FOLDER AGROENERGIE FOCUS BIOGAS DA DIGESTIONE ANAEROBICA

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FOLDER AGROENERGIE FOCUS BIOGAS DA DIGESTIONE ANAEROBICA Nota e aspetti tecnici e inquadramento generale Appunti di riflessione. INQUADRAMENTO (di cosa parliamo). - PowerPoint PPT Presentation

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Nota e aspetti tecnici e inquadramento generaleNota e aspetti tecnici e inquadramento generale

Appunti di riflessioneAppunti di riflessione

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INQUADRAMENTO(di cosa parliamo)

Esiste certamente in ambito pubblico un problema di identificazione, classificazione e comprensione delle caratteristiche specifiche e prima ancora di «cosa sono» gli «impianti a biogas da digestione anaerobica di biomasse di provenienza agricola e agroindustriale»: questo si riflette in diversi ambiti in cui la critica dettagliata agli impianti si basa su presupposti e affermazioni con errori macroscopici ma che a un ascoltatore non strettamente tecnico (come giustamente è un cittadino) risultano credibili o sono passare come tali.

Gli esempi di tale situazione li possiamo ritrovare in esempi recenti, sia a livello locale (es. Assemblee pubbliche o articoli di cronaca locale) sia a livelli non locale quale trasmissioni televisive (es. puntata di report), sia in ambiti autorizzativi (nei quali la normativa italiana è «fresca» e gli operatori degli enti pubblici relativamente da formare, in quanto le prime esperienze applicative di questa specifica tipologia/modello di impianti risale a non più di 5-6 anni fa …. Nell’area di Bologna si stanno sviluppando negli ultimi 2-3 anni, ad oggi in effettivo esercizio … 5, gli altri sono in fase di iter autorizzativo).

NOTA BENE

PARLARE GENERICAMENTE DI FONTI RINNOVABILI E’ SOSTANZIALMENTE DIVERSO DAL PARLARE DI SOLO FOTOVOLTAICO ED E’ SOSTANZIALMENTE DIVERSO DAL PARLARE DI BIOMASSE O ALTRO….

ALL’INTERNO DEL MONDO DEGLI IMPIANTI A BIOMASSE, E’ SOSTANZIALMENTE (SIA TECNOLOGICAMENTE CHE E NORMATIVAMENTE) DIVERSO FARE RIFERIMENTO A IMPIANTI CHE BRUCIANO BIOMASSE (LEGNOSE O OLI VEGETALI) , DA

IMPIANTI CHE CONVERTONO BIOMASSE IN COMBUSTIBILI PER VEICOLI (BIODIESEL O BIOETANOLO), DA IMPIANTI CHE CONVERTONO BIOMASSE IN BIOGAS PER MOTORI ENDOTERMICI (nb. IL BIOGAS E’ EQUIPARATO

NORMATIVAMENTE AL METANO, PER ECCELLENZA IL GAS DA COMBUSTIONE NON INQUINANTE)

NEL MONDO DEGLI IMPIANTI A BIOGAS E’ SOSTANZIALMENTE (SIA TECNOLOGICAMENTE CHE E NORMATIVAMENTE) DIVERSO FARE RIFERIMENTO A IMPIANTI CHE TRASFORMANO IN BIOGAS BIOMASSE «RIFIUTO», RISPETTO A BIOMASSE

«SOTTOPRODOTTO AGROINDUSTRIALE» E RISPETTO A BIOMASSE «AGRICOLE», COLTIVATE E NON

IN SOSTANZA CONFONDERE O EQUIPARARE IMPIANTI A BIOGAS DI TIPO AGRICOLO CON IMIPANTI CHE BRUCIANO BIOMASSE LEGNOSE O LIQUIDE, CON DISCARICHE DI RIFIUTI, CON COMPOSTAGGI O ALTRO, E’ TECNICAMENTE,

NORMATIVAMENTE, INTELLETTUALMENTE SCORRETTO

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INQUADRAMENTO(perché nascono e ci sono gli impianti in ambito rurale)

Gli «impianti a biogas da digestione anaerobica di biomasse di provenienza agricola e agroindustriale» sostanzialmente NASCONO nei paesi del nord Europa alla fine degli anni 90, sviluppando tecnologie semplici esistenti e già sperimentate con poco successo in Italia, PER RISOLVERE PROBLEMA IGIENICO SANITARI E DI ODORI NELLE AREE AGRICOLE CON VOCAZIONE ZOOTECNICA.

INFATTI IL PROCESSO DI DIGESTIONE ANAEROBICA HA PER CARATTERISTICA SPECIFICA IL FATTO CHE IL REFLUO IN USCITA (IL «FAMOSO» DIGESTATO) RAPPRESENTA UNA BIOMASSA «STABILIZZATA» CIOE’ CON FATTORI DI FERMENTAZIONE E DI INSALUBRITA’ SOSTANZIALMENTE RIDOTTI O ANNULLATI DURANTE IL PROCESSO DI DIGESTIONE …

Il vantaggio di potere abbinare questa caratteristica con la possibilità di INTEGRARE IL REDDITO DELLE PRODUZIONI AGRICOLE CON GLI INCENTIVI PER LE FONTI RINNOVABILI ne ha permesso il consolidamento, orientando l’investimento anche verso impianti alimentati CON BIOMASSE COLTIVATE CHE PER LORO NATURA DI GESTIONE NON PRESENTANO SIGNIFICATIVE PROBLEMATICHE DI GESTIONE, ODORIGENE O DI ALTRO TIPO dentro all’impianto

Lo sviluppo anche in Italia è legato alla possibilità di OTTENERE INCENTIVI CHE CONSENTONO GESTIONE E INTEGRAZIONE DI REDDITO ANCHE A UN OPERATORE AGRICOLO NORMALMENTE NON DI GRANDE DIMENSIONE

L’OPPORTUNITA’ PRINCIPALE PER UN’AZIENDA AGRICOLA E’ QUELLA DI AVERE UNO SBOCCO DI MERCATO COMPLEMENTARE E CERTO (L’ENERGIA) RISPETTO AI MERCATI AGRICOLI TRADIZIONALI, ATTUALMENTE SOGGETTI A PREZZI AL LIMITE DELLA REDDITIVITA’ NEGATIVA E A FLUTTUAZIONI SPECULATIVE (I PREZZI AGRICOLI SONO DIPENDENTI DA MERCATI INTERNAZIONALI E DA CONTRATTI FINANZIARI).

PER CHI HA LA POSSIBILITA’ DI UTILIZZARE SOTTOPRODOTTI, LA POSSIBILITA’ DI VALORIZZARE BIOMASSA CHE IN ALTERNATIVA VA SMALTITA CON SOSTENTAMENTO DI ULTERIORI COSTI

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INQUADRAMENTO(il modello «ideale»)

Il modello caratteristico di un «impianto a biogas da digestione anaerobica di biomasse di provenienza agricola e agroindustriale» è costituito da:Un sistema agricolo e logistico di coltivazione della biomassa (se prevista) e/o di approvvigionamento esterno al perimetro dell’impiantoUno o più sistemi di gestione degli stoccaggi della biomassa in ingresso, semplice se biomassa insilata, da valutare tecnicamente se presenti sottoprodottiIl sistema di alimentazione e digestione delle biomasse (apparecchiature e vasche ermeticamente chiuse per l’accumulo del biogas), che ha come prodotto finale il biogasIl sistema di trattamento del biogas e cogenerazione in motore endotermico, che ha come prodotto finale l’energia elettrica da mettere in rete e altrettanta energia termica (acqua calda) da usare come si vuole o da disperdere

IL BIOGAS NON VIENE IN NESSUN CASO EMESSO IN ATMOSFERA NEL PROCESSOIl sistema di stoccaggio dei reflui in uscita dall’impianto, cioè il digestato, che se la digestione anaerobica e l’alimentazione delle biomasse sono corrette è sostanzialmente inodore e senza agenti patogeni

Il modello ideale (più efficiente e sostenibile) per l’azienda conduttrice e gestore dell’impianto si ha quando:Le biomasse sono localizzate in aree vicino all’impianto; quando coltivate, se i terreni sono nella totale proprietà/disponibilità del gestore dell’impiantoIl sistema di alimentazione delle biomasse non è variabile continuamenteGli stoccaggi in ingresso e in uscita sono progettati per dimensione e tecnologie in maniera specificaSi ha la disponibilità di terreni per gli spandimenti del digestato in aree vicino all’impiantoSi ha la possibilità di avere utenze termiche nei pressi dell’impianto, anche terza o urbane: UN IMPIANTO DA 0,999 MW HA DISPONIBILTA’ DI CALORE SUFFICIENTE FINO A 2000 FAMIGLIE …

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INQUADRAMENTO(i luoghi comuni, le obiezioni, gli svantaggi per i

cittadini)

GLI IMPIANTI INQUINANO: no, gli impianti sono qualificati come impianti a basso livello di emissioni; l’emissione deriva da combustione di metano (il biogas è composta da metano e co2); le emissioni sono normate

EMETTONO CO2: no, gli impianti sono caratterizzati da livelli di emissioni CO2 a saldo positivo; la CO2 emessa è compensata dalla sottrazione di CO2 delle biomasse utilizzate nel ciclo, con in aggiunta il fatto che l’energia prodotta sostituisce la corrispondente energia prodotta in centrali con fonti fossili e le relative emissioni

EMETTONO PARTICOLATO/POLVERI: no, i particolati riguardano la combustione di biomasse, qui si brucia metano con rilascio di vapore acque e anidride carbonica

FANNO PUZZA: la puzza non è dipendente dalla tipologia dell’impianto, ma dalla buona qualità della progettazione dei sistemi di stoccaggio delle biomasse e dalla capacità di una buona gestione biologica del processo di digestione anaerobica; gli spandimenti del digestato (equiparato a liquame) sono normati in agricoltura per legge da circa 20 anni ------- UN IMPIANTO PROGETTATO E GESTITO BENE NON PRODUCE MALEODORI ALL’ESTERNO

FANNO RUMORE: devono essere rigorosamente rispettati i limiti di emissione di legge

DANNO PROBLEMI DI TRAFFICO: non gli impianti in quanto tali, deve essere valutato caso per caso e tenendo conto della situazione preesistente, sia rurale che urbana; spesso i traffici sono sostitutivi in tutto o in parte di traffici esistenti

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INQUADRAMENTO(i luoghi comuni, le obiezioni, gli svantaggi per i

cittadini)

SOTTRAGGONO COLTURE ALL’ALIMENTAZIONE UMANA: certamente no, il problema della fame e dei prezzi delle derrate alimentari non è dipendente da impianti di piccola taglia a livello locale (quali questi sono) ma piuttosto da dinamiche mondiali e per quello che riguarda le colture energetiche dai milioni di ettari sottratti in altri continenti per produrre bioetanolo o biodiesel o olio vegetale

SOSTITUISCONO LE COLTURE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO: no, le colture tipiche o di alta qualità non sono per loro natura convenienti da usare in un impianto; non ci sono certamente interferenze tra le colture estensive di insilati e colture tipiche quali cipolle, asparagi, patate; l’unico livello di interferenza e da studiare esiste negli ambiti in cui l’insilato è storicamente utilizzato per l’alimentazione animale ma la Provincia di Bologna NON è tra queste

NELLA REALTA’ TERRITORIALE DELLA PIANURA BOLOGNESE LE COLTURE PER INSILATI DA BIOMASSA SONO UNA SORTA DI ANCORA DI SALVEZZA: CONSENTONO UN MIGLIORAMENTO DELLE ROTAZIONI AGRONOMICHE E CONSENTONO DI RECUPERARE A PRODUZIONI CON MARGINI DI CONVENIENZA ECONOMICA I TERRENI SOTTRATTI PER LEGGE ALLA COLTIVAZIONE DELLA BARBABIETOLA, CHE NELLA SOLA PIANURA BOLOGNESE SONO STATI PARI A 15.000 HA

GLI SPANDIMENTI FANNO PUZZA: Solo se il processo di digestione anaerobica è male progettato e gestito. IN GENERALE, IL DIGESTATO RAPPRESENTA UNA BIOMASSA «STABILIZZATA» CIOE’ CON FATTORI DI FERMENTAZIONE E DI INSALUBRITA’ SOSTANZIALMENTE RIDOTTI O ANNULLATI DURANTE IL PROCESSO DI DIGESTIONE ….E ASSICURA FERTILITA’ AI TERRENI MEDIANTE LA SOSTANZA ORGANICA APPORTATA IN SPANDIMENTO IN ALTERNATIVA AL LETAME OGGI NON PIU’ REPERIBILE NELLA PIANURA BOLOGNESE

FANNO SVALUTARE GLI IMMOBILI: siamo in un periodo di recessione immobiliare, è una situazione da valutare caso per caso; per contro non si tiene mai conto ad oggi delle opportunità già sfruttate nel Nord Europa di integrazione urbana, ad esempio attraverso l’utilizzo dell’energia termica disponibile

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