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Selma Meerbaum-Eisinger FLORILEGIO a cura di Francesca Paolino EDIZIONI FORME LIBERE FORME LIBERE

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Selma Meerbaum-Eisinger

FLORILEGIO

a cura di Francesca Paolino

EDIZIONIFORME LIBEREFORME LIBERE

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Selma Meerbaum-Eisinger, FlorilegioCopyright© 2015 Edizioni Forme LibereGruppo Editoriale Tangram SrlVia Verdi, 9/A – 38122 Trentowww.forme-libere.it – [email protected]

Collana “I Quaderni del Gheriglio” – NIC 01

Titolo originale: Selma Meerbaum-Eisinger, Blütenlese, Rechovot, ed. privata, 1976

Prima edizione: giugno 2015 – Printed in EU

Traduzione: Francesca Paolino

ISBN 978-88-6459-060-8

In copertina: dettaglio dalla copertina originale dell’album manoscritto e immagine di Selma Meerbaum

Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro. Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina

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Ad Agostino, dolcissimo fior di neve

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FLORILEGIO

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INTRODUZIONE

La casa in uno zainoLe vicissitudini grazie alle quali l’opera di Selma Meerbaum-Eisinger è giunta fino ai nostri giorni hanno dell’incredibile.

Se il mondo poetico di questa sognante adolescente rimane certa-mente nella sua raccolta di liriche, così anche il suo attaccamento alla vita e la sua caparbietà sembrano prolungarsi nelle rocambolesche vi-cende dell’oggetto fisico cui i suoi scritti furono affidati, un semplice album con la copertina a fiori.

È come se questo album fosse stato lanciato con forza inaudita attra-verso gli anni a venire così da rompere la cortina dell’oblio, attraversan-do i silenzi del dopoguerra, i pregiudizi sulla lingua tedesca e sulla gio-vane età di chi lo creò. Furono mani amiche a salvare dalla distruzione la piccola antologia personale di Selma.

Nell’inverno 1941/1942, poco tempo prima di essere deportata in Transnistria, Selma copiò alcune sue composizioni poetiche su un al-bum che affidò a un uomo, rimasto sconosciuto, perché lo consegnasse a Else Schächter-Keren, l’amica con cui Selma si era confrontata tante volte su questioni stilistiche e sui poeti preferiti. L’anonimo ambascia-tore recapitò l’oggetto con le seguenti parole:

Devo darle questo da parte di Selma. Me lo ha dato di nascosto sta-mattina, quando l’hanno portata via con i genitori. Abbia la cortesia di inoltrarlo a Fichman, l’amico di Selma1.

Dall’autunno del 1941 Leiser Fichman – il ragazzo di cui Selma era innamorata senza essere seriamente ricambiata – era stato destinato al lavoro coatto fuori città. Ella non lo avrebbe più rivisto. Dopo i

1 Else Keren in Selma Meerbaum-Eisinger, Ich bin in Sehnsucht eingehüllt – Gedichte, Hamburg, Hoffmann & Campe Verlag, 2005, p. 111.

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rastrellamenti nel Ghetto di Czernowitz, Leiser tornò a casa ed Else riuscì a fargli avere l’album.

Costretto nuovamente a tornare al lavoro per scavare trincee, Fi-chman conservò il manoscritto di Selma fino a quando, poco prima dell’arrivo delle truppe russe sulla Prut (21-27 marzo 1944), riuscì a fuggire dall’Arbeitslager in cui si trovava e a raggiungere nuovamente Czernowitz per partire poi verso il Mar Nero. Conscio dei pericoli che lo attendevano, egli restituì l’album a Else, comunicandole la ferma intenzione di trovare una nave che lo portasse in Palestina.

La scelta di affidare nuovamente le poesie a Else fu quanto mai prov-videnziale: “Leisiu” morì agli inizi di agosto sul Mefkuré2, un’imbar-

2 Il Mefkuré era una nave di nazionalità turca. Proprio a partire dal 1944 la Turchia aveva cominciato ad allentare la pressione sugli emigranti ebrei per venire incontro alle richieste di Inghilterra e Stati Uniti, semplificando le condizioni per l’emigrazione dai porti turchi e mettendo a disposizione imbarcazioni proprie. Il Mefkuré partì dal porto di Constanţa alle ore 20:30 del 3 agosto 1944 diretto verso lo Stretto dei Dardanelli. Dopo appena un quarto d’ora di viaggio l’imbarcazione risentì di problemi al motore, a causa dei quali dovette essere scortata e trainata per circa un’ora da imbarcazioni ru-mene fino al completamento delle riparazioni necessarie per proseguire la navigazione. Alle 5:00 del 4 agosto la scorta rumena virò per tornare verso la costa. All’1:10 del 5 agosto il capitano del Mefkuré vide esplodere in aria un razzo di illuminazione e diede ordine di fermare la nave che viaggiava a luci spente. Furono quindi avvertiti tre colpi, di cui due a vuoto e uno che colpì la nave in pieno. Il capitano, salvatosi insieme ad altre 9 persone, riferì di aver sentito partire i colpi da ‘una macchia scura’ a circa 300 m di distanza dal Mefkuré; dopo qualche istante la barca fu bersagliata dal fuoco di armi automatiche che spararono ininterrottamente per circa 20-30 minuti. Già nei primi 15 minuti sull’imbarcazione divampò un incendio. Il capitano e 4 membri dell’equipaggio abbandonarono la nave sull’unica scialuppa disponibile, mentre i passeggeri cercavano come potevano di raggiungere l’esterno della nave per buttarsi in acqua. Il fuoco del-le armi automatiche e dell’artiglieria venne diretto anche contro costoro: circa 40-60 persone, stando ai resoconti dei sopravvissuti, vennero uccise dopo essersi tuffate in mare. Altre 5 persone, tra cui una ragazza al nono mese di gravidanza, vennero raccolte dalla nave Bulbul che era partita insieme al Mefkuré e al barcone Morina ed era tornata indietro per prestare aiuto ai malcapitati. Il Mefkuré affondò tra l’1:20 e l’1:40 della mattina del 5 agosto 1944. A bordo 315-20 ebrei diretti in Israele. I 10 sopravvissu-ti raggiunsero Istanbul il 14 agosto. Fino agli anni ’60 la Germania venne accusata dell’affondamento premeditato del Mefkuré, verosimilmente ordinato per evitare che altri ebrei raggiungessero la Palestina. In realtà le autorità tedesche responsabili delle manovre militari nel Mar Nero seppero della sciagura solo il 7 agosto e fu appurato che il 5 agosto nella zona del disastro non erano presenti sottomarini tedeschi. Dei 6 sotto-

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cazione diretta in Oriente che affondò ancora prima di raggiungere il Bosforo.

A Czernowitz, sempre nel 1944, Else Schächter-Keren, scampata alle deportazioni, incontrò Reneé Abramovici-Micaeli, la migliore amica di Selma, rientrata dopo la fuga dal campo di Obadovka: le cedette l’album con le poesie ed ebbe in cambio l’ultima lettera che Selma ave-va scritto durante la lunga permanenza alla cava di pietra, prima del trasferimento nel lager di Michailovka.

Reneé voleva andare a ovest: con l’album di Selma nello zaino attra-versò, in parte a piedi e in parte su mezzi di fortuna, la Polonia, l’Un-gheria, la Cecoslovacchia, l’Austria e parte della Germania arrivando infine a Parigi.

Nel 1948 ella giunse in Israele in nave, perdendo la valigia che aveva provveduto a spedire in anticipo. Le poesie di Selma, scritte nel tedesco della Bucovina – la “Mutterland Wort” di Rose Ausländer, il terreno in cui tutti gli sradicati poeti bucovini sopravvissuti alla Shoah poterono ritrovare sostanza, nutrimento e identità – viaggiarono al sicuro nel bagaglio a mano di Reneé: con esse, brandelli sussistenti di un mondo ormai scomparso, emigrarono gli anni felici di Czernowitz, innestati come una talea sul tronco millenario della Terra dei Padri. Ha detto più volte Reneé:

con le poesie di Selma ho fatto viaggiare la mia casa e l’ho portata fin qui3.

marini tedeschi assegnati al Mar Nero l’U-9 e l’U-18 si trovavano vicino alle coste del Caucaso, mentre l’U-24, l’U-19, l’U-20 e l’U-23 erano fermi nel porto di Constanţa. Poco dopo il naufragio fu rilevata la presenza del sottomarino sovietico SC-215 nella zona interessata grazie alla trasmissione di un radiomessaggio: il raggio di rilevamen-to del messaggio aveva ‘tagliato’ la rotta del Mefkuré quasi esattamente nel punto in cui la nave doveva essere affondata. Inoltre alcune pubblicazioni post-belliche a cura del Ministero della Difesa sovietico resero noto che un’imbarcazione in tutto simile al Mefkuré e una scialuppa erano state affondate nel giorno in questione con fuoco d’ar-tiglieria. L’affondamento non era stato pianificato, i sovietici confusero l’imbarcazione che navigava ‘oscurata’ con un trasporto nemico. Cfr. Jürgen Rohwer, Die Versenkung der jüdischen Flüchtlingstransporter Struma und Mefkure im Schwarzen Meer (Februar 1942, August 1944), Frankfurt a. M., Bernhard & Graefe Verlag für Wehrwesen, 1965, pp. 153.3 Reneé Abramovici-Micaeli in Selma Meerbaum-Eisinger, op. cit., p. 113.

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Storia del corpus

Per più di vent’anni la grande editoria non seppe nulla delle poe-sie portate in salvo da Reneé, data anche l’avversione collettiva nei confronti della lingua tedesca. Soltanto verso la fine degli anni ’60 la pubblicazione nella Repubblica Democratica Tedesca di un’antologia poetica contenente le opere di ebrei che avevano vissuto la persecu-zione attirò l’attenzione di Hersch Segal, il professore di matematica di Selma, residente da diverso tempo a Rechovot. Incuriosito, egli rintracciò le ex-allieve che si trovavano in Israele e, venuto a cono-scenza dell’album in possesso di Reneé Abramovici, volle curarne per-sonalmente un’edizione quale omaggio al talento dell’allieva morta in Transnistria: iniziativa che fu preludio della prima edizione pubblica assoluta – curata dall’Università di Tel Aviv – e poco dopo alla prima edizione in Germania.

Il manoscrittoL’album originale copiato a mano da Selma Meerbaum-Eisinger è oggi4 conservato a Gerusalemme presso lo Yad Vashem, il Memoriale dei martiri e degli eroi dell’Olocausto.

Esso consta di una copertina rigida, cartonata, sopra la quale è incol-lato un foglio di carta da regalo con motivo floreale su fondo azzurro, e di un gruppo di fogli tenuti insieme da un cordoncino nero fatto passa-re per due fori praticati su uno dei due lati corti di ogni singola pagina. Il primo foglio immediatamente successivo alla copertina – non nume-rato – riporta il titolo tedesco originale della raccolta, Blütenlese, scritto a mano libera da Selma con grandi caratteri in stile gotico-rumeno, insieme a una citazione in rumeno tratta dal romanzo Lorelei di Ionel Teodoranu5: “Cânt răguşit pe sub ferestrele casei tale, cum cântă copii

4 Reneé Abramovici-Michaeli è deceduta nel 2004. L’album è rimasto, fino al 2005, in possesso della figlia Margalit Efraty che lo ha donato allo Yad Vashem.5 Ionel Teodoreanu (1897-1954). Romanziere romeno appartenente alla borghesia in-tellettuale moldava. Scrisse circa una ventina di romanzi che ottennero un notevole successo nel periodo interbellico.

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italieni pe străzile oraşelor noastre, în mizeria frumuseţii lor cu ochi mediteranieni”6. Il secondo foglio, altrettanto privo di numerazione, contiene la dedica a Leiser Fichman.

Seguono 159 pagine numerate a mano, scritte su un solo lato, e una quarantina di fogli privi di qualsiasi segno o dicitura. La prima pagina numerata riporta in corsivo il titolo Der Blütenlese/erster Teil; [Florile-gio/prima parte] seguono 63 testi manoscritti suddivisi in:

– 57 composizioni in tedesco (52 poesie originali di Selma Meer-baum, 2 traduzioni dallo yiddish, 2 traduzioni dal francese e 1 traduzione dal rumeno),

– 3 testi in yiddish (1 poesia originale di Itzik Manger, 1 poesia originale di Halper Leivick e 1 traduzione in yiddish da un testo di Paul Verlaine)

– 2 poesie in versione originale francese di Paul Verlaine – 1 lirica in rumeno di Discipol Minhea

Le poesie sono trascritte in corsivo, con inchiostro nero, la grafia è piccola e ordinata; il corpo delle composizioni è centrato sulla pagina, con i titoli per lo più leggermente spostati verso il margine sinistro dei fogli.

I 3 testi in yiddish, i 2 in francese e quello in rumeno sono copiati subito prima o subito dopo le rispettive versioni in tedesco. Dei 57 testi in tedesco, 53 riportano la data di stesura: 7 poesie risalgono al 1939, 9 al 1940 e ben 37 al 1941. Esse non sono state copiate seguen-do l’ordine cronologico di composizione, ma sono raggruppate – tut-te tranne Canto, la prima poesia del manoscritto – in piccole sezioni concepite secondo un criterio tematico. Ciascuna di queste sezioni è preceduta da una pagina bianca, numerata, su cui compare, più vicino al margine superiore destro dei fogli, il titolo (il nome di una varietà di fiori) del gruppo di componimenti che seguono. Le sezioni sono così articolate:

Florilegio – prima parte: Canto, Fiori di melo (poesie 2-4), Lillà scuri (poesie 5-16), Morelle (poesie 17-28), Garofani rossi (poesie 29-32),

6 Ionel Teodoreanu, Lorelei, Craiova, Editura Hyperion, 1994, p. 265.

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Astri (poesie 33-34), Vessilli (poesie 35-37), Orchidee esotiche (poesie 38-42)

Florilegio – seconda parte: Fiori di tè (poesie 43-44), Crisantemi bianchi (poesie 45-51), Papaveri selvatici (poesie 52-57), Papaveri da oppio.

Tra le pagine del manoscritto Selma inserì qua e là alcune immagini, fogli non numerati con disegni e riproduzioni di opere pittoriche per un totale di 12 illustrazioni: 4 disegni erano stati ritagliati da un al-bum di riproduzioni del pittore di Czernowitz Mosche Krinitz7, altri 4 disegni erano probabilmente originali dello stesso artista mentre le restanti 4 illustrazioni riproducono opere di altri pittori.

La poesia che nel manoscritto risulta essere stata composta per prima (ma trentacinquesima nell’ordine di copiatura) risale al maggio-giugno del 1939, l’ultima (quarantaseiesima nell’album) al 24 dicembre 1941. È certo che nel periodo compreso tra queste due date Selma scrisse, spesso di getto, molti più testi, come è stato confermato da Reneé Abra-movici:

Selma non modificava mai nulla, le poesie nascevano da lei con grande spontaneità, spesso ne scriveva quattro o cinque nello stesso giorno…8

I componimenti nel manoscritto rappresentano dunque una selezione dell’intera produzione poetica, come suggerisce anche il titolo della raccolta. Si tratta di un progetto di trascrizione che non fu portato a termine come Selma avrebbe voluto: lo dimostrano inequivocabilmen-te le molte pagine già numerate e rimaste vuote, le pagine non nume-rate ancora disponibili e la frase scritta quasi sicuramente il 7 giugno 1942 sotto Tragicità, l’ultima poesia copiata – un’ avvertenza a matita rossa in una grafia caratterizzata da forte verticalismo, approssimativi finali di parola e mancanza di punteggiatura, tratti che tradiscono la fretta espressa dal contenuto:

Non ho avuto tempo di finire di scrive-re. Peccato che tu non abbia volutosalutarmi Auguri Selma

7 Hersch Segal (a cura di), Mosche Krinitz, Zwölf Zeichnungen, Czernowitz, 1940, 12 tavv.8 Cfr. Ana Fonell e Johannes Conen, Du, weißt du…, Berlin, Blackbird Records, 1985 [LP].

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L’antologia del 1968“Un mosaico di destini…”: così fu definita dal curatore Heinz Seydel9

Welch Wort in die Kälte gerufen, l’antologia poetica sulla Shoah uscita nel 1968 presso la casa editrice Verlag der Nation di Berlino-Est – un’ampia selezione di voci prese nella loro unicità e nel loro specifico confrontarsi con il dolore:

Poesie, in gran parte scritte nella notte fascista, circondate dal gelido soffio dell’orrore: quali parole gridate nel freddo!10

La voluminosa raccolta, comprendente quasi 600 pagine di liriche sul trauma della persecuzione ebraica, fu presentato da Seydel come il frutto di un cambiamento della società tedesca (intesa come società tedesco-orientale), un testo pensato soprattutto per le giovani genera-zioni, che non avevano vissuto la seconda guerra mondiale e dovevano essere rese consapevoli della possibilità di un ritorno di tendenze estre-miste mai del tutto sopite,

perché non torni la notte…11

Nella prefazione Seydel sottolineava come l’opera curata fosse una no-vità, un’antologia tematicamente unica in Germania, per di più subito accettata dal primo editore cui essa era stata proposta.

Che Welch Wort in die Kälte gerufen fosse una pubblicazione “nuo-va” è confermato dalla rarità delle pubblicazioni sull’Olocausto nella Repubblica Democratica Tedesca fino alla seconda metà degli anni ’60.

Nella DDR il tema dell’antisemitismo nazista era sempre stato tenu-to in ombra sin dall’immediato dopoguerra: la SED aveva rimosso dal proprio agire politico la considerazione delle colpe e delle responsabili-tà del Terzo Reich, ponendo l’accento sull’innocenza dei cittadini della RDT, sull’avvenuta epurazione degli elementi nazisti dalla Repubblica

9 Pubblicista noto negli anni ’60-’70 soprattutto come curatore di antologie umoristiche. 10 Heinz Seydel, (a cura di), Welch Wort in die Kälte gerufen, Berlin, Verlag der Nation, 1968, p. 23.11 Heinz Seydel, op. cit., p. 27: è il titolo di una poesia di Karl-Heinz Jakobs riportata nell’antologia alle pagg. 530-531 e scritta “per un’ebrea di nome Rut”.

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BLÜTENLESE

Leiser Fichman zum Andenken und zum Dank für viel unvergeßlich Schönes

in Liebe gewidmet.

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FLORILEGIO

Con amore a Leiser Fichman, come ricordo

e ringraziamento per tanta indimenticabile bellezza

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Cânt răguşit pe sub ferestrele casei tale,cum cântă copii italieni pe străzile oraşelor noastre,in mizeria frumuseţii lor cu ochii mediteranieni…

Ionel Teodoreanuaus “Lorelei”

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Canto a voce spiegata sotto le finestre della tua casacome cantano i bambini italiani nelle strade delle nostre città

nella bellezza della loro miseria, con occhi mediterranei…Ionel Teodoreanu

da “Lorelei”

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Lied

Heute tatest du mir weh.Rings um uns war Schweigen nur,Schweigen nur und Schnee.Himmel war, nicht wie Azur,blau jedoch und voll mit Sternen.Windeslied erklang aus fernsten Fernen.

Heute warst du mir ein Schmerz.Häuser waren da, so weiß verschneit,alle in des Winters Kleid.Ein Akkord in tiefer Terzwar in unsrer Schritte Klang.Bahnsirenen heulten lang…

Heute war es wunderschön.Schön wie tiefverschneite Höh’n,eingetaucht im Abendglutenring.

Heute tatest du mir weh.Heute sagtest du mir: geh.Und ich – ging.

25.XII.939

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Canto

Oggi mi hai fatto male.Solo silenzio ci circondava.Solo silenzio e neve.Il cielo non era azzurro,era blu, pieno di stelle.Cantava il vento da distanze remote.

Oggi per me sei stato dolore.C’erano case, così bianche di neve,tutte con la veste dell’inverno.Un basso accordo di terzanel suono dei nostri passi.Ululare di sirene…

Oggi è stato meravigliosocome i colli sprofondati nella neve,immersi nell’aura di braci vespertine.

Oggi mi hai fatto male.Oggi mi hai detto: vai!E io – sono andata.

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Farben

So blau liegt es über dem schneeweißen Schneeund so schwarz sind die grünen Tannen,daß das ganz leise hinhuschende Reh,so grau ist wie nie beendbares Wehdas man doch so gern’ möchte bannen.

Schritte knirrschen in Schneemusikund Winde stäuben die Flocken zurückauf die weiß überschleierten Bäume.Und Bänke stehen wie Träume.

Lichter fallen u. spielen mit Schattenunendliche Ringelreihen.Die fernen Laternen blinken mit mattemSchein den vom Schneelicht sie leihen.

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Colori

È così azzurro sulla neve candida,gli abeti verdi sono così neri,che il capriolo, sgusciato di soppiatto,è grigio come la pena senza fine,che pure scacceresti volentieri.

Scricchiano passi, musica di neve,e i venti rimandano polvere di fiocchisugli alberi velati di bianco.Panchine come sogni.

Luci cadenti vanno con le ombrein girotondi infiniti.Remote lanterne brillano d’un chiaroreattutito, preso allo sfavillìo della neve.

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Welke Blätter

Plötzlich hallt mein Schritt nicht mehr,sondern rauschet leise, leise,wie die tränenvolle Weise,die ich sing, von Sehnsucht schwer.Unter meinen müden Beinen,die ich hebe, wie im Traum,liegen tot und voll von Weinen,Blätter von dem großen Baum.

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Foglie morte

Di colpo non risuona più il mio passo,ma è un frusciare lieve, lieve,come il modo addoloratoin cui canto, in grave attesa.Sotto le mie gambe stancheche sollevo come in sogno,morte, molli di pianto,le foglie del grande albero.

24.XII.939