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    MARSI

    L'Abruzzo di2. 500 ANNI FAera abitato(anche) dai Marsi.L'eredita dei loroRITI PAGANIsopravvive nellefeste di oggi

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    S il primo di maggio vi trovaste a passare dalle parti di Cocullo ('LAquila) potreste ass istere a uno spettacolo impressionante, purche vi piacciano i rettili: centinaia diserpenti che awolgono tra le !oro spire l'imperturbabile statua di san Domenico. E l momenta cloudella Festa dei serpari , in cui si fondono tradizionipagane e cristiane. E non a caso. Piu di 2.500 annifa gli antichi abitanti di questa zona, i marsi, sacrificavano serpenri alia !oro dea, Angitia.GuERRIERI E STREGONI. Fieri e dal carattere "ru

    vido", chiusi in una striscia di terra avara tra illagodel Fucino (prosciugato dai Borboni tra ill855 e il1878 in cambia di pianura fertile) e le cime appenniniche, g li anrichi abruzzesi sono tra i piu en ig-

    matici di tutti i popoli vissuti in ltalia in epoca preromana. Awolti, gia per gli antichi,

    da un alone di mistero e di magia,si conquistarono Ia fama, oltre che

    di indomabili guerrieri, di stregonie guari to ri immuni dal vcleno dei

    serpenti. Ma chi e rano e da dove ve nivano?

    I marsi erano un gruppo tribale cheviveva nella zona dell'odierno comune

    di Luco dei Marsi, sulle rive dell'antico !ago del Fucino risponde Alessandro Naso, professore ordinaria di Preistoria e p rotostoria all'Universita Leopold-Franzens di Innsbruck (Austria).Gli scritto ri Iatini iniziarono a parlare di !oro nelIV-III secolo a.C. Ma, benche poco si sappia delle !oro origini, eprobabile che gia d ue secoli primasi fossero stabiliti nell'Abruzzo O ccidentale. Erali, infatti, che dopo essersi staccata dall'originariopopolo sabino, Ia nutrita comunira marsicana aveva trovato Ia sua patria adottiva.

    SACRIFICIOSIBILANTE

    La celebrazione delsacrificio dei serpentiin onore di Angitia,principale divinitamarsl.

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    PER L'ALDILAOggetti e restidi duebimbe, provenientida unatombadeii'Anfiteatro di SanBenedetto de iMarsi(Aq).ln.bllil!. il voltodi un sat iro ritrovatoad Alba Fucens,apochi chilometrida Avezzano (Aq).

    LA MARS I CA, poco lontana da Roma, fo tra leprime regionia convertirsi al CRISTIANESIMO, che ne assorbi le usanzeAnche i marsi, come quas i tutti gli ita lici centro

    merid ionali , facevano coincidere le !oro origini conil mi tico ver sacrum {"primavera sacra"), una migrazione di giovani mandati in cerca di nuove terre da abitare. Q uei pionieri avevano scelto di stabili rsi t ra le va lli interne ab ruzzesi e Ia parte settentrionale della Va lle del Li ri, e di costrui re i !oromaggiori centri intorno al lago del Fucino. Anchese non era p roprio "un piccolo Mediterraneo", come lo deftnl il geografo greco Strabone {I secolo),il Fucino era comunque uno dei bacini piu grand i deii'Italia ant ica.

    FAR WEST ITALICO. II bel panorama abruzzese,pero, aveva attratto anche altri (v. cartina nellapa-gina a destra). G li equi si erano insediati sullafe rtile riva nord-occiden tale del lago, doveavevano come vicini d i casa ivestini e i peligni, mentre gli ernici e i vo lsci erano rimasti nell 'attuale Lazio . Anche se ognunoaveva il proprio d ialetto, questi popoli parlavano tutti Ia sressa li ngua: I'osco. Losco appartiene al gruppo detto "sabel lico" delle li ngue italiche e doveva essere abbas tanza simile al latinodiceNaso. E mol o probabile, anche se resta solo un'ipotesi, che questi popoli avessero un proprio alfabeto: le iscrizion i che ci hanno lasciato, pero, nonpossono aiutarci a scoprirlo poiche pur essendonella !oro lingua sono serine con caratteri Iatini.

    La facil ita d i comuni caz ione non fa vo rl , nei facti,il buon vicinato. Un giorno amici e il giorno doponemici , i popo li dell'ant icoAbruzzo erano semprein Iotta tra !oro, come in un Fa r West ita lico. IIterritorio era moho povero e le genti che vi abitavano ricorrevano spesso aile armi: non per conquista, ma per rapina, per rubare bestiame, fare incursioni e saccheggi precisa Naso.

    La fama, comunque, i ma rsi non se Iaconquistarono certo come lad rid i pecore. Insofferen-

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    L'altro Abruzzo Popoli bellicosi

    Vestini, gli"alpini sciatori"dell'ltalia CentraleI opoli che abitavano!'Abruzzo primadell 'espanslone romanaerano costretti a vivere ea spostarsi tra gliaspri rilievi appenninici. Da buoni montana ri, avevanoimparatoa fronteggiare ilfreddo con un'attrezzatura simile a quellache glispo rt ivi usa no oggi su llepiste da sci.Racchette.l vestini,in particolare, aveva-no messo a punta unequipaggiamento adattoall'alta quota: per cammina re ne llaneve frescao ajutarsi nelle sa lite

    uti lizzavano un bastonedi leg no ch e terminavacon un disco di fe rro echeaveva un'estremitaa punta e l'altra formatada un ga ncio.Antigelo. Per non sentireil freddo, poi, si coprivano di strati di pelli epellicce, un po'comedi solito si immaginavestissero gli uominipreistorici. Ma, a differenza di questi ultimi, i vest iniavevano anche partico lari calzature, simili amodern i scarponi da sci:gam bali di pe lle ch iu si daga nce tti di bronzo.

    TeramoPenne

    Prata d'AnsidoniaAlba Fucens Corfinio

    5ulmonaLucodei Marsi5.Benedetto dei Marsl

    \1A TIRRENO

    Nella cartina, i popitalici che circa 2.500 afa abitavano I'Abruzzoloro centri principA.IARE ADRIATICO MarsiEqui-

    PescaraChieti Ortona

    Vasto

    carecini Peligni .._Vestini_Pretuzi-Marrucini=Frentani::

    INFLUENZELATINEAla.tg, mosaico dellVilla Rustica,scopead Avezzano (Aq).In alto asinistra,una testa, operadi un artista marsico5.QnQ, resti del tempitaico-romano diAngitiapresso Lucodei Mars (Aq ).

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    - - - - ------------ - - --- - - - - - - -- - ~ -Secondo alcuni antichi, erano DISCENDENTIDI MARS lA, divinita greca legata alla MUSICAti allo strapotere romano, dimostrarono tutta Ia!oro abilita di guerrieri contra il nemico comune.

    IN ONORE 01 MARTE. Si raccontava che un solosoldato marsicano valesse quanta quattro roman i,e persino i futuri fondatori dell'impero furono cost ret ti ad ammetterlo: "Mai una vittoria senza diforo, mai sopra di foro" dicevano. Del resto i marsino n si chiamavano cosl per niente: si diceva che illora nome fosse sta to scelto in onore di Marte (diodella guerra), Ia !oro "guida spirituale" du rante ilprimo viaggio verso Ia nu ova patria.

    .Laspetto del t ipico combattente abruzzese avrebbe da solo consigliato una prudence ritirata a qualunque guerriero del tempo. Per farsi un'idea ba sta osservare Ia statua del cosiddetto "Guerriero diCapestrano" (v. apag. 109). Probabilmente raffigura un re dei vestini, Ia cui immagine era stata scolpita per essere posta accanto alia sua tomba come ma-nito ai viandanti , quasi dicesse: "!! territorio in cuistate entrando mi appartiene, attenti a voi': Armatofino ai denti , di fende Ia sua terra con Ia spada e con I' ascia che stringe nelle mani e conle lance al suo fianco .Larmatura e ostituita da un disco di metallo sui petto, per proteggere il cuore, e uno dietro, per proteggere Ia schiena.

    II possente equipaggiamento da guerrano n basta ai marsi per salvarsi da una clamorosa batosta quando decisero di schierarsi con i sanniti contra Roma. Era Ia finedel IV secolo a.C. e, quella volta, non fecero dawero un a bella figura. Dopo Ia sconfitta no n solo lasciarono che i Iatini dilagassero, rna passarono anche dalla !oroparte, combattend o spesso a! fianco degli ex nemici come mercenari e diventando ricercati gladiatori nelle arene. Solo un paio di secoli piu tardi, in un sussulto di orgoglio "nazionale",scatenarono Ia rivolta degli alleati italici di Romacontra I'Urbe per ottenere gli stessi diritt i dei cittadini romani. Era Ia Guerra sociale (91-88 a.C.)chiamata anche Bellum marsicum (Guerra marsicana), perche il comandante in capo dei ribelli eraun condottiero dei marsi. Alia fine prevalsero gliin teressi economici. Cia che piu contava per gli antichi abruzzesi era garantirsi un tranquillo accessoai pascoli migliori.

    Infatti, solo con molta fatica gli agricoltori marsicani riuscivano a coltivare tra quelle aspre montagneviti, olivi, mandorli, ortaggi e legumi, tutti piuttosto striminziti .Lunica chance era quindi dedicarsi alIa pastorizia. Pastori e allevatori se Ia passavano in ef-

    [ !04 IS]

    fetti meglio. Co n le !oro greggi riuscivano a far frontea tante necess ira: i bovini per illavoro nei campi, capre e pecore per Ia lana e illatte, i maiali per Ia cena.Ledonne lavoravano pelli e tessuti e producevano stoviglie in ceramica da usare per mangiare, cucinare oconservare le prowiste. Gli uomini invece erano costantemente impegnati nella ricerca di nuovi sentieri per raggiungere, in inverno, i pascoli di pianura. Fuallora che prese forma !"'autostrada" dei tratturi, usata poi per secoli. Lungo quei sentieri i marsi costruirono una serie di centri fortificati, quasi degli "autogrill"della transumanza, dove fermarsi per far riposare il bestiame o rifugiarsi in caso di attacco nemico. A forzadi fi-equentare boschi e valli i marsi diventarono anche esperti in piante medicinali, che usavano per curare ferite e malattie: si guadagnarono coslla fama distregoni, guaritori e incantatori di serpenti.

    SEGUACI 01 CIRCE .Lane di ammansire i rettili, narravano gli anti chi, era stata tramandata ai marsi nientemeno che dal figlio della maga Circe (quella che, nell'Odissea, ammalia Ulisse e trasforma i suoicompagni in porci), che si chiamava appunto Marso.Per questa sicredeva che Ia dea prediletta dagli antichi

    DISCH IRICAMATIAdestra. dall'alto,anfiteatro di SanBenedetto dei Marsi(Aq); dischi in bronzocon decorazionigeometriche dellanecropoli di Cretaro(Avezzano, Aq): eranousati dalle donnecome ornamentoenon dai guerrieri

    come corazze.

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    COMBATTENTIA.s.i.niilla, bronzettidel Santuario di Ercolead Alba Fucens,sitoarcheologico ai piedidel Monte Velino (Aq).

    abruzzesi, Angitia (il cui nomederiverebbe da anguis,"serpente" in Iatino) altri non fosse che Circe in persona, o una figura ispirata a lei. Incantatrice di serpenti, conoscitrice deisegreti delle erbe medicali,Angitiadimorava- secondo i marsi - in una grotta presso il!ago del Fucino e poco lontana dalla citta che portavalo stesso nome della divinita, costruita fra Ia so mmita del monte Penna e la riva dellago. In quell'antro,ogni primavera, Angitia riceveva il sacrificio di tutti iserpenti che i marsi erano riusciti a ca tturare nei paragg i. Per lo ro, come per molti altri popoli, il serpente era simbolo di immorralita.SACRO E PROFANO. Nei prirni secoli del cristianesi-

    mo, la rap ida diffusione dellanuova religione non ba-sta a far piazza pulita di queste credenze.Non potendole ignorare, i cristiani cercarono almeno di portarledalla loro parte, giocando la carta di san Domenico.Pare che il fra te benedettino, di cui il paese co nserva

    - -

    Offerta votivaritrovata a luco deiMarsi (Aq) , dove sitrovava un santuariodi Angitia.

    le reliquie, fosse arrivato a Cocullo intorno all'AnnoM ille, giusto in tempo persalvare il paese da un'invasione di vipere. Cinque secoli pili tardi, per ringraziarlo e assicurarsene la protezione, gli abitanti iniziaronoa celebrare Ia Festa deiserpari. Da allora, il primo giovedl di magg io di ogni anno, a mezzogiorno, Ia statuadi san Domenico viene gioiosamente portata in processione per tutto il paese, avvolta dai serpenti (innocui) che i giovani delluogo hanno raccolto - come i!oro antenati di 2.500 anni fa - nei boschi dei dintorni. Mentre i rettili si attorcigliano pigri intorno a1 co ltoe alia testa della statua, tutti li osservano attenti. Seil viso del santo rimane scoperto il presagio e uono.Se invece i serpenti gli coprono gli occhi, il presagio efunesto. Dopo la processione, i serpenti di oggi vengono riportati nelle loro tane. Quellidei marsi, inve-ce, morivano nel nome di Angitia.

    Maria Leonarda Leone

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    MUSCOLOSI,barbuti e ALTI piudi un metro e 65, pergli altri popoli italicierano dei G I GANTI

    Savessero seguito uno scoiattolo chissa chenome avrebbero avuto. Invece la leggendanarra che a guidarli ve rso quella che divenne poi Ia loro terra fu un picchio (picus, inIatino). E per questa si chiamarono piceni. Ma dadove venivano? Perche si sarebbero messi suite tracce di un picchio? E perche oggi, vicino a Salerno, amolti chilometri dagli antichi domini piceni, c'e ancora un Agro Picemino?

    MIGRAZJONJ 01 PRIMAVERA . Tune le genti stanziate quasi 3mila anni fa nelle at tuali regioni deii'Italia Centrale facevano risalire le loro origini al cosiddetto ver sacrum (Ia "primavera sacra"). Si trattava di una mig razione cui erano destinati, compiu-ti i vent'anni, i nati in una determinata primavera,che venivano consacrati al dio della guerra Mamerte. S i narra che queste spedizioni fossero guidateda un animale sacro che indicava la strada al gruppo e poi lasciava in dono il suo nome al ia nuova popolazione spiegaAiessandro Naso, doceme di Preisroria e Protostoria ali'Universita Leopold-Franzensdi Innsbruck.

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    cuocere vasi e forgiare armi, attivita in cui i piceni seIa cavavano piuttosto bene. Infatti avevano a disposizione un temibile arsenale.

    I piceni erano i Rambo delloro tempo: in battaglia sfoggiavano un equipaggiamento che non avevauguali in tut ta l'Italia preromana. A piedi, a cavalloo su carri da guerra, vestiti con corte casacchee conuna specie di cinturone in bronzo, attaccavano il nemico con ogni mezzo: asce, giavellotti, spadoni con lama a doppio taglio e spade pili corte, pugnali e mazze sferiche dj pietra o ferro.Per difendersi, l'equipaggiamento comprendeva, oltre a sandali chiodati perancorarsi ai carri da guerra, un grandescudo rotonda, gli schinieri (parastinchi da guerra) e I'elmo. Tutto in bronw. Come Ia corazza: due dischi ftssati a una larga cintura appoggiata sullaspalla destra e tenuti insieme da strisce di cuoio, che proteggevano il cuoree Ia schiena del guerriero (v. !aJotodella statua qui a ianco).

    < piceni modiftcavano continuamente illoro armamento, aseconda dj come si evolvevano letecniche belliche dice Naso. Que-sri cam biamenti si spiegherebbero conIa !oro presunta at tivita di mercenari.E con l'esigenza quindi di tenersi "ag-giornati". I guerrieri piceni erano apprezzati daglieserciti di tutta Ia Penisola, e molti di !oro furonosepolti lontano dalla !oro patria, in Sicilia o nell'ltalia Settentrionale.

    OLIVE, VERDICCHIO E PIADINE. Quando noncombattevano al soldo di altri popoli, i piceni eranopacifici agricoltori. Non erano ancora "ascolane" eripiene, rna gia nell'antichita le olive che si raccoglievano intorno ad Ascoli erano famose, insieme aliafrutta (mele, pere, uva) e a! grana. E secondo alcuni , i romani impararono ad amare il verdicchio diJesi proprio dai piceni.

    CURA DEl DETTAGLISopra e adestra, l kit del guerriero: unelmo euna spada conservati al Museoarcheologico di Ancona.A.iin.islra,il pendaglio di una fibula trovatanella necropoli di Numana (Ancona).

    Con Ia farina di grana le donne preparavano Ia !oro ricetta tradizionale, una piadina secca impastata con succo d'uva, cotta

    e poi gustata con latte o miele. Alia carne provvedevano i cacciatori che erano ,

    come i !oro colleghi pastori, formidabilicamminatori. In cerca di prede o pascoli,arrivavano a percorrere centina ia di chilo-

    metri in pochi giorni. Ma a differenza di altri italici , i piceni tenevano alia salute dei !o-ro piedi. lnvece diandare in giro scalzi, insie

    me alia tunica di lana (per l'inverno) o di lino (perI'estate), strettadal cinturone metallico, indossavanosandali in pelle o, se erano genre importante, lussuosi sandali in legno e bronzo importati dall'Etruria.

    BRUTTI CEPFI. lncontrare un piceno tra i boschidoveva fare un cerro effetto: gli uomini erano molto muscolosi a causa delle lunghe camminate, pilialti degli altri italici (Ia cui statura media era di 1,65metri per gli uomini e di 1,55 perle donne), e avevano folte barbe e fronte alta. Anche il gentil sessono n scherzava: olt re a sbrigare le faccende do mes tiche, le donne lavoravano e tessevano Ia lana, rna so- >

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    1190% dei paesi in cima alle COLLINMARCHIGIANE ha lontane origini piceneprattutto impastavano argilla per vas i e utensili. Perore.Avevano quindi bicipiti particolarmente sv iluppati e gambe appesantite dalla vita sedentaria. Un'esistenza cosl durava nel migliore dei casi 30-35 anni.

    Tombe e luoghi di culto erano lontani dalle zoneabitate.

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    Piceno Le terre del picchio Iprincipali insediamentipiceni nelle Marche e nAbruzzo (in rosso piu scuroil territorio originario).MARE ADRIATICO

    L'en igmatico culto di Cupra, Ia dea-madredei picen iNssuno sa co me fo sse raffi-gurata, ma c'e chi giura cheavesse le ali: Ia dea Cupra,un a divinitapicena, era una dea-madre della fertilita e delle acq ue.Madre comune. Gli storici antichisostenevano che Ia dea veneratasullitorale adriatico fosse Ia stessache i greci chiamavano Hera, iromani Giunone e i Iatini Bon aDea.

    Per tutte, l'acqua aveva un ruolofondamentale: percio i luoghi aloro consacrati erano vicini a fiumie sorgenti. II piu importante e forseil santuario di CupraMarittima(Ascoli Piceno). una loca l ta che hapreso il nomeproprio da questoantico culto: 'imperatore romanoAdriano, volendo nobilitare leproprie origini, racconto che era

    proprio 11 che i suoi an tenati ibericierano approdati.Anelloni. Restano un misteroanc he gli ane llon i di bronzo trovativicino ai santuari dedicati a Cupra:con un diametro fino a 20 centime-tri e con 6"nodi ': pesavano anche2chili.Troppo per dei bra cciali,persino peri l polso di una robustapicena.

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    Gli antichi umbri nei loro riti PROPIZIATORIinvocavano una TRIADE DIVINA: Giove, Marte eVofione (il Quirino dei romani), poi sostituito da Minerva

    Ant ichissimi? Non proprio. Pacifici?Nemmeno. Effeminati? Neppure unpo'. E che dire della fantasiosa spiegazione secondo cui furono i greci a chiamarli ombrioi, dal momento che erano sopravvis-suti aile piogge (in greco ombros) del primo diluvio? Gli storici antichi a volte calcarono Ia rnano parlando dell'antico popolo umbro. Ma se nelI secolo d.C. anche uno scrittore rinomato comePlinio il Vecchio affermava che Ia gente umbra "econsiderata fa piit antica d1talia", qualcosa di vero doveva esserci.

    TANn UMBRI. In realta Ie origini di questo popoloitalico sono ancora rnolto discusse. E cisono umbri eumbri. Possiamo parlare di umbri riferendoci aen-tita sociali e culturali diverse spiegaAugusto Ancillotti, linguista e presidente dell'Istituto di ricerche edocumentazione sugli antichi umbri (Irdau). sp iegaGrassigli. Percio sopportarono gli etruschi, anchese li considerarono sempre un popolo pericoloso econ rnanie irnperialiste. E mentre gli aristocraticiper stringere alleanze scambiavano mogli coni vicini, le classi piu bassevivevano gornito a gornito conscribi e commercianti giunti dall'E truria.FoRTEZZE. Siccorne fidarsi ebene rna non fidar

    si emeglio, gli umbri fortificarono comunque i !oro villaggi con poderose mura. comunita eranouna ventina: vivevano divise e organizzate in mo-do autonomo, rna erano confederate tra !oro spie-

    SEPOLTIIN VASOUrne cinerarie in unatomba umbra: fino alXsecolo a.C. gli umbrisi facevano cremare.

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    LAVORlIN CORSO

    Archeologi allavoronella necropoli umbradi Terni, scoperta afine 'BOO durante Iacostruzione dellalocale acciaieria.

    RICORRENZAUnmomentodella Corsa deiCeria Gubbio,unafesta dedicata asant 'Ubaldo rnaereditata dagli antichiumbri. Si celebraillS maggio.

    gaAncillotti. Iguvium, l'attuale Gubbio, era il centro politico e religioso della confederazione: I'avevano sce!ta per !a sua posizione centrale, lungo un frequentato percorso che, snodandosi tra le montagne,collegava Ia costa tirrenica e quella adriatica. Una fitta rete di sentieri collegava i due piu important i as-si viari del territorio, che portavano i viaggiatori danord a sud e da est a ovest. I tracciati erano gli stessiche, di ll a pochi secoli, i romani avrebbero trasformato nella via Flaminia (iniziata nel 220 a.C.) e nella viaAmerina.STRADE E PECORE. Ma i collegamenti sui terri to

    rio erano garantiti non solo via terra: sui numerosicorsi d'acqua, primo fra tutti il Tevere, viaggiavano infatti uomini e me rei. Fra queste, I'apprezzato formaggio di Sarsina (Fe). Ma non solo. Buonaparte dell' economia umbra girava intorno all'alle-

    vamento delle pecore, che d' estate si portavano aingrassare negli alti pascoli interni, mentre d'inverno traslocavano neUe regioni costiere dell'Adriaticoo del T irreno. Deltoro territorio gl i umbri sfruttavano anche i grandi boschi dell'Appennino, per ricavarne legname da costruzione. Inoltre erano abili a lavorare i metalli.

    Pastori, boscaioli e fabbri, vestiti di tuniche di la-na e pellicce, difficilmente avevano a che vedere coni "costumi effeminati" che gia nel N secolo a.C.lostorico greco Teopompo attribuiva a questi italici.

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    L'uso delle armi era riservato agli ARISTOCRATIC!.E dall'esercito erano esclusi MERCENARI stranieritruppe non riuscivano "ne a reggere ne a trasportare le masserizie".

    Nella realra, gli umbri potevano con are su terrericche d'acqua, rna montuose e quindi tali, dicevail geografo greco Strabane nel I secolo a.C., "da nu-trire gli abitanti piuttosto di spelta (una sorta di farro, ndr) che di frumento". E infatti gli umbri, che atavola erano molto frugali, riservavano ai banchettisacri tutte le sflziosita della !oro cucina: immancabile erano Ia tipica "crescia", che chiamavano mefa e assomigliava a una focaccia, ol tre alia zuppa difarro, all'idromele e alia carne arrostita su sp ied i egraticole. A questi piatti tradizionali si aggiungevano impasti dolci cotti e un pasticcio a base di strutto, farina e carni sminuzzate.

    Era una specie di "pranzodella domenica", accompagnato dalla musica e dalle danze degli officianti: imembri della Confraternita Atiedia. Si trattava diun collegia di cento cittadini notabili , cinque membri per ognuna delle comunita confederate, che sialternavano nelle funzioni politico-religiose della confederazione provvedendo anche all'occorrente per iriti spiega Ancillotti. II dispendio econom ico eranotevole, anche perche le occasioni per chiedere ilfavore degli dei non mancavano. Quando si gi udicava necessaria rinsaldare il patto tra Ia citta e Ie clivi-nita, gli umbri organizzavano una processione intor-no alle mura, con diverse stazioni al l'esterno e all' interno delle tre porte principali, e imponenti sacrifi-ci ani mali, cui seguiva il banchetto rituale prosegue1'esperto. Altro che certi ricevimenti di nozze: i commensali po tevano essere 12mila!

    FESTAIOLI. La passione perle grandi feste e tata ereditata dagli umbri moderni. Ancora oggi, lungo Ia salita che porta a! monte Ingino , ill5 maggiodi ogni anno la statua del patrono sant'Ubaldo sfldasan Giorgio e sant'Antonio abate. Galoppano sulle spalle dei !oro fedeli, appostati come vedette suenormi "ceri" (alti conten itori di Iegno): 275 ch iliportati di corsa da gruppi di venti uomini, lungo iltracciato delle ant iche mura tra le stradine in pietrache si inerpicano verso Ia basilica di Gubbio. Comein molte feste tradizionali dell'Italia Centrale, nellaCo rsa dei Ceri (inaugurata pare nel 1160, ndr) sonoconfluiti modelli rituali radicati nella coscienza della gente. Percio non e trano che tanti dettagli , spar-si nei vari riti iguvini preromani, ricorrano nella fe-sta: le tre soste davanti aile porte della citta, Ia "barella" peril trasporto dei ceri con i santi (che hannapreso il posto degli animali da sacrificare), i tre girirituali attorno a un pozzospiega Ancillotti. Quando invece volevano ottenere favori dagli dei, gli um-

    bri celebravano sacriflci e lasciavano offerte nei santuari, posti per lo pili sulle alture. Si rivolgevano allora alia dea Cupra (molto amata anche dai piceni),al dio Pomona (garante dei raccolti) o alia dea Flusa (s ignora della primavera). Evocarli era facile, capire quello che dicevano un po' meno. I sacerdoti sibasavano percio sull' interpretazione del volo degliuccelli. L' osservatore doveva disporsi rivolto a est eavere sott'occhio illuogo o 1'oggetto sul quale chiedeva il parere divino. Perche il responso fosse positivo, un 'upupa e una cornacchia dovevano lanc iare il!oro richiamo volando da sud a nord , seguite da unpicchio e una gazza dirett i, pen), in direzione opposta spiega Ancillotti.

    UNA SCRITTURA MISTERIOSA. Con oracoli coslcomplessi, non stupisce che anche Ia lora scrittura sia per noi enigmatica. Gli umbri, che parlavanouna lingua di origine indoeuropea, scrissero poco,e quando lo fecero usarono prima l'alfabeto etrusco e poi quello Iatino. L'affermarsi del Iatino nonfu casuale: gia nel IV secolo a.C. questi italici erano venuti in contatto con i romani. Come accadde in parte anche agli etruschi, Roma- pur avendola possibilita della conquista militare- trovo accordi con Ia parte filoromana dell'aristocrazia spiegaGian Luca Grassigli. Gli umbri vissero percio unaspecie di "autoromanizzazione", stringendo patticoni !oro vicini per avere una garanzia di sop ravvivenza. Il loro unico sussulto di orgoglio venne so ffocato nel 295 a.C. dai legionari: sconfltti insiemea galli senoni ed etruschi, furono sottomessi e illoro territorio colonizzato. Da que! momenta Ia !oroidentita culturale venne assorbita progressivamente nel mondo Iatino. E dal I secolo a.C. gli umbridiventarono solo un ricordo tra gli aneddoti degliscrittori antichi.

    Maria Leonarda Leone

    ANTICHIPERCORSIle rotte dellatransumanza usateancora oggi furonotracciate gia daipastori umbri inepoca preromana.

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    Antica Umbria Tra strade e tratturi

    IImisterioso "brevia io" umbra:le Tavole lguvineN n han no una,rna due facce dibronzo. Sonosette tavolette, le piugrandi alte poco menodi un metro, le piu picco le 40 em, e pesanotra i 2,5 e i 7,5 kg. Scrittein lingua umb ra, rnacon alfabeto sia etruscoche Iatin o, le Tavolelguvine (o Eugubine,futo) sono il piu importantetesto sugli umbripreromani.Catechismo. Come unaspecie di "brev ia io",contengono istruzionirituali peri membridella ConfraternitaAtiedia (v. artico/o).ltes ti ricordano antich iculti e riti fino a quelmomenta tramandatisolo oralmente. Alcuni

    storici sono convin-ti che furono fattered igere nel momentain cui Ia cultura umbracominci6 a soccombere sotto romani.Enigmi. Furono incisetra illll e il l secolo a.C.,cinque su entrambele acce, due solo suuna, rna i testi sonomolto piu antichi (parerisalgano all'inizio dellmillennia a.C.). Tradottequasi per intero, seppurco n pa ssaggi dubbi, c'eancora un mistero cheriguarda queste tavole:si sa che riaffioraronoa Gubbio nel1444 e lComune leacquist6nel1456, rna restanoignoti Ia provenienza,le circostanze e illuogodelloro ritrovamento.

    RICICLATALa via Flaminia nellacitta di Carsulae,ampliata in epocaromana. La viaconsolare segul iltracciato di una stradagia usata dagli umbri.

    ' .

    Rimini

    SpoletoTemi

    Nella cartjna, ilterritorio occupatodag i umbri oltre 2.500anni fa, coni principalicentri: arrivava finoaii'Adriatico. Mainprecedenza,secondogli antichi, si spingevaanche piu anord.

    MARE ADRIAT

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    IlTIRANNO di Siracusa Dionigi ilVecchio (430-367 a. C.) importava inSicilia cavalli veneti per il suo allevamento

    S gli antichi romani non fossero stati cosl "invadenti", oggi i senesi andrebbero inVeneto a scegliere i cavalli pili forti da farcorrere al Palio. E i turisti in gita a Venezia, invece dei cristalli di Murano, si porterebbero a casa le situle, i vasi in bronzo tipici della regione 2.500 anni fa. Ma e andata diversamente: iveneti attuali, a parte il nome e Ia passione per ilbuon vino, conservano ben poco dei !oro antenati.

    0ALL'AsiA MINORE AL Po. Gli antichi veneti sidistinguevano da tutti gli altri popoli italici perchepili aperti agli influssi esterni e meno bellicosi.In comune con !oro avevano invece i nobilie mitici natali. Per Ia leggenda, i paleovenetierano originari della Paflagonia, una remota regione dell'Asia Minore a sud del Ma rNero. Un gruppo di cavalieri paflagoni eraaccorso in aiuto della citta di Troia duranteIa guerra contro i greci. E dopo Ia sconfitta, gli alleati sarebbero stati cacciati dalla madrepatria e costretti a cercare una nuova ter-ra in cui vivere. Il viaggio li avrebbe portati, tra ilII e il I millennia a.C., nell'ltalia No rd-Orientale.Ll dec isero di occupare i Co lli Euganei, tra l'Adriatico e le AIpi Orientali. Secondo Ia leggenda, a guidarli sarebbe stato I'eroe troiano Antenore, personaggio dell'!Liade e fonda tore di Padova.

    La leggenda rimane leggenda, rna e certo che gianel IX secolo a. C. c'era chi abitava stabilmente ilvasto territorio compreso fra illago di Ga rda, il Po,leAlpi friulane e il Tagliamento (v. cartina neflapa-gina accanto). Ma erano immigrati o gente del posto? Le scoperte pili recenti dimostrano che i veneti antichi erano autoctoni spiega Angela Serafini Ruta, specialista in protostoria veneta ed ex direttore del Museo nazionale atestino di Este (Pd).E rano cioe nati e cresciuti nel territorio che oggicorrisponde pili o meno all'attuale Veneto.

    CITTA o 'ACQUA. Anche se illoro terri torio eravasto, i ve neti seppero organizzarlo a! meglio. Conlargo anticipo rispetto agli altri popoli preromanifondarono grossi centri, attorno ai quali costruirono- come in una moderna periferia - villaggi pilipiccoli. In pianura, lungo Ia costa o sulle alture delimitavano sempre i !oro insediamenti con fiumi ofossati. I veneti antichi, un po' come quelli di oggi,avevano infatti un legame inscindibile con I'acqua.

    Gia pili di mille anni prima che nascesse Venezia, lo storico greco Strabone note che le citta venete erano "mofto similia isofe". Orti e recinti si al-

    ternavano aile case di forma rettangolare, do -ve tutta la famiglia conviveva in una, al massimo

    due stanze. Forse per qu es to tu tti partecipavano ai-le attivita artigianali, come colare il vetro o lavorare Ia ceramica e il bronzo. Attivita, quest' ultima, incui erano piuttosto bravi, anche grazie al costanteaggiornamento garantito da maestranze itineranti. I prodotti degli artigiani venivano venduti direttamente.

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    Veneto Quando Venezia non c'eraNella cartjna,Iprincipaliinsediamenti delVeneto preromano.La linea di costaera piu arretratarispetto aoggi.

    Vasovenetomontato su ruote.

    UNMODELLOANCORA USATOI radizionali casoninel Delta del Po,dasempre usati daipescatori. Le abitazionidei veneti, in pianura,erano costruite conpali ecanoe, ma anchecon illimo del fiume.

    GardaAngaranoMagre

    C' Lagole di Calalzo

    Montebelluna Concordia SagittariaAltino

    ValeggioLegnago

    Fratta Polesine

    PadovaMontegrottoEste

    AdriaAriano Polesine

    MARE ADRI - TICO

    Sinonimo di conqu istatoriC i erano i veneti cheGiulio Cesare sconfisseinBretagna ne l 56a,C.? E veneti"troia ni"ch eab itavano I'Asia Minore,quellidei Balcani (de tti anche venetiillirici),quelli de ii 'Europa delNord e quelli delLazio (ivenetulani )? Che cosa c'entrano con i veneti del nos troNord-Est?Popolo doc.

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    Sui colli costruivano CASE SEMINTERRATEcon tetti di PIETRA CALCAREARaro esempio di sociedt multietnica, i veneti

    erano molto aperti nei confronti degli altri popo-li. D'altronde, per la sua posizione, illoro territo-rio era una zona di passaggio, al centro di scambicommerciali. Ben presto i paleoveneti entrarono incontatto con gli etruschi, i greci, i celti e i romani.

    AREA FERT ILE. l: altro enorme pregio della loroterra era Ia ferti lidt. Non bisognava essere partico-larmente portati per l'agricoltura per riuscire a col-tivare cereali e legumi nella Pianura Padana Orien-tale, ricca d'acqua, ne essere provetti boscaioli persfruttare le enormi risorse naturali dei boschi chericoprivano tutto il territorio. I pa leoveneti, po i,non erano tipi da adagiarsi sugli allori: invece disperperare le !oro risorse, cercarono di preservarle.Per esempio mettendo in pratica, gia piu di 2mi-la anni fa, la rotazione delle colture per non impo-verire il suolo. Coltivavano leguminose, come Iaveccia (che producepiccolifogioli, ndr), i piselli e lelenticchie, a cui alternavano molt i cereali: farro, or-zo, miglio e frumento dice Angela Serafini Ruta.

    Dai cereali le donne ricavavano Ia farina con Iaquale impastavano focacce e panini, serviti a tavo-la addolciti con il miele e accompagnati da noci,nocciole, fichi secchi e olive. II tutto innaffiato conil vino prodotto dalle viti della Val policella. Se ave-vano voglia di pesce c' erano le anguille pescate nel-la laguna, le cui pelli erano impiegate anche comelegacci e corde per gl i archi .Con il latte delle capreproducevano ricotta e formaggio, mentre chi pre-feriva la carne poteva op tare per il maiale essicca-to, la capra o Ia pecora arrosto.

    CAVALLI DA COMPETIZIONE. Di rado si uccide-vano i buoi: questi animali erano usati nei campi,quindi erano molto piu utili viv i che come bistec-che. Neppure Ia carne equina si mangiava: consi-derato un animale sacro, il cavallo non solo si sal-vava dalla macellazione, rna da morto veniva addi-rittura sepolto accanto agli uomini. Ricercatissimidai greci e dai romani, considerati un prezioso do-no per i sovrani, i destrieri veneti erano paragona-bili alle mucche sacre dell' India di oggi. Con una

    CONFINENORD.5.Qpra, il piu grandeponte naturaled'Europa,aVejatra iMonti lessini(Verona), al confinesettentrionaledell 'antico territorioveneto.

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    FINIVASIDl BRONZOLa situ/adetta"Benvenuti"(600 a.(.): raffigurale attivita di unallevatore di cavalli.

    differenza: le possenti bestie paleovenete si eranoguadagnate l'aura di sacrali ta sui campo, batten-do tutti i !oro avversari nelle gare equest ri durantele antiche Olimpiadi, in Grecia. E proprio il valoreeconomico e simbolico dei destrieri veneti li spedivadritti sull' altare delle divinica pili importanti. Gli deiminori siaccontentavano invecedi buoi, agneUi o maialini. II tipo di bestia da sacrificare, Ia sua era e le partida bruciare si stabilivano in base ai rico da compiere.

    Ma i venet i antichi amavano anche le frivolezze.Lo dimostrano i !oro abiti, pili curati rispetto aile anonime tuniche di altri popoli italici. Labbigliamento, sia mascn1le che femminile, cambiava aseconda dell'eta e del rango spiega Serafini Ruta.Le donne indossavano gonne scampanate con ilgrembiule e uno scialle lungo fino alia vita, che copriva !oro i capelli. II giorno del matrimonio, le ragazze ornavano Ia gonna con un cinturone in lamina di bronzo e indossavano un bustino per snellireIa vita. Portavano collane di vetro o corallo, pettorali, armille, bracciali e cinture di stoffa. Gli uomini si accontentavano invece di indossare una tunica e unmancello. Illoro unico vezzo era il cappello: i pili nobili ne usavano un o a larghe tese simileal petasos, il berretto et rusco in feltro o pelle. E aipiedi indossavano stivali di pelle, adatti a cavalcare.

    UN A PACIFICA SCONFITTA. I veneti in circa seisecoli ricorsero di rado aile armi , combat-

    A LEZ IO NE DALLA DEA. I sacrifici erano accompagnati da cerimonie di purificazione: gli uominisi immergevano nell'acqua fino alia vita o bevevano da una coppa versandone a terra il resto del contenuto come offerta alia divinita. Per qu esta i santuari, collocati sempre al di fuori delle citta, si trovavano spesso in prossimita di laghi, fiumi o sorgenti, sia che fossero dedicati a divinita maschili,come il dio delle acque Apono, che a divinita femminili, come Reitia. Simile alia greca Hera,Reitia era una delle dee pili amate: - - - - - ~ tendo per lo pili a fianco dei roma-riccamente vestita, padrona delCielo e della Terra, era in possesso d i una chiave che aprivae chiudeva il ciclo della naturae della vita. Signora dellafecondica, presiedeva ai-le nascite e all'educazionedei giovani: percio le erano devote per lo pili le donne, e nel suo santuario, presso l'attuale Este (Padova), lesacerdotesse insegnavano l'arte della scrittura come in unascuola (v. riquadro sopra).

    ni e per difendersi dai galli. Maanche questi comodi alleativennero inglobati dai romani. Dalla fine del III seco

    lo a.C. l'alleanza comin-~ ~ i ~ ~ ~ cio a trasformarsi in dipendenza, i pili deboliadottarono lingua, cu l-tura e l'alfabeto dei piliforti; e praticamente sen

    za accorgersene , nel I secolo a.C. i paleoveneti era-

    no diventati romani. Maria Leonarda Leone

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    MUSICA ePIRATERIAGli abitanti della Liguria erano gente arcigna eTENACE. Defini"STIRPE MUSICALE", furono pero anche guerrieri e navigator

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    L'ULTIMABATTAGLIALa ricostruzionedell'ultima resistenzadei friniati, unadelle tribu liguri piucombattive, controi romani. Lo scontroavvenne nel177 a.C.efu durissimo: aliafine il console QuintoPetilio Spurinoespugno Ia forteuasui monte Valestra(Re), rna perse Ia vita.

    Dlla !oro lingua si sa pochissimo, del

    le !oro origini ancora meno. E la !oro arte, insieme alia religione, resta unenigma che neppure il recente ritrovamento di quattro antichissime statue-stele avvenu

    to in Lunigiana (fra Liguria e Toscana) e iuscitoa sciogliere. Tra i popoli che abitavano l'Italia oltre 2.500 anni fa i liguri sono forse i piu misteriosi. Ben prima che Fabrizio De Andre intonasse lesue poesie in dialetto ligure, Platone (V-IV secoloa.C.) li aveva definiti "stirpe musicale". Altri li descrissero come rozzi barbari, rna anche come abiliguerrieri, coraggiosi navigatori e pirati.

    UN'ALTRA LIGURIA. Per i piu antichi storiografi greci (Esiodo, Filisto di Siracusa ed Erodoto),erano liguri tutti gli abitanti di una grande fettadell'Occidente allora conosciuto, compresa fra 1'odierna Provenza (Francia Meridionale) e il flumeEbro (Spagna) . Una definizione un po' vaga, chedimostra pen) come !'area popolata dalle rribu liguri fra !'VIII e il I secolo a.C. fosse ben piu ampiadella Liguria di oggi. Del res to , fino a lla fine delI secolo a.C., peri romani questa regione andavadal Rodano (in Francia) fino all'Arno, con il marea sud e il Po a nord (v. cartina nella prossima pagi-na) . Sarebbero state proprio le paludi alia foce del>

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    Ancora nel III SECOLOA. C. ilgreco Eratostenechiamava ''Ligustike"(cioe Liguria) tutta laPENISOLA IBERICARodano a suggerire ai primi navigatori greci il termine "liguri " . La radice fig significherebbe infatti "melma'', "palude" e il nome voleva quindi dire,piu o meno, "abi tant i delle paludi".

    MosAICO DI PO POLl. continua Negrino. Coslfiorivano spesso leggende e nomi dire mitici. Ma oggisi sa che nel Nord-O ves t dell'Italia c' era una cultura indigena antichissima, forte e persistence, su cui siinnes tarono poi altre tradizioni provenienti dall'Europa>> Nelle grotte dei Balzi Rossi (tra Ventimiglia eMentone) gia 200mila anni fa vivevano gli antenatidi que! piccolo gruppo di cacciatori, donne e bambini liguri che 160mila anni fa "emigro" in Franciain cerca di cibo, trovando riparo nella grotta di La-zaret a Mont Baron (presso Nizza), dove sono statescoperte le tracce delloro passaggio.

    MoNTANARI. I liguri preromani rimasero sempreun po' "primitivi". Greci, Iatini ed etruschi li giudicavano "barbari, montanari e bugiardi". E illo-ro abbigliamento non po teva certo dirsi all'ultimamoda: uomini e donne indossavano tuniche di lana, rozzi mantel li (detti saghi) e pelli di ani mali perproteggersi dal freddo.

    Avevano gambe particolarmente muscolose, perche no n conoscevano l'uso del cavallo ed erano costretti a coprire lunghedistanze a piedi. E se barbeincolte e corpi da "palestrati" non rendevano cerro dei damerini gli uomini, le donne non erano dameno. Oiversamente dalle matrone romane, snobe dalla pelle candida, a iutavano i !oro uomini nelle fatiche quotid iane, dissodavano Ia terrae ne raccoglievano i pochi frutti, portavano le greggi a! pascolo, in casa lavoravano l'argilla, ftlavano e tessevano Ia lana. Non avevano i bicipiti dei mariti, rnasapevano sicuramente difendersi da sole. E affron-tare una vita duriss ima. >

    AMAVANOIL BRONZO

    ~ . e l m o in bronzocon paraguance usatoda un guerriero liguretra Ia finedeiiVe11nizio del Ill secoloa.C.In bassoasjnjstra,armille (un tipodibracciale) in bronzo,decorate con motivigeometrici. Leusavano gli uominie edonne.

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    Isegreti inviolatidelle statue-steleG errieri austeri dal corpo edal volto stilizzato, donneadorne di col ane: c'e chile ha definite un en igma insolubile. Sono le statue-stele trovatenel territorio della Lunigiana, raLiguria eToscana.Culti perduti. Finora seneconoscono 70, ma non si sa esattamentea cosa servissero, ne chirappresentassero. Sco lpitenellapietra durante I'Eta del Rame (Illmillenniaa.C.) e ornate di modatra il VII e ilVI secolo a.C., questestatueavevano sicuramente unsignificate sacro, forse legatoaimisteriosi culti deg li antichi liguri.Tagliatori di teste. Come altrepopolazioni italiche, i liguriadoravano divinita lega te alianatura. Peril dio delle acque, peresempio, forgiavano armi chegettavano poi nei fiumi o nei la-ghi.lnerpicandosi lungo sentieriinaccessibili portavano invecele loro offerte sullevette sacre(come il monte Bego, nelle AlpiMarittime). Edai celti avevanoimparato a co llez ionare le testedei nemici sconfitti, seguendo unrituale an tichissimo.

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    Per fermare i PIRATI LIGURI, i romanitolsero foro tutte le IMBARCAZIONI conpiit di tre scalmi. Cioe le piit velociLA ZAPPADELCOMANDOSembra una zappa,rna e n bastonedi comando in ossodi cervo, animalecheabitaval'antica Liguria. MELE ACERBE. Dall'agricoltura i montanari liguri - come faranno per secoli i !oro discendenti

    - ricavavano appena di che sfamarsi: qualche legume, farro e grano. Dall'orzo ottenevano una bevanda alternativa a! vino "aspro e resinoso" di quei luoghi. Nei boschi cacciavano cervi, caprioli e cinghiali e raccoglievano ghiande, nocciole e mele selvatiche.Ma le mele non dovevano essere granche, vis oche per renderle piu dolci le spaccavano a meta ele lasciavano maturare al sole. Andava un po' meglio con l'allevamento: ovini e caprini li rifornivano non solo di lana e carne, rna anche dellatte concui, intorno all'odierna Ceva (in provincia di Cuneo), si produceva un particolare tipo di formaggio pecorino , che i romani chiamarono cebanus.

    La terra avara e Ia conseguente scarsita di cibocostringevano i liguria vivere in piccole comunita ,villaggi di poche capanne con qualche centinaio diabitanti. Siccome gli unici terreni sfruttabili eranoi pendii delle colline, si svilupparono, nel II millennio a.C. , i castellari. E rano gli abitati in cimaaile sommica, nati con scopi pacifici durante !'Etadel Ferro spiega Marco Milanese, docente di Archeologia alle Universita di Pisa e di Sassari . Sorgevano in luoghi elevati senza una precisa organizzazione urbanistica, rna erano buone postazioni peril controllo dei pascoli. Le pendenze venivano regolarizzate con muri di terrazzamento: cosi si creava piu spazio perl e abitazioni, che erano semplici st rutture in legno o canne innalzate su un basamento in pietra. Una tecnica agricola tramandatafino a oggi in tutta Ia Liguria. Con I'avanzata deiromani , trail III e il II secolo a.C., i castellari si trasformarono in villaggi fortificati.PIRATI. Sulla costa le tribu potevano contare suicomm ercia e sulla pesca. Ma anche sulla pirateria, ovviamente ai danni dei romani. Illegno perle imbarcazioni si trovava sui mercato di Genova.Ques to porto, il primo e pit! grande emporium ligure (luogo di scambi, rna anche di culto) , dovevaIa sua fortuna alia posizione centrale lungo Ia rotta che conduceva dall'E truria a Massilia (l'attualeMarsiglia), dove ci si approvvigionava di metalli.

    Furono infa tti i commercianti etruschi a fondarlo,trail Veil IV secolo a.C. E con gli etruschi arrivoanche Ia sc rittura.

    lL MISTERO DELLA LINGUA. I Jiguri non scrivevano e, a parte le epigrafi etrusche rinvenute aGenova e alcune isc rizioni sulle statue-stele della Lunigiana, le uniche testimonianze scritte che li ri-guardano so no greche e latinespiega Rita Caprini,docente di Glottologia all'Universita di Genova.Ma gli antichi non ci han no tramandato nulla sulla lingua parlata dalle tribu. E senza una tradizione scritta e imposs ibile ogni ricostruzione. Proprio per questo il significato di molti nomi di luoghi liguri e tuttora oscuro.

    Come accade oggi nella nostra societa multietnica, i liguri non furono influenzati da una so la cultura: dai cel ti "copiarono" le sepolture in cassettedi piet ra, le armi e persino alcuni culti (v. riquadronella paginaprecedente) . Ne lle tombe femminilidelle necropoli di Chiavari e di Genova (VIII-VIIsecolo a.C. e V-III secolo a.C.) sono state ritrovate bellissime coIIane d'ambra, una pietra alia qualei celti atrribuivano poteri magici. E gli uomini venivano sepolti insieme a lance, asce, coltelli e spa-de piegate in due, secondo l'uso celtico.

    Scudi "ovali, lavorati alia maniera gallica" eranol' unica protezione dei guerrieri , che combattevanoa piedi nudi e senza armatura. D 'altra parte ques toera il solo modo per muove rsi con agilica sulle rocce e nei boschi. I liguri conoscevano bene Ia tecnica della guerriglia e delle imboscate, tanto che Ia!oro tenacia e il loro coraggio divennero leggendari. II greco Es chilo (V secolo a.C.), nella sua tragedia Prometeo Liberato, fece predire a Eracle che unesercito di liguri lo avrebbe ostacolato nel viaggiove rso il regno delle Esperidi (immaginato nell'Estremo Occidente) : sol anto grazie all' aiuto divinodi Zeus l'e roe sarebbe riuscito ad avere Ia meglio.Forse Giove non si scomodo invece per i romani ,vista che impiegarono ben du e secoli (dal 238 al14 a.C.) per sottomettere definitivamenteque! popolo bellicoso.

    Maria Leonarda Leone

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    I COSTRUTTORIDIPiit di 3.500 anni fa, in SARDEGNA, un popolodi ARCHITETTI, guerrieri e navigatori diede vita

    a una civilta MISTERIOSA: quella nuragica

    D e uomini seminudi lottano avvinghiati nella polvere di uno spiazzodelimitato da un recinto in pietra.lntorno, la folia li incita. In palio cisono ricchi premi: tori, buoi e pecore destinatiad aumentare il prestigio e il "potere d'acquisto"del clan del vincitore. Verso sera, uomini e donnedanzano in cerchi concentrici al suono dei flauti.Nella notte la festa si trasforma in un rito orgiastico. Cosl, circa 3mila anni fa, gli antichi abitantidella Sardegna onoravano i lora dei. Erano gli uomini che avevano costruito gli oltre ?mila nuraghi di cui i vacanzieri ammirano oggi i resti enigmatici.Machi erano veramente? Erano forse lora

    i 1Jrsen6i, i "Costruttori di torri" che secondo Piatone abitavano Adantide? E che fine hanna fatto?OruGINI MISTERIOSE. Per gli storici, l'era nuragi

    ca duro pili di 1.500 anni (fra ill800 e il238 a.C.,anno d'inizio della conquista romana). Quandoraggiunse il massimo splendore, intorno allOOOa.C., Roma doveva ancora nascere. I.:uomo pen)era di casa in Sardegna gia da epoche pili remote. Il pili antico resto umano trovato sull' isola edi13mila anni fa, rna alcune selci lavorate risalgonoa 120-300mila anni prima di Cristo.

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    CON LA SPADAECON LO SCUDOStatuetta di guerrieroarmato d'uno scudoedi una spada dibronzo (VIII-VII sec.a.C.).A.dllira, resti diuna torre del villaggionuragico di Su NuraxiaBarumini (Vs).Sllno,il nuraghe diS. SabinaaSilanus (Nuoro).

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    Anche in Corsica ci sono i NURAGHI. Ma sono appena 60.In Sardegna sono 7-8MILA e in passato furono forse 1OM ILAstoria all'Universita di Cagliari. Quei primi uomini, su ll ' isola, ci sarebbero arrivati .. quasi a piedi,passando dalla Corsica.

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    Sardegna La terra dei nuraghi

    Monte d'Accoddi, a "torredi Babele" della SardegnaA1 km daSassarisorgono 1 est1di una ziqquratdi Smila anni fa, l'unicadi tutto il MediterraneoOccidentale: il tempiodi Monte d'Accoddi.Simile alia Ete mena nki(forse Ia biblica "torre diBabele") di Babi lonia, inMesopotamia, era al tacirca 10 metri e largaquasi 40, aveva unastruttura a gradoni e visi accedeva percorren -do un piano inclinato.Ne ll'area sacra, dovecisono ancora t re menhireuna Iastra sacrificalein pietra, si ce lebravanoi riti di fertili ta dei sardimegalit ici. Ma che cifaceva una ziqqurat inSardegna?Esotico. II tempiosemb ra innanzituttouna prova dei contattifra i sard i e le civiltaorientali dice Giovanni

    Ugas, archeologodeii'Universita di Caglia-ri. Ma c'e dell'altro. Giielementi del complessonon sono disposti acasoaggiunge l'arche-oastronomo GiulianoRomano. I menhir, IaIastra sacrifica le e Iasom mita del monu-mento sono allineati alpunto in cui sorgeva Ialuna ne l giorno in cui ilsuo percorso in cie lo erail piu breve.Culti astrali? lnoltre,una grossa pietra sferica(un ompha/6s,"ombeli-co"in greco) nei press idel tempio appare rico-perta da piccoli incavi:rappresentava forse lecostellazioni, oppure ilso le?

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    Nel IV sec. a. C TIMEO DA TAORMINA scrisse che gli antichi

    .5.!uu:a, icostruzionedel villaggio Su NuraxII capo locale risiedevanel "castella" l centro,alto 20 metri. sano,una foto aerea del sito.

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    sardi uccidevano i vecchi a bastonate, gettandoli poi da una RUPE

    POZZI SACRISatta. da sjnjstra:pazza sacra del

    camplessa nuragicaSa Sedda eSas CarrasaOliena (Nuara) equella del Santuarianuragica di SantaCristina aPaulilatina(Oristana).

    tholos in greco) che li rendeva cosl stabili fosse stata portata dai micenei >> dice Giuseppa Tanda. Mai primi nuraghi sono piu antichi delle tombe greche. Probabilmente furono l'evoluzione di recintiin pietra e piattaforme rialzate che i sardi megalitici costruivano per tenere sotto controllo il territorio>> : Ia versione locale e tecnologicamente avanzatadi una torre d'avvistamento. La Sardegna nuragicaera infatti divisa in distretti i cui capi erano spessoin Iotta tra !oro e risiedevano ognuno nel proprionuraghe fortificato. lnoltre, i "cacciatori di metalli"provenienti da est erano un peri colo costan te.Eperqueste ragioni che i nuraghi sorsero cosl numerosi.

    CASE-FORTEZZA. La forma-base del nuraghe euna torre di grandi blocchi squadrati costruita asecco, a pianta circolare e a piu piani, con scale interne. > . Le funzioni principali erano quelle abitativa, di vedetta e di difesa. Da singole torri,dopo un'evoluzione durata circa 300 anni, i nuraghi si trasformarono in veri "castelli" turriti.

    In 3 o 4 per casa, i sardi vivevano in modo spartano. Dormivano su giacigli di pelli in piccole nicchie, i piedi verso la brace del fo colare al centro.Le abitazioni erano ammassate in mini-quartieridi 30-40 case, che formavano circa 2m ila villaggi.Ma i notabili abitavano autentiche regge, pressocheinespugnabili. Come quella del "principe" di Barumini, Ia cui struttura di fensiva, con mura dotate diferitoie, poteva ospitare circa 200 soldati: arcieri e"art iglieri" addet ti allancio di proiettili incendiarie di pietre da mezzo chilo di peso.

    Ma i sardi di 3mila anni fa non erano soltanto esperti architetti. Erano anche ottimi idraulici.Lo dimostrano gli oltre 250 templi a pozzo dell' isola: cisterne sotterranee per Ia raccolta dell'acquaaile quali si accedeva da lunghe gradinate. Forse inquello di Santa Cristina a Paulilatino (v. Joto sot-to) verso illOOO a.C. si celebrava una sorta di "capodanno lunare" che univa simbolicamente luna e acqua.

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    Peri ROMANI,i sardi erano tutti figlidi SARDUS, eroe miticogiunto dalla LIBIAa colonizzare !'isola

    Isardi in Egitto: l misterodegli sciardanaI ellicosi guerrieri sardi, forse, arriva rono aminacciare il potenteEgitto dei faraoni. Sarebbero infatti loro glisciardana (o scerdana),uno dei popoli del mareche combatteronocontro Ramses II nellabattaglia di Qadesh del1285 a.C.e che sottoRamsesV(1146-1143a.C.) ricomparvero alfianco del faraone,promos si guardie delcorpo grazie aile I ropreziose doti militari.Da ovest .. Ecco lepossibili prove: Iasomiglianza tra larmatura degli invasoriraffigurati nelle tom befaraoniche e quelladei guerrieri nuragici,Ia radice della parola

    serd, diffusa nell'anticalingua sarda, e alcuniritrovamenti archeologici.Una fortezzadel XIII-XII secolo a.C.scoperta a EI-Awat(Israele), peresempio,sembra influenzatadall'architettura nuragicadice Giovanni Uga s,docente di Preistoriae protostoria deii 'Universita di Cagliari. un ceto di scribi addetti, per esempio, aliacontabilidt delle merci. non si stabilirono sull'isola, poii fenici e quindi i cartagines ispiegaTanda. I feni ci, verso il XII-XI secolo a. C., fondarono coloniee saccheggiarono le miniere, senza pero spingersi nell'interno. I ca naginesi strinsero forse accordi di non bel ligeranza. Questi incontri non misero quindi in pericolo Ia ci-vilta nu ragica. L'impatto fatale fu quello con iromani.

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    L'ULTIMOSALUTOTomba deigigantidi Sa Ena eThomesaOorgali (Nuoro).A..de.illa, statuettain bronzo di arciere(VIII-VII sec. a.C.)

    !oro culti e !a !oro lin gua, romanizzando con Iaforza Ia popolazione spiega I'archeologa. Alcunetribu organizzarono Ia guerriglia, ritirandosi sem-pre piu nell' in terno. E proprio nel cuore montagnoso dell' isola si cercano oggi gli ultimi baluard i del la resistenza sarda. N el 226 a. C. Ia Sardegnadivento provincia romana, rn a le rivo lte continuaro na fino all 78 a.C. , qu ando gli ultimi irriducibili furono fatti schiavi.Ma forse quella fu solo !a spallata finale. E a seconda ipotesi.

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    L'ITALIAPREROMANAltalia om nium terrarumalumnaa curadi A.M. Chieco Bianchi(Garzant i)Un importante testo di riferimento per tutt i coloro che sono interessati all'ltalia preromana. In questo volume, Ia storia ele tracce archeologiche lasciateda veneti, reti, liguri, celti, piceni, umbri, Iatini, campani e iapigi, raccontati in altrettanti saggidai loro maggiori studiosi.ltalia om nium terrarumparensa cu radi C. Ampo lo (Garzanti)Nelle oltre 720 pagine di questo volume, che completa ilprecedente, docenti e studiosiraccontano, tra le altre cose, anche Ia storia, le attivitil artigianali e le scoperte archeologicheche riguardano sanniti, lucani,bruttii, sicani, siculi ed elimi.Popoli e civilta dell'ltaliaanticaAAW (Spazio Tre)In ben 11 volumi, tut to sull'ltalia antica: dall'epoca neolitica,storia, arte, cultura, societil, lingua, origini e tradizioni di tutti ipopoli che secoli fa calcarono ilsuolo italico.Storia della prima ltaliaM. Pallottino (Ruscon i)In questo libro, uno dei piu im portanti studiosi di etruscologia e antichitil italiche del secolo scorso analizza l'ltalia primadella conquista romana, auraverso le vicende dei gruppi etnici che si incontrarono nellanostra penisola.Strabone e l'ltalia anticaa curadiG. Maddoli (Edizioniscientifiche italiane)L'ltalia antica come Ia vedevano gli scrittori dell'epoca, negliatti del convegno organizzatodaii'Universitil di Perugia ad Acquasparta nel1987.

    Genti e cul ture dell'ltaliapreromanaM. Pallottino (Jouvence)Un viaggio tra le genti e le culture dell'ltalia preromana, guidati da uno dei massimi espertidel settore.L'ombelico d'ltalia.Popolazioni preromanedell'ltalia Centralea cura di A. Dolciotti, C. Scardazza (Gangemi)Dagli atti del convegno di Roma del2005, un 'accurata analisi delle fonti storiche e deidocumenti antichi sulle popolazioni preromane dell'ltaliaCentrale.L'ltalia Ant ica. Culturee forme del popolamentonell millennia a.C.a cura di F. Pesando (Caracc i)Non solo etruschi, Iatini e greci d'Occidente, ma anche le popolazioni meno note, in questalibro che propone una sinte-si piuttosto snella della storia edella cultura materiale dei popoli dell' ltalia antica.Popoli italici. L'ltaliaprima di RomaD. Guasco (G iunti)Un volumetto stringato, mapieno d notizie, foto ecuriositil, su tutti i popoli, anche iminori, che abitarono l'ltaliapreromana, lasciando tracce indelebili nel nostro Dna e nellanostra cultura.

    ETRUSCHIStoria deg li etruschiM.Torelli (Laterza)Partendo dal discusso problema delle Ioro origini,Torelliracconta Ia formazione e levicend e sociali, politicheedeconomichedegli etruschi.In un libro reso ancora piupiacevole dallenumeroseillustrazioni.

    Gli etruschi. Storia eciviltaG. Camporeale (Utet)Dall'analisi meticolosa delle testimonianze storiche, religiose,letterariee artistiche, nasce unquadro approfondito della civiltil etrusca, dalle sue prime ma nifestazioni neii'Etil del bronzofino all 'epoca rom ana.Etrusch i e italici prima deldominio di RomaR. Bianch i Bandinelli, A. Giuliano (BUR)All'apparenza manuale di storia dell'arte, il volume in realtil traccia , attraverso le numerosissime immagini, un ampioquadro storico e archeologicodella produzione artistica degli etruschi.Etruschi: Ia vitaquotidianaG. M.De llaFina (I'Erma diBretschneider)Breve guida illustrata, a colori, sulla vita quotidiana deglietruschi.ll volume fa parte della co llana della Soprintendenza archeologica per I'EtruriaMeridionale.

    POPOLI ITALIC!Gli indoeuropei e leorigini de ii'EuropaF.Villar (II Mulino)Un testo imprescindibile, percap re meglio chi erano, quando vissero e dove abitarono inorigine gli indoeuropei, cioe legenti che con le loro migrazionidiedero origine anche ai popoliitalici e aile Ioro lingue.I popoli italici e le originidi RomaR. Zucca (Jaca Book)Come si intrecciano i desti-ni di Roma a quelli dei popolidell'antico Lazio? Risponde undocente di storia e archeologiadel Mediterraneo antico, Raimondo Zucca.

    Gli antichi italiciG. Devoto (Vallecch i)Datato ma sempre attendibile, il testo del celebre linguista dello scorso secolo Giacomo Devoto.La Sicilia anticaM. Dreher (I I Mu lino)Fenici, cartaginesi, greci, roma ni, bizantini, arabi: Ia storia della Sicilia attraverso le improntelasciate da chi sbarco sull'isolain epoca antica.Storia della Sicilia anticaM. l. Finley (Laterza)La Sicilia che fa gola a tut-ti: dalla disastrosa spedizione ateniese contro Siracusa eAgrigento ai disegn i espansionistici dei cartaginesi; dalle guerre puniche alia occupazione romana; dalla cadutadell'lmpero romano all'arrivodegli arabi.Sicani, sicu li, elimiR. M. Alba nese (Longanesi)Un sagg io sull'affascinante storia delle comunitil indigenedella Sicilia e sulloro sviluppo,dall'eta del bronzo a quella tardo-a rcaica (X II I -V secolo a.C.).I sabini pop olo d'ltalia.Dalla storia al mitoA. Nicosia, M. C. Bettini(Gangemi)Dalla storia dei sabini aile radici di Roma. In che modo i sab inicontribuirono alia formazionedella civiltil romana.I piceni . Storia earcheologia delle Marchein epoca preromanaA. Naso (Longanesi)Un 'ag ile raccolta dei risultatidelle piu recenti indagini condotte nelle Marche sui popolo piceno.II Sannio e i sannitiET. Salmon (E inaudi)La storia dei piu minacciosi, fortie val orosi nemici di Rom a edella loro strenua resistenzamilitare e politica allo strapotere romano.

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    I sanniti. Caud ini, irpini, Citta e territorio. La CELTI D'ITALIA Le tavole di Gubbioe Iapentri, carricini, frentani Liguria e il mondo antico I celti. Un popolo e una civilta degli UmbriG.Tagliamonte (Longanes i) a cura diM. G.Ange li Bert inell i A. Ancillotti, R. Cerri (EdizioniI risultati delle am pie ricerche (Bretschneider) civilta d'Europa Jama)archeologiche condotte sulle Alia scoperta della storia antica E. Percivaldi (G iunti) lattenta analisi condotta da duetribu dell'antico Sannio, in un li- della Liguria, attraverso gli at- Icelti e if foro mondo, le foro fe- linguisti sulle tavole eugubine,bro che ne delinea l'evoluzione, ti del quarto lncontro interna- ste, le foro battaglie. In un libro if piu prezioso testa conosciutol'organizzazione socio-econo- zionale di storia antica del 2009 ricco di curiosita e immagini. in lingua umbra, riporta alia lucemica e Ia cultura materiale. a Genova. La grande stor ia dei celti le tracce del glorioso passato diVKru ta(Newton Compton) questoantico popolo ita ico.

    CIVILTA NURAGICAUn'opera completa e minuzio- Le lingue frammentariePOPOLI 01 ORIGIN sa sulla storia, l'archeologia e Ia dell'ltalia antica . ManualeINCERTA La civilta nuragica cultura dei celti. per lo studio delle lingue

    Gli iapigi. Storia e civilta G. Lilliu (De lfino Carlo Edito- I celti in ltalia preromanere &C.) M. T. Grassi (Longanesi) S. Marchesini (Hoepli)della Puglia preromana Le vicende dell'antica civilta II passato celtico dell'ltalia at- Un moderno manuale sulle lin-E. M. De Juliis (Longanesi) nuragica in Sardegna, tra traverso le fonti letterarieanti- gue preromane, adatto sia alloII contributo degli iapigi alia I'Eta del bronzo (1800-1500 che, i documenti linguistici e gli studente che al cultore del mon-formazione della civilta dell'l- a.C.) e !'Eta del ferro (500- scavi archeologici. do antico. Contiene una defini-talia preromana: un quadro ar- 238 a.C.), dalla penna del piu zione delle lingue frammenta-cheologico ampio e aggiornato importante archeologosardo rie dell'ltalia antica edei metodidella civilta che visse a caval- del nostro secolo. LAMAGNAGRECIA impiegati per illoro studio, qua -lo tra le colonie della Magna La civilta dei sardi. Dal Greci e italici in Magna dri ricostruttivi dei foro sistemiGrecia e i popoli italici e i "bar- Paleolitico all'eta dei Grecia grammaticali e approfondimen-bari" illiri dell'opposta sponda nuraghi E. M. De Juliis (Laterza) ti utili per Ia pubblicazione diadriatica. II rapporto difficile tra indigeni iscrizioni e per lo studio degli al-G.Lilliu (II Maestra le) fabeti con strumenti informatici.I veneti dai be i cava IIi Considerato Ia e colonizzatori nella lunga con-a cura di L. Malnati, M.Gamba Bibbia dell'ar- vivenza in Magna Grecia, dal -(Canova) ch eologia sar- le prime fondazioni greche aliaUn 'immagine accurata degli da, questo conquista romana. SULWEBantichi veneti, in un volume ric- manuale, af- La Magna Grecia www.venetiantichi.itcamente illustrato che analizza fascinante rna L. Braccesi, F. Raviola (II Mul ino) Sto della mostra "Venetkens"le testimonianze letterarie, sto- di non sempli- Due specialisti raccontano Ia (per if catalogo, v. bib/iografiaariche e archeologiche di que- ce lettura, sve- colonizzazione greca nell'ltalia sinistral a Padova.sto popolo. Ia Ia complessi - Meridionale fra VIII e Ill secolo www.sanniti.infoa della civilta a.C. e lo sviluppo della prosperaVenetkens nuragica. civilta magnogreca. Sto ricco di informazioni suiAAW (Marsi lio) popolo dei sanniti e sull'anticoCatalogo della Sardegna nuragica Magna Grecia. ll quadro Sannio. Con if patrocinio del mi-mostra "Viag- storico nistero dei Beni culturali.gio nella terra G.Lill iu (II Maestrale) D. Musti (La terza)Un altro libro di Lilliu, breve rnadei veneti anti- ricco di illustrazioni, che pre - Tra letteratura e archeologia,chi': al Palazzo senta il mondo dei nuraghi at- storia religiosa e sociale. undella ragione traverso Ia Ioro architettura e Ia saggio diverso sulla storia del-di Padova fino collocazione nel territorio. Ia Magna Grecia e dei suoi rap -al prossimo 17 porti con Ia Sicilia e le altre areenovembre. coloniali greche.Un viaggio at- Storia della Sardegnatraverso Ia vita quotidiana, if antica LA LINGUA www.princip isabini.itterritorio, le attivita commer- A. Mastino (II Maestrale) Sito sulla necropoli sabina diciali, i cerimoniali funebri e le Un affresco storico dell'isola Le lingue dell'ltalia antica Eretum, con ricostruzione 3D diespressioni artistichedel popo- sarda e delle sue relazioni con i oltre illat ino un corredo principesco.lo che abito I'area del Nord-Est frequentatori del Mediterraneo V. Pisani (Rosenberg &Sellier)italiano nell millennia a.C. antico: dai fenici alia successi- Manuale scientifico sulle lin- www.sabinamater.itva conquista cartaginese, dal- gue dell' ltalia antica, che tocca Sito sull'archeologia, Ia storiaIa lungaoccupazione romana numerosi aspetti delle lingue e le curios ta della Sabina e delall'avvento del cristianesimo. indoeuropee. popolo sabino.

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  • 7/22/2019 Focus Edizione Speciale

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    WARS. RIVIVI LE EMOZIONI DELLE GRANDI BATTAGLIE DELLA STORIA.Daile tattiche dei grandi generali alia vita quotidiana dei soldati, dai reparti d'elite aile operazioni speciali,dagli armamenti aile uniformi. Un viaggio avvincente attraverso i secoli, per chi Ia guerra vuole solo leggerla.

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