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FONDAZIONE FEDERICO OZANAM VINCENZO DE PAOLI PER LA PROMOZIONE CULTURALE DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE FONDAZIONE FEDERICO OZANAM VINCENZO DE PAOLI PER LA PROMOZIONE CULTURALE DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE FONDAZIONE FEDERICO OZANAM VINCENZO DE PAOLI n. 16 dicembre 2010 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A.P. 70% - D.C. Roma FOGLIO DELLA FONDAZIONE FEDERICO OZANAM - VINCENZO DE PAOLI www.fondazioneozanam.org NOTIZIE DALLA FONDAZIONE TRA GLI ARGOMENTI LA CATTEDRA FEDERICO OZANAM È quanto mai opportuno riproporre oggi la figura, l’opera, il metodo, di un intellet- tuale che seppe unire cultura e carità o, forse meglio, che seppe ravvivare il senti- re cristiano della prossimità attraverso una pratica della solidarietà animata da una forte ragione. LA FONDAZIONE IN “BUONCAMMINO” Quest’anno sono stati 250 i detenuti che hanno concorso al Premio Castelli, in nu- mero superiore alle altre edizioni, che hanno scritto tre-quattro pagine, anoni- me per la Giuria, riuscendo a trovare la forza di rompere la solitudine della cella per comunicare pensieri, speranze, soffe- renze. CULTURA E CARITÀ Dagli inizi del 2010 il gruppo MEIC di Sant’Ivo alla Sapienza di Roma e la Fon- dazione Federico Ozanam - Vincenzo De Paoli hanno avviato una comune riflessio- ne sul tema «La cultura della carità».

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FONDAZIONEFEDERICO OZANAM

VINCENZO DE PAOLIPER LA PROMOZIONECULTURALE DELLASOLIDARIETÀ SOCIALE

FONDAZIONEFEDERICO OZANAM

VINCENZO DE PAOLIPER LA PROMOZIONECULTURALE DELLASOLIDARIETÀ SOCIALE

FONDAZIONEFEDERICO OZANAM

VINCENZO DE PAOLI

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FOGLIO DELLA FONDAZIONE FEDERICO OZANAM - VINCENZO DE PAOLIwww.fondazioneozanam.org

NOTIZIE DALLA FONDAZIONE

TRA GLI ARGOMENTI

LA CATTEDRA FEDERICO OZANAMÈ quanto mai opportuno riproporre oggila figura, l’opera, il metodo, di un intellet-tuale che seppe unire cultura e carità o,forse meglio, che seppe ravvivare il senti-re cristiano della prossimità attraversouna pratica della solidarietà animata dauna forte ragione.

LA FONDAZIONEIN “BUONCAMMINO”

Quest’anno sono stati 250 i detenuti chehanno concorso al Premio Castelli, in nu-mero superiore alle altre edizioni, chehanno scritto tre-quattro pagine, anoni-me per la Giuria, riuscendo a trovare laforza di rompere la solitudine della cellaper comunicare pensieri, speranze, soffe-renze.

CULTURA E CARITÀDagli inizi del 2010 il gruppo MEIC diSant’Ivo alla Sapienza di Roma e la Fon-dazione Federico Ozanam - Vincenzo DePaoli hanno avviato una comune riflessio-ne sul tema «La cultura della carità».

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INDICE COMITATO SCIENTIFICODELLA FONDAZIONE

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NOTIZIE DALLA FONDAZIONEsolidarietà e gratuità

Ai sensi della legge n. 675/96 (tutela dati personali) si garantisce la massima riservatezza dei dati personali forniti e la possibilitàdi richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione o di opporsi al trattamento dei dati stessi, scrivendo a:Fondazione Federico Ozanam - Vincenzo De Paoli · Via della Pigna, 13/a · 00186 Roma.

Presidente

Prof. GIUSEPPE DALLA TORRERettore della Università LUMSA - Roma

Vice Presidenti

Prof. CESARE GUASCO

Sigra. DONATELLA TANTILLO

Dott. ITALO DE CURTIS

Segretario GeneraleDott. GIANFRANCO BALLARANI

Coordinatore del ComitatoScientificoDott. ROMOLO PIETROBELLI

Direttore responsabile: GIUSEPPE SICARI

Periodico Trimestrale Autorizzazione Tribunale di Roma n. 296/2003 del 07/07/2003.

Direzione Amministrazione: Via della Pigna, 13/a · 00186 Roma · tel. 06/6797393 · fax 06/6797744e-mail: [email protected] · C/C postale n. 20032017

Stampa: NUOVA EDITRICE GRAFICA S.r.l.Via Colonnello Tommaso Masala, 42 · 00148 Roma · Tel. 06/60201586e-mail: [email protected]

Dicembre 2010

ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 2010

• La Cattedra “Federico Ozanam”

Giuseppe Dalla Torre

• Relazione Attività Anno 2010

Gianfranco Ballarani

• La Fondazionein “Buoncammino”

Romolo Pietrobelli

• Introduzione alla ConferenzastampaPremio Castelli

Giancarlo Zizola

• Cultura e carità

Marco Paolino

• RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

A cura di Cesare Guasco

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3ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 2010

La Cattedra “Federico Ozanam”Giuseppe Dalla Torre

Tra le varie iniziative che laFondazione ha avviato nelcorso dell’anno 2010, è da

segnalare la istituzione dellaCattedra Federico Ozanampresso la Libera Università Ma-ria Ss. Assunta – LUMSA. L’ini-ziativa risponde ad una ideaformulata da tempo, ma che sinqui non aveva avutomodo di concretiz-zarsi. Ora si sonocompiuti passi decisi-vi e la realizzazionedell’antica aspirazio-ne è ormai cosa fatta.

Ma perché una cat-tedra intitolata adOzanam?

Credo che sia quan-to mai opportuno ri-proporre oggi la figu-ra, l’opera, il metodo,di un intellettuale cheseppe unire cultura e carità o,forse meglio, che seppe ravvivareil sentire cristiano della prossi-mità attraverso una pratica dellasolidarietà animata da una forteragione. Sappiamo bene che Fe-derico Ozanam mise insieme vi-sita ai poveri e conferenze in cat-tedrale, non solo a dire che cul-tura e carità non si negano reci-procamente, ma anche a dimo-strare che una adeguata forma-zione culturale giova all’azionecaritativa. E la formazione cultu-rale parte innanzitutto dalla co-noscenza e dall’approfondimen-to del messaggio cristiano, chedà ragione ed anima l’attività ca-ritativa distinguendola da qual-siasi altra – e pur meritoria –azione umanitaria. Se c’è oggi unpericolo, nel mondo cattolico, è

quello che nella grande dedizio-ne di tanti, soprattutto giovani,nelle opere di volontariato, si af-fievolisca e venga meno la lucidaconsapevolezza della peculiaritàdell’azione caritativa rispetto aqualsiasi altra attività umanita-ria; delle ragioni profonde di unimpegno, individuale ed in co-

mune, che trova la sua causa difondo nella “Cristoconformazio-ne” cui ogni cristiano è chiama-to, nell’uniformarsi cioè a quelSignore che, come ci attestanogli Atti degli apostoli, passò fa-cendo del bene: “pertransiit be-nefaciendo”.

Una Cattedra Ozanam, istitui-ta all’interno di una Università,ha poi la ragione di favorire losviluppo di studi storici, e nonsolo, sugli sviluppi della solida-rietà cristiana nel corso dei seco-li; sull’apporto che una culturaispirata al principio cristiano del-la carità ha dato a processi di ci-vilizzazione di cui siamo benefi-ciari; in particolare sulle origini esugli sviluppi della grande fami-glia vincenziana, nelle sue diver-se espressioni, nel quadro di un’i-dea che è quella, propriamente

cristiana, secondo cui la povertàscelta è un bene, ma la povertàsubita è un male che va combat-tuto.

Si tratta di un’opportunitàunica per trattare elementi im-portanti di storia del cristianesi-mo e di storia della Chiesa, perrecuperare e mantenere un patri-

monio di valori e dipensieri che è antico,non vecchio; ma an-che un’opportunitàunica per scoprire oriscoprire le matricicristiane di concezio-ni, di norme giuridi-che, di istituti che so-no vivi e vitali nellanostra società occi-dentale, ma di cui ilprocesso di secolariz-zazione ha fatto per-

dere la consapevolezza delle ori-gini evangeliche. Basti pensare aquel principio di solidarietà, pre-sente in tutti gli ordinamenti del-le democrazie occidentali, il qua-le non è altro che la secolarizza-zione della carità cristiana.

La Cattedra sarà un’iniziativastabile, secondo programmi an-nuali predisposti da un appositoComitato scientifico, caratteriz-zata tra l’altro – proprio in osse-quio alle ragioni della sua istitu-zione e nella memoria del suo de-dicatario – dalla assoluta gratuitàdegli insegnamenti impartiti dariconosciuti studiosi italiani estranieri. Rappresenterà ancheuna opportunità per accostare igiovani universitari alla culturavincenziana ed alla pratica dellacarità, secondo la tradizione del-la famiglia vincenziana.

La formazione culturale parteinnanzitutto dalla conoscenza e

dall’approfondimento delmessaggio cristiano, che dà ragione

ed anima l’attività caritativadistinguendola da qualsiasi altra –

e pur meritoria – azioneumanitaria.

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Venerdì 1 aprile 2011 – Ore 17,00Prof. Francesco MALGERI, Federico Ozanam

nella storia e nella cultura del tempo.Presentazione del Prof. Marco Paolino

Venerdì 8 aprile 2011 – Ore 17,00Prof. Rocco PEZZIMENTI, Cattolicesimo libe-

rale e cattolicesimo sociale.Presentazione del Prof. Marco Ivaldo

Venerdì 6 maggio 2011 – Ore 17,00Prof. P. Luigi MEZZADRI, Le Conferenze della

San Vincenzo.Presentazione del Prof. Roberto Cipriani

Venerdì 13 maggio 2011 – Ore 17,00Prof. Mario TESINI, Federico Ozanam tra

questione sociale e pensiero politico.Presentazione della Prof.ssa Stefania Cosci

Venerdì 20 maggio 2011 – Ore 17,00Tavola Rotonda sul tema “L’eredità di Federico

Ozanam: carità e giustizia oggi” presiedutae moderata dal Prof. Giovanni Giacobbe.

Interventi:Prof. Philippe CHENAUXProf. Giuseppe DE RITAProf. Alberto MONTICONEOsservazioni conclusive del Prof. GiovanniGiacobbe

ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 20104

PROGRAMMAPROGRAMMA

RELAZIONE RELAZIONE AATTIVITÀ TTIVITÀ ANNO 2010ANNO 2010

L’attività svolta nel 2010può essere così riassunta.Il progetto pluriennale di

recupero, riordino e valorizzazio-ne degli Archivi della Società diSan Vincenzo e dei Gruppi di Vo-lontariato Vincenziano resta alcentro dell'interesse della Fon-dazione e costituisce un impe-gno gravoso ma indispensabileper la conservazione della me-moria delle Associazioni vincen-ziane e riferimento nel loro ope-rare quotidiano. La Commissio-ne preposta, costituita da espertimembri del Comitato scientificoe del Comitato esecutivo, si èriunita 1'11 Ottobre ed ha indi-cato le modalità operative. Ledue Associazioni vincenziane in-

dividueranno, attraverso le loroPresidenti nazionali, responsa-bili e referenti locali disponibilia collaborare alle ricerche pres-so i varii Consigli, Conferenze eGruppi di tutta Italia. A seguitodell'opera di sensibilizzazioneavviata dalla Fondazione si è ri-scontrata una più convinta at-tenzione alla memoria storica euna consapevole adesione all’o-pera di conservazione di essa.Sono state acquisite varie pub-blicazioni di storia locale della S.Vincenzo, edite recentemente. Ilrecupero della documentazionearchivistica mira a rendere pos-sibile la successiva redazione diuna Storia nazionale sia dellaSocietà di San Vincenzo, sia dei

Gruppi di Volontariato Vincen-ziano in Italia.

Il progetto sui minori stranieriin carcere e dimessi dal carcere siè sviluppato con l'acquisizionedi un documento predispostodai consulenti Prof. Belotti eDott. Maurizio, che tende a co-noscere lo stato della integrazio-ne fra Comuni, Magistratura,Ordinamento penitenziario eVolontariato nell'azione comuneper il recupero e il reinserimen-to dei minori non accompagnati.Sono stati stabiliti proficui con-tatti con l'ANCI. (AssociazioneNazionale dei Comuni Italiani) econ i Magistrati minorili compe-tenti: in entrambi i casi si è ri-scontrato interesse per il proget-

La Cattedra è stata istituita mediante convenzione tra la Libera Università Maria SS. Assuntae la Fondazione Federico Ozanam - Vincenzo De Paoli ONLUS in data 4 giugno 2010. Per que-sto primo anno accademico è stato definito un programma che prevede una successione di le-zioni presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUMSA in via Pompeo Magno, 22, Ro-ma, specificate nel seguente prospetto.

Il 18 novembre scorso si è riunito il Consiglio di Amministrazione. Pubblichia-mo una sintesi della Relazione del Segretario Generale, Gianfranco Ballarani.

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to e disponibilità a collaborare.Si prevede di procedere ad unaindagine conoscitiva inizialmen-te in una o due delle circa diecicittà sedi dei più affollati carceriminorili e dei più importanti Tri-bunali dei Minori oltre che luo-ghi in cui il Volontariato vincen-ziano è operativo.

Il progetto di ricerca sul temadella violenza sulle donne è statoattivato attraverso una proficuacollaborazione con i G.V.V. e conl'Associazione Differenza Don-na. Il 25 Maggio si è tenuta unaTavola Rotonda. presso l’Univer-sità LUMSA sul tema "La violen-za sulle donne, impariamo adascoltarla". Nei prossimi mesi sisvolgeranno incontri informativie formativi per volontari vincen-ziani, aventi lo scopo di fornireloro strumenti adeguati di cono-scenza e di contrasto del gravefenomeno, in tutte le sue impli-cazioni (violenze in famiglia esui luoghi di lavoro; silenzi e re-ticenze imputabili a timore, in-cultura o malinteso senso di sot-tomissione; rassegnazione a si-tuazioni storicamente consoli-date; coinvolgimento frequentedi minori).

Per il progetto sviluppato neglianni scorsi, relativo ai bisogni diassistenza nel settore del disagiomentale, sono stati messi allo stu-dio ulteriori corsi formativi pervolontari, in collaborazione con iG.V.V., tenuto conto del persi-stente interesse attorno alla ricer-ca condotta dalla Fondazione.

I1 4 Giugno scorso è stata sot-toscritta la convenzione tra laUniversità LUMSA e la Fonda-zione per la istituzione della Cat-tedra Federico Ozanam. Tale ini-ziativa, di particolare importan-za e di grande significato nelcontesto della promozione cul-turale della solidarietà sociale, edella riscoperta dell'impegnostorico e attuale del movimentovincenziano per il contrasto del-le povertà, ha potuto concretiz-zarsi soprattutto per la convintaadesione della Università LUM-

SA nella persona del Rettore ePresidente della FondazioneProf. Dalla Torre. Le lezioni ini-zieranno con il prossimo annoaccademico.

L'8 Ottobre si è svolta a Ca-gliari, presso la Casa Circonda-riale Buoncammino, la cerimo-nia di premiazione della 3ª Edi-zione del "Premio Carlo Castelliper la solidarietà", organizzatoanche quest’anno in collabora-zione fra la Fondazione e il set-tore carceri della Società di SanVincenzo. Il Premio, riservato aidetenuti delle carceri italiane, haavuto come tema "Sarò libero -speranze e timori del dopo car-cere". Esso ha ottenuto l'ambitoriconoscimento del Presidentedella Repubblica che ha destina-to una medaglia a ciascuno deitre vincitori, e il patrocinio deiPresidenti del Senato e della Ca-mera e del Ministro della Giusti-zia. Nello stesso giorno, presso laFacoltà di Scienze Politiche del-l'Università di Cagliari, si è svol-to un Convegno sul tema "Dopoil carcere quale libertà?". En-trambe le manifestazioni hannoregistrato una numerosa e atten-ta partecipazione. È stato predi-sposto, come per le due prece-denti edizioni, un opuscolo illu-strativo che riporta, in particola-re, i testi delle opere premiate.

D’intesa con il Gruppo Roma-no del MEIC - Movimento Ec-clesiale di Impegno Culturale - laFondazione ha indetto un ciclodi conferenze sul tema "Cultura eCarità", che si svolge a S. Ivo allaSapienza. La prima Conferenza,su "Democrazia e carità", è statatenuta dal Presidente Prof. DallaTorre il 12 Ottobre. Altre confe-renze seguiranno mensilmentefino a Giugno 2011.

La collaborazione con le di-verse componenti della FamigliaVincenziana è proseguita ancheattraverso la partecipazione del-la Fondazione al Convegno na-zionale del 24/26 Settembrescorso sul tema "Carità Missio-ne". È stato stabilito un rapporto

di continuativo scambio di vedu-te con le due Associazioni vin-cenziane mediante le loro Presi-denti nazionali, e con il Superio-re Generale della Congregazionedella Missione.

È stato pubblicato il Quader-no N° 7: "Giorgio La Pira: spiri-tualità e realismo" che raccogliegli Atti dei due Convegni tenuti-si nel Giugno 2008 e nel Marzo2009.

È in corso di stampa pressol'Editore Rubbettino il volumecurato dal Prof. Malgeri dal tito-lo "Carità e presenza sociale. Lacultura vincenziana nell'Italia delNovecento", nel quale sono rac-colti i contributi di diversi stu-diosi su aspetti e figure rilevantidella San Vincenzo nel '900.

Sono stati pubblicati il N° 15(Luglio 2010) il N° 16 (Dicembre2010) del Foglio Notizie.

Concludendo, consideriamoquesto primo anno del secondodecennio soddisfacente perquanto è stato fatto e per i risul-tati conseguiti; positiva si è di-mostrata la istituzione della ca-tegoria dei Soci Aderenti, daiquali la Fondazione attende unpiù incisivo contributo di pre-senza, di coinvolgimento, di pro-poste; di fondamentale impor-tanza si è dimostrato l'amplia-mento del Comitato scientificocon l'acquisizione di numerose equalificate competenze anche digiovani studiosi resisi immedia-tamente disponibili; di granderilievo e particolare significato siconfigura la stretta collaborazio-ne con la LUMSA: l'istituzionedella Cattedra Ozanam offre allaFondazione l'opportunità di ri-volgersi direttamente al mondogiovanile al quale dovremo farcomprendere il significato piùvero e la persistente attualità -pur nelle mutate condizioni sto-riche - del messaggio vincenzia-no, affinché la cultura della soli-darietà ispiri il loro agire quoti-diano.

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“Buoncammino” è ilnome – quasi beffar-do – del carcere di

Cagliari dove la Fondazione ela San Vincenzo hanno realiz-zato il terzo in-contro per il con-ferimento del“Premio CarloCastelli per lasolidarietà”. Èla prosecuzionedi una bella tra-dizione che cimette a contattocon i detenutiitaliani e che lisollecita ad unimpegno gratifi-cante anche senon privo di fati-ca: mettersi aconfronto tra diloro nell’usciredal riserbo, provocati ad unariflessione interiore per parte-cipare ad un Concorso che licolloca all’attenzione del mon-do di fuori.

Venerdì 8 ottobre è stato ungiorno propizio ricco di buoniauspici oltre che di sentimentiemozionanti, nell’itinerariopercorso dalla Fondazione perla promozione della solida-rietà. Siamo infatti riusciti arealizzare un momento di con-divisione autentica di “buoncammino” comune e paritariocon una rappresentanza di car-cerati, circa cento uomini eventi donne, nella casa circon-dariale della città sarda, collo-cata in un grande palazzo sto-rico su un colle che domina unpanorama amplissimo sul ma-re e sulla città1.

Questo evento si è compiutoin un clima cordiale e sereno,se pure a contatto con tanteacute sofferenze. Nel corso del-

la mattinata, all’interno delcarcere, in un ampio spazio al-l’aperto dedicato normalmentealle attività sportive e alle as-semblee più numerose, sono

stati conferiti i premi del Con-corso riservato ai detenuti2.

Il tema prescelto per questaterza edizione, conclusasi aCagliari, ma proposto a tutti idetenuti delle carceri italiane,è stato: “sarò libero – speranzee timori del dopo carcere”.Nelle due precedenti edizionierano “fatemi studiare, con-viene a tutti” (Napoli, Poggio-reale 2008) e “fai agli altri quel-lo che vorresti fosse fatto a te”(Palermo, Pagliarelli 2010).Quest’anno sono stati 250 i de-tenuti che hanno concorso, innumero superiore alle altreedizioni, che hanno scritto tre-quattro pagine, anonime per laGiuria, riuscendo a trovare laforza di rompere la solitudinedella cella per comunicarepensieri, speranze, sofferenze.L’argomento ha sollecitato piùche in precedenza forse perchéil “sarò libero” è un momento

tanto atteso quanto temuto: ilrientro nella società civile, laripresa con il mondo di fuori,rappresentano infatti un im-patto difficile, insidioso più

ancora che ras-serenante.Quali legamiaffettivi, ami-cali, familiarisaranno so-pravvissuti do-po la detenzio-ne? Dopo aver-lo a lungo so-gnato, questo“fine pena”,man mano chesi avvicina, co-me i membridella Giuriahanno potutoconstatare dal-la lettura dei

testi, mette un’ansia acuta, puòdiventare un incubo. Perchéspesso, dopo il carcere, non c’èun posto dove andare a vivere,non c’è di che sostentarsi, sideve cercare alloggio in comu-nità oppure affidarsi alla sorte,o peggio, cedere alle offerte diqualcuno che ti rimette nel “gi-ro”… Le difficoltà di trovareun qualsiasi lavoro, soprattut-to non avendo una qualificaprofessionale, lo scontrarsicon il pregiudizio che sanciscefrequentemente e crudamentel’esclusione definitiva per chiporta addosso il marchio delcarcerato, sono condizioni pe-santissime anche quando c’èancora una famiglia alle spalle,che a sua volta è duramenteprovata.

I buoni auspici che hannocaratterizzato la giornata dell’8ottobre derivano da diversi fat-tori, principalmente dallostraordinario clima di solida-

La Fondazione in “Buoncammino”Romolo Pietrobelli

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rietà, di dialogo umano, addi-rittura di amicizia intesa comecomprensione reciproca, cheha dominato l’incontro tra noi“visitatori”, circa venticinque,e i centoventi detenuti che ladirezione del carcere ha sceltoaffinché uscissero dalla segre-gazione in cella per partecipa-re alla cerimonia.

Ai discorsi ufficiali, tra iquali, da segnalare, l’interven-to del procuratore di Cagliari,molto vicino ai detenuti chesono riusciti a superare in que-st’“ora di aria” eccezionale vis-suta col mondo esterno la con-dizione di cattività e a espri-mere sentimenti di fiducia esperanza, è seguito uno scam-bio di franca conversazionequasi da uomini liberi.

Il merito di questa situazio-ne positiva e, per quanto possi-bile, serena va riconosciuto al-l’impegno generoso di almenotre persone, alle qualità intel-lettuali e morali del Direttoredel carcere, dottor GianfrancoPala, alla disponibilità e prepa-razione della Comandante delreparto della Polizia capitanoMichela Cangiano e alla voca-zione del frate francescano, as-sistente spirituale dei detenuti.

Abbiamo avvertito la provvi-denziale convergenza di questiservitori dello Stato e dell’uma-nità ferita come un fattore de-cisivo per il miglioramentodella vita all’interno del peni-

tenziario di Cagliari, sia purein situazione strutturale al-quanto deficitaria.

Ci è sembrato significativo diquesto clima cordiale all’inter-no del carcere la esibizione fi-nale della mattinata, dopo il“rinfresco” offerto a tutti, daparte del coro composto da unadozzina di detenuti che hannocantato con entusiasmo misto atrepidazione cinque composi-zioni in lingua sarda, l’ultimadelle quali era l’“Ave Maria sar-da - Deus ti salvet Maria”.

Valori questi che sono stati ri-presi e sottolineati in un conte-sto accademico negli interventidi docenti ed esperti al Conve-gno del pomeriggio, all’internodella Università di Cagliari,Facoltà di Scienze Politicheche ha aperto generosamente leporte alla Fondazione, alla SanVincenzo e ad altri invitati loca-li. È stata una riflessione a piùvoci sull’argomento “dopo ilcarcere quale libertà?”.

Le possibilità di “rottura delmuro” tra carcere e società ci-vile, di cui il “Buoncammino”sta rendendosi testimone, sonostate oggetto di un esame riccoe fecondo di aperture. Questi isottotemi svolti da competenzediverse: “dalla legge Gozzini al-la situazione attuale: esigenzedi consolidamento o di rinno-vamento?”; “oltre gli spazi del-la detenzione: Buoncammino

luogo di crescita personale”(Gianfranco Pala, direttore delBuoncammino); “la costruzio-ne di opportunità dentro il la-boratorio del carcere” (Gian-paolo Cassitta); “le misure al-ternative alla detenzione: unaconquista di civiltà” (AnnaDettori); “percorsi di inclusio-ne sociale per giovani adultiautori di reato” (don EttoreCannavera, fondatore della Co-munità “La Collina”). Ha coor-dinato gli interventi PaoloMotta, giornalista di Videoline.Hanno svolto testimonianze al-cuni detenuti che seguono per-corsi di rieducazione.

Suggerisco a tutti di leggeresu questo numero del Notizia-rio l’efficace contributo dell’a-mico prof. Giancarlo Zizola,docente, scrittore e giornalista,da lui pronunciato alla vigiliadell’8 ottobre come introduzio-ne alla conferenza stampa –nella sede della Provincia diRoma – nella sua veste di Pre-sidente della Giuria. Il testo sisofferma sulla situazione car-ceraria nazionale, sui contenu-ti delle narrazioni pervenutealla Giuria del Premio e sugge-risce ipotesi di interventi inpiena coincidenza con i temiemergenti dalla iniziativa dellaFondazione inquadrando nelcontesto penitenziario italianoil significato e il valore del Pre-mio.

7ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 2010

1 Il totale dei detenuti nella casa circondariale è di 530 in media, di cui 30 donne, 120 in attesa di giudizio, 84 in appello,167 i tossicodipendenti dichiarati, di cui circa 15 donne, gli stranieri circa 60 di cui 15 donne. La capienza regolamentareè di 332, quella “tollerata” di 469. Gli agenti della polizia penitenziaria in servizio sono 200 contro una pianta organica di267. Tutti dati che confermano la gravità della crisi della situazione penitenziaria italiana.2 Sono stati proclamati i nomi dei tre vincitori e dei dieci segnalati oltre una segnalazione speciale al Laboratorio teatraledell’Istituto penale per i minorenni di Treviso dal tema “Inediti legami” – cortometraggio fuori concorso. Ai primi tre van-no rispettivamente 1000-800-600 euro; inoltre, a nome di ciascuno dei tre vincitori va il merito di finanziare un progettodi solidarietà, rispettivamente 1000 euro per sostenere una scuola di in Perù, 1000 euro per il progetto “Bottega graficaIPM” di Treviso, 800 euro per una adozione a distanza. Il 1° Premio è stato assegnato a Francesco Garaffoni per “Maroc eAlfonso”, il 2° a Khoumba Sekon, africano del Mali, per “lettere a mio figlio”, il 3° a Giuseppe Schettin per “Una fetta dipane azzimo”.Le tredici opere finaliste sono raccolte in una pubblicazione, distribuita durante la cerimonia di consegna dei premi, daltitolo “Sarò libero”. Essa è a disposizione dei richiedenti all’indirizzo della Fondazione. Il premio ha ottenuto tre specialimedaglie dal Presidente della Repubblica e i patrocini di Senato, Camera e Ministero della Giustizia. La giuria del premioè stata presieduta dal giornalista e scrittore Giancarlo Zizola.

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ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 20108

Una prima osservazionenon può che riguardareil ruolo del Premio “Car-

lo Castelli per la solidarietà”promosso dalla FondazioneFederico Ozanam - Vincenzode Paoli, il santoche fu il primocappellano uffi-cialmente nomi-nato per le car-ceri in Francia.Attraverso lanarrativa per ilconcorso, i dete-nuti hanno po-tuto prendere laparola, comuni-care oltre le mu-ra sofferenze,proposte, sogni,timori.

Il Premio si èprestato con di-screzione a por-tare all’aperto ipensieri spessocompressi dei reclusi. In unacondizione obiettivamente de-gradata delle strutture carcera-rie, - un mondo di miserie e disorde violenze - il solo fattoche la parola sia stata possibi-le ha del prodigioso, anche seil numero dei partecipanti(250) è stato limitato.

Basti indicare sommaria-mente il contesto disperato incui queste narrazioni sonoemerse: l’anno terribile dei 41suicidi nelle carceri italiane insette mesi, di una compressio-ne fisica di 68 mila detenuti su44.576 posti, di un personale disicurezza sotto organico – al-trettanti fattori di quello cheviene generalmente riconosciu-to come il disastro strutturaledel carcere italiano.

Il dato più rilevante è chequesto censimento in direttadal buio dei penitenziari abbia

convalidato la prospettiva del-la dignità della persona, delreo come soggetto, non riduci-bile a rischio da cui bisognaguardarsi.

Come diceva San Vincenzode Paoli: “Non occupatevi dei

prigionieri se non accettate didiventare loro sudditi e loro al-lievi. Coloro che noi chiamia-mo dei miserabili, sono essi checi devono evangelizzare e con-vertire. Dopo Dio, è a loro cheio debbo di più”.

Una seconda osservazioneriguarda i contenuti delle nar-razioni. Esse ci confermanoche solo coloro che subisconola prigione la conoscono. Ol-tretutto la sorte riservata a co-loro che si trovano incarceratiè spesso dimenticata, anzi oc-cultata se non rimossa. Di ciòche avviene nell’ambito carce-rario, l’inconscio collettivo siadegua molto volentieri allacomodità del silenzio e all’o-scuramento che avvolge lequestioni che vi si pongono.

Questa deriva oscurantista èdisturbata dalle narrazioni deidetenuti che in prima persona

tentano di descrivere i loro in-ferni.

Da qualunque luogo di de-tenzione che si ascolti, le per-sone detenute dicono tutte insostanza la stessa cosa: le car-ceri sono indegne, la reinser-

zione non è cheuna parola vuo-ta di senso, l’u-nica riuscita delcarcere è dirompere le per-sone, definitiva-mente se la de-tenzione duratroppo.

La situazionecarceraria qualeemerge dai rac-conti dei dete-nuti censiti dalPremio si carat-terizza per unasovrapopolazio-ne carceraria eper condizionidi vita spesso

indegne: malattie, sottoali-mentazione, condizioni sanita-rie deplorevoli, isolamento deidetenuti.

A essere posta in questioneè specialmente la capacità del-le attuali strutture penitenzia-rie di realizzare il recupero deidetenuti. Questa loro missionecostituzionale viene largamen-te elusa.

Terribile la denuncia d’un te-sto: “Lo Stato non fa niente peril reinserimento”. E di un altro:“Lo Stato è assente, ma qualerieducazione?”. Non meno du-re le domande di altri: ma diquale libertà parliamo se finitala pena siamo inseguiti e perse-guiti dalla potenza degli stereo-tipi dell’ex detenuto, i più fortiostacoli al reinserimento deidetenuti nella vita normale, nellavoro anzitutto?

È una convinzione consoli-

Introduzione alla Conferenza stampa Premio CastelliRoma giovedì 7 ottobre 2010

Giancarlo Zizola, Presidente della Giuria

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9ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 2010

data che una società autentica-mente democratica si conoscedallo stato delle proprie carceri.Nella Costituzione della Repub-blica è scritto a chiare lettereche le pene non possono consi-stere in trattamenti contrari alsenso di umanità e devono ten-dere alla rieducazione del con-dannato” (art.27). Nonostantele primitive affermazioni percui la vita dura del carcere ègiusta pena per il reato com-messo, in Italia vige ancora lanorma di ispirazione beccaria-na per cui il carcere serve areintegrare chi ha commesso unreato nella società civile.

È interessante considerareche la Carta Penitenziaria Euro-pea, emanata il 29 maggio 2006dal Consiglio d’Europa, comeprima tappa del processo intesoalla produzione di regole peni-tenziarie europee, mira ad assi-curare a ogni soggetto, median-te condizioni carcerarie decoro-se, la possibilità di una riabilita-zione: ogni prigioniero è desti-nato un giorno a ritrovare la li-bertà e a riprendere il suo postonella società. La sfida che vienelanciata è precisamente di assi-curare al prigioniero di riedu-carsi attraverso percorsi di lega-lità, di reintegrarsi e riabilitarsi.Anche perchè lavorare sulla ria-bilitazione contribuisce alla lot-ta contro la recidiva, lo scacco el’esclusione permanente dellasocietà.

Tuttavia, le narrazioni cheabbiamo raccolto traduconoun evidente scetticismo in que-ste prospettive di riabilitazio-ne. Le persone deplorano di es-sere rinchiuse nei loro misfatti,ridotte ai loro delitti e al lorocrimine. Stigmatizzano condi-zioni di vita che, alla lunga,snaturano la loro identità. Per-chè si abbia una autentica op-portunità di reinserimento im-porta che il detenuto resti unapersona con dei progetti, unavolontà di costruire il proprioavvenire, una speranza. Senzauna prospettiva di reinseri-mento e di riconciliazione, la

pena finisce per rappresentareuna mera eliminazione.

“Spero che la società che tro-verò sarà riflessiva, comprensi-va, ma soprattutto che creda nelrecupero di una persona” leg-giamo in una “Lettera alla so-cietà d’oggi” arrivata al Premio.

Come l’autore di questa nar-razione, altri detenuti scrivonodi attendersi di essere ricono-sciuti, al loro ritorno alla vitanormale, non già per ciò che so-no stati, ma per ciò che essi so-no diventati.

Uno degli ostacoli più temutiin questo percorso è precisa-mente la riproduzione socialedello stereotipo del “semel reus,semper reus”: un coacervo dipregiudizi, di terrore irraziona-le e di sorda pretesa di discrimi-nazione fra giusti e dannati, cheè sempre all’opera per chiuderele porte del lavoro e perpetuarel’ombra del carcere anche fuoridal carcere per chi ha avuto lasventura di esserci stato.

Un’ultima osservazione ri-guarda le riforme indispensabilisul piano del cambiamento dellementalità, ma anche sul pianodella politica penitenziaria, chesembra faticare a recepire laCarta penitenziaria europea.

Ci sembra che le voci che ab-biamo raccolto manifestino an-zitutto un senso diffuso dell’ir-revocabile dignità della personadel detenuto, ne rivelino la co-scienza insequestrabile, attiva evigile anche in coloro che la so-cietà sanziona per i reati com-piuti. Ci dimostra che la sensi-bilità ai valori, specialmente aquelli della famiglia, non siestingue con la detenzione in unpenitenziario: “È una vita da ca-ni, eppure si impara che nonsiamo cani”.

Alcuni testi assicurano che incarcere sono stati riscoperti deivalori, in particolare della soli-darietà sociale, se non dell’esse-re tutti membri della stessa fa-miglia umana. E molti pur con-tenendo appena la rivolta con-tro l’abiezione dell’inciviltà car-ceraria, arrivano a riconoscere

che “non sei libero se non sai diesserlo”.

Ma si tratta di storie di sog-getti per così dire rari, storie diredenzione sempre compiuta esempre da compiere, in un pa-norama in cui circola molta,troppa sfiducia, scetticismo, difronte a promesse di giustizia edignità poco seguite dai fatti.

Le storie che il Premio Ca-stelli ha raccolto e selezionatosono dunque altrettanti appellia trasformare queste esigenzein azioni concrete. Le riabilita-zioni non possono essere solosoggettive, ma trovano il lorovero significato se e quando so-no costruite su impianti istitu-zionali, al servizio di tutti, sunuove strutture; se e quandol’intero carcere si trasforma instruttura riabilitativa.

Una di queste istituzioni po-trebbe essere la figura del ga-rante dei detenuti, già operantein molte Regioni e in molteProvincie italiane. Questo isti-tuto è previsto dalla Carta peni-tenziaria europea. Il lavoro delgarante è quello di fare setti-manalmente una visita agli isti-tuti penitenziari di sua compe-tenza per fare colloqui con i de-tenuti, avvalendosi anche delsupporto di consulenti.

Ma altre riforme sono recla-mate con urgenza. Si fa appel-lo alla società intera affinché siliberi dei suoi pregiudizi, deisuoi stereotipi, del bisogno disanzionare in eterno chi hasbagliato. Anche i media e glistereotipi sui quali lavoranoabitualmente sono qui chiama-ti in causa.

Quanto ai responsabili spet-ta a loro il cantiere di una rifor-ma capace di assicurare ai de-tenuti, durante il periodo dellapena e dopo, condizioni di ri-spetto dei diritti umani e deidiritti civili e un atteggiamentoculturale libero dal circuito re-pressivo della vendetta e dellapaura e capace di comprendereche l’accoglienza è il certificatodi una civiltà matura, degna diavere un futuro.

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Dagli inizi del 2010 ilgruppo MEIC di Sant’I-vo alla Sapienza di Ro-

ma e la Fondazione FedericoOzanam - Vincenzo De Paolihanno avviato una comune ri-flessione sul tema «La culturadella carità» sulla base di alcu-ne motivazioni.

L’intendimento è, innanzi-tutto, quello di promuovereuna riflessione sui problemidella società contemporanea eoffrire i risultati di questa ela-borazione all’intera comunitàecclesiale. In secondoluogo, vi è la contem-poranea presenza inentrambi gli organi-smi di alcune personeche operano sul du-plice versante dell’im-pegno intellettuale edella promozioneculturale dei valoridella carità e della so-lidarietà. In terzo luo-go, si è inteso riaffer-mare il ruolo dellaRettoria di Sant’Ivo alla Sa-pienza come cenacolo intellet-tuale a servizio dell’intera co-munità ecclesiale romana, allaluce di quella che è stata la suaattività nel corso degli ultimicento anni.

È stato programmato un ci-clo di incontri destinati sia agliaderenti del MEIC di Roma siaagli appartenenti ai gruppi del-la famiglia vincenziana (Grup-pi di Volontariato Vincenziano,Società di San Vincenzo DePaoli) operanti nella città e nel-la diocesi di Roma, individuan-do un tema «forte» (il rapportocultura/carità) attorno al quale

far ruotare tutti gli incontri,proprio per caratterizzare inmaniera adeguata le conferen-ze e per far emergere il filo ros-so che le lega. Si è voluto inquesto modo avviare un per-corso di ricerca per offrire unachiarificazione intellettuale –che potremmo definire teoreti-ca – della carità, illuminandogli aspetti fondativi del rappor-to fra essa e l’attività culturale(a questo scopo sono destinati iprimi cinque incontri) e per in-dividuare alcuni possibili am-

biti applicativi di questo rap-porto (a questo scopo sono de-stinati gli ultimi tre incontri).Per le relazioni sono stati indi-viduati come relatori sia mem-bri del Comitato Scientificodella Fondazione FedericoOzanam, sia aderenti delMEIC, sia esperti delle singolematerie.

Gli incontri hanno preso av-vio il 12 ottobre con il presi-dente della Fondazione Oza-nam Giuseppe Dalla Torre cheha tenuto una conferenza sultema Democrazia e carità; il 23novembre Alberto Monticoneha parlato del tema L’evoluzio-

ne del concetto di carità. Siproseguirà nel 2011 il 18 gen-naio con la conferenza di Fran-co Casavola su Carità e diritto,il 22 febbraio con la conferenzadi Mons. Mario Toso su Chiesae carità, il 15 marzo con MarcoIvaldo che parlerà del tema Ca-rità e giustizia sociale. Gli ulti-mi tre incontri – come abbia-mo detto – avranno un caratte-re «applicativo»: il tema Carce-re e carità verrà affrontato il 5aprile da Maria Grazia Casa-dei, il 24 maggio Vincenzo Ma-

rigliano parlerà suMedicina e carità e il14 giugno Maria Im-macolata Macioti eMons. Giancarlo Pe-rego parleranno suAccoglienza ed immi-grazione.

Il livello delle te-matiche affrontate ele figure dei relatoriche sono stati chia-mati a esporle hannoconvinto il MEIC e la

Fondazione Ozanam a pro-grammare la pubblicazione diun volume che raccolga le rela-zioni che verranno presentatenei vari incontri e che potrà intale maniera mettere a disposi-zione di un pubblico più vasto icontenuti che emergeranno nelcorso del ciclo di conferenze

Dobbiamo infine dire che al-l’iniziativa hanno assicurato illoro importante contributo or-ganizzativo sia la ConferenzaSan Vincenzo di Sant’Ivo allaSapienza sia il Centro Cultura-le Paolo VI, che sono due dellerealtà operanti nella Rettoria diSant’Ivo insieme al MEIC.

ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 201010

CULTURA E CARITÀMarco Paolino

Si è voluto avviare un percorsodi ricerca per offrire una

chiarificazione intellettuale - chepotremmo definire teoretica - della

carità, illuminando gli aspettifondativi del rapporto fra essa e

l’attività culturale.

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Il rapporto sulla povertà,giunto ormai al decimo annodi pubblicazione da parte

della Caritas italiana e dellaFondazione Zancan, presenta inquesta edizione un titolo moltosignificativo e provocatorio,quasi a significare l’inarrestabileaumento delle povertà e delle si-tuazioni di bisogno (IN CADU-TA LIBERA).

Il rapporto ha ogni volta pre-so come punto di riferimentouna particolare tipologia di po-vertà. Questo anno esso è incen-trato sulle problematiche relati-ve alle famiglie, che diventanol’oggetto principale sia dell’ana-lisi delle varie condizioni, sia ilcentro dei piani e dei program-mi per combattere la povertàstessa.

Il rapporto è diviso in dueparti, la prima di esame dei variproblemi e di carattere socio-culturale, la seconda di informa-zione e analisi delle varie situa-zioni in Italia e, in parte, anchein Europa, delle iniziative presee dei risultati ottenuti. Il tutto èaccompagnato da dati statisticimolto dettagliati ed elaborati,che possono offrire materia distudio e di approfondimento aquanti si occupano di questiproblemi.

Il riferimento è al contributospecifico della comunità eccle-siale ed a quanti operano in es-sa, sia al livello nazionale chediocesano.

Viene inoltre ricordato chel’Unione Europea ha proclama-to il 2010 Anno europeo dellalotta alla povertà e all’esclusionesociale e pertanto viene presa inampia considerazione la situa-zione nel continente dei due set-tori, povertà e welfare e di Cari-tas Europa. Questo riferimentoappare molto rilevante e, tutta-via, va purtroppo sottolineato

che questo Anno europeo è statoquasi completamente ignoratodalla stampa quotidiana e daimezzi di comunicazione anchenel mondo cattolico e forse èsfuggito all’attenzione delle stes-se nostre organizzazioni vincen-ziane. Eppure far conoscere si-tuazioni ed eventi nel nostrocampo può essere della massi-

ma importanza, se è vero comeintitola un capitolo del rapporto:La povertà: un problema non ri-solto perché non affrontato enon conosciuto a sufficienzaperché si possano avere capacitàadeguate di risposta. È questauna prospettiva particolarmentesollecitante per la nostra Fonda-zione Federico Ozanam – Vin-cenzo De Paoli e dei suoi proget-ti di approfondimento culturale.

Non entrando qui nei dettaglidegli esami statistici né dei varicasi-studio esaminati, due sotto-lineature vanno ancora fatte: ilgià accennato riferimento allafamiglia e il tema della giustiziae della solidarietà.

La famiglia è la principale vit-tima dell’impoverimento, cheprovoca gravi scompensi al suointerno, come, ad es., il ritardo

nella celebrazione dei matrimo-ni e il rinvio delle scelte procrea-tive, mentre, al contrario, è cau-sa di molti aborti e più in gene-rale di forti difficoltà nei rappor-ti intergenerazionali, rimanen-do i figli in situazione di preca-rietà più che gli stessi genitori elimitando infine il diritto al la-voro della donna, troppo spessocostretta ad attendere unica-mente alle incombenze domesti-che. Tutto questo comportereb-be riforme politiche appropria-te, cominciando da quelle fisca-li, con una legislazione che pon-ga la famiglia al centro della so-cietà civile.

Per quanto riguarda il temagiustizia – solidarietà, il rappor-to sostiene come si sia rivelatoerrato il presupposto che la po-vertà possa essere ridotta grazieallo sviluppo economico, men-tre l’attuale crisi ha reso tuttopiù difficile. La linea sostenutanelle più recenti encicliche pa-pali, dalla Populorum progres-sio di Paolo VI, alla Sollicitudorei socialis di Giovanni Paolo IIe alla Caritas in veritate di Bene-detto XVI, afferma come il rap-porto tra diritti e doveri debbaaprirsi anche a “relazioni di gra-tuità e comunione” e come “ac-canto al bene individuale, c’è unbene legato al vivere sociale del-le persone: il bene comune”. Ilprofitto è utile se, e in quanto,mezzo e non solo fine; occorrepassare dall’attenzione al “comeprodurlo” al “come meglio uti-lizzarlo”. Si conclude che “la lot-ta alla povertà va portata oltre lacoazione a pensare la dimensio-ne sociale come semplice insie-me di individui, ma piuttostocome comunità di vita, di perso-ne, che per filiazione, genitoria-lità e fraternità hanno ragioni evalori per essere molto di piùche singoli individui”.

11ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 2010

In caduta liberaIn caduta liberaRASSEGNA BIBLIOGRAFICA

a cura di Cesare Guasco

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ANNO VIII · N. 16 · DICEMBRE 201012

La successione dei “Quader-ni” della nostra Fondazio-ne si arricchisce ora di un

nuovo fascicolo, il numero 7,che reca il titolo “Giorgio LA PI-RA: spiritualità e realismo”.

Sono ricompresi, in questofascicolo, gli atti di due incontrisvoltisi il primo presso la LUM-SA e il secondo presso l’IstitutoLuigi Sturzo, per la presentazio-ne del volume di Giorgio LA PI-RA “La preghiera forza motricedella storia: lettere ai monasterifemminili di vita contemplati-va”, Edizioni Città Nuova, Roma2007.

Il Quaderno peraltro reca inappendice l’ampia introduzioneredatta da Vittorio Peri che erastato il curatore della raccoltadelle lettere di LA PIRA e che nesintetizza efficacemente i motiviispiratori, nonché la lettera chel’allora Presidente della Fonda-zione, Prof. Francesco Paolo Ca-savola, aveva indirizzato ai Ve-scovi italiani per accompagnarel’omaggio del volume.

Le osservazioni riportate nelQuaderno n. 7 ruotano tutte in-torno a questo volume di LA PI-RA, all’importanza che esso as-sume pur nella bibliografia par-ticolarmente vasta sulla perso-

nalità straordinaria di questogrande cristiano. Senza dubbio –è stato infatti rilevato – in quelle250 lettere che LA PIRA indi-rizzò alle claustrali nel periodo1951 – 1974 si manifesta e si ri-vela il vero LA PIRA, il suo co-stante appello a quell’“esercito dianime oranti” che con le loropreghiere, con la loro invocazio-ne al soprannaturale accompa-gnano e sostengono l’opera deglioperatori di pace, implorandoun disvelamento della storia.

Da un lato risulta la singola-rità di un colloquio personale,ricco di speranza e di fede, conqueste comunità che vivono l’e-sperienza del silenzio, della pacee della preghiera in luoghi ap-partati apparentemente fuori dalmondo.

Dall’altro, dietro il pressanteinvito alla preghiera come forzaessenziale di suscitazione e rive-lazione della presenza divinanella storia, risalta tutta la va-rietà e la complessità delle cir-costanze e degli accadimenti,dei drammatici interrogativi diun mondo sconvolto, degli im-pellenti bisogni dei disoccupati edei senza tetto.

C’è insomma la presenza del-la dimensione umana, politica esoprattutto spirituale di questaeccezionale figura dotata di uncarisma profetico capace di leg-gere entro e oltre la contempora-neità, di intravederne e segnalar-ne le linee provvidenziali.

In realtà dunque questo Qua-derno, nel sottolineare la fonda-mentale importanza del volumedi raccolta delle lettere ai mona-steri claustrali, si rivela una pub-blicazione di notevole rilievo e dicompiuta organicità prospetticaper una riflessione complessivasu Giorgio LA PIRA, sia per lalarghezza dei profili che prendein esame, sia per l’autorevolezza

degli studiosi che ne hanno trat-teggiato la figura.

Così nella prima parte si pos-sono leggere tra i vari interventile osservazioni penetranti delCardinale Rodè, la lucida rela-zione di Malgeri sul contesto so-ciale e politico, un illuminanteresoconto di Strambi sull’espe-rienza vincenziana di LA PIRA,la profonda riflessione di SuorManuela Latini su preghiera estoria nella trama spirituale diLA PIRA.

Ma altrettanto significative ri-sultano le relazioni della secon-da parte del Quaderno che met-tono in risalto l’intreccio tra pro-vocazione della fede e realismopolitico in LA PIRA. Così la rela-zione di S.E.Card. Piovanelli chene sottolinea l’ottimismo cristia-no, quella di De Rita che ha in-centrato il suo intervento sull’in-cidenza del soprannaturale nellastoria quale motivo fondantedella prospettiva lapiriana, ilgrande tema della profezia trat-tato da Ugo De Siervo (di recen-te chiamato alla presidenza del-la Corte Costituzionale), la raffi-nata introspezione suggerita daLia Fava, che certo non dimenti-ca la sicilianità di LA PIRA,, glispunti e le considerazioni diGiorgio Tonini sulla straordina-ria attualità storico politica dellameditazione spirituale e della ri-flessione culturale di Giorgio LAPIRA.

Un Quaderno dunque chesmentisce la definizione dimes-sa della Collana in cui è ricom-preso, per proporsi anche aglistudiosi come un contributo dirilievo per una rilettura del per-corso religioso e intellettuale diquesto infaticabile testimone eprofeta di una fervida ispirazio-ne cristiana che si fa tensionepolitica e prorompente forza ditrasformazione.

QUADERNO 7

GIORGIO LA PIRA: SPIRITUALITÀ E REALISMOItalo De Curtis

FONDAZIONE FEDERICO OZANAM-VINCENZO DE PAOLIONLUS

GIORGIO LA PIRA:SPIRITUALITÀ E REALISMO

Quaderni7

Presentazione del volume:GIORGIO LA PIRA, La Preghiera forza motrice della storia: Lettere ai

Monasteri femminili di vita contemplativa

A cura di Vittorio Peri – Città Nuova 2007

LUMSA Istituto Luigi Sturzo12 giugno 2008 25 marzo 2009

Copertina 9-07-2010 11:12 Pagina 1