Foibe: diciamola tutta

download Foibe: diciamola tutta

of 16

Transcript of Foibe: diciamola tutta

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    1/16

    C o o r d i n a m e n t o A n t i f a s c i s t a A n t i r a z z i s t a T o s c a n o

    FOIBEdiciamola tutta!

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    2/16

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    3/16

    Da tempo nel nostro paese in corso un processodi ribaltamento della verit storica che si pregge diriabilitare la fase del ventennio fascista, nasconden-done le atrocit, cercando di far dimenticare i criminicommessi dai nazifascisti e per sminuire i riconosci-menti rivolti alla Resistenza.

    Le origini di questa operazione risalgono al periodo

    della ne della seconda guerra mondiale, quando ipartigiani, coloro che avevano combattuto nella Re-sistenza non solo per liberarsi dal nazifascismo, maanche per creare una societ non pi basata sul pro-tto, divennero un pericolo per le stesse classi domi-nanti che avevano messo in piedi il fascismo e chelo avevano abbandonato non appena realizzarono lacatastrofe verso cui il fascismo li stava portando.

    Si cominci cos a fare la distinzione tra partigianibuoni, quelli liberali e badogliani, e partigiani catti-vi, quelli comunisti. Una campagna che cost galeraed esilio a tanti combattenti. Si epurarono poi dallap-

    parato statale i partigiani per lasciare o rimettere ailoro posti i fascisti.

    Una buona parte della legislazione repressiva fasci-sta (il codice Rocco) rimase in vigore.

    Si inizi a parlare di foibe in questo contesto, quando,nel dopoguerra, i presunti crimini dei partigiani jugo-slavi furono usati per giusticare i criminali di guerraitaliani di cui il governo jugoslavo richiedeva lestra-dizione.

    A livello culturale e divulgativo si continu con la fa-voletta degli italiani brava gente che andavano a

    colonizzare il mondo per costruire ponti e strade, na-scondendo accuratamente i crimini commessi nellecolonie africane e nei paesi occupati.

    Dallaltro lato si imbalsam il movimento partigianoin una visione oleograca e celebrativa, si ridusse laResistenza ad una mera lotta di liberazione naziona-le per una libert astratta svuotandola dei suoi con-tenuti pi signicativi e pericolosi per la borghesia.

    Si proclamava che la Repubblica italiana era natadalla Resistenza antifascista e, intanto, i fascisti scor-razzavano e agivano impuniti con la connivenza degli

    apparati dello stato con le stragi e lo squadrismo con-tro le lotte del movimento operaio.

    Quando gli equilibri sociali si spostarono a favore del-la borghesia si scopr la necessit di una pacicazio-ne e di una memoria condivisa certamente in chiavestrettamente anticomunista e si ricominci a riscrive-re la storia, prima con un tentativo mal riuscito del fa-moso triangolo rosso, poi largomento foibe sembrperfetto: contro i partigiani jugoslavi e comunisti, inuna parte periferica dellItalia poco conosciuta.

    Quando si parla di foibe, la leva su cui spingonostorici, politici, pennivendoli pi o meno accre-

    ditati, quella di una collocazione spazio-tempo-rale a s stante, avulsa tanto da ci che acca-duto prima, ma anche da quello che successodopo.

    LA MICCIA DELLODIO

    Poco prima dello scoppio della prima guerra mondia-le si registr una crescita dei nazionalismi nei territoriprossimi al conne orientale italiano.

    Con la vittoria nel primo conitto mondiale, lItaliaottenne la sovranit sulle citt di Trieste, Gorizia,abitate anche da sloveni, sullIstria, dove le cittadinecostiere erano mistilingue slovene e croate ed italia-

    ne, mentre allinterno del territorio divenuto italiano lapopolazione era interamente slovena o croata

    Le reazioni dei residenti nei territori annessi furonoopposte: i possidenti italiani furono entusiasti dellanuova situazione in virt degli obiettivi politici ed eco-nomici che riversavano su quel fronte, mentre per glisloveni, in maggioranza favorevoli al nascente stato

    jugoslavo, linglobamento nello stato italiano suscituna forte opposizione.

    Daltronde, indipendentemente dallappartenenzanazionale, buona parte della popolazione che nonaveva voluto alcuna ridenizione dei conni rimase

    nostalgica dellassetto precedente.

    I contrasti furono accentuati tra gli stati anche a cau-sa di una mancata soluzione condivisa, per quel cheriguardava la denizione dei nuovi conni tra i regnidItalia e Jugoslavia.

    Nacque nella penisola il mito della vittoria mutilatache accese ulteriormente gli animi e costitu il terre-no ideale per laffermarsi di un precoce fascismo difrontiera, che si preggeva come obiettivo la difesadei conni dalla minaccia slava, rappresentata dauna grande fetta di popolazione di estrazione preva-

    lentemente contadina ed operaia che sempre di piaderiva alle idee del movimento socialista, e che nu-triva ducia nei suoi principi di giustizia sociale e dieguaglianza nazionale.

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    4/16

    LA SNAZIONALIZZAZIONE

    Di fronte ad una razza inferiore e barbara come laslava,

    non si deve seguire la politica che d lo zuccherino,

    ma quella del bastone.

    I confni dellItalia devono essere il Brennero,

    il Nevoso e le Dinariche:

    io credo che si possano sacrifcare 500.000 slavi barbari

    a 50.000 italiani

    (Mussolini 1920)

    Nel 1919 a Trieste si form una sezione del Fascio,che ben presto divenne la sezione pi grande dItalia,da l partivano azioni violente contro croati e sloveni,oltre che, contro il movimento operaio.

    della citt. Le azioni squadristiche si moltiplicaronotanto che nessuna casa del popolo o casa della cul-tura sede di giornali socialisti o in lingua slovena ocroata si salv. [Alessandra Kersevan, atti del con-vegno Foibe: la verit Sesto San Giovanni , 9 feb-braio 2008]

    Nella Venezia Giulia come nel resto dellItalia, la crisi

    dello stato liberale si tramut in una carta biancaconcessa alle azioni di stampo fascista, nanziatedalla borghesia.

    Le nuove province dItalia nascevano cos con pe-santi contraddizioni tra principio di nazionalit, ragio-ne di stato e politica di potenza, che minavano allabase la possibilit della civile convivenza tra gruppinazionali diversi.

    Sono gli anni in cui avvenne litalianizzazione for-zata dei territori annessi: dalle varie regioni giunse-ro funzionari ed impiegati pubblici che sostituirono i

    lavoratori locali, litaliano divent la lingua ufciale,mentre vennero messe al bando le lingue slovenae croata..

    Le scuole slovene furono chiuse edi loro insegnanti costretti al licenzia-mento, alla pensione, al conno o al-lemigrazione.

    Si fecero cessare le attivit delle as-sociazioni di matrice non italiana, daquelle culturali a quelle sportive, ipartiti vennero posti fuori legge insie-me alla stampa locale (tranne quella

    allineata ed ovviamente italiana!).

    Con litalianizzazione dei cognomisloveni e croati si raggiunse lapicedella brutalit verso le identit cosid-dette allogene.

    La precedente amministrazioneasburgica, viceversa, era riuscita agarantire alle popolazioni slave unapropria autonomia culturale e lingui-stica.

    Ci che comp il fascismo dunque

    necessariamente esasper i sen-timenti di odio verso lItalia

    Infatti, il risultato pi evidente otte-nuto dalla politica fascista nei terri-tori annessi fu quello di consolidare

    lequivalenza italiano=fascista, dando cos vita aisentimenti antifascisti che portarono alcune frangedella popolazione a compattarsi e a formare delle or-ganizzazioni di resistenza non solo con lobiettivo diriappropriarsi della bandita identit nazionale e cultu-rale, ma anche di distaccare sicamente quei territoridallItalia.

    Nel 1920, i fascisti incendiarono a Trieste il Narod-ni Dom, centro economico, politico e culturale dellenazionalit slovena e croata. Questa azione fu com-piuta con la complicit della polizia italiana e con ilsostegno della stampa triestina loitaliana, in questaazione morirono due persone e and letteralmente in

    fumo il patrimonio culturale delle componenti slave

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    5/16

    II GUERRA MONDIALE

    Il conne orientale si estese ulteriormente durante la

    seconda guerra mondiale quando tedeschi ed italianicon i loro alleati ungheresi e bulgari invasero la Ju-goslavia.Dalla divisione dei territori allItalia spettarono unamet della Slovenia, la Dalmazia e lintero Montene-gro.

    La parte Slovena annessa divenne provinciadi Lubiana governata dal feroce fascista, squadri-sta della prima ora, Emilio Grazioli, che fascistizzla provincia creando una serie di istituzioni tipichefasciste cui aderirono, in nome dellanticomunismomolti nobili e i vertici della Chiesa,. La gran parte di

    operai, artigiani, intellettuali, studenti e contadini nonfurono disposti ad accettare loccupazione, cos siform il Fronte di liberazione in collegamento con ilmovimento di liberazione diretto Tito.

    Nel febbraio del 42, il nuovo comandante della IIarmata, il generale Mario Roatta, dette unulterioresvolta autoritaria e la citt di Lubiana, nel febbraiodel 42, divenne un enorme campo di concentramen-to circondata da lo spinato e divisa in settori senzapossibilit di collegamento.

    Ci fu un enorme rastrellamento e le caserme si riem-

    pirono in pochi giorni con migliaia di uomini arrestati.La Croazia venne riconosciuta come regno indipen-dente, ma con un Savoia proposto come regnante,lamico e pupillo di Mussolini, Ante Paveli, designa-to come primo ministro, i suoi Ustaa (i fascisti croati)in sinergia con lesercito italiano, fecero partire unaferoce caccia al serbo che semin terrore con sac-cheggi, torture, mutilazioni, deportazioni nei campi diconcentramento e uccisioni di massa.

    In Montenegro le truppe di occupazione si distinseroper brutalit nei confronti dei civili tanto da esseresoprannominate pali kue (brucia case)

    questo il periodo di maggiore violenza da parte de-gli italiani. Alla ne della guerra la Jugoslavia risulteruno dei paesi con il pi elevato numero di perdite: unmilione e mezzo di persone su 16 milioni di abitanti di

    cui 250mila risultano morti per mano italiana, e solouna piccola parte di essi in combattimento.A Trieste nel 1942 fu istituito per la repressione dellaresistenza partigiana lIspettorato Speciale di Poliziaper la Venezia Giulia, che si macchi di efferati delitticontro gli antifascisti in genere, ma soprattutto controsloveni e croati.Il generale Roatta con il generale Robotti misero inatto una vasta azione contro lopposizione e depor-tarono intere popolazioni. La circolare 3C prevedevala fucilazione di ostaggi soprattutto se comunisti, lafucilazione di uomini adulti che provenivano da paesi

    in cui erano avvenuti atti di sabotaggio, la depor-tazione del resto della popolazione: donne, bambini,vecchi, il bombardamento e lincendio con i lancia-amme dei villaggi. In questa circolare inserita laseguente frase sul comportamento da tenersi con glislavi: non dente per dente, ma testa per dente.Lopera di assimilazione dei popoli che entraronoa far parte del territorio nazionale italiano fu messain atto dagli occupanti anche con la costruzione dicampi di concentramento, brevetto tedesco s, mache gli italiani seppero gestire dignitosamente congli almeno 100.000 fra sloveni, croati e montenegrini

    internati e fra 7 e 11 mila persone, donne, uomini,bambini, intere famiglie, morirono in questi campi, difame e malattie.I lager italiani sono numerosi, i pi conosciuti quelliHvar, Rab, Lopud, Gonars e Visco in provincia di Udi-ne, Cairo Montenotte (SV), Alatri (FR), Monigo (TV),Chiesanuova di Padova, Renicci di Anghiari (AR),Ferramonti di Tarsia (CS), ma molti altri istituiti su tuttala dorsale appenninica e sulle isole ( vedi http//www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm) dunqueanche Arezzo in Toscana (Renicci di Anghiari) haconosciuto la propria vergognosa pagina di deporta-zioni, internamenti ed ovviamente, morte.

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    6/16

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    7/16

    le persone scomparse, sono meno di cinquecento aTrieste e meno di mille a Gorizia, alcuni fucilati mala gran parte morti di malattia in campo di concen-tramento in Jugoslavia.Uso il termine scomparsi,ma purtroppo invalso luso di denire infoibati tutti i

    morti per mano partigiana. In realt nel 45 le personeinfoibate furono alcune decine, e per queste morti ci

    furono nei mesisuccessivi dei processi e delle con-danne, da cui risultava che si era trattato in genere divendettepersonali nei confronti di spie o ritenute tali.C poi lepisodio della foiba Plutone, da cui furonoestratti 18 corpi, in cui gli infoibatori erano appar-tenenti alla Decima Mas e criminali comuni inltrati

    fra i partigiani, e furono arrestati e processati daglistessi jugoslavi. Insomma se si va ad analizzare ladocumentazione esistente si vede che si tratta di unacasistica varia che non pu corrispondere ad un pro-getto di pulizia etnica da parte degli jugoslavi comesi detto molto spesso in questi anni. La grande at-tenzione a questi fatti funzionale alla criminalizza-zione della resistenza jugoslava che fu la pi granderesistenza europea. Di riesso si criminalizza tutta la

    resistenza, e si aperto il varco per criminalizzareanche quella italiana, come sta dimostrando ora Pan-sa con i suoi libri

    (da Foibe tra mito e realt intervista con Alessan-dra Kersevan)

    Per poter parlare di foibe, necessario

    considerare due periodi storiciIl primo quello immediatamente successivo all8settembre 1943, quando, a seguito dellarmistizio an-nunciato da Badoglio, molti soldati abbandonaronole armi e tentarono il rientro in Italia, insieme ai civiliitaliani di pi recente insediamento (i cosiddetti re-gnicoli). Le autorit italiane abbandonarono in manotedesca intere regioni e soprattutto uomini e donne,che in buona parte furono deportati, uccisi ed ancheinfoibati insieme ai partigiani catturati.

    Laddove ancora non erano giunti i tedeschi, a seguitodi questo vuoto politico, si intensicarono movimentispontanei di lotta. Le formazioni organizzate di par-tigiani croate si unirono oltre conne agli sloveni cheoperavano a Lubiana ed in Istria, mentre nelle cam-pagne si svilupparono focolai di contadini croati cheassaltarono i magazzini impossessandosi delle armie dando vita ad una vera e propria rivolta; il crollo del-la presenza italiana present nalmente loccasionedi sfogare la rabbia repressa contro i fascisti.

    Furono occupati edici, incendiati archivi e fu instau-rato il potere popolare in varie localit, dando vitaanche a tribunali popolari che giudicassero chiunque

    avesse avuto collegamento col fascismo al ne di

    spazzar via tutto ci che ricordava i venti anni pre-cedenti. Furono processati e condannati ufciali, ge-rarchi, podest, carabinieri ma anche dirigenti din-dustrie e proprietari terrieri collaborazionisti, italianioccupanti e locali.

    Fuori dalle citt e dal controllo dellautorit provvi-soria, si vericarono episodi di giustizia sommaria e

    vendetta personale inclusi infoibamenti. Il potere po-polare in Istria dur non pi di venti giorni, quandolavanzata tedesca verso la Jugoslavia costrinse leformazioni croate e slovene ad arretrare, abbando-nando le localit controllate, ed anche ad accelerarele esecuzioni e la sepoltura dei prigionieri condanna-ti. si pu cos intuire lutilizzo delle foibe anche comemezzo sbrigativo per leliminazione dei cadaveri.

    Il ripristino dellordine da parte dei nazifascistiche invasero la Jugoslavia, caus circa 13000morti fra gli istriani, un numero molto maggioredegli infoibati ma questi, sono aspetti purtrop-

    po tralasciati dai nostri storici.E proprio dopo linvasione che tedeschi e repubbli-chini, per mascherare le loro efferatezze, avviano lapropaganda misticatoria sulle foibe.

    Le pubblicazioni Ecco il conto, redatto dai servizidella RSI su commissione dei nazisti, ed Elenco de-gli italiani istriani trucidati dagli slavo-comunisti du-rante il periodo del predominio partigiano in Istria.Settembre-ottobre 1943 pubblicato per volont delcapo della Decima Mas (tristemente nota per i suoimetodi di repressione contro i resistenti ), Junio Vale-

    rio Borghese ( famoso anche per il golpe fascista del70) ebbero quale unico obiettivo, quello di screditareil movimento di Resistenza agli occhi dellopinionepubblica attraverso immagini raccapriccianti e nume-ri fantascientici.

    Lo stesso successe nel secondo periodo che interes-sa il tema foibe, ossia la primavera del 45; Triestee la Venezia Giulia, strappati poco prima dalla Ger-mania allalleato di Sal, furono liberate dallesercito

    jugoslavo, una volta crollata la potenza tedesca, peranticipare larrivo degli anglo-americani.

    Durante i giorni dellamministrazione jugoslava fu-rono istituiti tribunali del popolo e vennero portati aprocesso coloro che, secondo la dirigenza, avevanocollaborato con i nazifascisti e coloro che si poneva-no contrari allannessione della Jugoslavia. Fuori daitribunali la repressione fu usata contro chi premevasulla giustizia di strada e le vendette di piazza; non sihanno notizie di rilevanti episodi di violenze ai dannidegli italiani in questo periodo, anche se proprioquesto il momento che la propaganda vuole far cre-dere come il peggiore.

    Un colpo importante a supporto delle tesi nazifasciste,questa volta per mettere in cattiva luce la Jugoslavia

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    8/16

    di Tito, fu inferto dal CLN di Trieste, i cui componenti,allo scopo di smarcarsi dai fronti di liberazione checollaboravano legittimamente con i comunisti jugo-slavi, cominciarono a fornire false testimonianze agliAlleati, creando disinformazione nel mondo intero difronte al fenomeno degli infoibamenti.

    La questione rilevante di questo periodo rappresen-

    tata dal fatto che il progetto politico di Tito in nessunmodo ipotizzava leliminazione degli italiani, in quantoi processi che videro alla sbarra traditori e nemici delpopolo erano rappresentati dai fascisti (dunque ita-liani) ma anche da tutti quelli che avevano in qualchemodo appoggiato il regime e che si stavano adope-rando per ostacolare lannessione di quelle terre allaJugoslavia, includendo, dunque, anche i giuliani pro-prietari di fabbriche, miniere e campi che vedevano lane dei propri protti con lavvento del socialismo.

    Per non parlare dei numeri degli infoibatidi questoperiodo tra Trieste e Gorizia per i quali il CLN haparlato di 500-600 gettati nella miniera di Basovizza(oggi monumento nazionale), dei quali gli anglo-ame-ricani hanno smentito parlando di dieci corpi ritrovatie per di pi si trattava di tedeschi in divisa.

    La propaganda sulle foibe si protratta per tutto ilperiodo in cui Tito ha chiesto lestradizione dei crimi-nali di guerra italiani da processare, fatto che non si mai vericato in quanto lItalia ha dapprima mise insalvo i responsabili e poi continu a contrattaccaresfoderando la carta dei martiri italiani infoibati, chetanto colpiva lopinione pubblica internazionale.

    Quando Tito, perso lappoggio dellUnione Sovieticacess di chiedere lestradizione, la propaganda si af-evol.

    Torner poi negli anni 90 come tesi antijugoslava, an-ticomunista ed irredentista

    IL GIORNO DEL RICORDO

    Per poter portare a termine loperazione Giorno delRicordo le autorit italiane si sono servite di con-sulenze storiche parziali, faziose se non di nessunaconsulenza storicaNon si tenuto conto del lavoro di studiosi seri enon revanscisti e nemmeno del lavoro realizzato dal-la commissione mista italo-slovena che, dopo diecianni di studi e ricerche, aveva realizzato un rapportonale che comunque rappresentava un punto di in-contro sulle varie vicende: questo rapporto stato

    addirittura censurato.

    Cos si dato sfogo ad una storiograa romanzata espicciola di una certa parte politica, che si trova anco-ra risentita per il giudizio della Storia che ha decreta-to la scontta dellimperialismo italiano per il controllodei Balcani.Giungiamo ai nostri giorni con la legge n. 92 del 30marzo 2004 che istituisce il Giorno del Ricordo, in

    memoria delle vittime delle foibe, dellesodo giuliano-dalmata, delle vicende del conne orientale econ-cessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoi-batiche rappresenta un punto importante del lavorosvolto dal dopoguerra dalla destra fascista e, negliultimi anni, voluta in particolar modo dal compagnoFini che non esit a rivendicare il litorale adriatico(tutto!) come italiano (sic!).

    Quel 30 marzo 2004 i deputati delle destre festeg-giarono la votazione della legge tra brindisi e lacrimedi gioia. In effetti il 10 febbraio lanniversario deltrattato di pace di Parigi (1947) con cui si pose for-

    malmente termine alla Seconda Guerra Mondiale traItalia e Jugoslavia.

    Cos il 10 febbraio diventa la data simbolica delliniziodel cosiddetto esodo degli italiani da Istria e Dalma-zia.

    Come nelle tesi tradizionalmente sostenute dallapubblicistica di estrema destra, inoltre, per questoesodo viene addotta come causa la presunta per-secuzione, o pulizia etnica, attuata in quelle terredagli slavi contro gli italiani in quanto tali (un poassurdo pensare ad una pulizia etnica che durata

    20 anni, e che non risultata efcace vista lattualeradicata presenza italiana in quei territori). Tale per-secuzione sarebbe esemplicata da orrendi crimini diguerra quali, appunto, le foibe.

    In effetti, per il giorno del Ricordo tornata utile siaa destra che a sinistra.

    La destra ha potuto ribaltare la storia e trasformare ilruolo dellItalia, durante loccupazione della Jugosla-via da carnece a vittima, e in pi riabilitare i repub-blichini di Sal come veri patrioti.

    La sinistra ha potuto prendere le distanze dal suo

    passato partigiano, ammettendo le foibe, ma sca-ricando la colpa sui partigiani jugoslavi, che eranopure comunisti.

    COMPORTANENTI SINISTRI

    Il 21 agosto 1996, Stelio Spadaro, segretario dei DSdi Trieste, con un suo articolo su LUnit auspicava

    una severa autocritica della sinistra, che riteneva

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    9/16

    colpevole di aver rimosso la tragedia delle foibe ei crimini di Tito. Dando cos inizio al processo cheavrebbe portato al coro bipartisan per listituzione delGiorno del Ricordo. Dopo nemmeno due anni, era ilmarzo 1998, al Teatro Verdi di Trieste ci fu un incontrotra Luciano Violante e Gianfranco Fini e gli studenti,sulla storia della Venezia Giulia. In quelloccasione

    Violante disse: Ci sono state delle responsabilitgravi del movimento comunista e responsabilit gravidel movimento fascista: non si tratta di contrapporreuna memoria allaltra, ma di capire e poi di misurarsicon laltro sulla base della propria memoria. AncheFini si dichiar convinto che occorreva denire unamemoria storica condivisa. Un netto dissenso venneda 75 storici italiani, tra cui Angelo Del Boca, che inun documento denunciarono linfondatezza storicadellargomentazione e linconsistenza delle richiesteavanzateda Violante e da Fini: iniziative come quel-la di Trieste sono incompatibili con la verit storica econ i valori fondamentali della Costituzione(vedi sito

    CNJ sullargomento).Inoltre Piero Fassino, allora segretario dei DS, in unaconferenza stampa pubblica a Trieste a poche set-timane dalla votazione del provvedimento, affermche laggressione fascista alla Jugoslavia non giu-sticava n la perdita dei territori n lesodo degliistriani.

    stata la prima dichiarazione palesemente irre-dentista da parte di un leader della sinistra ita-liana Nella lettera inviata alla federazione degli esu-li, distribuita nel corso della conferenza stampa, si

    legge: Il PCI sbagli perch non avvert le tragicheconseguenze dellespansionismo slavo, che nel vivodella lotta antifascista si era manifestato in compor-tamenti e linguaggi propri delle contese territoriali enazionalistiche presenti da decenni in quelle terre. IlPCI avrebbe sbagliato a vedere la vicenda del con-ne orientale come una lotta tra fascismo ed antifasci-smo; essa andrebbe letta piuttosto come una dellemanifestazioni di quel nazionalismo pericoloso cheha prodotto tante sofferenze in questa parte dellEu-ropa e che torna a risorgere ogni tanto come s vistonel decennio scorso nei Balcani. Un riferimento alla

    recente guerra fratricida ed imperialista in Jugoslavia,alla quale per - si badi bene - Fassino ha partecipatoattivamente, come esponente del governo DAlemanel 1999 (vedi sito CNJ sullargomento). Dopo pochesettimane i parlamentari DS votarono a favore dellalegge che istituiva il Giorno del Ricordo.Seguirono poi, lanno successivo, le dichiarazioni diLuciano Violante - allora presidente della Camera -sui ragazzi di Sal.Dunque un centrosinistra appiattito sulle falsit cheper anni una destra, che mai ha perso la propria indo-le fascista, e che non ha mai accettato la realt dellastoria, tentando cos di riscriverla.

    Il Giorno del Ricordo negli ultimi anni, grazie a que-sti personaggi, diventato loccasione per riabilita-re criminali di guerra, fascisti e collaborazionisti cheadesso gurano nelle liste delle medaglie al valore,ma queste liste oggi appaiono segrete dal 2008 perevitare critiche scomode. In effetti suscit polemicalex Presidente della Repubblica Ciampi nellambito

    delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, che attri-buuna medaglia doro a Norma Cossetto, uccisa daantifascisti in Istria. La motivazione recita: Giovanestudentessa istriana, catturata e imprigionata dai par-tigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentatadai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in unafoiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor

    patrio.Nel suo libro Dossier Foibe GiacomoScottiha chia-rito che Norma Cossetto, glia del podest di Visina-da, era la responsabilelocale della Giovent Univer-sitaria Fascista (GUF). Figura insieme ad altri fascisti

    e collaborazionisti nellelenco dei 26 nominativi cui stata attribuita lonoricenza per il Giorno del Ri-cordo del 2006. Questa luminosa testimonianza diamor patrio rivendic sempre il suo fascismo, tantoda inneggiare a Mussolini davanti a chi la cattur educcise. Dal verbale del capo dei Vigili del Fuoco diPola non emerge nessuno dei particolari efferati chesono generalmente riferiti riguardo alla sua uccisio-ne: Scotti elenca le contraddizioni; Ciampi invece,evidentemente, non se ne cura proprio. ( (dal sitodel CNJ Terre irredente di Andrea Martocchia).Ma neppure Scalfaro si preoccupato di vericarecosa cera in fondo alla foiba di Basovizza quandorm il decreto con cui questa diveniva monumentodi interesse nazionale: stato mostrato (Cernigoi2005) che non esiste alcun elemento concreto che

    possa far ritenere che in fondo alla foiba si trovino osiano stati trovati cumuli di cadaveri di italiani ster-minati; al contrario, la foiba, svuotata nel primissimodopoguerra da carcasse di animali e cadaveri di sol-dati morti in combattimento, fu destinata a discaricacomunale (sic) dal sindaco democristiano di Triestedellepoca, Gianni Bartoli - il quale era, per inciso,anche il compilatore del primo elenco di infoibati.

    Ma anche dalla parte della cosiddetta sinistra alter-nativa le cose non sono troppo chiare: nel settembre2003, il prosindaco di Venezia Bettin, notoriamentevicino agli ambienti dellex Autonomia padovana(Centri sociali del nordest) ed il sindaco di VeneziaPaolo Costa, con lassenso, contrormato, dellasses-sore allambiente Paolo Cacciari (PRC), decretano ilcambio di nome del Piazzale Tommaseo a Marghera,intitolato oggi ai martiri delle Foibe. Parte del PRClocale, giustamente dissenziente, indice una mani-festazione di protesta, ovviamente pacica, contro ilcambiamento revisionistico della toponomastica. Vi

    partecipano anche i Comunisti Italiani, I Verdi Colom-

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    10/16

    10

    ba (Boato), i Cobas Scuola e la Rete Antirazzista. il 28 settembre. I Centri sociali del nordest arrivano,prima minacciano e poi aggrediscono sia la rappre-sentanza di Rifondazione, sia un gruppo di AN, inter-venuto ovviamente per motivi opposti, costituendo difatto un servizio dordine di picchiatori alla cerimoniarevisionistica. In cinque niscono in ospedale. Una

    provocazione mirata, dunque, a rendere ingestibile laprotesta di piazza, a difendere con la violenza la scel-ta di ribattezzare Piazzale Tommaseo, ad intimorirequei settori del PRC che caldeggiano coerentementeuna rivalutazione dellantifascismo e della memoriastorica della Resistenza. Lazione degli autonomiviene poi rivendicata dal loro capo, Luca Casarini:Noi personalmente approviamo la nuova intitola-zione della piazza, perch ci sembra importante nonsolo tornare in maniera critica su una delle pagine

    pi tragiche della storia del 900 nel nostro paese,ma anche per togliere alla destra fascista qualsiasi

    alibi e vittimismo legato a questa vicenda... Risultaevidente che dentro Rifondazione si annidano alcuni personaggi nostalgici che hanno organizzato per ilgiorno della commemorazione una presenza in piaz-za per contestarla...Noi siamo contro lo stalinismo eil fascismo.In seguito a questo episodio, la maggioranza dellaFederazione PRC di Venezia promuove un incontro

    pubblico sul tema delle foibe, al quale interviene lostesso Bertinotti, rilasciando dichiarazioni inequivo-cabili. Bertinotti afferma che in passato la Resistenzasarebbe stata angelizzata, e presunti gravi criminisarebbero stati nascosti.(tratti dal sito CNJ, A. Martocchia, Terre Irredente)

    Col passare degli anni anche altre vie e altre piazzedella penisola sono dedicate ai martiri delle foibe.Vengono poi prodotti e trasmessi dalla televisione diStato telelm e spotdi ispirazione slavofoba ed anti-partigiana. Parliamo della ction Il Cuore nel Pozzo,commissionata dal Ministro delle telecomunicazioniGasparri, rappresenta i partigiani slavi come effera-ti stupratori che danno fuoco agli asili dinfanzia; ilsuo attore protagonista, il cabarettista del BagaglinoLeo Gullotta di sinistra, contestato in pieno VI Con-

    gresso di RC a Venezia, proclama dal palco che laction ha fatto sapere a 12 milioni di italiani che cosasono state le foibe.(sic!) in sua difesa accorre lallorasegretario Fausto Bertinotti.Alla pagina http://www.cnj.it/documentazione/pagi-nafoibe.htm troverete un video che sviscera gli erroripi marchiani che sono stati commessi nella ctiontelevisiva. la volta di Walter Veltroni che nel 2006, durantela cerimonia del Giorno del Ricordo in Campidogliodichiara che si deve: riconoscere il sopruso e la vio-lenza di cui furono vittime non solo fascisti, ma an-

    che antifascisti, semplici civili privi di una particolare

    convinzione politica. Italiani colpevoli solo di esseretali.

    Ma perch tutto questo accanimentoin questa propaganda?

    Esistono due scopi: da una parte, la vendetta mo-

    rale di chi ha perso la guerra ma vorrebbe vincerlaadesso dal punto di vista del giudizio storico; con-temporaneamente, c un interesse geo-strategicomolto concreto ad agitare queste questioni per eser-citare pressioni ai danni dei nuovi piccoli Stati balca-nici, sorti dallo squartamento della Jugoslavia. Essinon possono infatti efcacemente difendersi n dalle

    campagne propagandistiche n tantomeno dalle mireneocoloniali dei paesi limitro.

    (dal sito CNJ, A.Martocchia, Terre irredente)

    Ma il Giorno del Ricordo tratta anche degli ingiusti

    conni e dellesodo italiano dallIstria; a questo pro-posito riportiamo un ottimo articolo di Claudia Cerni-goi su questo tema tratto dal sito CarmillaOnLine:[...] Se, come abbiamo sentito dire spesso in vari con-vegni cui abbiamo assistito, il diritto italiano sullIstriae su Fiume era dato dal fatto che questi territori eranostati annessi in seguito alla prima guerra mondiale(dove Fiume, ci si lasci dire, stata annessa allItaliacon un colpo di mano in barba al trattato di pace edal diritto internazionale), volendo seguire questa logi-ca (che non quella di sangue e di suolo che altri

    proclamano), dobbiamo accettare anche il fatto che

    in seguito ad un altro conitto altri conni sono statitracciati e territori che erano stati conquistati graziead una guerra vinta, sono poi stati tolti per una guerra(daggressione, ricordiamolo) perduta.Cos abbiamo sentito il professor Raoul Pupo, chesicuramente non uno storico neofascista, soste-nere che in realt il trattato di pace del 1947 non stato frmato con lItalia, ma sopra lItalia, perchalla ne della guerra lItalia non esisteva come sog-getto politico internazionale e quindi non aveva alcu-na possibilit di negoziare, con i vincitori della guer-ra, i propri conni. Questa interpretazione, che un

    po una variante del concetto di diktat, per non tieneconto di una cosa fondamentale: che lItalia non erastata aggredita da nessuno degli Stati che vinsero laguerra, e che il fatto che lItalia aveva perso la guerraera la mera conseguenza del fatto che laveva inizia-ta. Lattribuzione dellIstria alla Jugoslavia, sostienePupo, rientra nella logica geopolitica di accontenta-re Tito, allinizio concedendogli i territori che avevamilitarmente conquistato, e successivamente per te-nerselo buono in funzione antisovietica.Ma al di l del diritto di conquista (che, come abbia-mo visto prima, viene di solito fatto valere per i territo-

    ri annessi dopo la prima guerra mondiale dallItalia),

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    11/16

    11

    queste interpretazioni di Pupo non tengono conto dialtre cose. Che i territori istriani, ad esempio, nonsono italiani per diritto di sangue e di suolo, datoche la popolazione mistilingue, con predominanzadi sloveni e croati allinterno e di istro-veneti sul lito-rale. Perch quindi dovrebbe essere naturale chequesti territori dovessero rimanere allItalia piuttosto

    che alla Jugoslavia, tenendo anche conto che lItaliadoveva risarcire danni di guerra di non poca entit alPaese che aveva invaso?Una volta sancito, in queste conferenze storiche,che i conni sono, tutto sommato, ingiusti, i vari re-latori vanno ad analizzare la questione dell esododegli istriani. Diciamo subito che, a parer nostro, unesodo che si prolunga per ventanni non pu essereun esodo causato da pulizia etnica.Citiamo a questo proposito la testimonianza del gior-nalista Fausto Biloslavo, di passata militanza nelFronte della giovent, che si pi volte autopresen-tato come nipote di infoibato e glio di esule, che

    nel corso di un intervento ha spiegato che il nonnopaterno, di Momiano, dovette fuggire a Trieste ro-cambolescamente allarrivo dei partigiani, perden-do tutto, e la moglie pot raggiungerlo assieme aigli appena nel 1954. Dunque la famiglia rimase per

    nove anni a Momiano, sotto il regime titino, che evi-dentemente non li infoib, n li espulse, nonostan-te con tutta probabilit il nonno fosse stato coinvoltocon il regime fascista, se aveva dovuto lare via in

    fretta e furia abbandonando moglie e gli.Ma queste contraddizioni stranamente non vengonorilevate da chi ascolta. Del resto, il racconto di Bi-

    loslavo non si discosta molto, per coerenza, da al-tre interpretazioni storiche. Il professor Pupo, adesempio, sostiene che allinizio il regime jugoslavoaveva fatto una distinzione tra italiani assimilabili alregime (operai, contadini, proletariato in genere)ed altri non assimilabili (i ceti pi elevati), che furonocacciati n dallinizio. Ammesso e non concesso che

    questa interpretazione sia attendibile, non passa perla mente dello studioso che si fosse trattato di unaepurazione politica e di classe e non etnica? Chefurono indotti ad andarsene i possidenti, che avreb-bero perduto, con il socialismo, i loro possedimen-

    ti, nonch i fascisti, esattamente come accadde persloveni e croati che non si identicavano nel nuovosistema di governo? Pupo sostiene poi che successi-vamente, dopo la svolta del Kominform, anche gli ita-liani che erano rimasti furono cacciati via, perch tuttisimpatizzanti per lURSS, in questo modo sarebbestata completata la pulizia etnica: questa ci sembraancora pi fuorviante come interpretazione. Se ciche sostengono questi studiosi, cio che la comunititaliana fu interamente espulsa, con le buone o con lecattive, dalla Jugoslavia, fosse vero, oggi non avrem-mo in Istria una comunit italiana forte, compatta, ric-ca di istituzioni culturali, cosa che pure viene invece

    rivendicata da quegli stessi rappresentanti degli esuliche prima parlano di pulizia etnica e poi del fatto chegli italiani in Istria sono tuttora numerosi e presenti,senza rendersi conto che la seconda cosa esclude-rebbe la prima.La comunit italiana in Jugoslavia ha sempre godutodi diritti specici, a cominciare dalle scuole, per pro-

    seguire con il bilinguismo e con i seggi garantiti neivari parlamenti. Se questo signica pulizia etnica,cosa dovrebbero dire gli sloveni dItalia, che se oggihanno le scuole con lingua dinsegnamento slovena solo grazie al fatto che sono state istituite dagli an-gloamericani e poi conservate in base ad una pre-cisa clausola contenuta nel Memorandum del 1954,mentre tutti gli altri diritti sono ben al di l di venire?Ma proprio grazie alle misticazioni degli argomentistorici che alla ne emergono i contenuti che sono, a

    parer nostro, pi preoccupanti, e che possono esse-re sintetizzati nello slogan volemo tornar che tantospesso viene citato in queste rassegne [...]

    CHI SONO GLI STORICIDELLE FOIBE?

    Cos come la biograa dei cosiddetti infoibati puaiutarci a dare una lettura di questo evento storico,

    allo stesso modo qualche cenno biograco su sto-rici e personaggi pubblici vari, che in questi anni sisono impegnati a costruire e rendere verit condivisae di Stato il mito delle foibe e della pulizia etnica dicui sarebbero stati vittima gli italiani per mano de-gli slavi, pu esserci utile per ricostruire le radici egli obiettivi di questa propaganda. tratto dal sito delCAU-Napoli)I foibologi in genere sono tutti esponenti dellestre-ma destra, ma ci sono anche quelli che, purtroppo,hanno come area di riferimento il centro-sinistra dacui difcile difendersi perch hanno, si fa per dire,

    unimpronta antifascista, ma in realt leggendo i lorolibri, ci si rende conto che sono citazioni di citazionidi memorie (spesso) di fascisti, mai sottoposte a ve-rica.In realt Il problema che su tutta questa questio-ne delle foibe ha pesato nel dopoguerra il climadellaguerra fredda: ... un importantissimo documento difonte alleata agli inizi del 46 diceva:sospendiamo,non avendo trovato nulla di interessante, le ricerchenel pozzo della miniera diBasovizza, ma perch gliJugoslavi non possano dire che stata tutta propa-ganda contro di loro,diremo che lo abbiamo fatto permancanza di mezzi tecnici adeguati. Ha pesato e

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    12/16

    1

    pesa inoltre moltola questione dei conni, e il senti-mento delle terre ingiustamente perdute.Ci sono per anche tantissimi storici seri. Per seriintendo quelli che non si accontentano di quello che gistato scritto, ma che cercano nuova documen-tazione, la analizzano, la confrontano con quanto gi stato pubblicato e inseriscono gli avvenimenti nel

    contesto in cui sono avvenuti. Questo il metodo sto-riograco che tutti dovrebbero usare, ma, sembrerincredibile, nella questione delle foibe e dellesodoanche storici accademici e blasonati si sono lasciatiandare a metodi da propagandisti pi che da stori-ci, preferendo le citazioni di citazioni di citazioni(daFoibe tra mito e realt intervista ad Alessandra Ker-sevan).

    Esaminiamo le biograe dei foibologi

    di matrice di destra, che peraltro vanno

    per la maggiore

    Luigi Papo

    La famiglia Papo era titolare della farmacia di Monto-na (Istria nord-orientale) usata, prima delloccupazio-ne tedesca, per gli interrogatori contro gli antifasci-sti. Papo al comando della Milizia di Montona ed acapo del secondo reggimento Istria della Milizia DiDifesa Territoriale il cui comandante era Libero Sau-ro che assieme al fratello Italo, (che aveva propostoal comando dellSS di trasferire in Germania tuttala popolazione allogena della Slovenia) , dirigeva iservizi di informazione RSI nel litorale. Papo fugg daMontona quando si rese conto dellarrivo imminen-te dellEsercito di Liberazione e venne arrestato daipartigiani nel maggio del 45. Nel 46 gli fu conferitolincarico di occuparsi dellAssociazione SchedarioMondiale dei Dispersi e chiam a lavorare con s gliamici e commilitoni del reggimento Istria Elio Elio-gabalo, Giovanni Stagni e Mario Scapin (questore diVarese). Questo tipo di persone quello che si occupato istituzionalmente delle deportazioni e del-le foibe nel Friuli Venezia Giulia.

    Maria Pasquinelli

    Insegnante di mistica fascista e crocerossina in Afri-ca (dove, travestita da uomo cerc di combattere conlesercito italiano), dopo l8 settembre oper come uf-ciale di collegamento tra i servizi segreti della X Mase gli occupatori nazi-fascisti nella Venezia Giulia. Il10 febbraio 1947, in occasione della rma del trattatodi pace, la Pasquinelli uccise a Pola un ufciale bri-tannico in segno di protesta perch Istria e Dalma-

    zia erano state afdate alla Jugoslavia.

    Padre Flaminio Rocchi

    Veste il saio dei francescani nel 1927, allo scoppiodella guerra si arruol come cappellano militare. Di-rigente dellUnione degli Istriani e dellAssociazioneNazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di stampo na-zionalfascista. Rocchi fu anche vicepresidente dellalega Istriana fondata con Papo e Nino de Trotto

    (che sollecit Scelba ad attivarsi per cancellare Papodallelenco di persone da estradare in Jugoslavia).

    Marco Pirina

    Figlio di un Ufciale della Guardia Nazionale Repub-blicana ucciso dai partigiani nel luglio 44. Negli annisessanta frequenta la Sapienza di Roma e diventapresidente del FUAN romano e poi del Fronte Del-ta, gruppo di estrema destra che, stando ai piani deltentato golpe di Valerio Junio Borghese, avrebbe do-vuto tenere il controllo dellUniversit. Pirina verso la

    ne degli anni 80 ha militato nella Lega Nord, poi passato a Forza Italia e poi ancora ad Alleanza Na-zionale. Nel 1995 scrisse Genocidio un elencodi 1.400 infoibati: si poi vericato che pi di 900non erano morti infoibati dai partigiani slavi, ma sitrattava addirittura di partigiani uccisi dai nazifascisti,caduti in guerra o addirittura sopravvissuti. In seguitodette alle stampe Ecco il conto!riprendendo, nel ti-tolo e nella graca, un libello edito dai nazisti nel 43sulle foibe istriane.

    Giorgio RustiaNel 1998 Rustia si avvicinato a Forza Nuova dopoaver fondato un Comitato Spontaneo di triestiniche non parlano sloveno, nel 1999 diventato re-ferente locale del Progetto Contropotere, emana-zione di FN, inoltre ha stretti contatti con varie as-sociazioni combattentistiche, tra le quali quella deireduci dei combattenti della Repubblica di Sal.Riferendosi genericamente agli storici che han-no dato una lettura della questione foibe non afnealla sua ha detto che non sono che lavanguardiadello slavo-comunismo che si sta ripresentando.

    Augusto Sinagra

    Lavvocato Sinagra stato difensore di ducia del pi-duista Licio Gelli, console onorario della Repubblicadi Cipro (stato riconosciuto esclusivamente dalla Tur-chia), legale del governo turco per lestradizione dal-lItalia del leader del partito dei lavoratori del Kurdi-stan (PKK) Abdullah Oalan e difensore del generaleargentino Jorge Olivera accusato di aver violentatoe fatto desaparecir una ragazza francoargentina. stato tra i fondatori della rivista Costruiamo lazio-ne.

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    13/16

    1

    Roberto Menia, promotore della legge che ha isti-tuito il 10 febbraio come Giorno del ricordo dedi-cato ai Martiri delle Foibe, oggi parlamentare dellaRepubblica, gi allepoca doveva la sua notoriet inparticolare a certe spedizioni in Carso, insieme adaltri suoi camerati per demolire a colpi di piccozza letarghe bilingui dedicate alla liberazione dal nazifasci-

    smo, ed agli insulti razzisti rivolti a suoi noti concitta-dini di lingua slovena, per i quali si era beccato qual-che denuncia penale. Egli si vanta tuttora del fattoche ogni anno, a ottobre, usa festeggiare lanniver-sario della Marcia su Roma. Tra le frasi celebri diRoberto Menia, cresciuto in quegli ambienti triestinitra i cui slogan spicca Bilinguismo mai!, ricordiamoad esempio: LIstria diventi pure uneuroregione.Purch torni allItalia, ed anche: Abolire il Trattato diOsimo, restituire a Trieste la Zona B, annullare il Trat-tato di pace in base al quale abbiamo perso lIstria,Fiume e Zara, e nalmente chiedere la restituzione

    della Dalmazia.(dal sito del CNJ Terre irredenti di Andrea Martoc-chia)

    NEGAZIONISTA!di Claudia Cernigoi

    Negazionista, ecco la parola chiave. Il nuovo diavolo,il nuovo fantasma che corre lEuropa, il mondo; altroche nichilista, bolscevico, anarco-insurrezionalista:ora la reazione ha trovato un nuovo termine per cri-minalizzare chi non si omologa alla vulgata di regi-me.Negazionista delle foibe, mi hanno denita (non solo

    me, peraltro, sono in poca, ma buona compagnia).Ma io, cosa avrei negato, alla ne dei conti?

    Non ho negato che vi siano stati infoibamenti inIstria nel settembre 1943. No, ho semplicementecitato i documenti che dimostrano che gli infoibatinon sono stati migliaia ma circa trecento e non pidi cinquecento. Le fonti? Il rapporto del marescialloHarzarich, che oper i recuperi, una lettera del fede-rale fascista dellIstria Bilucaglia dellaprile 1945.Ho negato, questo s, che vi siano le prove delle ef-ferate torture e violenze carnali che vengono attribui-te ai partigiani nei confronti degli infoibati. Ho nega-

    8 novembre 1992Gianfranco Fini ritratto insiemeRoberto Menia(quello col braccio teso),allepoca

    segretario dellafederazione MSI-DNdi Trieste,mentre, in barcaal largo dellIstria,lanciano in marebottigliette tricolorirecanti il seguente testo;

    Istria, Fiume, Dalmazia: Italia!Un ingiusto confnesepara lItalia dallIstria,

    da Fiume, dalla Dalmazia,terre romane, venete, italiche.La Yugoslavia [con la Y, sic]muore dilaniata dalla guerra:gli ingiusti e vergognositrattati di pace del 1947e di Osimo del 1975oggi non valgono pi...

    anche il nostro giuramento:Istria, Fiume, Dalmazia:ritorneremo!

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    14/16

    1

    to che il capo di don Tarticchio sia stato circondato dauna corona di spine e che i suoi genitali gli siano statimessi in bocca, perch il rapporto del recupero dellasua salma non fa parola di tutto ci: ma non ho mai ne-gato che don Tarticchio sia stato gettato in una foiba.Non ho neppure negato che Norma Cossetto sia sta-ta gettata in una foiba, ho solo detto che il rappor-

    to del recupero della sua salma non parla di alcunatraccia di violenza, come quelle che sono descrittedai libri (non ultimo quello di Frediano Sessi).Ho negato, questo s, che i racconti di Udovisi e Ra-deticchio, che sostengono di essere sopravvissutialla foiba, siano attendibili: anche perch ambeduedescrivono la stessa vicenda, praticamente con lestesse parole, per Udovisi racconta di avere salvatoRadeticchio, mentre Radeticchio dichiara che Udovi-si morto nella foiba. Ho negato che siano attendibili:mi si dimostri il contrario e torner sulle mie opinioni.Ho negato che a Basovizza siano state infoibatecentinaia o migliaia di persone: lho negato perchdai documenti (fonte militare angloamericana e ar-chivio del Comune di Trieste) risulta che la foiba stata pi volte svuotata, per negli archivi dei cimitericittadini non c traccia di questi recuperi e delle rela-tive inumazioni. Ho posto dei dubbi, ho chiesto che siesplorasse il pozzo: nessuno lo vuole fare perch lecose devono restare cos come sono, non c posto

    per le obiezioni.Allora si dice che io non rispetto i morti, solo perchsostengo (prove alla mano) che non sono morte tan-te persone come si dice. Perch ho trovato che neglielenchi degli infoibati sono stati inseriti anche cadu-

    tipartigiani o persone che proprio non erano morte,indipendentemente dal ruolo che avevano ricopertosotto il nazifascismo. Marco Pirina, che ha inseritotra gli infoibati tanti vivi e tanti martiri della Resi-stenza, o il compianto Gaetano La Perna, che ha in-dicato come ucciso dagli jugoslavi anche il questoredi Fiume Palatucci, morto in un lager nazista, loro lirispettano i morti, invece?Ma io sono negazionista perch mi permetto di direche sulla questione delle foibe sono state dette tantefalsit e che queste falsit sono diventate una leg-genda metropolitana, un mito, che viene usato a

    scopo anticomunista, antipartigiano e soprattutto infunzione razzista contro i popoli della ex Jugoslavia,soprattutto Sloveni e Croati.E dato che dico questo, mi si vuole impedire di par-lare, attribuendomi affermazioni che non ho fatto estravolgendo le cose che ho detto.Calunniare, insudiciare, ammazzare sono i meto-di del fascismo, ha scritto il cattolico Robert Merle.Spero caldamente che non siamo ancora arrivati alfascismo completo, perch i primi due metodi li stia-mo vivendo del tutto, in questi giorni del ricordo difebbraio 2007.

    Ma, come diceva a suo tempo un alto funzionario del-

    lo Stato, c ununica cosa da fare:Resistere, Resistere, Resistere.

    Conclusione(dal sito del CNJ, Andrea Martocchia, Terre irredente)

    Le questioni legate al Giorno del Ricordo non hannodunque solamente una rilevanza di carattere moraleed ideologico, ma sono invece questioni di grandeconcretezza ed attualit negli equilibri politici interna-zionali. Una volta di pi, sotto al velo della battagliadelle idee si cela quel fondo di ragioni ed interessimateriali che, in particolare, i comunisti farebberobene a tenere sempre presenti nelle analisi. Lipotesisecondo cui le tesi revisioniste sarebbero enfatizzate

    per mere ragioni elettorali e di politica interna ci ap-pare, purtroppo, consolatoria. Essa non in gradodi spiegare il ruolo perverso giocato anche dalle si-

    nistre in queste vicende. Riduttivo anche pensareche ci troviamo semplicemente di fronte allesplosio-ne fuori tempo massimo di un revisionismo storicoche, dopo lOttantanove, non trova pi freni e pudunque riscrivere la storia del Novecento ribaltandoi ruoli tra vittime e carneci. Ci sono sicuramente an-che queste due componenti, quella elettorale e quel-la culturale, beninteso: ma c qualcosa di pi gravee di pi fondamentale. Stiamo parlando di concreterivendicazioni materiali, sempre suscettibili di trasfor-marsi in vere e proprie rivendicazioni territoriali, in uncontesto europeo nel quale i conni tra i paesi sonostati messi irresponsabilmente in discussione, ed al-legramente delegittimati, anche da sinistra, dopo il1989.

    Con listituzione del Giorno del Ricordo lItalia situffa nel contenzioso balcanico, da protagonista nelconitto tra nazionalismi. Gli ingredienti ci sono tutti:falsicazione della storia, partiti nazionalisti al pote-re, razzismo televisivo, revanscismo ed irredentismonelle dichiarazioni dei leader politici, truppe fuori con-ne, canaglia fascista nelle piazze. LItalia nei Balcaniha interferito, ha bombardato, ha sfruttato economi-camente; adesso, essa fa con lIstria quello che lAl-bania fa con il Kosovo, la Bulgaria con la Macedonia,la Croazia con lErzegovina... Altrove, la Germania falo stesso con Kaliningrad ed i Sudeti - e questa sarmagari materia di preoccupata riessione in altrasede, o almeno lo auspichiamo. insomma in atto intutta Europa una inversione degli esiti della SecondaGuerra Mondiale, inversione che vede proprio nellamartoriata area balcanica, drammaticamente orfa-na della Jugoslavia multinazionale ed antifascista, ilsuo epicentro geograco ed il suo punto di massima

    espressione. E Trieste gi Balcani.

    Il quadro delle pressioni, delle rivendicazioni, dei

    concreti atti di ingerenza ed interferenza da parte ita-

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    15/16

    1

    liana nei confronti di Croazia e Slovenia, dunque, si arricchito e si acuito: le due piccole repubbliche

    jugoslave, che non a caso godettero dello sconside-rato, immediato riconoscimento italiano per la loroindipendenza - pagata al prezzo di una guerra ci-vile i cui strascichi persistono -, non hanno il poterecontrattuale n limportanza geopolitica della grande

    Jugoslavia, viceversa devono assoggettarsi a tutti idiktat esterni per poter accedere ai salotti buoni.Le classi dirigenti di queste repubbliche a sovrani-t limitata constano di una borghesia compradorasuccube dellimperialismo straniero. Reazionarie

    per vocazione, esse non conoscono altro linguaggioche quello nazionalista. Esse non sono pertanto ingrado di rispondere alle pressioni e provocazioni ita-liane n sul piano della difesa della memoria storicaantifascista - perch proprio sul revisionismo e sulrevanscismo antipartigiano ed antijugoslavo hannoinventato se stesse - n tantomeno sul piano della

    giustizia sociale e della difesa della propria indipen-denza - perch la loro religione quella del liberomercato. Esse non possono quindi mettere freni alla

    prepotenza del capitale straniero. Il nazionalismorappresenta per loro la sola possibile, falsa coscien-za della loro precaria condizione ed incerta identit.In termini socialmente meno gretti e politicamente

    pi auspicabili, una vera risposta al neoirredentismoitaliano potrebbe venire dalla alleanza tra antifascistied antimperialisti delle diverse nazionalit. La con-traddizione infatti, come sempre, una contraddizio-ne sociale e materiale; lo scontro, come sempre, scontro di classe. Teorici e propagandisti borghesinon forniranno mai una soluzione delle contese traborghesie nazionali, perch loro stessi sono parte del

    problema. Daltro canto, il fatto che le splendide vil-le di Abbazia/Opatija o di Laurana niscano in mano

    agli arricchiti locali, o addirittura alla maa polacca,

    non meno triste di una eventuale riappropriazioneda parte dei possidenti, italiani o austriaci, di un tem-

    po. Altrettanto negativo il fatto che straordinari trattidi costa, dove per decenni erano sorte le colonie divilleggiatura delle imprese cooperative e statali dellaJugoslavia, siano adesso depredati da imprenditoritedeschi o catene alberghiere anglosassoni.

    Contrastare il revanscismo italiano non implica alcuntipo di indulgenza verso le attuali classi dirigenti croa-te e slovene, tantomeno verso la grande speculazionetransnazionale. Ma soprattutto sbagliato assumereatteggiamenti del tipo tanto peggio tanto meglio -hanno distrutto il socialismo, che vadano in malora -

    perch leuforia revanscista pu avere conseguenzeassai gravi per tutti. I danni causati in Italia, prima anco-ra che in Slovenia o Croazia, dalle campagne revisio-niste e revansciste degli ultimi anni sono gi molto pe-santi in termini tanto politici quanto culturali-ideologici.

    Per chiudere con le parole del noto accademico mas-

    sone Augusto Sinagra, legale di ducia di Licio Gelli

    ed avvocato dellaccusa nella causa contro Piskuliced altri (quel processo per le foibe dissoltosi comeneve al sole per la provata inconsistenza della denun-cia: Cernigoi 2002): il disfacimento della Jugoslavia(...) riapre per lItalia prospettive un tempo impensa-bili, per dare concretezza allirrinunciabile speranza

    di riportare il Tricolore nelle terre strappate alla Patriadal diktat e dal trattato di Osimo.

    Bibliograa essenziale

    Spartaco Capogreco: I campi del Duce, Einaudi,Milano 2004

    Claudia Cernigoi: Le foibe tra storia e mito, dossiern. 6 de La Nuova Alabarda, Trieste 2002 (www.nuo-vaalabarda.it)

    Claudia Cernigoi: Operazione Foibe tra storia e lito,ed. KappaVu, Udine 2005 (ledizione 1997 ancheonline, alla pagina: http://www.cnj.it/FOIBEATRIE-STE/index.htm )

    Avio Clementi: POKRET! Il Matteotti in Bosnia1943-1944, ed. ANPI, Roma 1989

    Costantino Di Sante (a cura di): Italiani senza ono-re. I crimini in Jugoslavia e i processi mancati (1941-1951), ed. Ombre Corte, 2005

    Marco Galeazzi: Togliatti e Tito. Tra identit naziona-le e internazionalismo, Carocci 2005

    Ovidio Gardini: Canta canta burdl (Canta canta ra-gazzo). Una storia tante storie 1943-1945, MaggioliEditore, Rimini 1987

    Alessandra Kersevan: Un campo di concentramen-to fascista. Gonars 1942-1943, ed. KappaVu, Udine2003

    Gianfranco Piazzesi: La caverna dei sette ladri,Baldini&Castoldi, Milano 1996

    Giacomo Scotti: Dossier Foibe, Piero Manni Edito-re, 2005

    Giacomo Scotti: Tre storie partigiane. Dalla Macedo-nia alle Alpi, dappertutto italiani, ed. Kappavu, Udine2006

    Pol Vice: Scampati o no. I racconti di chi usc vivodalla foiba, ed. KappaVu, Udine 2005

    Davide Rodogno: Il nuovo ordine mediterraneo. Lepolitiche di occupazione dellItalia fascista (1940-1943), Bollati Boringhieri 2003

    Sandi Volk: Esuli a Trieste. Bonica nazionale e raf-forzamento dellitalianit sul conne orientale, ed.

    KappaVu, Udine 2004

  • 8/7/2019 Foibe: diciamola tutta

    16/16

    1

    A cura del CAAT di Firenze, per la stesura di questo libretto ci siamo avvalsi dei documenti riportati dal libroOperazione foibe di Claudia Cernigoi e da testi rinvenuti su internet. Firenze gennaio 2011

    Si ringrazia il Coordinamento Nazionale Jugoslavia per la collaborazione

    [email protected]

    Stampa Nuova Cesat coop - Firenze