Fondo Hi-Tech, venture capital di Stato A disposizione ...delle Pmi innovative. Lo stesso segmento...

1
IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 7 AL 20 NOVEMBRE PAG.7 POLITICA E INNOVAZIONE Attualità Microsoft accoglie positivamente la notizia del varo da parte del governo italia- no di un fondo dei fondi del valore di 100 milioni di euro per la promozione dei fondi di venture capital italiano. Un Fondo Hi- Tech destinato a investimenti nel settore delle Pmi innovative. Lo stesso segmento di mercato che Microsoft in Italia guarda con un occhio di riguardo. Come confer- ma Umberto Paolucci, fondatore 20 anni fa di Microsoft Italia e oggi al vertice europeo del colosso americano. “Un’iniziativa del genere da parte del governo, al di là della cifra di 100 milioni di euro che è rilevante – dice Umberto Paolucci, Vice President di Microsoft Corporation - potrà attivare dei progetti di dimensioni ancora più importanti presso i fondi. Dando vita a iniziative che diver- samente non sarebbero forse mai nate. È un provvedimento positivo, con un mo- dello preso da Israele, uno dei paesi più efficienti al mondo nel campo del venture capital”. Paolucci esprime così soddisfazione per la mossa del ministro Stanca, consapevole della difficoltà di diffondere la cultura dell’innovazione nel segmento delle Pmi, il settore della nostra società più restio ad accogliere e comprendere i reali benefici delle tecnologie. Una difficoltà legata an- che all’incapacità da parte dei produttori e fornitori di pacchetti hi-tech di “parla- re con lo stesso linguaggio dei piccoli imprenditori – continua Paolucci – È necessario uno sforzo da parte delle aziende del settore It per farsi capire meglio, facen- do passare un linguaggio semplice, comprensibile e chiaro sui benefici econo- mici connessi all’adozione di soluzioni tecnologiche in azienda”. Il gap tecnologico del tes- suto economico italiano, largamente dominato dalla presenza di micro-inizia- tive imprenditoriali, deve essere affrontato puntando sulla diffusione di cultura. Fondamentale, per Pao- lucci, andare incontro alle esigenze delle Pmi, imme- desimandosi con i problemi gestionali che incontrano quotidianamente per far quadrare i conti e portare avanti il loro business. In questo senso, il Fon- do Hi-Tech è un nuovo strumento nella direzione giusta. I tempi dell’innovazione, tuttavia, restano lunghi. Come dichiara il ministro Stanca, per ogni finanziamento realizzato, il ritorno dell’investimento iniziale è pre- visto in tempi lunghi, un lasso di tempo compreso fra 5 e 10 anni. “Non si può pretendere di avere risultati subito - conti- nua Paolucci – Se fosse facile lo farebbero anche altri”. L’impegno di Microsoft nel settore delle piccole e medie imprese del tessuto italia- no produttivo e dei servizi, è “un lavoro primario – aggiunge il Vp di Microsoft Europe – Mettiamo a disposizione dei nostri numerosi partner tutta una serie di servizi, infrastrutture e partner per diffon- dere sul territorio le nostre tecnologie. Un impegno, il nostro, di cui c’è bisogno in Italia, dove purtroppo siamo indietro sul fronte dell’innovazione tecnologica. Nel nostro paese, gli investimenti in Informa- tion technology per addetto sono circa la metà della media europea”. Paolucci mette così il dito nella piaga, ricordando il deficit d’investimento che pesa sulla ricerca nel nostro paese. Un tasto dolente, che mette il nostro paese nel mirino dell’Ue, secondo cui per ogni euro speso in ricerca, il ritorno calcolato per il business aziendale è di 7 euro. Nei giorni scorsi il colosso di Bill Ga- tes (presente per l’occasione in Italia) ha festeggiato il ventennale della filiale ita- liana, che cade nel trentesimo anno di vita della casa di Redmond. Un impegno costante, quello di Micro- soft, per diffondere cultura innovativa nel nostro paese. “È necessario creare una coscienza nuo- va in Italia rispetto a questi investimenti in hi-tech – prosegue Paolucci – Bisogna far capire alle aziende, soprattutto alle Pmi, che non si tratta di costi ma di inve- stimenti. Bisogna fare in modo che ci sia per il piccolo imprenditore, che non ha un addetto in Information Technology (Cio) all’interno della sua azienda, un chiaro messaggio di valore rispetto agli investi- menti in tecnologia”. L’appello di Paolucci riguarda quindi la connotazione semantica dell’offerta hi-te- ch di casa nostra. Bisogna spogliare l’offerta tecnologica di ogni connotazione tecnica, trasforman- dola in termini di servizi e reali benefici per il piccolo imprenditore. Che non con- sidera l’investimento tecnologico come una leva strategica per il business. “Con il piccolo imprenditore non bisogna parlare di prodotti, ma è necessario parlare la sua lingua – sottolinea il manager – Per questo abbiamo scelto una serie di partner che seguono i diversi segmenti di mercato in maniera verticale”. P.A. La politica «L’iniziativa del governo con il varo del fondo dei fondi potrà attivare progetti più ampi» L’educazione «È necessario uno sforzo da parte delle aziende It per imparare la lingua degli impenditori» Paolucci: bisogna cambiare linguaggio con le Pmi La filiale italiana di Microsoft punta sul contatto diretto e personalizzato con i piccoli imprenditori UMBERTO PAOLUCCI al vertice di Microsoft Italia Fondo Hi-Tech, venture capital di Stato Paolo Anastasio L’obiettivo è promuovere la partecipazione del capitale di rischio nelle Pmi del Sud del paese Il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie ha tutte le ragioni per dirsi soddisfatto. In tempi di tagli generalizzati al bilancio dello Stato, non ultime le sfor- biciate a scuola e cultura, Lucio Stanca in- cassa un risultato forse insperato, atteso da tempo, strappando al governo il via libera al varo del decreto attuativo per il Fondo Hi-Tech del valore di 100 milioni di euro. Un “fondo dei fondi,” rivolto ai fondi pri- vati che promuovono il venture capital nel segmento delle Pmi innovative. Una forma di sostegno finanziario ispirata, per quanto riguarda lo snellimento dei tempi d’istrut- toria, al modello israeliano. Il paradigma più avanzato sul fronte del venture capital misto, basato su forme di co-investimento pubblico e privato. Il ministro dell’Innovazione sottolinea la rilevanza del risultato dal punto di vi- sta dell’entità finanziaria, ma non solo. “Il provvedimento era stato annunciato da tempo, il varo del decreto è una buona notizia. L’obiettivo di questa iniziativa è promuovere la partecipazione del capitale di rischio nelle Pmi italiane – commenta il ministro Stanca – Cento milioni per l’inno- vazione delle Pmi è una somma di grossa entità. Si tratta di un intervento innovativo nella forma, che privilegia il venture ca- pital (capitale di rischio), uno strumento finanziario poco utilizzato in Italia per sostenere lo sviluppo e l’innovazione. Uno forma d’investimento che in questo caso non è mirata sul lato degli utenti finali della tecnologia digitale (le Pmi), ma sul lato dell’offerta (i fondi privati di capitale di rischio). Un intervento che dà forza alla nascita di nuove aziende e rafforza quelle già esistenti”. In altre parole, il Fondo Hi-Tech, un “fon- do dei fondi” del valore di 100 milioni di euro (della durata 10 anni) è stato lanciato per sostenere, con la partecipazione diretta dello Stato al rischio connaturato all’inve- stimento iniziale in start up tecnologiche (seed funding), i fondi privati di venture capital. Che ricevono così dal governo un incentivo per sostenere l’innovazione tecnologica delle Pmi, in particolare quelle del Sud. Pmi attive in zone svantaggiate sul fronte tecnologico, con un occhio di riguar- do quindi per l’annoso problema del digital divide di casa nostra. Sono circa 4 milioni le Pmi del nostro paese, caratterizzate in larga misura da una scarsa propensione all’utilizzo di soluzio- ni tecnologiche per portare avanti il loro business. Secondo stime dell’Università Bocconi, la maggior parte delle Pmi si li- mita a sfruttare applicazioni come la posta elettronica, senza fare ricorso a software e programmi più complessi. Un gap digitale che nasce più che altro per diffidenza. La misura promossa dal ministro Stanca prende in considerazione la location geo- grafica dell’impresa da finanziare, senza tuttavia penalizzare la richiesta di prestito avanzata da società del Nord del paese, in- tenzionate ad investire al Sud. Ad esempio, una società di Milano che intenda finanzia- re un’iniziativa tecnologia in Molise può legittimamente avanzare la richiesta di finanziamento ai fondi selezionati dal Fon- do Hi Tech, perché il criterio di valutazione delle richieste di prestito è basato sulla lo- cation del beneficiario (in questo caso una piccola azienda del Molise oppure con sede in Abruzzo). Il provvedimento promuove la partecipa- zione dello Stato al capitale di rischio, ispi- randosi al modello più efficiente in questo campo, quello del venture capital israelia- no. Il periodo d’istruttoria, durante il quale il fondo completa l’analisi del rischio al credito della Pmi che ha chiesto il prestito, sono mediamente lunghi. I costi legati a questa fase preliminare, ma necessaria, di selezione del potenziale beneficiario del MINISTRO Lucio Stanca incassa un ottimo risultato portando a casa il varo del decre- to attuativo per l’inaugurazione del Fondo Hi Tech del valore complessivo di 100 milioni di euro. Il fondo è destinato a promuovere co-investimenti pubblici-privati nel segmento delle Pmi innovative Finanza innovativa I fondi di private equity dedicano appena il 5% degli investimenti totali a sostegno dell’innovazione A disposizione delle imprese innovative un budget di 100 milioni di euro gestito dal ministero finanziamento, ricadranno sulle casse del Fondo Hi Tech, incentivando l’attività di scouting dei fondi privati. “In Italia c’è poca finanza innovativa. Vogliamo invertire questa tendenza – con- tinua Stanca – Abbiamo preso a modello il sistema israeliano, il migliore per quanto riguarda forme di agevolazione alle im- prese e co-investimento pubblico-privato in aziende del comparto hi-tech. Vogliamo dare sostegno ai fondi di venture capital specializzati in hi-tech, per dar vita a nuove imprese (Pmi) nell’ambito delle tecnologie digitali. L’obiettivo primario è selezionare i fondi cui affidare in gestione questo denaro. Lo Stato si accollerà gran parte del rischio iniziale connaturato all’investimento. I ritorni, invece, andranno a tutto vantaggio dei fondi privati selezionati”. Una forma di co-investimento mista pub- blico-privato, che privilegia i fondi privati, eliminando gli onerosi costi d’istruttoria che normalmente gravano sulle spalle del fondo, agevolando così l’accesso al credito delle Pmi, il segmento più ricco di player in Italia, con un esercito di 4 milioni di im- prese. La maggior parte delle quali, diversa- mente dal settore pubblico e privato, carenti sul fronte dell’innovazione tecnologica. Un ulteriore incentivo sul modello israeliano, nei confronti dei fondi e delle Pmi messo sul tappeto nell’ambito del Fondo Hi-Te- ch, è il tempo concesso per rifinanziare il prestito iniziale. Che raddoppia a 10 anni i tempi di restituzione da parte dei beneficiari della quota di prestito statale. “Allungando a 10 anni i tempi di resti- tuzione del prestito – continua il ministro – agevoliamo le imprese, che hanno più tempo per svilupparsi, consolidarsi e infine restituire il prestito”. Il Fondo Hi Tech, da tempo in cantiere, rappresenta una boccata d’ossigeno per il settore privato del Venture capital italiano, che secondo stime dell’Aifi (Associazione italiana venture capital) dedica al capitale di rischio nel settore hi-tech appena il 5% degli investimenti complessivi del private equity. Modello israeliano Il provvedimento si ispira al paradigma più avanzato sul fronte degli investimenti misti in imprese innovative Ma le start up sono al lumicino LʼAifi, (Associazione italiana del private equity e del venture capital) ha reso noto che nel primo semestre del 2005 sono state 140 le operazioni di inve- stimento concluse dagli opera- tori di private equity e venture capital in Italia, per un contro- valore di 1.205 milioni di euro (+50%). Spicca in negativo il ruolo marginale ricoperto dagli investimenti in start up (avvio di nuove imprese) per le quali sono stati impiegati appena 10 milioni di euro – l’1% del totale – distribuiti su 24 investimenti. “Le nuove iniziative impren- ditoriali ad alta tecnologia – commenta il presidente del- l’Aifi Giampio Bracchi – hanno raggiunto dimensioni prossime allo zero, trascinandoci agli ultimi posti delle graduatorie internazionali”.

Transcript of Fondo Hi-Tech, venture capital di Stato A disposizione ...delle Pmi innovative. Lo stesso segmento...

Page 1: Fondo Hi-Tech, venture capital di Stato A disposizione ...delle Pmi innovative. Lo stesso segmento di mercato che Microsoft in Italia guarda con un occhio di riguardo. Come confer-ma

IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGYDAL 7 AL 20 NOVEMBREPAG.7

P O L I T I C A E I N N O V A Z I O N EAttualità

Microsoft accoglie positivamente la notizia del varo da parte del governo italia-no di un fondo dei fondi del valore di 100 milioni di euro per la promozione dei fondi di venture capital italiano. Un Fondo Hi-Tech destinato a investimenti nel settore delle Pmi innovative. Lo stesso segmento di mercato che Microsoft in Italia guarda con un occhio di riguardo. Come confer-ma Umberto Paolucci, fondatore 20 anni fa di Microsoft Italia e oggi al vertice europeo del colosso americano.

“Un’iniziativa del genere da parte del governo, al di là della cifra di 100 milioni di euro che è rilevante – dice Umberto Paolucci, Vice President di Microsoft Corporation - potrà attivare dei progetti di dimensioni ancora più importanti presso i fondi. Dando vita a iniziative che diver-samente non sarebbero forse mai nate. È un provvedimento positivo, con un mo-dello preso da Israele, uno dei paesi più efficienti al mondo nel campo del venture capital”.

Paolucci esprime così soddisfazione per la mossa del ministro Stanca, consapevole della difficoltà di diffondere la cultura dell’innovazione nel segmento delle Pmi, il settore della nostra società più restio ad accogliere e comprendere i reali benefici delle tecnologie. Una difficoltà legata an-che all’incapacità da parte dei produttori e fornitori di pacchetti hi-tech di “parla-re con lo stesso linguaggio dei piccoli

imprenditori – continua Paolucci – È necessario uno sforzo da parte delle aziende del settore It per farsi capire meglio, facen-do passare un linguaggio semplice, comprensibile e chiaro sui benefici econo-mici connessi all’adozione di soluzioni tecnologiche in azienda”.

Il gap tecnologico del tes-suto economico italiano, largamente dominato dalla presenza di micro-inizia-tive imprenditoriali, deve essere affrontato puntando sulla diffusione di cultura. Fondamentale, per Pao-lucci, andare incontro alle esigenze delle Pmi, imme-desimandosi con i problemi gestionali che incontrano quotidianamente per far quadrare i conti e portare avanti il loro business.

In questo senso, il Fon-do Hi-Tech è un nuovo strumento nella direzione giusta. I tempi dell’innovazione, tuttavia, restano lunghi. Come dichiara il ministro Stanca, per ogni finanziamento realizzato, il ritorno dell’investimento iniziale è pre-visto in tempi lunghi, un lasso di tempo compreso fra 5 e 10 anni. “Non si può pretendere di avere risultati subito - conti-nua Paolucci – Se fosse facile lo farebbero anche altri”.

L’impegno di Microsoft nel settore delle piccole e medie imprese del tessuto italia-no produttivo e dei servizi, è “un lavoro primario – aggiunge il Vp di Microsoft Europe – Mettiamo a disposizione dei nostri numerosi partner tutta una serie di

servizi, infrastrutture e partner per diffon-dere sul territorio le nostre tecnologie. Un impegno, il nostro, di cui c’è bisogno in Italia, dove purtroppo siamo indietro sul fronte dell’innovazione tecnologica. Nel nostro paese, gli investimenti in Informa-tion technology per addetto sono circa la metà della media europea”.

Paolucci mette così il dito nella piaga, ricordando il deficit d’investimento che pesa sulla ricerca nel nostro paese. Un tasto dolente, che mette il nostro paese nel mirino dell’Ue, secondo cui per ogni euro speso in ricerca, il ritorno calcolato per il business aziendale è di 7 euro.

Nei giorni scorsi il colosso di Bill Ga-

tes (presente per l’occasione in Italia) ha festeggiato il ventennale della filiale ita-liana, che cade nel trentesimo anno di vita della casa di Redmond.

Un impegno costante, quello di Micro-soft, per diffondere cultura innovativa nel nostro paese.

“È necessario creare una coscienza nuo-va in Italia rispetto a questi investimenti in hi-tech – prosegue Paolucci – Bisogna far capire alle aziende, soprattutto alle Pmi, che non si tratta di costi ma di inve-stimenti. Bisogna fare in modo che ci sia per il piccolo imprenditore, che non ha un addetto in Information Technology (Cio) all’interno della sua azienda, un chiaro messaggio di valore rispetto agli investi-menti in tecnologia”.

L’appello di Paolucci riguarda quindi la connotazione semantica dell’offerta hi-te-ch di casa nostra.

Bisogna spogliare l’offerta tecnologica di ogni connotazione tecnica, trasforman-dola in termini di servizi e reali benefici per il piccolo imprenditore. Che non con-sidera l’investimento tecnologico come una leva strategica per il business. “Con il piccolo imprenditore non bisogna parlare di prodotti, ma è necessario parlare la sua lingua – sottolinea il manager – Per questo abbiamo scelto una serie di partner che seguono i diversi segmenti di mercato in maniera verticale”.

P.A.

La politica «L’iniziativa del governo con il varo del fondo dei fondi potrà attivare progetti più ampi»

L’educazione«È necessario uno sforzo da parte delle aziende It per imparare la lingua degli impenditori»

Paolucci: bisogna cambiare linguaggio con le PmiLa filiale italiana di Microsoft punta sul contatto diretto e personalizzato con i piccoli imprenditori

UMBERTO PAOLUCCI al vertice di Microsoft Italia

Fondo Hi-Tech, venture capital di StatoPaolo Anastasio

L’obiettivo è promuovere la partecipazione del capitale di rischio nelle Pmi del Sud del paese

Il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie ha tutte le ragioni per dirsi soddisfatto. In tempi di tagli generalizzati al bilancio dello Stato, non ultime le sfor-biciate a scuola e cultura, Lucio Stanca in-cassa un risultato forse insperato, atteso da tempo, strappando al governo il via libera al varo del decreto attuativo per il Fondo Hi-Tech del valore di 100 milioni di euro. Un “fondo dei fondi,” rivolto ai fondi pri-vati che promuovono il venture capital nel segmento delle Pmi innovative. Una forma di sostegno finanziario ispirata, per quanto riguarda lo snellimento dei tempi d’istrut-toria, al modello israeliano. Il paradigma più avanzato sul fronte del venture capital misto, basato su forme di co-investimento pubblico e privato.

Il ministro dell’Innovazione sottolinea la rilevanza del risultato dal punto di vi-sta dell’entità finanziaria, ma non solo. “Il provvedimento era stato annunciato da tempo, il varo del decreto è una buona notizia. L’obiettivo di questa iniziativa è promuovere la partecipazione del capitale di rischio nelle Pmi italiane – commenta il ministro Stanca – Cento milioni per l’inno-vazione delle Pmi è una somma di grossa entità. Si tratta di un intervento innovativo nella forma, che privilegia il venture ca-pital (capitale di rischio), uno strumento finanziario poco utilizzato in Italia per sostenere lo sviluppo e l’innovazione. Uno forma d’investimento che in questo caso non è mirata sul lato degli utenti finali della tecnologia digitale (le Pmi), ma sul lato dell’offerta (i fondi privati di capitale di rischio). Un intervento che dà forza alla nascita di nuove aziende e rafforza quelle già esistenti”.

In altre parole, il Fondo Hi-Tech, un “fon-do dei fondi” del valore di 100 milioni di euro (della durata 10 anni) è stato lanciato per sostenere, con la partecipazione diretta dello Stato al rischio connaturato all’inve-stimento iniziale in start up tecnologiche (seed funding), i fondi privati di venture capital. Che ricevono così dal governo un incentivo per sostenere l’innovazione tecnologica delle Pmi, in particolare quelle del Sud. Pmi attive in zone svantaggiate sul fronte tecnologico, con un occhio di riguar-do quindi per l’annoso problema del digital divide di casa nostra.

Sono circa 4 milioni le Pmi del nostro paese, caratterizzate in larga misura da una

scarsa propensione all’utilizzo di soluzio-ni tecnologiche per portare avanti il loro business. Secondo stime dell’Università Bocconi, la maggior parte delle Pmi si li-mita a sfruttare applicazioni come la posta elettronica, senza fare ricorso a software e programmi più complessi. Un gap digitale che nasce più che altro per diffidenza.

La misura promossa dal ministro Stanca prende in considerazione la location geo-grafica dell’impresa da finanziare, senza tuttavia penalizzare la richiesta di prestito avanzata da società del Nord del paese, in-tenzionate ad investire al Sud. Ad esempio, una società di Milano che intenda finanzia-re un’iniziativa tecnologia in Molise può legittimamente avanzare la richiesta di finanziamento ai fondi selezionati dal Fon-do Hi Tech, perché il criterio di valutazione delle richieste di prestito è basato sulla lo-cation del beneficiario (in questo caso una piccola azienda del Molise oppure con sede in Abruzzo).

Il provvedimento promuove la partecipa-zione dello Stato al capitale di rischio, ispi-randosi al modello più efficiente in questo campo, quello del venture capital israelia-no. Il periodo d’istruttoria, durante il quale il fondo completa l’analisi del rischio al credito della Pmi che ha chiesto il prestito, sono mediamente lunghi. I costi legati a questa fase preliminare, ma necessaria, di selezione del potenziale beneficiario del

MINISTROLucio Stanca

incassa un ottimo risultato

portando a casa il varo del decre-

to attuativo per l’inaugurazione

del Fondo Hi Tech del valore complessivo di

100 milioni di euro. Il fondo è destinato a promuovere

co-investimenti pubblici-privati

nel segmento delle Pmi

innovative

Finanza innovativaI fondi di private equity dedicano appena il 5% degli investimenti totali a sostegno dell’innovazione

A disposizione delle imprese innovative un budget di 100 milioni di euro gestito dal ministero

finanziamento, ricadranno sulle casse del Fondo Hi Tech, incentivando l’attività di scouting dei fondi privati.

“In Italia c’è poca finanza innovativa. Vogliamo invertire questa tendenza – con-tinua Stanca – Abbiamo preso a modello il sistema israeliano, il migliore per quanto riguarda forme di agevolazione alle im-prese e co-investimento pubblico-privato in aziende del comparto hi-tech. Vogliamo dare sostegno ai fondi di venture capital

specializzati in hi-tech, per dar vita a nuove imprese (Pmi) nell’ambito delle tecnologie digitali. L’obiettivo primario è selezionare i fondi cui affidare in gestione questo denaro. Lo Stato si accollerà gran parte del rischio iniziale connaturato all’investimento. I ritorni, invece, andranno a tutto vantaggio dei fondi privati selezionati”.

Una forma di co-investimento mista pub-blico-privato, che privilegia i fondi privati, eliminando gli onerosi costi d’istruttoria

che normalmente gravano sulle spalle del fondo, agevolando così l’accesso al credito delle Pmi, il segmento più ricco di player in Italia, con un esercito di 4 milioni di im-prese. La maggior parte delle quali, diversa-mente dal settore pubblico e privato, carenti sul fronte dell’innovazione tecnologica. Un ulteriore incentivo sul modello israeliano, nei confronti dei fondi e delle Pmi messo sul tappeto nell’ambito del Fondo Hi-Te-ch, è il tempo concesso per rifinanziare il prestito iniziale. Che raddoppia a 10 anni i tempi di restituzione da parte dei beneficiari della quota di prestito statale.

“Allungando a 10 anni i tempi di resti-tuzione del prestito – continua il ministro – agevoliamo le imprese, che hanno più tempo per svilupparsi, consolidarsi e infine restituire il prestito”. Il Fondo Hi Tech, da tempo in cantiere, rappresenta una boccata d’ossigeno per il settore privato del Venture capital italiano, che secondo stime dell’Aifi (Associazione italiana venture capital) dedica al capitale di rischio nel settore hi-tech appena il 5% degli investimenti complessivi del private equity.

Modello israelianoIl provvedimento si ispira al paradigma più avanzato sul fronte degli investimenti misti in imprese innovative

Ma le start up sono al lumicinoLʼAifi, (Associazione italiana del private equity e del venture capital) ha reso noto che nel primo semestre del 2005 sono state 140 le operazioni di inve-stimento concluse dagli opera-tori di private equity e venture capital in Italia, per un contro-valore di 1.205 milioni di euro (+50%). Spicca in negativo il ruolo marginale ricoperto dagli investimenti in start up (avvio di nuove imprese) per le quali sono stati impiegati appena 10 milioni di euro – l’1% del totale – distribuiti su 24 investimenti. “Le nuove iniziative impren-ditoriali ad alta tecnologia – commenta il presidente del-l’Aifi Giampio Bracchi – hanno raggiunto dimensioni prossime allo zero, trascinandoci agli ultimi posti delle graduatorie internazionali”.