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Pagina 1 Fondazione Don C. Gnocchi R.S.D. Capecelatro N° 7 Dopo un lungo inverno, anche nella redazione di “PUNTO DI VISTA” è final- mente sbocciata la primavera! Ormai stanchi del grigio inverno e del freddo che ci congelava le idee abbiamo affrontato il lieve e lento mutamento che ci ha permesso di sbocciare con questo numero. Potrebbe sembrarvi un po’ tardi, ma come l’andamento delle sta- gioni, anche noi, abbiamo atteso il momento giusto ed ideale per aprirci al resto del mondo e ri- svegliarci gridando ancora una volta … ECCOCI!!!

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Fondazione Don C. Gnocchi

R.S.D. Capecelatro

N° 7

Dopo un lungo inverno, anche nella redazione di “PUNTO DI VISTA” è final-mente sbocciata la primavera! Ormai stanchi del grigio inverno e del freddo che ci congelava le idee abbiamo affrontato il lieve e lento mutamento che ci ha permesso di sbocciare con questo numero. Potrebbe sembrarvi un po’ tardi, ma come l’andamento delle sta-gioni, anche noi, abbiamo atteso il momento giusto ed ideale per aprirci al resto del mondo e ri-svegliarci gridando ancora una volta … ECCOCI!!!

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Etimologia:

Il greco EAO voleva

dire “lascio libero, dò

il via” e l’EAR era la stagione nuo-

va, che avvia il ritorno della luce,

del calore e dei frutti

della terra.

Gli uomini hanno

sempre espresso con

la vocale A, vocale

aperta lo stupore, il

sollievo per essere u-

sciti dal pericolo, dal-

le ristrettezze del bu-

io, dalla mancanza di mezzi.

AH! Guarda cosa sta succedendo!

Ne siamo usciti, finalmente!

Poi i latini cambiarono EAR in

VER per loro motivi di pronun-

cia ,e dello stesso radicale è VERI-

TAS, e la verità è infatti luce, solu-

zione del dubbio, uscita

dall’oscurità del disorientamento

che non è verità, come l’inverno è

la stagione opposta al ver, è non

ver, allo stesso mo-

do che incauto è

non cauto infelice è

non felice, e così

via .

Le avvisaglie della

stagione nuova, i

primi tepori, i primi

boccioli, i primi disgeli furono per

i latini il primum ver, ed eccoci ar-

rivati alla nostra primavera! Alla

natura che si libera dalle catene

dell’inverno, e che risorge

Inviate tutto alla redazione

del giornale

Mail : [email protected]

Oppure portate tutto al:

3° piano RSD capecelatro fondazione Don C. Gnocchi

Cari lettori eccoci al settimo numero, speriamo vi

piaccia, certamente non sarà perfetto finché mancherà

il vostro punto di vista.

Scrivete alle varie rubriche, dateci idee o scrivete

semplicemente il vostro punto di vista sul futuro

argomento, che sarà:

Musica

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LEGAMI INFINITI

Ciao a tutti i nostri lettori! Visto che si parlerà della primavera, per trovare una maggiore ispirazio-ne ci siamo tuffati a ca-pofitto fra i prati fioriti di alcune opere d’arte … e come possiamo non parlare della “La Primavera” di Botticelli che è La maggiore rap-presentazione artistica del concetto di primave-ra. La Primavera di Sandro Botticelli oltre ad essere un'opera in cui lo stile dell'artista raggiunge un altissimo livello qualitati-vo, è uno dei capolavori più celebri del Rinascimento italiano, ed è conservata a Fi-renze, alla Galleria degli Uffizi. Realizzata verso il 1478 per l'amico e protettore dell'artista, Lorenzo di Pier Francesco de' Medici - il cugino del 'Magnifico'- questa tavola sembra che fosse destinata alla sua villa di Castello. I personaggi corrispondono a figure mitologiche tratte dai Fasti di Ovidio, e anche l'ambientazione della scena è co-struita sia su rinvii alla mitologia, sia su numerosi simbo-li appartenenti alla filosofia neoplatonica. Destinata a que-sta ristretta cerchia di intellettuali, legati alla famiglia De' Medici, quest'opera è stata realizzata per essere compresa e apprezzata nell'ambito di quella cultura elitaria e raffinata, e nonostante sia uno dei capolavori più celebri e studiati dagli storici dell'arte, presenta ancora degli aspetti misteriosi. Solo alcune delle complesse valenze concettuali sono state chia-rite dagli studiosi, ma il capolavoro si presta ancora ad esse-re analizzato per poterne comprendere almeno qualcuno

degli affascinanti significati

Non si sa bene cosa rappresenta. Certo, conosciamo l'identi-tà dei nove personaggi allineati davanti a un boschetto om-broso, su un prato punteggiato da decine di fiori diversi... o, almeno, così sembra. Tradizionalmente, questi sono inter-pretati come segue: Da destra a sinistra vediamo Zefiro, il vento della primavera, mentre afferra la ninfa Clo-ris che, impaurita, tenta di sfuggirgli. La giovane che sparge

fiori è Flora (ancora Cloris, che ha cambiato nome dopo le nozze con Zefiro). Al centro c'è Venere, che stende la mano verso le tre Grazie danzanti, mentre in alto svolazza Cupido. Infine appare Mercurio, assorto, che volta le spalle agli altri personaggi e tocca (indica? disperde?) le nuvole con un bastoncino (caduceo).

Ma anche se identifichiamo i protagonisti, non capiamo be-ne cosa lega gli uni agli altri e quindi ci sfugge il significato complessivo della scena A differenza di questo quadro, la primavera si presenta chia-ra e nettamente differente dall’inverno che la precede, essa è una delle quattro stagioni, nella visione generale la prima-vera è concepita come il rinascere della natura a seguito del “riposo” invernale. Con l’inizio della primavera, gli animali escono dal letargo e la natura sboccia nel suo pieno splen-dore. Alla primavera si associano dunque emozioni e senti-menti positivi e forti come l’amore, la voglia di vivere e la gioia. A essa si collegano immagini dai colori brillanti come il giallo del sole, l’azzurro del cielo e il verde dei prati che rac-colgono in sé i diversi colori dei fiori. La prima immagine che mi viene in mente al pensiero della primavera è un giardino pieno di bambini che giocano liberi e si rincorrono rotolandosi sui prati scoprendo così i primi se-gni della primavera: margherite, violette , papaveri …

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Per quei quattro o cinque lettori di “Punto di Vista” ai quali la notizia fosse per caso sfuggita,vorrei

ricordare cosa è successo nella notte tra il 20 e 21 marzo scorsi.

C‟è stato il cosiddetto “ Equinozio di Primavera.”

Che bello ! – direte voi – finalmente ci siamo lasciati alle spalle il “Generale Inverno” e siamo entrati

nella stagione più bella dell‟anno … la Primavera …!!!

“ Bello “ un accidente ! – andate un po‟ a sentire qualcuno dei quattro o cinque …milioni di italiani che ,-

e io sono tra questi- soffrono di allergie, e sono tormentati da starnuti a volte irrefrenabili !

In questo periodo primaverile in quasi tutta l‟Italia le concentrazioni di pollini di cipressi e tassi, ma

anche di betulle,salici,e ontani , e chi più ne ha ..più ne metta ! sono in vertiginoso aumento.

Infatti , ci dicono i meteorologi, con la Primavera si

verificano le condizioni atmosferiche più favorevoli

per la diffusione di questi agenti allergenici.

Il tempo asciutto e ventilato favorisce la dispersione

del polline delle piante, che rimane sospeso nell‟aria ,

e provoca in noi poveri ….allergici …. momenti di ..vero

tormento – oltre che un vero e proprio disagio per chi

in quei momenti ci sta vicino .

Il ricorso all „ utilizzo di …kg… di Kleenex, o altri

similari ausili , per asciugare le nostre copiose …

lacrime… caratterizza alcuni interminabili momenti

delle nostre giornate …primaverili.

Ecco allora che , in controtendenza , i poveri sfortu-

nati allergici per vedere attenuati un poco i loro sin-

tomi , sperano nella pioggia .. primaverile … che “ pu-

rifica” l‟aria e “lava” l‟atmosfera, concedendo loro

qualche momento per poter dimenticare quella fa-

stidiosissima “compagnia primaverile” che .… sono

…gli starnuti…. !

Comunque al di là di tutto questo, anche noi” allergici” non possiamo non apprezzare le bellezze di

questa ..magica stagione.. quale è la Primavera, e che ci regala tante ore di luce in più , ci fa godere

di temperature miti, e puntualmente ci fa assistere allo spettacolo affascinante della Natura che va

risvegliandosi dopo il lungo letargo invernale.

Quindi … Evviva la Primavera !!!! E.V. –volontario RSD,

MALEDETTA PRIMAVERA!

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Credo davvero che l’Equinozio sia una delle più belle feste dell’anno. Peccato che, perdendo il

contatto con la natura, ne abbiamo “snaturato” il suo significato; percepiamola e viviamola per

quello che è: la festa della terra che rinasce, portando con sè rinnovate energie!

L’equinozio di Primavera, festa di Oestara, Alban Eiler (“Luce della Terra”), veniva festeggiato il 21 di Marzo, mo-

mento in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio. Ricordiamo che la parola equinozio deriva dal latino “equus

nox”, ovvero “uguale notte”.

E’ il momento in cui la Natura tutta reca un messaggio di rinnovamento e di risveglio, dopo le lunghe notti invernali.

Rappresenta quindi, una sorta di capodanno. Ricordiamo anche che nella Roma antica, l’anno aveva inizio proprio

nel mese di marzo, dedicato a Marte, padre dei gemelli fondatori della città.

L’Equinozio di primavera celebra il ritorno della primavera e della vita, l’ascesa della Dea dagli Inferi.

E’ una festa che celebra la fertilità della terra ed ha un particolare valore soprattutto nel paganesimo dell’area medi-

terranea dove già all’equinozio il ritorno della bella stagione e il rinnovarsi della natura è evidente.

L’Equinozio di Primavera segna proprio il momento dell’unione in un simbolismo cosmico, legato al risveglio della

Natura; a ciò si ricollega il tema del matrimonio fra una divinità maschile, appartenente alla sfera solare, ed una fem-

minile, legata alla Terra o alla luna. Il Dio Sole si accoppia, infatti, con la Giovane Dea Terra.

In questo giorno venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, più a lungo rimanevano ac-

cesi, più fruttifera sarebbe stata la terra.

Pianta sacra all’Equinozio di Primavera è il trifoglio, associato al triskele, la ruota sacra a quattro braccia.

Alban Eiler è il momento della rinascita, dei nuovi progetti, è il momento in cui è possibile realizzare quei sogni che

sono nati nel periodo freddo. E’ il momento adatto per aprirsi ai sentimenti e viverli nella loro totalità.

Rinascere con la Natura e fondersi con la Madre Terra, celebrarla e

gioire della Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme.

Come per gli altri festival stagionali antichi, questo giorno è stato in

parte assorbito dalla chiesa cristiana ed associato a due giorni santi cri-

stiani. Il primo è la festività dell’annunciazione della Vergine benedetta

Maria, che cade il 25 marzo. Il secondo, naturalmente, è la Pasqua.

Il motivo del sacrificio e della rinascita hanno un significato profondo

per i cristiani che commemorano la crocifissione, morte e resurrezione

di Cristo con la Pasqua. Qualunque sia la nostra credenza, questo è un

periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte.

La parola “Pasqua” ha la sua origine nel nome della Dea germanica

antica della fertilità e della Primavera, Eostre, Oestara o Ostara, tra i

cui simboli sono i nidi delle lepri, le uova degli uccelli, così come la

nuova luna, le farfalle ed i bozzoli.

I colori di Oestara – Eostre sono tutta la gamma del rosa, blu-chiaro e

giallo paglierino chiaro, il verde, così come i colori più forti della Primavera, quali il verde dell’erba, il blu dell’uovo

di pettirosso, il viola ed il bianco.

Le pietre speciali per questo giorno sono l’opale, l’aquamarina, il quarzo rosa e la pietra di luna.

Le piante e le erbe associate con questo festival sono i fiori di primavera, dai croco, ai bucaneve, dalle daffodi ai nar-

cisi, così come il gelsomino, il muschio irlandese e lo zenzero.

Celebrare Oestara

Ci sono molti modi di celebrare Ostara, alcuno di loro semplici e di qualche ritualistici:

Benchè le notti siano ancora fredde, i giorni hanno un certo calore ed i cieli sono blu con le nubi bianche torreggianti

fra gli acquazzoni della pioggia – un tempo ideale per uscire ed esplorare la natura, camminare, ballare, sentire

l’energia gioiosa intorno a noi.

La casa può essere decorata con l’abbondanza dei fiori di primavera (comunque non cogliete quelli selvatici per non

contribuire alla loro estinzione finale!). Illuminate le vostre stanze con le daffodi, le primule, le forsythie dorato e le

candele colorate in tonalità di giallo e di malva, di celeste e di verde.

Fate torte e adornatele con cerchi di fiori gialli luminosi di marzapane o di glassa, o decorate i panini con strisce di

pasta in una formazione trasversale per rappresentare i quattro festivals solari.

Le uova possono essere bollite e colorate con i coloranti alimentari luminosi e se ne conservate qualcuno per tutto

l’anno potete interrrarle nel vostro giardino fino all’Ostara seguente prima di decorarne di nuove, così continuando il

tema della morte e del rinnovamento.

UN POCO DI POSTA !

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Di Fulvio Perillo

I GIARDINI DI MARZO

(BATTISTI MOGOL)

Nell’aprile del 1972 esce il disco ‘Umanamente uomo:il sogno’,da cui è tratto questo

45 giri,uscito nello stesso mese,il primo a ‘lanciare’ il bellissimo lavoro (a cui ne han-

no preceduti e ne seguiranno ancora) della ormai affiatata coppia Battisti-Mogol.

Respiriamo a pieni polmoni quest’aria di quasi metà ‘seventeen’. Molti gli autori inter-

nazionali e molti i generi a portare nuova linfa alla Musica. Ma anche in Italia qualco-

sa si muove. Per chi non lo sapesse (ed è anche probabile sia così!!!!) Battisti scrive-

va le musiche che faceva ascoltare a Mogol (al secolo Giulio Rapetti),il qua-

le,’catturando’ la magica aria e la linfa vitale e rossa in essa contenuta degli anni mi-

gliori metteva delle parole,per poi sviluppare delle situazioni a volte in bilico tra real-

tà e fantasia,o piu’ semplicemente storie comuni,che ha vissuto o che potrebbe vive-

re chiunque di noi.

Si allinea allo schema compositivo di ‘Pensieri e parole’,pur essendo completamente

diversa.

Il ritratto è quello (presumibilmente) di un ragazzo timido,introverso,che non riesce

ad imitare i suoi compagni; viene a galla la sua incomunicabilità,il disagio di vive-

re,una sorta di grido represso. Dal particolare della mente del ragazzo passiamo al

particolare del vestito con i ‘fiori non ancora appassiti’. Mogol in una intervista asse-

riva che erano ricordi autobiografici,almeno all’inizio:del carretto,dei ragazzi che ven-

devano i libri.

Le ‘parti’ della mente nascoste dalla luna (parafrasando i Pink Floyd,solo un anno piu’

tardi) cominciano a mettersi in evidenza:sembrerebbe tutto a posto,il ragazzo sta co-

minciando ad aprirsi (forse,con la sua compagna,o con quella donna che tornerà an-

che alla fine del brano),ma ‘il coraggio di vivere ancora non c’è’. Il ritratto munchiano

si delinea all’orizzonte.

La canzone inizia,musicalmente parlando,con un arpeggio di chitarra acustica e un

riff,a metà percorso,di quelli che non si dimenticano. Poi,nel ritornello,un pieno or-

chestrale di grande effetto.

Misterioso,emblematico,oserei dire ‘panelliano’ il finale,che può essere visto in molte

maniere. E comunque ‘nascosto’ alla luce,allo sguardo indiscreto di chicchessia. E-

… Perché la musica non ha orecchi ...

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clissato (ancora i Floyd…quasi ci sono…). Ma come facciamo ad entrare nella mente

del protagonista che,insieme ad una donna che cammina al suo fianco e che gli dice

‘tu muori’. Ma ‘se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori’

‘Ma non una parola’ risponde lui ‘chiarì i miei pensieri. Continuai a camminare la-

sciandoti attrice di ieri’. Il sole è oscurato dalla luna. Lei vorrebbe uscire dalla tossi-

codipendenza,ma lui non vuole,non vuole lasciarla. Lei lo lascia,perché non riesce

piu’ a capirlo,perché al telefono,alla sera,non parla. L’eclissi è totale,la luna ha coper-

to il sole totalmente.

Il carretto passava e quell'uomo gridava "gelati!"

Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti

Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti

Il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri

Io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli

Poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli

E la sera al telefono tu mi chiedevi

"Perchè non parli "

Che anno è

Che giorno è

Questo è il tempo di vivere con te

Le mie mani come vedi non tremano più

E ho nell'anima

In fondo all'anima cieli immensi

E immenso amore

E poi ancora ancora amore amor per te

Fiumi azzurri e colline e praterie

Dove scorrono dolcissime le mie malinconie

L'universo trova spazio dentro me

Ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è

I giardini di Marzo si vestono di nuovi colori

E le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori

Camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori"

Se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori

Ma non una parola chiarì i miei pensieri

Continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri

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INTERVISTA A FRANCESCO TOLDO

Francesco Toldo è nato il 02/12/1971 a Padova

Ha giocato 380 partite in serie A 233 con la Fiorentina 147 con l’ Inter

e 28 partite con la Nazionale Italiana

Dove hai iniziato ha tirare i primi calci?

USMA( Unione Sportiva Maria Ausiliatrice) parrocchia di Caselle di Selvazzano.

In quale squadra hai iniziato a giocare da professionista?

Nel Trento C2 anno 1991/92.

Quando sei arrivato in Nazionale cosa hai provato?

Felicità incredibile e grande motivazione per fare sempre meglio….. un punto di partenza.

Quale è stato il tuo idolo nello sport?

La mia icona è stato Dino Zoff, anche se io poi ho cercato di imporre il mio stile.

Quale sono gli stadi dove ti è piaciuto giocare e perchè?

Negli stadi senza la pista di atletica, perché senti i tifosi molto vicini che ti danno una grande carica ed e-

mozione. In particolare Wembley, Bernabeu e G.Meazza.

Quale è stato il momento più bello ed emozionante della tua carriera?

Ci sono stati per me diversi momenti emozionanti: Under 21 Campionato Europeo 1994, Fiorentina - Ar-

senal (1999-2000 Champions League), Olanda – Italia (Europeo 2000) Inter – Valencia (2003).

E il più brutto?

Il 5 maggio 2002 con la perdita dello scudetto, che sembrava imperdibile, nella partita Lazio – Inter allo

stadio Olimpico di Roma.

Cosa ne pensi dei cori razzisti dei tifosi e dei gesti provocatori dei calciatori?

Li considero gente ignorante e senza apertura mentale.

Mi auguro che gesti provocatori ce ne siano sempre meno.

Quali sono i giocatori che nella tua carriera ti sono stati più vicini?

Devo dire che tra noi portieri vi è molta solidarietà. Sono molti i giocatori “ amici” che mi fa molto piacere

incontrare, in particolar modo Paolo Vanoli, Paolo Orlandoni e Javier Zanetti.

Qual è il mister che più ti ha aiutato nella tua crescita professionale ?

Sicuramente da giovane Claudio Ranieri, in Nazionale Arrigo Sacchi e poi ho un ottimo ricordo di Ector

Cooper e José Mourinho, molto bravo nel gestire lo spogliatoio.

Raccontaci un episodio divertente o meno che nessuno conosce (uno scoop)

Quando sono entrato nello spogliatoio del Valencia (dopo la rissa in campo anno 2003) abbattendo un mu-

ro di poliziotti.

Ora cosa fai?

Sono un responsabile degli

“INTERCAMPUS”, che lavora nel sociale in

tutto il mondo, dando importanza e sostegno a

ragazzi meno fortunati. Attualmente siamo

presenti in 22 Nazioni con la partecipazione di

10.000 ragazzi.

Francesco ci ha promesso che ci porterà un

Suo articolo relativo agli INTERCAMPUS,

che pubblicheremo nel prossimo numero.

STORIE DI CAMPIONI DELLO SPORT

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C‟è un luogo dove la Primavera esplode in tutto il suo splendore, e non è la verde Irlanda, ma

la nostra Sardegna.

Noi poveri milanesi, non sempre abbiamo l‟idea di cosa rappresenti questa stagione in quella

terra: prati verdissimi ed esplosione di colori che trasformano ogni paesaggio di quella re-

gione in veri e propri quadri ambientali.

“ Questa terra non assomiglia ad alcun altro luogo. La Sardegna è un’altra cosa:incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare,nulla di fini-to,nulla di definitivo. E‟ come la libertà stessa”

Così descriveva la Sardegna lo scrittore inglese D.H Lawrence già ai primi del novecento.

In Primavera la Sardegna indossa il suo vestito più bello ed esalta la suggestione di questa

terra dove convivono luoghi ricchi di storia e tradizioni ed ambienti ancora incontaminati.

Chi ha la fortuna di poter trascorrere qualche giorno di Primavera in quell‟isola, non può che

rimanere puntualmente meravigliato

dalle sensazioni che la Sardegna è in

grado di offrire in questa stagione.

La ricchezza di quella terra isolana in-

fatti non è costituita solo dalle incan-

tevoli spiagge e dal mare cristallino, ma

anche dalla varietà dei paesaggi, dai

profumi, dai colori e dalle tradizioni

popolari che ne caratterizzano le varie

località.

Poter viaggiare in Sardegna in Primave-

ra, tra mare e montagna, significa vi-

vere la Sardegna più vera, lontana dal

caos dell‟estate, e a contatto con un

popolo che dell‟ospitalità ha fatto una

ragione di vita e che non perde occasio-

ne per proporre ai visitatori i sapori, i

colori e i costumi della propria tradi-

zione.

Là dove la Primavera ….. è ancora ….. Paradiso !

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Ecco alcuni consigli per una piccola gita in giornata! Buon Viaggio!

Pavia Pavia, a circa 45 km da Milano, è una meta ideale di chi voglia fare una gita fuori porta in giornata. Il bellissimo centro storico di Pavia è facilmente percorribile a piedi alla scoperta della vecchia e nuova Pavia: il Castello Visconteo, il Broletto, Il Duomo di Pavia. Nelle vicinanze di Pavia (circa 5 km) non si puo' non visitare la Certosa di Pavia, eretta per volere di Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano.

Vigevano

La città di Vigevano, a circa 35 km da Milano è una delle mete storico-turistiche da visitare, basti pensare che la parte più antica di Vigevano è datata basso medioevo! Tra i monumenti da non perdere, il Duomo con i suo ampio piazzale, il Castello Sforzesco con la famosa torre del Bramante, Piazza Ducale, disegnata dal Bramante su progetto di Leonardo da Vin-ci. Molto caratteristico e suggestivo visitare la città di Vigevano durante il palio delle contrade orga-nizzato una volta l'anno.

Bergamo alta La parte alta di Bergamo, denominata Bergamo Alta, è una cittadina medievale ben conservata fino ai nostri giorni. Raggiungere Bergamo alta da Milano è davvero facile. In treno da Milano è possibile partire ogni ora sia dalla stazione di Milano Centrale che da quella di Milano Porta Garibaldi, mentre in auto prendendo l’autostrada Milano-Bergamo dove in circa 1 ora si raggiunge Bergamo Bassa. Da qui si dovrà parcheggiare la propria auto nei pressi della sta-zione funicolare, e prendere la funicolare per arrivare a Bergamo Alta godendosi il panorama.

Lago Iseo Il Lago d'Iseo, lago alpino di origine glaciale, è il quarto lago lombardo per ampiezza con una su-perficie di 61 kmq. Il lago d'Iseo raggiunge la sua profondità massima di 251 metri fra Siviano e Tavernola. Al centro del lago d'Iseo si trova Monte Isola, la più grande isola dei laghi europei con i suoi 600 metri di altitudine e la vegetazione mediterranea. Il Lago d'Iseo è un'area per molti versi unica e preziosa nel panorama delle Prealpi italiane. Qui è possibile fare giri in battello, in meno di due ore, si puo' godere il fascino nascosto delle tre isole del Sebino: Montisola, Isola di S. Paolo ed Isola di Loreto.

Fuori Porta ...

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Il freddo inverno Quanti colori, suoni, profumi Segno di un inverno Ormai lontano. Sbocciano i fiori Cantano gli uccellini E tutto il mondo Rinasce In questa festa E ripensa Al freddo inverno Che non c’è più.

INVOLTINO PRIMAVERA Fare imbiondire in una padella con un po' d'olio l'aglio intero, il peperoncino e la cipolla precedentemente tritata, unirci quindi il cavolo cinese (o la verza) tagliata a listarelle sot-tili, la carota tagliata a filettini, i germogli di soia ed il sale fino; cuocere le verdure piutto-sto al dente e togliere quindi lo spicchio d'aglio ed il peperoncino. Prendere le sfoglie di carta di riso ed immergerle per un secondo appena (altrimenti poi si romperebbero) in un recipiente grande abbastanza da contenerle riempito d'acqua tiepida (cio' serve ad ammorbidirle affinche' si possano poi ripiegare); poggiare allora due sfoglie, una sopra l'altra, sul piano da lavoro, mettervi al centro un pugno di ripieno delle verdure precedentemente preparate e procedere al confezionamento degli involtini. Piegare prima una meta' del disco verso il centro coprendo il ripieno, quindi ripiegarvi sopra la meta' opposta ed infine rotolare

in modo abbastanza stretto nel senso della lunghezza cosi' da ottenere l'involtino con il ripieno ben chiuso al suo interno. Friggere gli involtini in abbondante olio caldo. Servire gli involtini primavera accompagnati dalla tipica salsa agrodolce cinese. N.B. : Le sfoglie di carta di riso si possono comprare gia' fatte nei negozi specializzati; hanno una forma tonda e le stesse dimensioni di un piatto liscio. In alternativa, si possono impastare 200 g. di farina con 100 ml. d'ac-qua e ½ uovo sbattuto; si lavora dieci minuti sul piano da lavoro infari-nato fino ad ottenere una pasta elastica; si stende in una sfoglia molto sottile e se ne ricavano 12 rettangoli di 15x20 cm.

CUCINANDO

INGREDIENTI (dosi per 6 involtini):

12 sfoglie di carta di riso

Uno spicchio d'aglio

Un quarto di cipolla

100 g. di cavolo cinese (o ver-za) 100 g. di carote

100 g. di germogli di soia

Un peperoncino

Sale fino q.b.

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Sign. Pepe, Fulvio, , i nostri cari volontari Eligio, Na-

dia, Manuela e il Campione Toldo.

per la disponibilità ed il contributo dato.

Giordana, Serena, Alessio, Gregorio,

Luca e Giuseppe

Passatempo:

Vi sfidiamo ad

abbinare le figure dei vari

fiori!

Abbinate le lettere con inumeri!

AGUZZA LA VISTA

A B C D E F

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