NARRATIVA ITALIANA/2. CHIARA MOSCARDELLI Per la … · Era una follia immaginare di es-sere più di...

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LA STAMPA SABATO 22 OTTOBRE 2016 . III NARRATIVA ITALIANA/4. GAETANO CAPPELLI Madame Bovary ha una rivale e vuole fare la scrittrice Una surreale commedia nel Sud provinciale: tra corna, boss, e una medium che parla con Agatha Christie G aetano Cappelli è un mascalzone. Dirò di più: è il so- lito mascalzone. Con rispetto par- lando, è ovvio. E persino con una quasi autorizzazione del- l’interessato. Il che ne fa ’nu mascalzoune fatto e finito, giac- ché pare proprio che il Cappel- li Gaetano tragga personale godimento per sé medesimo nell’ostinarsi a costruire storie divertenti, ridanciane, scollac- ciate più di un poco, però serie nell’intimo o forse altere e questo da considerarsi un vec- chio cantante, che ancora fa il suo, ove richiesto). Uno scrit- tore talentuoso sebbene or- mai sotto quell’onda che un tempo lo vide maramaldeg- giare sulla cresta. Un boss del- la criminalità organizzata che vive in una specie di reggia di Scarface però virata verde smeraldo, come fosse un mago di Oz delle Murge. E poi la me- dium del titolo, una stregaccia (scongiuri) che in vita ebbe a incrociare Gabriele D’Annun- zio e che in morte si ritrova a dialogare tra le animacce de- gli scrittori defunti niente po- pò di meno che con Agatha Christie, che strega non era o forse sì (altri scongiuri), visto il cumulo di storie diaboliche che sapeva inventare. Al centro dell’intreccio v’è, come ogni intreccio che si ri- spetti, l’umana ambizione. Dell’una bellona di prevalere sull’altra, del grande scrittore di diventarlo per davvero, del- la medium ormai estinta di avere il giusto ruolo nella sto- ria patria, del malavitoso di so- pravanzare in fama quegli scornacchiati di Gomorra (scongiuri). E se uno scava, pu- re ai cornutazzi qualche ambi- zione deve esser appartenuta in vita, anche se c’è da scom- mettere che non fosse quella di esser ritratti come cervidi. Bisognerebbe a questo pun- to, l’avrete capito, fare i seri per qualche secondo, per dire ALBERTO INFELISE che Cappelli più di tanti suoi colleghi sa maneggiare la ma- teria con cura e perizia, conce- dendosi il lusso di inventarsi un italiano che non c’è (inteso come lingua scritta, che come personaggi dentro a questo paesone ne vediamo ogni gior- no di cotti e di crudi pure dal vivo), rimestarlo dentro ai dia- letti per restituirlo nuovo e più vivo, più moderno e più antico, più colorato ed efficace. Ancora per qualche secon- do restando seri, bisognereb- be dire che Cappelli si confer- ma una volta di più gran co- struttore di intrecci che stan- no insieme come se da sempre non fossero destinati ad altro che a stare insieme, e dato che ha fatto un patto con il diavolo della scrittura, lo fa con levità ed allegria (cosa, ahinoi, assai rara tra i colleghi suoi che a volte paiono dover affliggere il povero lettore con le loro pro- prie tristezze crepuscolari). E alla fine, come a tutte le fi- ni dei libri di Cappelli, si vor- rebbe ricominciare. Lui lo sa, quel mascalzone (con rispetto parlando). E sghignazza. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI L’autore dirige le sue comparse con perizia. E si concede il lusso d’inventarsi una lingua che non c’è snob, che non si capisce mai se la voce narrante dei suoi rac- conti non soltanto rida degli eventi che le capita di narrare, ma ancor più sghignazzi nel- l’immaginarsi il lettore che sghignazza. E qui si va nel mefistofelico, nel mascalzonico, per l’appun- to. Poiché Cappelli si permette di giuocare il giuoco sottile del godimento, sia con se stesso che con il lettore suo, avendo firmato alcuni anni addietro un patto non di sangue, ma di Aglianico. Patto, proprio per la natura dell’inchiostro, ancora più sacro e da onorare. Cosa che Cappelli fa anche con que- sto suo Una medium, due bo- vary e il mistero di Bocca di Lu- po, rinnovando il voto che lo le- ga al lettore con un’altra storia di provincia. Senza togliere ai fortunati lettori potenziali il gusto dello scoprire la trama, si può dire che la materia comprende due bellone scostumate assai, in lotta l’una contro l’altra da una trentina d’anni. Due mari- ti cornutazzi, visto che le due bellone non si tirano indietro se c’è da bellonare, financo fuori dal tetto coniugale. Un ex giovane cantante (non per Gaetano Cappelli «Una medium, due bovary e il mistero di Bocca di Lupo» Marsilio, pp. 140, € 16 NARRATIVA ITALIANA/2. CHIARA MOSCARDELLI Per la bruttina Agata l’amore è un colpo di ko Figlia di un’ex sessantottina, spaventata dal sesso atterra un bello sconosciuto con due mosse di Krav Maga N on ci sono dubbi, i libri di Chiara Moscardelli sono altamente tera- peutici, dovreb- bero essere letti negli ospeda- li, nelle scuole, da chi ha lo spi- rito appesantito da qualcosa, da chi pensa che i suoi dolori siano gli unici al mondo, da chi ha un Ego grande come la cu- pola di San Pietro. Insomma, da tutti. Perché sono libri che fanno bene, che riconciliano, e non perché siano consolatori (la consolazione non salva mai nessuno, inganna e basta), bensì perché l’altissima dose di nevrosi che contengono rag- giunge dei picchi quasi inim- maginabili (qui l’abilità della fiction si abbevera alla vita ve- ra) mescolati a un senso del- l’umorismo e a un’ironia (la ve- ra amica degli umani) che alla fine proprio rallegra, stempe- ra, rimette in circolo anche il sangue più ostinato. Le sue ROMANA PETRI ritrova in una borgata romana in mezzo a loschi figuri, ne ve- de di tutti i colori, chiede aiuto ai suoi tantissimi amici (il suo bel surrogato di famiglia), ma soprattutto non sa come resi- stere a quest’uomo che la desi- dera e la spaventa. Ma ci si può davvero inna- morare impunemente? È giu- sto affrontare questo grandis- simo pericolo? Il gioco di lan- ciarsi e trattenersi domina l’intero romanzo con situazio- ni esilaranti, davvero strepito- se. E poi, cosa succede? Succe- de che, come sempre, nella vi- ta fa irruzione la forza maggio- re, quella tempesta che tutto trascina in una corrente inar- restabile dalla quale si viene solo travolti, e che questa sto- ria di matti, delinquenti, ladri e fuori di testa trasformerà la vita di Agata Trambusti (no- men omen), che voleva solo andare a letto presto, in un ve- ro e proprio (divertentissimo) giallo d’amore. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Una divertente commedia romantica tra quadri d’autore, bassifondi pericolosi e psicoanalisti Chiara Moscardelli «Volevo solo andare a letto presto» Giunti , pp. 268, € 14 uno psicanalista del quale non capisce il linguaggio, e l’unica sopravvivenza, per lei, è stare ben chiusa nel suo gu- scio protettivo. Beh, i suoi buoni motivi ce li ha, è figlia di Rosa, una madre che non vuo- le farsi chiamare mamma per paura di perdere la sua indivi- dualità, e di una cooperativa di padri (cinque) che non ha mai nemmeno conosciuto. Rosa è un’ex sessantottina in- callita, di quelle che medita- no, si curano con la cristallo terapia e fanno girare gli ami- ci nudi per casa. Sua figlia è cresciuta così e, per contrap- passo dantesco, del sesso ha una gran paura. Non lo fa pra- ticamente mai, lo desidera, ma se ne tiene alla larga, co- me del resto dal sentimento amoroso, che vede come una delle tanto temute malattie. Ma c’è poco da fare, l’amore, come le malattie, arriva quan- do meno te lo aspetti. In ballo per dei quadri da vendere a un’asta (questo è il suo lavoro), Agata con l’amore ci sbatte proprio contro. E non è nem- meno male questo Fabrizio Calcaterra, è la fotocopia di Christian Bale, il camaleonti- co attore americano. E così si ritrova in una specie di thriller che un po’ la spaventa e un po’ la eccita. Balla la lap dance, si Una 35enne che non si piace, vuole andare a letto presto, fa un po’ di lap dance, ed è ipocondriaca Chiara Moscardelli, romana, vive a Milano «Volevo essere una gatta morta» è il suo fortunato romanzo d’esordio. Nel 2013 è uscito per Einaudi «La vita non è un film», nel 2015 da Giunti «Quando meno te lo aspetti» GETTY comotiva diesel che percorre centocinquanta chilo- metri di binari lucidati finché non va a sbattere contro una bomba atomica la cui esplosione spaventa un to- po in Nuova Zelanda, al punto che il topo lascia cadere una crosta di formaggio azzurro su una bilancia fa- cendone abbassare un piatto e alzare l’altro, che va così a premere un interruttore legato a un filo alla cui estremità è appeso un martelletto, che si mette a oscillare con la forza necessaria a rompere il guscio di un pistacchio. Sua moglie inspirò, come se fosse sul punto di dire qualcosa. Lui la guardò speranzoso in at- tesa del pistacchio. Le grandi parole gialle sulla coper- tina della rivista dicevano: “Elle Decor”. Lei tossì. Tor- nò alla sua lettura, prendendo la tazza del caffè, incli- nandola con l’orlo appoggiato alle labbra per farne una maschera bianca mentre gli diceva: «I francesi hanno un modo di dire per quello che stai pensando». Tutti, lui ne era certo, erano popolati da miliardi di mi- crobi, e non soltanto dalla flora batterica che si trova nell’apparato digerente. Le persone erano organismi ospiti di acari e virus che volevano riprodursi e conti- nuare a vivere altrove. Andavano all’arrembaggio a ogni stretta di mano. Era una follia immaginare di es- sere più di semplici vascelli, impegnati a trasportare i nostri prepotenti passeggeri. Non siamo nulla, pensa- va. Sorseggiando il suo caffè, distribuiva zucchero e caffeina agli esseri a bordo. Per allentare la pressione, immaginò se stesso intento a spalare parole dentro una fornace, dove quelle bruciavano per alimentare un gigantesco transatlantico, le cui cabine erano tutte grandi come campi da football le cui sale da ballo era- no così vaste da non riuscire a vederne la parete oppo- sta. La nave attraversava un oceano su cui incombeva una notte perenne. Tutte le luci su tutti i ponti sfolgo- ravano come in una sala operatoria con un valzer in sottofondo, mentre le ciminiere sputavano le scie ci- neree dei dialoghi bruciati. Lui stava in sala macchine, a sudare, in piedi a gambe divaricate per mantenere l’equilibrio e gettava i “Ciao” e i “Buon compleanno” e i “Buona giornata” tra le fiamme rombanti. Buttava nel fuoco mucchi di “Ti amo” e di “IVA inclusa?”. S’imma- ginò un pianeta, azzurro e perfetto, senza parole, fin- ché un giorno non arriva una nave. Oh, non è necessa- rio che sia un transatlantico. Una scialuppa di salva- taggio sarebbe sufficiente. E a bordo anche soltanto un marinaio agonizzante con poche parole vitali anco- ra in incubazione dentro la bocca. E se con l’ultimo re- spiro il marinaio domandasse “Chi è?”, basterebbe questo per destinare un paradiso alla catastrofe. Copyright © Chuck Palahniuk 2015 © 2016 Mondadori Libri S.p.A., Milano eroine (perché di eroine a suo modo si tratta), sono, a detta dell’autrice, una Moscardelli che riesce a fare cose che per la suddetta sono impossibili. In un certo senso, queste donne sono la sua proiezione al supereroismo senza i super- poteri, perché proprio questi ultimi sono in realtà il sempli- ce (mica tanto) superamento dei propri limiti in nome di un agognato desiderio di norma- lità. E, in fondo, la normalità non è la cosa più difficile da raggiungere? Ecco perché questi suoi libri fanno così be- ne ai suoi lettori, perché li nor- malizzano. Leggendo di una protagoni- sta come Agata Trambusti di Volevo solo andare a letto pre- sto, chiunque si sente solleva- to, è un po’ come guardare l’antica nave che affonda nel mare e pensare: beh, io sono qui sulla terra ferma. Perché la Trambusti, gli ostacoli per non andare avanti nella vita ce li ha proprio tutti: non si piace, si vede spropositata- mente grassa (senza esserlo), si sente impacciata, senza fa- scino, non desiderabile, è ipo- condriaca, igienista fino allo spasimo, convinta di contrar- re in continuazione malattie mortali che sente subito an- darle in circolo, si fa curare da

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LA STAMPASABATO 22 OTTOBRE 2016 .III

NARRATIVA ITALIANA/4. GAETANO CAPPELLI

Madame Bovary ha una rivalee vuole fare la scrittriceUna surreale commedia nel Sud provinciale: tra corna,boss, e una medium che parla con Agatha Christie

Gaetano Cappelli èun mascalzone.Dirò di più: è il so-lito mascalzone.Con rispetto par-

lando, è ovvio. E persino conuna quasi autorizzazione del-l’interessato. Il che ne fa ’numascalzoune fatto e finito, giac-ché pare proprio che il Cappel-li Gaetano tragga personalegodimento per sé medesimonell’ostinarsi a costruire storiedivertenti, ridanciane, scollac-ciate più di un poco, però serienell’intimo o forse altere e

questo da considerarsi un vec-chio cantante, che ancora fa ilsuo, ove richiesto). Uno scrit-tore talentuoso sebbene or-mai sotto quell’onda che untempo lo vide maramaldeg-giare sulla cresta. Un boss del-la criminalità organizzata chevive in una specie di reggia diScarface però virata verdesmeraldo, come fosse un magodi Oz delle Murge. E poi la me-dium del titolo, una stregaccia(scongiuri) che in vita ebbe aincrociare Gabriele D’Annun-zio e che in morte si ritrova adialogare tra le animacce de-gli scrittori defunti niente po-

pò di meno che con AgathaChristie, che strega non era oforse sì (altri scongiuri), vistoil cumulo di storie diabolicheche sapeva inventare.

Al centro dell’intreccio v’è,come ogni intreccio che si ri-spetti, l’umana ambizione.Dell’una bellona di prevalere sull’altra, del grande scrittoredi diventarlo per davvero, del-la medium ormai estinta diavere il giusto ruolo nella sto-ria patria, del malavitoso di so-pravanzare in fama quegli

scornacchiati di Gomorra(scongiuri). E se uno scava, pu-re ai cornutazzi qualche ambi-zione deve esser appartenutain vita, anche se c’è da scom-mettere che non fosse quella diesser ritratti come cervidi.

Bisognerebbe a questo pun-to, l’avrete capito, fare i seriper qualche secondo, per dire

ALBERTO INFELISE

che Cappelli più di tanti suoicolleghi sa maneggiare la ma-teria con cura e perizia, conce-dendosi il lusso di inventarsiun italiano che non c’è (intesocome lingua scritta, che comepersonaggi dentro a questopaesone ne vediamo ogni gior-no di cotti e di crudi pure dalvivo), rimestarlo dentro ai dia-letti per restituirlo nuovo e piùvivo, più moderno e più antico,più colorato ed efficace.

Ancora per qualche secon-do restando seri, bisognereb-be dire che Cappelli si confer-ma una volta di più gran co-struttore di intrecci che stan-no insieme come se da semprenon fossero destinati ad altroche a stare insieme, e dato cheha fatto un patto con il diavolodella scrittura, lo fa con levitàed allegria (cosa, ahinoi, assairara tra i colleghi suoi che avolte paiono dover affliggere ilpovero lettore con le loro pro-prie tristezze crepuscolari).

E alla fine, come a tutte le fi-ni dei libri di Cappelli, si vor-rebbe ricominciare. Lui lo sa,quel mascalzone (con rispettoparlando). E sghignazza.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’autore dirige le sue comparse con perizia. E si concede il lusso d’inventarsi una lingua che non c’è

snob, che non si capisce mai sela voce narrante dei suoi rac-conti non soltanto rida deglieventi che le capita di narrare,ma ancor più sghignazzi nel-l’immaginarsi il lettore chesghignazza.

E qui si va nel mefistofelico,nel mascalzonico, per l’appun-to. Poiché Cappelli si permettedi giuocare il giuoco sottile delgodimento, sia con se stessoche con il lettore suo, avendofirmato alcuni anni addietro un patto non di sangue, ma diAglianico. Patto, proprio per lanatura dell’inchiostro, ancorapiù sacro e da onorare. Cosa

che Cappelli fa anche con que-sto suo Una medium, due bo-vary e il mistero di Bocca di Lu-po, rinnovando il voto che lo le-ga al lettore con un’altra storiadi provincia.

Senza togliere ai fortunatilettori potenziali il gusto delloscoprire la trama, si può direche la materia comprende duebellone scostumate assai, inlotta l’una contro l’altra dauna trentina d’anni. Due mari-ti cornutazzi, visto che le duebellone non si tirano indietrose c’è da bellonare, financofuori dal tetto coniugale. Unex giovane cantante (non per

Gaetano Cappelli«Una medium,

due bovary e il misterodi Bocca di Lupo»

Marsilio, pp. 140, € 16

NARRATIVA ITALIANA/2. CHIARA MOSCARDELLI

Per la bruttina Agatal’amore è un colpo di ko Figlia di un’ex sessantottina, spaventata dal sesso atterra un bello sconosciuto con due mosse di Krav Maga

Non ci sono dubbi, ilibri di ChiaraMoscardelli sonoaltamente tera-peutici, dovreb-

bero essere letti negli ospeda-li, nelle scuole, da chi ha lo spi-rito appesantito da qualcosa,da chi pensa che i suoi dolorisiano gli unici al mondo, da chiha un Ego grande come la cu-pola di San Pietro. Insomma,

da tutti. Perché sono libri chefanno bene, che riconciliano, enon perché siano consolatori(la consolazione non salva mainessuno, inganna e basta),bensì perché l’altissima dosedi nevrosi che contengono rag-giunge dei picchi quasi inim-maginabili (qui l’abilità dellafiction si abbevera alla vita ve-ra) mescolati a un senso del-l’umorismo e a un’ironia (la ve-ra amica degli umani) che allafine proprio rallegra, stempe-ra, rimette in circolo anche ilsangue più ostinato. Le sue

ROMANA PETRI ritrova in una borgata romanain mezzo a loschi figuri, ne ve-de di tutti i colori, chiede aiutoai suoi tantissimi amici (il suobel surrogato di famiglia), masoprattutto non sa come resi-stere a quest’uomo che la desi-dera e la spaventa.

Ma ci si può davvero inna-morare impunemente? È giu-sto affrontare questo grandis-simo pericolo? Il gioco di lan-ciarsi e trattenersi domina

l’intero romanzo con situazio-ni esilaranti, davvero strepito-se. E poi, cosa succede? Succe-de che, come sempre, nella vi-ta fa irruzione la forza maggio-re, quella tempesta che tuttotrascina in una corrente inar-restabile dalla quale si vienesolo travolti, e che questa sto-ria di matti, delinquenti, ladrie fuori di testa trasformerà lavita di Agata Trambusti (no-men omen), che voleva soloandare a letto presto, in un ve-ro e proprio (divertentissimo)giallo d’amore.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Una divertentecommedia romanticatra quadri d’autore,bassifondi pericolosie psicoanalisti

ChiaraMoscardelli

«Volevo solo andare a letto presto»

Giunti ,pp. 268, € 14

uno psicanalista del qualenon capisce il linguaggio, el’unica sopravvivenza, per lei,è stare ben chiusa nel suo gu-scio protettivo. Beh, i suoibuoni motivi ce li ha, è figlia diRosa, una madre che non vuo-le farsi chiamare mamma perpaura di perdere la sua indivi-dualità, e di una cooperativadi padri (cinque) che non hamai nemmeno conosciuto.Rosa è un’ex sessantottina in-callita, di quelle che medita-no, si curano con la cristalloterapia e fanno girare gli ami-ci nudi per casa. Sua figlia ècresciuta così e, per contrap-passo dantesco, del sesso hauna gran paura. Non lo fa pra-ticamente mai, lo desidera,ma se ne tiene alla larga, co-me del resto dal sentimentoamoroso, che vede come unadelle tanto temute malattie.

Ma c’è poco da fare, l’amore,come le malattie, arriva quan-do meno te lo aspetti. In balloper dei quadri da vendere aun’asta (questo è il suo lavoro),Agata con l’amore ci sbatteproprio contro. E non è nem-meno male questo FabrizioCalcaterra, è la fotocopia diChristian Bale, il camaleonti-co attore americano. E così siritrova in una specie di thrillerche un po’ la spaventa e un po’la eccita. Balla la lap dance, si

Una 35enne che non si piace, vuole andarea letto presto, fa un po’ di lap dance,ed è ipocondriaca

ChiaraMoscardelli,

romana,vive a Milano

«Volevo essereuna gatta

mortaȏ il suo

fortunatoromanzo

d’esordio.Nel 2013 èuscito per

Einaudi «Lavita non è un

film»,nel 2015

da Giunti«Quando

meno te loaspetti»

GETTY

comotiva diesel che percorre centocinquanta chilo-metri di binari lucidati finché non va a sbattere contro una bomba atomica la cui esplosione spaventa un to-po in Nuova Zelanda, al punto che il topo lascia cadere una crosta di formaggio azzurro su una bilancia fa-cendone abbassare un piatto e alzare l’altro, che va così a premere un interruttore legato a un filo alla cui estremità è appeso un martelletto, che si mette a oscillare con la forza necessaria a rompere il guscio di un pistacchio. Sua moglie inspirò, come se fosse sul punto di dire qualcosa. Lui la guardò speranzoso in at-tesa del pistacchio. Le grandi parole gialle sulla coper-tina della rivista dicevano: “Elle Decor”. Lei tossì. Tor-nò alla sua lettura, prendendo la tazza del caffè, incli-nandola con l’orlo appoggiato alle labbra per farne una maschera bianca mentre gli diceva: «I francesi hanno un modo di dire per quello che stai pensando».

Tutti, lui ne era certo, erano popolati da miliardi di mi-crobi, e non soltanto dalla flora batterica che si trova nell’apparato digerente. Le persone erano organismi ospiti di acari e virus che volevano riprodursi e conti-nuare a vivere altrove. Andavano all’arrembaggio a ogni stretta di mano. Era una follia immaginare di es-sere più di semplici vascelli, impegnati a trasportare i nostri prepotenti passeggeri. Non siamo nulla, pensa-va. Sorseggiando il suo caffè, distribuiva zucchero e caffeina agli esseri a bordo. Per allentare la pressione, immaginò se stesso intento a spalare parole dentro una fornace, dove quelle bruciavano per alimentare un gigantesco transatlantico, le cui cabine erano tutte grandi come campi da football le cui sale da ballo era-no così vaste da non riuscire a vederne la parete oppo-sta. La nave attraversava un oceano su cui incombeva una notte perenne. Tutte le luci su tutti i ponti sfolgo-

ravano come in una sala operatoria con un valzer in sottofondo, mentre le ciminiere sputavano le scie ci-neree dei dialoghi bruciati. Lui stava in sala macchine, a sudare, in piedi a gambe divaricate per mantenere l’equilibrio e gettava i “Ciao” e i “Buon compleanno” e i “Buona giornata” tra le fiamme rombanti. Buttava nel fuoco mucchi di “Ti amo” e di “IVA inclusa?”. S’imma-ginò un pianeta, azzurro e perfetto, senza parole, fin-ché un giorno non arriva una nave. Oh, non è necessa-rio che sia un transatlantico. Una scialuppa di salva-taggio sarebbe sufficiente. E a bordo anche soltanto un marinaio agonizzante con poche parole vitali anco-ra in incubazione dentro la bocca. E se con l’ultimo re-spiro il marinaio domandasse “Chi è?”, basterebbe questo per destinare un paradiso alla catastrofe.

Copyright © Chuck Palahniuk 2015© 2016 Mondadori Libri S.p.A., Milano

eroine (perché di eroine a suomodo si tratta), sono, a dettadell’autrice, una Moscardelliche riesce a fare cose che perla suddetta sono impossibili.

In un certo senso, questedonne sono la sua proiezioneal supereroismo senza i super-poteri, perché proprio questiultimi sono in realtà il sempli-ce (mica tanto) superamentodei propri limiti in nome di unagognato desiderio di norma-lità. E, in fondo, la normalitànon è la cosa più difficile daraggiungere? Ecco perchéquesti suoi libri fanno così be-ne ai suoi lettori, perché li nor-malizzano.

Leggendo di una protagoni-sta come Agata Trambusti diVolevo solo andare a letto pre-sto, chiunque si sente solleva-to, è un po’ come guardarel’antica nave che affonda nelmare e pensare: beh, io sonoqui sulla terra ferma. Perchéla Trambusti, gli ostacoli pernon andare avanti nella vitace li ha proprio tutti: non sipiace, si vede spropositata-mente grassa (senza esserlo),si sente impacciata, senza fa-scino, non desiderabile, è ipo-condriaca, igienista fino allospasimo, convinta di contrar-re in continuazione malattiemortali che sente subito an-darle in circolo, si fa curare da