FONDAZIONE DONIZETTI 2017 Il tormentone · dico la verità. Provatelo, e vedrete che gusto amor vi...

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Il tormentone Regia Lorenzo Giossi Ensemble dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala Pianoforte Samuele Pala Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Donizetti dalla farsa “Che originali!” di Gaetano Rossi Musica di Giovanni Simone Mayr Nuova drammaturgia di Lorenzo Giossi © Fondazione Donizetti Don Febeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Roberto Maietta Donna Aristea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Marina Ogii Don Carolino. . . . . . . . . . . . . . . . . Giorgio D’Andreis Donna Rosina . . . . . . . . . . . . . . . . Caterina Verduci Biscroma .................. Simone Baldassarri www.donizetti.org FONDAZIONE DONIZETTI 2017

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Il tormentone

Regia Lorenzo Giossi

Ensemble dell’Orchestra dell’Accademia

Teatro alla Scala

Pianoforte Samuele Pala

Nuovo allestimento e produzione della

Fondazione Donizetti

dalla farsa “Che originali!” di Gaetano Rossi

Musica di Giovanni Simone Mayr

Nuova drammaturgia di Lorenzo Giossi

© Fondazione Donizetti

Don Febeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Roberto Maietta

Donna Aristea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Marina Ogii

Don Carolino . . . . . . . . . . . . . . . . . Giorgio D’Andreis

Donna Rosina . . . . . . . . . . . . . . . . Caterina Verduci

Biscroma . . . . . . . . . . . . . . . . . . Simone Baldassarri

www.donizetti.org

FONDAZIONE DONIZETTI 2017

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Personaggi in scena

Don Febeo basso, musicomaniaco, fanatico per la musica Donna Aristea contralto, metastasiasta, figlia di Don Febeo Don Carolino tenore, amante d’A istea Donna Rosina soprano, ipocondriaca figlia di Don Febeo Biscroma attore, servo di Don Febeo

La scena è in una città d’Italia.

Biscroma: (entra in scena e comincia a spolverare i busti dei compositori e si rivolge ai busti) Cari illustri musicisti eccomi qui a spolverarvi come tutte le mattine!!! Basta musica non ne posso più! Non ne.. (si gira di scatto e vede il pubblico) Quanta gente nel salone! Spero per voi siate musicisti; se non lo siete non potete entrare in casa! Tutti in famiglia siamo obbligati a parlare solo di musica; Don Febeo, il padrone di casa, vuole così; è convinto di essere un grande compositore!!! Un vero tormento! Ah, mi presento, io sono Biscroma. (si sente Rosina che si lamenta in quinta) Zitti!!! Sento un lamento! (Entra Rosina)

Rosina:

Celestina: sto pur male che languor mi tiene oppressa. Sono stanca di me stessa non so più che mi voler.

Ah! Pe e o v’è più e e l’ho fi ito di gode .

Biscroma: Questa è Rosina! È convinta di avere tutte le alattie del o do… Co aggio padroncina! (sostenendola a forza) (al pubblico) E uesto è il e o, aspettate he a ivi il pad e… Febeo: (in quinta) Ah! Che musica! Che musica! Biscroma: …Do Fe eo. (rassegnato)

Febeo:

D’A he o te sull’o ide spo de lan le ri, lan le re, lon le la ra. Fa più caldo, che non fa in Siberia le lo li, len la ra lo le la ra. Ah che pezzo più ell’a ia se ia Pergolesi, Iomella non fa.

Rosina:

Fate troppo sussurro papà. Febeo: Tu vuoi farmi stonare il polmone disarmonica figlia: e tu va. Rosina:

Ah! La so te ’è p op io e i a al mio male non trovo pietà. Celestina e Biscroma: A non rider ci vuole fatica tomo eguale di lor non si dà.

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Febeo: Oh che musica è mai questa qua.

Biscroma: (batte le mani a Don Febeo e le fa battere anche a Rosina che ancora sostiene)

Febeo: Grazie Biscroma. Tu sei il solo, fa tanti esseri dissonnanti he i so o d’i to o,

e il timpano mi fendon tutto il giorno, che mi parli il linguagio melodioso.

Potessi, o dèi! esserlo almen così, colle stonanti mie figlie inenarmoniche; ma il cielo a lo o a o dò l’alto favo e, d’ave o t appu tati, e testa, e uo e.

Biscroma: Donna Aristea per altro...

Febeo:

Sì, o ’è ta to ale ve a e te. Canta passabilmente, suona, non mi scontento, ma vorrei h’ella potesse un giorno,

fra le musiche squadre giunger le glorie ad emular del padre.

Biscroma: Padrone! Perché non vi occupate di vostra figlia Rosina intanto? Guardate come sta male! Febeo: È così negata per la musica che poco mi importa! (esce portandosi via a malavoglia la

figlia)

Aristea:

Chi di e al d’a o e, dice una falsità. No v’è pia e aggio e u e aggio o v’ha. Ragazze a me credete dico la verità. Provatelo, e vedrete che gusto amor vi dà.

Caro, caro contino, mio tesoro, mia vita, oh dove sei? Dove, a o, t’as o di, agl’o hi iei! Ohimè! Ti chiama in vano la povera Aristea! Che bella cosa è l’ave letto ta to,

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e l’ave ite uto a memoria sì belle espressive, amorose, cosarelle! Che tu sia benedetto. Caro il mio Metastasio!

Biscroma: (al pubblico) U ’alt a atta della fa iglia! Do a A istea pa la solo o itazio i del librettista Metastasio! Citazioni citazioni e citazioni! Pretende pure che il suo fidanzato parli con il

suo assurdo linguaggio. (trascinando Carolino a forza) Su contino fatevi avanti! Coraggio, Conte

Carolino!

Carolino: Mi sento a disagio! Non potrebbe parlare normalmente? Biscroma: Vi suggerisco io! (Lo spinge verso Aristea, Biscroma rimane in disparte per suggerire a

Carolino le parole)

Carolino:

Oh mia speranza? Adorata Aristea... pur mi concede il fato... il piacer sospirato... io più non credo, che di dolor si mora... e in questo stato a rendermi infelice io sfido il fato. Aristea:

(Eh? Va imparando a me.) Oh quanto, caro, oh quanto atteso giungi, sospirato, e pianto! Carolino:

Ah di’, ia p i ipessa fedel ti conservasti come il tuo Carolino. Aristea: E e ’l puoi do a da io p i ipi o?

Carolino: A h’io, edilo, o a a non so o eo d’u pensier... sappi, che mai... (non mi ricordo più.) Sappi, che mai... (come a seguir si fa.) Sappi, che mai... (oh adesso mi ritrovo.) E non so come sempre avea fra le labbra il tuo bel nome. Aristea: Oh così mi piacete, e sempre più, contin, mi piacerete. Parlatemi pur sempre, o con versi, o con arie del mio diletto Metastasio, e allora, vedrai, mio ben, quanto il mio cor t’ado a. Carolino: (Oh quanto mi diverte questa mia stravagante pazzarella: ma impazzir non vorrei per troppo se o da la a h’io o lei.)

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Aristea: Vedrai, mio ben la pecora mangiarsi un lupo in pria che possa, anima mia, scemarsi amore in me. Carolino: Vedrai dal pesce piccolo mangiarsi il grande in pria che possa, anima mia, altri adorar che te.

Che paroline tenere! Che amabile momento! Che gioia, che contento! pia e aggio o v’è Carolino:

Mia cara principessa! Aristea: Mio caro principino! L’a i a ia tu sei l’idolo io tu sei testimoni, voi che siete del candor de voti miei. Proteggete amici dèi tanto amore e tanta fé.

Aristea: Io voglio sposarti caro idolo mio, ma non sei musicista e mio padre non vorrà mai! Carolino: Voglio farmi assumere come domestico! Ecco questa finta lettera di referenze! Biscroma: No fu zio e à… (Si sente un gran rumore in quinta e sul fondo un uomo che corre inseguito da oggetti lanciati dalla quinta) Carolino: Cos’è? Biscroma: Evidentemente uno dei candidati domestici non era musicista. Zitti! Arriva

Carolino: Permettete barone... Febeo:

Alle buone, alle buone... Che siete?.. Che volete... fate presto. Carolino: Vi diran queste carte. Febeo: Queste carte? Di musica? Biscroma:

L’ho detto? Carolino: Ma signore una lettera... (che imbroglio?) Febeo: È in musica, sì, o no. Carolino: No. Febeo:

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Non la voglio. Andarvene potete. Carolino: Ma signore. Febeo: Non ho tempo di pause. Carolino: Finalmente. Son cavalier. Febeo: No e ’i po ta ie te. Biscroma: (Caro contino, non vi fate stare.) Carolino: (Ma con quai matti mai, sempre ho da fare?) Ma signore io venivo per chiedervi in isposa vostra figlia Aristea. Febeo: Voi?.. Siete musico! Carolino: Come! Febeo: Siete anco sordo! Siete musico! Biscroma: Egli non ha signor, questa fortuna, ma per farvi piacere musico si farà. Carolino: Carolino: Come! Biscroma: (Tacete.) Febeo: Qualche istromento almen suonar saprete. Carolino: Vi dirò... Febeo: Il clavicembalo! Carolino: Carolino: Non signore. Febeo: Il violino! Carolino: Nemmeno. Febeo: Il violoncello! La viola. Il contrabbasso l’o oè, il la i etto, o i; t o e

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ottavin! Sarpan, fagotto. Carolino: Non signore... Febeo: Il tamburo! Carolino: Nemmeno. Febeo: La chitarra. Carolino: Non signore. Febeo: Le campane! Carolino: Nemmen. Febeo: Dèi! Quale orrore! E ricercarmi ardisci, mortal dissonantissimo ifiuto, ise a ile d’Appollo.

Se za u ’appoggiatu a vocale, o strumentale, d’u i ti alla ia p ole usi ale!

Biscroma: Questa mania della musica è diventata un tormentone! Qui sono tutti matti!

Carolino:

Dunque perché non sono usi o a h’io sig o e!

D’u ifiuto soff i dov ò il osso e! Pensar dovreste almeno, h’io so o u avalie : he uest’azio e

non è degna di voi, signor barone.

Ah, tu sol mio dolce amore Puoi frenare in me il furore Che uest’al a a e de fa. Ma ridete, mi burlate! Mi burlate, mi insultate? Ah… se o foste uel he sol mio dolce amore puoi frenare il mio furore Che increanza!.. Che insolenza ah! Sì indegna impertinenza più frenar il cor non sa.

Biscroma: (al pubblico) Se za il io aiuto o ius i a o ai a sposa si. A zi i è ve uta u ’idea! Dove si sono cacciati qui due? (Esce) Febeo: Dov’è A tistea? Figlia! Figlia!!!! Aristea: Eccomi.

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Febeo:

A momenti io vado all’A ade ia. Ma pria saper vorrei per quando possa invitar gli accademici compagni ad as olta l’i a to di tua virtù subblime in suono, e in canto. Aristea:

(Secondiamolo) io sono preparata papà, quando volete. Febeo: Proprio! Aristea:

Proprio! Febeo: Sei certa di farti onor, di farmi comparire, e di far tutti quanti istupidire? Aristea: State certo, vi dico.

Febeo: Dunque dopo domani e quai pezzi di nuovo, farai sentir. Aristea: Un concerto di Clementi eseguito sul cembalo. Un duetto oll’a pa, e violo ello

due avati e, u ’a ia, e ’l io o dò, «In qual barbaro momento» basta così! Febeo: Sì, cara io son contento si vede veramente che un sangue filarmonico ti scorre per le vene. E che de parti miei l’o a e to aggio , figlia, tu sei. Nel pensar che padre sono di tal figlia, eterni dèi colla luna, non vorrei barattar del gran signor. Aristea: Se di gioia, di contento a tai detti, oh dèi, non moro, segno e ben che non mi sento di morire voglia ancor. Febeo:

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Consonante mia progenie! Aristea: Mio vocale genitor. Febeo: Vieni, vien tra le mie braccia, degna sei di tanto onor. Aristea: La tua figlia, o padre, abbraccia, degna e ben di tanto onor.

Febeo: Brava la mia bambina!!! Ma ora devo far esegui e il io uovo o dò pe l’i augu azio e del uovo teat o!!! L’ho hia ato Don Chisciotte in catene!!! Struggente, no?

Febeo:

Ecco la situazione. Don Chisciotte è arrestato Nel castel di Toboso, e condannato dal crudel genitor di Dulcinea a sfrattar dal castello immantinente. Dul i ea, h’è p ese te si strugge in pianto, Don Chisciotte sospira e il ti a o papà s uffa dall’i a. Attenzione, silenzio, miei signori Biscroma tu sta attento alle battute e senza aprir mai bocca, sta pronto a voltar carta quando tocca.

Mise o e? Qual se hio d’a ua fresca mi ruina sul cor... dunque è deciso? Moccarmela dovrò... bella mia vita la commedia per noi dunque è finita? Spietattissime stelle? Asinissimo fatto! Amor briccone? E quando meritai sì brutta azione!.. Addio, mia principessa, mia sbignata speranza! Il ciel ti renda pio felice di me... ma che! Tu piangi?.. Ah non pianger mia Luna! Non congiurar tu ancora

col io desti o. A piedi tuoi l’i plo a il pove o Chis iot: ell’idol io! (Crepar mi sento.) Amato bene... addio. (Non fiattate, attenti state viene adesso il gran rondò.) Io ti lascio, e chi sa quando Dulcinea, ti rivedrò. Senza un soldo al mio comando come a vivere farò? Tutti:

Che bel pezzo!.. Sorprendente?

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Febeo: Grazie... zitti. Al rimanente. Sposa addio. Se darti al core delle botte sentirai, Don Chisciotte, allor dirai per me adesso sospirò. Volta carta. Biscroma:

Ero incantato. Febeo: Sbalordire or vi vedrò. Tutti: Ne son certo/a attento/a sto. Febeo: Vado sì, che fier tormento! Che sassata è questa o dèi?.. (Sentirete che perfetta non più intesa cabaletta.) Deh compianga i casi miei chi nel sen amor provò. Tutti: Bravo! Bravo! Febeo: Grazie, grazie non è un pezzo singolare. Tutti:

Stupendissimo. Febeo: Vi pare! Tutti: Sicurissimo. Febeo: Obbligato. Quale incanto! Che furore deve far questo rondò. Certo il vanto, il primo onore sopra gli altri io porterò.

Febeo: E quelli lì (indica il pubblico) chi sono? Spero musicisti (fa per scendere dal palco) Biscroma: (bloccandolo a fatica come improvvisando) Ce to! Co posito i, iti i usi ali… Febeo: Voglio esa i a li… Biscroma: Ma.. Febeo: Basta! Luce! (Luce in sala e Febeo scende in platea e fa imitare due vocalizzi ad alcuni ragazzi) (Dopo aver esaminato, Febeo ritorna sul palco) Febeo: B avi, o ’è ale, a he se so o olto giova i pe esse e già i uesto e aviglioso teatro. Biscroma: Eh… ua do si ha tale to. A dia o pad o e! Febeo: Si! La gloria mi aspetta! (escono) (Torna il buio in sala)

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Rosina:

Infelice sventurata da miei mali gemo oppressa. Fin per me, la vita istessa, insoffribile si fa. Ma il aggio de’ ali iei il più barbaro, che provo: è il veder, che non ritrovo, né sollievo, né pietà.

Caro padre che vedete

questo fiero mio tormento,

deh i miei mali compiangete,

se nel seno un cor vi sta.

Febeo: Ignoranti!!!! Ignoranti!!! Biscroma: (Al pubblico e mandando via Rosina) Il padrone! Il suo rondò ha fatto fiasco ed è

furioso! Vediamo se i due innamorati si sono preparati. (Esce per poco per rientrare con Aristea e

Ca oli o t avestito o u a pa u a. E t a Do Fe eo o l’a-bito macchiato di pomodori e altra

verdura)

Febeo: Oh massima perfidia! Supina asinità. Biscroma (oh dèi.) Mi soffoca la bile! Non sai, che mi successe? Il successo più rio, che succedesse.

Biscroma:

Toglietemi di pena. Aristea: Che avvenne, o genitor. Febeo: Voi lo sentiste quel pezzo da sessanta, il mio rondò che poco fa provai e all’A ade ia a fa se ti e a dai

o e a u apo d’ope a... lo dite. Ebben, inorridite oh che orchestra? Io non posso farmela ancor passar, che stonazione che indegna direzione!.. Che sussurro! Un partito contrario... degli asini alla prova; infin dei conti non fu inteso il rondò. Non piacque, e infine, in fine, oh rabbia: mai ci fosse andato fu da perfidi fischi, accompagnato. Biscroma:

Corpo delle piramidi d’Egitto! Sì indegno sfregio a voi.

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Febeo: Ma vendetta, Biscroma più non mi sentiranno. I pezzi miei fuor del Paese andrano. Voi, chi siete. Che fate: che volete? Biscroma:

Egl’è sig o e quel nuovo segretario di ui v’ha o pa lato. Carolino:

Che diavolo ostui, s’è i agi ato! Febeo: Avete bel carattere. Carolino: (Siamo in ballo, balliamo.) Molto [bello. Febeo: Correto esattamente copierete? Carolino:

Io spero che contento rimarete. Febeo: Io voglio, che copiate sotto la dettatura. Carolino:

Quest’è appu to, o sig o , la ia [bravura. Biscroma:

(Fa bene la sua parte.) Aristea: (Povero il mio contino.) Febeo: Ecco là un tavolino. Prendetevi una sedia, troverete perfetto inchiostro, e penna. Siete all’o di e. Carolino:

Quando voi volete.

Febeo: Quel h’io vi dette ò du ue s ivete. il cor mi palpita dentro del petto chi sa qual termine, tal scena avrà? Febeo: A voi quel giovane presto scrivete. Carolino:

P o to a’ vost i o di i, e o i qua. Febeo: Scrivete dunque: do re mi fa.

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Carolino, Aristea: Che cosa dice: che dir vorrà io tremo misera, eccomi qua. Febeo: Sol mi do re mi fa sol re. Carolino:

Co e! Sig o e? Questo os’è.

Biscroma: Ma questo è un dettato in musica!!! Ho visto proprio tutto!

Febeo: Di scriver musica lei non si degna? Ah disarmonica, anima indegna? Mira di musica, chi scrisse un dì. Co e he os’è uesto? Il conte travestito? Ah certo io son tradito. Birbanti tutti quanti il vero or si saprà. Tutti:

Che contrattempo è questo egli l’/ ’ha avvisato ah h’è/so p e ipitato destino malandrino! Di me, che mai sarà!

Febeo:

Molli effetti dall’al a fuggite che son padre per or non mi dite non respiro, che bile, e furor.

Febeo: Via dalla mia vista! Tutti!! Aristea: Ma padre! Febeo: Sposerai un musicista e basta! (escono tranne Biscroma e Aristea) Biscroma: Povera Aristea! Deve esserci un modo per farla sposare col suo innamorato! Uhhh

questa poi è infallibile! Dove si è cacciato uell’allo o del o ti o?! (Esce)

Aristea: Senza il caro amato bene, sventurata che farò

Fra i tormenti, fra le pene,

disperata morirò

No che padre a me non siete vost a figlia, ah o so ’io piangereste al pianto mio Sentireste in sen pietà. Ma… Voi idete? M’i sultate?

…tiranno, tiranno!

Senza il caro amato bene, sventurata morirò

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Fra i tormenti, fra le pene,

Disperata morirò

Biscroma: Donna Aristea, venite qua! E t a A istea, Bis o a le di e ual osa ell’o-recchio. Lei annuisce entusiasta e esce) (al pubblico) State a vedere. Padrone! Padro-ne!!!! Il Grande maestro Semiminima è in paese!!! Vuole venire a trovarvi conoscen-do la vostra fama di musicista! I musicisti presenti ve lo confermeranno. Febeo: Uuuuh!!!! Come lui non esiste musicista al mondo!!! Era ora che qualcuno riconoscesse il

mio talento!!! Fallo entrareeeeee!!!! Che emozione!

Carolino:

Se i i i a so ’io noto forse a voi son già d’a i a vi d’a a ia vi il desio mi trasse qua. (Adorato, idolo mio per amor, che non si fa!) Abbracciamci. Diamci un pegno di fidu ia, e d’a istà. Febeo: Oh maestro?.. Io non son degno è un onore... è sua bontà. Febeo, Carolino:

Con diletto, io stringo al petto uom di tal celebrità. Tutti: S’i a i a a e aviglia lieto fin la scena avrà.

Carolino:

U seg o d’a i izia a o a o vo’ da vi,

l’idea ol palesa vi, che mossemi a viaggiar. Io cerco una sposina, che sia brillante, e tenera, figlia di padre musico, che sappia ben cantar: giro, ma questa femmina non posso ancor trovar. Febeo: Maestro mio fermatevi, io ve la posso dar. Mia figlia di esi, uesta h’è ui, almen mia moglie, la partorì se non dispiacevi, la sua figura posso preggiarvela, che per natura, è do ilissi a, ha u o , h’è te e o, l’a i a a o i a, sa e di usi a. Carolino:

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Basta così. Tutti:

Credo di sì. Febeo: In annua rendita, sei mila talleri, in oro, e stabili, avrà per dote... Carolino: Basta così. Tutti:

Credo di sì.

Carolino: Prima però vorrei sentire come canta vostra figlia Aristea. Sa, per garanzia. Febeo: Subito!!! Aristea! Canta! Aristea: Ma ho il raffreddore. Febeo: Cantaaaaa!!!!

Aristea: Tu di uest’a i a delizia, e amor! Tu, che mi palpiti, sì dolce al cor. Te sol desidero, caro il mio ben: oggetto tenero di fedeltà. Pe e sei l’u i a felicità. Ah! Quando stringerti potrò al mio sen!

Carolino: Che meraviglia! Signore, chiedo ufficialmente la mano di vostra figlia. Febeo: Anche subito!!! (ad Aristea) Lo vuoi in sposo? Aristea: (fingendo) Se così disponete. Febeo: Che gioia!!! Allora avvicinatevi! Vi unisco in matrimonio!!!! Biscroma: (al pubblico) Ce l’a ia o fatta! Ce l’a ia o fatta! (al pubblico) Eh .. sì, va è… u a piccola bugia, ma a fin di bene no? Non stanno bene assieme? E ora venite a brindare con noi!!!!

Tutti con il pubblico:

fra il piacer i suoni i canti

si festeggi un sì bel dì.

Febeo: Un prodotto musicale da ui ava ti voglio og ’a o quando a venti almen saranno che a ade ie s’ha da fa . Tutti con il pubblico:

fra il piacer i suoni i canti

si festeggi un sì bel dì.

Aristea, Carolino:

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Tu mio sempre io sempre tua caro ben alfin sarai morir possa se un istante io ti essi d’ado a . Tutti con il pubblico:

fra il piacer i suoni i canti

si festeggi un sì bel dì.

Febeo:

Viva du ue sì ell’I e eo! Aristea, Carolino Viva sempre un padre sì caro! Febeo, Rosina: Vivan sempre gli sposi beati! Tutti: Viva, viva tutti quanti che ascoltarci venner qui! Vivan, vivan, vivan, vivan, fortunati sian lor dì!

FINE

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20. Finale

Ragazzi

Ros.

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