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Fonte: “Il Novecento e i suoi Manifesti”, di Giovanni Scandola, esame di Stato anno

scolastico 2005-06, pagine 69 e seguenti.

L’ASSOCIAZIONE SLOW FOOD

Come emerge dalla pagina internet di slow food: “ è un Movimento Internazionale a sostegno della

cultura del cibo e del vino. L’Associazione è stata fondata nel luglio del 1986 da Carlo Petrini,

eletto presidente a Bra, in Piemonte.

Nel 1989, all’Opéra Comique di Parigi, si riunivano

le delegazioni di Slow Food provenienti da tutto il

mondo e sottoscrivevano il «Manifesto di Slow

Food».

Lo scopo di Slow Food è quello di contrapporsi alla

tendenza alla standardizzazione del gusto e di

difendere la necessità di informazione da parte dei

consumatori nel mondo.

A tal fine Slow Food ha prodotto un serie di iniziative, atte alla salvaguardia delle produzioni di

qualità a rischio di estinzione da un lato, e all'informazione e l'acculturamento degli appassionati

di gastronomia dall'altro. Slow Food conta oggi oltre 70.000 iscritti, con rappresentanze nei cinque

continenti e sedi in 50 diversi paesi. La rete dei 70.000 associati di Slow Food (la metà dei quali in

Italia, a conferma della vocazione enogastronomica degli Italiani) è suddivisa in sedi locali - che si

chiamano Condotte in Italia e Convivia nel mondo - che organizzano periodicamente cene a tema,

degustazioni di cibi, vino e birra e gite enogastronomiche.

Tra le iniziative più importanti di Slow Food l’Arca del Gusto e i presidi sono probabilmente quelli

più degni di nota, soprattutto perché possono essere considerati vere e proprie "certificazioni di

qualità" non ufficiali ma ugualmente importanti per il consumatore a caccia di prodotti tipici di

qualità.

DOCUMENTO DODICI: SLOW FOOD IN ITALIA E NEL MONDO

La sede principale di Slow Food è a Bra, in Piemonte, nel nord Italia. Altre sedi sono state aperte

in Svizzera (1995), in Germania (1998) e negli USA, a New

York (2000), mentre è imminente l'apertura di un ufficio a

Parigi. La struttura associativa di Slow Food consta di 65.000

membri in 45 paesi del mondo, organizzati in 560 convivia

(delegazioni di territorio). In Italia i soci sono 35.000 circa e i

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convivia (che in Italia si chiamano condotte) sono 340. Nel resto del mondo sono 220 circa, e

continuano ad aumentare. Le condotte, in Italia, e i convivia nel mondo, sono le radici di Slow

Food sul territorio: interpretano e rappresentano a livello locale la filosofia dell'associazione.

Responsabile della condotta o convivium è il fiduciario o convivium leader, il quale, facendo da

tramite tra gli associati e la sede centrale, organizza per i soci appuntamenti e iniziative

enogastronomiche, crea momenti di convivialità, valorizzando i prodotti e promuovendo artigiani e

cantine del territorio. Propone corsi di degustazione e Laboratori del Gusto, facilita la conoscenza

di nuove realtà enogastronomiche e quella di prodotti e cucine di altre zone. Educa al gusto,

insomma. Il radicamento sul territorio, il decentramento (e quindi la valorizzazione delle tipicità),

ed il carattere volontario del lavoro dei rappresentanti associativi, sono alcune delle caratteristiche

più autentiche del movimento, e la rete di contatti che esso ha saputo costruire negli anni

rappresenta senza dubbio il suo patrimonio più prezioso.

Motivi al manifesto dello slow food

Slow Food è un progetto culturale che propone una filosofia del piacere e un programma

di educazione del gusto, di salvaguardia del patrimonio enogastronomico, di formazione

del consumatore.

Slow Food aiuta le giovani generazioni a instaurare un rapporto corretto con il cibo;

favorisce un turismo attento e rispettoso dell'ambiente; promuove iniziative di solidarietà.

I principi sono contenuti nel Manifesto ufficiale di Slow Food, sottoscritto da delegati di 20

paesi nel 1989.

DOCUMENTO TREDICI: Il MANIFESTO SLOW FOOD

Slow Food è un progetto culturale che propone una filosofia del piacere e un programma di

educazione del gusto, di salvaguardia del patrimonio enogastronomico, di formazione del

consumatore.

Slow Food aiuta le giovani generazioni a instaurare un rapporto corretto con il cibo; favorisce un

turismo attento e rispettoso dell'ambiente; promuove iniziative di solidarietà.

Il 9 novembre 1989, all'Opera Comique di Parigi, nasce ufficialmente il movimento internazionale

per la Difesa e il Diritto al Piacere. Sottoscrivono il Manifesto delegati provenienti da: Argentina,

Austria, Brasile, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Italia, Olanda, Spagna, Stati Uniti,

Svezia, Svizzera, Ungheria, Venezuela.

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I principi sono contenuti nel Manifesto ufficiale di Slow Food, sottoscritto da delegati di 20 paesi nel

1989.

Questo nostro secolo, nato e cresciuto sotto il segno della civiltà industriale, ha prima

inventato la macchina e poi ne ha fatto il proprio

modello di vita.

La velocità è diventata la nostra catena, tutti siamo in

preda allo stesso virus: la Fast Life, che sconvolge le

nostre abitudini, ci assale fin nelle nostre case, ci

rinchiude a nutrirci nei Fast Food.

Ma l'uomo sapiens deve recuperare la sua saggezza

e liberarsi dalla velocità che puà ridurlo a una specie

in via d'estinzione.

Perciò, contro la follia universale della Fast Life, bisogna scegliere la difesa del tranquillo

piacere materiale.

Contro coloro, e sono i più, che confondono l'efficienza con la frenesia, proponiamo il

vaccino di un'adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in lento e

prolungato godimento.

Iniziamo proprio a tavola con lo Slow Food, contro l'appiattimento del Fast Food

riscopriamo la ricchezza e gli aromi delle cucine locali.

Se la Fast Life in nome della produttività ha modificato la nostra vita e minaccia l'ambiente

e il paesaggio, lo Slow Food è oggi la risposta d'avanguardia.

È qui, nello sviluppo del gusto e non nel suo immiserimento, la vera cultura, di qui può

iniziare il progresso, con lo scambio internazionale di storie, conoscenze, progetti.

Lo Slow Food assicura un avvenire migliore. Lo Slow Food è un'idea che ha bisogno di molti

sostenitori qualificati, per fare diventare questo moto (lento) un movimento internazionale, di cui la

chiocciolina è il simbolo.

DOCUMENTO QUATTORDICI: ALLA RICERCA DEL GUSTO PERDUTO:

IL MANIFESTO DEI DIRITTI DEL PALATO1

Luca Vercelloni slow

messaggero di gusto e cultura numero 31, luglio 2002

1 messaggero di gusto e cultura numero 31, luglio 2002

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Sono disgustato dal proliferare delle pretenziose ricette da passerella, delle improvvisazioni

strampalate, delle stravaganze commestibili. Sono fermamente convinto che il sistema

moda (o, più propriamente, la sindrome di compulsione al cambiamento applicata alla

cucina) rappresenti la più grave e devastante malattia della ristorazione contemporanea.

Oso sperare anche che molte altre persone condividano il mio sentimento di disgusto, che

patiscano come un castigo divino l’andazzo attuale, che sognino di esser risparmiati dalla

“cucina di Babele” per poter riassaporare il gusto dell’armonia. Questo articolo è dedicato a

loro.

A conclusione di questo articolo, voglio riassumere in sette “regole auree” il mio personale

rapporto con i ristoranti. Mi auguro che questi semplici princìpi possano venire condivisi da

tutti i “palati liberi”, che considerano il buon gusto come uno dei più grandi piaceri che

abbiamo avuto in dono dalla natura.

Le stranezze, le stravaganze, le bizzarrie sono da rifuggire, per lo meno a tavola. Stiamo

alla larga dai ristoranti “babilonesi”, invitando amici e conoscenti a fare altrettanto.

L’armonia del palato è il solo autentico principio che presiede al piacere del cibo. Inseguire

le suggestioni della moda o la seduzione di titoli “a effetto” conduce solo a un godimento

onanistico.

L’aforisma di Brillat-Savarin per cui l’invenzione di una ricetta è importante quanto la

scoperta di un nuovo pianeta è manifestamente falso. Salvo rare eccezioni, infatti, significa

rinunciare a servire qualcosa di meglio.

Al ristorante è buona norma chiedere da quanto tempo è presente in carta una ricetta.

Nella convinzione che quanto più il tempo è lungo, tanto più la ricetta è buona.

Boicottare le guide gastronomiche e le riviste di cucina che promuovono le stramberie

culinarie e la sperimentazione coatta è un atto di autodifesa.

In cucina vi sono pochi cuochi compositori, ma molti eccellenti interpreti. Un buon interprete

è sicuramente preferibile a un compositore maldestro.

In cucina non esiste il reato di plagio: una buona ricetta è patrimonio dell’umanità

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Documento quindici: Il Manifesto “L’Arca del gusto: La Biodiversità”

L'arca del gusto

La metafora dell’Arca è esplicita: su questa imbarcazione simbolica Slow Food intende far salire i

prodotti di eccellenza gastronomica minacciati dall’omologazione industriale, dalle leggi

iperigieniste, dalle regole della grande distribuzione, dal

degrado ambientale. L’Arca del Gusto vuole ritrovare,

catalogare, descrivere e far conoscere sapori quasi dimenticati,

dal violino di capra al pomodorino di Corbara, dal caciocavallo

podolico alla bottarga di muggine e tanti altri ancora: prodotti a

rischio di estinzione ma ancora vivi, con reali potenzialità

produttive e commerciali.

I Presidi sono interventi concreti e mirati sul territorio. Di volta in

volta possono reperire le risorse necessarie all’acquisto e alla

fornitura di attrezzature, diventare piccole aziende-pilota,

promuovere nuove sperimentazioni, incentivare la produzione e

individuare nuovi canali per la commercializzazione dei prodotti

di qualità: dalla creazione di micromercati (fiere, offerte ai soci,

coinvolgimento di osterie e ristoranti, commercio elettronico) a

progetti di marketing e di comunicazione.

Insieme, l’Arca del Gusto e i Presidi sono una sfida culturale ed

economica aperta a tecniche innovative, attenta all’evoluzione

del gusto, capace di preservare il territorio dal degrado, di

valorizzare antichi mestieri e di offrire nuove occasioni di lavoro.

Per preservare la piccola produzione agroalimentare artigianale di qualità dal diluvio

dell’omologazione industriale; per impedire che la velocità divori ed estingua centinaia di razze

animali, di salumi di formaggi, di erbe commestibili spontanee o coltivate, di cereali, di frutta;

perché cresca l’educazione del gusto; per combattere ’iperigienismo esasperato, che uccide la

particolarità di molte produzioni; per tutelare il diritto al piacere.

Noi esponenti della cultura, dell’enogastronomia, della ricerca scientifica, del giornalismo, della

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politica, delle istituzioni, unitamente a quanti vorranno unirsi a noi per raggiungere questi obiettivi,

accogliendo e sottoscrivendo il grido di allarme lanciato da Slow Food, variamo:

Un’Arca del Gusto per salvare il pianeta dei sapori

L’Arca del Gusto nasce da un'idea di Slow Food Arcigola e oggi, grazie alla collaborazione di

esponenti della cultura, della ricerca scientifica, dell'enogastronomia, del giornalismo, della politica,

rappresenta un progetto di salvaguardia e sviluppo della piccola produzione agroalimentare

artigianale a rischio di sparizione. Progetto che si articola su un piano scientifico e un piano

divulgativo.

Dal punto di vista scientifico ci impegniamo:

a definire metodi e criteri di ricerca, in particolare stabilire i concetti di bene gastronomico, tipicità,

tradizione e prodotto a rischio

a caratterizzare il lavoro di ricerca dal punto di vista etnobotanico e storico sulle cultivar, sulle

razze locali, sui prodotti come criterio fondante per il riconoscimento di ciò che è tipico e/o

tradizionale

a favorire la preparazione scientifica di esperti del settore su scala nazionale

a creare un centro di documentazione/banca dati in rete, gestita da un organismo centrale con i

dati via via raccolti su cultivar, razze, prodotti, ricerche, ricette, produttori, ristoratori ecc.

Dal punto di vista divulgativo ci impegniamo:

a stilare e far circolare un elenco di prodotti a rischio - conosciuti dal grande pubblico e dalla forte

valenza simbolica - in modo che la battaglia per la loro difesa sia il piu coinvolgente possibile

ad analizzare dal punto di vista organolettico questi prodotti, indicando i nomi e gli indirizzi degli

ultimi produttori e a divulgarne la conoscenza attraverso i media e pubblicazioni specifiche, in

modo da riuscire a collegare strettamente il concetto di salvaguardia con quello di gratificazione

economica

a invitare i consumatori ad acquistare e mangiare questi prodotti, convinti che solo reinserendoli

a pieno titolo nel circuito commerciale/alimentare essi possano evitare l'estinzione

a individuare in ogni regione, premiandole con un apposito riconoscimento, una serie di osterie

che si facciano nella pratica promotrici dei prodotti dell'arca del loro territorio, utilizzandoli

quotidianamente nella preparazione dei piatti proposti

a invitare i piu grandi ristoratori a eleggere un prodotto dell'arca a "prodotto del cuore", a farsene

tutori e a inserirlo in alcuni dei loro piatti

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a lanciare una campagna in tutti i Comuni d'Italia, perchè ogni Comune "adotti" un prodotto a

rischio e ne promuova la produzione e il consumo

a dar vita in tempi brevi all'attuazione di un progetto pilota su scala regionale, o subregionale,

onde verificare e calibrare metodi, tempi e modi di realizzazione del progetto generale

a favorire in ogni modo progetti di educazione del gusto presso i giovani, a partire dall'età

scolare, al fine di attivare quelle capacità di discernimento organolettico che possono consentire ai

consumatori di riconoscere i prodotti di qualità e ricavarne il massimo di piacere

a sollecitare le istituzioni nazionali affinchè valutino la salvaguardia di questi prodotti - i beni

gastronomici in generale e non solo quelli a rischio di estinzione - come obbiettivo di primaria

importanza per l'economia nazionale e per l'identità culturale stessa del nostro paese

a collegarci a iniziative e progetti simili in tutta Europa, convinti che la battaglia per la

salvaguardia del prodotto agroalimentare e artigianale tipico e/o tradizionale di qualità dovrà

necessariamente avere caratteristiche transnazionali a fronte di un mercato e di strategie che

tendono rapidamente alla globalizzazione e all'omologazione.