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Fleuron Su disegni di G. Delacroix e Jean Boudriot Vascello da 64 cannoni Del costruttore Blaise Ollivier Brest 1729 COLLECTION ARCHEOLOGIE NAVALE FRANÇAISE Diario di costruzione del

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F l e u r o n

Su disegni di G. Delacroix e Jean Boudriot

Vascello da 64 cannoniDel costruttore Blaise Ollivier

Brest 1729

COLLECTION ARCHEOLOGIE NAVALE FRANÇAISE

Diario di costruzione del

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Giorgio Flenghi Diario concepito e realizzato da

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Le Fleuron pag. 3

Prefazione

Attraverso i lavori unici di Jean Boudriot, si ha avuto modo di riscoprire in questi ultimi decenni l’antica arte del Modellismo Navale d’Arsenale. Tramite lo studio del trattato pratico d’arte navale, “il Vascello da 74 can-noni”, e le decine di monografie seguite a questo, ci è dato modo di apprendere, come autentici Mastri d’Ascia, le costruzioni navali del XVII e XVIII secolo. Costruire un modello in scala ridotta di un Vascello ligneo dell’epoca della vela, non è soltanto abilità manuale ma è soprattutto conoscenza di tali costruzioni, che restano a ragion veduta, le più complesse mai messe in opera con tale materia, il legno. Il presente lavoro, anche se esposto in un diario e quindi con tutti i suoi limiti, diviene fondamentale poiché fornisce, ed in buona percentuale, la compren-sione da parte di chi non ha pratica alcuna, principalmente quella manuale. Il titolo di questa opera, “Diario”, ne svela il senso estremamente personale, quindi non vuol essere un trattato o un manuale di modellismo al quale rifarsi con assolutezza, esso è semplicemente l’insieme delle esperienze personali, del Modellista, che con umiltà e durante tutto il percorso di costruzione ci fornirà, offrendoceli, i suoi metodi, le sue astuzie nonché anche i suoi er-rori, permettendoci di entrare in una materia così ostica con rassicurazione ed incoraggiamento, e consentendoci così di comprendere aspetti che nessun testo ci fornirà mai, tanto meno nella stessa positiva forma. La passione, la volontà ed il grande impegno mentale e temporale, nel quale il Nostro Modellista si è disciplinato per perseguire il suo intento, sono a mio parere i valori massimi che questo Diario ci offre. Mettere in opera una tale costruzione che sia poi conforme alla realtà, è cosa difficilissima, proprio per la necessità di conoscenza che passa, obbligato-riamente, attraverso lo studio di tutte le fonti storiche che possano essere reperite, e fondamentalmente, attraverso una monografia degna di tale nome. Il Modellismo d’Arsenale esige tutto ciò, non ne può fare a meno; eseguire un modello che interpreti correttamente tale modellismo, non vuole dire trovare soluzioni adeguate per come costruir-lo ma, eseguirlo come era realmente costruito, sino all’ultimo chiodo, ed è codesto concetto ciò che Giorgio applica, senza cercare scorciatoie, questo è quindi l’aspetto che più di altri ha bisogno di profonda conoscenza. Ad ognuno il suo, Giorgio ci fornisce le sue idee, i concetti, i metodi, cioè l’approccio e la pratica al lavoro, comunque filologico, il Buon Vecchio Boudriot invece ci svela la sapienza delle costruzioni di un’epoca oramai lontana, costruzioni che tanto hanno dato al progresso dell’umanità. Termino con estremo piacere l’onore di questa prefazione, con un concetto dell’artefice della rinascita del Modelli-smo d’Arsenale, Jean Boudriot, al quale tutti quanti noi dobbiamo la nostra felice passione:“L’esecuzione di un modello procura la grande soddisfazione di creare, e mediante le scelte e lo stile di affermare la propria personalità. Un modello che offra molteplici aspetti permette di evocare realisticamente una marina scom-parsa, frutto si della fatica e della sofferenza di uomini, ma in grado altresì di esprimere una grandiosa bellezza.”

Riccardo Mattera

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Le Fleuron pag. 4

Introduzione ...

Cari amici modellisti vi state apprestando a costruire uno dei più bei vascelli del diciottesimo secolo, anche se non ha preso parte a nessuna azione di guerra, è stato un vascello manovriero e veloce, come quasi tutte le navi di Blaise Ollivier e del padre, come vi sarete accorti nel leggere la monografia e i piani costruttivi, offre soluzioni all’avanguardia e ha delle linee d’acqua molto filanti.Tra le soluzioni adottate ve ne espongo qualcuna, i quinti rastremati in alto per alleggerire la nave, lasciando inal-terata la robustezza, aveva delle linee d’acqua che gli permettevano di primeggiare con gli altri vascelli dell’epoca, si governava molto bene, aveva movimenti morbidi, la sua superiorità si manifestava specialmente di bolina data la sua attitudine a guadagnare sempre il vento, era leggermente più lungo dei vascelli dello stesso rango, e aveva le aperture delle cannoniere del ponte di batteria leggermente più alte degli altri vascelli.Le sculture della Polena e della Poppa sono del pittore Caffieri in puro stile Reggenza.Dopo questa piccola ma doverosa presentazione del Fleuron, vorrei soffermarmi sugli aspetti tecnici della mono-grafia e dei piani, purtroppo come tutte le monografia che riprendono navi dell’epoca, benchè supportata da molta documentazione, non è esente da piccoli errori, che incontreremo strada facendo.

Appena arrivata l’ho subito visionata, la prima impressione è stata quella che a 1:48 avrei avuto qualche problema nel realizzarla, l’esperienza fatta sul Gros Ventre mi è servita, l’alternativa era costruirlo a 1:36 oppure 1:24, fatti i debiti calcoli anche economici, la differenza è molta credetemi (ci vuole circa mezzo metro cubo di pero per rea-lizzare la costruzione, ho optato comunque per la scala 1:24, visto anche che dispongo di una buona attrezzatura e sufficiente spazio.Ho fatto digitalizzare i disegni in formato Tiff ad alta risoluzione 600 dpi, quindi ho plottato tutto alla scala dop-pia, preparatevi a un buon esborso di denaro, i centri servizi si fanno pagare bene.

Dopo aver ricevuto i disegni finalmente ho potuto iniziare il mio viaggio, che durerà qualche anno, credo valga la pena fare un viaggio così lungo e impegnativo, le soddisfazioni non mancheranno.Ho diviso questo diario in capitoli, ognuno riguardante una parte specifica della costruzione, in modo da poterlo pubblicare sul mio sito (http://www.modellismodarsenale.com) mano mano che le porterò a termine, e fare con Voi se avrete la bontà di leggermi, questo incredibile viaggio che ci porterà alla costruzione di un modello in stile arsenale in scala 1:24

Giorgio FlenghiAnguillara Sabazia lì 02 febbraio 2009

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Le Fleuron pag. 5

Dedicato alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto con molta pa-zienza e benevolenza nelle mie passioni.Un ringraziamento particolare agli ami-ci modellisti, Riccardo Mattera e “Moz-zo Franco” Fissore, per il sostegno dato-mi durante la costruzione del modello. Infine dedicato a tutti coloro che con-dividono con me la passione per questo splendido hobby.Infine un pensiero alla mia nipote Gior-gia, luce dei miei occhi.

Giorgio Flenghi

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Le Fleuron pag. 6

Il Fleuron, la Storia.... L’ordine del ministro per la costruzione del vascello Le Fleuron è datato 5 aprile 1729. In esso è precisato che sarà costruito dai signori OLLIVIER padre e figlio. La costruzione iniziò il 20 giugno 1729. Il varo avvenne il 29 aprile 1730, allorché il vascello ebbe il suo secondo ponte terminato. Il 16 luglio 1730 il Fleuron fu terminato, anche se mancavano ancora tutte le sue sculture ed i depositi. L’11 ottobre 1730 ebbe tutte le sculture ed i fondi della cala imbibiti di acqua. Il 20 febbraio 1732 furono ultimati tutti gli allestimenti interni. È da notare una curva di chiglia di 4 po. Il 5 aprile si inizia a zavorrare il Fleuron. Il 24 aprile inizia la campagna del Gran Banc. L’8 maggio 1732 il Fleuron spiega le vele assieme a Le Brillant, vascello da 56 cannoni per la campagna del Gran Banc. Ha come comandante il Signor di Gouyon. È armato con 60 cannoni di cui 12 in bronzo e calibro da 24 libbre. L’equipag-gio è formato da 400 uomini, senza contare gli ufficiali. Nel corso della campagna furono valutate le qualità del vascello: In esso si sono riconosciute tutte le gran qualità che ci si augura di trovare in un vascello. Tiene bene le vele i suoi movimenti sono estremamente dolci. Naviga molto meglio dei vascelli con cui si è misurato, la sua superiorità sembrerebbe di bolina, in quanto scarroccia poco guadagna sempre il vento. Tutti coloro che hanno navigato sul Fleuron o lo hanno visto navigare, lo guardano come un vascello perfetto”. Il 19 ottobre 1732 la campagna ebbe fine e fu disarmato. Il 13 aprile 1733 inizia la campagna del Nord. Il 20 agosto 1733 il Re Stanislao lascia Parigi per imbarcarsi sul Fleuron, comandato dal luogotenente generale, il Sig. Conte di Lucerna, per condurre il Re in Polonia. Il 4 novembre 1733 rientra in porto per essere disarmato.Il 24 aprile 1734 inizia la campagna per Danzica sotto il comando del Sig. Di Beaumon, per dare aiuto alla città dove si è rifugiato Stanislao. Durante questa campagna, fu ancora il miglior veliero. Aveva un equipaggio di 450 uomini e più di 500 uomini di truppa. Il 27 agosto 1734 fine della campagna di Danzica e disarmo. Nell’anno 1735, il Fleuron, comandato dal Sig. Di Beaumon, fece parte di una squadriglia di 19 vascelli, anche se non lasciarono mai il porto. A gennaio 1737 fu armato per la campagna della Guinea. Il sig. Di Ganieu ebbe il comando di quella missione. In occasione di un’ispezione dello scafo fu constatato un arcuamento di circa 7 po (20 cm). Il Fleuron aveva 15 ufficiali, 450 uomini di equipaggio e 40 mozzi. Il 16 maggio 1739, inizia la terza campagna nel mar Baltico. Sotto il coman-do del sig. Di Barailh. L’8 ottobre 1739, la campagna ebbe fine. Il 29 luglio 1740 inizio di una campagna nelle Antille, sotto il comando del sig. Bart. Il 19 aprile 1741 la campagna delle Antille terminò. Qui finisce la carriera conosciuta del vascello, che brucerà nella rada di Brest il primo febbraio 1745.

Tratto dalla monografia di Gerard Delacroix edita Edizioni ANCRE Francia http://editions-ancre.com

Per i lettori Ho ritenuto importante scrivere questo diario per tutti quelli che intraprenderanno questa splendida co-struzione, ci riporterò le mie impressioni, i miei sbagli, tutte le esperienze sia positive che negative che ho vissuto durante la costruzione, siate comprensivi nei miei confronti, non sono mai stato molto bravo nell’esprimermi, spero che questo scritto possa essere utile a tutti voi per costruire questo vascello del Re del XVIII° secolo.Questo è il mio secondo modello in arsenale, credo di essere riuscito fino adesso a fare un lavoro sufficiente, il mio intento è quello di mostrarvi il modo di approcciare alla costruzione, di risolvere in modo pratico tutte le problematiche che si presenteranno durante questo meraviglioso viaggio, sia di costruzione che culturale, ricordate sempre, non si può intraprendere un simile progetto senza una adeguata conoscenza sulle costruzioni dell’epoca e della marina in generale, infine ultimo, ma non ultimo per importanza, lo scopo di questo diario è non farvi fare gli errori che sicuramente io ho commesso.Questo diario non vuole essere un trattato sul modellismo d’arsenale prendetelo semplicemente per quello che è, un semplice diario, dove sono riportate le esperienze di uno di voi.

Per costruire questo modello in scala 1:24 l’attrezzatura di un normale modellista non è sufficiente, un simile progetto ha bisogno di macchinari specifici che ci aiuteranno nel corso della costruzione, quindi nelle pagine che seguiranno vi mostrerò la mia attrezzatura per poi proseguire con la costruzione vera e propria.

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Le Fleuron pag. 7

INDICE: Prima Parte 1 - Prefazione 2 - Attrezzatura 3 - Il Cantiere 4 - La Chiglia 5 - La Pettiera 6 - L’Arcaccia 7 - La Poppa 8 - Gli Scalmi di Cubia 9 - I Quinti10 - L’Accostolato11 - Ossatura Assiale12 - Rifinitura Esterna13 - Cannoniere I° ponte14 - Le Serrette della Cala15 - Cannoniere II° Ponte16 - Le Cinte17 - Fasciame dell’Opera Morta I18 - Il Quadro di Poppa19 - Fasciame dell’Opera Morta II Seconda Parte

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Le Fleuron pag. 9

Il mio diario inizia presentando l’attrezzatura necessaria per intraprendere questa costruzione, non allar-matevi si può fare anche con molto meno, se avrete scelto la scala 1:48.

La foto a fianco mostra l’ingresso del mio piccolo labora-torio, di mt 4 x 3,30 ristrutturato per l’occasione. Segui-ranno una serie di foto di tutta la mia attrezzatura con una breve descrizione.Dovete considerare che per costruire un modello in ar-senale un minimo di attrezzatura ci vuole, altrimenti le difficoltà aumenterebbero in maniera esponenziale, quin-di meglio mettersi l’animo in pace e spendere un po di soldini per l’attrezzatura.

Di fianco la parete attrezzata con tutti gli utensili ma-nuali, qui ne sono rappresentati solo una piccola parte, non mi dilungherò nella loro descrizione certo di una vostra conoscenza al riguardo, comunque considerate che più ne avrete meglio è, uno strumento per ogni lavo-ro è la regola, altra regola molto importante è quella di tenere tutto in ordine e a portata di mano “Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa” questo mi è stato in-segnato quando lavoravo come artigiano in un cantiere nautico da diporto, nel lontano 1972.

Uno strumento che non dovrebbe assolutamente mancare dentro un labo-ratorio che si rispetti è la sega a nastro, nella foto quella della Valex, ab-bastanza economica 199 € monta lame da 1 cm e taglia abbastanza bene, tenerla sempre pulita con la massima cura, ci ho tagliato tavole di pero alte anche 6 cm, ovviamente con molta cautela e pazienza, il legno per non snervarlo andrebbe sempre tagliato con la sega a nastro, perché mentre lo taglia non lo scalda al contrario della sega circolare. Le lame costano dai 13 ai 18 € l’una, è dotata del suo banchetto, ha il piano inclinabile fino a 45 gradi.

L’Attrezzatura

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Altro piccolo gioiellino indispensabile è la sega circolare, ho op-tato per una Bosch con carro e piano di alluminio, il corpo e di plastica molto robusta, ha un motore da 1500 Watt di potenza. Taglia il legno molto bene senza difficoltà costa circa 400 € l’ho presa in Germania ho risparmiato qualcosa e me l’hanno conse-gnata in tre giorni.Ha la lama inclinabile fino a 45 gradi, un robusto carro laterale molto comodo, e un piano molto ampio con delle comode pro-lunghe per oggetti di grandi dimensioni, poco adatta per piccoli lavori (carabbotini, o piccoli listelli).

Sega circolare economica della Jet una cinesina che non vale molto, ha un motore da 750 Watt, una squadra scorrevole, la lama è inclinabile, poco precisa la guida laterale, costa 125 € il prezzo è allettante ma non aspet-tatevi nulla di buono, la uso per tagliare piccoli listelli, per questo uso è ok. La mia prima spesa.

Piccolo gioiellino della Proxxon, per fare piccoli lavori è ottima, fate attenzione nell’uso non è potente e bisogna usarla con molta attenzione, senza forzare il pezzo, con la lama al Widia è ottima.Per modelli fino a 1:48 può bastare, importante che il grosso del lavoro di smacchinatura del legno lo si faccia da un artigiano, a questo punto vi chiederete perché ho tre circolari, presto detto la prima quella della jet non mi soddisfaceva affatto, quindi ho preso quella grande, poco adatta per fare piccoli lavori, quindi vi consiglio una sega grande e questa piccolina, sarebbe il massimo per il vostro laboratorio.

Questa pialla a filo e spessore è abbastanza buona, ha il piano largo 20 cm, pialla a spessore fino a 3mm, con un piccolo accor-gimento ci ho piallato fino ad 1mm, molto utile per chi vuole fare tutto in proprio, dal pancone al listello finito, a voi la scelta.Molto utile per fare i listelli trapezoidali con un piano inclinato, sul Fleuron ci sono nel fasciame esterno tra le cinte.Abbastanza potente costa circa 200 € li vale tutti.

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Non prendetemi per megalomane, ma ho acquistato anche il piccolo spessore della Proxxon, per i listelli fino a 1mm è ottimo lascia il le-gno molto ben rifinito e liscio, piano da 8 cm, serve solo per rifinire i listelli, il grosso lo si deve fare con quella grande, i prodotti Proxxon sono buoni ma costano molto, quindi per chi non ha un budget alto bisogna fare delle scelte, se non potete permettervelo quella di fabbri-cazione cinese va bene lo stesso.

Trapano a colonna della Valex, è stato molto utile prima di poter acquistare una fresatrice verticale, con un tavolo a croce ci ho fatto molti lavoretti abba-stanza precisi, ce ne sono anche di più piccoli secondo le esigenze di spazio. Costa 199 € un attrezzo molto utile

Sega a nastro della Proxxon, l’ho acquistata perché ci si può tagliare anche l’ottone, e visto che sul Fleuron di lavori in ottone ce ne sono molti ho fatto questo piccolo sacrificio.

Sega da Traforo un classico per ogni laboratorio da modelli-sta, questa della Proxxon è ottima costa 245€ fa ottimamente il suo lavoro, la consiglio.

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Il Lapidello e la mola, assolutamente necessari per af-filare gli scalpelli e le lame, e per rifinire i particolari in legno, strumenti molto utili poi non costano molto.

Il Lapidello della Proxxon per fare un modello a 1:24 è molto utile per via del suo disco molto generoso, unico inconvenien-te, poco potente.

Una vera chicca, la troncatrice della Proxxon, ho optato per il modello più grande, vale tutto il suo investimento, non può mancare nel vostro laboratorio

Uno strumento opzionale ma veramente utile in cer-ti momenti, è il banco per la fresatrice, se volete fare un modello a 1:24 un attrezzo simile serve, per fare le conici e per lavorare, PER CHI NE E’ CAPACE! a tut-to tondo. Ricordate sempre che un attimo di disatten-zione può costare molto caro, anche se hanno tutte le protezioni che servono sono sempre attrezzi pericolosi, e se nel corso di questo viaggio mi vedrete adoperare in modo strano questi macchinari, fate molta attenzione, io ho una lunga esperienza con queste macchine, per via dei miei trascorsi di artigiano..

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Adesso passiamo a qualcosa di impegnativo, la Fresatrice Verticale, attrezzo indispensabile che toglie parecchie rogne, e semplifica di mol-to il lavoro, costa cara, e se potete permettervelo non esitate ad ac-quistarla. Comunque considerate che costano più gli accessori che la macchina stessa, unico vantaggio che potrete acquistarli un poco alla volta, mano a mano che vi serviranno.

Altro oggetto molto utile è il Tornio parallelo per ferro, ne esistono di tutti i tipi e prezzi, ma ricordate sempre una cosa, un attrezzo grande fa anche le cose piccole, un attrez-zo piccolo non fa le cose grandi, quindi regolatevi voi, sem-pre secondo disponibilità e aspettative e sopra tutto che cosa ci dovrete fare, inutile acquistare un tornio megagalattico con copiatore per fare tondini e qualche cannone, ne basta uno come il mio da poche centinaia di euro. Stesso discorso della fresatrice attenzione agli accessori, costano.

Il Minitrapano a basso voltaggio vi servirà spesso per usare tutte le vostre micropunte e per raggiungere gli angoli più na-scosti del vostro modello, ce n’è anche una versione ad angolo retto, molto utile, Quello dell Proxxon è molto ben fatto, al solito non chiedetegli di fare da vero trapano non ne è capace (non è abbastanza potente) usate un trapano a batteria, ce ne sono per tutte le tasche. Io ne ho due come si vede dalla foto sottostante, notate anche tutte i contenitori in legno e metallo, sono tutte le attrezzature per la fresatrice ed il tornio, costa-no più della macchina stessa, preparatevi a un bell’esborso di eurucci.

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Il Minitrapano tipo Dremel, serve a tutto credetemi non c’è accessorio che si usi di più, in combinazione con il suo albero flessibile serve pere fare mille lavoretti.

Nelle foto che seguono ci sono raffigurati tutta una se-rie di attrezzi di uso comune, quali morsetti di tutti i tipi e generi, non bastano mai credetemi.

Lime limette raspe raspette di tutte le forme e tipi, poi pial-letti martelli piccoli e grandi, compassi metri seghetti di tutti i generi possibili e il traforo da gioielliere, insomma più ne avete di questi attrezzi meglio è, alcuni a volte do-vrete autocostruirli, specialmente gli scalpellini e le sgur-biette per intagliare,

Di fianco una piccola serie di attrezzi da falegname, a 1:24 anche gli attrezzi devono essere adeguati.

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Un utensile dai mille usi è la smerigliatrice a collo lungo della Proxxon, nella nostra scala serve moltissimo.

Altro piccolo aggeggetto molto utile se non indispensa-bile che vi costruirete da soli è il truschino (Incorsatoio) per fare modanature.

Il trapanino a batteria la levigatrice orbitale e il seghetto alternativo, altri tre piccoli aiutanti molto utili.

Per ultimo ma non ultimo il compressore ad aria indi-spensabile, ce ne sono di tutte le grandezze uno da 25 litri è sufficiente.

Credo con questo di aver esaurito il discorso attrezza-tura.

Non necessariamente dovrete avere tutto quello che vi ho descritto, ci ho messo degli anni per aver la mia at-

trezzatura, dipende da voi e le vostre tasche, ci sono valenti modellisti che hanno costruito veri capolavori senza l’ausilio di macchinari specifici, oppure autocostruiti, il bello di questa passione e proprio che non ci sono limiti alla nostra fantasia, ognuno seguirà la strada a lui più confacente.

Qui finisce il capitolo dedicato all’attrezzatura e al nostro laboratorio.

Il prossimo capitolo riguarderà la costruzione dello scaletto; finalmente all’opera.Dimenticavo, lo studio dei piani *ci impegnerà per diversi giorni se non mesi a seconda della complessità del modello scelto, il Fleuron è abbastanza complicato, vi suggerisco di fare molta attenzione, iniziate solo quando vi sentirete sicuri su come procedere, il diario servirà proprio a questo aiutarvi nel percorso

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Le Fleuron pag. 17

In questo diario seguiremo le fasi costruttive del vascello francese “Le Fleuron“ di Blaise Ollivier del 1729, su i piani di Gerard Delacroix, in scala 1:24, in legno di Pero.Il perché della scala 1:24: ho scelto questa insolita scala per una semplice ragione, è sempre stato il mio sogno, da quando faccio il modellista cioè circa quarant’anni, ho sempre sognato di costruire una nave in grande scala, così da poter fare tutti i dettagli possibili, senza grandi difficoltà come comporterebbe una scala più piccola, l’occasione me l’ha data Jean Bodriot con le sue magnifiche monografie, e la scelta è caduta sul Fleuron.Il modello per ovvie ragioni di spazio (in altezza) sarà costruito, solo con una parte dell’alberatura senza pennoni, occuperebbe troppo in casa, un lato sarà lasciato a vista e uno completamente rivestito, i ponti saranno finiti solo per metà l’altra metà avrà solo le corde, tutte le attrezzature interne saranno riprodotte, dove non sia possibile lo saranno solo per una metà scafo (es. cannoni e portelli).I materiali usati saranno il Pero per tutta l’ossatura, cercando di evidenziare dove possibile le diverse tonalità del legno, per le modanature e sculture il Bosso, per i fondi delle sculture e i pannelli l’Ebano, che sarà usato anche per fare i Capodibanda, il fasciame dei ponti interni in Pero, quelli a vista, ponte di coperta e casseri sarà forse in Cedro del Libano, per il suo colore chiaro e caldo o Acero, le corde in Pero Bruno, alcuni piccoli particolari saranno in Sorbo Rosso, la ferramenta sarà in ottone brunito. Visto la grande scala non mi sono potuto esimere dal fare la chiodaggione di tutti i particolari, avevo tre scelte, tutte caviglie in legno, tutto ottone (il giallo dell’ottone non mi entusiasma per nulla) oppure, come alla fine ho scelto chiodini in acciaio brunito della ditta Amati per il serretta-me interno, in due misure, Chiodi di acciaio brunito per le Coste, caviglie in bosso per le cinte modanate sempre in legno di bosso, per il fasciame dell’opera viva seguirò alla lettera come nella realtà due chiodi in acciaio brunito e due caviglie in legno per costa, la scala lo permette.Dopo questo breve ma doveroso escurso sulle modalità costruttiva, si può finalmente iniziare il cantiere.

Prima lo scaletto...

Come sempre si inizia dalla costruzione dello sca-letto (si fa per dire, 220 cm x 80 cm x 3 cm) noterete che è stato costruito su tre piani, ho scelto le linee d’acqua 9 - 15 - 19, c’è una logica costruttiva di questa scelta, le coste o quinti del Fleuron dopo il primo ponte sono rastremate verso l’alto, e per dare una giusta perpendi-colarità questa era l’unica strada, i quinti raggiungono anche i 60 cm di altezza! Quindi inutile complicarsi la vita, il tutto deve essere perfettamente in piano, altrimen-ti sono guai, tra dritto e dritto ci sono 197,5 cm, e la chiglia deve essere perfettamente in linea, con queste grandezze l’atten-zione deve essere massima.

Per fissare i tre piani di multistrato da 10mm ho usato 12 barre filettate da 10mm che partono dal piano sempre in multistrato da tre cm, poi ho ulteriormente bloccato il terzo piano con due diagonali sempre in mul-tistrato (questa operazione l’ho eseguita in un secondo momento). Ho fatto due listelli sempre in multistrato da 10mm larghi 6 cm e lunghi quanto la chiglia, serviranno a mantenerla nella giusta posizione e linearità, poi ho fatto due sagome una a prua e una a poppa per accogliere la ruota di prua e il dritto di poppa, ho usato due guan-ciali di compensato da 6 mm con tre galletti per tenere fermo il tutto, le foto sono molto esplicative, mi raccomando solo la precisione, da questa dipenderà il futuro della costruzione, riportare tutte le distanze fra i quinti sulle due guide, tagliare le tre sagome delle linee d’acqua opportunamente ricavate dai piani, se posso darvi un piccolo sug-gerimento fate le sagome un mm per lato più larghe del necessario così le coste potranno essere lasciate più grasse di un mm, mettetele alla giusta altezza, controllate la perpendicolarità dei segni del centro costa, va preso quello come riferimento per via della rastrematura dopo il primo ponte, quando tutto è in ordine si può iniziare davvero a costruire il modello.

Lo Scaletto

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Le Fleuron pag. 18

Due foto dello scaletto in costruzione, le sagome delle linee sono state fatte e tutti i riferimenti segnati, sulla base ho messo due longheroni longitudinali di rinforzo per rendere tutto più rigido, per adesso lo scalo poggia sopra un tavolo, più in là costruirò un tavolo più basso con le ruote piroettanti per comodità d’uso.

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Le Fleuron pag. 19

Particolari dei supporti per il Dritto e la Ruota dello stesso spessore, su quello di poppa ci devo ancora applicare i guanciali per tenere fermi i pezzi, a prua è già ok.

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Nella foto in alto si può vedere la ruota di prua inserita tra i due guanciali e fermata con i galletti. A questo punto bisogna prendere una decisione su come proseguire la costruzione, in pratica dovrete decidere se incollare la chiglia con il dritto e la ruota e sistemarle nel cantiere, oppure aspettare di aver fatto tutto il quadro di poppa e la prua, questa è una scelta importante per il proseguo del lavoro, infatti se deciderete di incollare subito tutti i pezzi della chiglia e dei dritti, potreste avere poi delle difficoltà nel realizzare l’arcaccia e gli scalmi di cubia all’interno del cantiere.Per esperienza personale vi posso dire che il metodo migliore, li ho provati entrambi, è quello di fare tutti i pezzi della chiglia ma lasciare staccate le parti del dritto e della ruota, in modo da poter lavorare fuori dal cantiere, a 1:24 la cosa è decisamente comoda credetemi, quindi una volta fatti tutti i vari pezzi assemblate solo il dritto e la prua, il massimo sarebbe anche di fare alcuni quinti di prua e di poppa per controllare meglio i vari allineamenti, ci vuole poco a buttare via ore ed ore di lavoro per un allineamento sbagliato o un angolo di quartobuono scarso.

A questo punto lo scaletto è terminato e si può passare alla fase costruttiva vera e propria, se già non lo avete fatto a questo punto bisogna prendere il legno necessario e smacchinarlo, prepararsi tutte le tavolette dello spessore ne-cessario, per chi non ha i macchinari adatti un buon artigiano vi solleverà dal compito, quindi per non disturbarlo troppo, studiate bene i piani e ricavatevi tutte gli spessori necessarie per la costruzione, in modo da avere tutto a portata di mano.Si parte.....

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La Chiglia

Tutti i componenti della struttura assiale del nostro Vascello

Dopo aver preparato le tavolette dello giusto spessore, nel nostro caso 16 mm, si può iniziare a preparare tutti i pezzi della chiglia, tranne il calcagnolo le parti non presentano difficoltà di rilievo, la palel- la semplice non dovrebbe essere un problema, si può realizzare in vari modi, a mano con traforo e lima, a queste dimensioni ve lo sconsiglio, oppure con la fresatrice verticale e una morsa col piano inclina- bile, i piani sono molto esaurienti e precisi, insomma non tanto, della serie l’errore è sempre dietro l’ango- lo, se sarete stati attenti, avrete notato della incongruenze sulle misure della chiglia, che sono riportate sulla tavola numero sette gli spessori sono sbagliati, c’è uno scarto di un mm a 1:48 a scala doppia doppio spes-sore cioè due mm, comunque a pagina 116 del libro in francese allegato alla monografia, sono ripor-tate tutte le misure precise delle varie parti della nave, se avete dubbi lì c’è la soluzione, basta trovare un programmino, sui vari forum se ne trovano, per convertire le antiche misure in cm. L’errore salta fuori quando confronterete le calette dei quinti e la larghezza della chiglia, è giusta la misura delle calette dei quinti 16 mm, quindi dovrete fare la chiglia di quello spessore. Durante questo viaggio di piccoli errori ne incontreremo ancora, ma perdoniamo il sig. Delacroix, dentro un progetto così complesso ci possono stare, ma stando attenti e confrontando sempre le varie tavole possiamo supe-rarli tranquillamente, una cosa molto importante, cercate sempre il confronto (mai la competizione) con altri modellisti, e non avete paura a disturbare i mostri sacri, non aspetta- no altro che essere interpellati credetemi sulla parola, ne ho avuto prova provata.Le foto che seguono vi mostrano tutte le varie fasi della lavorazione.

Il Dritto di poppa terminato

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Prima di procedere al taglio dei pezzi fate delle fotocopie, oppure se ne siete capaci con un programma vet-toriale ridisegnate il tutto, è da maniaci ma c’è chi lo fa, io ho fatto più copie plottate dei file Tiff che mi ha fatto il centro servizi, per avere a disposizione più copie dello stesso particolare, se le stampe sono fatte con la laser potete anche usare un ferro da stiro, di quelli vecchi non a vapore, passarlo sul foglio e trasferire il disegno sul legno, io non l’ho fatto, i miei disegni sono stati stampati con la inkjet, quindi ho optato per l’incollaggio sul legno, facendo moltissima attenzione all’esecuzione che deve essere veloce e precisa senza distorcere la carta, è di vitale impor-

tanza questo passaggio, oppure potete sempre usare la buona e vecchia carta carbone, a voi la scelta, il bello di questo hobby è che potete sempre fare come più si addice alle vostre capacità.Di fianco la ruota in fase costruttiva appoggiata nel cantiere, colorate di celeste le calette da eseguire alla fresatrice, per accogliere le coste di prua.Per rifinire tutte le parti tonde ho usato un picco-lo accessorio della Wolfcraft, in pratica è un cilin-dro di plastica dove si mette sempre un cilindro di carta vetrata, ha un diametro di otto cm per le grandi curve è ottimo, per quelle più piccole ho sempre dei cilindri della Jet di vario calibro da un cm a cinque, per le parti dritte uso il lapidello della

Proxxon, ricordate sempre che più sarete precisi meglio sarà per il vostro modello ma sopra tutto per voi stessi, volete mettere la soddisfazione di girarsi tra le mani questi pezzi che andranno a comporre un puzzle in-finito e complicato come lo è un vascello, non finirete mai di sorprendervi, e quando direte questo l’ho fatto io, per me sarà motivo di grande orgoglio, pensando che per piccolissima parte vi ho aiutato a realizzar-lo, infatti lo scopo principale di questo diario che è indirizzato sopra tutto ai neofiti, è farvi avvicinare a questo tipo di costruzione, che vi darà grandi soddi-sfazioni, ma anche grandi delusioni, ci siamo passati tutti, non scoraggiatevi mai, se sbagliate un pezzo non esitate a rifarlo, in fondo è solo un pezzettino di legno, sapeste quanti no ho buttati durante la mia costru-zione.

Nella foto di fianco il Dritto di Poppa ancora non incollato, nella sua sede naturale, i disegni sono ancora incollati al legno, saranno tolti al momento opportuno.La foto che segue non rende giu-stizia al piccoletto, da dritto a ruota misura quasi due metri.Torno a ripetermi l’allineamento è importantissimo, quindi massi-ma attenzione, come noterete in questa fase ho montato solo una dima la numero nove, le altre an-cora non servono saranno posi-zionate quando verrà il momento delle coste.

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Passiamo adesso a visionare tutti i pezzi della chiglia che è composta da tre elementi longitudinali più il calcagnolo, che sono uniti tra loro con una palella semplice, vi consiglio una volta incollati tra di loro tutti i vari pezzi che compongono la chiglia di rinforzare le palelle con tre belle caviglie di legno duro da 4 mm di diametro, io ho usato il bosso, si può usare come nella realtà il leccio, per chi ne ha in magazzino, ma anche altre essenze come il rovere il sorbo il noce o il ramino da preferire nell’ordi-ne.Nella foto a fianco il prolungamento della controchiglia, è fatto in un unico pezzo massiccio, la stazza di questo vascello ancora permette la costruzione di simili massicci, che nelle navi maggiori sono fatti in più pezzi.

Adesso ci dovrò praticare le calette che accoglieranno le mortase dei Forcacci, a lato le calette eseguite, ho usato un metodo semplice, in pratica ho posizionato il pezzo sulla fresatrice stretto con la morsa, ho praticato dei fori della giusta misura, poi con uno scalpellino da quattro mm ho fatto le calette, un lavoro di bassa difficoltà.Unica avvertenza rispettare rigorosamente le distanza tra

i fori, altrimenti avrete delle difficoltà nel mettere le coste nella giusta posizione.

Tutte le calette sono fatte, non resta che fare la battura a tutti i pezzi, la battura per chi non lo sapesse serve ad accogliere il primo corso di fasciame in basso chiamato Torello, a poppa la battura presenta qualche difficoltà fate attenzione alle quote che ricaverete dai piani.

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La ruota di prua assem-blata con il calcagnolo e una parte della controruota, pronta per la lavorazione a mano della battura.

Tutti i componenti della chiglia, le palelle sono a posto la lunghezza totale è stata controllata sullo scaletto, siamo pronti per iniziare la battura

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Vista dall’alto del dritto, prima di eseguire la battura.

Una parte della battura l’ho eseguita con la fresatrice, usando una fresa in acciaio hss giustamente sagomata, per la ruota ho dovuto fare di necessità virtù, l’ho fatta tutta a manina con mazzuolo e scalpello portata a termine diciamo discretamente bene, in mezza giornata di lavoro intenso.Tutte le fasi saranno esplicate meglio più con le foto, che con mille parole.

Sopra il sottoscritto all’opera sulla Ruota.

Mi sono servito di un piano di lavoro con diversi fer-mi fissati con delle viti al piano, per tenere il pezzo ben saldo, per evitare rotture accidentali della ruota, ricordate sempre quando usate il mazzuolo e lo scal-pello il pezzo deve essere ben fermo.

Battura quasi terminata

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Il dritto di poppa è completo in tutti i suoi com-ponenti, pronto per la battu-ra, sul controdritto l’ho già eseguita, deve essere ancora tutto incollato è assemblato solo per la foto, come noterete ho cercato di usare le diverse tonalità del pero per fare degli stacchi, a qualche purista non piaceranno, a me stanno bene così, voi fate come meglio cre-dete.

Particolare ingrandito del dritto alcuni pezzi sono già stati incollati, sono il dritto con il controdritto esterno

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Particolare della caletta sulla chi-glia che accoglierà il dritto di poppa, non deve essere assolutamente visibile, come in certi modelli che ho visto, non avrebbe sen-so nella realtà costruttiva, il tenone deve forzare il giusto senza esagerare ma un po deve forzare come tutti gli incastri, è buo-na regola ricordatevelo sempre.

Fase della lavorazione alla fresatrice, nelle foto per ovvie ragioni estetiche ho tolto tutte le protezioni usate, lavorate comodi e sicuri, mettete in atto tutte le accortezze del caso per salvaguardare le vostre mani, all’epoca di questo la-

voro non disponevo ancora della fresatrice, ho usato un trapano a colonna con una morsa e un piano auto costruito, la fresa è in acciaio super rapido e l’ho sagomata con la mola con un angolo di circa 60 gradi, visto la bassa ve-locità del trapano a colonna, tremila giri sono davvero pochi per una fresa del genere, ho do-vuto fare molte passate abbassando l’utensile poco alla volta, all’ultima passata il pezzo è stato ripassato tre volte alla stessa profondità per dare una discreta rifinitura, il calcagnolo l’ho dovuto fare a mano come la ruota.

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Finita la battura dei tre pezzi di-ritti, sono passato alle calette sulla contro-ruota, quelle che accoglieranno le prime sette coste del nostro vascello, come al so-lito le ho eseguite con il trapano a colonna e il banco a croce, in attesa della fresatrice che mi deve arrivare dal Lussemburgo.

Ho usato una fresa a candela a due taglienti quelle con la pasticca riportata sarebbero migliori ma al momento non ne avevo, anche in questo caso ho fatto molte passate anche per non forzare il man-drino del trapano, che vorrei ricordare non è adatto per questo genere di lavoro, serve per forare non per lavorare di fianco, un uso sal-tuario va bene ma sarebbe meglio la fresatri-ce, più robusta per queste lavorazioni, a volte alcuni miei commenti sembreranno ovvi per alcuni di voi ma non tutti hanno esperienza sufficiente in questo campo.

Il pezzo messo vicino la ruota, ultimi controlli e poi procediamo stando sempre attenti che nulla si deformi e rispetti la giusta sagoma.

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Sopra il pezzo terminato e pronto per essere incollato alla ruota, a questo punto dovrei parlarvi di un er-rore della monografia, queste calette sono per le prime sette coste del nostro vascello, ma sarebbe opportuno farle anche per le altre tre coste che seguono, la otto, la nove e la dieci. Vi chiederete perché, presto detto se non farete questa modifica (io non l’ho fatta mi sono accorto dopo dell’errore) le basi dei tre quinti in questione non saranno allineate come mostrato nella tavola numero tre, ma formeranno un gradino antiestetico, le forme della nave sono le stesse, ma lo zangone non arriverà fino alla battura, si fermerà più in alto, proprio per mancanza di materiale, quindi se farete le calette anche per le coste sopra citate eviterete questo problema antiestetico, al momento oppor-tuno vi mostrerò l’errore e come porci rimedio.

La ruota incollata, si può procedere con la battura, da fare completamente a mano, con l’ausilio di scalpelli ben affilati, per riferimen-to prendetevi le forme delle coste e tenetevi un po grassi, a togliere materiale c’è sempre tempo, mi raccomando.

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La battura della ruota terminata, ha comportato diverse ore di lavoro e continui con-trolli.

Altra vista della ruota, anche il calcagnolo ha la sua battura, per adesso tutta la ruo-ta si può riporre nello scaletto in attesa di montare il caposesto e gli scalmi di cubia, che monteremo fuori dal cantiere.

Ora si può passare alla poppa, il lavoro di preparazione prima di incollare il tutto è lungo e laborioso, ma neces-sario, dopo sarebbe arduo se non impossibile, armatevi di santa pazienza e seguite tutte le varie fasi senza fretta.

Nella foto a fianco la prolunga della contro-chiglia in posizione, il grosso del lavoro di rastrematura è già stato eseguito, mi sono lasciato del margine che toglierò quando costruirò tutta l’arcaccia con le ultime co-ste, per avere dei riferimenti certi.

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Prima di incollare tutti i componenti del dritto ci aspetta un altro lavoretto di precisione all’apparenza semplice, ma che presenta qualche difficoltà, le calette sul controdritto interno che riceveranno i Gaisoni e il Traversone. Ricavate dai piani la giusta angolazione, non sono perpendicolari al pezzo ma in piano rispetto alla nave, riportate tutte le quote sul pezzo, poi aiutatevi sempre con una fresa montata sulla fresatrice, rifinite il tutto con uno scalpellino o coltello molto affilato, non lasciate sbavature e cercate di fare un la-voro pulito, non cercate compromessi, ve ne pentirete in seguito, se sbagliate non importa rifate il controdritto senza esi-tare o starci a pensare troppo, cercate di inculcarvi questa filosofia, non pensate mai “tanto non si vedrà mai“ il lavoro dovrà sempre essere il più rigoroso pos-sibile, vi ripagherà statene certi, in questo genere di costruzioni sono ammesse pochissime deroghe(comunque io

qualche volta ho usato qualche sempli-ficazione senza compromettere la filo-sofia costruttiva, a voi la scelta).

Il pezzo fissato alla morsa le calet-te sono state eseguite con una fresa a candela molto sottile per togliere più materiale possibile vicino alla sagoma. Il controdritto è fissato alla morsa in piano, l’inclinazione bisogna farla con lo scalpello poi basterà solo togliere il materiale in più negli angoli, la foto in alto mostra il pezzo terminato.

Ancora una vista del controdritto interno.

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Lo stesso lavoro va fatto anche sul dritto per accogliere il Dragante e il Controdragante, stesso metodo.

Altra vista del dritto, notate la battu-ra fatta con la fresatrice, verrà rifini-ta quando tutto sarà incollato.

I due pezzi sono stati incollati con l’au-silio di morsetti, sul dritto interno ho fatto già una parte del lavoro della bat-tura, lasciando sempre un po di mate-riale in eccesso, sarà tolto in seguito.

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L’Ossatura di Poppa “la Pettiera”

Prossimo passo costruzione di tutti i componenti che formeranno la pettiera, sono i Gaisoni, il Traversone, il Dragante, il Contro-dragante e le Alette.La foto mostra tutti i componenti appena ta-gliati e rifiniti lasciando un piccolo margine di materiale, manca il primo gaisone, è già sulla fresatrice per fare la doppia caletta, come potete osservare nella prossima foto.

Ricavato l’angolo dai piani, ho fatto due pezzi sagomati per stringere il pezzo a dargli la giusta angolazione, premetto con una morsa basculante sarebbe stato tutto più semplice, ma al momento ancora non ne dispongo, quindi mi sono adattato con quello che avevo, di necessità virtù.

La caletta è terminata non resta che pro-vare l’incastro, eventuali aggiustamenti si faranno con una limetta a mano, tenendo presente che i pezzi devono forzare un poco senza esagerare, si rischierebbe di rompere il bordo del gaisone.

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Finito di fare le calette ai vari pezzi che com-pongono la pettiera, possiamo iniziare a fare delle pro-ve di posizionamento, due pezzi fondamentali da fare con la massima precisione sono le Alette, nella foto si possono vedere di fianco a tutti gli altri componenti.Durante questa fase di prove varie dovete fare anche le calette a coda di rondine sul Dragante, a 1:24 è com-plicato ma a 1:48 è da certosini, qualcuno le fa i più bravi, altri no. Io le ho fatte, non potevo certo esimermi la scala non perdona, mi sono messo di buona lena, ho affilato gli scalpelli e tracciato il tutto sul dragante, in questa fase le macchine servono a poco, siamo soli con le nostre mani, fate magari delle prove su un pezzo da

buttare e vedete quello che riuscite a fare, è fondamentale ac-quisire la tecnica necessaria e fare esperienza, quindi meglio farla su un pezzo da buttare, quando vi sentirete pronti pas-sate al dragante, vedrete andrà tutto bene, basta non avere fretta.Prove di posizionamento sembra che tutto sia a posto, passia-mo alle code di rondine.

Di lato particolare degli incastri, dopo qualche ora di lavoro, mi sono tolto un bel peso sono andate bene al primo colpo, non sempre sarà così, dimenticavo il dragante tagliatelo a misura solo dopo aver fatto le code di rondine più esterne altrimenti rischierete di dover rifare il pezzo.....per la rottura del lato esterno molto vicina al bordo.

Il dragante terminato ho fatto anche il battente che accoglie-rà il fasciame

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Prove di posizionamento dei vari elementi all’interno dello scaletto, come potete notare sulle teste dei gaisoni ho disegnato la sagoma finale, e lasciato ancora molto materiale, una cosa da tene-re presente è quella di fare assolutamente attenzio-ne al piano delle teste dei gaisoni e del traversone, devono essere più precise possibile e sopra tutto in piano, altrimenti le alette non aderirebbero bene, compromettendo tutta la struttura, sotto mentre faccio una prova con le alette all’interno del cantie-re.

Adesso però bisogna preparare uno scaletto ad hoc per costruire tutta la pettiera, con tutti i riferimenti esatti, e poter appareggiare il tutto con comodità sen-za problemi di sorta.

Ancora una vista della pettiera con il suo dragante, tutti i pezzi sono molto stabili senza essere incollati, grazie alla precisione degli incastri, più sarete precisi meglio riuscirà il lavoro.

Nella foto lo scaletto e la pettiera; i gaisoni e le alette sono state incollate, è stata fatta anche una prima rifinitu-ra interna. Le alette poggiano su due basti opportu-namente sagomati e a misura per fare un giusto in-collaggio, se tutto sarà andato nel verso giusto, i vari pezzi saranno in squadro con il dritto,, volendo si può rinforzare l’incollaggio tra le alette e gli altri pezzi con dei perni di legno, fatelo se intendete rivestire lo scafo altrimenti vi consiglio di no, sono antiestetici, usate della buona colla idrorepellente alifatica oppure vini-lica di ottima qualità, se usate la vinilica ricordatevi di ripulire tutto per bene perché macchia e sarebbe un vero peccato rovinare il vostro lavoro per delle mac-chie antiestetiche.

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Pagina dedicata alle foto della pettie-ra dentro e fuori il suo cantiere.

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Vista della parte esterna della pettiera an-cora da rifinire, sul controdritto esterno ho fatto anche le calette che accoglieranno le bandelle delle femminelle del timone.

Sotto la pettiera terminata, il dritto è stato tolto per evidenziare le calette, notate sempre la differenza di colore tra i componenti, non immaginate quanto sia solida questa struttura, nella realtà era una parte della nave che dava enormi problemi sia agli Ingegneri che la disegnavano che ai Maestri d’ascia che la costruivano, nonché a noi mo-dellisti, non allarmatevi se farete tutto con precisione e tanta calma, nessun traguardo vi resterà precluso non mi stancherò mai di dirvelo, prendere in mano questi pezzi è una gran bella soddisfazione, veder crescere il proprio modello è una sensazione unica.

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Ho montato tutto sul dritto anche il dragante, notate la battura come deve coincidere con il battente del dragante, il filo dei gaisoni e del traversone, tutto deve combaciare a 1:24 è un obbligo, per rendere piacevo-le la vista rifinite tutto con carta vetro fino alla 220, noterete come il legno si lucida, però ricordate, quando incolla-te due pezzi di legno tra loro è meglio che la superficie da incollare sia un po ruvida, quindi se è troppo lucida pas-sate un po di carta vetro di grana gros-sa la 80 va più che bene, così da ren-dere l’incollaggio più resistente. Questi gioiellini si spera passino indenni tutti gli imprevisti futuri, l’incuria, l’umidi-tà, la polvere, non ci saremo sempre noi a coccolarli e pulirli con religiosa devozione, pertanto la struttura deve essere la più solida possibile, nei musei di tutto il mondo sono esposti modelli che hanno alle loro spalle svariati secoli, alcuni non sono neanche incollati ma sono tenuti insieme solo da chiodi e incastri, pensate che precisione avrà messo l’artista nel fare simili capolavori, spesso opera di più mani.Durante le pause fra un incollaggio e l’altro non sono stato con le mani in mano, ho preparato la Controchiglia, i Prestantini di prua e poppa, il bello di questo lavoro è che ce lo possiamo organizzare come meglio crediamo, non è una fortuna?

Il Prestantino di poppa in due pezzi, uniti con una palella a dente, sotto il particolare della palella

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Il Prestantino di prua sempre in due pezzi uniti a palella semplice il pezzo è ancora da ripulire dalla colla.

In questa foto si intravede un parte della controchiglia con tutte le calette per le coste, a differenza delle navi costruite in seguito, le calette sono a dente semplice, una via di mezzo tra quelle del secolo precedente e quelle di qualche decennio dopo, prima le coste erano semplicemente poggiate sulla controchiglia con un semplice incastro sul madiere e mezzo madiere, poi come nel Fleuron con un incastro semplice sia sulla controchiglia che sul madiere e mezzo madiere, infine come spiegato sul tomo uno del 74 cannoni di Boudriot a doppio dente sulla controchiglia.Si intravede anche il prestantino di prua ripulito dalla colla.

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L’Arcaccia

Avendo preso la decisione di costruire la poppa fuori dal cantiere si rende necessario per prima cosa co-struire la costa 62, dove andremo a incastare le due alette i riempitori di poppa e via via tutti gli altri componenti della poppa, già che ci siete costruite anche le ultime 9 coste così da poter avere un quadro completo della struttura, il lavoro si dovrà fare per una parte dentro il cantiere, per la restante ovvero la rifinitura interna ed esterna fuori, per pura comodità.Piccola anticipazione sulla costruzione delle coste, anche in questo caso si possono usare diversi metodi, quello che ho usato è una via di mezzo tra la comodità e lo spreco di materiale, che non è cosa da disdegnare, in scale minori si possono usare metodi più sbrigativi e veloci ma lo spreco in questo caso sarebbe stato troppo.Come già spiegato precedentemente avete tre copie di tutte le coste già disponibili, una vi servirà da supporto dove incollare una faccia della costa, la seconda e la terza per ricavare tutti i vari componenti, Madiere, Scalmo del Madiere, Mezzo Madiere, Staminale in prosieguo del Mezzo Madiere, Scalmi in prosieguo dello Staminale e lo Scalmotto, così abbiamo appreso anche come si chiamano tutte le parti che formano una costa

Stampa dell’epoca dove sono rappresentati tutti i componenti dell’ossatura.

Per costruire le coste preparate due piani della giusta misura e spessore adeguato, (70x70x2,5 cm), dove poggiarci comodamente la costa più grande, perché due? presto detto più cercherete di razionalizzare il lavoro meglio sarà, visto quanto è ripetitivo, mentre siete in attesa che la colla asciughi sulla prima costa potrete andare avanti facendo un’altra costa così scorrerà tutto più veloce-mente. Per fare tutti i componenti delle coste ho preso i due disegni restanti e ho ritagliato tutti i pezzi lasciando circa tre mm di margine dal bordo, li ho numerati e colorati di due diversi colori, per non correre il pericolo di mischiarli, visto che adesso stiamo facendo quelli di poppa dobbiamo ricavarci a mano dai disegni i traversini e i due rami del madiere, che andranno a formare il Forcaccio, per i più audaci il traversino più in alto lo si può fare come nella re-altà con due denti che affondano nei rami, come ben spie-gato a pagina 83 del primo volume del 74 cannoni di Jean Boudriot, vi consiglio vivamente di acquistarlo, per adesso può bastare il primo tomo, gli altri potrete acquistarli man mano che vi serviranno sono quattro splendidi volumi magistralmente tradotti da Giovanni Santi Mazzini.Nella foto le calette sui rami e il traversino con i due denti.

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Nella foto a fianco potete vedere tutti i componen-ti del forcaccio, è importante controllare le venature del legno che sul piede devono essere verticali e sui traversini orizzontali, queste due foto le ho tratte da un vecchio vo-lume degli anni sessanta, non sono mie ne del mio model-lo.

Tutti i pezzi che compongono una faccia della costa 62 sono stati incol-lati su delle tavolette spesse 11 mm pronti per essere tagliati con la sega a nastro, cercate di incollarli tenen-do sempre conto delle venature del legno e cercare di seguirle il più pos-sibile, per non rendere troppo fragili i pezzi.

Di lato tutti i pezzi che compongono le coste di poppa, colorate diversa-mente pronte per essere incollate

La costa incollata sul piano, come noterete ho usato dei morsetti auto-costruiti in legno duro, costruitene una discreta quantità vi saranno utili in mille occasioni, il piano del-la costa deve essere incollato molto preciso le teste dei pezzi da incollare devono essere perfettamente dritte e in squadro, un buon lapidello vi toglie dai guai, controllate sempre che la sagoma sia più precisa pos-sibile, controllate anche l’apertura della costa in alto sugli scalmi deve corrispondere perfettamente alle misure dei piani

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Particolare del piede della costa 62, i pezzi colorati di celeste, quelli dell’altra faccia, solo per la costa 62, li incollerò direttamente quando sarà montata e incollata alla pettiera, per cercare di fare il meglio possibile l’incastro a becco di flauto delle alette sulla costa.Anche in questo caso mi costruirò uno scaletto fatto apposta per po-sizionare tutto a misura.

La costa fissata sul piano di appoggio pronta per essere posizionata.Per usare gli stessi morsetti ho dovuto mettere uno spessore della stessa misura del piano della costa perché altrimenti il morsetto avrebbe lavorato male, è stato calcolato per lo spessore semplice 11 mm qui ho posizionato anche l’altra parte del forcaccio, per non fare dei morsetti nuovi ho usato questo stratagemma.

La costa appoggiata al dritto, è tenuta in verticale e in squadro dallo scaletto fatto apposta.

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Vista dall’interno del cantie-re ho messo in opera anche il terzo piano di riscontro quello centrale lo metterò quando il quadro di poppa sarà ultimato.

Nelle foto in alto i morsetti che mi sono costruito per fissare i componenti delle coste, sono in legno di Iroko, anche il rovere o qualsiasi legno duro va bene, questi sono studiati per incollare lo spessore delle coste che è di 11 mm, il canale è fondamentale per far scorrere il morsetto sulla vite di fissaggio per trovare la giusta posizione, mettete sempre una rondella tra la testa della vite e il morsetto. L’idea originale non è mia, ma di un’altro modellista mi è subito piaciuta e l’ho copiata.

Con l’aiuto dei morsetti ho incollato la costa 62 al quadro di poppa, l’ossatura inizia a prende-re forma, in questa fase state attenti sopra tutto allo squadro e alla perpendicolarità.Un’altro piccolo accorgimento che ho adopera-to è stato quello di fare un pezzo che mi tiene fermo il dritto anche in altezza, è un semplice pezzo a elle che poggia sulla testa del dritto, più i vari pezzi sono fissati bene meglio è.

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Il pezzo fuori dal cantiere dove è stato rifinito e applicati i riempitori sotto il primo gaisone, i morsetti autocostruiti ancora una volta molto utili, ho lasciato ancora un piccolo margine di materiale, tutta la pettiera e il dritto non sono ancora incollati tra loro, si tengono solo con gli incastri. Sotto una vista ravvicinata.

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Il dritto è stato tolto per fare la fotografia, siamo pronti per incollarlo operazione da eseguire dentro il cantiere.Sotto i pezzi in fase di incollaggio.

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La poppa incollata fuori dal cantiere, adesso solo per un momento pensate a dover rifinire tutti questi pezzi dentro il cantiere, quanti problemi avreste avuto, chiaramente lasciate sempre un po di margine da togliere quando ci saranno almeno le ultime sei coste montate. Un lavoro da fare in questa fase è quello di fare le calette per gli zappoli, in scala 1:24 è obbligo farle, sarà un lavoro impegna-tivo e lungo, comunque per adesso le faremo solo sulle ultime sei coste che incolleremo alla poppa, le restanti verranno effettuate dopo aver messo in opera tutte le coste dentro al cantiere così da prendere una giusta linea.

Interno della poppa il letto per il pre-stantino è già stato abbozzato, sotto vista dall’alto del pezzo, per adesso è tenuto tutto dalla colla, prima di met-tere lo zappolo sopra la chiglia metterò una vite di acciaio che fisserà la costa 62 alla chiglia per maggiore sicurezza, a questa scala bisogna prendere tutte le precauzioni possibili per rendere stabi-le la struttura.

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La costa numero 61 pronta per es-sere inserita, è tutta da rifinire e bisogna ancora fare l’angolo di quartobuono.Tutti i pezzi che compongono la costa verso prua sono colorati di azzurro quelli verso poppa di verde, sotto il particolare del pie-de della costa o forcaccio (a prua si chia-mano zangoni) fatto con i traversini come spiegato precedentemente, nell’ultima foto della pagina si può notare meglio il parti-colare, tra le due coste ho inserito lo zappo-lo, a quest’altezza non ha il foro per il pas-saggio delle acque reflue, che si andranno a raccogliere al centro nave, dove le trombe (pompe di sentina) le raccoglieranno.I segni che delimitano il bordo della costa sono ancora ben visibili, in quanto devo ancora passarla al lapidello cilindrico, come vi mostrerò nella prossima

pagina. Ho anche inserito un distanzia-tore provvisorio tra le due coste, (ma-glia), nel nostro caso è di sei mm fino al primo ponte, da lì in poi si allarga verso l’alto, per via della rastrematura delle coste, vi chiederete perché non ho mon-tato la dima centrale, non l’ho montata perché altrimenti mi sarebbe stato im-possibile sfilare la struttura per via della sua forma, in questo momento ho solo due riferimenti certi.Una cosa da tenere in conto è quella di verificare l’altezza della costa, è mol-to facile incorrere in qualche errore di valutazione compromettendo le lenee del nostro vascello, o addirittura rifare

il quinto se togliamo troppo materiale dal piede, ricordatevi che il tenone dovrà essere ricavato dal piede stesso, ma nulla ci vieta di metterlo posticcio per non complicarci troppo la vita, se faremo così potremo correggere anche eventuali piccole differenze di distanza tra le calette per mettere la costa perfettamente verticale e a squadro con la chiglia, se deciderete di procedere in questo senso fate un foro da tre mm profondo circa un cm poi prendete un quadrello di legno duro da cinque mm, tornitelo in parte fino a fare un tondino da tre mm lasciando circa 4 mm di testa qua-drata se avrete fatto tutto correttamente la costa si posizionerà nella giusta posizione.Dopo aver incollato tutte le coste necessarie bisogna ripulirle e fare l’angolo di quarto-buono, qui ci viene in aiuto il trapano a co-lonna e il lapidello cilindrico, come vi mostrerò nelle prossime foto.

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Il Quadro di Poppa

Per fare questa lavorazione bisogna pre-parare un piano con un foro avente il diametro del cilindro più largo, il piano sarà appoggiato sopra una struttura che permette di raccogliere la polvere, che sarà aspirata, il tutto fissato al piano del trapano con due grossi bulloni, una carta vetrata al corindone da 80 andrà più che bene, più fine in questa fase non serve, nel corso del montaggio di materiale se ne dovrà aspor-tare ancora molto, quindi lasciatevi più di un mm per lato di margine, ricordate sempre, a to-gliere si fa sempre in tempo. Per fare l’angolo di quartobuono ho tolto il piano e passato la costa a mano libera sul lapidello, seguendo il traccia-to dell’angolo e lasciando un po di margine ho dato anche una piccola rifinitura con la raspa e la smerigliatrice a collo lungo.

Un’altra vista della lavorazione, della serie an-che io a volte prendo degli abbagli, notate il te-none sul piede della costa, invece di essere come nei piani ricavato solo da una faccia della costa, in questo caso è

al centro, l’ho dovuto ricavare lì per correggere un errore di posizionamento della rispetti-va caletta, per le altre coste il problema non si ì posto è an-dato tutto per il verso giusto.

A lato il particolare del teno-ne fatto al centro costa, a vol-te si possono correggere certi errori a volte no, in questo caso se non ve lo avessi mo-strato nessuno lo avrebbe mai

saputo, non dovete avere paura di mostrare i vostri errori, non sbaglia solo chi non costruisce, importante è correg-gere e se non si può, rifare il pezzo, a volte vi costerà un po ma per non avere remore vi consiglio di romperlo così non vi porrete troppi problemi, non avete mica dei termini di consegna giusto? è il nostro hobby un nostro piacere personale!

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A questo punto si rendono necessarie alcune anticipazioni costruttive, avete davanti a voi due strade, fare solo le ultime sei coste come ho fatto io e passare alla prua, oppure fare tutti i quinti, l’espe-rienza acquista dopo due costruzioni mi fa propen-dere per la seconda ipote-si di lavoro, così da avere sempre sotto controllo l’al-lineamento dello scafo.

Passiamo alle anticipazioni, dopo aver ripulito i bordi delle coste con il lapidello, fatto l’angolo di quartobuono e messe nel cantiere nella giusta posizione (sono già posizionate le ultime cinque coste come si vede dalle foto), con-trolliamo che tutto sia allineato prendiamo una piccola latta flessibile e tracciamo le calette per gli zappoli, le misu-

re cercheremo di ricavarle dai piani. Per fare le calette ci ser-viremo della fre-satrice verticale, di un piano di legno fissato sul banco a croce e con i soliti mor-settini autoco-struiti fisseremo la costa nella giusta posizio-ne prendete una fresa della stessa larghezza degli zappoli, nel no-stro caso un cm la profondità sarà di un mm.

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Le foto mostrano le ultime cin-que coste posizionate con le calette degli zappoli già fatte, nella vista di fianco si può vedere l’allineamento e la perpen-dicolarità delle coste, nonché le calette, fate attenzione alle quote per il prestan-tino, ogni tanto provatelo e controllate che la sua posizione sia giusta e non forzi negli alloggi.

Passiamo a descrivere il piccolo attrezzo autocostruito per la tracciatura delle calette degli zappoli sul piano della costa, i riferi-menti esterni li abbiamo già segnati pren-dendo le misure dai piani.Ho preso un pezzetto di legno, in questo caso ho usato del bosso, l’ho sagomato a forma di T ci ho praticato due fori per al-loggiarvi due pernetti che porteranno la

perpendicolarità della tracciatura rispetto alla curva della costa, le foto mostrano meglio di mille spiegazioni su come realizzarlo.

Sotto applicazione pratica sulla costa sulla sinistra una caletta già realizzata.

Dopo aver tracciato tutte le calette passiamo alla fase realizzativa alla fresatrice, montia-mo la fresa a candela da un cm regoliamo la profondità massima di taglio alla giusta al-tezza, posizioniamo la costa sul piano nella giusta posizione e facciamo la fresata, è più il tempo di preparazione che di lavoro vero

e proprio, non avete fretta il tutto dovrà corrispondere perfettamente, pena la discontinuità dell’allineamento e la messa in opera degli stessi zappoli.

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Finalmente è arrivata la fre-satrice verticale non dovrò più usare il trapano a colonna, la fresa è una normale fresa per legno a candela a due taglienti riportati.

Le fasi della lavorazione alla fresa, la costa è stata fissata sul piano con i morsetti autocostruiti, notate i due rialzi per sopperire al doppio spesso-re della costa, cercate di far lavorare sempre in piano i morsetti altrimen-ti lasceranno dei brutti segni sulla costa difficili da togliere.

Particolare ingrandito della caletta, notate il traversino e il piede del forcaccio e il piano per il prestantino.

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Dopo aver fatto tutte le calette ci attende un’altro lavoretto lungo e ripetitivo, la chiodatura dei piani della coste, dovete solo decidere come farla, chiodi, caviglie o filo di ottone se non vi da fastidio il suo colore giallo poco realistico, io ho optato per dei chiodi di acciaio detti gruppini hanno una testa da 1,8 mm e sono già bruniti, unico inconveniente sono troppo lunghi bisognerà tagliarli con le tronchesi uno ad uno, a destra una costa già chiodata e calettata con gli zappoli.

Anche il Dragante è al suo posto ho an-che incollato gli imbuoni che lo legano allo scalmo, sotto vista dall’alto della parte in-terna

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Un pezzo molto rognoso da fare è la Contro-aletta che serve per tenere insieme lo Scalmo d’Aletta e l’Aletta, in francese Garde (“Guardia”), la difficoltà nasce dal fatto che lavora su due piani non uniformi quello dell’aletta e quello dello scalmo, raccordare que-sti due piani è una cosa tutt’altro che semplice, se non viene al primo colpo pazienza la rifarete correggendo gli errori fatti, una volta a posto prima di incollarlo ricordatevi di mettere subito i falsi chiodi, dopo sa-rebbe praticamente impossibile, ad ogni nuovo passo controllate sempre di non aver lasciato nulla indietro, pianificate il lavoro con molta calma, prima di fare qualsiasi cosa dovrete averla già dentro la testa su come eseguirla. Nella foto la controaletta e lo scalmo d’aletta incollati e a posto anche i chiodi sono ok.

Particolare visto di fianco, notate i due piani sfal-sati, questi due pezzi uno sinistro e uno destro, mi hanno portato via due mezze giornate di lavoro, e qualche pezzetto di legno buttato al caminetto, quindi se non verrà al primo colpo state tranquilli è normale.

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Adesso vi descrivo la lavorazione degli zappoli centrali, hanno lo stesso spessore della maglia, mi raccomando devono essere estrema-mente precisi altrimenti dopo qualche costa la verticalità sarà compromessa, di seguito alcune foto che mostrano il lavoro alla fresatrice e gli zappoli montati sulle coste.Gli zappoli centrali sono fatti a cassa da morto, cioè non hanno la stessa larghezza ai due capi del pezzo, sotto sono larghi quanto la controchiglia, in alto quanto il paramezzale o i prestantini. Nei piani del Fleuron gli zappoli centrali hanno una cavatoia a forma semicircolare, mentre Bou-driot sul suo 74 cannoni l’ha disegnata con una forma squadrata, dalla parte anteriore per quelli di poppa e posteriore per quelli di prua, io li ho eseguiti come disegnati da Delacroix, mi piacevano di più, voi fate come credete.

Particolare ingrandito ho usato una fresa da 4 mm a quattro taglienti.

Gli zappoli nella loro caletta, ho lasciato lo spazio necessario per lo zappolo cen-trale, questa è una vista del lato poppiero della costa, il forcaccio è composto da due bracci verticali che si andranno ad incro-ciare con i traversini dell’altra faccia.

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Le prime cinque coste di poppa sono montate, gli zappoli sono a posto, è stata data anche una prima rifinitura.Poiché il pezzo di poppa è ancora libero da legami con il resto della chiglia tut-to il lavoro di rifinitura viene effettua-to fuori dal cantiere, ogni costa appena incollata viene rinforzata al livello dello zappolo centrale con una vite di acciaio.

Vista interna tutti gli zappoli sono al loro posto rimane solo da perfezionare il letto per il prestantino.

Vista completa della poppa, anche il controdragante è stato montato come pure i due riempimenti laterali dove poggia, come potete osservare piano piano il nostro vascello prende la sua forma quasi definitiva, mettete sempre degli spessori della misura della ma-glia tra una costa e l’altra, rispettate la perpendicolarità e lo squadro, tutto deve essere lineare non ci devono es-sere assolutamente forzature varie, che andrebbero ad inficiare la forma defi-nitiva dell’ossatura.

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Prima di fissare il controdragante, ho dovuto mettere in opera i due imbuoni su cui poggiano i due gobbi esterni, per realiz-zare i gobbi ho usato un metodo indicatomi dal mio amico modellista Giuseppe Sivero. Preparate i pezzi abbastanza grandi da con-tenere la sagoma dei gobbi, e incollateli con una palella semplice come si evince dai pia-ni, prendete e ritagliate tutte le viste ripor-tate dalla tavola della poppa, incollatele sul pezzo e ritagliate il tutto tenendo un buon margine di tolleranza. Sotto le foto della la-vorazione del mio amico.Le foto mostrano i vari componenti già in-collati e con i disegni incollati, per fare la sagoma esterna prendetela sempre dai piani dalla vista di poppa ritagliatela e incollatela sul pezzo, fate attenzione essendo una vista in verticale sarà leg-

germente più corta del vostro pezzo, cercate un compromesso e lasciate grasso, gli ultimi aggiustamenti li farete sul cantiere. La foto di lato vi mostra il pezzo termina-to, questo modello è in sca-la 1:48. Ringrazio Giuseppe per il materiale fornitomi per risolvere il problema del-la realizzazione dei Gobbi.

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E’ arrivato il momento di fissare tutte le parti per la rifi-nitura la foto vi mostra come ho fatto, adesso è tutto più rigido e possiamo dare ancora un’ulterio-re rifinitura, ma non quella fina-le, che faremo a scafo terminato.

Viste della poppa fuori dal cantiere, ho applicato anche alcuni scalmi supplemen-tari che vanno a riempire lo spazio tra lo scalmo d’aletta e il gobbo esterno.

Adesso non ci resta che praticare l’apertura delle porte delle bottiglie, sul Fleuron sono disegnate con la traversa superiore dritta, qui mi sono preso una licenza esecutiva, l’ho fatta centinata, come era in uso sulla mag-gior parte delle navi dell’epoca.

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Altre viste della poppa, nella prima foto l’angolo sui gobbi è ancora da raccorda-re, infatti pende nella parte interna verso il basso, con due colpettini di raspa e lima lo porterò alla giusta misura.

Particolare del Controdragante sulla testa del dritto, notate le calette delle cannoniere di poppa e lo svaso dove scorrerà l’Agghia-iaccio

Vista di lato, adesso la poppa è pronta per essere inserita nel cantiere in attesa di essere incollata al resto della chiglia.Prima però manca ancora un piccolissimo lavoretto, l’apertura delle porte delle Botti-glie, che vi illustrerò nella prossima pagina.

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La porta della Bottiglia la sua esecuzione non compor-ta particolari difficoltà, solo una cosa prendete i riferimenti precisi, un Truschino va più che bene, ne esistono di tutti i tipi e misure, ci sono anche quelli dove si può applicare una matita, per la scala a 1:48 va bene anche uno da 30 cm, per quella da me adottata sa-rebbe meglio se ne trovate uno alto 50 cm.La traversa superiore cen-tinata dà un tocco di clas-se in più che non guasta.

Il truschino: uno digitale e uno mauale

Altre viste dell’apertura una esterna l’altra interna

Nel Prossimo capitolo la costruzione degli Scalmi di Cubia e delle prime coste di prua

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Gli Scalmi di Cubia La costruzione degli scalmi di Cubia è un lavoro che presenta qualche difficoltà di esecuzione, bisogna prendere il lavoro per il verso giusto, altrimenti ci troveremo a rifare infinite volte i vari pezzi che compongono questo puzzle complicato. Le forme della prua sfinata in basso e molto ampia in alto, ci obbliga a fare i pezzi spe-cialmente i numeri 8 - 9 e 10, molto grassi in alto, in quanto dalla monografia non si evincono le effettive misure in alto, dovremo dar fondo a tutta la nostra sensibilità e occhio nel’interpretare le forme per riuscire nell’intento, un passo alla volta e piano piano vediamo di uscire da questo empasse.

Prima cosa costruiamo il caposesto (è la prima co-sta della nave verso prua), useremo sempre la solita tecnica, incolliamo i disegni ricavati dalle copie sulle tavo-lette li ritagliamo lasciando circa tre mm di grasso intorno, li intestiamo con il lapidello, e li posizioniamo sulla terza copia del disegno poggiata sul piano di incollaggio, quando tutto sarà in ordine con i morsetti autocostruiti, già descritti in pre-cedenza fissiamo i vari componenti, poi una volta che la colla avrà fatto il suo lavoro, dobbiamo unire tra loro le due facce della costa, stando ben attenti all’allineamento, quando il pezzo sarà pronto lo ripasseremo alla sega a nastro lasciando un mm di margine, poi col lapidello cilindrico rifiniamo tutti i bordi sia esterni che interni, stando attenti a lasciare ancora un po di materiale, quindi solo dopo faremo il famoso angolo di quartobuono, controllando il suo alli-neamento nel cantiere.

A differenza delle coste poppiere quelle di prua non sono poggiate sulla controchiglia ma sono incassate in apposite calette, sullo Zangone dovre-

mo ricavare la femmina che andrà ad infilarsi dentro la controchiglia, deve forzare il giusto, ne troppo dura ne troppo lenta, deve entrare con un minimo

di sforzo, nelle foto i particolari.

Il caposesto come si vede nella foto poggia a prua anche sulla con-troruota

A questo punto è consigliabile preparare anche le altre sei coste di prua, sempre se non avete deciso di farle tutte prima, quando tutto sarà a posto il caposesto potrà essere rastremato nella parte alta, a differenza delle altre coste lo sarà solo sul lato verso poppa, verso prua sarà lasciato dritto, ci andrà incollato l’ultimo scalmo.

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Il caposesto nella sua sede e fissato alla ruota con una vite di acciaio, che in seguito sarà ricoperta dal pre-stantinoPer costruire gli scalmi ho usato un metodo abbastan-za semplice con una sola controindicazione purtroppo, si spreca molto materiale, alla fine però credo ne valga la pena, a meno che non riusciate a fare gli scalmi con i giusti angoli di pezzo, solo disegnandoli, io non ci sono riuscito, visto anche l’esperienza della precedente costru-zione del Gros Ventre, un mezzo disastro.

Useremo la fresatrice verticale una fresa adeguata una morsa inclinabile ed un piano in legno ade-guato ai pezzi da lavorare. Di fianco il pezzo pron-to per essere fresato, notate la morsa basculante sui tre assi.

Prima cosa bisogna ricavare dai piani gli angoli degli scalmi, basta prendere il disegno in pianta tracciare i prolungamenti delle facce che andranno a for-mare un centro ipotetico, a dire il vero i centri sono due, ricordate sempre che la somma di questi angoli deve essere comunque di 90 gradi.

I primi scalmi sono chiamati Apostoli, non dan-no problemi di sorta sono dritti, quindi basta prendere una tavoletta dello giusto spessore in-collarci o disegnarci sopra la sagoma, ritagliare e fare l’angolo, rimanendo sempre leggermente grassi, se usate la colla di coniglio potete anche incollarli alla prua (la colla di coniglio col calore e un po di umidità si scioglie e i pezzi si staccano facilmente una volta terminato il lavoro), quan-do gli apostoli sono a posto passiamo agli altri 9 e

alla costruzione del basto che li sorreggerà.A questo punto abbiamo tutti gli elementi per proseguire, abbiamo gli angoli, lo spessore massimo e la sagoma dello scalmo non ci resta che iniziare.

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Preparatevi tutte le tavolette degli spessori giusti, meglio se più grasse di qualche decimo e più lunghe di una decina di cm che servono per fissare la tavoletta al piano di la-voro. Posizionate il piano inclinato al giusto angolo e procedete con la fresatura, ricave-rete un cuneo simile a uno spicchio di mela, su cui andrete ad incollare la sagoma dello scalmo, attenzione non va incollata a casac-cio, ma in modo corretto, stando attenti alla verticalità del pezzo, comunque state molto grassi, gli scalmi vanno aggiustati uno per uno sul cantiere.La foto mostra uno scalmo in lavorazione, per ovvi motivi non faccio la fresata su tutta

la superficie ma solo dove mi serve per ricavare lo scalmo, così posso recuperare del materiale da riutilizzare per altri pezzi più piccoli, sul nostro vascello ce ne sono a iosa.

Il pezzo terminato non rimane che incollarci sopra il disegno e procedere al taglio e messa in opera.

Gli scalmi dal numero 2 al numero otto su quest’ultimo ho già abboz-zato la faccia esterna.

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I primi cinque scalmi sono sta-ti posizionati e incollati, anche il basto come vediamo nella prossima foto è a posto, per incollare gli scalmi per ades-so usate la colla di coniglio, così da poter scollare il tutto una volta terminato, e se tutto sarà andato per il verso giusto in-collerete definitivamente con l’alifatica o vinavil.

Nelle foto seguenti le varie fasi della la-vorazione, i Basti e i primi cinque scalmi sono a posto.

Vista della prua dall’interno, la rifinitu-ra finale sarà data quando tutti gli scal-mi saranno al loro posto

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La prua fuori dal cantiere tutte le opera-zioni sono così facilitate, una latta è stata incollata sulla testa degli scalmi del caposesto, sia per salva-guardare la loro integrità che per la giusta aper-tura del quinto, infatti bisogna stare molto attenti quando si metteranno in opera gli ultimi scalmi nel forzare la loro posizione alterando così la giu-sta sagoma.

La prua sopra un piano di lavoro per una rifinitu-ra parziale, per avere sempre sotto controllo la sagoma finale

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Metà della prua è finita sugli apostoli è stato ricavato la sede per il Bompresso

Un’altra vista della prua.

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Dettaglio della parte bassa della prua appena terminata.

Vista completa della prua dietro la tavola tre dell’imboscatura del Fleuron

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Particolare della sede del bompresso ricavata tra gli Apostoli

Vista di fronte

Particolare dei basti

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L’Ossatura “I Quinti”

La Poppa e la Prua sono den-tro lo scaletto montate con la chiglia, a prua altre due coste sono al loro posto, non resta che incollare tutta la struttura assiale e procedere con tutte le altre coste. I tre piani di riscontro sono al loro posto come pure i rinforzi di pop-pa per il terzo piano.

La chiglia è stata incollata, nelle foto i tre cavicchi di bosso che rinforzano la palel-la semplice, la foto è stata scattata subito dopo aver tolto i morsetti, è tutto da ri-pulire, per poi incollare la controchiglia.

Sotto il particolare dei cavicchi ingrandito

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La chiglia è stata assemblata, come al solito abbiamo usato i morsetti autocostruiti per tenere il tutto, controllare l’allineamento e il piano della chiglia.

Nell’altra foto sotto si vede il particolare dell’incollaggio del-la controchiglia.

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Passiamo alla costruzione delle coste rimanenti, una volta fatte tutte quelle di poppa e di prua con la loro particolare conformazione del piede, si possono fare tutte le altre come al solito prepariamo tutto il materiale necessario, e tutti i disegni che andranno incollati sulle tavolette. Per fare queste coste dobbiamo preparare i Ma-dieri e i Mezzimadieri a parte, infatti ci dovremo praticare le famose calette per la controchiglia, siccome sono di due sole misure ci potremo organizzare per fare un lavoro fatto in serie con la fresatrice.Prendiamoci tutte le altezze necessarie per far si che le sagome dei madieri e dei mezzimadieri ci stiano dentro, trac-ciamo una linea al centro e tracciamo la larghezza della controchiglia sulla ta-voletta, l’unica differenza tra i due pez-zi è solo la profondità della caletta, più profonda nel mezzomadiere, il madiere affonda invece nella caletta della contro-chiglia.Sopra tutti i madieri e i mezzimadieri già calettati anche quelli rialzatiAlcuni Madieri e Mezzimadieri verso poppa e verso prua sono rialzati e devono essere costruiti in due pezzi, legati come al solito da traversini, quando tutti i pezzi saranno pronti, attrezziamo la fresatrice per le due lavorazioni.Montiamo una fresa della stessa misura della caletta, è preferibile così con una passata unica abbiamo fatto e saremo sicuri che la caletta andrà bene, se non disponiamo di una fresa ad hoc saremo costretti a fare due o più passate, se avremmo avuto l’accortezza di fare quanti più possibili pezzi uguali potremo montarne anche più di uno sulla morsa della fresatrice. Per quelli rialzati dovremmo farli uno alla volta stando molto attenti allo squadro del pezzo rispetto alla verticale dell’utensile, altrimenti tutta la costa si presenterà storta, con obbligatorio aggiu-stamento a mano e inevitabile caletta scarsa. Adesso siamo pronti per partire con il montaggio delle coste sui piani

di lavoro usati precedentemente, salvo fare una piccola modifica necessaria, prendiamo un pezzo che ci è avanzato sicuramente della chiglia, (non si butta mai nulla...) incollatelo al centro del piano, dove avrete già disegna-to una linea di mezzeria perpendicolare alla base, ci servirà come linea di riferimento per lo squadro della costa.Di fianco il piano pronto ad accogliere la co-sta, per la foto ci ho inserito un madiere.

Una faccia della costa numero 26 incol-lata, sotto le giunte ho posizionato dei piccoli pezzi di celofan, per proteggere il disegno dalla fuori uscita della colla, mi servirà per incollare l’altra faccia e dopo per incollare le facce tra di loro, questa volta sostituendo il pezzetto di chiglia con uno diverso, deve avere una tacca perché i due pezzi centrali hanno le ca-lette differenti in profondità, quindi per fare un incollaggio preciso bisogna fare questo piccolo particolare come se fosse la controchiglia.

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Tutte le coste accatastate in attesa di essere rifinite per essere montate nel cantiere, sopra e sotto ci sono due piani con un peso in quello in alto per non farle deformare.

La catasta è davvero imponente è alta più di un metro, devo avvisarvi questa operazione comporta dei piccoli rischi calcolati, se non sarete stati precisi, potreste avere proble-mi di allineamento, quindi lasciatevi sempre del margine per correggere eventuali mancanze di materiale sia interno che esterno, meglio un mm in più che in meno ricordatevelo sempre.

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L’Accostolato I quinti di innalzamento sono in opera ed anche i mezzanini, non resta che riempire tutti gli spazi restanti con le coste di riempimento. I quinti di innalzamento sono così chiamati perché sono i primi ad essere innalzati

nel cantiere dopo la tracciatura, gli altri si chiamano semplicemente coste o coppie di riempimento che andavano a riempire lo spazio tra i quinti, i mezzanini sono le coste poste al centro dello scafo e sono tra loro uguali.

Vista dello scafo dall’interno, al centro ho iniziato a mettere anche le latte della maglia, per tenere le coste in posi-zione ho usato dei puntaspilli e degli elastici, fatti passare al di sotto del piano centrale.

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Le coste iniziano a riempire il can-tiere, sulla testa degli scalmi di quelle di prua ho applicato delle latte per un duplice scopo, rinforzare la costa in alto e far sì che l’apertura sia corretta e della giusta misura. Da notare la linea dei fiori che corre lun-go le coste in maniera continua, più sare-mo stati precisi nel rispettare le misure più questa linea sarà precisa, esteticamente è un bel vedere, nella realtà aveva uno sco-po ben preciso, qui correvano i serrettoni dei fiori, erano serrette più spesse delle altre e servivano a rinforzare la struttura della nave in quel punto, sul Fleuron vi sarete accorti dalla monografia che il serrettame interno è fatto alla maniera in uso a Brest in quell’epoca, i serrettoni dei fiori sono assenti in quanto le serrette basse sono tutte più spesse di quelle olbique.

Una vista dell’ossatura esterna di prua, notate le coste infilate nelle calette della controchiglia, in primo piano il figurino di Gedeone, il maestro d’ascia che mi seguirà in tutta la costruzione.Non è un granché, non ho nessuna esperienza di scultura, mi sono buttato per prendere un po la mano con le sgurbie, diciamo che è stato solo un allenamento, non potete immaginare quan-to sia difficile senza una preparazione adeguata scolpire a tutto tondo, rispettare le proporzioni, dare un’espressione, insomma lavoro da esperti.Comunque sono sicuro che il prossimo verrà meglio.

Vista tra i due piani di riscontro, le maglie sono inserite, l’angolo di quartobuono è ab-bozzato in maniera quasi definitiva, Gedeo-ne controlla...

Nelle prossime pagine ho deciso di mostrarvi un po di foto dell’accostolato nei suoi avan-zamenti, fino alla sua conclusione, poi avre-mo modo di parlare di quel difetto di prua accennato precedentemente.

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Vista bassa della prua lato destro

Stessa vista ma dal lato sinistro

Ancora una vista dell’interno dell’os-satura

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Primo piano di Gedeone

La metà scafo è ormai superata, ri-prenderemo dalla poppa, fino a chiu-dere l’ossatura.

Anche a poppa siamo a buon punto.

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A questo punto parliamo del piccolo problema che si presenta a prua sulle coste 8 - 9 - 10. Come avete visto dai piani le prime sette hanno una caletta sulla prolunga della controchiglia e le coste ci si infilano, ma dalla otto non è più così e se noi rispettiamo alla lettera i piani ci troveremo davanti ad un problema insormontabile, i piedi delle coste non saranno allineati alla battura come per le prime sette e dalla undici in poi, ma saranno leggermente più alte partendo dalla dieci fino alla otto. Questo è dovuto al fatto che in quel punto la controchiglia per allinear-si alla prolunga rialzata, si deve rialzare dal suo spessore normale a quello di partenza della prolunga, lasciando però inalterata la caletta dove poggeranno le coste in questio-ne, e anche sulle coste in questione la caletta ha la stessa profondità delle altre precedenti, questo causa il famoso rialzo del piede, ba-diamo bene le forme dello scafo non risulta-no alterate sono giuste è solo un problema visivo ed estetico, infatti come si evince dalla tavola tre posta di fianco, i piedi delle coste sono tutti allineati in basso.

Per ovviare a questo chiamiamolo difetto estetico, bisognerà praticare sul prolungamento della controchiglia, an-che per le coste otto nove e dieci delle calette simili alla sette e modificare il piede dello zangone per adattarlo alla nuova forma, così da permettere al piede di scendere fino alla battura, chiaramente dovremo lasciare mol-

to più materiale sullo zangone che andrà aggiustato quando rifiniremo l’ossatura. Le foto vi mostreranno il difetto Come potete notare dalla foto a fianco le coste 8 - 9 - 10 salgono leggermente, anche se qui è sta-to bravo il modellista a cerca-re di farlo evidenziare il meno possibile (foto del Fleuron di Mailliere a 1:24)

Il mio Fleuron: si può notare il difetto costruttivo, non avendo fatto la modifica , è più evidente di quello di Mailliere, avendo io seguito i piani alla lettera. Però discutendo con Riccardo Matte-ra e Tiziano Mainardi due miei amici modellisti, abbiamo cer-cato di capire il perché di que-sto difetto e siamo giunti alla conclusione che l’unico sistema per ovviare a questo era quello di fare le calette delle tre coste incriminate come quella del-la numero sette, lasciando più materiale sul piede dello zangone, spero di essere stato chiaro e sopra tutto utile.

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Finalmente tutte la coste sono a loro posto, possiamo passare a tracciare le linee per le calette degli zappoli, prendiamo una latta abbastanza lunga e flessibile e con i riferimenti presi dai piani, ma soprattutto i vostri occhi, tracceremo le linee, ricordatevi che devono formare una linea armoniosa e continua.Una volta segnato tutti i riferimenti, col nostro piccolo attrezzo autocostruito si può passare alla tracciatura finale e l’esecuzione delle calette alla fresatrice.Fatte tutte le calette degli zappoli, ci resta solo un altro piccolo lavoro ripetitivo “La chiodatura delle coste” prima di poter incollare le coste alla chiglia e mettere gli zappoli.Io ho usato dei chiodi di acciaio chiamati gruppini sono già bruniti, quindi prima di usarli la costa dovrà essere rifinita a dovere sulle sue due facce. I chiodi andranno posizionati sulla costa come spiegato esaurientemente sul tomo uno del 74 cannoni, per rendere il compito più semplice, faremo dei fori col trapanino e una punta adeguata per poi infilarci i chiodini opportunamente tagliati alla giusta misura con le tronchesi, fate il taglio sghembo il chiodo penetrerà più facilmente, state attenti con i martello a non fare delle antiestetiche tacche, dopo sarà dura non farle vedere, se avete una buona mano tutto il lavoro si può fare con un piccolo martello, uno da cento grammi andrà bene, altrimenti costruitevi un pun-zone e le ultime battute le farete con questo strumento applicato sulla testa del chiodo, ricordandovi che la stessa non dovrà pene-trare troppo nel legno ma rimanere qual-che decimo fuori.

Le foto mostrano molto bene come deve essere effetuata la chiodatura.

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Sopra una costa completamente chiodata e pronta per essere incollata sulla controchiglia

Passiamo adesso alla messa in opera vera e propria delle coste sulla controchiglia. Vi consiglio di fare questo lavoro su poche coste per volta, e incollare gli zappoli non tutti insieme ma su una costa per volta una di prua e una di poppa, prepariamo il listello adatto a questo scopo e iniziamo ad incollare gli zappoli, chiaramente anche quello centrale con la sua relativa cava per lo scolo delle acque

Di fianco gli zappoli di prua montati e incol-lati.

La lavorazione alla fresa,dello zappolo centrale, per la cava dello scolo delle acque reflue.

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Le coste sono tutte state incol-late, nella foto la parte centrale, l’ulti-ma ad essere incollata

Vista del vascello dal lato destro.

Prossimo passo è quello di rifinire tutta la par-te interna, preparare il letto per il paramezzale e i prestantini. Per ri-finire l’accostolato in-terno ho usato diversi tamponi autocostruiti e parti di raspa incol-late a dei supporti di legno che chiameremo scassaquinti, nelle foto i vari attrezzi, si ini-zia con le raspe dove possibile per poi passa-re con la carta vetrata iniziando dalla 60 e via via fino alla 150.

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Il sottoscritto mentre lavora all’in-terno dello scafo per la rifinitura, un lavoro difficile, lungo rognoso e delicato. La rifinitu-ra interna mi ha portato via diversi giorni di lavoro, come si vede dalla foto vista la mole della nave ho messo in verticale il cantiere sorretto da dei supporti di legno, in questo modo sono riuscito a migliorare un po il la-voro.

Vista dell’interno verso poppa, a lavoro ultimato.

La stessa verso prua, come note-rete sulle teste degli scalmi ho fis-sato delle latte, per ovvie ragioni di allineamento e sicurezza, do-vendomi muovere all’interno di questo colosso le precauzioni non sono mai troppe.

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Ossatura Assiale

Quando tutto sarà sistemato e ri-finito possiamo finalmente terminare la struttura assiale della nave, con il Paramez-zale e i Prestantini di Prua e di Poppa e i Dormienti.

Prove di posizionamento, i pezzi devono aderire alle coste senza forzare, il prestan-tino di prua lo fisserò con quattro viti in

acciaio per rendere più solida tutta la prua, saranno nascoste da tappi di legno che a loro volta saranno ricoperti dalle Ghirlande e la Scassa dell’albero di Trinchetto, meglio appro-fittare dove possibile, senza inficiare l’estetica del modello, rinforzare la struttura.

Il Paramezzale è costituito da svariati elementi longitudinali calettati che poggiano al centro delle coste per tutto l’asse della nave.Preparate tutti i pezzi a misura facendo coinci-dere le giunte sfalsate all’incirca della metà della lunghezza, devono sempre capitare al centro di una costa, poi con poche gocce di colla uniteli a due a due per fare le calette come mostrato nella foto, in modo che siano il più precise possibili, ripetere l’operazione su tutti i pezzi, controllare che tutto sia a posto anche con i prestantini, e alla fine possiamo incollare il tutto, per fissare il paramezzale ho usato i soliti gruppini di acciaio brunito, che qui hanno una duplice funzionalità sia estetica che di tenuta dei pezzi durante l’in-collaggio.

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Tutti i componenti del paramez-zale pronti per essere incollati, i primi due pezzi verso prua sono ricavati di pezzo e sagomati quindi incollati, tutti gli altri saranno uniti una volta incollati sulle coste.

Il letto per il paramezzale è pronto gli zappoli sono a posto, le prove di posi-zionamento sono andate bene non ci resta che incollare.

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Il paramezzale è stato incollato, a prua sono state messe le viti che poi sono stare ricoperte da tappi di pero, come si vede nell’ultima foto.

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I Dormienti

I dormienti sono dei serrettoni più spessi su cui poggiano i bagli con in-cassi a coda di rondine, la cui profondità è uguale ad un quarto dello spessore del baglio, sono appalellati con una palella a dente.La loro esecuzione non presenta partico-lare difficoltà, il lato verticale ha una diminuzione verso il basso, e il piano è parallelo all’andamento del baglio.Un passo alla volta, per prima cosa prepariamo i listelli della giusta misura attrezziamo la fresatrice per fare la palella a dente, useremo come al solito la morsa e un piccolo piano inclinato con una battuta.

Dopo aver fatto il disegno in scala 1:1 troviamo il giusto angolo, facciamo subito il piano incli-nato con una fresa adeguata, come mostra la foto e ripetiamo l’operazione su tutte le intesta-ture.

Adesso passiamo alla seconda fase, troviamo il centro del piano inclinato ci tracciamo un segno e sempre con la stessa inclinazione facciamo la seconda passata più profonda, come mostra la foto, questa porzione di incastro deve avere lo stesso volume di quello che resta.

Sotto la palella pronta.

Incolliamo tutti i pezzi del dormiente tra loro, una volta che la colla avrà fatto effetto passiamo alla fresatura longitudinale.

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Per prima cosa posizioniamo la fre-satrice in modo che tutto il dormiente non abbia ostacoli durante la lavorazione, pre-pariamo il piano di appoggio attrezzato con le guide e i fermi su una morsa inclinabile, una fresa adatta e possiamo iniziare la la-vorazione.Si può usare anche un’altro metodo più sem-plice per le parti dritte del dormiente, fare un piano inclinato da mettere sul piano del-la pialla a spessore e passare i dormienti, la-sciamo il primo e l’ultimo pezzo più lunghi di una decina di cm, finita questa lavorazio-ne non ci rimane che fare l’ultima passata per il piano d’appoggio dei bagli alla fresa-trice e la caletta sulla testa verso prua.

Chiaramente il primo pezzo verso prua sarà fatto a parte, prima faremo le lavorazioni alla fresatrice sulle due facce, poi con il me-todo dell’acqua bollente lo posizioneremo sullo scafo per prendere la giusta lunghezza e subito dopo faremo la caletta, il resto del dormiente si lavorerà già incollato nelle sue componentiPer fare la faccia superiore del dormiente la fresatrice ci è di valido aiuto, montare una fresa adeguata, inclinare il piano al giusto angolo e passare tutto il dormiente, la faccia andrà poi aggiustata a poppa e prua alla giusta angolazione.

Il dormiente terminato, non ci resta che presen-tarlo dentro lo scafo, e segnare le calette a coda di rondine per i bagli.

Per montare i dormienti ho iniziato da prua, l’unica difficoltà è stata quella di incollare le pallele a dente visto che sono al contrario del senso di incollaggio, (quella del pezzo verso prua sta sopra a quella del pezzo verso poppa)basterà infilare da sopra o da sotto il pezzo successivo e stringere solo dopo la palella con il morsetto di tenuta.

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Per prendere le misure delle calette dei bagli ho usato un metodo abbastanza semplice, c’è anche chi le fa dopo aver incollato i dormienti all’acco-stolato, per me è più semplice farli prima, unico inconveniente è fare molta attenzione alle quote. Ho preso una latta di multistrato da 10 mm larga 8 cm, lunga quanto la distanza tra dritto e dritto, poi ho fatto una guida scorrevole su due binari per-fettamente paralleli e precisi in squadro con l’asse longitudinale della nave, dai piani ho preso tutte le distanze e le ho riportate sui dormienti, usando un regoletto spesso quanto un baglio. Il lavoro è abba-stanza lungo da ripetere su tutti i ponti.

Le foto mostrano le varie fasi del lavoro.N.B. la latta dovrà avere lo stesso cavallino dei ponti per non alterare le misure.

La tracciatura di una caletta con il falso ba-glio.

Due falsi bagli messi in opera per controlla-re il lavoro eseguito.

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Per fare le code di rondine una volta tracciate le distanze ho preso una falsa squadra e ho trac-ciato gli angoli, poi col seghetto da traforo a mano, ho fatto due tagli, ho attrezzato la fresatrice con una morsa basculante e ho fatto una passata per sgrossare la caletta che infine ho rifinito a mano con coltello e scalpellino.

Un problema di questa scala è quello della gran-dezza dei componenti e quando arriva il mo-mento di adattarli allo scafo sono dolori, per via delle dimensioni massicce, si possono usare diversi metodi, uno fare il pezzo in questione da un massiccio, con notevole spreco di materiale e tempo, oppure usare il metodo dell’immersione in acqua bollente o vapore a cento gradi, il le-gno per qualche minuto diventa flessibile e mal-leabile, usando delle forme fatte apposta si può adattare per il proprio scopo, infine una volta trattato col vapore o acqua bollente adattere il pezzo direttamente sullo scafo e tenerlo in posa con dei morsetti fatti ad hoc.

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Il dormiente del Cassero è incollato con i morsetti anche il dormiente del Ponte di Coperta è in opera pronto per la trac-ciatura delle calette.

Particolare dei morsettini autocostruiti con vite, rondella e galletto per strin-gerli.

L’ultima parte del dormiente del primo ponte ha una forma molto complessa e va fatto di pezzo, ho fatto svariate prove prima di riuscire nell’impresa, per fortu-na il dormiente del primo ponte non ha forme strane ma è squadrato anche que-sto dormiente è calettato sulle intestature con una palella a dente, come mostrato nella foto sottostante.

La foto mostra anche un’altra cosa il pezzo fissato con il morsetto viene da prua quin-di in pratica è già incollato all’ossatura il pezzo sottostante l’ho dovuto far passare da sopra semplicemente infilandolo dentro l’incastro, per poi serrare il tutto.

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Il pezzo terminale di poppa nella sua complessità, le foto mostrano il pezzo nelle varie pose.

Due pezzi sbagliati quindi da buttare senza rimpianti nel caminetto.

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Il sottoscritto con il bebè in braccio, immaginate che soddisfazione nel stringere un simile oggetto tra le braccia.

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Rifinitura Esterna Finalmente siamo giunti alla rifinitura dell’ossatura esterna, useremo diversi strumenti di cui uno parti-colare, una raspa della Stanley mezza tonda, strumento da usare con la massima attenzione a fare un disastro ci vuole un attimo credetemi, ma usato con giudizio e professionalità da risultati eccezionali. Se posso darvi un consiglio voi non usatela!!

Controllare spesso con una latta l’allineamento delle coste, non ci devono essere gobbe o avvallamenti, tutto deve essere allineato e fare delle linee che al tatto non presentino irregolarità.

La raspa della Stanley.

Dopo la prima appareggiatura ho passato la levigatrice orbitale ove possibile con la carta vetro, dalla grana 80 alla 220, nel resto dell’os-satura l’ho fatto a mano con dei tamponi di legno su cui ho applica-to del nastro biadesivo e la carta vetro.

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Una volta terminato la rifinitura dello scafo esterno e prima di rimettere il nostro vascello nel scalo, ci at-tende un altro lavoro, fare il canale agli zappoli e il canale delle bisce. Per fare il canale sugli zappoli ci avvaremo di uno strumento molto eclettico il multiutensile della Dremel con il suo albero flessibile e una fresa da 3mm.

Facendo molta attenzione con il flessibile pratichiamo una cava a forma di mezzo cilindro, cer-cando di farla uguale su tutti gli zappoli. L’ultima rifinitura la faremo con una lima a coda di topo per eliminare eventuali im-perfezioni.

Il Canale delle Bisce

Per fare il canale delle bisce, per prima cosa tracceremo la sua posizione, poi con uno scalpello ben affilato tracce-remo i contorni, infine con uno scalpellino molto piccolo toglieremo il materiale in ec-cesso.

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Il canale terminato, un lavoro di pazienza e precisione specialmente se lascerete l’accostolato a vista.

A questo punto il nostro Vascello si può dichiarare ingabbiato.

Prossima tappa apertura delle cannoniere del primo ponte e messa in opera delle serrette e del fasciame.

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Cannoniere I° ponte

Una volta terminato il lavoro di appareggiatura dell’accostolato il nostro vascello potrà essere riposizionato nello scaletto senza più i piani di riscontro, toglieremo anche le barre filettate, sarà sorretto soltanto dalle latte longitudinale della chiglia e le masuole di prua e poppa.

Siamo pronti per fare le aperture delle cannoniere dopo la tracciatura con un truschino, in al-

cuni casi si renderà necessario mettere degli imbuoni tra le coste per non

compromettere la resistenza dell’ossatura. Le soglie del

primo ponte hanno una particolarità, sul piano c’è un ribasso, assente su quel-le del secondo ponte e su tutte le sopra soglie.

La foto mostra una soglia pronta per essere montata, il ribasso è stato eseguito alla fresatrice prima della forma definitiva.

Prepariamo le tavolette alla giusta misura in altezza, in larghez-za teniamoci abbondanti almeno un cm, prepariamoci anche una sagoma uguale all’apertura della cannoniera, la useremo

come dima di riscontro quando rifiniremo le aperture.Il metodo che ho usato è molto semplice, una volta tracciato i contor-ni della cannoniera con una lama per ferro sa-gomata per lo scopo ho rifilato i contorni, dove non mi è stato possibile ho fatto una serie di fori da 4 mm con una pun-ta a legno e il trapanino a batteria, quindi ho tolto tutto il materiale in eccesso e rifinito con raspetta e tavoletta con incollata della carta ve-trata, solo dopo ho fatto le calette per infilarci le soglie, le foto sono molto esplicative.

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Unica avvertenza è quella di stare attenti al piano delle soglie, deve essere oriz-zontale rispetto all’asse verticale della nave.A prua le prime due soglie e a poppa le ultime tre sono tagliate a filo dell’accostolato, sono quelle che si scontrano con le cinte, le restanti aggettano fino a filo fasciame.Le cannoniere di dritta sono pronte, faremo lo stesso per l’altro bordo e passeremo alle Cinte.Le cannoniere del secondo ponte le apriremo dopo aver installato la seconda cinta bassa, e messo le serrette interne alla cala, così da non indebolire troppo l’ossatura.

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Le Serrette della Cala

Prima di iniziare a mettere in opera le serrette della cala, ho deciso di posare la seconda cinta bassa, a 1:24 è una trave di 9 x 16 mm, a prua compor-ta delle grandi difficoltà di posa per via della sciancratura. Inizialmente ho pensato di uti-lizzare il metodo dell’immersione in acqua bollente e relativa sagomatua direttamen-te sulla nave, un disastro il pezzo si è rotto inesorabilmente, come si evince dalla foto di lato. Quindi opzione numero due, ho ricava-to la cinta da un pezzo massiccio. Ho fatto la sagoma con un cartoncino e l’ho disegnata su una tavoletta della giusta altezza e ritagliata con la sega a nastro, infine l’ho adattata perfettamente, una volta terminato ho ritagliato la tavoletta al giusto spessore di 9 mm, ho

dato la sua forma leggermente stondata con una rasiera sagomata, infine ho fat-to la palella a dente. Successivamente ho preparato tutti gli altri pezzi dritti e fatto tutte le pallelle a dente e dato la forma semitonda con la rasiera, dopodiché ho incollato tra loro i vari pezzi per formare un unica cinta da incollare sull’ossatura.Il pezzo pronto per essere incollato sull’os-satura, la palella a doppio dente sono ri-

uscito a farla sulla fresatrice nonostante il pezzo sia curvo.

Particolare ingrandito della palella.

Per fare la palella, prima me la sono dise-gnata al computer, e l’ho stampata in scala 1:1 mi sono preso tutti i riferimenti, ho at-trezzato la fresatrice con una morsa e un piano inclinato, infine ho tracciato la pa-lella sul pezzo di pero, dopo non mi restato altro che passare il pezzo sulla fresatrice.I primi due pezzi di prua sx e dx li ho preparati prima e incollati sulla nave, in modo d’avere un punto di par-

tenza sicuro, quindi ho preso tutte le misure dei restanti pezzi.Il lavoro alla fresatrice si è svolto in due tempi, ho eseguito il primo piano inclinato su tutti i pezzi, poi ho abbassato l’utensile alla giusta altezza e ho fatto il dente, lasciando un po di materiale ai lati, per via dell’inclinazione dell’incastro, che ho tolto con il seghetto da traforo e rifinito con una limetta.La foto mostra l’incastro già finito, ma come no-terete la fresa non ha la stessa inclinazione dei lati dell’incastro, che andrà fatta a mano.

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Di fianco si può apprez-zare meglio tutta la lavorazione e gli angoli già rifiniti a mano con la lima.

I primi pezzi delle cinte sono incollati, gli incastri sono già stati provati, tutto è pronto per completare il lavoro di posa del resto delle cinte.

Useremo i soliti pic-coli morsetti in legno autocostruiti con l’au-silio di viti abbastan-za lunghe e i galletti.

Primo piano della palella notate la sua posizione sulle coste per far si che i chiodi rientrino tutti sul pieno, il pezzo è già stato stondato, si tiene solo con la colla in seguito sarà chio-dato come il resto del fasciame.

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Per fare la faccia esterna della cinta ho costruito un piano con una gui-da nella quale ho incassato la rasiera sa-gomata, quindi ho passato il pezzo più volte fino a portarlo alla giusta sagoma, inutile dire che la rasiera deve essere mol-to affilata e il pezzo deve essere passato con la vena nel giusto verso per non fare delle schiantature sul legno molto difficili da togliere, specialmente quando il mar-gine di legno da togliere è minimo, presta-re molta cura nell’esecuzione.

Il pezzo della cinta durante i passaggi sul piano,

Il pezzo terminato, le palelle le ho fatte prima di sagomarlo, ricordatevi di se-gnare le palelle una ad una per fare in modo che al momento dell’incollaggio combacino perfettamente, perché per quanto siamo stati precisi ogni incastro avrà la sua misura e non potrà essere invertito con un’altro di un’altro pezzo.

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Particolare della palella incollata prima della posa in opera, se tutto è sta-to fatto con precisione il risultato dovrà essere come quello delle foto a fianco e sotto, rimarrete sorpresi della precisione che si può raggiungere con l’ausilio della fresatrice e delle vostre mani, ricordate sempre che le macchine non potranno mai sostituirle al cento per cento, una certa manualità è richiesta per arrivare a certi livelli, secondo il mio modesto pa-rere sono comunque alla portata di tutti noi comuni mortali, non raggiungeremo ed eguaglieremo i vari mostri

sacri del modellismo italiano, qua-li Barbieri, Collecchi, Lascialfa-ri, Lusci, ecc. ecc. (i nomi sono in ordine alfabetico non di bravura), però sicuramente potremo toglier-ci delle gran belle soddisfazioni, in fondo costruiamo soprattutto per noi stessi, per sentirsi appagati del nostro hobby non è così?

La cinta completamente incollata e pronta per essere posata in opera. Ho seguito questa strada anche se più com-plicata perché quando la incollerò sull’ossatura la curva che ne risulterà sarà più armoniosa e continua, se avessi incollato tutti i pezzi uno ad uno, è una questione di elasticità e flessibilità del legno, il risultato non sarebbe stato lo stesso credetemi.Chiaramente prima di incollare la cin-ta faremo una prova a secco i morsetti per vedere se è tutto a posto e sopra tutto per fare trac-ciare dove necessario le calette per l ’a p e r t u r a delle can-noniere del primo pon-te, meglio farsi aiutare dalla fre-satrice che farle dopo a mano operazione com-plicata e rischiosa, quando tutto sarà a posto passeremo all’incollaggio finale.

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La cinta in opera, le calette sono ok, non ci resta che fare i buchi con il trapa-nino a batteria per i chiodi che applicheremo al termi-ne di tutto il rivestimento esterno per ovvie ragioni di opportunità, carteggiando per rifinire le cinte togliere-mo la brunitura dei chiodi.Di lato vista della parte poppiera

Vista della parte prodiera.

Particolare di una cannoniera di poppa con la relativa caletta sulla cinta per il passaggio del portello.

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Una volta terminato di posare le due cinte possiamo di nuovo occuparci dell’interno del nostro vascello, con la messa in opera dei sottodormienti del primo ponte e le prime due serrette sottostanti.Prepariamo tutti i listelli necessari, a prua con il sistema dell’acqua bollente diamo forma ai listelli, prendiamo tutte le misure dei vari componenti e tagliamo a misura il tutto, solo l’ultimo verso poppa lo lasceremo indietro in quanto vista la sua complessa forma lo faremo alla fine.Una volta che abbiamo tutti i vari pezzi si può iniziare a posarli, lasceremo soltanto il primo in basso per via delle calette del serrettame obliquo che faremo soltanto dopo aver posato anche tutte le serrette della cala.

Tra la seconda e la terza serretta c’è un vuoto, per posizionare alla giu-sta distanza il serrettone ci faremo un distanziale alla giusta misura, poi proseguiremo con i pezzi di poppa con la loro sciancratura ac-centuata, li ricaveremo da un pez-zo massiccio, sono intestati dritti senza palella, il che semplifica un poco le cose, si fa per dire...La foto mostra le varie fasi di in-collaggio dei pezzi.

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Un’altra vista dei sottodor-mienti verso prua, notate anche tutte le soglie della parte interna.

La parte finale del dormiente e del sottodormiente, a poppa finiscono sull’aletta per dare un ulteriore rin-forzo alla struttura. La loro forma ci obbliga a usare dei massicci per rica-vare le forme necessarie.

Quando anche questo passaggio sarà terminato passeremo alla posa in opera delle serrette longitudinali della cala, operazione abbastanza semplice perché a prua e poppa non presentano particolari curvature, unica difficoltà è quella che sulle ultime serrette bisognerà praticare le calette che accoglieranno le serrette oblique, ulteriore difficol-tà di questo vascello costruito a Brest. I rife-rimenti li prenderemo dalla tavola numero dodici che Delacroix ha disegnato nella mo-nografia, dove è rappresentata la posizione schematica delle serrette sia longitudinali che oblique.

Vista della prua interna.

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Le Serrette:

A questo punto siamo pronti per iniziare la posa in opera delle serrette longitudinali.Preparato il materiale necessario, le misure le ri-caveremo dai piani, iniziamo da quelle più vicine al paramezzale, stando attenti a lasciare lo giusto spazio per la tavola copricanale, unica serretta amovibile per permettere la manutenzione del canale delle bisce.

Come al solito useremo i no-stri morsettini in legno per te-nere le serrette, visto lo spes-sore ne metteremo uno ogni due coste di solito è più che sufficiente.

Non tutte le serrette corrono da prua a poppa per tutta la lunghezza le ul-time si interrompono prima secondo uno schema riportato sulla tavola nu-mero dodici.

La foto evidenzia quelle verso poppa.

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Le serrette verso prua e verso poppa mostrano una diminuzione costante della loro larghezza, non de-vono essere ne troppo strette ne trop-po larghe, tutte devono contribuire a formare una linea armoniosa e con-tinua.

Le serrette verso Prua.

Ricordiamoci sempre di seguire la regola che non ci deve essere un atte-statura sulla stessa costa se non dopo quattro o cinque corsi contigui, sem-pre per essere fedeli alla realtà, non fa niente se alla fine non si vedrà nulla del lavoro eseguito nella cala perché coperto dalle altre strutture, il tipo di costruzione esige la massima fedeltà riproduttiva, è regola fondamentale

nella costruzione d’arsenale.

Adesso non ci resta che fare le serret-te calettate, per fare le calette mi sono costruito una dima ad hoc con cui ho tracciato la sagoma da ritagliare con il traforo elettrico.

A sinistra la dima e il pezzo finito sotto il taglio al traforo.

Questo lavoro deve essere eseguito in contemporanea sia sulle serrette della cala che su quelle sotto il dormiente, questo per avere un quadro completo di quello che si sta facendo. Le serrette oblique presentano un angolo di circa 36 gradi e partono dal centro della nave.La prima cosa da fare è preparare la serretta in alto al centro e la prima in basso sempre al centro, su quella in alto dovremo lasciare la giusta distanza tra le prime due calette, la rileveremo dai piani, in quella in basso le prime due calette sono contigue ma con gli angoli opposti.

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L’ultima serretta longi-tudinale è in opera tutte le ca-lette sono a posto, notate quelle centrali, non sono distanziate come le altre.

Anche la serretta in alto è a posto, a prua sono riuscito nonostante lo spessore ad adattarla alla curva sen-za problemi la colla ha fatto mol-to bene il suo lavoro in attesa della chiodatura.

La serretta appena incollata, un po di apprensione c’è stata al momento di togliere i morsettini ma tutto è fi-lato liscio, un gran sollievo.

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Una bella gatta da pelare è quella di fare i terminali verso poppa dei serret-toni, la forma ci obbliga a farli da un pez-zo massiccio, sarà utile farci delle sagome in cartoncino e tanta tanta pazienza, al contrario dei corsi superiori gli ultimi due terminano a filo del prestantino.La foto mostra il mio lavoro, non è per-fetto..... ma dopo svariati tentativi è il meglio che sono riuscito a fare.

Prima di proseguire con quelle oblique ho tracciato il filo delle coste sulle serrette per poter fare i fori per i chiodi, ne vanno messi due per costa e sono a vista, come spiegato nel primo tomo del vascello da 74 di Jean Boudriot

Le Serrette oblique:

Per il montaggio delle serret-te oblique ho pensato che mi conve-nisse iniziare dal centro, in quanto avevo due punti certi, il montaggio di questi pezzi sembra semplice ma non è così, presenta tutta una serie di difficoltà che vado ad esporvi.Preso dall’entusiasmo per il nuovo lavoro, era la prima volta che lo ese-guivo, mi sono subito accorto di un bel problemino, prendevo la misura del pezzo da montare e una volta fer-mato per bene con i morsetti risulta-va scarso nel migliore dei casi di un mm, troppo per un lavoro del genere.Mi sono arrovellato un po, alla fine sono giunto alla conclusione, che per

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risolvere il problema innanzitutto mi serviva una latta molto flessibile ed elastica, per prendere la giusta misura e gli angoli giusti delle estremità, partendo dal centro della cala verso le estremità, la sua lunghezza mi sarebbe tornata utile anche per il proseguo del la-voro, poi ho preso un fornelletto elettri-co tipo quelli da campeggio, ho messo a bollire una pentola piena d’acqua per im-mergerci i listelli da posare.Unica avvertenza non esagerare con l’im-mersione in acqua per non macchiare il legno, dopo qualche prova ho constatato che meno di un minuto era sufficiente per rendere i listelli flessibili e adattabi-li alla carena, altro piccolo consiglio fare la serretta un poco più lunga, fletterla al contrario della curvatura della carena infilare le due estremità del listello nelle loro sedi e infine ripiegare il listello verso l’interno, dovrà adattarsi perfettamente e

la serretta dovrà avere la stessa re-azione di una molla, a questo pun-to abbiamo la giusta misura, pre-pariamo quattro o cinque serrette e dopo incolliamole, una per bordo destro, sinistro, avanti e indietro dal centro nave.

Avanzamento della posa in opera delle serrette oblique, per velocizzare il lavoro il consiglio è quello di proce-dere come descritto precedentemente.

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La foto mostra il risultato delle giunzioni eseguite con il mio metodo, il risultato mi sembra più che soddisfa-cente.

L’avanzamento regolare su tutti e due i bordi della cala

Vista della prua e della poppa

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Chiodaggione

Il passaggio successivo sarà preparare tutti i fori per i chiodi, che in questo caso sono di due misure, per le serrette il foro sarà di 0,7 mm con la testa da 0,9 mm per quelli dei dormienti e sottodormienti da 0,8 con la testa da 1,6 mm, appena fatti i fori con la carta vetrata fine 120/150 rifinire il tutto senza tralasciare nulla perché dopo aver messo i chiodi non si potrà più usare la carta vetrata per ovvi motivi, i chiodi sono bruniti.Per calcolare la testa dei chiodi basta usare un sempli-ce formuletta il diametro della testa dovrà essere +o- un quinto dello spessore della tavoletta (questo vale per il fa-sciame e le serrette non per i massicci).Fare attenzione a quando battiamo i chiodi che la testa del martello non faccia dei brutti segni sulle serrete, dopo sarebbero impossibile da togliere.

I chiodi pronti per essere battuti nei fori, pari alla trequarti della lunghezza del chiodo, in modo che tenga bene perché oltre ad avere una funzione estetica avrà anche una di tenuta.

La foto mostra la differenza della testa tra le due misure.

Prima di passare nuovamente all’esterno dobbiamo ancora fare un piccolo lavoretto, i quattro braccioli d’arcaccia.

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I Braccioli d’arcaccia sono dei pezzi che servono per rafforzare ulteriormente il quadro di poppa sono fissati ai gaisoni e il traversone, quelli del Fleuron sono abba-stanza semplici nella realizzazione.

I braccioli in opera, su uno ancora manca la chiodatura, a questo punto ho deciso di tornare a lavorare all’esterno per finire il fasciame dell’opera morta e aprire tutte le restanti cannoniere e finestre.

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Cannoniere II° ponte

Eccoci di nuovo pronti a lavorare all’esterno del nostro vascello, dobbiamo aprire sull’ossatura tutte le can-noniere del secondo ponte, le finestre della gran camera e degli alloggi ufficiali.Le aperture non presentano particolari difficoltà, usere-mo la stessa tecnica di quel-le del primo ponte, lo stesso vale per le finestre, pertanto non mi ripeterò nella descri-zione di questo lavoro, ma presenterò come al solito del-le foto particolareggiate. Poniamo la solita attenzione all’orizontalità delle soglie e alle calette che devono essere il più precise possibili, spe-cialmente se avrete deciso di lasciare a vista la struttura di uno dei due bordi.

Le cannoniere sono aperte e le soglie anche, come mostra la foto.

Per quanto riguarda la presentazione del modello ho deciso che sarà con l’opera morta completamente rifinita e l’opera viva rivestita dal fasciame solo su un bordo, quello sinistro, mentre sul destro metterò solo le forme.

Vista interna di prua, le soglie sporgono per portare il filo del serrettame, un listello sulla testa degli scalmi ren-de la struttura più solida e alli-neata.

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Altre foto delle aperture, le finestre della gran camera e degli al-loggi ufficiali.

Vista del bordo sinistro, la linea del-le cannoniere non segue quella delle cinte ma quella del ponte.

Sotto il Fleuron visto dalla parte del bordo destro.

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Le Cinte

Le cinte sono tavole più spesse che costituiscono le cinture esterne del nostro vascello sono impalellate a dop-pio dente, se ne contano quattro per bordo con la prima che corre lungo il galleggiamento, hanno un cavallino più accentuato della linea delle cannoniere per pura ragione estetica. Lo spazio fra le cinte è occupato da corsi aventi a prua lo stesso spessore delle cinte, per non ostacolare le manovre delle ancore, la marra non deve incontrare ostacoli

durante la manovra di traversamento, per il

resto della lunghez-za sono legger-menti più sottili.

Per ovviare all’inconveniente di fare i pezzi di prua da un massiccio ho usato un’altra tecnica, è una delle pochissi-me licenze modellistiche che mi sono preso, e se adesso non ve la mostrassi nessuno se ne sarebbe mai accorto, ma questo non è l’intento del mio diario.

La foto vi mostra uno dei pezzi di ri-empimento tra le cinte a prua, ho fatto con la sega da traforo tutta una serie di tagli trasversali alla vena, per poco più della metà dello spessore, tralasciando soltanto lo spazio tra le coste.

Primo corso di riempimento in opera, al solito usiamo i morsetti in legno e aiutiamoci anche con quelli normali per tenere tutto in forma aspettando che la colla faccia effetto.Il metodo usato si è rivelato ottimo il corso si è adattato perfettamente senza forzare mol-to, l’esperimento è riuscito lo userò anche per resto dei corsi di prua, fare tutto da un mas-siccio sarebbe stato solo un grande spreco di materiale, e il risultato finale sarebbe stato uguale.

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Particolare del decoro sul corso di riempimento, insieme all’altro forma un semicerchio, al termine del corso ho ricavato un piccolo battente dove ho infilato il corso successivo quello meno spesso, il tutto poggia sul pieno di una costa per poter chiodare senza proble-mi. Nel corso della posa in opera del fa-sciame troveremo diversi decori da fare su tutti ho usato questa tecnica dell’in-castro a mezzo spessore.

Anche il secondo corso è incollato e il decoro è a posto, i due corsi interni più sottili li ho rifiniti prima di incollarli, per falicitarmi il lavoro, dopo basterà dare solo una piccola ripassatina con la carta abrasiva per togliere eventuali aloni lasciati dalla spugnetta che è ser-vita per ripulire la colla in eccesso.

Le cinte basse sono sistemate con i loro riempitori, dobbiamo fare lo stesso lavoro anche sull’altro bordo e dopo passiamo alla tracciatura e posa delle cinte superiori.

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Le Fleuron pag. 118

Prima di passare alle cinte superiori, ancora altri due particolari, il decoro di prua terminato e rifinito e sotto il pezzo a poppa ricavato da un massiccio, questo particolare è di notevole difficoltà realiz-zativa quindi armiamoci di santa pazien-za e mettiamo nel conto di doverlo rifare, oltre alla sua forma molto particolare la palella non facilita di certo il compito, perché a differenza delle altre cinte questa a le estremità obbligate verso prua dalla palella dell’altro pezzo a poppa dal dra-gante quindi nessun errore è ammesso.Inoltre i due corsi di riempimento nell’ul-timo tratto si riuniscono in uno solo, non c’è che dire, una bella gatta da pelare, ma ne sono sicuro che alla fine ne uscirete indenni, come ne sono uscito io.

Come al solito tracciate la posizione dei fori per i chiodi, non lasciarla mai indie-tro, dopo risulterebbe più complicato per via dei riferimenti mancanti, con la pos-sibilità di fare il foro sul vuoto o troppo al limite della bordo della costa, con conse-guente fuori uscita del chiodo stesso.

Particolare della testa della cinta sul dragante.

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Nelle foto che seguono le cinte del secondo ponte, a prua il corso uni-co di riempimento ha lo stesso spessore delle cinte fino al termine del parasartie di trinchetto, questi corsi hanno lo stes-so spessore delle cinte perché non devo-no esserci ostacoli quando si effettuano manovre con le ancore, inoltre faranno da appoggio per le Landre delle Sartie.

La prima parte del corso termina col solito motivo a mezzotondo

Il particolare visto più da vicino

Anche all’altezza del parasartie di mae-stra il corso mantiene lo stesso spessore delle cinte, adesso non ci resta che fare tutti i fori con una punta da 0,8 mm.

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Le cinte sono tutte al loro posto, il nostro vascello finalmente sta prendendo la sua forma definitiva.

Il Fasciame dell’Opera Morta

Per fare il fasciame dell’opera morta ho usato al contrario delle cinte del pero molto chiaro per dare risalto sopra tutto alle cinte, che avrei potuto tingere di nero o fare in ebano, ma non ho voluto seguire i dettami classici oggi tanto in voga (scuola FrÖlich per intenderci), ma seguire una linea estetica tutta mia, quindi niente cinte nere, soltanto sfumature diverse di colore. Con questo non voglio dire che il mio Fleuron sarà monocromatico, tutt’altro anche io userò l’Ebano, il Bosso, il Cedro del Libano e il Sorbo Rosso e forse qualche altra rara essenza lignea, il tutto senza esagerare.

Il primo corso del fasciame, notate la caletta che accoglierà il corso succes-sivo più sottile, oltre alla difficoltà di piegare il corso, bisogna anche ricava-re il battente per il portello e seguire la sagoma del decoro, in parte disegnata a matita sulle coste, Guardate la dif-ferenza di colore dalle cinte, quando avrò lucidato tutto a gomma lacca e cera sarà ancora più evidente e avrà un bell’effetto cromatico, così almeno spero.

Questo primo corso di fasciame non è di facile esecuzione per via del battente per le cannoniere, e l’adattamento sotto le soglie, quindi calma e gesso, facciamo un passo alla volta e come un grande intarsio, montiamo tutti i pezzi dei corsi tra le due serie di cinte, cerchiamo di dividere lo spazio in parti uguali il più possibile e non lasciare troppo spazio tra un corso e l’altro.

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Nella foto si intravedono le Cubie, vi chie-derete come mai ci sono due cilindri forati invece che il classico foro sugli scalmi, presto detto, quan-do ho fatto i fori delle cubie sugli scalmi per mia sfortuna la punta del trapano da 18 mm di dia-metro per legno a punta centrale che non mi ha permesso di fare il foro partendo da una misura più piccola e via via allargarlo fino ad arriva-re alla misura esatta, ma ho dovuto farlo in una sola passata, e peraltro su di un piano inclinato, la cosa purtroppo ha fatto in modo che i fori invece di circolari risultassero ellittici, chiaramente non era il caso di rifare di nuovo gli scalmi, così ho pensato di allargare i fori con una raspetta e pre-parare con il tornio un cilindro cavo con le misure adatte, l’interno è di 18 mm, che a sua volta sarà rivestito con un leggero lamierino in piombo, alla fine non si vedrà nulla ma era importante che il foro fosse della misura esatta e perfettamente circolare. Come al solito non nascondo le mie magagne, ma le mostro per farvi capire che qua di santoni non ne esistono tutti sba-gliamo, l’importante è che lo sbaglio non sia strutturale o visibile.

La parte a prua dei corsi è terminata e si intravede a sx la continuazione del primo corso più sottile.Le cubie come potete constatare sono a posto e del lavoro sottostante non ve ne è traccia, lo stesso sarà anche all’interno della Gatta.

Anche il secondo corso è in opera, la foto mostra il battente per il portello, i fori per i chiodi e la soglia. Come noterete il fasciame ha una forma tra-pezoidale in quanto si va a ridurre man mano che sale e arriva alla terza cinta, per fare questi corsi ho preparato i listelli allo spessore maggiore, sono quattro file di corsi per bordo, quindi quattro misu-re diverse. A questo punto preparate un piano inclinato che servirà per fare il lato obliquo del nostro trapezio e posatelo sul piano mobile della pialla a spessore, una volta passati tutti i listelli essi dovranno formare un piano continuo senza scalini che avrà da una parte lo spessore mag-giore del primo corso e dal lato opposto quello minore del quarto corso. Spero di essere stato chiaro.

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Da questa foto si può apprez-zare meglio la forma dei corsi.

La stessa foto ingrandita sul particolare dei corsi.

Una panoramica del bordo destro qua-si terminato.

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Particolare dei decori di prua, sotto i due bordi con il fasciame tra le cinte terminato, vi posso assicurare che è davvero un bel vedere, sembra una nave vera la scala 1:24 da delle prospettive veramente affascinanti e realistiche.

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Il Quadro di Poppa quasi terminato.

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Il Quadro di Poppa

Prima di iniziare il rivestimento della parte alta della murata, dalla quarta cinta in su, dobbiamo portare a termine il Quadro di Poppa, per ovvi motivi di opportunità, in quanto il fasciame del quadro deve terminare a filo della murata, dopo sarebbe complicato posarlo con quello di murata già in opera.La tavola numero dieci ci da tutte le misure e i riferimenti necessari per la realizzazione del quadro, il primo lavoro da fare è quello di preparare i bagli che sono gli ultimi del secondo ponte e del cassero. Per realizzarli usiamo sem-pre il metodo delle sagome, quindi già che ci siamo, prepariamo le sagome anche degli altri bagli che ci serviranno in futuro, meglio se in compensato avio da 2 mm.Una precisazione è obbligatoria a questo punto, ho deciso di fare suddetti bagli più larghi della loro misura reale, li ho portati fino a filo del quadro, evitandomi così di mettere poi degli imbuoni tra una Lumiera e l’altra. Le foto che seguiranno vi scioglieranno qualsiasi dubbio.Una volta preparati i bagli con le loro code di rondine, dai piani prendiamo le misure per le calette che andranno ad accogliere le lumiere, posizioniamo i bagli nella loro sede senza incol-larli lo faremo alla fine quando avremo provato tutti i vari pezzi che compongono il quadro.

L’incastro a coda di rondine del baglio del secondo ponte, questi sono leggermente più sottili degli altri, la larghez-za comprende già lo spessore degli imbuoni. Un piccolo consiglio le calette sul baglio del secondo ponte fatele via via che vi servono, non correrete il rischio di cattivi alli-neamenti e dover rifare il baglio, come è successo a me.....

Adesso viene il bello, dobbiamo mettere in cantiere gli Scalmotti della Volta che nel nostro vascello sono sei, con le relative code di rondine nascoste, il mio suggerimento è quello di lasciare la parte centinata esterna molto abbon-dante diciamo qualche cm, per far si che al momento di fare il maschio della coda di rondine non ci siano proble-mi di fragilità del legno con conseguente rottura del piccolo particolare, la centina finale vi consiglio di farla una volta provato l’incastro, solo a quel punto potrete tagliarla e rifinirla.

Due Scalmotti pronti per esse-re montati sul quadro, la coda di rondine è a posto come pure le ca-lette per le soglie e sopra soglie del-le cannoniere di ritirata, fatte alla fresatrice.

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Particolare ingrandito della coda di rondine nascosta, mi ha portato via circa un’ora di lavoro, ma alla fine mi ha molto soddisfatto, lo scalmo si è incastrato perfetta-mente al dragante, sorreggendosi senza l’ausi-lio di nulla.Prepariamo adesso le sei lumiere, non com-portano nessuna difficoltà di esecuzione, e in-colliamole agli scalmi, per far si che abbiano la giusta sagoma avremo cura di preparare un piccolo scaletto ad hoc.Per rinforzare la tenuta dell’incollaggio tra le due parti, ho messo tre perni di noce da tre mm, come evidenziato dalle due foto che seguono.

I due pezzi incollati.

I tre perni di rinforzo, anche se nella re-altà non c’erano ho preferito metterli per sicurezza, la colla terrà pure, però meglio un eccesso di prudenza che dare troppa fiducia alla colla non credete?

I tre perni rifiniti alla fine non li vedre-mo, sarà tutto rivestito dal fasciame e dalle serrette.

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Come noterete il mio diario è molto ricco di foto, per me valgono più di mille di-scorsi.

Il primo pezzo in opera, il filo esterno del ba-glio non ha ancora l’angolo giusto, lo sistemere-mo alla fine quando tutto sarà incollato.

Vista da sotto, non ho usato una dima ma i ba-gli come punti certi di riferimento, le calette a quello del secondo ponte ho deciso di farle volta per volta per essere sicuro della verticalità della lumiera.

Lo scalmo di volta si adatta perfettamente al dragante, è una piccola grande soddisfa-zione quando il lavoro è pro-prio come ve lo siete immagi-nato nella vostra testa.

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Tutte le lumiere e gli scalmi sono al proprio posto, come anche il pezzo centrale del coronamento, non ci resta che fare i tenoni sulle teste de-gli scalmi che accoglieranno gli altri due pezzi, altro lavoretto tutt’altro che semplice.

Anche le sopra soglie delle cannoniere di ritirata sono al loro posto pronte per essere incollate.

Il secondo pezzo del coronamento per farlo mi sono servito come al solito di una sagometta, ho prepa-rato anche le calette per i tenoni degli scalmi, nella foto se ne intra-vede una già fatta. La difficoltà di questi due pezzi sta nel fatto che oltre ad essere curvi hanno anche i due piani del lato corto non per-pendicolari al piano lungo, quindi dovremo fare tutto molto grasso per poi togliere a poco a poco, fino a raggiungere la forma definitiva, che sarà data una volta incollato il pezzo alle lumiere.

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Il coronamento terminato, altra piccola soddisfazione, credo sia venuto molto bene, ripassare tutto con la carta vetro molto fine e togliere sopra tutto i residui di colla visto che il coronamento sarà a giorno.

Altra vista del coronamento

Particolare della parte centrale, a differenza dei disegni l’ho fatta stondata anche sulla faccia inferio-re e incassata alle due lumiere cen-trali. Questi piccoli particolari pos-siamo modificarli un po visto che non sappiamo con precisione come il Maestro d’ascia li abbia eseguiti.

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Finalmente ci toccherà fare un lavoretto semplice semplice, se preso per il verso giusto, il massiccio centrale dove praticheremo un foro cilindrico parallelo al dritto, dove entrerà la testa del timone chiamato Losca.Non allarmatevi più di tanto, ma procedete un passo alla volta senza fretta e vedrete che tutto filerà liscio senza problemi parola di modellista.Ho usato il seguente metodo, ho preso la tavola numero 7, ho disegnato un rettangolo che conteneva tutto il pez-zo da costruire, ho preso le misure del parallelepipedo avente come spessore lo spazio tra i due scalmi centrali, la larghezza e l’altezza li ho ricavati dal disegno, tenendomi un po abbondante, il massiccio dovrà essere formato da una parte centrale spessa quanto il dritto, (mi raccomando la precisione) e da altre quat-tro tavolette il cui spessore lo ricaverete dai piani, incollate fra loro tutti i pezzi lasciando senza colla il pezzo centrale nella parte bassa anteriore, una volta fatto il foro e ritagliato il massiccio la parte centrale quella spessa come il dritto si staccherà senza problemi.Una volta fatto il parallelepipedo calcoliamo l’angolo che dovrà avere il foro per il passaggio della testa del timone, fissiamolo alla morsa sul trapano a colonna e foriamolo, adesso si può tagliare il pezzo che ci servirà, di lato gli scarti del massiccio, sotto il pezzo esploso.

Gli scarti del massiccio.

Il pezzo pronto per il montaggio, con la fresatrice ho fatto i due ribassi in alto per portarlo al giusto spessore tra gli scalmi centrali.

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Il pezzo in opera pronto per essere incollato, questa volta è riuscito al primo colpo.... per posizionarlo infilarlo dal bas-so verso l’alto le foto mostrano la sequen-za.

Il pezzo è entrato nella sua sede pronto per essere incollato

Anche gli imbuoni tra il controdra-gante e gli scalmi sono al loro posto, come pure le sopra soglie,siamo qua-si giunti al termine della costruzio-ne della prima parte del quadro di poppa, non ci resta che preparare i listoni modanati.

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I Listoni Modanati.

Si tratta di speciali corsi di fasciame con la faccia a vista modanata, per realizzarli ho usato del legno di bosso per le sue eccellenti qualità, nel nostro vascello ce ne sono di diversi tipi quelli sulla murata hanno due sagome diverse per fare le sagome ho usato due piccole frese autocostruite da usare sulla fresatrice, a 1:24 con il truschino sarebbe stato un lavoro improbo per via della grande quantità di materiale da togliere.

Una delle due frese autocostruite con il picciolo da 8 mm

Per fare la sagoma ho preparato un piano con una guida, ho fatto uscire un pelino alla vol-ta la fresa perché avendo un solo tagliente e i giri della fresatrice sono un po pochi, dovevo togliere un poco di materiale alla volta, dun-que per non avere problemi la tavoletta l’ho ripassata molte volte di cui l’ultima ho dovuto ripassarla per ben tre volte alla stessa profon-dità di taglio, per togliere i piccoli gradini che si erano creati, poi ho preso un po di trucioli e

ho levigato la cornice. Una volta finito ho tagliato a misura la cornice con la sega circolare, e ho di nuovo ripassato la tavoletta per fare un’altra cor-nice questo fino a che il pezzo me lo a permesso. Chiaramente ho usato più tavolette e ho fatto la cornice su tutti e due i lati.Stesso lavoro anche per l’altra cornice, due ore di lavoro contro molte di più se avessi usato il tru-schino.

Una serie di listoni finiti e pronti per essere usati.

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Il primo listone modanato l’ho usato con un piccolo adattamento sul quadro di poppa, come vedete l’ho messo in opera tutto intero, il motivo è sempre per lo stesso, la dol-cezza della curva, il passaggio della porta del-la balconata lo farò più in là, per rinforzare il listone ho messo due caviglie di bosso da un mm per lumiera. Ho anche posato il fasciame in alto, l’ultimo corso è sagomato come il co-ronamento, gli altri hanno la stessa curva del listone.

Sotto il particolare delle caviglie.

Anche il fasciame del-la volta è sistemato, le cannoniere circolari del secondo ponte sono fi-nite, le sogliette anche, è stato tutto rifinito, non ho messo in opera sol-tanto il fasciame basso della balconata lo mette-rò dopo che sono usciti i listelli del pavimento, che sono la continuazione del ponte, adesso non ci resta che proseguire con il fa-sciame di murata dopo la quarta cinta.

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Il Fasciame dell’Opera Morta II° Parte

Con il truschino riportiamo i riferimenti dei listoni modanati sulla murata, dividiamo lo spazio in modo che le intestature a palella poggino sul pieno, prepariamo le palelle (sono a palella semplice), posizioniamo tutti i pezzi sulla murata quando tutto sarà ok siamo pronti per incollare i listoni, sempre aiutandoci con i nostri morset-ti autocostruiti stando attenti a non stringerli troppo per non rovinare la modanatura, il bosso resiste molto bene comunque meglio non esagerare.Il listone di capodibanda non pre-senta grossi problemi se non a prua per via del suo sciancramento, ma con qualche taglietto sul retro non si dovrebbero avere problemi di po-sizionamento. Gli altri listoni detti delle spalle, invece hanno bisogno in alcuni punti di sostegni che andran-no a formare un ulteriore parapetto traforato (Impavesata).Dai piani ricaviamo tutte le quote necessarie per questi sostegni qua-drati, che sono incassati sugli scalmi delle coste, sulla testa hanno un pic-colo tenone, che realizzeremo con la piccola sega circolare della Proxxon, per quanto riguarda i tenoni sulle

teste degli scalmi usaremo un’altra tecnica li faremo posticci, più in là ve la spiegherò.Alcuni di questi montanti faranno da stanti laterali per le cannoniere del cassero e del castello, sormontati da un grazioso arco modanato, sulla testa sono stati ricavati i tenoni che accoglieranno il capodibanda.La foto mostra i particolari.

Le cannoniere del cassero, queste a differenza delle altre hanno la soglia superiore sagomata.

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Altre viste dei listoni, qui sulle teste degli scalmi sono già stati posizionati i tenoni posticci.

Ancora un’altra vista, questa volta dall’interno verso poppa.

Vista del castello, in fondo alla foto si intravedono i bittoni di manovra delle ancore (Monachetti), sono tutti postic-ci calettati sugli scalmi delle coste, qui dovete stare attenti all’allineamento e la curva che formeranno, deve essere la continuazione dell’ultimo scalmo. In primo piano i montanti calettati in at-tesa del listone e del capodibanda.

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Altra vista del castello, con i bit-toni in primo piano, le macchie bianche che vedete con una leggera carteggiata andranno via, sono piccoli residui di colla lasciata dalla spugna e che il fred-do ha sbiancato. Il listone vi consiglio di montarlo intero ritagliare le aperture delle cannoniere una volta che la colla abbia tirato, sarà più semplice incollar-lo. Una volta terminato rinforzare le parti con due caviglie di bosso.

Sotto anche i due corsi di riempimento sono a posto, i bittoni hanno ancora bisogno di una ripassatina per farli tutti uguali.

Prima di proseguire con la messa in opera del fasciame ci resta ancora un piccolo lavoretto dobbiamo fare i riempi-menti per i passaggi delle manovre, partendo da poppa uno si trova alla fine del casseretto e serve per il passaggio della manovra di ritorno della scotta di maestra, è un semplice imbuono traforato, più avanti sul passavanti tra la sesta e la settima cannoniera del secondo ponte, c’è un massiccio con intagliati due canali con puleggia, uno dei quali serve per il passaggio della scotta di trinchetto, infine poco prima dell’inizio del castello di prua, sul passavanti ce un’altro imbuono sempre per il passaggio delle manovre, tutti i riferimenti li possiamo prendere sulla tavola numero tre.Di lato il massiccio con le cavatoie e le pulegge, men-tre gli altri imbuoni sono a filo dell’accostolato que-sto è a filo del fasciame e delle serrette all’interno (le pulegge sono in legno di bosso, nella realtà erano in legno Santo).

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Nelle foto seguenti tutte le fasi della lavorazione dei massicci (Pastec-che).Per prima cosa preparate un regoletto abbastanza lungo, alle due estremità segnate tutti i riferimenti necessari per fare le due cavatoie alla fresatrice con una punta da 2 mm, una volta fatto tagliate il pezzo a misura e segnate sul-le due coste la sua posizione, con una piccola lama tagliate i bordi e con un piccolo scalpellino e raspetta rifinite la cava.

Se avrete fatto tutto bene il risultato fi-nale dovrà essere come quello sotto.

Il trucco è lasciare lo spazio, che dovrà ricevere il massiccio, qualche decimo più stretto il pezzo deve forzare un po sempre senza esagerare.

Una volta fatto preparate le quattro pulegge al tornio, foratele con una punta da 2 mm prima di tagliarle, per rica-vare l’incavo una piccola lima a coda di topo farà al caso nostro, rifinite tut-to con carta abrasiva fine e trucioli di bosso per lucidarle, unica attenzione è farle un decimo più strette della cava-toia. Con una punta da 2 mm forate da parte a parte il massiccio e infine posizionate le pulegge all’interno del massiccio, infilate un perno di ottone della giusta misura ribbattetelo sulle teste ed il gioco è fatto. Si notano in alto i cavicchi in bosso per rinforzare i listoni modanati

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Adesso siamo pronti per ricominciare la posa del fasciame sopra la quarta cinta, come noterete dalle foto nel frattempo tra un listello e l’altro, in attesa che la colla asciughi, ho iniziato a mettere tutti i cavicchi sui listoni modanati, sono da un mm per fare il foro ho usato il minitrapano e una punta da undici decimi così da poter eg-giungere un pelo di colla diluita.

Di lato i primi pezzi a prua ab-bastanza complicati da adattare alle forme, come al solito ci aiu-teremo con i famosi tagli trasver-sali, il lavoro questa volta è un po meno complicato, il fasciame è a filo delle cannoniere, nella realtà anche qui c’è un picco-lo battente ma in scala sarebbe soltanto di due decimi, serviva per stagnare i portelletti volan-ti. Il decoro segue quello di sotto e come sotto il fasciame è a filo delle cinte fino al decoro. Anche l’altro listone modanato e il suo riempimento sono stati posati, si vedono i cavicchi ancora da tagliare.Il primo listone modanato in corso d’opera l’ho modificato, la sua forma non mi entusiasmava, troppo elaborata, per fortuna non ho dovuto rifarlo, ho soltanto preparato un truschino con la sagoma giusta e con qualche passata

ho raggiunto la forma desiderata

Nella foto il listone con la nuova forma.

Una veduta della prua finita, manca solo la suola che farò in ebano.

Potete notare inoltre che il li-stone modanato ad un certo punto spiana, lì è dove sarà posizionato il parasartie di trinchetto, anche al centro ci sarà una bassura simile per il parasartie di maestra.

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In questa pagina tutte foto che riguardano il fasciame dell’opera morta terminato, manca solo la chio-datura in ferro, e il capodibanda in ebano.

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Per fare i tenoni posticci sulle teste degli scalmi delle coste, per prima cosa ho preparato un listello quadrato di pero da 3 mm, con la circolare ho ridotto fino a 2 mm di lato la porzio-ne di circa un cm, con una limetta ho stondato gli angoli fino a fare un ton-dino di circa 2 mm, ho tagliato a misu-ra il listello con un seghetto lasciando circa 2 mm di testa quadrata, infine ho tracciato sulle teste degli scalmi il punto esatto da forare con una punta da 2 mm dove ci ho incollato i tenoni.

La riduzione di spessore alla circolare, si fa tran-quillamente a mano libera.

I fori da 2 mm sulla testa degli scalmi.

Un tenone pronto per essere incollato.

Qualcuno potrà anche storcere il naso, ma per-ché complicarsi la vita per fare dei particolare che non vedremo mai direttamente ricavati dagli scalmi invece che posticci? La prima foto in alto mostra il risultato di questa lavorazione, sembra molto realistica non trovate anche voi?

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Fine Prima Parte

Anguillara 8 febbraio 2001

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