecostruttori, i cui risultati dipenderannodalla capacità di creare una forte e indi-spensabile sinergia a livello nazionale.

Ruggero Bissetta

Legenda

(GNSS) Global Navigation SatelliteSystem: sistema satellitare globale dinavigazione; sono i sistemi di geo-radiolocalizzazione e navigazione terre-stre, marittima o aerea, che utilizzanouna rete di satelliti artificiali in orbita, isistemi sono dedicati alla fornitura di unservizio di posizionamento geo-spazialea copertura globale che permette a pic-coli ed appositi ricevitori elettronici dideterminare le loro coordinate geografi-

che (longitudine, latitudine ed altitudi-ne) su un qualunque punto della super-ficie terrestre o dell’atmosfera tramitesegnali a radiofrequenza trasmessi inlinea di vista da tali satelliti; tra questisistemi i più noti sono lo statunitenseNAVSTAR Global Positioning System(GPS), pienamente operativo, il sistemarusso GLONASS, operativo dal dicem-bre 2011, il sistema europeo Galileoche è in fase d’implementazione; laCina prevede il potenziamento delSistema di posizionamento Beidou;l’India infine sta sviluppando IRNSS,

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21agosto 2015 il Soccorso Alpino

N ei due giorni precedentil’ottavo Corso S.Na.Med. diMedicina di emergenza (vedi

poi) hanno visto docenti e allieviimpegnati per il corso di Gestionedelle Vie Aeree (G.V.A.) in ambienteimpervio e ostile. Il corso, accreditatoper 16 ECM, si avvale di docenti dellaS.Na.Med. ed esterni, fra cui moltoattivo il gruppo Svizzero del CantonTicino con cui abbiamo ormai unaattiva collaborazione da anni ancheper l’ipotermia(http://www.ipotermia.org/). Durante i due giorni si sviluppanotramite lezioni frontali e atelier praticitutti gli argomenti sulla materia, conpresentazione anche delle novità sulmercato dei differenti presidi perintubazione orotrachale esovraglottica e con la possibilità ditestare materiali e capacità sumanichini di ultima generazione.Volgiamo qui ringraziare tutto ilgruppo G.V.A. per l’impegno che ognianno mettono nel condurre e gestirequesti corsi, in prima persona direttida Lorenzo Introzzi I.N. S.Na.Med.,anima di questa iniziativa.

Corso di Medicina di emergenzaAnche questo anno, come detto

sopra, la Scuola medica C.N.S.A.S.alpina e speleologica hanno dato vita alCorso di Medicina di emergenza dedi-cato a Fabrizio Spaziani, collega mortoin una missione di soccorso, giunto allasua ottava edizione e che è stato accre-ditato per 44,4 ECM. Il Corso si è svol-to dal 18 al 22 maggio a Fertilia diAlghero, presso la base dell’Aero nau -tica militare che ci ha concesso una otti-ma ospitalità e disponibilità unita aduna cortesia veramente encomiabile eche ci ha permesso di superare tutti ipiccoli inconvenienti che questi corsicomportano.

Il Corso ha visto la partecipazionedi discenti da tutta l’Italia, seguiti nelleparti pratiche dagli Istruttori nazionalidella S.Na.Med. e nella parte teorica daidocenti che ormai da anni ci supportanoin questa impegnativa iniziativa egarantiscono un alto livello scientificodelle relazioni, con molti spunti pratici,che permettono di comprendere qualiproblemi e differenze (e possibili solu-zioni) vi siano tra un soccorso normalee uno in ambiente remoto e ostile.

Il Corso ha affrontato tutti gli aspet-

ti sanitari e organizzativi di soccorso inambiente alpino, ipogeo e in forra, par-tendo dalla epidemiologia, alla chiama-ta, alla sicurezza, alle modalità di inter-vento e di evacuazione, riprendendo neipomeriggi alcuni argomenti con le partipratiche, di gestione delle vie aeree,delle vie di infusioni (intraossea, nasa-le) e gestione del trauma. La conclusio-ne è avvenuta l’ultimo giorno con sce-nari in ambiente, coadiuvati dalla com-ponente tecnica del C.N.S.A.S. dellaSardegna, che riassumevano quantofatto nei giorni precedenti e che ha vistomolta soddisfazione da parte degli allie-vi.

Doverosi i ringraziamenti allaSegreteria nazionale (Valentina soprat-tutto), agli amici sardi, in particolarmodo Alessandro, Vincenzo, Maurizioe Antonello, nonché Fabio, per il sup-porto logistico e conviviale indispensa-bili per l’ottima riuscita dell’evento, iresponsabili di foresteria e della baseAM per la disponibilità e i colleghi tutti,docenti, che gratuitamente e sobbarcan-dosi ore di viaggio anche per essere pre-senti poche ore, giusto a volte il tempodella lezione, e che dedicano il lorotempo alla buona riuscita di queste ini-ziative.

OOttavo corsoSNaMed

testo e fotoa cura del

dott. Mario Milani

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Emergenze ed urgenze in ambienti estremi

Nei giorni di venerdì 22 maggio e sabato 23 maggio, ilC.N.S.A.S. rappresentato dal dott. Livio Russo(S.Na.Med.speleo.) e Lorenzo Introzzi e Mario Milani

(S.Na.Med. alpina) è stato presente su invito al II Convegno BrunoFalcomatà Emergenze ed urgenze in ambienti estremi organizza-to da C.F. (SAN) G. Ruffino e dal dott. Dario Franchi per contodella Marina militare italiana Comando scuole MM e svoltosi nel-la splendida cornice della base militare sede della Com.Sub.In pres-so Portovenere (La Spezia).

Il convegno, che ha visto gli interventi dei partecipantiC.N.S.A.S. sulla tematica di soccorso in ambienti confinati, spe-leologici e speleosubacquei e in ambiente remoto alpino, ha dato

modo di comprendere come molti degli aspetti del soccorso inambienti estremi che caratterizzano gli scenari militari e i nostriabbiamo molto in comune nella complessità della organizza-zione, logistica e modalità di affrontare i problemi, non solosanitari, determinati dall’agire in ambienti remoti, con scarsità dirisorse e difficoltà ambientali, pur con epidemiologia compren-sibilmente differente. Presenti anche i colleghi dell’AREU,l’Azienda regionale lombarda per il 118. Il convegno ha rappre-sentato una occasione per riunire diversi interlocutori cheaffrontano tali problemi ogni giorno e che possono scambiarsiesperienze e opportunità di approfondimento in diversi settori,sia di strategie di intervento, protocolli e materiali. Tutte le partihanno mostrato interesse e curiosità verso le realtà che ognunorappresenta e ci si è dati appuntamento al prossimo convegno.

La commissione medica della CISA- IKAR (ICAR Med.Com.) si è ri-unita questo anno per lo spring-

meeting a Cresciano (CH) dal 27 maggioal 31 maggio e ha visto partecipare mem-bri delle organizzazioni di soccorso alpinodell’Austria, Svizzera, Francia, GranBretagna, Germania, Slovenia e Italia. Peril C.N.S.A.S. eravamo presenti il sotto-scritto, in qualità di Direttore S.Na.Med.,e Giacomo Strapazzon per la componentespeleologica e forre.

Temi di questo incontro l’argomentodella Mass Casualty Incident (M.C.I.) inambiente remoto con simulazione al-l’aperto e discussione; la sera MonikaBrodmann dell’Università di Berna,

medico ha presentato la sua esperienza inNepal come medico di un ospedale del-la regione di Lukla: Presentation of„Earthquake in Nepal – the Day After eha dato spunto a discussioni sui proble-mi, anche insoliti, che tali emergenzecomportano.

Giacomo ha presentato uno studiosulla epidemiologia degli incidenti in for-ra e si è discusso sulle Evidence basedrecommendations for canyoning rescue eper rendere meglio l’idea dell’ambiente,i colleghi della Rega ci hanno condottoall’esperienza di forra portandoci a scen-dere il torrente Boggera inferiore conmute e attrezzature adeguate. Tale espe-rienza è stata interessante e divertente e

ha permesso a chi non conosceva l’am-biente di valutare appieno le difficoltà diun soccorso in forra.

Altre due relazioni sono state di par-ticolare rilievo: la possibilità di una ri-animazione RCP ritardata e intermittentein caso di ipotermia grave(http://dx.doi.org/10.1016/j.resuscitation.2015.02.017);

le novità che a fine anno vi sarannoper quanto riguarda la flow chart per lagestione medica in valanga.

Gli appuntamenti prossimi vedrannola commissione riunita in ottobre inIrlanda e a primavera 2016 a CapeTown.

dott. Mario Milani

CISA – IKAR: Commissione medica

il Soccorso Alpino agosto 201522

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I o Gigliola la ricordo così, conquesta domanda con cui chiudevatutte le idee che aveva in mente o

quando proponeva questa o quellainiziativa, e la mia risposta nonpoteva essere che “Oh Gigliola, certoche sì, figurati!” perché erano semprebuone idee o buone proposte.Gentile e competente e sempredisponibile, nel gruppo, a fare eportare avanti la sua, la nostra,passione, perché essere medico delC.N.S.A.S. è portare il propriomestiere a unirsi alla passione dellamontagna, grotta e forra, fonderli ededicare molto della propria vita, avolte tutta, tanto entrambe le passionipossono essere totalizzanti. Alle ore del giorno e della nottequando mi chiamavano per i soccorsi,le mie bimbe chiedevano: “Dove vaipapà, a salvare i pericolati?” – “ Eh,sì!” rispondevo, - “Ma poi torni,però” – “Certo che torno.” Ma poitorni, però. E sorridevo a questapaura: certo che torno, perché nondovrei ritornare!Alcuni di noi non sono tornati, daisoccorsi, dalle montagne. In chirimane a volte cresce un rabbia perqueste morti, per questa promessatradita, non mantenuta: ma poi torniperò – certo che torno …Oscar e Gigliola non sono tornati,

perché sono morti, Perché sono morti… e questa è nel contempo sia unadomanda, a cui non c’è rispostasensata, che una constatazione: che aquella promessa mancata, nonmantenuta, non c’è rimedio, non più.Può sembrare egoismo, irresponsabilitào incoscienza, ce lo sentiamo direanche noi e forse a volte lo pensiamoanche noi, ma è la nostra vita: senzanon sarebbe la nostra, sarebbe quellache altri vogliono per noi.Chi non vive queste passioni, l’esseremedico e vivere la montagna, sopra esotto, e la forra, fatica a capire perchéa volte si sacrifichino anche gli affetti,il lavoro, il proprio tempo a fare cosestrane, quando molte sono leresponsabilità, e le attenzioni per inostri cari anche, a cui siamo chiamati.Ma alla passione non risponde laragione, risponde il cuore.Gigliola era questo: cuore. Un cuoreche rispondeva alla chiamata quandoqualcuno era in pericolo, in ospedale ofuori, o a quella della curiosità diesplorare più a fondo la natura e sestessi; un cuore che non sarebbe statolo stesso, libero e felice, io credo,perché è così che ci sentiamo anchenoi, se fosse stato rinchiuso nellostretto della routine quotidiana. Un cuore che non avrebbe potuto darecosì tanto a tanti.

Per questo Gigliola manca così tanto atanti, a tutti quelli che la conoscevanoe le volevano bene.Gigliola era un Istruttore dellaS.Na.Med. che sin dall’inizio, cometutti, ha mostrato entusiasmo ededizione a quella che è econsideriamo la nostra missione:integrare in maniera stretta lacompetenza sanitaria alla competenzatecnica dei nostri volontari, lavorandofianco a fianco con gli istruttorinazionali e regionali delle variescuole, trasmettendo ai partecipantitutto quello che serve per capire egestire un problema medico in quegliambienti difficili, con gli strumentiche hanno.Non sempre si riesce a soddisfaretutte le esigenze, ma Gigliola eraincredibile, lavorando assieme a Pinoe a Oscar, a non perdere unaoccasione per trasmettere questacompetenza ed entusiasmo alla Scuolaforre e ai loro allievi e tutti noiavvertiamo pesantissima questaperdita, la loro mancanza.Sentiamo come nostro doverecontinuare quello che Gigliolariteneva compito fondamentale dellaScuola medica, e non sarà difficile,perché è quello in cui crediamo tutti.

Mario Milani a nome degli

Istruttori S.Na.Med. e colleghi tutti

“Mario, tu che dici?”

agosto 2015 il Soccorso Alpino 23

Tecnici del CNSAS da tre regioni si addestrano in forra ricordando Giliola Mancinelli e Oskar Piazza

Un’esercitazione per ricordaredue amici prima ancora che duecolleghi, perchè Giliola

Mancinelli e Oskar Piazza, scomparsi inNepal durante il sisma dello scorsoAprile, erano prima di tutto persone dalgrande cuore prima ancora che espertitecnci di soccorso.

Essere soccorritori vuol dire anchequesto, vuol dire stringersi insieme,farsi forza a vicenda e continuare illavoro in onore e nel nome di chi ci ha

salutati, consapevoli che il vuoto lascia-to sarà difficile da colmare.

Con questo spirito, venti tecnici delC.N.S.A.S. provenienti dalle squadreforre della Liguria, Emilia Romagna ePiemonte, si sono dati appuntamento loscorso 9 Maggio sul Rio Pralunga, inprovincia di Savona, per prendere partead una articolata esercitazione, simulan-do il trasporto di un ferito lungo la viadell’acqua attraverso diverse tecniche.

Alla presenza di un istruttore

Regionale della Delegazione ligure, itecnici si sono alternati e nella gestionedelle manovre di progressione e assicu-razione, affinando le modalità di soc-corso in forra e, soprattutto, ricordan-do con profonda commozione Giliola eOskar, amici e colleghi, scomparsi aLangtang sotto una valanga provocatadal violentissimo sisma che lo scorso 25aprile ha messo in ginocchio il Nepal.

Luigi Barbareseaddetto stampa SAER

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24 il Soccorso Alpino agosto 2015

Un altro lutto ha colpito il mondo del soccorso speleologico. Durante l’esplorazionedi una nuova cavità sul massiccio del Riesending, lo stesso dell’incidente dell’an-no scorso, Sabine Zimmerebner veniva colpita mortalmente da una pietra alla pro-

fondità di meno 70 metri.Chi ha partecipato all’intervento in Germania, la ricorderà, assieme al compagno, sem-

pre presente durante tutte le operazioni di recupero in profondità.Verrà inviata lettera di cordoglio ufficiale da parte del C.N.S.A.S. Nazionale.

Roberto Antoninidelegato II Zona speleologica F.V.G.

Sabine Zimmerebner

Venerdì 15 maggio il Comitato di-rettivo centrale del C.A.I., l’im-portante organismo con funzio-

ni politico-amministrative del nostroSodalizio, ha scelto un luogo insolito perla propria riunione; l’incontro non si è te-nuto nella Sede centrale del C.A.I. aMilano ma in Valsassina, ai Piani diBobbio, presso la baita Ciapin.

La giornata non era delle migliori mala pioggia non ha impedito di raggiun-gere la baita, percorrendo la mulattierache collega Barzio ai Piani di Bobbio,con i mezzi fuoristrada del Soccorso al-pino lombardo.

La scelta ha avuto un significato par-ticolare: quello di ricordare DanieleChiappa Ciapin, cui la baita è dedicata,scomparso nel 2008 a 56 anni, indimen-ticabile figura legata al mondo della

montagna e al Soccorso alpino. Daniele Chiappa era Accademico del

C.A.I.; conosciuto soprattutto per averconquistato nel 1974 il Cerro Torre dal-la parete ovest insieme ai compagni dicordata Casimiro Ferrari, Pino Negri eMario Conti.

Daniele Chiappa è stato Vice presi-dente nazionale del C.N.S.A.S.,Presidente del Servizio regionaleC.N.S.A.S. lombardo, Istruttore nazio-nale del C.N.S.A.S. e fondamentale rife-rimento per tecniche di soccorso in mon-tagna e impegni appassionati volti allaprevenzione degli incidenti.

“Abbiamo deciso di riunirci ai Pianidi Bobbio per rendere omaggio a una fi-gura importante del C.N.S.A.S., venuto amancare prematuramente, non solo allafamiglia, ma anche alla montagna e al-la società tutta”; questo il commento del

Presidente generaledel C.A.I. UmbertoMartini.

Così, i compo-nenti del C.D.C.hanno raggiunto labaita di primo matti-no dove i lavori so-no stati aperti da unbreve ma motivatoricordo di Ciapinpronunciato dalPresidente generale

Umberto Martini; a lui si sono aggiuntiVincenzo Torti ed Erminio Quartiani le-gato a Daniele da vecchia amicizia.

Danilo Barbisotti, Presidente delSoccorso alpino e speleologico lombar-do, e Antonio Fumagalli, Delegato dellaXXI lariana, hanno ricordato che la bai-ta è stata dedicata a Ciapin con l’intentodi proporsi come centro formativo per ilC.N.S.A.S. e non solo, ma soprattuttocome luogo dove parlare di prevenzionedegli incidenti in montagna perché pro-prio Daniele fu promotore del progettoSICURI in MONTAGNA che oggi ha as-sunto valenza nazionale da oltre un de-cennio.

La riunione del C.D.C. è poi prose-guita entrando nel merito del programmasovrinteso dal Direttore generale delC.A.I. Andreina Maggiore e coordinatodalla segretaria Emanuela Pesenti.

Se pur dislocata in montagna, nellasua bella semplicità, la baita si è dimo-strata capace di accogliere efficacemen-te la riunione; merito anche della logisti-ca garantita da Fabio Paruzzi, FabioPozzoni della Stazione C.N.S.A.S.Valsassina e Giuseppe Rocchi dellaStazione C.N.S.A.S. Lecco.

Non poteva mancare, nel segno del-la più vera amicizia, un apprezzato spun-tino conviviale preparato da Fulvio eOsvaldo, in chiusura della giornata.

Elio Guastalli

IIll CCoommiittaattoo ddiirreettttiivvoo cceennttrraalleeddeell CCAAII ssii èè rriiuunniittoo aallllaabbaaiittaa CCiiaappiinn

CDC CAI baita Ciapin

CDC CAI ricorda Ciapin

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SSicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero •

L’appuntamento del progetto SICURI in MONTAGNAdel C.N.S.A.S. dedicato alla prevenzione degliincidenti tipici della stagione estiva ha messo in

campo, il 21 giugno scorso, la giornata SICURI sulSENTIERO; ancora una volta numerose sono state lemanifestazioni, sparse un po’ ovunque seppur in mododisomogeneo.In estate si concentrano gli interventi di soccorso inmontagna; questa ragione basta per capire che la giornatadi giugno assume una particolare rilevanza. L’attenzionedimostrata da chi ha aderito alla manifestazione si è rivoltasoprattutto all’escursionismo e alle ferrate; certo non sonomancate altre proposte che hanno caratterizzato gliinterventi, a volte anche con notevole fantasia. E’ solo ilcaso di ricordare che gli spazi e le modalità dellemanifestazioni sono pressoché infiniti, in termini diproposte e discipline sportive: l’arrampicata in falesia, laraccolta dei funghi, il canyoning, la speleologia ed altroancora. Le località attivate per la manifestazione sonostate: Terranova di Pollino in Basilicata; Reggio Calabria,Morano Calabro, in Calabria; Rif. Castello del Matese inCampania; Terminillo, in Lazio; Monte di Portofino,Rapallo, Parco del Peralto in Liguria; Ferrata delVenticinquennale, Ferrata 30° OSA al Corno Rat, FerrataAngelino, Ferrata CAO Como, Ferrata Due mani, BaitaCiapin ai Piani di Bobbio, in Lombardia; Rifugio Pian diTroscia, nelle Marche; Bocchetto di Sessera, in Piemonte;Ulassai, in Sardegna; oltre una dozzina di località sparseper la Toscana; parecchie località in Trentino; MonteTezio, in Umbria; Rifugio Telegrafo al Monte Baldo inVeneto.Come si vede dall’elenco sono diverse le Regioni chepropongono svariate iniziative; purtroppo rimangonoancora scarsamente presenti alcune aree che andrebberopresto implementate, compito auspicabile delle direzionidei Servizi regionali del C.N.S.A.S. Tecnici del Soccorsoalpino, Accompagnatori di Escursionismo e di alpinismogiovanile, Istruttori di Alpinismo e scialpinismo, Guidealpine, rappresentanti di Enti ed Associazioni, hanno datovoce alla prevenzione degli incidenti tipici della stagioneestiva dimostrando di lavorare insieme con entusiasmo.Pochi i report pervenuti, segno che generalmente c’è piùpropensione al fare che allo scrivere; di seguito sonoriportati gli articoli che dimostrano la fantasia e la passione

di chi ha voluto dedicare un po’ del proprio tempo a farcrescere la cultura della prevenzione inventando iniziativespesso coinvolgenti ed accattivanti. Sicuramente proficue,ad esempio, le idee di associare gli interventi diprevenzione a manifestazioni sportive proposte da altriEnti e Associazioni; non meno interessante l’idea dipuntare sulla diffusione del messaggio tramite i canaliinternet e social che, sicuramente, possono interessarepopolazioni altrimenti poco raggiungibili. Diverse sonostate le manifestazioni che hanno coinvolto direttamente iragazzi dell’Alpinismo giovanile del C.A.I.: bacinomeraviglioso che ci fa ben sperare per il futuro. Ancorauna volta alcuni presidi di sentieri e ferrate hannopermesso di raccogliere dati informativi interessanti che siattestano sulle osservazioni degli scorsi anni; ovviamente ilquadro che emerge è fortemente caratterizzato dallalocalità e dal tipo di popolazione osservata. Moltiescursionisti non sono iscritti al C.A.I.; appare mediamentediffusa una sufficiente attenzione alla preparazione dellagita anche attraverso informazioni in internet, all’ascoltodel bollettino meteo ed all’uso di materiali edabbigliamento appropriati; meno incoraggianti risultano lecapacità di primo soccorso in caso di necessità. Nellapopolazione dei ferratisti, facendo un confronto a distanzadi parecchi anni, pare rilevabile una maggiore attenzioneall’utilizzo dei materiali di auto assicurazione. Il Soccorsoalpino e speleologico del C.A.I., che per sua natura epeculiarità si occupa d’interventi di soccorso in montagnaa 360°, con il progetto SICURI in MONTAGNA, nato unaquindicina di anni fa, si propone semplicemente comepromotore di iniziative dedicate alla prevenzione attornoalle quali catalizzare la massima condivisione di persone,Enti e Organizzazioni. Non vi è dubbio che sarà premuradel C.N.S.A.S. continuare a presentare questi momenticome impegno nazionale dedicato alla prevenzione degliincidenti con la viva speranza che la prevenzione,attraverso il progetto SICURI in MONTAGNA possacogliere sempre maggiori consensi. Il prossimoappuntamento per la giornata SICURI con la NEVE 2016sarà domenica 17 gennaio; per SICURI sul SENTIERO2016 bisognerà aspettare domenica 21 giugno: noi cisaremo.

Elio Guastalli

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Report della giornata nazionale dedicata alla prevenzione degli incidenti nella stagione estiva: sentieri, ferrate, falesie, a cercar funghi ed altro ancora

25agosto 2015 il Soccorso Alpino

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Parco del Pollino – BasilicataIl Soccorso alpino della Basilicata, nell’ambito della prevenzione degli incidenti in montagna, ha utilizza-to alcune importanti manifestazioni locali per diffondere il messaggio proposto da SICURI sul SENTIERO.La prima manifestazione ha riguardato i percorsi attrezzati sulle Dolomiti lucane, ferrata in ambiente tipi-co recentemente allestita, dove gli uomini del C.N.S.A.S. hanno collaborato per l’inaugurazione dell’11 lu-glio dando assistenza ai partecipanti sui temi della prevenzione tipici di questi percorsi. Buona la collabo-razione con Enti ed Associazioni. Una seconda importante manifestazione denominata Corsa dei Brigantidel Pollino ovvero, il campionato regionale di corsa in montagna, tenutasi il 12 luglio a San Severino Lucano,organizzata dall’associazione Correrepollino, ha visto la presenza dei tecnici del C.N.S.A.S. con uno standinformativo insieme al presidio a favore della manifestazione. Sicuramente positivi sono stati i riscontri rac-colti in termini di immagine e collaborazione

Rosario Amendolara

Reggio Calabria - CalabriaIl 28 giugno la stazione C.N.S.A.S. Aspromonte ha realizzato la manifestazione SICURIsul SENTIERO presso l’arena dello stretto di Reggio Calabria. L’evento, patrocinato dalComune di Reggio Calabria, si è svolto insieme ai nostri partner ufficiali: sezioni C.A.I.,118, Croce rossa, Polizia di Stato, WWF e associazioni di trekking del territorio. In que-sta edizione si è pensato di sfruttare al meglio i canali internet e social in modo da avereuna diffusione capillare del messaggio comunicativo. Così, sono stati girati dei cortome-traggi sulle diverse tipologie di incidenti, con semplici nozioni su come comportarsi eanche su come organizzare l’escursione al fine di ridurre al minimo i rischi. E’ stato crea-to un canale su you tube e creato un evento su Facebook. Durante la giornata negli standssono stati coinvolti tutti i partners, con lezioni riguardanti le tematiche dell’evento. Lostand montato (due gazebi e una tenda del Ministero dell’interno), in una delle zone più trafficate della città, è stato suddiviso in quat-tro aree ed è stato strutturato in modo tale che i visitatori percorrendo il tracciato interno hanno potuto attraverso i video e la presen-za preziosa dei volontari, ricevere le informazioni inerenti le problematiche trattate. Queste le sezioni proposte, tutte visitate con gran-de interesse; Area C.N.S.A.S.; Area sanitaria; Area escursionistica; Area Polizia di Stato.

Sartiano Mirko

Matese – CampaniaDomenica 21 giugno 2015 è stata la giornata dedicata alla sicurezza in montagna che havisto il servizio regionale C.N.S.A.S. della Campania impegnato nella manifestazione SI-CURI sul SENTIERO, giunto alla 15° edizione. In Campania l’evento è stato ospitato/creatonell’ambito della manifestazione 100 donne sul Matese, XX edizione di una manifestazioneideata da una socia della sezione C.A.I. di Piedimonte Matese (CE) per favorire e stimo-lare la fruizione femminile della montagna. In questa occasione c’è stata una massiccia par-tecipazione delle sezioni C.A.I. regionali: Piedimonte Matese (CE), Benevento, Avellinoe Castellammare di Stabia (NA), nonché di qualche sezione molisana, quella di Isernia.La squadra alpina del Servizio regionale C.N.S.A.S. Campania ha partecipato al briefinginiziale, prima della partenza dell’escursione, illustrando l’attività della struttura ed i

campi di azione agli oltre cento soci C.A.I. intervenuti. Dopodiché i tecnici hanno spiegato la tipologia e l’utilizzo di alcuni dei di-spositivi in dotazione al C.N.S.A.S. in caso di intervento, hanno anche effettuato una dimostrazione pratica con la barella portantina,eseguendone il montaggio e simulando un trasporto di infortunato. Tutti gli escursionisti intervenuti hanno mostrato grande interes-se per l’attività della struttura per molti ancora sconosciuta. Dopo la partenza dell’escursione la squadra del C.N.S.A.S. è rimasta apresidiare la zona, ancora per qualche ora, continuando l’attività divulgativa.

Rossana D’Arienzo

Monte Terminillo – LazioSi è svolta sul Monte Terminillo la giornata SICURI sul SENTIERO organizzata dalC.N.S.A.S. Stazione di Rieti con la partecipazione della sezione C.A.I. di Rieti. L’eventoha visto la presenza del Capo stazione del C.N.S.A.S. di Rieti e del Presidente del C.A.I.di Rieti. Il Capo stazione ha presentato il C.N.S.A.S. e spiegato sia le competenze e fun-zioni del Corpo sia l’organizzazione interna dello stesso. L’incontro è stato dedicato ad il-lustrare, da parte degli uomini del C.N.S.A.S., le norme base della prevenzione sui possi-bili incidenti in montagna, sul sentiero e sui relativi comportamenti da tenersi. Tra le im-portanti nozioni, sono state spiegate quelle della chiamata e relativa attività di richiesta diintervento del C.N.S.A.S. a seguito di difficoltà e/o infortunio sul sentiero e/o in ambien-te montano in genere. Durante l’incontro sono stati inoltre presentati gli strumenti di la-voro utilizzati dagli operatori del C.N.S.A.S., tra cui il nuovo sistema informatico Geo.Res.Q. L’incontro è stato ulteriormente inte-ressante in quanto gli uomini del C.N.S.A.S. hanno dedicato parte della giornata a rispondere alle numerose domande dei partecipantied in particolare al gruppo del C.A.I. di Rieti, impegnato in un corso di escursionismo di primo livello. Si è poi svolta una dimostra-zione pratica di calata su pendio esposto di uno o più operatori e recupero degli stessi. La giornata si è conclusa con interviste e com-pilazione dei modelli forniti dal C.N.S.A.S. alle persone intervenute e agli escursionisti incontrati.

Bianchetti Paolo; Mazzilli Alessandro

26 il Soccorso Alpino agosto 2015

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27agosto 2015 il Soccorso Alpino

Righi, Parco del Peralto Genova – LiguriaLa giornata nazionale SICURI sul SENTIERO, promossa dal C.N.S.A.S., ha visto impe-gnati anche i Tecnici della Stazione di Genova che hanno organizzato, presso la zona delRighi nel Parco del Peralto, uno stand informativo. La bella giornata e la posizione stra-tegica hanno certamente contribuito alla buona riuscita dell’evento. Sono stati molti in-fatti gli escursionisti che con la mtb, a piedi o correndo hanno potuto ricevere materialedivulgativo ed informazioni utili circa la prevenzione degli incidenti durante le varie at-tività escursionistiche. Durante il presidio vi sono state anche alcune richieste di assistenzada parte dei frequentatori del Parco causate da piccoli traumi ed un malore che sono sta-ti opportunamente trattati grazie al personale presente ed al coordinamento della Centrale

118 di Genova. SICURI in MONTAGNA si conferma quindi, oltre che un ottimo momento divulgativo, un efficace strumento di sen-sibilizzazione a tutte le tematiche che concorrono ad una pratica più consapevole e quindi sicura delle più disparate forme di escur-sionismo raggiungendo così quello che rimane l’obiettivo più importante, ovvero quello di prevenire gli incidenti, per quanto possi-bile, prima che accadano.

Zumiani Riccardo

Ferrata CAO Como – LombardiaI tecnici della stazione C.N.S.A.S. Lario Occidentale e Ceresio hanno presidiato la ferrata del CentenarioCAO Como al Monte Grona, Menaggio (CO), sulle Prealpi lombarde. La ferrata è stata recentemente ri-fatta e riattrezzata presentandosi così in condizioni ottimali. Questo percorso attrezzato richiama una fre-quentazione diffusa in tutte le stagioni; favorevoli sono anche l’ambiente prealpino e le medie difficoltàtecniche che la ferrata presenta. Numerosi sono gli escursionisti locali che si incontrano; non mancano pe-raltro gli stranieri. La giornata di presidio ha portato a considerazioni positive: quasi tutti i partecipantiavevano l’attrezzatura di auto sicurezza completa ed idonea e sapevano inoltre muoversi abbastanza be-ne nella progressione; solo qualche escursionista, non appartenente ad attività organizzata, dimostrava diindossare attrezzature obsolete e palesava anche qualche incertezza di movimento. Tutte le persone coin-volte hanno comunque dimostrato buon interesse per la manifestazione, apprezzando i consigli che veni-vano impartiti. La manifestazione è sicuramente da ripetere.

Riccardo Botta

Ferrata Angelino al M. Generoso - LombardiaPresidio organizzato dalla Stazione C.N.S.A.S. del Lario Occidentale e Ceresio. La ferrata Angelino alMonte Generoso nel Comune di San Fedele Intelvi (CO) è sicuramente una ferrata non ancora famosa epoco frequentata dalla massa degli escursionisti; non vi è dubbio che meriterebbe maggiore attenzione.La ferrata è stata completamente rifatta tre anni fa ed è quindi in perfette condizioni di sicurezza, con leattrezzature completamente revisionate; le difficoltà sono classificabile PD. Questo percorso, posto sul con-fine con la vicina Svizzera, viene frequentata in gran parte da stranieri; il paradosso è che la ferrata Angelinoviene promossa maggiormente in Svizzera che in Italia. In prospettiva, con adeguata visibilità può sicu-ramente diventare un posto molto più frequentato vista la posizione panoramica di cui gode e la facile ac-cessibilità che ha. I pochi escursionisti presenti hanno dimostrato di possedere una adeguata attrezzaturae una preparazione perlomeno sufficiente. Buona la collaborazione e l’apprezzamento per la manifesta-zione.

Paolo Lanfranconi

Ferrata Monte Due mani - LombardiaAnche quest’anno si è dato luogo al presidio della ferrata Simone Contessi al Monte Duemani in Valsassina da parte di Istruttori del C.A.I. di Ballabio e la collaborazione di uo-mini del C.N.S.A.S. La presenza di escursionisti non è stata numerosissima ma co-munque buona; l’iniziativa ha riscontrato anche l’interesse di giornalisti che si sono re-si disponibili a diffondere il messaggio della prevenzione degli incidenti con la pub-blicazione di articoli sugli organi di informazione. Tutti i partecipanti hanno dimostratoampia disponibilità alle interviste per raccogliere i dati statistici e qualche piccolo sug-gerimento; buona l’attrezzatura utilizzata e l’abbigliamento, comprese le calzature.Significativa la presenza di escursionisti stranieri. Sorprendentemente alto risultava ilgrado di informazione circa le caratteristiche ed il grado di difficoltà della ferrata; informazioni apprese da internet. Buono il giu-dizio complessivo della manifestazione.

Crippa Paolo

Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero •

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Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero •

il Soccorso Alpino agosto 201528

Piani di Bobbio – LombardiaAlla baita Ciapin, dedicata all’indimenticabile Daniele Chiappa, ai Piani di Bobbio, si èaperta una nuova sinergia fra C.N.S.A.S., FALC e Alpinismo giovanile; dopo le consoli-date edizioni invernali, l’appuntamento estivo è rivolto soprattutto ai ragazzi che si avvi-cinano all’ambiente montano, con lo scopo di trasmettere loro i primi rudimenti sulla si-curezza in montagna. Una partecipazione ristretta ma attenta: circa una trentina i ragazzicoinvolti, principalmente un gruppo del C.A.I. Lecco, qualche ragazzo della FALC, e al-tri. L’occasione ha visto la presentazione di un nuovo opuscolo curato da Elio Guastalli,Giancarlo Nardi e Enrico Volpe, dal titolo In montagna raga, in cui si invitano i più gio-vani a frequentare le montagne con entusiasmo e la giusta prudenza. Gradita e simpatica

la presenza del past president generale del C.A.I. Gabriele Bianchi. I ragazzi si sono poi diretti nella zona ove i tecnici della stazioneC.N.S.A.S. Valsassina hanno tenuto una dimostrazione di calata della barella con ferito in parete. A seguire i ragazzi, con una barel-la in formato ridotto, si sono cimentati provetti soccorritori, trasportando fino alla baita un simulante ferito. La polenta taragna di FulvioScolari ha allietato la fine della giornata, fra chiacchiere e pensieri per il futuro. L’appuntamento è per la terza domenica di giugno2016, insieme agli Accompagnatori di Alpinismo giovanile con i loro ragazzi; con l’obiettivo di allargare la partecipazione nel segnodell’entusiasmo proprio dei più giovani.

Volpe Enrico, Pozzoni Fabio

Ferrata Corni di Canzo - LombardiaLa Stazione del Triangolo Lariano, come di consuetudine, non ha mancato di aderire an-che quest’anno al progetto SICURI in MONTAGNA, manifestazione dedicata alla pre-venzione degli incidenti nella stagione estiva. La ferrata del Corno Rat a Valmadrera e delCorno Occidentale ai Corni di Canzo sono fra le ferrate più frequentate delle montagnalecchesi. Alla partenza di questi itinerari i tecnici del C.N.S.A.S. hanno fornito importan-ti informazioni sulla progressione in sicurezza dei percorsi attrezzati oltre ad utili consi-gli su attrezzatura e abbigliamento più idonei. Durante la mattinata sono stati raccolti i da-ti statistici e distribuiti gli opuscoli informativi con le indicazioni per una corretta fre-quentazione delle vie ferrate e della montagna più in generale in tutti i suoi aspetti. La ma-nifestazione, che ha visto una discreta partecipazione, come sempre ha incontrato l’inte-resse e l’apprezzamento dei presenti, complice favorevole anche il bel tempo. Senza dubbio il prossimo anno l’iniziativa verrà ripro-posta.

Alberto Redaelli

Ferrata Centenario al Resegone - LombardiaSin dalle primissime ore del mattino, la nostra ferrata è stata presa d’assalto da un nutri-to gruppo di persone, 63 per l’esattezza, che comprendevano tutte le età con anche diver-si gruppi familiari, con papà, mamma, alcuni anche con due figli: i più piccoli di nove eundici anni. In un gruppo, non mancava il nonno al seguito. Fin dall’inizio i bambini era-no entusiasti, complice la meravigliosa giornata; mentre si preparavano, di fronte a qual-che titubanza dei genitori e dei più grandi, i piccoli non mancavano di incitarli a vincerequalche esitazione data dalla verticalità iniziale della parete: “ma vieni mamma che nonè per niente difficile, vedrai”. Dopo pranzo verso le 13:00 il tempo si è guastato e per unpaio di ore ha piovuto anche abbondantemente per poi smettere, comunque alla mattinatemperature molto buone e un venticello che soffiava via l’afa del mattutina. Tutti indos-

savano adeguatamente imbracatura omologata con set dissipatore, casco, calzature idonee, nella media scarponcino. Solo alcuni por-tavano scarpe basse visibilmente poco adatte al percorso attrezzato. Diverse le persone che chiedevano come fare per raggiungere lapartenza della seconda Ferrata De Franco Silvano che parte a quota 1.750 per poi raggiungere la vetta del Resegone 1.875 metri.Bilancio della giornata più che positivo: da ripetere.

Marcolini Danilo

Monte Catria – MarcheNell’ambito del progetto del C.N.S.A.S. denominato SICURI in MONTAGNA, sabato 20 giugno laStazione di Pesaro del SASM, in collaborazione con il C.A.I. di Pesaro, ha inaugurato il Sentiero delFLO dedicato all’alpinista Massimo Lorenzetti, da molti conosciuto nell’ambiente montano, purtrop-po prematuramente deceduto sul monte Catria nel 2013 per cause incerte. Le ricerche, coordinate dalC.N.S.A.S., terminarono il 13 dicembre dopo alcuni giorni e decine di uomini impegnati. L’escursioneha avuto inizio dal parcheggio dell’impianto di risalita al Monte Catria in località Caprile nel Comunedi Frontone alla volta della località denominata Infilatoio, da li l’escursione è proseguita fino al rifu-gio Cupa delle Cotaline che ha messo a disposizione i suoi locali per far riposare i partecipanti. Dopoun breve ristoro il gruppo si è diviso in due. Una parte ha preferito rientrare al punto di partenza uti-lizzando l’impianto, mentre l’altra parte, nonostante il tempo avverso, ha preferito onorare l’evento rag-giungendo a piedi il piazzale. Prima del tramonto la comitiva di escursionisti è rientrata alla base.Durante tutto l’evento tecnici del Soccorso alpino marchigiano della Stazione di Pesaro hanno ac-

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compagnato gli escursionisti sfruttando l’occasione per offrire consigli sulla sicurezza in montagna ed attuando così il primo doveredel soccorritore: La prevenzione. Il numero dei partecipanti, circa quaranta, viene considerato positivo soprattutto viste le avverse con-dizioni meteorologiche che sfortunatamente hanno accompagnato la manifestazione con pioggia battente che non ha intimorito i par-tecipanti.

Menchetti Paolo

Località varie - ToscanaAnche quest’anno il Soccorso alpino e speleologico toscano ha partecipato alla giornatanazionale SICURI sul SENTIERO, tenutasi domenica 21 giugno. Per raggiungere lo sco-po della giornata, ovvero creare una maggiore sensibilità nelle persone sui rischi del-l’ambiente montano ed informare per prevenire gli incidenti tipici della stagione estiva,in tutte le stazioni toscane del S.A.S.T. sono state organizzate manifestazioni diverse co-me: presidi, percorsi organizzati e stand informativi. Come da qualche anno, il Soccorsoalpino e speleologico toscano riesce a coinvolgere un gran numero di volontari che di-mostrano così di considerare la prevenzione come compito primario non mancando agliappuntamenti nazionali di gennaio e di giugno. I volontari hanno riscontrato un interessenotevole ed una maggiore affluenza, dettata anche dal bel tempo, rispetto agli anni pas-

sati. Da sottolineare la partecipazione di numerosi bambini, accompagnati dai genitori, che vogliono scoprire la montagna in ragio-nevole sicurezza.

Rinaldelli Alma

Castel Corno – TrentinoPer festeggiare i 50’anni della Scuola di Alpinismo e scialpinismo Catel Corno di Roveretoe Mori si è svolto in località Castel Corno (Isera) presso l’omonimo maniero medioevaleuna serata sulla storia dell’alpinismo ed in particolare sulla nascita della suola a metà de-gli anni Sessanta. Per l’occasione è stata allestita una piccola mostra fotografica e distri-buita in anteprima la Nuova guida alle escursioni, nata al tavolo della montagna che rac-coglie Guide alpine, Soccorso alpino trentino, Associazione rifugi, S.A.T. e Accademiadella montagna. La stessa è stata poi distribuita nella giornata del 21 giugno, durante leescursioni programmate dalle Sezioni S.A.T. del Trentino, ai circa cinquecento partecipanti.Si è parlato inoltre di come affrontare la montagna muniti di una adeguata attrezzatura, epreparazione tecnica che in aggiunta alla preparazione fisica riduce di molto il rischio re-siduo, comunque sempre presente nella attività alpinistica ed escursionistica. La distribuzione dell’opuscolo proseguirà nei mesi esti-vi durante gli appuntamenti I suoni delle dolomiti festival della musica in quota sulle dolomiti del Trentino. Inoltre presso la Sede cen-trale S.A.T. di Trento via, Manci 58, le sezioni S.A.T., nelle Stazioni di soccorso, presso i rifugi alpini, sparsi sul territorio è possibi-le reperire la guida; Poche regole utili e intelligenti possono salvare una vita, la prevenzione degli incidenti in montagna passa ancheattraverso l’informazione mirata, l’amore e la cultura del territorio.

Mazzola Mauro

Monte Baldo - Verona - VenetoForse davvero gli incidenti che succedono in montagna sono pochi a fronte delle situazioniche si vedono ogni giorno sui sentieri, anche della montagna veronese. La conferma è ar-rivata domenica 21 giugno in occasione della manifestazione nazionale SICURI sul SEN-TIERO. Alcuni volontari della Stazione di Verona hanno svolto attività di informazione,analisi e prevenzione lungo i sentieri di accesso e presso il Rifugio Telegrafo sul MonteBaldo. Hanno chiacchierato con i numerosi escursionisti, con i frequentatori abituali maanche con quelli occasionali; raccolto dati e dato consigli. Il quadro che ne è emerso è percerti versi incoraggiante: molti escursionisti erano adeguatamente preparati, attrezzati einformati. Purtroppo però il numero di camminatori improvvisati è ancora troppo alto. Ivolontari del C.N.S.A.S. hanno riscontrato notevoli carenze soprattutto in fatto di calza-

ture e di abbigliamento. Troppe ancora le persone che si avventurano a 2.000 metri con pantaloni corti e senza la possibilità di un cam-bio. Troppe le persone che camminano con ai piedi scarpe dal collo basso e dalla suola liscia o quasi. Prova ne è stata il fatto che, rien-trando dalla manifestazione, la squadra è dovuta intervenire in soccorso di una signora che, probabilmente per le calzature inadatte,è scivolata sul sentiero procurandosi la frattura di entrambe le caviglie. Non ci stancheremo mai di ripetere che per frequentare qual-siasi sentiero, anche il più banale, occorrono preparazione e attrezzatura adeguate.

Roberto Morandi

La prossima edizione di

SSiiccuurrii ssuull sseennttiieerroosarà il 19 giugno 2016

www.sicurinmontagna.it

Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero • Sicuri sul sentiero •

agosto 2015 il Soccorso Alpino 29

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30 il Soccorso Alpino agosto 2015

E ra l’aprile del 1960 quandoMorhele, cagnetta bastardinabianco-nera di uno stradino di

Zolda facente parte del CorpoSoccorso Alpino, trovò il parroco delpaese sotto una valanga. Pochi mesi dopo Robert e FritzReinstalder ricevettero dalla Guardiadi Finanza tre cani Bell, Giolan e Stolzche, anche se adulti, furono i primicani messi al servizio del C.S.A. per laricerca travolti in valanga. Nessunascuola, nessuna esperienza, solopassione e fiducia. Un anno dopo Bellsalvò una turista austriaca travoltaviva.Non eravamo però i primi. Oltralpe giàda tempo si sfruttava l’olfatto del caneper questo compito.Si dovettero aspettare sei lunghi anniprima che nascesse il primo corso perUnità cinofile da valanga del soccorsoalpino.Il prossimo anno festeggeremocinquanta anni della Scuola e molto daallora è cambiato.Nuove tecniche alpinistiche sviluppateper il soccorso, nuove conoscenze dellamedicina d’urgenza in ambienteinnevato, nuovi sistemi di rilevamentopersone travolte (A.R.T.Va. e RECCO)sempre più performanti e veloci, mezzidi trasporto efficienti come mai sisarebbe potuto neanche ipotizzare nel1996. Ciò che non è cambiato è solo ilcane con il suo naso. Strano a dirsi maè proprio lui che ancora, a dispettodella tecnologia spinta all’inverosimile,fa la differenza.Nel 1989, ben ventisei anni fa siaggiunse alla scuola U.C.V. (UnitàCinofile da Valanga), una nuovascuola allora indipendente: U.C.R.S.(Unità Cinofile Ricerca in Superficie).Ambiente impervio ma non innevato, e

banalmente stesso protagonista: il caneed il suo naso.Le due esperienze crebbero separate edautonome per anni, crescendo diesperienza e migliorando notevolmentemetodiche addestrative ma sempre intotale isolamento dal mondo cinofilointernazionale.Nel 2007, in seguito ad un intervento inPiemonte in cui furono protagonisticani da pista della Polizia specialesvizzera, nacque all’allora direttoredella scuola U.C.R.S. l’intuizione dellepotenzialità dei cani da matrailing alservizio del C.N.S.A.S. Il progetto,presentato ed accettato dalDipartimento di Protezione civile,portò alla nascita dei Cani molecolari. Nel 2011 si aggiunsero alle trespecialità i cani da macerie. Anche perqueste nuove esperienze un unicodenominatore: il naso del cane.Nel 2015 il Corpo nazionale soccorsoalpino e speleologico vanta unacopertura nel soccorso in ambienteinnevato, superficie, pista e maceriemettendo a disposizione specialisti adue e quattro zampe che formanobinomi di eccellenza tecnica.Ma questo è solo l’inizio di un nuovopercorso.Richard Bach scrisse che “quella che ilbruco chiama fine del mondo, ilmaestro chiama farfalla”...Per qualcuno morte, per qualcun altrorinascita …Le Unità cinofile del Soccorso alpinostanno attuando questa delicata enecessaria trasformazione. Il Corso diRavascletto appena concluso ne è ladegna testimonianza. Dopo alcuni annidi studio, di confronto con le realtànazionali ed internazionali, la nuovaDirezione U.C., ormai unita per ilsettore valanga e superficie, ed in

perfetta sintonia con i molecolari, haspinto il piede sull’acceleratore. Al suofianco il prezioso ed insostituibileapporto tecnico della S.Na.Te.,necessaria realtà per rendere i binomiautonomi in ambiente impervio esuperiori a qualsiasi altra realtàpresente nel territorio nazionale.In questo ultimo appuntamento friulanoconcluso il sei giugno 2015 nuovestrategie addestrative, grandeattenzione alla scelta del cucciolo,conferma della Classe puppies,aggiornamenti istruttori rivolto nonsolo alla filosofia dei moderni concettidi addestramento ma anche dellacomunicazione interna al gruppodocenti ed esterna agli allievi, abbiamovisto un corso unico nel suo genere edapprezzato da tutti i conduttori.Quattro sono le specialità, ognunaeccellente nel proprio modus operandie per questo di fatto limitate asituazioni particolari.Per questo si stà lavorando ormai damesi su un progetto ormai noto aitecnici del settore. Chiamate da alcuniUnità cinofile ibride da altri miste, daaltri ancora bavaresi, non sono altroche conduttori che formano cani ingrado di seguire una pista fresca alguinzaglione (mantrailing) per poiliberarli se l’ambiente risultasseimpervio con conclusione coerenteall’addrestramento da superficie. Unfuturo prossimo molto vicino chesperiamo possa dare al soccorso unarma in più per risolvere in alcuni casiricerche in tempi breviIl livello tecnico è migliorato in modotangibile ma ancora molto c’è da fare.Nuove regole chiare che daranno nonsolo il la ma il ritmo serrato delrinnovamento.

Paolo Cortelli Panin

Le Unità cinofile del CNSASla grande trasformazione

Il 26° Corso in cifre:

Classe A: 27 promossi, 3 negatvi;

Classe B: 27 operativi, 1 riserva tecnica, 2 negatvi.

Nominati 4 nuovi istruttori U.C.

26° Corso UCRSRavascletto, giugno 2015.Le Unità cinofile da ricerca in superficie si sono ritrovate per il 26°Corso UCRS

a cura di Alessio Fabbricatore

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31agosto 2015 il Soccorso Alpino

Il 26 Corso Unità cinofile ricercain superficie ha sperimentato, con

successo, parecchie novità tecniche.

Ma sentiamo dalla voce del direttore

della Scuola U.C. Marco Garbellini

le innovazioni del Corso.

“Al 26° Corso ci siamo trovati conuna settantina di allievi tra Classe A eClasse B e qualche cucciolotto che ilprossimo anno, probabilmente, parteci-perà al corso della Classe A. Quest’an -no abbiamo trattato degli argomenti, equesto lo abbiamo spiegato ai condut-tori ad inizio Corso, ai quali noi diamouna importanza particolarmente eleva-ta. Argomenti finalizzati al lavoro delcane e, soprattutto, rapportati all’am-biente di lavoro in cui andiamo ad ope-rare. Abbiamo cioè trattato argomentiche siamo riusciti ad associare al terri-torio e a siti particolari. Abbiamo, inpratica, individuato dei siti specificidove ogni argomento veniva focalizza-to dall’istruttore sia dal punto di vistadidattico sia dal punto di vista prati-co/operativo. Rispetto ai siti dello scor-so anno, massi accatastati e una caser-ma dismessa, abbiamo voluto ulterior-mente esasperare le situazioni operati-ve di lavoro operando sia in una minie-ra di carbone sia nei bunker, quindicondizione di buio, di pavimentazionedisestata, di rimbombo, ecc. Ed ancoraabbiamo inserito l’ambiente frana,operando su un terreno franoso postoall’interno di una zona boschiva.Abbiamo inoltre inserito l’ambienteacquatico, acqua in movimento di unfiume e acqua stagnante. Nel comples-so si sono visti dei bei lavori. Ogniargomento, se analizzato attentamente,ha fornito risultati veramente interes-santi. Risultati, che nella loro comples-sità, portano a migliorare sia le motiva-zioni del cane sia la gestione del cane(questo fa parte degli argomenti tratta-ti) quindi migliorando ulteriormente ilrapporto tra conduttore e cane, con unaconseguente migliore segnalazione(abbaio) del cane. Direi che abbiamoottenuto buoni risultati, anche per ilfatto che abbiamo operato con squadrecomposte da quattro, cinque condutto-ri. Con questi numeri si riesce a fare unbuon lavoro, lavorando dalla mattinafino al pomeriggio, quindi con orariocontinuativo: breve pausa, pranzo consacchetto e via.”

Nel 2015 è stato siglato tra le

Direzioni nazionali del Corpo Na -

zionale Soccorso Alpino Speleologico

(C.N.S.A.S.), dell’Associazione Na -

zio nale Carabinieri (A.N.C.) e le

Unità Cinofile Italiane Soccorso

(U.C.I.S.) un protocollo di intesa cui

ha avuto seguito degli incontri di

carattere tecnico. Quali sono stati i

risultati che ne sono scaturiti da que-

sti incontri tecnici?

“Con A.N.C. Abbiamo, già da unpo’ di tempo, incominciato a effettuarele verifiche delle loro Unità cinofile.Abbiamo effettuato già quattro incontridando delle valutazioni di operativitàin modo da poter, in futuro, collabora-re. Abbiamo riscontrato nella A..N.C.delle buone, anche eccellenti, Unitàcinofile. Naturalmente le loro capacità,in ambiente impervio estremo, sonolimitate, ma rappresentano comunquedelle buone risorse. Con le U.C.I.S.abbiamo ora già siglato un accordo diverifica, sia riguardo il programma sulcampo, sia riguardo i criteri valutativi.Da notare che le U.C.I.S. rappresenta-no numericamente un’entità più grandedell’A.N.C.”

Chiediamo ora al dott. Paolo

Cortelli Panini, Responsabile nazio-

nale delle Unità Cinofile Mollecolari

(U.C.M.) e responsabile veterinario

assieme al dott. Fabrizio Emanuelli,

considerazioni, dal punto di vista

veterinario, di questo 26° CorsoU.C.R.S. Tenuto conto anche della

location.

“Il dott. Fabrizio Emanuelli ed io,responsabili veterinari dei Corsivalanga e superficie, siamo estrema-mente soddisfatti. Rispetto agli annipassati non abbiamo avuto al corso nepatologie gastrointestinali ne respirato-rie. Ciò è dovuto ad una sempremigliore gestione da parte dei condut-tori dei cani del C.N.S.A.S. Le sceltefatte da qualche anno, come il noncambiare mangime ed il far dormire icani, se le condizioni ambientali lo per-mettono direttamente nelle macchinedei conduttori, hanno generato unadiminuzione importantissima di stress,che molto spesso sfocia in un abbassa-mento delle difese immunitarie conconseguenti diarree e raffreddori. LaCarnia è purtroppo famosa i parassitiesterni soprattutto zecche. La obbliga-torietà di protezione, richiesta dallaDirezione della Scuola nazionale U.C.attraverso il lavoro dei veterinari, ha

permesso di far pervenire al Corso tuttii cani coperti da trattamenti antiparas-sitari ed al momento non abbiamoavuto alcun problema. Quasi settantatecnici a quattro zampe hanno lavora-to per circa sei ore al giorno in gruppidi quattro/sei per squadra e non abbia-mo avuto ferite da morso ne traumi diuna certa rilevanza. Delle piazze dilavoro quella che ci preoccupava di piùera la caserma poiché piena di detriti elamiere. Organizzato tutto così benedai responsabili che neanche un cane siè tagliato.”

Al dott. Mauro Ceccaroni, pre-

sente in qualità di rappresentante del

Dipartimento di Protezione Civile

(D.P.C.), chiediamo le considerazioni

sia sul 26° Corso U.C.R.S. che sul

protocollo di intesa con la A.N.C. e

con le U.C.I.S., ricordando che l’arte-

fice principale della sottoscrizione

del protocollo è stato il D.P.C., presso

la cui sede operativa, come abbiamo

già riferito, è stato firmato.

“Il Corso conferma non soltanto laqualità del lavoro delle Scuole delSoccorso alpino, ma anche la capacitàdi autocritica dei tecnici del Soccorsoalpino che riescono ogni volta a rimet-tersi in discussione per cercare nuoviorizzonti di addestramento, di socializ-zazione sia tra gli animali che tra ivolontari. Questa aspetto, dal miopunto di vista, rappresenta sempre unmomento di crescita. Per quantoriguarda i protocolli di intesa che sonostati stipulati, il Dipartimento dellaProtezione Civile ha spinto moltissimoin quella direzione per due motivi.Seguire la politica di conoscenza tra leorganizzazioni di volontariato apparte-nenti al sistema della protezione civile.Mettere insieme realtà diverse e farlelavorare verso un unico obiettivo, cheè quello del raggiungimento di livellitecnici elevati attraverso lo scambio diesperienze e la partecipazione ad espe-rienze esercitative condivise. Con ilprotocollo di intesa ci siamo prefissi dimettere in contatto le realtà di questeassociazioni di livello, non dico infe-riore, ma sicuramente di diverso livellotecnico. L’obiettivo è quello di unifor-mare, su un livello tecnico ottimale, lerealtà cinofile della Protezione Civile,questo fatto ci consentirà di lavorare suuno share più ampio per quanto con-cerne la scelta degli strumenti di ricer-ca a disposizione. “

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S ono oggi operative lenuove funzionalità diAROGIS, disposte dalla

Direzione nazionale, e orafruibili per tutte le struttureperiferiche territoriali delC.N.S.A.S.Le nuove funzionalitàriguardano la gestione dimagazzino, e consistono in uncompleto e articolato strumentoche permette la registrazione ditutto le dotazioni occorrenti allavita operativa della struttura,consentendo la storicizzazionedelle scadenze ed eventualiverifiche per qualunque articoloregistrato a sistema.

Normativa di riferimentoIl Decreto interministeriale 13 apri-

le 2011 Art. 4 Obbligo delle organizza-zioni di volontariato, al punto 2 recita:

“Le organizzazioni curano che ilvolontario aderente, nell’ambito degliscenari di rischio di protezione civileindividuati dalle autorità competenti esulla base dei compiti da lui svolti, siadotato di attrezzature e dispositivi diprotezione individuale idonei per lospecifico impiego e che sia adeguata-mente formato ed addestrato al loro usoconformemente alle indicazioni specifi-cate dal fabbricante.”

Dall’analisi del punto 2 dell’Art. 4 sievince dal decreto due macro aree:

a. attrezzature;b. Dispositivi di Protezione Indivi -

duale (D.P.I.).Il Decreto interministeriale 13 aprile

2011 non cita altro, ma il Decreto 12gennaio 2012 del Dipartimento dellaProtezione Civile (D.P.C.) nell’Alle ga -to 1 al punto 2. Compiti svolti dai vo -lontari prevede tra l’altro:

– soccorso ed assistenza sanitaria;– uso di attrezzature speciali;– conduzione di mezzi speciali;

– attività subacquea;– attività cinofile.Specificando al termine dell’elenca-

zione di cui al punto 2: “I compiti di soccorso in ambiente

montano, impervio od ipogeo costitui-scono compiti specifici svolti dai volon-tari appartenenti al C.N.S.A.S. ed alleorganizzazioni equivalenti esistentinelle provincie autonome di Trento eBolzano.”

Struttura del Modulo magazzino

Sulla base delle indicazioni datedalla normativa di riferimento, nell’otti-ca di rispondere quindi ai dettami intema sicurezza per i nostri operatori, maanche di predisporre uno strumento conmarcata valenza nella gestione delledotazioni (e non solo) in capo alle variestrutture interne al C.N.S.A.S., è statadefinita una struttura del modulo sulivelli che come dei contenitori permet-tono la corretta registrazione degli arti-coli:

1. Macro categorie, sono delle ma -cro categorie fisse e modificabili solo alivello nazionale e quindi uguali pertutti i Servizi regionali;

2. Famiglie, sono delle famiglie diMacro categorie suggerite dal naziona-le ma liberamente implementabili emodificabili a livello regionale;

3. Tipi, all’interno delle famiglie,sono delle tipologie di articoli, suggeri-te dal nazionale ma liberamente imple-mentabili e modificabili a livello regio-nale.

La piattaforma consente agli ammi-nistratori regionali di sistema, analoga-mente alle usuali funzioni di AROGIS,di assegnare le abilitazioni operative airuoli, come ad esempio magazziniereregionale, di Delegazione o Zona, diStazione, ecc., oppure delle specifichefigure interessate come ad esempio isanitari per le particolari dotazioni uti-lizzate.

Le abilitazioni possono essere disola lettura, di modifica e aggiornamen-to dei dati ecc.

Per ogni articolo inserito può esseregenerata una matricola univoca che per-mette di identificarlo nel tempo.

La piattaforma prevede una suddivi-sione iniziale in Macro categorie giàclassificate. Queste Macro categoriesono immodificabili e comuni a tutti iServizi al fine di rappresentare una lineadi classificazione univoca e condivisa alivello nazionale. All’interno di ciascu-na classificazione sono state codificatedelle Famiglie, che riguardano la quasitotalità della tipologia di gruppi di arti-coli in uso alla struttura. In ogni fami-glia sono poi raccolte le voci Tipi chedefiniscono in dettaglio la tipologiaclassificante l’articolo registrato. Unesempio di una classificazione per regi-strare dei moschettoni potrà essere cosìeffettuata.

Macro categoria: Attrezzature disquadra e personali.

Famiglia: materiali metallici.Tipo: moschettoni.Articolo: HMS Napik Screw Sleeve.Le definizioni previste per le

Famiglie e per i Tipi sono voci amplia-bili e modificabili secondo le esigenzedelle strutture periferiche territoriali.

Per ciascun Articolo, secondo quan-to è previsto dal produttore, è prevista lapossibilità di stabilire, quando necessa-ria, l’eventuale scadenza e o data di revi-sione, e contestualmente automatizzarel’invio di avviso di scadenza, a mezzo e-mail, a tutto il personale interessato. Nelcaso di materiale che richiede revisioniperiodiche, queste potranno essere divolta in volta registrate e potranno esse-re rinnovate secondo necessità le date diprossima scadenza.

Sono state previste inoltre alcuneulteriori utili funzionalità, tra esse quel-la che prevede la possibilità di poterdefinire che un bene registrato può a suavolta divenire contenitore e magazzino(ubicazione) Per meglio chiarire sipensi ad esempio ad un automezzo diprimo intervento, dopo essere statoregistrato con le sue scadenze quali adesempio assicurazione e collaudo, a suavolta, l’automezzo, potrà essere definitocome ubicazione che ospita dei materia-li in dotazione. Sede di magazzino chepotrà comparire nelle successive regi-strazioni di altri materiali sulla piat-taforma. Analogamente con questa logi-ca potranno essere anche registrati gliassegnatari di materiali e dotazioni.

Come tutti i sistemi evoluti per lagestione di base di dati non mancheran-no gli strumenti di estrazione e interro-gazione delle informazioni, quali le sca-

La Gestione magazzinodi AROGIS

il Soccorso Alpino agosto 201532

a cura di Ruggero Bissetta, Alessandro Molinu e Silvano Dal Ri

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denze, e le estrazioni per Tipo oFamiglia, ecc.

Il Modulo magazzino rappresenteràa tutti gli effetti lo strumento ufficialedel C.N.S.A.S. in tema di sicurezza perla gestione e le azioni di controllo deimezzi, delle attrezzature e dei dispositi-vi di protezione individuale.

Al fine dell’adempimento di quantoprevisto dalla vigente normativa in mate-ria di sicurezza da applicare al volonta-riato (compreso il C.N.S.A.S.) sarà pos-sibile conoscere la storia di tutte leattrezzature, i D.P.I. ed i mezzi specialiin uso presso i vari Servizi regionali.

Nota Bene: Per il materiale di cuinon si ha alcun dato riguardo la scaden-

za deve essere riportata almeno la datadi acquisto, in caso contrario l’attrezza-tura non può essere utilizzata.

Sulla base di quanto sin qui riporta-to sono state individuate le seguentiprincipali macro categorie.

1. Attrezzature di squadra e personali.2. Attrezzature sanitarie.3. Attrezzature speciali.4. Automezzi.5. Immobili/sedi.6. Gestione uffici.7. Telecomunicazioni.

Da esse si delineano le Famiglie e iTipi di articolo previsti. I diagrammi

illustrano in dettaglio le classificazionie le relazioni definite per il raggruppa-mento e la registrazione dei dati.

Questo strumento consentirà, se cor-rettamente impiegato, di mantenereaggiornato l’archivio dei beni in usoalla struttura, ottemperando agli obbli-ghi di legge riguardanti le verificheperiodiche e le scadenze dei presidiimpiegati. L’impiego del Modulomagazzino di AROGIS permetterà dipoter tenere traccia dei materiali e dellaloro assegnazione, e agevolerà in tuttele operazioni di registrazione e interro-gazione di magazzino, garantendo neltempo gli indispensabili requisiti diintegrità dei dati.

agosto 2015 il Soccorso Alpino 33

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Controlli periodici dei Dispositivi di protezione individuale

35agosto 2015 il Soccorso Alpino

Nei giorni 21 e 22 maggio 2015,presso la sede della KONG S.p.a.in Via XXV aprile n.° 4, a Monte

Marenzo (LC), si sono tenute due sessionidei Corsi per ispettori D.P.I. eAttrezzature complesse KONG. Tali cor-si sono stati gentilmente offerti dallaKONG S.p.a. a seguito dell’accordo comefornitore ufficiale del C.N.S.A.S. Durantela stessa formazione è stato introdotto ilnuovo Modulo di AROGIS sul magazzi-no e la gestione delle dotazioni. La for-mazione ha riguardato trenta operatori

C.N.S.A.S. provenienti dai vari Servizi re-gionali.

I partecipanti che hanno completatoil Corso sono stati inseriti in un apposi-to elenco Ispettori per il controllo delleattrezzature KONG esclusivamente delC.N.S.A.S.

Un altro importante passo per lanostra struttura verso una correttagestione delle nostre dotazioni persona-li e di squadra. Un passo che ci allineasempre più verso un quadro normativogiustamente stringente, anche se a volte

un po’ distante dal reale contesto in cuisi svolgono le operazioni di soccorso inmontagna ed in grotta.

Viene riportata di seguito integral-mente un interessante nota in tema dicontrolli periodici dei D.P.I., pubbli-cata online sul sito www.Kong.it acura di Ettore Togni, responsabile delsettore Formazione e sviluppo dellasicurezza sul lavoro della KONGS.p.a., ed alcuni documenti KONGrelativi all’ispezione e controllo deimateriali.

CCorso per ispettori DPIe Attrezzature complesseKONG

a cura di

Alessandro Molinu

a cura di Ettore Togni, responsabile del settore Formazione e sviluppo della sicurezza sul lavoro della KONG S.p.a.

Nel settore del tempo libero iD.P.I. sono:....................................– i prodotti che hanno la funzio-

ne di salvaguardare la persona che li in-dossi, o comunque li porti con sé, da ri-schi per la salute e la sicurezza.

Nel settore professionale i D.P.I.sono:

– qualsiasi attrezzatura destinata adessere indossata e tenuta dal lavoratore

allo scopo di proteggerlo contro uno opiù rischi suscettibili di minacciarne lasicurezza o la salute durante il lavoro,nonché ogni complemento o accessoriodestinato a tale scopo.

Dal punto di vista dell’applicazionedelle norme il settore professionale èdecisamente più rigoroso rispetto aquello del tempo libero. Ciò perché allavoratore non è consentito assumersi

rischi mentre in molte attività del tempolibero l’assunzione del rischio e l’av-ventura ne sono i fondamenti.

Ciò che segue è principalmente indi-rizzato al settore professionale e, per ipraticanti più attenti e premurosi, anchealle attrezzature usate nel tempo libero.

Per parlare di manutenzione e con-trollo dei D.P.I. è necessario innanzitut-to dare qualche coordinata di riferimen-

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36 il Soccorso Alpino agosto 2015

to normativo.Il Capo II del Titolo III del Dlgs.

81/08 e s.m.i. in materia di tutela dellasalute e della sicurezza nei luoghi dilavoro precisa chiaramente gli obblighidel datore di lavoro in merito alla sceltadel D.P.I., alle condizioni in cui devonoessere utilizzati, ai requisiti necessari.Inoltre scrive che il datore di lavoro (art.77, comma 4):

a. mantiene in efficienza i D.P.I. ene assicura le condizioni d’igiene,mediante la manutenzione, le riparazio-ni e le sostituzioni necessarie e secondole eventuali indicazioni fornite dal fab-bricante.

Insomma i dispositivi di protezioneindividuale, dove con “individuale siintende che i dispositivi che al momen-to dell’uso proteggono la singola perso-na, e non una specifica persona, nonsolo devono garantire la protezione, madevono mantenere tale capacità pertutto il periodo del loro impiego. Ed èevidente che i dispositivi devono essereadeguatamente mantenuti in stato diefficienza anche attraverso specificheprocedure e controlli periodici.

Per quanto riguarda i dispositivi diprotezione individuale contro le cadutedall’alto possiamo fare specifico riferi-mento alla norma UNI EN 365 (nellaversione UNI EN 365:2005 che recepi-sce la EN 365:2004 e sostituisce la UNIEN 365:1993).

La UNI EN 365:2005 è la versioneufficiale della norma europea EN 365 especifica i requisiti generali minimi per:

a. le istruzioni per l’uso;b. la manutenzione;c. l’ispezione periodica;d. la riparazione;e. la marcatura e l’imballaggio dei

D.P.I. che includono dispositivi di trat-tenuta per il corpo ed altri equipaggia-menti utilizzati congiuntamente ad undispositivo di trattenuta per il corpo, perprevenire cadute, per accessi, uscite eposizionamento sul lavoro, oppure perarrestare le cadute e per il salvataggio.

La UNI EN 365:2005 stabiliscedunque che ciascun D.P.I. anticadutasia sottoposto a regolare manutenzioneed ispezione periodica e, nel casonecessario, siano effettuate le adeguate

riparazioni.Nella norma troviamo le definizioni

di seguito riportate.1. Manutenzione: serve a mantenere

il dispositivo in condizioni di funziona-mento sicuro per mezzo di azioni pre-ventive quali pulizia ed adeguato imma-gazzinamento (EN 365 §3). Può essereeseguita dall’utilizzatore secondo leistruzioni fornite con la nota informati-va.

2. Ispezione periodica: si intendel’attività da condurre con regolareperiodicità (almeno ogni 12 mesi) pre-vedendo un’approfondita ispezione delD.P.I. per verificare la presenza di difet-ti. In questo caso l’attività deve esseresvolta unicamente da persona compe-tente e nel rispetto delle procedure d’i-spezione periodica del fabbricante (EN365 § 4.4 b-c).

3. Riparazione: attività svolta qua-lora insorgano dubbi o conclamati mal-funzionamenti del D.P.I., sempre che ilD.P.I. sia riparabile. Deve essere svoltaunicamente da persona competente perle riparazioni, preventivamente autoriz-zata dal fabbricante, in conformità alleistruzioni da esso impartite (EN 365§4.5).

4. Persona competente dell’ispezio-ne periodica: persona a conoscenza deirequisiti correnti di ispezione periodica,delle raccomandazioni e delle istruzioniemesse dal fabbricante applicabili alcomponente, al sottosistema o al siste-ma pertinente.

La norma stessa indica nelle noteche questa persona deve:

a. essere in grado di identificare evalutare l’entità dei difetti;

b. avviare l’azione correttiva daintraprendere, se consentitogli espressa-mente dal fabbricante;

c. avere la capacità e le risorse perfare ciò.

Inoltre può essere necessario unaddestramento rivolto alla persona com-petente da parte del fabbricante o delsuo rappresentante autorizzato su D.P.I.specifici o altro equipaggiamento, peresempio a causa della loro complessitào innovazione o dove sia fondamentaleavere nozioni tecniche per lo smantella-mento, il riassemblaggio o la valutazio-

ne di un D.P.I. o di un altro equipaggia-mento e può essere necessario prevede-re un aggiornamento di tale addestra-mento a causa di modifiche e migliora-menti.

Infine una persona può essere com-petente per eseguire le ispezioni perio-diche su un particolare modello diD.P.I. o altro equipaggiamento o esserecompetente per ispezionare diversimodelli.

Il Registro ufficiale Ispettori DPIe Attrezzature complesse KONG

Dal 1° gennaio 2014, KONG S.p.a.ha istituito un Registro ufficiale ispetto-ri nel quale si trovano i riferimenti ditutte le persone che hanno frequentatola specifica formazione e che, essendoritenute competenti, sono le uniche chepossono effettuare l’ispezione periodicasu tutti i D.P.I. e su tutte le Attrezzaturecomplesse prodotte da KONG.

L’unico Registro ufficiale aggiorna-to è quello pubblicato sul sito web:www.kong.it

Il Corso di formazione per ispettoriDPI KONG si svolge presso la sede diMonte Marenzo (LC) ed ha una duratadi otto ore.

Le Attrezzature complesseLe Attrezzature complesse non sono

D.P.I. ma KONG suggerisce comunquel’ispezione annuale e la revisione quin-quennale.

Per revisione si intende ispezionecomprensiva di interventi correttivi epuò essere effettuata solo dalla KONGS.p.a.

Le Attrezzature complesse prodotteda KONG S.p.a. sono le seguenti:

1. Cevedale (tripode da soccorsotecnico);

2. Barella Lecco e accessori (barellaspalleggiabile);

3. Kit Everest Carbon (barella perelisoccorso);

4. X-Trim (tavola spinale in carbo-nio);

5. Ortles (argano due velocità);6. Stelvio e Mini-Stelvio (palo

pescante, mini palo);7. Grizzly (bipode).

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37agosto 2015 il Soccorso Alpino

La società KONG S.p.A. in segui-to all’esperienza acquisita dal-l’entrata in vigore delle norme CE

e sulla base di considerazioni statistiche dichiara

che la durata dei prodotti: 1. metallici è teoricamente illimita-

ta;2. tessili e plastici è di dieci anni

dalla data di produzione. Pertanto, nel relativo periodo di

durata, i prodotti possono essere utiliz-zati in tutta sicurezza a condizione che:

a. i controlli pre uso e post uso ven-gano effettuati da una persona compe-tente;

b. i controlli periodici venganoeffettuati e registrati sulla scheda dicontrollo da parte di un tecnico autoriz-zato dal fabbricante;

c. nessun controllo evidenzi difettidi funzionamento, deformazioni, usura,deterioramento del tessuto o delle cuci-ture, ecc.;

d. siano immagazzinati puliti,asciutti e lubrificati, in un posto asciut-to (umidità relativa 40-90%), fresco(temperatura 5 - 40°C) e scuro (evitatele radiazioni U.V.), chimicamente neu-tro (evitate assolutamente ambienti sali-ni), lontano da spigoli taglienti, fonti dicalore, umidità, sostanze corrosive oaltre possibili condizioni pregiudizievo-li;

e. la manutenzione sia effettuatacome descritto nelle relative istruzionid’uso;

f. siano utilizzati correttamente noneccedendo un quarto del carico di rottu-ra, evitate di lasciare i prodotti in auto-

mobili esposte al sole. Non utilizzate dispositivi obsoleti,

(ad es. la cui durata è scaduta, sprovvi-sti della scheda di controllo con le regi-strazioni aggiornate, non conformi allenormative vigenti, non adatti o noncompatibili alle attuali tecniche, ecc.).Eliminate i dispositivi obsoleti, defor-mati, usurati, non correttamente funzio-nanti, ecc. distruggendoli per evitareogni futuro utilizzo.

Con questa dichiarazione si sostitui-sce la durata del prodotto riportata sullerelative istruzioni d’uso che verrannoaggiornate in occasione della prossimaristampa.

Monte Marenzo, 17 dicembre 2008

KONG S.p.a. il Presidente dott. Marco Bonaiti

Alla data del presente documentola KONG S.p.a. Fornisce tutti Isuoi D.P.I. Marcati con un nu-

mero di serie (batch number). Tale numeroè progressivo e permette l’identificazio-ne univoca del singolo pezzo.

Tuttavia è possibile che una piccolaparte degli articoli prodotti in passatosia priva della numerazione progressivaper cui, in questo caso, è necessarioapporre un numero univoco.

Di seguito le istruzioni per l’apposi-

zione di tale numero in modo da nondaneggiare il prodotto.

1. Corde: dopo aver effettuato iltaglio come da procedura indicata dalproduttore, si procede con l’applicazio-ne sui capi estremi di un nastro di telacon scritto il numero univoco tramitepennarello indelebile.

2. Lanyard e sling: serializzazionemediante pennarello indelebile sull’eti-chetta.

3. Prodotti metallici: numerazione

progressiva mediante penna elettri-ca/pneumatica o marcatura laser suparti non soggette ad usura.

E’ evidente che tale numerazioneprogressiva debba essere riportata sulrapporto di messa in uso e di ispezioneperiodica (control sheet) inerente lospecifico prodotto marcato.

Monte Marenzo, 03 novembre 2014

KONG S.p.a. il Presidente dott. Marco Bonaiti

Disinfezionea. Diluire in acqua nella misura del 1% la candeggina (ipo-

clorito di sodio).b. Immergere il telo e lascirlo in ammollo per circa un’ora.c. Risciacquare il telo.d. Stendere il telo e lasciarlo asciugare senza esporlo a fonti

di calore dirette.

PrecauzioniLa candeggina e le soluzioni di ipoclorito di sodio sono irri-

tanti e caustiche, è bene pertanto maneggiarle usando un paio diguanti di gomma avendo cura di evitare il contatto con gliocchi.

Pulizia1. Lavare il telo in lavatrice (max 60°C) con un detergente

neutro delicato (ad es. sapone Marsiglia) senza centrifugare.2. Stendere il telo e lascirlo asciugare senza esporlo a fonti

di calore dirette.

ImportanteNon lavare il telo con acqua ad alta pressione.

Monte Marenzo, 27 novembre 2013

KONG S.p.a. Giuseppe Secomandi

Durata dei prodotti KONG

Serializzazione dei DPI

Lavaggio e disinfezione teli per barelle KONG

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38 il Soccorso Alpino agosto 2015

Procedura per il taglio della corda Metodologia di taglio raccomandata dal produttore

in assenza di taglio ad ultrasuoni

Passo 1.Utilizzare una fonte dicalore diretta (es.accendino) per fondere laparte di calza nella zonadove deve essere effettuatoil taglio.

Passo 2. Fondere la zona dove deveessere effettuato il taglio inmodo tale che tutte le fibredella calza siano fuse traloro, questo serve perevitare l’apertura dellefibre della calza una voltatagliata la corda.

Passo 3.Utilizzare una forbice alame frastagliate e tagliarela corda esattamente nellazona fusa.

Passo 5. Tagliare le fibre del cuoredella calza con la forbice.

Passo 6. Spingere con attenzione la

calza in mdo tale che ilcuore rientri

completamente.

Passo 7. Saldare la parte finale dellacorda utilizzando una fontedi calore diretta (o fiamma

con accendino); il tuttodeve essere compattato e

saldato come un’unicaparte.

Passo 4.Estrarre con attenzione ilcuore della calza dallacorda come mostrato infoto. (Potete notare che lapre-fusione della calzaaiuta a mantenere le fibrechiuse tra loro nonaprendo la costruzionedella calza).

Il terminale della cordadeve essere

compleatamente saldato ecompattato con una forma

circolare. Non devonoesserci cricche, parti

spigolose, o parti del cuorevisibili. Il prodotto poideve essere etichettato

come richiesto dallostandard EN.

LANEX a.s. Jiří Gazda

Product manager TENDON Bolatice, 28 luglio 2014

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39agosto 2015 il Soccorso Alpino

Lelo Pavanello all’mbocco del pozzo inizilae

L a Grotta Guglielmo si apre sulMonte Palanzone sopra il Lago diComo, per la sua difficoltà di es-

plorazione era soprannominata LaTerribile, la profondità in quegli anni eradi 452 metri, diversi pozzi erano percor-si da rivoli d’acqua, che con le scale nonsi potevano evitare.

Nel giugno di quell’anno fu organiz-zata una discesa al fondo da: Gruppospeleologico bolognese, Gruppo speleo-logico faentino, Gruppo grotte Milano,esplorazione conclusasi in 32 ore; lacavità fu lasciata armata con scale inquanto il milanese Danilo Mazza volevaritornarci in agosto con altri speleologi

lombardi.Infatti nei primi

giorni di agosto Da -nilo Mazza, uno deipiù forti esploratoridi quei tempi, scen -de assieme a GianniPiatti, raggiunto ilfondo risale il pozzodi 45 metri poi assi-cura la risalita delcompagno, non esi -stevano imbraghi ePiatti ha un cintur-one da pompiere alquale lega la corda

di sicura. A circa metà risalita grida alcompagno di tenerlo in quanto è stanco,Danilo lo regge mentre si lascia sullacorda; purtroppo Piatti ha legato lacorda ad un anello che non regge il pesoe si stacca facendolo precipitare peroltre venti metri; Mazza si rende contodell’accaduto e della gravità della situ-azione, chiama il compagno che nonrisponde, a quel punto non gli resta cherisalire ed avvisare altri speleologi del-l’incidente.

Non esiste nessuna struttura di soc-corso speleologico, il periodo è anchedei peggiori infatti i Gruppi grotte piùattivi sono impegnati nei campi speleo-logici in varie zone italiane. Viene raci-molata una squadra che scende ma nonè in grado di raggiungere il punto del-l’incidente e risale con non poche diffi-coltà. Parte un appello via radio peravvisare gli speleologi che erano scesinella Guglielmo in giugno, sonoavvisati mentre partecipano ad uncampo sul Massiccio del Marguareis(Alpi Marittime) e sono in esplorazionead una nuova cavità siglata F 5.Raccolto l’allarme parte una squadracomposta da torinesi, bolognesi e faen-tini che raggiunge il Rifugio Palanzonedove regna il caos più folle, giornalisti,Carabinieri e Vigili del fuoco non sanno

Agosto 1965

Incidente alla

Grotta Guglielmo(Lombardia)

a cura di Lelo Pavanello

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40 il Soccorso Alpino agosto 2015

bene cosa fare … il Rifugio è stracolmoe dormiamo per terra.

Fortunatamente arrivano anchespeleologi di Trieste coi quali vieneapprontato un piano per il recupero, ilmattino seguente scende al fondo unasquadra formata da:

Giulio Gecchele, Renzo Gozzi delGruppo speleologico piemontese C.A.I.- U.G.E.T. di Torino; Lelo Pavanello,Sergio Trebbi del Gruppo speleologicobolognese; Pino Guidi della Com -missione Grotte E. Boegan della S.A.G.di Trieste, Giovanni Leon cavallo, PieroBabini, Lusa Oscar, Luigi Zimelli delGruppo speleologico faentino.

Raggiunta la salma viene sistematain un sacco datoci dal Soccorso alpino,inizia la risalita usando tecniche e mate-riali dell’epoca, superate le strettoiedelle Forche Caudine il recupero pros-egue sino alla base del pozzo inizialecon la forte squadra triestina compostada:

Adelchi Casale, Marino Vianellodella Commissione Grotte E. BoeganS.A.G.; Remigio Franco, RenatoTommasini della XXX Ottobre; LiberoBoschini, Luciano Benedetti delGruppo triestino speleologi.

Il giorno dopo la salma è portataall’esterno e viene consegnata, alla pre-

senza dei parenti, ai Vigili del fuoco cheprovvederanno a trasportarla a valle.

Dal momento dell’incidente all’us-cita dalla cavità della salma è trascorsauna settimana, ci si rende conto che, puressendoci speleologi tecnicamentepreparati e capaci, manca completa-mente la benchè minima organizzazionedi soccorso, ci si pone il problema disviluppare questo tema.

Una settimana dopo si verifica un

altro incidente in Sardegna dove perdela vita lo speleologo torinese e caroamico Eraldo Saracco, sarà recuperatodai compagni. In passato Eraldo si eraoccupato del problema del soccorso,così come Marino Vianello a Trieste eSergio Macciò nelle Marche, ed ilGruppo speleologico piemontese diTorino si attiva per portare avanti le sueidee, vengono contattati e coinvolti variGruppi speleologici e singole persone.

I soccorritori al Rifugio Palanzone

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41agosto 2015 il Soccorso Alpino

In settembre, nel corso del VIConvegno speleologico dell’EmiliaRomagna, viene presentata unarelazione di Giulio Badini del Gruppospeleolgico bolognese “Sull’oppor -tunità di creare un Corpo di Soccorsospeleologico”, l’iniziativa ottiene ampioconsenso.

Grazie all’impegno di tutti ed allaspinta organizzativa del Gruppo speleo-logico di Torino, si avvia la costituzionedi questo organismo che si preoccupa diriunire gli speleologi tecnicamente piùpreparati ed esperti che si sono cimen-tati nelle maggiori e più difficoltosecavità italiane.

L’obiettivo è di essere in grado disoccorrere chiunque possa trovarsi indifficoltà all’interno di qualche grotta, esolo gli speleologi sono in grado difarlo.

Prende vita il Soccorso speleologicoe nel marzo 1966 in una seduta tenutasia Torino, entrerà a far parte dell’alloraCorpo soccorso alpino del Club alpinoitaliano come Sezione speleologica, e diquesto dobbiamo ringraziare l’alloradirettore Bruno Toniolo.

La suddivisione territoriale eraripartita come di seguito riportato.

1° Gruppo: Piemonte, Valled’Aosta, Liguria, Lombardia, Sardegnacon 25 volontari.

2° Gruppo: Veneto, Trentino Alto

Preparativi davanti all’ingresso della cavità

Adige, Friuli Venezia Giulia con 31 vo -lontari.

3° Gruppo: Emilia Romagna, Tos -ca na con 29 volontari.

4° Gruppo: Marche, Umbria con 10volontari.

5° Gruppo: Lazio, Abruzzo, Italiameridionale con 17 volontari.

Per un totale di 112 volontari, nonesistevano leggi e normative che ciriconoscevano, e per gli interventi inoperazioni di soccorso si utilizzavanogiorni di ferie o permessi non retribuiti,alcuni volontari hanno anche rischiato ilposto di lavoro, per fortuna oggi le cosesono cambiate.

Da quei giorni sono trascorsi 50anni, e possiamo dire con orgoglio cheil Soccorso speleologico, parte inte-grante del Corpo nazionale soccorsoalpino e speleologico è una realtà oper-ativa efficiente la cui professionalità èriconosciuta in Italia ed in Europa e nonsolo, come ha dimostrato l’operazionedi soccorso in svoltasi in una grottadella Baviera (Germania) nel 2014.

Avanti così e buon lavoro agliattuali dirigenti e tutti i tecnici.

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Giampaolo fu il primo, Tono lo èstato a lungo a partire dal 86,Andrea lo è dal 2012 ad oggi.

Tre capistazione della VI Zona speleolo-gica Veneto – Trentino Alto Adige delC.N.S.A.S., che si sono ritrovati sabato 20giugno assieme a una settantina, tra com-ponenti e amici, a festeggiare i 40 annidalla fondazione della loro Stazione delVeneto orientale, tra scambi di ricordi,aneddoti, chiacchierate di vita e passionecomune, quelle legate alla speleologia,che hanno accomunato i 173 soccorritoriche ne hanno fatto parte dal 1975. In realtàla Stazione delle origini comprendeva so-lo Padova; poi diventò la Stazione diPadova e Venezia; quindi si aggregò an-che Treviso, mentre Belluno facevaStazione a parte; infine nel 2000 tutte lequattro province confluirono nella defini-tiva Stazione Veneto orientale. Prima an-cora, furono due eventi luttuosi a spinge-re verso la costituzione di una Sezionespeleologica all’interno del Soccorso al-pino: l’incidente del ‘65 che provocò lamorte del torinese Eraldo Saracco nellaVoragine nuorese di Ispinigoli e, l’annoprecedente, la disgrazia avvenuta nellaSpluga della Preta, di Sant’Annad’Alfaedo, Verona, quando perse la vita,precipitando nel pozzo di 88 metri, MarisaBolla, moglie del capospedizione LuigiCastellani, grande esploratore che diven-

ne poi il primo delegato della VI zona al-la sua istituzione nel 1971. Sabato 20 giu-gno sono stati ripercorsi i quattro decen-ni di storia, attraverso un filmato che haraccolto le esercitazioni, gli interventi, iverbali delle vecchie riunioni, ma soprat-tutto grazie ai ricordi diretti dei protago-nisti, che hanno riportato al presente gliavvenimenti più remoti, come i più re-centi. “Fu Gianfranco Camon in queglianni a capo della Stazione speleo diVerona a contattarci – racconta il primocapostazione Giampaolo Fornara –Verona e Vicenza c’erano già e pensava-no a una Stazione a Padova per dare so-stegno alle altre due squadre. Fui sceltocome caposquadra perché cercavano qual-cuno riconosciuto istituzionalmente dalCA.I. Io avevo alle spalle due corsi roccia,su ghiaccio, ero istruttore così pensaronoa me. Fui allievo del primo corso di spe-leologia organizzato dal gruppo speleolo-gico padovano sotto l’egida della Scuolanazionale di speleologia del CA.I. Le nuo-ve tecniche iniziavano allora, anche se ingrotta ci servivamo sempre delle vecchie:scaete che te zontavi dela lungheza del bu-so!”. Assieme a Giampaolo ci sono altritre soccorritori della prima Stazione, com-posta da poco meno di dieci unità, che perqualche anno affiancarono i veronesi:Andrea Meneghello, in assoluto uno deiprimi corteggiatissimi medici speleologiin Italia, Sergio Degli Adalberti e

Riccardo Voltan. Una delle peculiaritàdella Stazione è da sempre la presenza dimedici, da Meneghello allora, a SandroIrsara presente oggi con l’infermierePaolo Grotto, presidi sanitari per le re-gioni del nord della penisola. Sen za di-menticare Ugo Vacca che partecipò all’e-vento di Veliko Sbrego nel 1990, l’inci-dente in grotta che segnò un prima e do-po epocali nella speleologia italiana.Quello che era iniziato infatti come unimpegnativo intervento nel versante slo-veno del Canin - recuperare a quota me-no 1.080 metri Mario Bianchetti, uno spe-

LLaa SSttaazziioonnee ssppeelleeoollooggiiccaaVVeenneettoo oorriieennttaallee hhaa ccoommppiiuuttoo 4400 aannnnii

1987 Gorgazzo

1985 Spluga della Preta42

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leologo cui un sasso aveva schiacciato unbraccio – divenne una dolorosa emergen-za allorché Massimiliano Puntar, venti-duenne soccorritore triestino, fu colpito intesta da un masso che gli procurò un ema-toma fatale a una profondità di 1.040 me-tri. Michele Campion, che rimase a lungoa fianco del ragazzo negli abissi delVeliKo, ripercorre quei giorni ancora concommozione, da quando il lunedì ilSoccorso speleologico italiano entrò nel-la grotta, una delle più profonde al mon-do, a quando Massimiliano si spense, ilgiovedì, senza che si riuscisse a riportar-lo all’esterno. Quell’esperienza divennel’incubo Veliko, che portò però i soccor-ritori a reagire di fronte alla possibilitàdel ripetersi di una simile sciagura a taliprofondità, cercando le soluzioni miglio-ri per gestire questo tipo di emergenza,con personale abituato via via ad operarea quote così notevoli, uniformando tecni-che e strumenti, esercitandosi assiemeDelegazioni e regioni diverse, con un per-corso formativo identico. Capacità acqui-site che si sono dimostrate fondamentalinel recupero internazionale in Baviera nel

giugno del 2014, in aiuto di JohannWesthauser, lo speleologo di Stoccarda ri-masto gravemente ferito per una scarica disassi l’8 giugno, ad oltre 900 metri diprofondità con una gestione operativa al-l’interno dell’abisso Riesending-Schacht -höhle praticamente a capo del Soccorsospeleologico italiano. Per 70 ore, di cui ot-to di sonno, tra i dodici soccorritori dellaVI Zona (sono stati oltre cento i soccorri-tori provenienti da tutta Italia), tre eranodella Stazione Veneto orientale: il capo eil vicecapo, Andrea Pirovano ed OmarCanei, e l’infermiere Paolo Grotto.“Questo lo tiriamo fuori” è stata la volontàferrea manifestata una volta raggiuntoJohann. Paolo Grotto ricorda quelle ore afianco del ferito che riprendeva col pas-sare del tempo forza e fiducia, dal campo5 al campo 2: “Riuscire a portarlo fuori èstata una soddisfazione incredibile”. E poil’aneddoto divertente di loro usciti dallagrotta, accolti dall’equipaggio dell’elicot-tero tedesco che urlava: “taliani pasta-sciutta!!!”, trasportando un cestone bian-co di pasta: “la più buona mai mangiata”.La Stazione Veneto orientale, che ha sede

a Castelfranco Veneto (con piccolo di-staccamento a Feltre) e conta 19 soccor-ritori, più cinque aspiranti, oltre alla pe-culiarità medica, conta altre specializza-zioni: ha una esperta compagine speleo-subacquea, forristi e disostruttori. Mem -bro della stazione dal ‘78, capostazionedall’86 al ‘93 e tuttora componente, tra ifondatori dell’Associazione di esplora-zioni geografiche La Venta, nonché spe-leologo di fama mondiale, Antonio TonoDe Vivo introduce la carrellata dei mo-menti salienti di Stazione. Scorrono fotodi soccorsi, anche drammatici come aRefrontolo ad agosto 2014 o per il terre-moto dell’Aquila, ma anche positivi, co-me sul Canin a Gronda Pipote; si torna in-dietro ad addestramenti in forra, sulla ne-ve, sott’acqua, con gli elicotteri. E si chiu-de con la simpatia, rammentando la ri-chiesta di aiuto di due cacciatori il cui ca-ne, un breton, era finito in una cavità fon-da dieci metri sull’Altopiano di Asiago edi come, una volta calati, i soccorritori sifossero trovati ad essere spiati da un altropaio di occhi: quelli di un capriolo, anchelui riportato, non senza difficoltà, alla lu-ce del sole assieme al cane. Il complean-no della Stazione è stato festeggiato alCentro di documentazione speleologicaFrancesco Dal Cin, sede del GruppoGrotte Treviso, dedicata alla memoria delCin, tecnico della stazione dai primi annidella sua fondazione fino alla fine deglianni ‘90 e che per anni è stato una dellecolonne portanti della spelologia veneta edel Soccorso speleologico italiano (non-ché del rugby Tarvisium).

Michela Canova

2015

1995 Buso della Rana

agosto 2015 il Soccorso Alpino 43

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44 il Soccorso Alpino agosto 2015

Campagna Terme 2015Nel mese di novembre siamo sta-

ti contattati dal Dipartimentodi geoscienze dell’Università

degli studi di Padova per una richiesta dicollaborazione per l’esecuzione di rilieviscientifici sul Lago di Garda con tali fi-nalità:

“Finalità raggiunte e da raggiungerecon questa nuova campagna.

Le finalità raggiunte nella prece-dente campagna sono state molteplici,ma il rilievo batimetrico di dettaglio hamesso in evidenza strutture importanticome pockmarks sul fondale allungati ocircolari (vedi figura sopra) che potreb-bero essere messi in collegamento conl’attività idrotermale legata alle terme diSirmione. Le finalità quindi della cam-pagna sul lago sono quelle di definire sevi sono fuoriuscite d’acqua da questestrutture e se sì studiare il chimismo edefinire gli isotopi che contengono e inquale quantità. Questa campagna potràcosì completare lo studio tettonico-sis-mogenetico iniziato nella CampagnaPerla del 2010, incrementando, conulteriori informazioni, lo studio sismicodell’area del basso lago ed estendendol’area termale a tutta l’area.”

La richiesta, inizialmente un po’ ati -pica, si è poi prospettata particolarmenteinteressante e una volta sentiti i compo-nenti del gruppo speleolosubacqeuo si èdeciso di dare la nostra disponibilità.

La ricerca è una parte della tesi didottorato della dottoressa Laura

Agostini. Il progetto denominato Termedel Garda 2015 costituisce il seguitodella Campagna Perla 2010 a cui avevagià partecipato la Capitaneria di porto diSalò, dando supporto logistico con leproprie unità navali per l’esecuzione diun rilievo morfo-batimetrico del fon-dale nella stessa area di studio.

Al progetto, oltre al Dipartimento diPadova e del Consiglio nazionale dellericerche – I.G.G. di Padova che si occu-pa del campionamento delle sorgentiemergenti dal fondale e delle misure deiparametri chimico-fisici, fanno parteanche il Dipartimento di Scienze ed altatecnologia dell’Università Insubria diComo e gli Istituti del Consiglio

nazionale di ricerche di Pisa e Napoli.Il 4 dicembre 2014 vi è stato un

primo incontro con la Capitaneria diporto di Salò per una pianificazione deilavori.

Gli Istituti di ricerca hanno espostole loro necessità e viene fatta una primabozza di lavoro.

Il nostro compito riguarda la localiz-zazione e il posizionamento delle son -de, la documentazione video, e la po li -gonale del target.

Le uscite pianificate ed effettuatesono state tre in diversi punti del lago.

1. il 28 febbraio 2015 viene effettua-ta la prima uscita che riguarda la sor-gente Bojola, sorgente storica delle

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45agosto 2015 il Soccorso Alpino

terme di Sirmione, la profondità è dicirca meno 18 metri e a circa 300 metridalla riva. La sorgente è captata contubo sul fondale che porta l’acqua diret-tamente nello stabilimento. L’acquadovrebbe sgorgare a circa settanta °C,ma le perdite attorno al tubo rilevanouna temperatura non così importantecome prevista. Veniamo recuperati dalgommone della Capitaneria di porto e ciportiamo sulla zona seguendo le bollein superficie, una volta localizzato iltubo, la cosa è semplice. Sul targetviene lanciato un pallone e il gommonesi posiziona sopra. Viene calata la stru-mentazione e mentre i ricercatori effet-tuano le misurazioni che sono lunghe ecomplesse, vengono raccolti sedimentiin vari punti e si ispeziona la zona allaricerca di altri fenomeni simili. Il fon-dale risulta piatto e pieno di sedimentosottile. Torniamo a riva e dopo un brief-ing con gli altri componenti del gruppodi ricerca, ci diamo appuntamento per ilgiorno successivo.

2. La mattinata successiva, 1 marzo,l’appuntamento è a Garda dove ciincontriamo con la pilottina dellaCapitaneria di porto che ha già a bordoi ricercatori. Carichiamo i materiali e ladestinazione è un punto, rilevato stru-mentalmente dai ricercatori nel 2010, allargo di Punta San Vigilio. Qui la cosa èpiù complessa, non c’è un targetconosciuto e la profondità è più elevata.L’aspetto più complesso è relativo alcercare, senza un punto di riferimento,qualcosa che è stato rilevato strumental-

mente, immersione nel blu eccetera. Iricercatori vogliono immagini e campi-onatura di pockmars, vulcanelli diforma allungata, che sono stati rilevatinella campagna del 2010. Dovrebberoessere un numero considerevole a varieprofondità. Viene individuata una zonadove la densità dovrebbe essere elevatae la profondità di circa meno 35 metriCon le coordinate dei ricercatori siferma la pilottina e iniziano le attivitàcon rebreather, scooter, sagole video-camere le nostre attrezzature, sonde ecavi per i ricercatori. Viene calato uncorpo morto da dove si parte per lericerche. Viene girata la zona per unraggio di circa trecento metri su tutte ledirezioni, ma dei fenomeni descritti nonc’è ombra evidente, la zona è completa-mente piatta e riempita di sedimenti sot-tili, qualche sasso sparso, però niente diparticolare. Vengono fatti tutti i rileva-menti con le sonde, e gli strumenti rile-vano delle anomalie termiche che con-fermano la presenza dei fenomeni ricer-cati, ma non evidenti. La misurazione èlunga e verso la fine il meteo non ciaiuta e una volta recuperati i subacqueidobbiamo scappare. Il programmaprevedeva anche una immersione in unaltro sito, ma viene deciso di effettuareil lavoro in un altro momento.

3. Il 22 marzo, grazie alla disponi-bilià della Capitaneria di porto, riusci-amo a finire il lavoro. Appuntamento alPorto di Garda per noi dove laCapitaneria ci recupera con il gom-mone, carichiamo i materiale e ci porti-

amo in località Pal del Vo, una seccamolto conosciuta. La profondità è dicirca meno cinque metri, ma la cosaimportante è che questa secca, lunga piùdi cinquecento metri, dovrebbe rappre-sentare una linea di faglia che porta aduna serie di gradoni dove il primo èintorno ai trenta metri che poi porta aprofondità di oltre centocinquanta. Lasecca è segnalata da un palo piantato, isubacquei partono con gli scooter e per-corrono tutta la secca effettuando videoe prelevando campioni, questa voltanessuna misurazione. Particolare lanetta evidenza della faglia con duetipologie di depositi.

Alle attività hanno partecipato ilprimo giorno la Rai 3 che ha realizzatoun filmato per il Canale Leonardo, esono stati interessati la Camera iperbar-ica di Villafranca di Verona e i Suem118 di Verona e Brescia per competen-za territoriale.

I contatti con gli enti di ricerca sonostati molto positivi e il lavoro svolto conla Capitaneria di porto, con cui abbiamoavuto un rapporto molto professionale,permetterà iniziative di collaborazionefuture.

La Capitaneria di porto di Salò,dipende dal Comando di Venezia e hacompetenza su tutto lo specchio dellago per le provincie di Trento, Veronae Brescia.

Franco FozzatoSoccorso

alpino e speleologico Veneto6° Zona speleologica

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Lecco. E’ un periodo di grandeimpegno questo per il ServizioRegionale Lombardo (S.A.S.L.), perchéoltre a dovere gestire un numero diinterventi che, nel periodo estivo, tendead aumentare, per i nostri tecnici ci sonoanche tutte le attività di formazione e diesercitazione, da aggiungere in calenda-rio. Impossibile fornire un elenco com-pleto, dal momento che avvengono aogni livello di ripartizione territoriale,dalle iniziative circoscritte a una solaStazione fino a manovre che coinvolgo-no tutte le cinque Delegazioni regionali.

Sabato 4 e domenica 5 luglio 2015 aTignale (BS), sul Lago di Garda, nelleforre dei torrenti Baes e Vione, oltretrenta tecnici del C.N.S.A.S. lombardohanno partecipato a un’esercitazionecongiunta per mettere a punto le proce-dure del soccorso in forra e rendere piùefficiente il coordinamento delle com-ponenti impegnate nelle operazioni disoccorso. Sabato 16 e domenica 17maggio, altri tecnici, appartenenti allaIX Zona speleologica Lombardia, incollaborazione con la V e VI Delega zio -

ne alpina, avevano portato a termineun’esercitazione nei torrenti diValbrona (CO), Valle dei Ratti (LC) eVal Monastero (LC), per testare la sicu-rezza dei punti di calata e simulare iltrasporto a valle di un infortunato conspeciali barelle e tecniche di movimen-tazione su corda molto complesse.

Interventi di questo tipo non riguar-

dano solo chi pratica sport come canyo-ning o torrentismo ma includono unampio numero di casi: a volte si tratta dicercatori di funghi scivolati in un cana-le, escursionisti che si ritrovano pererrore in un ambiente scosceso, resoancora più ostico da superare per la pre-senza di corsi d’acqua e salti di roccia,oppure di altre tipologie di personeinfortunate o in difficoltà. Non semprel’eliambulanza può raggiungere il luogodell’intervento, non solo per la presenzadi condizioni meteorologiche avverse operché non c’è abbastanza luce: a voltela conformazione del territorio impedi-sce l’avvicinamento del mezzo in sicu-rezza, perché la sua presenza può com-portare cadute di rami o di altro mate-riale, che renderebbero ancora più com-plicate le operazioni. Ecco che alloraintervengono i tecnici specializzati, for-mati dalla Scuola nazionale forre delC.N.S.A.S. che, attraverso una combi-nazione di tecniche di tipo alpinistico espeleologico, riescono ad affrontarecontesti impervi in cui la presenza di

Esercitazionein forra e ricercadispersi inLombardia

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acqua può variare di molto, in base allastagione e alla portata dei torrenti.

Un altro momento importante, in unambito estremamente complesso e varia-bile come quello di un intervento diricerca, è stato organizzato il 7 giugnodalla V Delegazione bresciana alla Pianadel Gaver, nel territorio del comune diBreno (BS); impegnate oltre duecentopersone, appartenenti a numerose realtà,tra cui la Guardia di finanza e le associa-zioni di Protezione civile attive in tutta laprovincia di Brescia, in particolare igruppi cinofili, presenti con una cinquan-

tina di unità costituite dall’abbinamentocane-conduttore. Lo scenario era quellodi una simulazione di un incidente aereo,con piloti dispersi da ritrovare, interpre-tati da figuranti. L’esercitazione ha rap-presentato la conclusione di un percorsoformativo rivolto alla selezione di nuoviTecnici di Ricerca (Te.R.) ma è statoesteso anche a tutte le specializzazionitecniche impegnate in ambiente alpino.Il Centro operativo, allestito per coordi-nare tutte le componenti in campo perorganizzare le squadre di ricerca e daresupporto logistico e tecnico durante l’in-

tervento, era il punto di partenza e di arri-vo del flusso di informazioni raccolte infase di perlustrazione e poi vagliate perricercare gli elementi utili al ritrovamen-to delle persone disperse, nel più brevetempo possibile. Un elicottero ha portatoin quota alcune squadre, calate dalmezzo con l’assistenza del Tecnico diElisoccorso (T.E.) del C.N.S.A.S.; lealtre hanno perlustrato l’area a partire dai1.500 metri di quota, i versanti impervi ele forre. La giornata si è poi conclusa conun momento di confronto, in cui gli orga-nizzatori hanno espresso la sintesi deipunti principali, le criticità emersedurante l’esercitazione e le azioni dasvolgere per rendere più efficaci le risor-se a disposizione.

Le esercitazioni sono parte integran-te dei programmi di formazione periodi-ci, a cui gli iscritti al C.N.S.A.S. sonotenuti a partecipare, per essere semprein grado di effettuare un intervento e digarantire al tempo stesso la sicurezzadelle persone coinvolte e anche la pro-pria. Inoltre, richiedono una preparazio-ne meticolosa e sono molto importantiperché permettono la conoscenza reci-proca e l’integrazione tra le diverserealtà che concorrono a risolvere un’o-perazione.

Daniela Rossi Saviore

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In attuazione alla condivisione degli indirizzi comuni per losvilgimento delle attività di formazione, informazione ed adde-stramento dei volontari appartenenti alle organizzazioni divolontariato di Protezione civile, alla Croce rossa italiana, alCorpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, ai sensidel Decreto del 12 gennaio 2012 del Capo Dipartimento dellaProtezione Civile, il Dipartimento di Protezione civile, di con-certo con le Regioni e le Provincie autonome, leOrganizzazioni di volontariato della Consulta nazionale diprotezione civile, la Coce rossa italiana e il Corpo nazionaledel soccorso alpino e speleologico, ha provveduto alla stesuradi un documento per delineare i “Criteri di massima per ladefinizione degli standard minimi per lo svolgimento delle atti-vità formative in materia di sicurezza”.

Il documento ha inteso recepire le specifiche esigenze for-mative che riguardano gli operatori di protezione civile, pun-tualmente evidenziate sia dalle Organizzazioni di volontariatodella Consulta nazionale, della Croce rossa italiana e dalCorpo nazionale del soccorso alpino e speleologico per ciò cheattiene alla organizzazione e alla gestione dei progetti formati-vi, sia dai referenti delle Regioni, per quanto concerne la disci-plina concorrente in materia di formazione.

CRITERI DI MASSIMA PER LA DEFINIZIONE

DEGLI STANDARD MINIMI PER LO SVOLGIMENTO

DELLE ATTIVITA’ FORMATIVE IN MATERIA

DI SICUREZZA

(Attuazione del Paragrafo 2 dell’Allegato 2 al Decreto del Capo del Dipartimento della protezione Civiledel 12 gennaio 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.82

del 6 aprile 2012 )

Premessa

In conformità a quanto stabilito dall’Accordo del 21 dicem-bre 2011, stipulato in seno alla Conferenza Permanente per iRapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome diTrento e Bolzano, in merito ai criteri minimi e alle modalità dierogazione della formazione per i lavoratori ai sensi dell’arti-colo 37, comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81,anche per i volontari di protezione civile (come individuati dal

Decreto Interministeriale del 13 aprile 2011), oltre che per i cit-tadini che sono destinatari degli interventi di soccorso ed assi-stenza da essi posti in essere, le attività formative, informativee di addestramento costituiscono il principale presidio a tuteladella sicurezza. Dal 6 aprile 2012, data di entrata in vigore delledisposizioni attuative del Decreto Interministeriale del 13 apri-le 2011, pertanto, tutte le attività formative, informative e diaddestramento per il volontariato di protezione civile devonoprevedere uno specifico spazio dedicato alle tematiche dellasicurezza.

Per attività formative si intendono sia le iniziative di tipoteorico e teorico/pratico (formazione in aula o mista), sia quel-le di tipo tecnico-operativo, quali esercitazioni o prove di soc-corso. Esse devono riguardare i compiti svolti dai volontari diprotezione civile nei diversi scenari di rischio nei quali posso-no essere chiamati ad operare ed essere a questi specificamen-te finalizzate.

Le Province Autonome di Trento e di Bolzano e la RegioneAutonoma Valle d’Aosta provvedono direttamente, nell’ambi-to della propria autonomia, alla definizione dei criteri minimi edelle modalità di erogazione della formazione, ai sensi del sud-detto D.L.vo n.81/2008, per le attività di volontariato svolte daivolontari appartenenti alle organizzazioni da esse coordinate.

Destinatari della formazione

Le attività di formazione in materia di sicurezza sono desti-nate a tutti i volontari aderenti alle organizzazioni iscritte nel-l’elenco nazionale di cui all’art. 1 del D.P.R. 194/2001 (com-prensivo degli elenchi, registri ed albi territoriali).

Elaborazione dei piani formativi

Le attività formative per i volontari di protezione civile, e leattività informative e di addestramento ad esse associate, devo-no essere inquadrate in un “Piano Formativo” che raccolga laprogrammazione, per un determinato arco temporale (semestra-le, annuale, pluriennale), delle iniziative alle quali devono par-tecipare i volontari. Il Piano Formativo deve riportare anche la‘storia formativa’ dell’associazione, ricostruendo tutte le inizia-tive realizzate in tale ambito negli anni precedenti. L’attività dipianificazione formativa deve essere finalizzata ad assicurare,

Formatori/addestratori/istruttori delle attività formative in materia di sicurezza

Nel documento “Criteri di massima per la definizione degli standard minimi per lo svolgimento delle attività

formative in materia di sicurezza” sono fornite le indicazioni relative ai requisiti minimi, per l’affidamento della

docenza, dei formatori/addestratori/istruttori in materia di sicurezza del volontariato.

Nel documento è specificato che i formatori/addestratori/istruttori possono essere individuati, in base ad esperienza

professionale specifica, attestata da curriculum, professionalità o esperienza acquisita. Se i corsi sono organizzati e

gestiti da organizzazioni di volontariato (compreso il C.N.S.A.S.) le attività formative possono essere svolte anche da

istruttori – docenti interni all’Organizzazione, a condizione che gli stessi istruttori – docenti siano muniti della

necessaria qualificazione – esperienza debitamente comprovata con la presentazione di un adeguato curriculum.

Pertanto all’interno del C.N.S.A.S. possono essere individuati, ed eventualmente adeguatamente formati, dei volontariformatori, cui va richiesta la presentazione di un curriculum.

Il materiale didattico per la formazione dei volontari formatori va acquisita agli atti nell’archivio dei rispettivi Servizi

regionali.

Per un utile approfondimento dei Criteri relativi alla qualificazione della figura del formatore in materia di sicurezza

del volontariato si riporta, a titolo esemplificativo e di riferimento, il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche

sociali e del Ministero della salute, di data 06 marzo 2013, avente per oggetto: “Criteri di qualificazione della figura

del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro”.

arch. Alessio Fabbricatore

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nel tempo, la formazione e il necessario periodico aggiorna-mento di tutti i volontari aderenti alle organizzazioni iscrittecome sopra specificato, con riferimento ai compiti svolti dal-l’organizzazione di appartenenza e, in essa, dai singoli volonta-ri, nel rispetto degli specifici modelli organizzativi, oltreall’informazione relativa agli scenari di rischio nei quali l’orga-nizzazione può essere chiamata ad intervenire.

In ottemperanza a quanto previsto dall’art. 4, comma 2, deldecreto interministeriale sopra richiamato, il piano formativo,in relazione agli scenari di rischio di protezione civile in cui ilvolontariato opera e ai compiti che gli sono attribuiti, deve con-templare la formazione e l’addestramento all’uso delle attrez-zature e dei dispositivi di protezione individuale idonei per lospecifico impiego, conformemente alle indicazioni specificatedal fabbricante.

Le Regioni, per le organizzazioni di volontariato da essecoordinate, e le organizzazioni di volontariato di protezionecivile di rilievo nazionale per le sezioni territoriali a esse ade-renti, nell’ambito della rispettiva autonomia e responsabilità,provvedono a redigere nel dettaglio i propri piani formativi, diinformazione ed addestramento, tenendo conto delle rispettivespecificità e caratteristiche, nonché nel rispetto delle propriecaratteristiche strutturali, organizzative e funzionali preordina-te alle attività di protezione civile. Altrettanto fanno, per lestrutture di volontariato in essi incardinate, la Croce RossaItaliana ed il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino eSpeleologico, provvedendo direttamente, nel rispetto dei propristatuti e regolamenti.

Criteri di massima per lo svolgimento

delle attivita’ formative

Per lo svolgimento delle attività formative destinate aivolontari di protezione civile occorre fare riferimento agli stan-dard minimi di seguito riportati, ferma restando la possibilitàper ciascuna Regione e per ciascuna Organizzazione di volon-tariato di adottare criteri più stringenti e di implementare il per-corso formativo per meglio adeguarlo alle proprie specificheesigenze. • ORGANIZZAZIONE DEL CORSO

– per ogni corso va individuato un responsabile; il respon-sabile del corso è presente alle attività formative e svol-ge i compiti necessari per il miglior andamento dell’ini-ziativa;

– ogni corso va definito in termini di durata (ore/giornated’aula) in relazione agli specifici contenuti;

– deve essere indicata la sede di svolgimento e gli orari dilezione (calendario d’aula);

– deve essere predisposto materiale didattico specifico dapoter distribuire ai partecipanti;

– per ciascun corso va determinato il numero massimo dipartecipanti;

– per ciascun corso, organizzato e gestito da una organiz-zazione di volontariato ovvero organizzato e gestito dauna pubblica amministrazione, i partecipanti devonoessere nominativamente e formalmente convocati ancheper via telematica;

– per ogni giornata d’aula va predisposta la registrazionedell’effettiva presenza/partecipazione;

– al termine del corso deve essere rilasciato a ciascun par-tecipante un attestato di “Partecipazione”;

– in riferimento alle particolari caratteristiche del corsoorganizzato, può essere somministrato un “Test d’in-gresso” per la valutazione preliminare delle conoscenze

possedute e un “Test d’uscita” per la verifica degli obiet-tivi raggiunti e dei contenuti appresi. In caso di sommi-nistrazione dei “Test d’ingresso e d’uscita” sarà rila-sciato un attestato di “Proficua partecipazione” volto adocumentare i risultati conseguiti in termini di apprendi-mento, specificatamente per quanto attiene il consegui-mento di abilità pratiche (utilizzo di attrezzature, ecc.)che potranno essere valutate prevedendo prove di tipooperativo;

– se il corso è organizzato e gestito da un’organizzazionedi volontariato deve essere conservata, nell’archiviodella stessa, copia di tutto il materiale sopra elencato,anche ai fini della attestazione dei requisiti necessari perla conferma periodica dell’iscrizione dell’organizzazio-ne nell’elenco nazionale delle organizzazioni di volonta-riato di protezione civile.

• AFFIDAMENTO DELLA DOCENZA– i formatori/addestratori/istruttori possono essere indivi-

duati in base all’esperienza professionale specifica (curri-culum, professionalità o esperienza acquisita);

– se il corso è organizzato e gestito da un’organizzazione divolontariato le attività formative possono essere svolte an-che da istruttori-docenti interni all’Or ga niz zazione, semuniti della necessaria qualificazione-esperienza, debi-tamente comprovata;

– possono essere individuati ed adeguatamente formatidei “volontari formatori” all’interno delle organizzazio-ni di volontariato;

– ai formatori/addestratori/istruttori individuati va richie-sta la presentazione di un curriculum;

– il materiale didattico preparato va acquisito agli atti nel-l’archivio dell’organizzazione.

• CONTENUTI– Per ciascuna iniziativa va elaborato un programma che

specifichi: o la descrizione sintetica degli obiettivi che ci si pro-

pone di conseguire, con riferimento alle peculiaricapacità dell’organizzazione;

o l’articolazione dell’attività (Programma), eviden-ziando in particolare e chiaramente il tema dellasicurezza;

o l’individuazione dei volontari a cui è finalizzata, inragione dei compiti svolti;

o l’indicazione degli istruttori-docenti che sarannoimpegnati.

Per le attività formative, informative e di addestramento puòessere richiesta l’applicazione dei benefici previsti dagli artico-li 9 e 10 del D.P.R. 194/2001, secondo le specifiche procedurea tal fine stabilite, ma tale richiesta e la relativa concessione daparte dell’autorità di protezione civile preposta non è indispen-sabile ai fini del riconoscimento dell’attività nell’ambito delpiano formativo.

Sono fatte salve le abilitazioni/certificazioni già previste edisciplinate da vigenti e specifiche disposizioni legislative oregolamentari e che prevedano il rilascio di attestazioni (paten-ti, brevetti, etc.) a cura delle autorità competenti. Le attestazio-ni di queste tipologie eventualmente acquisite nell’ambito dellosvolgimento di attività professionali sono riconosciute a condi-zione che esse abbiano valore legale anche al di fuori dell’am-bito aziendale.

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IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

E IL MINISTRO DELLA SALUTE

VISTO il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante:“Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123,in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi dilavoro” come modificato ed integrato dal decreto legislativo 3agosto 2009, n. 106, recante: “Disposizioni inegrative e corret-tive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia ditutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” diseguito indicato come d.lgs. n. 81/2008;

VISTO il decreto del Ministro del lavoro, della salute edelle politiche sociali del 3 dicembre 2008 che istituisce laCommissione consultiva permanente per la salute e sicurezzasul lavoro ai sensi dell’articolo 6, comma 1, del d.lgs. n.81/2008, di seguito indicata come “Commissione”;

VISTO, in particolare, l’articolo 6, comma 8, lett. --bis), deld.lgs. n. 81/2008 con il quale viene atttribuito allaCommissione il compito di elaborare “criteri di qualificazionedella figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro,anche tenendo conto delle peculiarità dei settori di riferimen-to”;

VISTO il documento, approvato dalla Commissione nellaseduta del 18 aprile 2012, con il quale vengono individuati i cri-teri di qualificazione della figura del formatore;

VISTI gli accordi sanciti dalla Conferenza permanente per irapporti tra lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trentoe Bolzano nella seduta del 21 dicembre 2011 relativi alla indi-viduazione dei contenuti della formazione del datore di lavoroche intenda svolgere direttamente i compiti del servizio di pre-venzione e protezione ai sensi dell’articolo 34, commi 2 e 3, deld.lgs. n. 81/2008 e di quella dei lavoratori, dei dirigenti e deipreposti, ai sensi dell’articolo 37 del d.lgs. n. 81/2008, di segui-to “accordi del 21 dicembre 2011”;

CONSIDERATO che è necessario individuare i criteri perdefinire la figura del formatore in materia di salute e sicurezzasul lavoro;

RITENUTO necessario che l’entrata in vigore del presentedecreto venga differita di un termine di dodici mesi, in ragionedella circostanza che l’individuazione della figura del formato-re deve essere applicata, per la prima volta, da un numero par-ticolarmente elevato anche di piccole e medie imprese;

DECRETANO:Articolo 1

1. Si considera qualificato il formatore in materia di salute esicurezza sul lavoro che possieda il prerequisito ed uno dei cri-teri elencati nel documento allegato, il quale costituisce parteintegrante del presente decreto.

2. Il prerequisito e i criteri si applicano a tutti i soggetti for-matori in materia di salute e sicurezza sul lavoro dei corsi di cuiagli articoli 34 e 37 del d.lgs. n. 81/2008 quali regolati dagli

accordi del 21 dicembre 2011.3. Il prerequisito e i criteri individuati rappresentano i requi-

siti minimi richiesti per la figura del formatore in materia disalute e sicurezza sul lavoro.

4. I requisiti minimi di cui al comma 3 nonsono vincolantiin riferimento ai corsi di formazione già formalmente e docu-mentalmente approvati e calendarizzati alla data di pubblica-zione dell’avviso del presente decreto.

5. Il prerequisito non è richiesto per i datori di lavoro cheeffettuano formazione ai propri lavoratori.

6. I formatori non in possesso del prerequisito possono svol-gere l’attività di formatore qualora, alla data di pubblicazionedell’avviso del presente decreto nella Gazzetta ufficiale, sianoin grado di dimostrare di possedere almeno uno dei criteri pre-visi in allegato. Resta fermo l’obbligo dell’aggiornamentotriennale.

Articolo 21. I datori di lavoro, nell’individuazione del formatore in

materia di salute e sicurezza sul lavoro, utilizzano i criteri indi-viduati nel documento allegato al presente decreto e quelli suc-cessivamente pubblicati sul sito www.lavoro.gov.it, sezione“sicurezza nel lavoro”.

Articolo 31. Trascorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore del

decreto, la Commissione si riserva di valutarne la prima applia-zione e di elaborare eventuali proposte migliorative dell’effica-cia dei criteri previsti nel documento.

Articolo 41. Il decreto entra in vigore dodici mesi dalla data della pub-

blicazione dell’avviso nella Gazzetta ufficiale della repubblicaitaliana.

2. Per un periodo di ventiquattro mesi dall’entrata in vigoredel presente decreto i datori di lavoro possono svolgere attivitàformativa per i propri lavoratori se in possesso dei requisiti disvolgimento diretto dei compiti del servizio di prevenzione eprotezione di cui all’articolo 34 del d.lgs. n. 81/2008, nel rispet-to delle condizioni di cui all’accordo del 21 dicembre 2011. Altermine di tale periodo il datore di lavoro che intenda svolgeredirettamente l’attività formativa deve dimostrare di essere inpossesso di uno dei criteri previsti nel documento allegato.

3. Della pubblicazione del presente decreto sul sito internetdel Ministero del lavoro e delle politiche sociali viene fornitanotizia a mezzo avviso nella Gazzetta ufficiale dellaRepubblica italiana.

Roma, 6 marzo 2013

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche SocialiElsa Fornero

Il Ministro della SaluteRenato Balduzzi

il Soccorso Alpino agosto 201550

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In attuazione dell’art.6, comma 8, lett. m-bis, del Decreto Legislativo n. 81/2008 (e s.m.i.), i criteri di seguito individuati rap-presentano il livello base richiesto per la figura del formatore-docente in materia di salute e sicurezza sul lavoro, fermi restandoeventuali ulteriori requisiti previsti, in casi specifici, dalla normativa vigente e con riserva di individuare requisiti aggiuntivi perqualificare la figura del formatore-docente in relazione ai corsi di formazione rivolti ai Coordinatori per la progettazione e perl’esecuzione dei lavori (art. 98 del Decreto Legislativo n. 81/2008), agli RSPP/ASPP (art. 32 dello stesso decreto) e/o ad altre spe-cifiche figure.

I criteri previsti dal presente documento non riguardano la figura del formatore-docente per le attività di addestramento.

Si considera qualificato il formatore-docente che possieda il prerequisito ed uno dei criteri sotto elencati:

Prerequisito

CRITERI DI QUALIFICAZIONE DELLA FIGURA DEL FORMATORE

PER LA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO(art. 6, comma 8, lett.m-bis, del Decreto Legislativo n. 81/2008 e s.m.i.)

ISTRUZIONE Diploma di scuola secondaria di secondo grado

Il prerequisito non è richiesto per i datori di lavoro che effettuano formazione ai propri lavoratori

1° Criterio Precedente esperienza come docente, per almeno 60 ore negli ultimi 3 anni, nell’area tematica oggetto delladocenza

2° Criterio

Laurea (vecchio ordinamento, triennale, specialistica o magistrale) coerente con l’area tematica oggetto delladocenza, ovvero corsi post-laurea (dottorato di ricerca, perfezionamento, master, specializzazione...) nel campodella salute e sicurezza sul lavoro, unitamente ad almeno una delle seguenti specifiche:

• percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-forma-tori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od Organismi accreditati) di undiploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione

in alternativa • precedente esperienza come docente, per almeno 24 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul

lavoro in alternativa

• precedente esperienza come docente, per almeno 36 ore negli ultimi tre anni, anche in materie diverse dallasalute e sicurezza sul lavoro

in alternativa • corso/i formativo/i in affiancamento a docente qualificato, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni in qualunque

materia

3° Criterio

Attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corso/i di formazione della durata di almeno 64 ore inmateria di salute e sicurezza sul lavoro (anche organizzato/i dai soggetti di cui all'art. 32, comma 4, del DecretoLegislativo n. 81/2008 e s.m.i.) unitamente alla specifica della lettera a) e ad almeno una delle specifiche dellalettera b)

a) almeno dodici mesi di esperienza lavorativa o professionale coerente con l’area tematica oggetto delladocenza

b) • percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-formatori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od Organismi accredita-ti) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione

in alternativa • precedente esperienza come docente, per almeno 24 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicu-

rezza sul lavoro in alternativa

• precedente esperienza come docente, per almeno 36 ore negli ultimi tre anni, anche in materie diversedalla salute e sicurezza sul lavoro

in alternativa • corso/i formativo/i in affiancamento a docente qualificato, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni

agosto 2015 il Soccorso Alpino 51

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Per un periodo di 24 mesi dall’entrata in vigore dei criteri di qualificazione qui individuati i datori di lavoro possono svolgereattività formativa, nei soli riguardi dei propri lavoratori, se in possesso dei requisiti di svolgimento diretto dei compiti del serviziodi prevenzione e protezione di cui all’articolo 34 del d.lgs. n. 81/2008, nel rispetto delle condizioni di cui al pertinente accordo inConferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome del 2 dicembre 2011. Al termine di tale periodo, ildatore di lavoro che intenda svolgere direttamente l’attività formativa dovrà dimostrare di essere in possesso di uno dei criteri dicui al presente documento.

INDIVIDUAZIONE DELLE “AREE TEMATICHE”

Per “area tematica” si intende un insieme di materie tecnicamente affini ed assimilabili. Ai fini della ricorrenza dei criteri diqualificazione dei formatori-docenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, come sopra individuati, le aree tematiche a cui fareriferimento sono le seguenti quattro:

1. Area normativa/giuridica/organizzativa 2. Area rischi tecnici (Titoli II, III, IV, V, VII, e XI del Decreto Legislativo n. 81/2008)

6° Criterio

Esperienza di almeno sei mesi nel ruolo di RSPP o di almeno dodici mesi nel ruolo di ASPP o di almeno dodicimesi nel ruolo di preposto (tali figure possono effettuare docenze solo nell’ambito del macro-settore ATECO diriferimento) unitamente ad almeno una delle seguenti specifiche:

• percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-forma-tori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od Organismi accreditati) di undiploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione

in alternativa • precedente esperienza come docente, per almeno 24 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul

lavoro in alternativa

• precedente esperienza come docente, per almeno 36 ore negli ultimi tre anni, anche in materie diverse dallasalute e sicurezza sul lavoro

in alternativa • corso/i formativo/i in affiancamento a docente qualificato, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni

5° Criterio

Esperienza lavorativa o professionale almeno triennale nel campo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro,coerente con l’area tematica oggetto della docenza, unitamente ad almeno una delle seguenti specifiche:

• percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-forma-tori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od Organismi accreditati) di undiploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione

in alternativa • precedente esperienza come docente, per almeno 24 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul

lavoro in alternativa

• precedente esperienza come docente, per almeno 36 ore negli ultimi tre anni, anche in materie diverse dallasalute e sicurezza sul lavoro

in alternativa • corso/i formativo/i in affiancamento a docente qualificato, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni

4° Criterio

Attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corso/i di formazione della durata di almeno 40 ore inmateria di salute e sicurezza sul lavoro (anche organizzato/i dai soggetti di cui all'art. 32, comma 4, del DecretoLegislativo n. 81/2008 e s.m.i.) unitamente alla specifica della lettera a) e ad almeno una delle specifiche dellalettera b)

a) almeno diciotto mesi di esperienza lavorativa o professionale coerente con l’area tematica oggetto delladocenza

b) • percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-formatori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od Organismi accredita-ti) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione

in alternativa • precedente esperienza come docente, per almeno 24 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicu-

rezza sul lavoro in alternativa

• precedente esperienza come docente, per almeno 36 ore negli ultimi tre anni, anche in materie diversedalla salute e sicurezza sul lavoro

in alternativa • corso/i formativo/i in affiancamento a docente qualificato, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni

il Soccorso Alpino agosto 201552

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3. Area rischi igienico-sanitari (Titoli VI, VIII, IX e X del Decreto Legislativo n. 81/2008) 4. Area relazioni/comunicazione

ENTRATA IN VIGORE E SPECIFICHE IN MERITO AI CRITERI DI QUALIFICAZIONE I criteri di qualificazione del formatore-docente entrano in vigore decorsi sei mesi dalla data di approvazione del presente docu-

mento da parte della Commissione consultiva permanente. Si considera qualificato il formatore-docente che possa dimostrare, dalla data di entrata in vigore del presente documento, di

possedere uno dei predetti criteri. La qualificazione è acquisita in modo permanente (fermo restando quanto previsto nel paragrafo“mantenimento della qualificazione”) con riferimento alla/e area/e tematica/che per la/e quale/i il formatore-docente abbia matu-rato il corrispondente requisito di conoscenza/esperienza.

Con specifico riferimento al criterio n. 6, i preposti possono acquisire una qualificazione riferita alle sole aree tematiche 2 e 3e sempre per docenze nel solo ambito del proprio macro-settore ATECO.

La rispondenza ai criteri di qualificazione deve poter essere dimostrata, da parte del formatore-docente, sulla base di idoneadocumentazione. In particolare, l’esperienza lavorativa/professionale, o come RSPP/ASPP/preposto, deve essere dimostrata trami-te apposita attestazione del datore di lavoro o del committente.

In fase di prima applicazione, il prerequisito di istruzione ed i criteri di qualificazione del formatore-docente non sono vinco-lanti in riferimento ai corsi di formazione già organizzati e calendarizzati alla data di entrata in vigore del presente documento, pur-ché l’attività formativa si concluda entro e non oltre dodici mesi dalla data di avvio.

MANTENIMENTO DELLA QUALIFICAZIONE Ai fini del mantenimento della propria qualificazione, il formatore-docente è tenuto, entro il primo triennio successivo alla data

di entrata in vigore del presente documento e, in seguito, con cadenza triennale: alla frequenza di corsi di aggiornamento, ovvero seminari/convegni specialistici, per almeno 24 ore complessive; inoltre, ad

effettuare un numero minimo di 24 ore di attività di docenza.

CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA Possono continuare a svolgere l’attività di formatore i soggetti che, alla data di entrata in vigore del presente documento, pos-

sano dimostrare di possedere almeno uno dei criteri previsti dal presente documento ed abbiano comunque una precedente espe-rienza di docenza di almeno 1 anno, nell’area tematica oggetto della docenza pur non possedendo il prerequisito.

MONITORAGGIO La Commissione consultiva permanente si riserva, entro 18 mesi dalla data di approvazione del presente documento, di valu-

tarne la prima applicazione e di elaborare eventuali proposte migliorative della sua efficacia.

Il 6 giugno scorso se ne è andato unodei Padri fondatori del Soccorsoalpino: il camuno Domenico

Mottinelli, classe 1924 una vita passatafra barelle, montagne vere e montagnedi libri. Nel 1947 è fra i 37 promotori chechiedono alla Sezione di Brescia diaprire la Sottosezione di Edolo delC.A.I.: la domanda viene accolta eMottinelli è nominato primo Presidente.Nel ’54 Scipio Stenico è in valle per or-ganizzare il Soccorso alpino e notandola passione e l’impegno di Domenico gliaffida le sorti della nascente Delegazione

bresciana che conta le Stazioni di Edolo,Temù e Ponte di Legno. In quel periodoepico la musica era un po’ uguale per tut-ti e Mottinelli ricordava che di soldi c’ène erano pochi: “La stazione del soccor-so alpino l’ho messa su grazie all’impegnovolontario di amici e parenti e di miofratello Franco. Io disponevo di uncamioncino della ditta di mio padre checommerciava in vini e quello si usava. Leesercitazioni? Tutte a nostre spese”.

Negli anni ’60 si trasferisce a Torinoe nel 1963, sotto la Presidenza di BrunoToniolo, diventa Segretario nazionaledel C.N.S.A.; qualche anno dopo as-

sume il ruolo di Direttore della Bibliotecanazionale del C.A.I., incarico che terràfino al 1994 quando tornerà nella sua am-ata terra.

Come alpinista oltre alle salite dellecime dell’arco alpino partecipa allaspedizione Mexico 68 del Soccorsoalpino e del C.A.I. UGET di Torino e nel1969 alla spedizione in Caucaso orga-nizzata dalla Sezione di Torino.

L’altra sua grande passione furono ilibri di cui possedeva una ricca bibliotecapersonale, più di 1.500 volumi, natural-mente di montagna, e la collezione ditutte le pubblicazioni del C.A.I. dal1933 ad oggi, scupolosamente rilegate.

Con A. Richiello curò nel 1968 ilCatalogo della Biblioteca nazionale e,da solo, nel 1986 il primo supplementodello stesso catalogo. Ma per il suo la-voro non aveva bisogno di cataloghi lebastava la sua memoria di ferro per in-dividuare a colpo sicuro i volumi anchein doppia fila!

Per il Soccorso Alpino il suo nomeè legato alla pubblicazione 40 anni disoccorso alpino e speleologico, edito nel1994 all’interno della prestigiosa collana“Cahier Museomontagna”, uscito inoccasione appunto dei primi quarant’annidi attività del Corpo. Una vita straordi-nariamente semplice e concreta spesa arendere più sicure le nostre montagne.

Giulio Frangioni

RRiiccoorrddaannddooDDoommeenniiccoo MMoottttiinneellllii

Mottinelli alla scrivania in via Barbaroux

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Foto Giulio Frangioni