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FOCUS WIRELESS BROADBAND www.corrierecomunicazioni.it 22. 17-31dicembre2007 pag.due ? Regioni e Comuni non figurano nellʼelenco dei candidati alla gara. Disinteressati? No, senza soldi Decina: «Buon riscontro di interesse da parte delle aziende. In lizza non solo le telecomunicazioni» Il WiMax lascia a terra la PA C’ è di tutto un po’, un bel minestrone, nella lista delle 48 aziende che hanno manifestato formale interesse a par- tecipare all’asta WiMax indetta dal ministero delle Comunicazioni. La lista potrebbe scremarsi al momento di fare sul serio; è già possibile però trarre qualche conclusione su come stia andando questo WiMax italia- no. “Molto bene, c’è stato un buon riscontro di interesse: non solo per il numero dei candidati, ma anche per la loro varietà”, commenta Maurizio Decina, presidente della Fub (Fon- dazione Ugo Bordoni, che collabora con il Ministero) e Ordinario di reti e comunicazioni presso il Politecnico di Milano. “Vedo operatori grandi e piccoli, in lizza, e soggetti provenienti da molte regioni - aggiunge - E vedo anche aziende che vengono da settori diversi dalle telecomunicazioni: elet- tronica industriale, televisione”. Tra gli outsider dal mondo dei pro- vider, c’è Toto Costruzioni (AirOne), Elettronica Industriale (Mediaset), Digital Television (che si occupa di Iptv e Voip attraverso Parla.it), Mgm (del gruppo di Odeon Tv e titolare di licenza WiMax in Germania), T-Sy- stems (Deutsche Telekom). Vicino ai grandi nomi (Telecom Italia, Wind, Fastweb, BT Italia) ci sono inoltre quelli di provider molto regionali e di altri specializzati in wireless (Infra- com, Trivenet). Le regioni più rappresentate sono quelle mon- tuose, dove è evi- dente che il WiMax potrà dare una mano a risolvere il digital divide della banda larga. “Esce un quadro molto equilibrato. Va via così la paura che il WiMax possa essere monopolizzato dai grandi operatori mobili per fini diversi dal digital divide e che siano tagliati fuori i piccoli. Del resto, mancano tra gli aspiranti Vodafone e 3 Italia”, sottoli- nea Decina. “Positivo che non ci siano solo Telco: il WiMax potrebbe portare così una ventata di nuova concorrenza”, aggiunge Stefano Nicoletti, analista di Ovum. L’altra faccia della medaglia è che si respira un’atmosfera di prudenza intorno a questa gara WiMax. “Gli operatori più grandi ci sono perché non possono non esserci. Ma forse faranno accordi tra loro e consorzi per rendere il business più sensato”, commenta Luca Berardi, analista di Idc. “Non ha senso per un operatore come BT Italia usare da solo una licenza WiMax regionale o addirittu- ra macroregionale. Gli serve infatti solo in certi posti, per raggiungere aziende laddove non ha co- pertura di unbundling”. “Ma questo si rivela un business adatto soprattutto a operatori integrati, fisso-mo- bili, i soli che possano fare un pieno uso proficuo delle licenze. Non a caso manca- no, tra gli operatori mobili, Vodafone e 3, che sono ad oggi meno integrati di Te- lecom e Wind”, continua. “Vodafone e 3 vi hanno rinunciato anche per coerenza nei confronti de- gli investimenti fatti in Umts/Hsdpa”, aggiunge Nicoletti. “Noi non faremo consorzi, andremo avanti da soli…se andremo avanti”, dice Khaled Bichara, direttore della Business Unit Fixed & Portal di Wind (oltre a essere membro della board del gruppo Orascom). “Non ab- biamo ancora una posizione definita sul WiMax, anche se pensiamo potremmo ALESSANDROLONGO usarlo per complementare le nostre reti sia fisse sia mobili… Il punto è che la solidità del business WiMax non è chia- ra”, aggiunge Bichara, confermando i dubbi che aleggiano intorno all’asta. Molti operatori si trovano con un piede dentro e l’altro fuori, per quanto riguarda il WiMax. “Tiscali ha detto che non ci sarà, perché non è chiaro il ritorno sugli investimenti; ma comunque aggiunge che userà il WiMax tramite accordi già fatti con alcune aziende possibili licenziatarie”, dice Berardi. Insomma, chi è dentro l’asta resta prudente; chi è fuori vuole comunque lasciarsi la porta aperta al WiMax. C’è un misto di prudenza e interesse. “Ne deriva che il WiMax non è - come invece si pensava mesi fa- la killer application della banda larga, ma è una soluzione complementare nel digital divide”, aggiunge. Tiscali dice che l’interesse crescerà quando saranno messe all’asta frequenze più pregiate (più basse), per fare WiMax mobile. Ci vorranno però ancora alcuni anni. E i grossi nomi in lizza, fuori dal mondo delle Telco? “Probabilmente sono nel ruolo di investitori - com- menta Berardi - Comprano la licenza e poi fanno rivendita all’ingrosso; così altri costruiranno la rete e venderanno il servizio all’utente finale”. “Curiosa - aggiunge - la presenza di Alcatel Lu- cent, che quindi nel WiMax potrebbe avere il doppio ruolo di fornitore di apparecchiature e di licenziatario. Ma non è vietato”. Un soggetto come T-Systems, con la licenza WiMax, potrebbe fornire soluzioni Ict e di outsourcing per conto terzi. Lo stesso vale per le televisioni: “Non credo pro- prio che useranno il WiMax per il flusso televisivo. Ha una banda insuf- ficiente”, dice Decina. Ovum e Idc concorda- no nell’immaginare che i soggetti televisivi faranno WiMax come business parallelo al proprio tradi- zionale. “Anche nell’asta francese si è visto lo stesso: tanti soggetti diversi, molte televisioni - sottolinea Ju- lien Grivolas, analista di Ovum -. Le televisioni hanno già i siti adatti, dove hanno le proprie antenne; per loro non è un problema mettere una base station in più per il WiMax”. In teoria potrebbero offrire il servizio direttamente all’utente, ma ha più senso farlo all’ingrosso, perché non hanno expertise tecnico e commerciale come provider. Del resto, Mediaset ha già da- to prova di questa strategia, costruendo una rete Dvb-h (Tv sul cellulare), poi affittata a Tim e Vodafone. “Nella nostra asta francese, a diffe- renza della vostra, c’erano però anche molte pubbliche amministrazioni, che useranno il WiMax per fare reti wire- less cittadine”, aggiunge Grivolas. Da noi mancano perché - come affermato da una protesta sottoscritta da Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e guidata dal Comune di Genova - le PA nostrane non hanno fondi per concorrere con gli altri operatori e non se ne fanno molto di li- cenze regionali; avrebbero voluto licenze comunali e una corsia preferenziale per ottenerle. “Sì, ma alcuni dei nomi di piccole aziende locali, che vedo in lista, forse concorrono per conto di PA, con cui hanno fatto accordi - commenta Decina -. Po- trebbe accadere così: loro acquistano la licenza e poi fanno la rete con l’aiuto delle amministrazioni pubbliche, a cui poi l’affittano, per servizi al cittadino”. In qualche modo, anche per i Comuni e le Province, il WiMax uscito dalla porta potrebbe così rientrare dalla finestra. LUCA BERARDI Secondo l’analista di Idc è probabile che si formino consorzi di aziende al fine di ottenere un maggior ritorno degli investimenti MAURIZIO DECINA Il presidente della Fub sostiene che alcune delle aziende potrebbero concorrere per conto della Pubblica amministrazione In campo Toto Costruzioni, «patron» di AirOne Chi c’è e chi no La lista delle candidature mostra alcune sorprese: la più grande assente è sicuramente Vodafone; su Alcatel-Lucent i riflettori della curiosità

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FOCUS WIRELESS BROADBAND

www.corrierecomunicazioni.it

N°22. 17-31dicembre2007pag.due

?Regioni e Comuni non figurano nellʼelenco dei candidati alla gara. Disinteressati? No, senza soldiDecina: «Buon riscontro di interesse da parte delle aziende. In lizza non solo le telecomunicazioni»

Il WiMax lascia a terra la PA

C’è di tutto un po’, un bel minestrone, nella lista delle 48 aziende che hanno

manifestato formale interesse a par-tecipare all’asta WiMax indetta dal ministero delle Comunicazioni. La lista potrebbe scremarsi al momento di fare sul serio; è già possibile però trarre qualche conclusione su come stia andando questo WiMax italia-no. “Molto bene, c’è stato un buon riscontro di interesse: non solo per il numero dei candidati, ma anche per la loro varietà”, commenta Maurizio Decina, presidente della Fub (Fon-dazione Ugo Bordoni, che collabora con il Ministero) e Ordinario di reti e comunicazioni presso il Politecnico di Milano. “Vedo operatori grandi e piccoli, in lizza, e soggetti provenienti da molte regioni - aggiunge - E vedo anche aziende che vengono da settori diversi dalle telecomunicazioni: elet-tronica industriale, televisione”.

Tra gli outsider dal mondo dei pro-vider, c’è Toto Costruzioni (AirOne), Elettronica Industriale (Mediaset), Digital Television (che si occupa di

Iptv e Voip attraverso Parla.it), Mgm (del gruppo di Odeon Tv e titolare di licenza WiMax in Germania), T-Sy-stems (Deutsche Telekom). Vicino ai grandi nomi (Telecom Italia, Wind, Fastweb, BT Italia) ci sono inoltre quelli di provider molto regionali e di altri specializzati in wireless (Infra-com, Trivenet). Le regioni più rappresentate sono quelle mon-tuose, dove è evi-dente che il WiMax potrà dare una mano a risolvere il digital divide della banda larga. “Esce un quadro molto equilibrato. Va via così la paura che il WiMax possa essere monopolizzato dai grandi operatori mobili per fini diversi dal digital divide e che siano tagliati fuori i piccoli. Del resto, mancano tra gli aspiranti Vodafone e 3 Italia”, sottoli-nea Decina. “Positivo che non ci siano solo Telco: il WiMax potrebbe portare così una ventata di nuova concorrenza”, aggiunge Stefano Nicoletti, analista di Ovum.

L’altra faccia della medaglia è che si respira un’atmosfera di prudenza

intorno a questa gara WiMax. “Gli operatori più grandi ci sono perché non possono non esserci. Ma forse faranno accordi tra loro e consorzi per rendere il business più sensato”, commenta Luca

Berardi, analista di Idc. “Non ha senso per un operatore

come BT Italia usare da solo una licenza WiMax regionale o addirittu-ra macroregionale. Gli serve infatti solo in certi posti, per raggiungere aziende laddove non ha co-

pertura di unbundling”. “Ma questo si rivela un

business adatto soprattutto a operatori integrati, fisso-mo-bili, i soli che possano fare un pieno uso proficuo delle licenze. Non a caso manca-no, tra gli operatori mobili, Vodafone e 3, che sono ad oggi meno integrati di Te-lecom e Wind”, continua.

“Vodafone e 3 vi hanno rinunciato anche per coerenza nei confronti de-gli investimenti fatti in Umts/Hsdpa”, aggiunge Nicoletti.

“Noi non faremo consorzi, andremo avanti da soli…se andremo avanti”, dice Khaled Bichara, direttore della Business Unit Fixed & Portal di Wind (oltre a essere membro della board del gruppo Orascom). “Non ab-biamo ancora una posizione definita sul WiMax, anche se pensiamo potremmo

ALESSANDROLONGO

usarlo per complementare le nostre reti sia fisse sia mobili… Il punto è che la solidità del business WiMax non è chia-ra”, aggiunge Bichara, confermando i dubbi che aleggiano intorno all’asta.

Molti operatori si trovano con un piede dentro e l’altro fuori, per quanto riguarda il WiMax. “Tiscali ha detto che non ci sarà, perché non è chiaro il ritorno sugli investimenti; ma comunque aggiunge che userà il WiMax tramite accordi già fatti con alcune aziende possibili licenziatarie”, dice Berardi. Insomma, chi è dentro l’asta resta prudente; chi è fuori vuole comunque lasciarsi la porta aperta al WiMax. C’è un misto di prudenza e interesse. “Ne deriva che il WiMax non è - come invece si pensava mesi fa- la killer application della banda larga, ma è una soluzione complementare nel digital divide”, aggiunge. Tiscali dice che l’interesse crescerà quando saranno messe all’asta frequenze più pregiate (più basse), per fare WiMax mobile. Ci vorranno però ancora alcuni anni.

E i grossi nomi in lizza, fuori dal mondo delle Telco? “Probabilmente sono nel ruolo di investitori - com-menta Berardi - Comprano la licenza e poi fanno rivendita all’ingrosso; così altri costruiranno la rete e venderanno il servizio all’utente finale”. “Curiosa - aggiunge - la presenza di Alcatel Lu-

cent, che quindi nel WiMax potrebbe avere il doppio ruolo di fornitore di apparecchiature e di licenziatario. Ma non è vietato”.

Un soggetto come T-Systems, con la licenza WiMax, potrebbe fornire soluzioni Ict e di outsourcing per conto terzi. Lo stesso vale per le televisioni: “Non credo pro-prio che useranno il WiMax per il flusso televisivo. Ha una banda insuf-ficiente”, dice Decina. Ovum e Idc concorda-no nell’immaginare che i soggetti televisivi faranno WiMax come business parallelo al proprio tradi-zionale. “Anche nell’asta francese si è visto lo stesso: tanti soggetti diversi, molte televisioni - sottolinea Ju-lien Grivolas, analista di Ovum -. Le televisioni hanno già i siti adatti, dove hanno le proprie antenne; per loro non è un problema mettere una base station in più per il WiMax”. In teoria potrebbero offrire il servizio direttamente all’utente, ma ha più senso farlo all’ingrosso, perché non hanno expertise tecnico e commerciale come provider. Del resto, Mediaset ha già da-to prova di questa strategia, costruendo una rete Dvb-h (Tv sul cellulare), poi affittata a Tim e Vodafone.

“Nella nostra asta francese, a diffe-renza della vostra, c’erano però anche molte pubbliche amministrazioni, che useranno il WiMax per fare reti wire-less cittadine”, aggiunge Grivolas.

Da noi mancano perché - come affermato da una

protesta sottoscritta da Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e guidata dal Comune di Genova - le PA nostrane non hanno fondi per

concorrere con gli altri operatori e non

se ne fanno molto di li-cenze regionali; avrebbero voluto licenze comunali e una corsia preferenziale per ottenerle. “Sì, ma alcuni dei nomi di piccole aziende locali, che vedo in lista, forse concorrono per conto di PA, con cui hanno

fatto accordi - commenta Decina -. Po-trebbe accadere così: loro acquistano la licenza e poi fanno la rete con l’aiuto delle amministrazioni pubbliche, a cui poi l’affittano, per servizi al cittadino”. In qualche modo, anche per i Comuni e le Province, il WiMax uscito dalla porta potrebbe così rientrare dalla finestra.

LUCA BERARDI Secondo l’analista di Idc è probabile che si formino consorzi di aziende al fine di ottenere un maggior ritorno degli investimenti

MAURIZIO DECINA Il presidente della Fub sostiene che alcune delle aziende potrebbero concorrere per conto della Pubblica amministrazione

In campo Toto Costruzioni, «patron» di AirOne

Chi c’è e chi noLa lista delle candidature mostra alcune sorprese: la più grande assente è sicuramente Vodafone; su Alcatel-Lucent i riflettori della curiosità