Fit med D - Giovanni Chetta

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Anno 3 numero 2 - febbraio La rivista online per i professionisti del settore Fit medonline Osteopatia ORSALI Certificazione Energetica degli immobili II dorso in toto Allenamento funzionale in palestra Notizie scientifiche dal mondo Ernia del disco in un culturista Ginnastica Posturale TIB Il sistema connettivo Tuck Jump come prevenzione D

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Anno 3 numero 2 - febbraio La rivista online per i professionisti del settore

Fitmedo n l i n e

Osteopatia

ORSALI

CertificazioneEnergetica

degli immobili

II dorso in totoAllenamento funzionale in palestra

Notizie scientifiche dal mondoErnia del disco in un culturista

Ginnastica Posturale TIBIl sistema connettivo

Tuck Jump come prevenzione

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ANNO3

N°2FEBBRAIO

2011

Fitmed online è una rivista mensile di aggiorna-mento che si rivolge a imprenditori, manager,opinion leader, professionisti che operano nelmondo del fitness, benessere, prevenzione esalute. Propone articoli riguardanti metodiche diallenamento, rieducazione funzionale, alimenta-zione, prevenzione e benessere, marketing emanagement.

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Direttore responsabile Alessandro Lanzani

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Progetto graficoStefano FrattalloneImpaginazione

Anita Lavoce

PubblicitàAlessandro Lanzani

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Hanno collaborato a questo numeroEmiliano Sessa, Roberto Tarullo, Valerio

Buzzacchino, Davide Traverso, Giovanni Chetta, Rosario D’Onofrio

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93.

L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere respon-sabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delleinformazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto;inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchianoil pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) per-venuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblica-to e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del mate-riale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasiscopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmatadal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controver-sie il Foro di competenza è quello di Milano.

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CHE PIÙ TI INTERESSA SSoommmmaarriioo ssoommmm

aarriiooRUBRICHE

13 CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

COMMUNITY BUSINESS

4 ACE, ATTESTATO DI CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI IMMOBILIIstruzioni per l’usodi Emiliano Sessa

FOCUS: PETTORALI

6 IL DORSO IN TOTOdi Roberto Tarullo

8 L’ALLENAMENTO FUNZIONALE IN PALESTRAdi Valerio Buzzacchino

11 NOTIZIE SCIENTIFICHE DAL MONDOa cura della redazione

12 ERNIA DEL DISCO IN UN CULTURISTA Casi clinici in palestra,di Alessandro Lanzani

ALLENAMENTO E REHAB

22 OSTEOPATIAStoria e filosofia della medicina della salute di Davide Traverso

26 GINNASTICA POSTURALE TIBIl sistema connettivodi Giovanni Chetta

32 TUCK JUMP COME PREVENZIONE Indirizzi dalla letteraturadi Rosario D’Onofrio

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community business

ACE

di Emiliano Sessa [email protected]

Cos’è, come nasce, a cosaserve e soprattutto a chi oc-corre l’Attestato di Certifica-

zione Energetica. In questi giorni viè molta confusione in merito all’at-testato di certificazione energetica esulla necessità o meno di richieder-lo o esserne dotati. A tal propositocerchiamo di rispondere ai quesitipiù frequenti e fare un minimo dichiarezza. La certificazione ener-getica è un certificato che attestail fabbisogno di energia per la cli-matizzazione invernale e la pro-duzione di acqua calda sanitariadi un dato immobile. Detto in sol-doni “quanto consuma il nostro im-mobile ogni anno”; se volessimo fa-re un parallelo con il mondo auto-mobilistico la domanda sarebbe“quanti kilometri si riescono a per-correre con un litro”. L’analisi allabase di questo certificato prende in

esame sia la struttura dell’immobile,verificando la tipologia dell’involucro(muri, finestre, ecc), sia la tipologiadegli impianti installati ed asserviti alriscaldamento e alla produzione diacqua calda sanitaria, ove presen-te. Detto questo risulta evidente chemigliore sarà la classe del nostroedificio minore sarà la spesa an-nua di gestione che dovremo af-frontare, a vantaggio anche del-l’ambiente che vedrà ridotte leemissioni di gas inquinanti.L’attenzione a tale tematica vieneufficializzata a livello Europeo conLe Dirett ive 2002/91/CE e2006/32/CE che sono direttive di ri-ferimento in Europa per la certifica-zione energetica degli edifici e sipongono i seguenti obiettivi:- diminuire del 22% i consumi ener-getici comunitari entro il 2010;- ottenere un risparmio di energia

primaria pari a 55 milioni di tonnella-te equivalenti di petrolio;- ridurre le emissioni di CO2 di un va-lore pari a 100 milioni di tonnellate;- introdurre nuovi standard proget-tuali.Tali direttive richiedono agli statimembri di provvedere affinché gliedifici di nuova costruzione e quelliesistenti sottoposti a ristrutturazioniimportanti soddisfino requisiti minimidi rendimento energetico, monito-rando “la quantità di energia effet-tivamente consumata o che siprevede possa essere necessariaper soddisfare i vari bisogni con-nessi ad un uso standard dell’edi-ficio, compresi, fra gli altri, il ri-scaldamento e il raffreddamento”.L'Attestato di CertificazioneEnergetica deve pertanto esseremesso a disposizione in fase dicostruzione, compravendita o lo-

Attestato di CertificazioneEnergetica degli ImmobiliAttestato di CertificazioneEnergetica degli Immobili

Istruzioni per l’uso

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cazione degli obblighi di dotazione edi allegazione agli atti di trasferimen-to a titolo oneroso dell’attestato dicertificazione energetica è esclusaquando l’edificio, o la singolaunità immobiliare in caso di auto-noma rilevanza di questa, sia pri-vo dell’impianto termico o di unodei suoi sottosistemi necessarialla climatizzazione invernale o alriscaldamento dell’edificio.I casi sopraindicati di esclusione diobbligo di certificazione energeticafanno riferimento al D.G.R.VIII/8745.

CONCLUSIONIChiariti questi ultimi punti dovrebbeessere ormai chiaro se per la vendi-ta, la ristrutturazione o il contrattod’affitto che state andando a stipu-lare sia necessaria o meno la certifi-cazione energetica. Nel qual caso ilconsiglio che posso dare è di rivol-gersi sempre a certificatori scrupo-losi e coscienziosi, in quanto il certi-ficato che richiederete sarà la cartadi identità del vostro immobile, chelo accompagnerà per 10 anni e chene comproverà la spesa di gestioneannua.

codice dei beni culturali e delpaesaggio e gli immobili che, se-condo le norme dello strumento ur-banistico, devono essere sottopostia solo restauro e risanamento con-servativo nei casi in cui il rispettodelle prescrizioni implicherebbeun’alterazione inaccettabile del lorocarattere o aspetto, con particola-re riferimento ai caratteri storici oartistici;- i fabbricati industriali, artigianalie agricoli non residenziali quandogli ambienti sono mantenuti atemperatura controllata o clima-tizzati per esigenze del processoproduttivo, sono altresì esclusi ifabbricati industriali artigianali e agri-coli e relative pertinenze qualora gliambienti siano mantenuti a tempe-ratura controllata o climatizzati utiliz-zando reflui energetici del processoproduttivo non altrimenti utilizzabili; ifabbricati isolati con una superfi-cie utile totale inferiore a 50 m2;- gli impianti installati ai fini del pro-cesso produttivo realizzato nell'edi-ficio, anche se utilizzati, in parte nonpreponderante, per gli usi tipici delsettore civile;- l’applicazione degli obblighi di do-tazione e allegazione agli atti di tra-sferimento a titolo oneroso dell’atte-stato di certificazione energetica èesclusa per tutte le ipotesi di trasfe-rimento a titolo oneroso di quoteimmobiliari indivise, nonché di auto-nomo trasferimento del diritto di nu-da proprietà o di diritti reali parziali enei casi di fusione, di scissio-ne societaria e di attidivisionali;- l’appli-

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cazione. In esso devono essere ri-portati “dati di riferimento checonsentano ai consumatori di va-lutare e raffrontare il rendimentoenergetico dell’edificio” e “rac-comandazioni per il miglioramen-to del rendimento energetico intermini di costi-benefici”.In particolare per la RegioneLombardia fa da riferimento il DGRnumero VIII/8745 “Determinazioniin merito alle disposizioni per l’ef-ficienza energetica in edilizia eper la certificazione energeticadegli edifici”, che stabilisce le lineeguida per la redazione della certifica-zione energetica, l’impiego e l’obbli-gatorietà della stessa e per l’accre-ditamento dei soggetti certificatori.

QUANDO DEVE ESSERE FATTA?Sono state previste tre fasi tempo-rali di implementazione della certifi-cazione energetica:1. come primo step è stata resa ob-bligatoria dal 1 Settembre 2007 pertutti i nuovi edifici e nel caso di ri-strutturazioni sostanziali (oltre il25%) di immobili esistenti;2. dal 1 Luglio 2009 è stata resa ob-bligatoria anche nel caso di venditadi un immobile;3. dal 1 Luglio 2010, l’ACE è dive-nuto obbligatorio anche in casodi locazione, sia nel caso di unnuovo contratto che per il rinno-vo di un rapporto di locazione giàin essere.Pertanto risulta evidente che l’atte-stato di certificazione è ormai obbli-gatorio per ogni tipo di transazioneimmobiliare, vi sono tuttavia alcuneeccezioni:- gli immobili ricadenti nell’ambitodella disciplina della parte secondae dell’articolo 136, comma 1, let-tere b) e c) del Decreto le-gislativo 22 gennaio2004, n. 42,recante il

EMILIANO SESSA

Laureato in Ingegneria Gestionalepresso il Politecnico di Milano, entraa far parte del mondo dell'industrialavorando per diverse aziende, tra lequali AgustaWestland, in qualità dibuyer. Attualmente lavora in propriocome consulente per larealizzazione, gestione e promozione di centri Fitness &Wellness.

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Nonostante questo tipo strutturavertebrale nell’uomo sono abbastan-za frequenti patologie a carico dellacolonna, in particolare dei dischi: po-trebbe significare che il nostro adat-tamento al bipedismo non sia anco-ra completato e che l’uomo moder-no, poco incline all’attività fisica, stiafacendo di tutto per rallentare la suaevoluzione.

MUSCOLII muscoli del dorso possono esseredistinti in superficiali e profondi, sot-tolineando però che i due strati sonotra loro in interazione permanente.La porzione superficiale è costi-tuita da: trapezio, gran dorsale,romboide, elevatore della scapo-la, vale a dire da quei muscoli che,originando dalla colonna vertebrale,vanno a inserirsi sulle ossa del cintoscapolare modellando la forma deldorso.

deambulazione insieme al sacro e alcoccige. Durante l’evoluzione la par-te esterna dei dischi è divenuta fibro-sa, mentre quella interna ha assuntouna consistenza gelatinosa per per-mettere al disco di cambiare forma inrelazione alle forze di carico.Le prime 7 vertebre dalla base delcranio, le cervicali, nel corso dell’evo-luzione si sono distanziate in corri-spondenza dei nervi che collegano lamano con il cervello, segno questodi specializzazione dell’arto superio-re a compiti di destrezza fine.Seguono 12 vertebre toraciche, sullequali si articolano le coste e 5 verte-bre lombari, le più mobili. L’osso sa-cro alla nascita è composto da cin-que vertebre separate, che poi si sal-deranno rapidamente in un’unica en-tità. Infine il coccige, cioè quello cheresta della coda dei primi antropoidi,è formato da 4 o 5 vertebre che sisalderanno al termine dello sviluppo.

Il dorso rappresenta la parte poste-riore del tronco, dalla linea nucalefino al bacino, ed è essenzialmenteformato dalla colonna vertebrale ri-

vestita da potenti masse muscolari.Funzionalmete la colonna vertebraleè composta da metameri ossei so-vrapposti detti vertebre (dal verboverto = giro) in considerazione dellatipica possibilità di rotazione.

STRUTTURA VERTEBRALELa complessa struttura della colonnavertebrale è una conseguenza del bi-pedismo: la particolare forma a “S”,con due concavità posteriori (trattocervicale e tratto lombare) e dueconvessità posteriori (tratto toracicoe tratto sacrale), permette alla colon-na di essere molto più forte rispetto aun’ipotetica colonna dritta. Le 24vertebre mobili, separate tra loro daidischi intervertebrali, hanno lo scopodi ammortizzare i carichi durante la

con link di approfondimento

focus: dorsali

Il dorso in totoPer evitare atteggiamenti viziati chepenalizzano i movimenti e l’aspetto laparola chiave è armoniadi Roberto Tarullo

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ti, come l’ipertrofia del fascio supe-riore del trapezio che altera l’aspettodel dorso conferendo alle spalle unaspetto spiovente. Il corretto pro-gramma d’allenamento dovrà es-sere concentrato in tre punti fon-damentali: potenziamento mu-scolare, mobilità del rachide e bi-lanciamento muscolare.Senza scendere in dettaglio, all’in-terno dei metodi e degli esercizi piùconosciuti al perseguimento delpotenziamento ricordiamo alcuniprincipi di base. - Per evitare danni alle strutture ar-ticolari e ai muscoli e valorizzare almeglio il proprio fisico l’esecuzionedell’esercizio deve avvenire semprein perfetto stile. - Le serie effettuate con carichi vi-cini al massimale non dovrebberoessere eseguite per periodi ditempo troppo lunghi, perché po-trebbero indebolire dal punto di vistastrutturale i muscoli in quanto la va-scolarizzazione interna al muscolonon si sviluppa allo stesso ritmo del-le fibre muscolari.- I muscoli dell’area dorsale an-drebbero sollecitati prima degliarti superiori, perché i muscoli delbraccio e dell’avambraccio, il più del-le volte, hanno una funzione sinergi-ca negli esercizi per i dorsali e nel ca-so venissero affaticati per primi nonsi riuscirebbe a gestire la quantità dicarico necessaria per allenare ade-guatamente le grosse masse mu-scolari del dorso. - Imparare a prendere coscienzadel muscolo sollecitato e visualiz-zarlo in tutte le fasi del movimentoin modo che ci sia anche una parte-cipazione mentale all’esercizio.- La mobilizzazione ha lo scopo di ri-durre le rigidità e migliorare l’escur-sione articolare. Oltre a una mobiliz-zazione attiva, dovuta alla contrazionedei muscoli, la mobilizzazione potràessere passiva, con un’azione disten-siva su muscoli e tendini.- Il bilanciamento dei muscoli agoni-sti con quelli antagonisti e il correttosinergismo muscolare è un puntofondamentale per evitare atteggia-menti viziati che penalizzano i movi-menti e l’aspetto.

attraverso il centro articolare dellaspalla;- attraverso il grande trocantere (leg-germente dietro al centro articolaredell’anca);- attraverso il centro articolare del gi-nocchio;- sul margine anteriore del malleololaterale.Qualsiasi spostamento dell’allinea-mento ottimale della colonna verte-brale richiede un aumento dell’attivi-tà muscolare per mantenere la posi-zione eretta. Da questo punto di vi-sta un buon assetto muscolo-sche-letrico del dorso richiede il minimo di-spendio energetico da parte dellamuscolatura paravertebrale.

ALLENAMENTOPrima di iniziare una qualunque attivi-tà, si dovrà analizzare attentamente ilsoggetto per valutare le caratteristi-che morfologiche e strutturali, in mo-do da stabilire le relazioni tra i seg-menti ossei e i rapporti che esistonotra questi e i muscoli che li rivestono,la mobilità articolare e la presenzad’eventuali situazioni patologiche.Sulla base di queste osservazioni sidovranno scegliere gli esercizi piùadatti dal punto di vista biomeccani-co e fisiologico. Esercizi scelti a casoportano spesso a risultati indesidera-

La porzione profonda è costituitada molti muscoli tra cui ricordia-mo: dentato, sacrospinale, spina-le, trasverso spinale, interspinali,intertrasversari. Questi muscoli, puressendo nascosti dai muscoli dellostrato superficiale, dal punto di vistaestetico, quando sono ben sviluppa-ti, formano una consistente massache va a formare un profondo solcolongitudinale nella parte medianadella schiena. La maggior parte deimuscoli che compongono lo stratoprofondo si inserisce sulle apofisi spi-nose e trasverse delle vertebre e ol-tre a contribuire alla stabilità della co-lonna permettono la postura eretta.

POSTURALa postura è regolata da sensori ner-vosi chiamati propriocettori, che in-formano continuamente il Siste-maNervoso Centrale, il quale come ri-sposta regola il grado di tensionemuscolare. Nella postura eretta cor-retta la linea di gravità deve passarenei seguenti punti:- attraverso il canale uditivo dell’orec-chio, in modo da avere il capo per1/3 dietro e per 2/3 avanti la linea po-sturale;- attraverso il corpo dell’atlante (laprima vertebra cervicale);- con gli arti superiori lungo i fianchi,

piccolo pettorale

dentato anteriore

focus: dorsali

Trapezio

Grand dorsale

Deltoide

Gran rotondoGran rotondo

Romboide

Dentato postero inferiore

Infraspinato

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grado di stiramento. La distribuzio-ne delle sue fibre è paritetica, conun 50% di fibre resistenti (di tipo I) eil 50% di fibre rapide di tipo glicoliti-co (IIb). Il gran dorsale lavora in si-nergia con altri muscoli, tra i più im-portanti ricordiamo: il trapezio, ildeltoide spinale, comunementechiamato deltoide posteriore, ilgrande rotondo e il bicipite brachia-le. Proprio perché è un muscolo va-sto e comporta l'utilizzo di tanti altriagonisti, l'allenamento del dorsoimplica un alto dispendio energeti-co, a livello muscolare e a livelloneuronale.

LAT MACHINELa lat machine offre un notevole nu-mero di varianti nell’esecuzione,agendo sull’impugnatura (larga ostretta, supinata o pronata), sullatraiettoria (davanti o dietro la nuca),sull’angolo fra l’attrezzo e il tronco(che nell’esecuzione davanti puòessere inclinato). Le trazioni dietrola nuca, pur stimolando efficace-mente il gran dorsale, soprattut-to nelle sue porzioni laterale e in-feriore, possono esporre a situa-zioni traumatiche per le articola-zioni e i muscoli stabilizzatoridella spalla; per questa ragionemolti suggeriscono l’esecuzionedella sua variante con trazioneavanti. Tutti gli esercizi che portanoin retro-posizione la spalla (così an-che il lento dietro, la cui traiettoria èanaloga, ma con sforzo opposto),soprattutto con carichi elevati, pos-so essere dannosi per l’articolazio-ne della spalla, tanto più se non siha un buon controllo del movimen-to e una buona mobilità articolareSe proprio vogliamo inserire nel no-stro allenamento la lat machine die-tro, io suggerisco di far arrivare labarra fino all’apice della testa e nonoltre, dietro la nuca, con carichisopportabili a livello legamentoso eun’impugnatura un po’ più larga, inmodo da diminuire il ROM articola-re ma stimolare la porzione ascella-re del dorsale, implicata nella clas-sica “schiena a V”. A chi decidessedi allenare comunque il gran dorsa-le con la lat machine dietro la nuca,

le 5 vertebre lombari e sacrali, dallacresta iliaca e dalle ultime coste,trovando inserzione sull’omero. Laparte alta del gran dorsale è in rap-porto con il muscolo trapezio, chelo ricopre sino alla prima vertebralombare. Risulta innervato dalle ra-dici C6, C7 e C8 del nervo toraco-dorsale e la sua azione sviluppauna potente estensione dell’arto,con adduzione e rotazione del-l’omero; funzionalmente svolge an-che il ruolo di favorire le inspirazioniforzate e di stabilizzare la scapola.Una sua adeguata sollecitazione al-lenante è vincolata a un elevato

Il gran dorsale, per la sua vastità eampiezza, è sicuramente uno deimuscoli più imponenti del corpoumano; è il principale muscolo

della regione dorsale, appartiene(come il trapezio) al gruppo dei mu-scoli estrinseci spino-appendicola-ri, dei quali fanno parte anche il mu-scolo romboide e l’elevatore dellascapola; è il più vasto muscolo, co-me superficie, di tutto il corpo ed ètendenzialmente appiattito e di for-ma triangolare. Situato nella regio-ne inferiore e laterale del dorso, ori-gina dai processi spinosi delle ulti-me 6 vertebre toraciche e da tutte

con link di approfondimento

focus: dorsali

Allenamento funzionale

inpa

lestra

di Valerio Buzzacchino [email protected]

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dando il movimento delle braccia.La classica “V bar” può essere so-stituita da una “lat bar” a presa neu-tra, che permette di impugnare conun passo largo, agendo più marca-tamente anche sul trapezio. È unesercizio utile per sollecitare lestrutture muscolari preposte almantenimento di una corretta po-stura; in modo marcato, ma pursempre accessorio, è da segnalarel’intervento dei flessori del braccio.Come per buona parte degli eserci-zi alle macchine per i dorsali, è fa-cile creare delle varianti modifi-cando il tipo di impugnatura (lar-ga, stretta, in pronazione, in supi-nazione, neutra), modificando labarra terminale (v bar, lat bar), ol’angolo di lavoro nel caso del pul-ley alto, che implica l’inclinazionedel busto in modo più o meno ac-centuato. In ogni caso, le strutturemuscolari maggiormente attiverisultano sempre quelle postenella zona centrale della schiena.Con le trazioni al pulley si può sce-gliere se concentrare il lavoro nellaparte bassa o alta della schiena,adottando il pulley basso o quelloalto. Il movimento al pulley basso èutile come esercizio complementa-re a qualunque esercizio di trazioneverticale e, osservando la traiettoriadelle braccia annessa alla direzionedel cavo di trazione (entrambe di-sposte perpendicolarmente rispet-to al tronco), si può intuire come laresistenza possa gravare principal-mente nella fase conclusiva delmovimento. Questo esercizio co-struisce i dorsali sia in spessoreche in ampiezza e sollecita moltoanche i trapezi (soprattutto neifasci mediani) che devono com-piere un’azione di fissaggio (non-ché di trazione) nei confronti del-le scapole; anche gli erettori spinalisono notevolmente sollecitati. Uninteressamento muscolare secon-dario riguarda i deltoidi spinali e i bi-cipiti brachiali; limitata la partecipa-zione dei muscoli rotondi.

REMATORE CON MANUBRIOIn questo esercizio è principalmen-te coinvolta la regione centrale del-

zione dell’angolo d’inclinazione deltronco ha delle ripercussioni sul-l’area muscolare maggiormentesollecitata. Si possono alternare letrazioni al lat machine utilizzando latrazibar e il triangolo; in questo ul-timo caso, durante l'adduzione, ilgomito è attaccato al busto e lacontrazione si sposta maggiormen-te nel centro schiena. La lat machi-ne, pur essendo un esercizio baseper l’allenamento del gran dorsale,sfrutta un range di movimento me-no ampio rispetto, per esempio, alpull down, ma è pur sempre unmovimento fisiologico, pluriarti-colare e consentirà la movimen-tazione di resistenze più elevateanche grazie alla partecipazionesinergica del muscolo bicipite,ampiamente coinvolto a causadell’evidente angolo di flessionedell’avambraccio; ma se si ricercauna costante longitudinale traavambraccio e cavo di trazione, lapartecipazione del flessore delbraccio nella trazione viene limitata.

PULLEY BASSOIl pulley basso stimola i muscolidella regione posteriore del cor-po e in particolar modo il grandorsale, con un accento marcatosulla parte interna, il trapezionella sua porzione mediale e ilromboide. Grande attenzione è daporre al posizionamento del busto,evitando in particolare che possamuoversi avanti e indietro assecon-

consiglio, per ottimizzare le diverseincidenze vettoriali, di effettuareuna lieve cifotizzazione del trattolombare durante la salita (specienell’ultima parte del movimento) euna lieve lordosi durante la di-scesa, fermo restando che nellaparte superiore del movimento lasbarra transiti sopra la testa e nondietro la stessa. L’impugnaturastretta, con i palmi in supinazio-ne (lat machine avanti), stimolamaggiormente la sezione internadel gran dorsale, anche se non èda trascurare l’intervento dei mu-scoli anteriori del braccio e del ca-po lungo del tricipite. Il rowing ver-ticale unilaterale alla lat machineè prevalentemente a carico deirotondi e conferisce un notevolestiramento della muscolatura dor-sale; sarà utile ricercare la longitudi-nalità fra avambraccio e cavo di tra-zione al fine di ridurre il più possibi-le l’azione traente flessoria del bici-pite. L’esercizio alla lat machinequindi stimola fortemente il grandorsale, soprattutto nel trattosuperiore, e in maniera meno si-gnificativa trapezio, romboidi edeltoide posteriore. È possibilecalibrare il lavoro sollecitando inmodo più marcato la porzione in-terna del gran dorsale, inclinandoleggermente indietro il busto duran-te l’intera esecuzione del lavoro o,come già detto, prevedendo un’im-pugnatura inversa (palmi in supina-zione) e più stretta; anche la varia-

focus: dorsali

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la schiena, soprattutto il gran dor-sale; un lavoro sinergico e stabiliz-zatore è svolto da erettori spinali,trapezio e romboidi; occorrerà por-re attenzione a non coinvolgere ec-cessivamente la spalla. È previstauna variante nell’esecuzione che ri-chiede di portare il gomito più in al-to possibile, facendogli compiereuna traiettoria verso l’alto ma in di-rezione interna, col manubrio cheraggiunge l’altezza del petto inveceche all’altezza del bacino. Il caricoimpiegato deve essere ben calibra-to, per evitare una sollecitazioneeccessiva dei flessori del gomito.La differenza sostanziale tra re-matore con manubrio unilateralee il pulley a presa stretta o il re-matore con il bilanciere, risultaessere la minore partecipazionedel muscolo trapezio nei fascimediani; inoltre la torsione assialedel tronco nella direzione del brac-cio operativo richiederà minor fis-saggio dell’osso scapolare e, diconseguenza, minor impiego deltrapezio, a indubbio favore del grandorsale.

TRAZIONI LIBERE Ottima ed efficace variante del-l’analogo esercizio alla lat machine;tuttavia, nell’esecuzione dietro lanuca, presenta i medesimi rischipotenziali per l’articolazione dellaspalla, aggravati dall’impossibilitàdi variare l’angolo di lavoro nelle fa-si di ascesa e discesa. La sua ese-cuzione è resa particolarmentecomplessa dal carico naturaleofferto dal corpo tuttavia, in alcunimodelli di macchine “easy power” èpossibile ugualmente calibrarlo eadeguarlo alle proprie capacità.Nelle trazioni è possibile attuare nu-merose varianti (trazioni avanti, tra-zioni dietro la nuca, impugnatura inpronazione e supinazione, larga ostretta ecc.). Le ripercussioni che siproducono sono le medesime giàsegnalate nel descrivere l’esecuzio-ne alla lat machine; a differenza diquesta, nelle trazione libere si inver-te il punto fisso di leva e c’è unapartecipazione della muscolatu-ra addominale impegnata nel fis-

saggio del gruppo pelvico, solle-citato anche dall’oscillare degliarti inferiori.

PULL DOWN Alla lat machine; non servendosidella flessione brachiale, questoesercizio si può considerare comel’unica forma di isolamento rivoltoalla muscolatura dorsale, con mag-gior coinvolgimento dei muscolipiccoli e grandi rotondi soprattuttonella metà superiore dell’esercizio edel gran dorsale nell’ultima parte.

ATTENTI AL POTENZIAMENTOUn tipico atteggiamento degli indi-vidui atletici dotati di muscolaturadorsale ipertrofica, ma non troppoestensibilie, è quello di stare in sta-zione eretta con palmo delle manirivolto all'indietro e gomiti in lieveflessione. Nei soggetti in crescitaun eccessivo potenziamento delgran dorsale, non associato a unadeguato lavoro di riequilibrio eallungamento muscolare, può fa-vorire atteggiamenti scorretti edimorfismi. È evidente la necessitàdi lavori di potenziamento sempreben equilibrati con la muscolaturaantagonista e integrati con stret-ching, esercizi di mobilizzazione erieducazione posturale, per evitareinconvenienti alle strutture musco-lo-articolari. In presenza di una ri-dotta estensibilità del gran dorsale,il soggetto sdraiato supino ad an-che e ginocchia flesse, con i piedi in

appoggio, avrà difficoltà a compiereuna flessione completa delle brac-cia, cioè portarle sopra il capo di-stese con i gomiti completamente acontatto al piano d’appoggio, man-tenendo contemporaneamente lazona lombare aderente al suolo.

BibliografiaA scuola di fitness- De PascalisPierluigi; Ed. Calzetti Mariucci, 2010Chinesiologia applicata per il fitnessed il Body Building -Andrea Umili,ed. Società Stampa Sportiva RomaLa forza muscolare. Aspetti fisiolo-gici ed applicazioni pratiche -Bosco Carmelo; Società StampaSportiva, 2002Biomeccanica degli esercizi fisici.Dalla preparazione atletica sportiva alfitness- Stecchi Alfredo; Elika, 2004Ipertrof ia muscolare- ClaudioSuardi; Alea Edizioni,2000Bodybuilding Anatomy - NickEvans; Ed.Calzetti Mariucci , 2008Fisiologia Articolare - I.A. Kapandji,Ed. Monduzzi Editore,1994Muscoli funzioni e test con posturae dolore V edizione - Kendall F.,Kendall E.; Ed. Verducci Editore,2006Casi clinici in palestra – Autori vari;Alea Edizioni, 1999

Valerio BuzzacchinoDottore in Scienze Motorie, è laure-ando in Fisioterapia.

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Durante l’esecuzione delle trazionialla lat machine è stato spesso os-servato come, soprattutto i princi-pianti, utilizzino i bicipiti brachiali percompletare il movimento, non riu-scendo a sfruttare al meglio i mu-scoli competenti, ovvero il gran dor-sale e il grande rotondo. Presso ilDipartimento di Educazione Fisica,di un’Università del South Carolina,USA, è stato condotto uno studiocon l’obiettivo di determinare sel'istruzione tecnica specifica po-teva tradursi in un incremento diattività volontariata del gran dor-sale (GD) e del gran rotondo (GR),verificata con tracciati elettromio-grafici EMG, con una diminuzioneconcomitante nella attività del bici-pite brachiale (BB). A otto donnecon poca o nessuna esperienzanell’allenamento per la forza è statochiesto di eseguire 2 serie di 3 ripe-tizioni al 30% max di lat pull-downcon una sola elementare spiegazio-ne dell’esercizio. Dopo un breve ri-poso, i soggetti hanno eseguito lastessa sequenza ma accompagna-ta da spiegazioni tecniche esaurien-ti sul modo in cui attivare il gran dor-sale, e di cercare di non utilizzare ilbicipite. Dai tracciati EMG del GD,GR e BB è emerso che l’attività delgran dorsale risultava significativa-mente aumentata nella fase dellaspiegazione specifica, mentre re-stava inalterata per gli altri due mu-scoli presi in considerazione. È sta-to quindi osservato che le personeinesperte possono volontaria-mente aumentare l'attività di ungruppo muscolare specifico du-rante l'esecuzione di un eserciziodi resistenza multiarticolare, an-che se probabilmente questo au-mento non è determinato da unraggiunto "isolamento" del grup-po muscolare attraverso la ridu-zione volontaria dei muscoli ago-nisti in attività complementari.Autori: Snyder BJ, Leech JR.Titolo originale: Voluntary increase in la-tissimus dorsi muscle activity during thelat pull-down following expert instruction.Pubblicato: PubMed, novembre 2009

triche di 10 secondi ciascuna deiseguenti quattro esercizi: lat machi-ne a presa larga, lat machine a pre-sa inversa, rematore seduto con ar-retramento della scapola e a scapo-la fissa. Attraverso l’analisi stati-stica si è voluto determinare l’in-fluenza del tipo di esercizio sul-l’attivazione muscolare per cia-scun gruppo muscolare in esa-me. Nessuno dei differenti eserciziha influenzato diversamente l’attiva-zione del bicipite brachiale. La mas-sima attivazione del grande dorsalerispetto al bicipite brachiale (ossial’allenamento selettivo del primo ri-spetto al secondo) è stata riscontra-ta per la lat machine a presa larga eper il rematore seduto. I massimi li-velli di attivazione muscolare delgruppo trapezio centrale/romboidesono stati osservati durante l’eserci-zio con il rematore seduto. La retra-zione attiva della scapola non in-fluenzava l’attivazione del trapeziocentrale/romboide durante il rema-tore. In conclusione le variazioni inquesti esercizi classici per ilgrande dorsale sono in grado dideterminare solo piccole varia-zioni nell’attività elettrica musco-lare dei gruppi motori primari.Autori: Lehman GJ, Buchan DD, LundyA, Myers N, Nalborczyk ATitolo originale: Variations in muscle acti-vation levels during traditional latissimusdorsi weight training exercises: an experi-mental study. Pubblicato: DynamicMedicine, Giugno 2004.

Voluntary increase in latissimusdorsi muscle activity...

Variations in muscle activationlevels during traditional latissi-mus dorsi... L’idea di isolare funzionalmente unmuscolo durante l’allenamento èpropria del body building e finora hatrovato validazione nell’esperienzadi tanti sportivi che si allenano in pa-lestra. Tuttavia sono pochi gli studiche hanno analizzato scientifica-mente questo aspetto. Nel primo studio che vi presentiamosi osserva come siano poche le dif-ferenze in termini di selettività di atti-vazione muscolare tra quattro diver-si esercizi per il dorso. Va comun-que sottolineato che anche piccoledifferenze ripetute per più serie diesercizi possano “scolpire” il mu-scolo in maniera diversa come bennoto ai culturisti. Esistono moltecredenze sul fatto che, variandole tecniche di allenamento con gliattrezzi e le macchine, si possainfluire sui livelli di attivazionemuscolare selettivamente, ma almomento sono poche le ricercheche abbiano convalidato questeidee. L’obiettivo di questo studioera di determinare, con serie di dif-ferenti esercizi, i livelli di attivazionemuscolare espressi in percentualerispetto a una contrazione di riferi-mento: i gruppi muscolari posti sot-to esame sono stati grande dorsale,bicipite brachiale e trapezio centra-le/romboide. Pratica-mente l’attiva-zione muscolare media è stataquantificata durante due fasi isome-

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focus: dorsali

Notizie scientifiche dal mondo

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un peso, si lascia leggermente de-formare come farebbe un pneuma-tico. Se la pressione è eccessivasi può realizzare uno sfianca-mento, una protrusione della pa-rete del disco. È il primo livello dierniazione, che si chiama appuntoernia protrusa. Se la parete del di-sco cede e si lacera allora si ve-rifica la fuoriuscita della masse-rella polposa e si ha l’erniaespulsa. In questo caso è moltofacile che questa sostanza vadaa comprimere le radici emergen-ti del nervo sciatico compromet-

l’attività fisica. È a questo puntoche giunge a noi per un parere ri-spetto alla ripresa dell’attività spor-tiva. Vale la pena di chiarire alcuniaspetti riguardo alle ernie discali.

LA PATOLOGIALe ernie del disco si realizzano perla particolare anatomia del disco in-tevertebrale. C’è un anello fibrosoche circonda una masserella gelati-nosa centrale chiamata nucleo pol-poso. Il disco ha una funzione am-mortizzante e, se sottoposto apressione, come quando si solleva

Il caso di Mario G. ci permette dichiarire tre parole chiave: ernia di-scale, body building e patologieda sport. Mario, ventinovenne, da

alcuni anni si allena a livello agoni-stico con buoni risultati. Nei primianni in cui ha frequentato la pale-stra non è stato a guardare moltoper il sottile l’allenamento fatto coni pesi, soprattutto certi esercizi cheproducono un sovraccarico dellacolonna: squat, calf in piedi, stacchida terra e tutte le varianti. Di fattoMario ha cominciato ad accusare latipica sintomatologia della lombosciatalgia. Finalmente dopo qual-che visita gli è stata prescritta unaTAC (tomografia assiale compute-rizzata) che ha evidenziato un’erniadel disco tra la quinta vertebra lom-bare e la prima sacrale. Le indica-zioni sono state due: smettere rigo-rosamente di andare in palestra esottoporsi a un intervento chirurgi-co per asportare l’ernia. Mario ini-zialmente ha seguito il primo consi-glio: chiudere con la palestra, maha aspettato per l’intervento. A di-stanza di un anno la sintomatologiaè regredita e Mario vuole riprendere

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focus: dorsali

EErrnniiaa ddeell ddiissccoo iinn uunnccuullttuurriissttaa di Alessandro Lanzani [email protected]

Questa è l’immagine di una T.A.C. rias-suntiva di tutte le proiezioni successive.T.A.C. significa tomografia assiale com-puterizzata: è una metodica radiograficaavanzata, superiore alle comuni radio-grafie che permette di radiografare dellesezioni sottili. Si può osservare una co-lonna vertebrale in proiezione lateralecon le vertebre e gli spazi intervertebraliscansionati dalla T.A.C. a livello deglispazi interdiscali tra L3 - L4, L4 - L5 e L5- S1. Ogni riga bianca corrisponde al li-vello di una radiografia.

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esercizi potenzialmente pericolosi.Il concetto chiave è evitare com-pressioni dirette o indirette sulla co-lonna. Si tratta di mantenere unbuon tono e trofismo della mu-scolatura addominale e paraver-tebrale senza creare sovraccari-co alla colonna. Esercizi consigliati - Addominali alle parallele conginocchia flesse. In questo eserci-zio il tronco pende e si realizza unamodesta trazione sulla colonna. - Rotazioni e inclinazioni deltronco libere o con il sempliceausilio di un bastone. Sono daevitare le macchine che creandouna catena cinetica chiusa impon-gono un movimento forzato alle ca-tene articolari. Ad esempio è scon-sigliata la Twist machine e le rota-zioni del tronco da seduti. - È opportuno allenare la musco-latura paravertebrale con delleestensioni al tappetino in posi-zione prona e solo nei casi miglioriutilizzare la macchina per ipere-stensioni. Esercizi sconsigliati - Sono da evitare gli addominali allapanca declinata con ampie escur-sioni di movimento. - Sono da evitare le macchine che,creando una catena cinetica chiusa,impongono un movimento forzatoalle catene articolari. Per esempio èsconsigliata la Twist machine e lerotazioni del tronco da seduti. - Squat, stacchi da terra e calf inpiedi sono gli esercizi da abolire intutti i soggetti con ernie discali e daridurre come intensità di carichi intutti i soggetti normali che ancoranon hanno ricevuto danno dall’ec-cesso di compressione.

CONTROLLO DEGLI OBIETTIVI Il controllo è soprattutto clinico ediagnostico e va demandato al me-dico. È il medico che deve esclude-re eventuali peggioramenti dovutialla pressione dell’ernia sulle radiciemergenti del nervo sciat ico.Questo deve avvenire con controlliperiodici sufficientemente ravvici-nati, a qualche mese di distanzal’uno dall’altro.

verificarsi delle patologie daschiacciamento della colonna:prima tra tutti l’ernia del disco. Gliesercizi sono quelli biomeccanica-mente più arretrati che induconograndi sovraccarichi: squat, stacchida terra e calf in piedi. L’ernia deldisco può essere consideratauna patologia da sport del cultu-rismo se non si eliminano le pre-messe biomeccaniche dellacompressione sui dischi.

INFORMAZIONI NECESSARIEPER TRATTARE IL CASO È necessario conoscere tramite unreferto dell’ortopedico se il sogget-to è affetto da un ernia protrusa,espulsa o migrata. Importante è lasintomatologia: non deve essercisofferenza del nervo sciatico, che èil segno di una infiammazione attivada parte del l ’ernia sul nervo.Questa valutazione deve esserecomunque fatta dal medico, per-ché il dolore comunque non è di-rettamente proporzionato allagravità dell’ernia e soprattuttoalla possibilità di ledere più omeno irreversibilmente il nervo.

OBIETTIVIIn questo caso non si possono tra-scurare alcuni aspetti psicologici:primo tra tutti la forte motivazionedel soggetto alla pratica sportiva.Occorre raggiungere un compro-messo evitando di escludere il sog-getto dalla palestra, ma convincen-dolo a evitare rigorosamente gli

tendo sia la funzione sensitiva (do-lore, alterazione della sensibilità)che quella motoria (deficit muscola-ri agli arti inferiori). Il terzo livello èquello dell’ernia migrata. La mas-serella espulsa viene spinta dallepressioni in zone relativamente lon-tane dal disco e questo può provo-care una serie di complicazioni ulte-riori. L’ernia del disco può dare unasintomatologia ribelle a secondadella compressione che effettiva-mente viene realizzata sui nervi inuscita dal rachide.

I CONCETTI CHIAVE RIFERITIAL CASOClassicamente vengono identificatele patologie da sport e le patologienello sport. Le patologie da sportimplicano un fattore patogeno ti-pico del gesto atletico di quellosport. Ad esempio il tennista checolpisce di rovescio la palla ricevedei microtraumi a livello del gomitoe questo configura una infiamma-zione del gomito comunementedetta il gomito del tennista. Il gomi-to del tennista è una classica pato-logia da sport. Al contrario se lostesso tennista si frattura un polsocadendo in avanti si tratta di pato-logia nello sport nel senso chequella caduta è incidentale e co-munque non è la conseguenza diun tipico gesto atletico del tennis.Allo stesso modo in palestra alcu-ni esercizi che realizzano com-pressione sulla colonna sono lapremessa biomeccanica per il

focus: dorsali

n

Questa è l’immagine di una scansionea livello dello spazio intervertebrale. Iltaglio avviene su un piano trasverso,vale a dire che il corpo umano è taglia-to separando una parte superiore dauna parte inferiore, su un classico pia-no trasverso. In A la parte grigia corri-sponde alla sezione del disco interver-tebrale. B è il corpo vertebrale imme-diatamente sottostante. D è il canalevertebrale il cui profilo è schiacciatosuperiormente dalla presenza dell’er-nia discale. C è il processo spinoso po-

steriore della vertebra. E è la muscolatura paravertebrale. F è il muscolo ileo psoas. Lafreccia bianca indica il punto di erniazione del disco.

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Carta servizi di Fitmed i nuovi servizi di eccellenza della Scuola di Professione Fitness

Coordinamento Sanitario per Centri FitnessDr. Alessandro Lanzani, specialista in Medicina dello Sport e Ortopedia direttore della scuola di Professione Fitness

• Servizio di coordinamento dello staff medico ed espletamento di visite mediche di eccellenza con Elettro Cardiogramma, Anamnesi appropriata e presentazione nel ri- spetto della privacy delle informazioni necessarie al Personal Trainer/Operatore Meta- bolico per una attenta e personalizzata programmazione dell’allenamento e soddisfazio- ne del socio.

• Start-Up dei servizi di fitness metabolico con consulenza indirizzata al personale tecnico interno e ai medici di base, alle associazioni medici metabolici e centri specia lizzati della zona.

Coordinamento tecnico per centri fitness Francesco Capobianco, Masso-Terapista e responsabile della formazione tecnica

• Servizio di recruitment e coordinamento di personale altamente qualificato qua- le: Personal Trainer, Operatori Metabolici, Istruttori di sala fitness e corsi di gruppo. Spesso la selezione del personale distrae il manager dalle priorità ed è lunga e dispersi va. La scuola di Professione Fitness è in grado di selezionare ottimi tecnici sulla base delle richieste ed esigenze dei club.

• Start up e Coordinamento di personal trainer e personal metabolico finalizzato al servizio di fitness metabolico.

• Servizi di formazione del personale tecnico presso il centro o presso la Scuola di Professione Fitness o a distanza. Una formazione mirata sulle esigenze organizzative del Club.

• Start up e coordinamento del Servizio di valutazione posturale al primo ingresso in palestra per inquadrare il socio iscritto ad un lavoro personalizzato e specifico.

Questi servizi sono indirizzati a quei club che ne fossero sprovvisti o che intendessero ampliare e migliorare la gamma dei servizi e in assoluto rispetto per i servizi e il personale

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Strumenti tecnici• Accreditamento istituzionale: “attività motoria come prevenzione so-ciale”. • I soggetti metabolici: definizione delle principali parole chia-ve; sedentarismo e malnutrizione daeccesso, stili di vita. • Alfabetizzazione motoria, Fitnessmetabolico e Fitness terapia: tre livelliper un nuovo stile di vita.• Equilibrio funzionale, allenamentofunzionale: la grande gara della vitaquotidiana.• Fitness metabolico e diabete.• Fitness metabolico e obesità, so-vrappeso, anoressia e bulimia (strate-gie integrative nel centro fitness).• Fitness metabolico e ipertensione,malattie cardiovascolari.

• Fitness metabolico e apparato loco-motore: artrosi e osteoporosi.• Classificazione, approccio psicologi-co e fidelizzazione del soggetto meta-bolico.• Classificazione e approccio dei sog-getti sedentari, motori, sportivi, e ago-nisti.• Selezione e abstract della più recen-te bibliografia scientifica internazionalesul fitness metabolico. • Aspetti di marketing e gestionali: co-me si vende il fitness metabolico e conquali “pacchetti servizio”.• Formazione per lo staff di vendita: in-quadramento generale.

Step operativi • Inquadramento del soggetto eanamnesi metabolica: un metodo disicurezza per l'operatore e il soggettometabolico;• gli strumenti di misura: dai test tradi-zionali dello sport ai Fix metabolicispecifici; il tempo zero; • le misure sicure per la gestione deimetabolici;• strumenti di lavoro e unità motoriemetaboliche;• programmazione dell'attività motoria;• insegnamento dell'attività motoria;• strumenti di fidelizzazione: il passa-porto metabolico;

Esempi pratici Come strutturare le prime ore di lavorocon i soggetti metabolici;• monitoraggio e verifica dei risultati• Codice deontologico;• Manifesto del fitness metabolico.

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bile nelle pagine a seguire, sezioneSTAGE, oppure sul sito internet www.professionefitness.comChi volesse frequentare il CORSOPER OPERATORE DI FITNESS ME-TABOLICO CON LEZIONI FRONTA-LI, può consultare le pagine prece-denti, nella sezione CORSI.

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VALUTAZIONE POSTURALESaper analizzare e comprendere la po-stura di un soggetto è la tappa obbliga-ta per elaborare un programma di alle-namento davvero “personal”. Con que-sto stage vi impadronirete di uno stru-mento pratico di grande accuratezza,con uno sguardo alla psicologia.- Dal neonato all’anziano: la formazionee l’evoluzione delle curve rachidee.- La postura fisiologica del soggetto- Appoggio plantare ed effetti posturali.- Gli effetti del sistema muscolo-connet-tivale sull’apparato scheletrico.- Individuare le asimmetrie mediante lavalutazione posturale.- Contrazione, contrattura e retrazionemuscolare. I test.- Muscoli agonisti, antagonisti e sinergici.- Esercitazioni pratiche di gruppo.Dove e quando: Milano, sabato 20febbraioOrario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00Quanto costa: 180 euro (Iva inclusa) +30 euro di iscrizione alla scuola, validità an-nuale. Prezzi Iva inclusa.

STRETCHING EVOLUTOLo stretching è in continua evoluzione.Non è più semplice allungamento mus-colare, ma mobilità fine e globale, conparticolare accento sugli aspetti neurofi-siologici. - Neurofisiologia: approfondimento - Tessuto connettivale e rigidità articolari.- Definizione di contrazione isometrica ditipo eccentrico. - Ruolo della respirazione nello stretch-ing olistico. - Influenza dell’allungamento sulla pos-tura.- Individuare e trattare i trigger points. - Valutazione e miglioramento della mo-bilità cervicale. - Valutazione e miglioramento della mo-bilità lombare. Dove e quando: Milano, sabato 5 marzoOrario: 10.00-13.00,14.00-17.00Quanto costa: 180 euro + 30 euro diiscrizione alla scuola, validità annuale.Prezzi Iva inclusa.

COMPOSIZIONE CORPOREA eANTROPOPLICOMETRIAObiettivo della giornata di formazione èdi fornire i contenuti pratici e teorici dellamisurazione corporea. La valutazionedella composizione corporea è uno stru-mento utile per programmare e monito-rare il lavoro fisico e gli obiettivi. È ancheuno strumento di fidelizzazione perchéaiuta il personal trainer a instaurare unarelazione professionale di credibilità edefficienza con i propri assistiti. - Cos’è l’antropoplicometria. - Procedura delle misurazioni plicome-triche; rilevazioni e descrizione dei puntidi repere per le pliche. - Rilevazioni e descrizione delle circonfe-renze. - Body Mass Index (BMI). Dove e quando: Milano, sabato 19marzoOrario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00Quanto costa: 180 euro + 30 euro diiscrizione alla scuola, validità annuale.Prezzi Iva inclusa.

MASSAGGIO SPORTIVO Master di tre giorni, accessibile preferi-bilmente a personal trainer, diplomatiIsef e laureati in Scienze Motorie, fisiote-rapisti e medici. Questo master forniscetutte le conoscenze necessarie per otti-mizzare la prestazione attraverso il mas-saggio e per guidare l’atleta verso il pie-no recupero funzionale da eventi trau-matici acuti e cronici.- Aspetti fisiologici e meccanismod’azione del massaggio.- Indicazioni e controindicazioni.- Periodizzazione e finalità del mas-saggio sportivo.- Esame del paziente- Tecniche del massaggio- Trattamento del rachide cervicale,del tronco, del bacino e degli arti.Dove e quando: Milano, a partire dasabato 26 febbraioQuanto dura: 3 giornateOrario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 370 euro + 30 euro diiscrizione alla scuola, validità annuale.Prezzi Iva inclusa.

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I piccoli centri motori sono la novitàemergente del fitness professiona-le. Di che cosa si tratta? Sono centri didimensioni modeste, da 100 a 300metri quadri, che puntano tutto sullaqualità dei servizi erogati. Sono gestitidirettamente da personal trainer, lau-reati in scienze motorie, massofisiote-rapisti, osteopati. All’interno di questicentri lo spazio deve essere ottimizza-to per offrire un servizio di altissimaqualità ai propri clienti.E chi sono i clienti? Sportivi, ma anchee soprattutto sedentari, che necessita-no di attività fisica per migliorare i pro-pri livelli di efficienza e contrastare lasindrome metabolica. Per questo la Scuola di ProfessioneFitness organizza un workshop tecni-co finalizzato a chiarire tutti i dubbi chei professionisti possono avere nella fa-se di start up: Come ottimizzare lasuperficie che ho a disposizione?Quali servizi posso erogare in basealle mie competenze e alla dimen-sione del mio centro? Come posso

15.00 - Alessandro Lanzani, medicosportivo: “I servizi erogabili in basealla superficie del centro e della pla-nimetria. Uno a uno, uno a pochi,uno a molti; planimetrie e logistica”.

16.00 - Luca Mazzotti, dottore com-mercialista: “Società sportiva dilet-tantistica, Partita Iva, società com-merciali; criteri di scelta per una cor-retta gestione in base ai servizi pro-posti”.

17.00 - Discussione su esempi e mo-delli di apertura e sui casi presentati daipartecipanti.

18.00 - Fine lavori.

organizzare la mia nuova attività dalpunto di vista fiscale e normativo?Qual è il budget iniziale per poterpartire?

Il dottor Mazzotti e il dottor Lanzaniforniranno una risposta a queste do-mande, mettendo a disposizione deipartecipanti l’esperienza maturata nel-l’affiancamento di tanti professionisti chehanno già aperto il loro centro motorio.Il workshop avrà un taglio estrema-mente concreto e operativo .Saranno discussi casi di aperture,budget per l’avvio dell’attività e diversemodalità di allestimento in base ai ser-vizi offerti. I partecipanti sono invitati aportare le planimetrie dei locali perun’analisi in diretta delle differenti op-portunità.

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ASPETTI FISCALI E SOCIETARIPLANIMETRIE E LOGISTICA

Dove e quando: Milano, venerdì 18 febbraiopresso la Scuola di Professione Fitness, Via Orseolo 3 Orario: 15.00-18.00

Quota di iscrizione: 120 euro, Iva inclusa. Iscritti alla Scuola di Professione Fitness 90 euro, Iva inclusa.Le iscrizioni sono a numero chiuso, in ordine di arrivo, fino a un massimo di 20 partecipanti.

Page 20: Fit med D - Giovanni Chetta

DIPLOMI E ATTESTATIOgni corso prevede un esame finale alquale potrai accedere frequentando al-meno l’80% delle lezioni teoriche. Il votoche otterrai sarà espresso in centesimi:60/100 è la votazione minima necessariaper ottenere il diploma rilasciato daProfessione Fitness e riconosciuto daUisp sport per tutti, comitato di Milano,ente di promozione sportiva riconosciutodal CONI. A ogni master, frequentando al-meno l’80% delle lezioni, otterrai un at-testato di partecipazione rilasciato daProfessione Fitness e riconosciuto daUisp sport per tutti, comitato di Milano,ente di promozione sportiva riconosciutodal CONI. Ogni stage è un’iniziativamonotematica di una giornata al terminedella quale otterrai un attestato di parte-cipazione rilasciato da ProfessioneFitness e riconosciuto da Uisp sport pertutti, comitato di Milano, ente di pro-mozione sportiva riconosciuto dal CONI.

Alessandro LanzaniDirettore scuolaFrancesco CapobiancoResponsabile scuolaDavide FogliadiniMassofisioterapista, personal trainerEdoardo LanzaniMedico ortopedico, esperto in rieducazione funzionaleDavide GirolaMedico, esperto in riabilitazionecardiologicaRoberto DaganiLaureato in scienze motorie,massofisioterapistaAndrea ScalaLaureato in scienze motorie, personal trainer,

MODALITÀ DI ISCRIZIONELa quota di partecipazione ai corsi comprende il materiale didattico, l’accesso alle

lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona

presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere

una tra le seguenti modalità:

• Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni - via

Sapeto 5, 20123 Milano

• Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad

Alea Edizioni- Banca Popolare di Milano Ag. 7 –IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000

0048054; in entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del versamento

postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali,

il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail al fax n° 02.58111116.

• Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al

nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-

mail, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVAPer ogni informazione la nostra segreteria organizzativa è sempre a tua disposizione. Ci

trovi presso Professione Fitness in via Orseolo, 3 Milano. Il nostro numero di telefono è

0258112828, fax 0258111116, e-mail [email protected]. La fermata

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Page 21: Fit med D - Giovanni Chetta

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Non più allungamento muscolare, mamiglioramento della mobilità di tuttele componenti dell’apparato locomo-tore. Partendo da questa convinzionegli autori riprendono i principi teoricidello stretching, propongono test divalutazione e una lunga serie di eser-cizi suddivisi per attività sportiva.

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I “grandi classici” del training (allena-mento con i pesi, corsa, bicicletta enuoto), integrati a esercizi specifici dellachinesiologia rieducativa, costituisconoun unico programma articolato, che sti-mola tutte le qualità motorie. Un pro-gramma di allenamento incrociato, fina-lizzato al fitness e adattabile a qualsiasisoggetto. Completo di tabelle e immagi-ni esplicative degli esercizi proposti.

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con link di approfondimento

osteopatia

OOsstteeooppaattiiaa

di Davide Traverso [email protected]

Ha inizio con questo nu-mero di Fitmed una ru-brica interamente de-dicata all’osteopatia,

una disciplina affascinante nata esviluppatasi negli USA nel corso ditutto il secolo scorso. Arrivata inItalia da relativamente pochi anni,ha assunto un ruolo fondamentalenell’ambito della salute pubblica,tanto da essere considerata un ve-ro fenomeno sociale.La salute non è l’assenza di pato-logia, quanto piuttosto una condi-zione organica in cui i naturali pro-cessi e ritmi biologici si susseguo-

no durante la giornata senza crea-re disturbi o disagi. Quando la pe-ristalsi dell’apparato digerenteprocede in modo fluido, il sonno ècontinuato e ristoratore, il nostroumore è stabile, secondo le situa-zioni, e la nostra attività intellettua-le è libera di esprimersi, possiamodire di essere in salute. Per defini-re lo stato di salute è importantetenere conto dello stato mentale epsicologico, in quanto il corpo,nelle sue posture e funzioni, ne èlo specchio. La prevenzione èl’insieme di strategie e accorgi-menti messi in atto al fine di

mantenere l’organismo in salu-te. Distinguiamo tre livelli di pre-venzione:- primaria, che si attua per le per-sone che godono di un buono sta-to di salute fisica e organica;- secondaria, mirata agli individuiche presentano fattori fisici, organi-ci o ereditari, di rischio per la salute;- terziaria, atta a impedire che per-sone con una patologia conclama-ta si aggravino ulteriormente.Mentre la prevenzione terziaria èper lo più materia di ambito medi-co, il secondo e soprattutto il pri-mo livello, sono campo di lavoro

Storia e filosofia dellamedicina della saluteStoria e filosofia dellamedicina della salute

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mune dei traumi è quello della na-scita, in cui il cranio del bambinosubisce compressioni ripetute du-rante l’espulsione dalle forze dicontrazione, o nel passaggio diffi-cile del bacino, o, se il parto è dif-ficoltoso, per l’utilizzo della vento-sa, del forcipe e di manovre dispinta da parte del medico.Un’alterazione, anche se appenapercettibile, della configurazionenaturale del cranio, genera diverseproblematiche come:- coliche del neonato;- incapacità a succhiare;- rigurgiti;- infezioni croniche dell’orecchio;- ritardo nello sviluppo;- canali lacrimali chiusi e congiun-tiviti;- cefalee;- disturbi respiratori e digestivi.Il Dr. Sutherland ha dedicato la suavita alla ricerca osteopatica. Dopouna formazione e diversi anni diesperienza come giornalista, hainiziato i suoi studi in medicinaosteopatica nel 1898, ed è statodurante il suo percorso formativoche fu colpito da un’illuminazione,dopo avere osservato un craniodisarticolato. La sua attenzione fuattratta dal taglio dei tavolati dellesuture e, in particolare, dalle sutu-re della grande ala dello sfenoide edelle parti squamose dell’ossotemporale. Questa articolazione,dai tavolati analoghi alle branchiedel pesce, indicava una mobilitàarticolare all’interno del cranio.Per 10 anni, tentò di ignorare il

possibilità di insegnare questo suomodo di curare le malattie. La pri-ma scuola di Osteopat ia,l'American School of Osteopathy,fu ufficialmente fondata nel 1892ed era composta da 21 allievi, fracui alcuni componenti della sua fa-miglia. Il primo corso durò solo po-chi mesi e lo stesso Dr. Still invitò iprimi diplomati della sua scuola aritornare per una seconda sessio-ne di studio, focalizzata soprattut-to sull'anatomia, che per lui èsempre stata la materia principaleper capire i l corpo umano.Successivamente si aggiunse unpraticantato clinico sui pazienti permigliorare la manualità dei diplo-mati. Un ulteriore contributo allosviluppo dell’osteopatia è statodato da Will iam GarnerSutherland, allievo di Still, che nel1939 iniziò lo studio dell’osteopa-tia. Egli stabilì che esiste un movi-mento, minimo, però fondamenta-le, tra le ossa del cranio e le lorosuture, e che esiste un movimen-to palpabile all’interno del cor-po, che si produce insieme almovimento delle ossa della te-sta. Questo movimento fa partedel movimento ritmico dei fluididel corpo, ed è di importanza vi-tale per la salute e per la funzioneimmunitaria dell’organismo. Untrauma alla testa o al corpo può al-terare la circolazione dei fluidi delcorpo e avere ripercussioni dram-matiche sulla salute dell’individuoe sulle capacità di funzionamentodell’organismo. Il primo e più co-

quotidiano di tutte quelle figure chepossiamo riunire sotto la definizionedi “professionisti della salute”.

STILL, SUTHERLAND E FRYMANNTra le scienze che si occupano disalute rientra l’osteopatia, nata inUSA alla fine del 1800. AndrewTaylor Still era un medico che, de-luso dall’inefficacia della medicinaufficiale nel risolvere i disagi quoti-diani dei suoi pazienti, decise distudiare una nuova metodologia dilavoro. Partendo da una profondaconoscenza anatomica trovò il mo-do di interpretare il corpo umanodal punto di vista funzionale e di ri-solvere i dolori e i disagi dei pazien-ti non più somministrando compo-sti chimici, ma ripristinando, attra-verso tecniche manipolative, le cor-rette funzioni dell’organismo. Il termine osteopatia deriva dalgreco osteon = osso, e dall’ingle-se path = sentiero, ovvero “la viadella guarigione attraverso iltessuto osseo”. Nel 1874, dopouna decina di anni di studio, pre-sentò per la prima volta il suo lavo-ro "L'Osteopat ia" a l la BakerUniversity, una struttura che luistesso contribuì a costruire, ma lasua proposta non fu assolutamen-te considerata. Nel 1875 si trasfe-rì a Kirksville, dove passò il restodella sua vita. Qui molti pazienti locercarono per le sue capacità diguarire e di risolvere problemi di-versi senza usare i farmaci; fu allo-ra che Still cominciò a pensare alla

osteopatia

Andrew Taylor Still William Garner Sutherland Viola Frymann

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malattia. Quindi, il movimento è vi-ta. Uno dei principi basilari del-l’osteopatia è la legge dell’arteria:ogni struttura che gode di un buonapporto arterioso e di un buon dre-naggio venoso è in salute. La perdi-ta del naturale movimento fisiologi-co della suddetta struttura crea un

senso della sua scoperta tropposconvolgente. Poi, non potendocirinunciare, iniziò le sue ricercheosservando diversi crani e prati-cando varie esperienze su se stes-so. Il Dr. Sutherland cominciò allo-ra un periodo di ricerca che neces-sitava la creazione di lesioni su sestesso. Aveva necessità di osser-vare gli effetti della restrizione delmeccanismo respiratorio primario.Sperimentò diversi modi per crea-re lesioni con l’utilizzo di casco ecinte. Certi risultati furono impres-sionanti, con cambiamenti dellapersonalità, e altri lo portarono adammalarsi realmente. Per diversianni studiò su se stesso gli effettidelle lesioni di ogni osso del cranioe della faccia e tutte le sue espe-rienze convalidarono le sue teorie:“le ossa craniche sono concepi-te per la mobilità e per l’acco-modazione al movimento respi-ratorio del cervello e del midollospinale”.Le ricerche di Still, Sutherland edei loro allievi diretti hanno porta-to, nel corso del secolo scorso, al-lo sviluppo di quella che è oggi unaforma di medicina olistica estre-mamente completa. La medicinaosteopatica è tutt’oggi in conti-nua evoluzione e approfondi-mento ; i l nome di r i fer imentoodierno che rappresenta il massi-mo livello dell’osteopatia è ViolaFrymann, ultima allieva vivente delDr Sutherland. Viola Frymann hadedicato la sua vita all’applicazio-ne dell’osteopatia sui bambini, ar-r ivando a fondare una cl in icaosteopatica pediatrica (San Diego,California) in cui i neonati con gra-vi disturbi neurologici vengonotrattati gratuitamente.

COS’È L’OSTEOPATIA?L’osteopatia è la medicina della sa-lute; si basa sul principio per cuiun corpo, che gode di una buonamobilità in tutti i suoi elementi,riesce a risolvere da solo i picco-li problemi quotidiani, senza chequesti degenerino fino a diventa-re un importante disagio chepredispone all’insorgenza della

deficit arterioso e un ristagno disangue venoso. Il mezzo terapeu-tico con cui si attua la medicinaosteopatica è la mano del terapi-sta, utilizzata sia come strumen-to diagnostico, ascolto e palpa-zione, che curativo, con l’attodella manipolazione.

DAVIDE TRAVERSOLaureato in Scienze Motorie pressol’Università di Torino, Master Europeo inOsteopatia presso Università di Bruxelles.Personal trainer presso centri fitness diGenova dal 2001, specializzato in bodybuilding, fitness e rieducazione funzionale.È stato docente di corsi di massaggiotradizionale e relatore in seminaridivulgativi sulle applicazioni della medicinaosteopatica. Pratica la libera professione diosteopata a Genova.www.chinesiologiaglobale.it

Tecnica di manipolazione viscerale

Terapia cranio-sacrale

osteopatia

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Page 25: Fit med D - Giovanni Chetta

FREE METHOD BIKE

Il free method bike è una metodicadi allenamento su bicicletta staziona-ria che ha come obiettivo principale ilvoler dare strumenti e mezzi per pro-grammare e arricchire nel tempoun’attività motoria clinica. L’intento èquello di guidare i lettori ad un usorazionale dell’attività, adattandola atutte le età, per il raggiungimento delbenessere psico-fisico.

Roberto Carminucci , MariaLuisa QuinciAlea Edizioni 2001 Pag. 144 - Euro 20,66 -

PERSONAL TRAINING BUSNESSQuesto lavoro pone una lente d’in-grandimento sulla professione delpersonal trainer. Dall’analisi dellepotenzialità di mercato al manage-ment e alla comunicazione fino adarrivare all’organizzazione gestionaledell’impresa PT, il testo si propone diavviare trainer esperti e non a unpercorso di successo.

Daria IllyAlea Edizioni 2002Pag. 128 - Euro 21

PREPARAZIONE ATLETICA INPALESTRA

Come effettuare all’interno del centrofitness una preparazione atletica chemiri non soltanto al benessere fisico,ma che proponga esercizi con isovraccarichi per la muscolatura spe-cifica dello sport, con un occhio parti-colare all’esecuzione e alla richiestaenergetica il più possibile simili algesto sportivo.

Maurizio FanchiniAlea Edizioni 1999 Pag. 192 - Euro 25,82

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Cosa serve per diventare personal trai-ner? Partendo da un’analisi storicadella professione, il libro risponde aquesta domanda illustrando le compe-tenze tecniche, psicologiche, commer-ciali e manageriali che il professionistadeve possedere.

Francesco Capobianco (Cap.4 ‘Personal trainer come libero profes-sionista’ a cura di Paola Bruni Zani )Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26

ELETTROSTIMOLAZIONE

Il manuale richiama le nozioni teoricheper affrontare l’utilizzo dell’elettrostimo-lazione in allenamento sportivo, riabili-tazione ed estetica. In appendice sonofornite tavole di posizionamento elettro-di ed esempi di schedepersonalizzate.e.

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Per la corretta applicazione dell’elettro-stimolazione è fondamentale conoscerecon precisione e accuratezza i puntimotori. Avere una mappa precisa per-mette un allenamento senza effetti col-laterali non solo nei distretti più cono-sciuti, ma anche a livello di tibiali, pero-nei, trapezi, obliqui e cuffia dei rotatori..

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ELETTROSTIMOLAZIONE NUOVEFRONTIERE

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Fabio Aprile - Fabio PerissinottiAlea Edizioni 2001 Pag 144 - E 20,66

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L’analisi del cross training, degli effettie delle sue potenzialità, potrebbe costi-tuire la nuova frontiera dello sport divertice e dello sport sociale. La sfida èlanciata, l’avventura comincia, speran-do di ritrovarci numerosi su questo per-corso.Cos’è il cross training? I diversitipi di allenamento incrociato e gli adat-tamenti.

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Ginnastica Posturale TIB

supponga normalmente. Essoprende parte alla regolazione del-l’equilibrio acido-base, del metabo-lismo idrosalino, dell’equilibrio elet-trico e osmotico, della circolazionesanguinea e della conduzione ner-vosa (riveste e forma la strutturaportante dei nervi ed è sede di nu-merosissimi recettori sensoriali, in-clusi gli esterocettori e i propriocet-tori nervosi). Il sistema connettivalefunge da barriera all’invasione dibatteri e particelle inerti, presentacellule del sistema immunitario (leu-cociti, mastociti, macrofagi, pla-smacellule) ed è frequentemente illuogo di svolgimento dei processiinfiammatori. Esso, inoltre, possie-de grandi capacità riparative dellezone danneggiate da infiammazionie/o traumi riempiendone, se neces-sario, gli spazi. Nel tessuto adipo-so, che costituisce un tipo di tessu-to connettivo, si accumulano i lipidi,importanti riserve nutritizie, mentrenel tessuto connettivo lasso si con-servano acqua ed elettroliti (grazieal suo alto contenuto di mucopolis-sacaridi acidi) e circa 1/3 delle pro-

teine plasmatiche totali sono nelcompartimento intercellulare deltessuto connettivo. Oggi sappiamoche, tramite delle specifiche protei-ne di membrana (integrine), il siste-ma connettivo è in grado di intera-gire con i meccanismi cellulari qua-li adesione e migrazione cellulare,crescita e divisione cellulare, so-pravvivenza, apoptosi e differenzia-zione cellulare, sostegno al sistemaimmunitario ecc. Ci troviamo difronte a un vero e proprio net-work sopramolecolare continuoe dinamico, che si estende inogni angolo e spazio corporeo,composto da una matrice nu-cleare interna a una matrice cel-lulare immersa in una matrice ex-tracellulare. A differenza dei net-

allenamento & rehab

In circa 4 miliardi di anni vita suquesto pianeta, gli esseri umani sisono evoluti quali aggregati di cir-ca 6 trilioni di quattro diversi tipi di

cellule disperse all’interno di un ele-mento fluido: 1. cellule nervose, specializzatenella conduzione;2. muscolari, specializzate nellacontrazione;3. epiteliali, specializzate nella se-crezione (enzimi, ormoni ecc.) 4. connettivali. Le cellule connettivali creano l’am-biente per tutti gli altri tipi di cellule,costruendo sia l’impalcatura che letiene assieme, sia la rete di comuni-cazione fra esse. Il tessuto connet-tivo è in realtà un vero e propriosistema, questa volta fibroso,che connette tutte le parti del no-stro organismo. Esso forma unarete ubiquitaria, a struttura di ten-segrità, che avvolge, sostiene ecollega tutte le unità funzionali,partecipando in maniera impor-tante al metabolismo generale.L’importanza fisiologica di questotessuto è maggiore di quanto si

con link di approfondimento

di Giovanni Chetta www.giovannichetta.it

Il sistema connettivo

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Page 27: Fit med D - Giovanni Chetta

allenamento & rehab

work formati dal sistema nervoso,da quello endocrino e da quelloimmunitario, il sistema connettivopresenta un metodo forse appa-rentemente più arcaico, ma noncerto meno importante di comuni-cazione: quella meccanica. Esso“semplicemente” tira e spinge,comunicando così da fibra a fi-bra, da cellula a cellula e da am-biente interno ed esterno allacellula e viceversa, tramite latrama fibrosa, la sostanza fon-damentale e sofisticati sistemidi transduzione del segnalemeccanico. Oltre a ciò, va ricor-dato che qualunque forza mecca-nica in grado di generare una de-formazione strutturale, sollecita ilegami inter-molecolari producen-do un leggero flusso elettrico, os-sia la corrente piezoelettrica (1). Intali casi, le fibre collagene deltessuto connettivo distribuisco-no le cariche positive sulla pro-pria superficie convessa e le ne-gative su quella concava, tra-sformandosi così in semicon-duttori (consentono il flusso dielettroni sulla loro superficie a sen-so unico). Ciò rappresenta un si-stema di comunicazione tridimen-sionale e, in tempo reale, sistemaconnettivo-cellula, tramite bio-se-gnali elettromagnetici in grado dicomportare importanti modifichebiochimiche; per esempio, nell’os-so, gli osteoclasti non possono“digerire” osso piezoelettricamentecarico (2).

FASCIA CONNETTIVALE Fra i vari tipi di tessuto connettivo(tessuto connettivo propriamentedetto, tessuto elastico, tessuto re-ticolare, tessuto mucoso, tessutoendoteliale, tessuto adiposo, tes-suto cartilagineo, tessuto osseo,sangue e linfa), la fascia connetti-vale riveste un particolare inte-resse dal punto di vista postura-le. Prenden-do spunto dalla sche-matizzazione proposta da F.Willard (3), si può considerare la fa-scia suddivisa all’incirca in quattrostrati formanti cilindri longitudinaliconcentrici fra loro interconnessi.

FASCIA SUPERFICIALELo strato/cilindro più esterno,che ricopre tutto il corpo ed è pre-sente sotto il derma, rappresenta lafascia superficiale. La fascia super-ficiale è composta da tessuto con-nettivo lasso (sottocutaneo al cuiinterno può esserci una trama di fi-bre collagene e soprattutto elasti-che) e adiposo (pertanto il suospessore, oltre che dalla localizza-zione, dipende dalla nostra alimen-tazione). Tramite fibre, tale fasciaforma un continuum con dermaed epidermide verso l’esterno e,al contempo, si ancora ai tessutie organi sottostanti. La fascia su-perficiale rappresenta un'importan-te sede di stoccaggio di acqua egrasso, protegge da deformazioni einsulti meccanici e termici (stratoisolante), è una via di passaggio pernervi e vasi sanguigni e permette loscorrimento della pelle sopra la fa-scia profonda. Come la fascia pro-fonda, presenta poca vascolarizza-zione.

FASCIA PROFONDASotto la fascia superficiale vi è lafascia profonda, detta anche cer-vico-toraco-lombare, che rappre-senta uno strato cilindrico piuttostocoeso intorno al corpo (tronco e ar-ti). Essa è costituita da tessuto con-nettivo denso irregolare, formato dafibre collagene ondulate e da fibreelastiche (disposte secondo anda-mento trasversale, longitudinale eobliquo) e forma una membranache riveste la parte esterna musco-lare. Questa guaina ricopre il corpoestendendosi dal cranio, a livellodel margine della mascella e dellabase craniale con cui è fusa, versogli arti superiori (fino a fondersi conla fascia superficiale a livello dei re-tinacoli del palmo della mano) e an-teriormente passa sotto i muscolipettorali; ricopre quindi i muscoli in-tercostali e le coste, l'aponeurosiaddominale e si connette alla pelvi.La fascia profonda gira posterior-mente, connettendosi ai processitrasversi e poi alle apofisi spinosevertebrali, formando due comparti(destro e sinistro), contenenti i mu-

scoli paravertebrali. A livello dell’os-so sacro, tale fascia forma un “no-do” inasportabile (in quanto fusocon l'osso), in cui convergono icompartimenti fasciali del corpo eda cui si diparte la porzione di fa-scia profonda che percorre gli artiinferiori fino a fondersi con la fasciasuperficiale, a livello della pianta delpiede nei ret inacol i del talo.Caratteristica distintiva della fa-scia profonda è quella di formaredei comparti strutturali e funzio-nali, ossia contenenti determina-ti gruppi muscolari con innerva-zione specifica. Il compartimentoconferisce anche delle caratteristi-che morfo-funzionali specifiche almuscolo: un muscolo che si con-trae all'interno di una guaina svilup-pa una pressione che sostiene lacontrazione stessa. I muscoli tran-sversus abdominis costituiscono laparte attiva della fascia toraco-lom-bare. A livello del singolo muscolo,la fascia profonda si continua, tra-mite i setti, le aponeurosi e i tendini(formati da fibre collagene parallelee quasi del tutto inestensibili), conla fascia muscolare costituita dal-l'epimisio (tessuto connettivo fibro-elastico che riveste l'intero musco-lo), che si estende nel ventre mu-scolare costituendo il perimisio(tessuto connettivo lasso che rive-ste i fascicoli di fibre muscolari) el’endomisio (delicato rivestimentoconnettivale della fibra muscolare).In condizioni fisiologiche, tali setti erivestimenti consentono lo scorri-

1, 2, 3. Fascia profonda 8. Muscoli paravertebrali9. Quadrato dei lombi 10. Psoas

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sacco durale (contenente aracnoi-de, pia madre, midollo spinale, mi-dollo sacrale, radici spinose spinali,nervi della cauda equina e liquorcerebrospinale). La fascia menin-gea possiede funzione protettivae nutritiva del sistema nervosocentrale. La fascia profonda (to-racolombare), dal punto di vistabiomeccanico, riveste il fonda-mentale compito di minimizzarelo stress sulla colonna vertebralee di ottimizzare la locomozione.Gli studi dimostrano che il disco in-tervertebrale raramente viene dan-neggiato per pura compressioneassiale, in quanto il corpo vertebra-le è distrutto molto prima dell'anu-lus fibroso (5). Il piatto articolare delcorpo vertebrale si rompe per uncarico assiale (per pura compres-sione) di ca. 220 kg (6): la pressionedel nucleo del disco intervertebralecausa la frattura del end-plate in cuimigra parte del materiale nucleare(noduli di Schmorl), ed essendo undanno a carico dell'osso spongio-so, può guarire in tempi brevi. Il me-tamero vertebrale si rompe a ca.1.200 kg (7) e l'anulus fibroso, peruna pura compressione assiale noninferiore a 400 kg, subisce solo un10% di deformazione (8). La com-pressione assiale, pertanto, non èin grado di creare fissurazioni del-l'anulus (e di creare danni alle fac-cette articolari), a meno di violentiimpatti. Invece, la compressioneassociata alla torsione si è dimo-strata in grado di danneggiare le fi-bre dell'anulus e i legamenti capsu-lari delle faccette articolari; nei casiestremi vi è l'erniazione (ed essen-do un danno legamentoso, richiedetempo per ripararsi). Un’ernia deldisco, salvo rare eccezioni, èquindi scatenata in realtà dasforzi di taglio associati a com-pressione (9). Tutto ciò fa pensareche il disco intervertebrale non siaun sufficiente sistema di ammortiz-zazione e trasmissione di carichima, in realtà, sia un energy conver-ter (10). D'altra parte, non c'è dubbioche il carico di compressione verte-brale possa raggiungere 700 kg ca-ricando grossi pesi (la forza applica-

allenamento & rehab

mento delle fibre muscolari, nonchéil loro nutrimento. Questa fascia èdirettamente collegata, sia ana-tomicamente che funzionalmen-te, ai fusi neuromuscolari e agliorgani tendinei del Golgi (4).Come la fascia superficiale, la fa-scia profonda è scarsamente va-scolarizzata e fornisce vie di pas-saggio per nervi e vasi. Rivesteun’enorme importanza posturalee di protezione della colonnavertebrale. Il cilindro costituito dal-la fascia profonda contiene due ul-teriori cilindri longitudinali, posti unodietro l’altro e formanti, quello ante-riore, la fascia viscerale e quello po-steriore, la meningea.

FASCIA VISCERALEIl cilindro posto anteriormenteall’interno della fascia profonda,denominato fascia viscerale osplancnica, è una colonna fascialeche forma il mediastino, estenden-dosi dalla bocca all'ano tramite va-rie porzioni con simile struttura edembriologia. Alcuni ricercatori con-siderano questa fascia un tutt’unocon quella profonda.

FASCIA MENINGEAIl cilindro posteriore, contenutonella fascia profonda e posto dietrola fascia viscerale, rappresenta lafascia meningea che racchiude l'in-tero sistema nervoso centrale.Aspor-tando l'osso occipitale si ac-cede alla dura madre, punto di par-tenza superiore della fascia menin-gea che si estende in giù fino alla IIvertebra sacrale circa, tramite il

ta su L5-S1 sollevando un peso inflessione a 45 gradi può risultare cir-ca 12 volte il peso stesso). Negli anni 40, Bartelink proposel'idea, ancor oggi comunementeaccettata, che, per sollevare un pe-so, i muscoli erettori spinali agisco-no sulle apofisi spinose delle relati-ve vertebre, aiutati dalla pressioneintra-addominale (IAP) che, a suavolta, spingerebbe sul diaframma(12). Poichè è stato verificato che lamassima forza esercitabile dai mu-scoli erettori corrisponde a 50 kg(13), tramite un semplice calcolo sidimostra che secondo tale ipotesi,sollevando un carico di 200 kg lapressione intra-addominale do-vrebbe raggiungere un valore circa15 volte la pressione sanguigna (ilvalore massimo di IAP, calcolato suuna superficie trasversale di 0,2 m2è di 500 mm Hg) (14). Il modello diBartelink assume un senso se si in-troduce la fascia. Durante il solle-vamento del peso, flettendo lacolonna col bacino in retrover-sione (ossia tensionando al me-glio la fascia), i muscoli erettorihanno poco bisogno di attivarsi.Il sollevamento avviene soprat-tutto per azione dei muscoliestensori della coscia sulle an-che (ischiocrurali e grandi glutei)e della fascia. Nei campioni olim-pici si è verificato che lo sforzo è

Situazione a rischio solo in caso di pregressefissurazione dell’anello fibroso e inizialeerniazione del nucleo.

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suddiviso in 80% fascia e 20% mu-scoli (15). È il collagene che svolgegran parte del lavoro in quanto,fungendo come un cavo, nonconsuma praticamente energia;inoltre, grazie alla sue inserzionicreste iliache-apofisi spinose, siposiziona praticamente al di fuo-ri del corpo, presentando il van-taggio di essere lontano dal ful-cro della leva di sollevamento(braccio di leva maggiore). Ciò èuna scelta evolutiva forzata, inquanto muscoli erettori, per esserein grado di sollevare più di 50 kg,avrebbero dovuto incrementare laloro massa occupando così tutta lacavità addominale. I muscoli erettori (multifidi), lapressione intraddominale e i mu-scoli psoas, regolano in realtàtridimensionalmente la lordosilombare, assumendo l’importan-te ruolo di modulatori del trasfe-rimento delle forze tra muscoli efascia. La pressione addominaleinterna, infatti, non comprime signi-ficativamente il diaframma, ma ap-piattisce la fascia facendo sì che imuscoli addominali trasversi (checostituiscono la parte attiva dellafascia dorso-lombare), trazioninosullo stesso piano della fascia, in-crementando la lordosi lombare.Quando la pressione intraddomina-le è bassa, tale meccanismo è di-sabilitato e ogni azione dei musco-li addominali (del muscolo retto inparticolare) conduce a una flessio-ne del tronco col bacino in retrover-sione: retrovertere il bacino prima diiniziare il sollevamento in flessione èun atteggiamento tipico delle per-sone che sollevano pesi senza pro-blemi. In quest'ultima condizione,inoltre, vi è una minore opposizionealla pressione sanguigna sistolica equindi il sangue scorre meglio ver-so le estremità (in qualche modo ilnostro sistema muscolo-scheletri-co fa sì che non vi sia un’eccessivapressione interna addominale cosìda preservare la circolazione san-guinea periferica). Pertanto, la fa-scia può fornire il suo importantecontribuito durante la flessionedella colonna, se si diminuisce la

tensione addominale (16). Quelloche è stato evidenziato in un espe-rimento di sollevamento di 530 N(ca. 52 kg), con due diversi angolilombo-sacrali (angoli lordotici for-mati dalle tangenti ai dischi T12-L1e L5-S1) di 20 e 50° (per valori su-periori a 40° si è in presenza di iper-lordosi lombare), è che la retrover-sione del bacino è vantaggiosaall'inizio del sollevamento, men-tre la fisiologica lordosi è preferi-bile quando si arriva in stazioneeretta. Se però il peso è mantenu-to a lungo, risulta preferibile unaflessione degli arti e una diminuzio-ne della lordosi. Non esiste una lor-dosi ottimale, in quanto essa di-pende dall'angolo di flessione e dalpeso supportato (15). Occorre altre-sì tener conto delle proprietà visco-elastiche delle fibre collagene, chedeterminano un’elongazione dellafascia se tenuta costantemente intensione nel giro di poco tempo. Leforze in grado di elongare la fasciasono tanto maggiori quanto mag-giore è lo stato di tensione già pre-sente e, secondo gl i studi diKazarian (17) la risposta del collage-ne all’applicazioni di carichi presen-ta almeno due costanti di tempo:ca. 20 min e ca. 1/3 di secondo.Inoltre, quando elongate, le fibre dicollagene conservano a lungo talenuovo stato (18). Pertanto, il solleva-mento va effettuato velocemente:lentamente è possibile sollevare so-lo 1/4 del peso sollevabile in veloci-

tà (15). A causa della viscoelasticitàdella fascia, occorre un continuo al-ternarsi delle strutture sottoposteallo sforzo (fascia – muscoli). La ricerca dell'unicità della posturaè un errore, in quanto ignora la fon-damentale proprietà del tessutoconnettivo, ossia la viscoelasticità:non siamo statue. Le stabilità po-sturali sono assicurate, nel cam-po gravitazionario, dal continuomovimento e dall'impiego alter-nato fascia-muscoli, ossia dallaloro oscillazione funzionale. Il si-stema miofasciale-scheletrico èquindi una struttura non stabile,ma in continuo equilibrio dinami-co. Siamo un sistema ridondante,ossia: variare la distribuzione inter-na dei pesi non implica necessaria-mente una modifica della postura; ilcontrollo e l’efficienza di tutto ciò èfondamentale per il benessere dellacolonna vertebrale in primis. Sulperiostio vi è la massima concen-trazione di sensori dello stress (re-

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cettori interstiziali), che rapidamen-te portano le informazioni relative (enon solo quelle del dolore) al cervel-lo. La fascia dorsolombare è piùdi una forza di trasmissione: sen-za di essa non vi sarebbe uncontrollo efficiente dei muscoli. Il“nemico” è pertanto la scissionedella fascia dal periostio (che avvie-ne oltrepassando i 2/3 della elon-gazione massima); quando la fa-scia è danneggiata, la riabilita-zione risulta molto difficile, ilsoggetto presenta uno squilibriofunzionale biomeccanico e di co-ordinazione. Nei bimbi la fascia èimmatura, in quanto l’ossificazionedelle vertebre è incompleta, e cosìgli impulsi nervosi non sono bentrasmessi. Di conseguenza essi simuovono come le persone che sof-frono di mal di schiena causati dadanni al collagene e sono costrettiad aumentare l’attività muscolare.È bene pertanto insegnare la tecni-ca della flessione per sollevaregrossi pesi mentre essa non risultautile in caso di pesi leggeri. Inoltretale tecnica può comportare pro-blemi in presenza di importanticontratture e/o retrazione miofa-sciali della catena posteriore (zonalombare in modo particolare) per ilrischio dello “scatenamento” del ri-flesso miotatico e del “blocco” mu-scolare potenzialmente derivante.Nel caso di un trasporto di uno zai-no, variare ad ogni passo la flessio-ne del tronco genera un’alternarsidi ruolo fra muscoli e legamenti chepuò in tal modo comportare unamaggiore resistenza (11). Nello stes-so modo, trasportando borse pe-santi appese a una o entrambe lemani, risulta più conveniente unaleggera flessione del tronco conpiccole oscillazioni a ogni passo,piuttosto che la postura tradizional-mente consigliata (che comportamaggiore lordosi lombare e fissitàdel tronco).

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Giovanni Chetta

Ideatore del metodo TIBodywork, èalimentarista a indirizzo biochimico,massofisioterapista, posturologoergonomista, istruttore MBT e masterpractitioner in programmazioneneuro-linguistica. È ricercatore incampo posturologico pressol’Università Charitè di Berlino,nell'ambito del progetto di studio"Wechselbeziehungen zwischenfunktioneller Gnathologie,Körperfehlhaltungen undLeistungsoptimierungen sowohl beigesunden Menschen als auch beiTMD/CMDPatienten", e con l’équipe diBiomedica Posturale (programma“Sindrome Biomeccanica Posturale”).È responsabile del reparto diPosturologia presso Residenza VillaArcadia di Bareggio (MI) ed esercitastabilmente presso poliambulatori epalestre. Collabora con riviste e sitiinternet e conduce corsi su:posturologia, ginnastica posturale,massaggio e alimentazione.Grazie a un ricco passato di sportivodi alto livello, si è dedicato allo studioe alla pratica di varie disciplinemotorie, intese come “arti” per ilripristino della salute psico-fisica,formandosi sotto la guida di maestri difama internazionale (AlberticoCalderon, Esmil Diaz ed Eloy Leyva). Èpresidente dell’associazioneculturale-sportiva AssoTIB(Alfa/CSAIn/CONI).http://www.giovannichetta.it

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razione improvvisa, atterraggi dopoun salto o manovre di cutting (6, 7).Nella manovra di cutting, la contra-zione eccentrica che precede la fa-se concentrica del movimento dàluogo a un incremento della “ante-rior shear force” della tibia in unrange progressivo che va da 45° fi-no a 0°, ovvero fino alla pienaestensione. Così, durante i movi-menti di decelerazione, un’eccessi-va forza di contrazione dell’appara-to estensore del ginocchio, ad an-goli di flessione che possiamo defi-nire “poco profondi” (meno di 40°),può correlarsi con una “anteriorshear force” femoro-tibiale tale dacreare un over stress sul legamentocrociato anteriore, incrementando-ne il possibile rischio di lesione. Alcontrario, è possibile affermare,grazie alle evidenze scientifiche,che la co-contrazione dei mu-scoli ischio crurali e del quadrici-pite svolge un ruolo di controllosulla traslazione anteriore dellatibia rispetto al femore (8, 9). Alcuniautori (10, 11) hanno riportato che lostress tensionale sul lca durantel’attività del quadricipite, decre-

novra di cutting, possono concor-rere a lesionare il legamento crocia-to anteriore (lca). La valutazionefunzionale del valgo del ginocchio,durante “drop vertical jump” (fase dicaduta da salto verticale), prediceuna lesione da non contatto del le-gamento crociato anteriore (1. 2, 3, 4).L’entità della velocità esecutiva edel carico e la mancanza di alcuneabilità tecnico-atletiche specifiche,possono influenzare il grado di le-sione, e/o incrementare i fattori dirischio (5). Riflessioni scientifiche etraining atti a ridurre l'incidenza del-le lesioni del lca, soprattutto in atle-ti di sesso femminile, sono stati svi-luppati e applicati nella pratica quo-tidiana degli allenamenti.

BIOMECCANICA E “CLINICALRILEVANCE”È ormai noto che l’eccessiva con-trazione del quadricipite e un’insuf-ficiente attività degli ischio cruralirappresentino un possibile fattoredi rischio delle lesioni del lca. Questimeccanismi sono identificabili nellamaggior parte delle forme gestualitipiche da sport, come una decele-

Le lesioni del ginocchio sonoeventi lesivi di frequente ri-scontro sia nello sport pro-fessionistico che dilettanti-

stico, con un’incidenza epidemiolo-gica più alta nelle femmine rispettoai maschi. Diversi fattori (ormonali,biomeccanici, posturali ecc.) pos-sono spiegare la maggiore percen-tuale di lesioni del legamento cro-ciato anteriore in atleti donna: la di-scussione scientifica sull’argomen-to, comunque, rimane ampia, tro-vando riscontro in numerosi artico-li presenti nella letteratura indicizza-ta internazionale, soprattutto nellesue strategie preventive. In questistessi studi è ulteriormente eviden-ziato come l’espressività postura-le e gestuale, la coordinazione, laposizione del corpo durante lafase di decelerazione della corsao di un salto, siano stati indicaticome un fattore di rischio chepuò essere associato a lesionida non contatto del legamentocrociato anteriore. Studi eseguitiin laboratorio rivelano che momentiin valgo del ginocchio, adattatividopo un salto, o durante una ma-

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TTuucckk JJuummpp ccoommee pprreevveennzziioonnee Indirizzi dalla letteratura di Rosario D’Onofrio

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un momento di abduzione del gi-nocchio superiore a 2.5 volte (P<001) rispetto al fisiologico. Atletifemmina che incrementano il val-go dinamico del ginocchio du-rante attività sportive sono a no-tevole rischio di lesioni capsulo-legamentose del ginocchio; così,un decremento nel controllo delvalgo durante fasi gestuali specifi-che di cutting, può essere attribuitoa infortuni pregressi. Boden (14)

mette in evidenza come una per-fetta posizione del corpo duran-te la gestualità tecnico-atleticadecrementi i fattori di rischio dilesioni. Un centro di massa poste-riorizzato rispetto alla linea dellagravità potrebbe aumentare poten-zialmente la richiesta contrattile deimuscoli estensori del ginocchio(quadricipite), correlandosi con unaminore attività dei flessori plantari edegli estensori dell’anca. Al contra-rio, una disposizione o meglio unaposizione del centro di massa ante-riorizzata rispetto alla linea dellagravità, può ridurre l’attività delquadricipite incrementando l’attivi-tà dei flessori plantari e degli ischiocrurali. Diventa quindi fondamenta-le esaminare tali relazioni funziona-li atte a identificare i fattori di rischiodi lesioni e programmare strategie einterventi terapeutici/preventivi.Evidenze scientifiche (15, 16, 17) ac-cettate estesamente dalla letteratu-ra, hanno dimostrato come la con-trazioni del quadricipite, sia incatena cinetica aperta che chiu-sa, specialmente durante la fles-sione di ginocchio, provochi unaforza diretta anteriormente, constress diversificato sul lca .Quindi, in gestualità specifiche cherichiedono una flessione del ginoc-chio orientativamente in un rangearticolare fra i 20° e i 60°, l’attivitàdel quadricipite produce una forzadi taglio anteriore detta in un lin-guaggio scientifico internazionale“anterior shear force”, che dà luogoa una costante attività traslativa an-teriore della tibia sul femore e a unconsequenziale sovraccarico sullca (18). DeMorat (19) mostrò comela contrazione violenta del quadrici-

menta quando il range articolaredel ginocchio passa a un angolomaggiore di flessione. È pur veroche l’incremento della co-contra-zione Q/F (quadricipite/flessori) du-rante movimenti e lavori di decele-razione improvvisi, specialmente vi-cini alla piena estensione del ginoc-chio, si rileva decisivo e determi-nante nel ridurre i fattori di rischiodelle lesioni del lca. La contrazio-ne contemporanea degli ischiocrurali e quadricipite svolgequindi un’azione stabilizzante,oltre che “dell’anterior-draw”,anche in movimenti definiti pato-logicamente attivi in varo-valgorotazione interna/esterna, chesono espressione di momenti ge-stuali complessi che il giocatoreesprime sia nella fase attiva chepassiva del gioco (12). In queste si-tuazioni gestuali i modelli di co-contrazione muscolare concorronoa stabilire un momento assoluto dimassima stabilità e protezione al-l’articolazione del ginocchio. Anchese i movimenti primari dell’articola-zione del ginocchio sono di flessio-ne ed estensione, è stato a oggipubblicato poco sui relativi rapportidi forza della rotazione tibiale inter-na ed esterna. Questi momenti ro-tazionali risultano essere essenzialiper la normale biomeccanica del-l’articolazione del ginocchio (13). Peresempio, durante la pratica calcisti-ca il ginocchio, che con l’anca sitrova in leggera flessione, si posi-ziona in due momenti di relativastabilità da cui esprime successiva-mente momenti gestuali tecnici:valgo + rotazione esterna tibiale evaro + rotazione interna tibiale.Questi, in traumatologia dello sport,rappresentano dei veri meccanismieziopatagenetici per le lesioni dellecomponenti capsulo-legamentosedel ginocchio, in particolar mododelle lesioni del lca. Hewett (3) afferma, in un lavoro re-lativo al controllo dinamico del val-go del ginocchio, che l’angolo diabduzione (P <05), al momentodell'atterraggio, è di 8 gradi mag-giore in atleti con crociato anteriore“lesionato” e che questi atleti hanno

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pite, durante fasi di decelerazione,fosse un chiaro meccanismo di le-sione del legamento crociato ante-riore. I dati evidenziati, per esempioda Shimokochi (11), indicano che ilmassimo picco di forza del quadri-cipite è raggiunto rapidamente do-po il touch down (81.56 ± 24.11millisecondi) ad angoli di flessionedel ginocchio ancorati intorno a43.2 ± 7.5°. Lo stesso autore met-te in risalto che una maggiore pro-duzione del momento di forza dei

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flessori plantari è correlabile a unaminore produzione di forza dell’ap-parato estensore. Questo suggeri-sce l’importanza di un’esprimibi-le maggiore attivazione dei mu-scoli flessori plantari per assor-bire efficacemente “l’impatto”dell'atterraggio dopo un salto,così da decrementare l’attiva-zione del muscolo quadricipiteche “trasla” con la sua contra-zione la tibia in avanti. È possibilesostenere questa teoria supportatidalla letteratura (14, 19), che sostienecome una maggiore attività deiflessori plantari della caviglia sicorreli con una minore attivitàdel quadricipite e una maggioreattività degli estensori dell’anca.Tra questi un interessante lavoro diZazulak (20) ha evidenziato sostan-ziali differenze nell’attività muscola-re degli estensori dell’anca duranteattività ed eventi dinamici. Le atletedimostrano, rispetto ai maschi, du-rante la fase di “post-contact” del-l'atterraggio, una minore attività delpicco di forza del grande gluteo (inmedia 69.5 +/- 30.2, contro 98.0+/- 33.4, percentuale riferita allamassima contrazione volontaria).Lo stesso autore mette in evidenzacome le donne presentino un piùgrande picco di attività del retto fe-morale durante la fase di pre-con-tact (in media 33.6 +/- 18.5, contro18.7 +/- 8.2%).Atlete che utilizzano modelli di atti-vazione muscolari diversificati,comparati a colleghi maschi, evi-denziano quindi, durante le fasi diatterraggio: a) un decremento dell’attività

muscolare del grande gluteo; b) un incremento dell’attività delretto femorale. Così, è possibile affermare che l’in-cremento dei fattori di rischio dilesioni capsulo-legamentose delginocchio si correla al decre-mento dell’attività muscolaredell'anca e all’incremento del-l'attività del quadricipite.Contrazioni dei flessori del ginoc-chio si sono dimostrate (21) efficien-ti per offrire una stabilità sul pianotrasverso del ginocchio in movi-menti che aumentano lo stress sullca (22, 23, 24). Così, la riduzione dellarichiesta di contrazione del quadri-cipite, e di riflesso l'incremento del-la attività dei flessori del ginocchiodurante le attività ad alto rischio(come le fasi di atterraggio dopo unsalto o durante manovre di cutting),può essere un importante elementoper decrementare il rischio di lesio-ni. Collettivamente, questi risultatisuggeriscono che una possibilecorretta strategia di atterraggiopuò offrire una maggiore prote-zione per il lca. Nei programmi diprevenzione delle lesioni del Lca,“training pliometrici” ed esercizidi Jump si sono dimostrati moltoefficaci nel ridurre l’incidenza diquesto tipo infortuni (25, 26).Durante un “single - leg – landing”(atterraggio su una gamba sola), unaumento del momento di forza deiflessori plantari e un aumento del-l’attività degli estensori dell'anca èassociato e correlato a un decre-mento del momento fisiologicoespresso dall’apparato estensoredel ginocchio. Gestaulità pliome-

triche che spostano anterior-mente il centro di massa COMdel corpo intero possono rappre-sentare un modo efficace da unlato per ridurre la richiesta dicontrazione del quadricipite, edall’altro per incrementare l'atti-vità dei muscoli flessori del gi-nocchio e della contrazione deiflessori plantari.

IDENTIFICAZIONE DEI MEC-CANISMI DI RISCHIO DELLELESIONI DEL LCA DURANTELE FASI DI ATTERRAGGIOStudi presenti nella letteratura han-no evidenziato che valutazioni del-le tecniche di salto risultanoestremamente interessanti peridentificare squilibri neuromu-scolari e asimmetrie biomecca-niche. Training Pliometrici, prece-duti da un’analisi valutativa bio-meccanica, risultano essere mag-giormente efficaci nel ridurre l'inci-denza delle lesioni capsulo-lega-mentose del ginocchio (1, 25, 27).“Neuromuscular training” ad alta in-tensità, effettuati durante la fase dipre-season, se da un lato sono effi-caci nell'incrementare la perfor-mance, dall’altro riducono notevol-mente i fattori di rischio di lesioni ehanno effetti preventivi positivi sullabiomeccanica gestuale.

TECNICHE DI SALTO PER RI-DURRE LE LESIONI DEL LEGA-MENTO CROCIATO ANTERIOREQuando si sviluppano strategie attea ridurre l'incidenza delle lesioni dellca, ci si dovrebbe concentraremaggiormente su:a) il controllo del valgo adattativodell'arto inferiore durante gestua-lità specifiche;b) la perequazione delle differen-ze di side-side in movimenti di-namici dell'arto inferiore, chepossono essere valutati attraversole diverse tecniche di salto. Da una rassegna della letteraturainternazionale risulta evidente lacorrelazione esistente, nella fase diatterraggio, tra carico in valgo delginocchio e incremento dello stresssul legamento crociato anteriore

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(28). Un studio (3) biomeccanico-epi-demiologico mostra che momentiadattativi in valgo del ginocchio du-rante attività pliometriche sono fat-tori predisponenti significativi di fu-ture lesioni del legamento crociatoanteriore. Dalla letteratura interna-zionale emergono ulteriori prescri-zioni relative a varie sequenze diesercizi ed esercitazioni atte a de-crementare i fattori di rischio dellelesioni capsulo-legamentose del gi-nocchio. La maggioranza di questesono indirizzate a migliorare le tec-niche di salto e di atterraggio e tro-vano indicazioni sia nella fase valu-tativa che in quella, più sostanziale,terapeutica. Modelli di salto come“Wall-jump exercise”, “Tuck exerci-se”, “Broad Jump and Hold” ese-guiti a bassa intensità permettonoai clinici di effettuare un orienta-mento valutativo biomeccanico diun atleta con un crociato anterioredominante o movimenti di varo –valgo dinamici afisiologici compen-sativi (12). Durante questi esercizi,atti a migliorare la stabilizzazionedel ginocchio, l’atleta impara ad af-finare la propria espressività ge-stuale relativa al controllo posturalesui tre piani dello spazio. Sprintcon salti e rotazioni di 180° pos-sono essere incorporati al trai-ning di apprendimento delle di-namiche di controllo posturale,torsionali e di stabilizzazionedell'arto inferiore, in range arti-colari di atterraggio diversificati,enfatizzando così le abilità kine-stetiche e propriocettive di ognisingolo atleta. Questa tipologia disalto (con rotazioni di 45°, 90° e180°), crea una forza torsionale sulpiano trasverso tale da richiedereun controllo e un’esecuzione postu-rale modulabile, adattativa e com-pensativa, attraverso un’abilità neu-romuscolare recettoriale comples-sa, che potremmo definire “a parte-cipazione recettoriale totale” (9, 12). Hewett TE (13) ha esaminato l'effet-to di un programma di Jump sullemeccaniche gestuali di atterraggioin atleti femmina praticanti sport disalto. Questi parametri furono com-parati, prima e dopo l’allenamento,

con i corrispettivi risultati di atletimaschi. Il programma fu strutturatoper decrementare le forze di impat-to relative all’atterraggio, insegnan-do un controllo neuromuscolaregestuale dell'arto inferiore durantel’atterraggio e aumentare, miglio-randone, la gestualità esecutiva.Dopo il training i momenti di va-ro/valgo decrebbero approssi-mativamente del 50%. Il picco diforza dei flessori e del quadricipiteincrementò:a) del 26% nel lato non dominante;b) del 13% nel lato dominante.Correggendo gli squilibri biomec-canici “side to side”, la potenza deiflessori aumentò: a) del 44% dopo il training sul latodominante; b) del 21% sul lato non dominante. Altri studi (29) hanno evidenziato co-me training neuromuscolari dinami-ci di Jump possono ridurre “disabi-lità adattate funzionali” e squilibri“side to side”. È a tal uopo che tec-niche di esercizi definiti “TuchJump exercises” (figura 1) sonopresentate in letteratura specifica-mente per l’analisi delle anomaliedel salto ed atterraggio, e per laprevenzione delle lesioni del lega-mento crociato anteriore.Il terapeuta può identificare pronta-mente le deficienze delle perfor-mance specialmente durante le pri-me ripetizioni dei salti (orientativa-mente nei primi 10 secondi), e suc-cessivamente dopo i l training.Possiamo affermare confortati dallaletteratura internazionale che“Tuch Jump exercises” possonoessere proposti all’interno dei

programmi di riabilitazione postricostruzione del lca e di strate-gie preventive delle patologie delginocchio (39).

CONCLUSIONI L'incremento della co-contrazio-ne dei muscoli del ginocchio du-rante attività atletiche a “quadri-cipite dominanza”, come l’atter-raggio dopo un salto, possonoaiutare a stabilizzare l'articola-zione del ginocchio e ridurre co-sì lo stress sul legamento crocia-to anteriore. Atleti/e devono esse-re “incoraggiati” a effettuare strate-gie preventive attraverso training ditipo pliometrico atti ad aumentarel’angolo di flessione del ginocchio eil controllo del valgo nelle fasi di at-terraggio dopo un salto. Di conse-guenza, tecniche di salto comeTuch Jump riducono il valgoadattativo del ginocchio durantesituazioni a gestualità comples-sa e rappresentano un’importan-te strategia da inserire nei pro-grammi di prevenzione delle le-sioni del legamento crociato an-teriore.

BIBLIOGRAFIA1. Hewett TE, Lindenfeld TN, Riccobene JV,Noyes FR. The effect of neuromuscular trai-ning on the incidence of knee injury in fema-le athletes. a prospective study. Am J SportsMed. 1999 Nov-Dec;27(6):699–7062. Hewett TE, Stroupe AL, Nance TA, NoyesFR. Plyometric training in female athletes.Decreased impact forces and increasedhamstring torques. Am J Sports Med.1996;24(6):765–7733. Hewett TE, Myer GD, Ford KR, et al.

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Figura 1 - Esercizio di Tuch Jump

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Biomechanical measures of neuromuscularcontrol and valgus loading of the knee pre-dict anterior cruciate ligament injury risk infemale athletes: a prospective study. Am JSports Med. 2005 Feb 8;33(4):492–501 4. McNair P.J, Marshall R.N, Matheson J.A.Important features associated with acute an-terior cruciate ligament injury. N 5. Mandelbaum BR, Silvers HJ, Watanabe D,et al. Effectiveness of a neuromuscular andproprioceptive training program in preventingthe incidence of ACL injuries in female athle-tes: two-year follow up. Am J Sport Med.2005;33(6):1003–1010.6. Z Med J. 1990;103(901):537–539.Olsen O.E, Myklebust G, Engebretsen L, BahrR. Injury mechanisms for anterior cruciate li-gament injuries in team handball: a systema-tic video analysis. Am J Sports Med.2004;32(4):1002–10127. Baratta R, Solomonow M, Zhou B.H,Letson D, Chuinard R, D'Ambrosia R.Muscular coactivation: the role of the antago-nist musculature in maintaining knee stabili-ty. Am J Sports Med. 1988;16(2):113–1228. Solomonow M, Baratta R, Zhou B.H, et al.The synergistic action of the anterior crucia-te ligament and thigh muscles in maintainingjoint stabi l i ty. Am J Sports Med.1987;15(3):207–2139. Arms S, Pope M.H, Johnson R.J, FischerR.A, Arvidsson I, Eriksson E. The biomecha-nics of anterior cruciate ligament rehabilita-tion and reconstruction. Am J Sports Med.1984;12(1):8–1810. Li G, Rudy T.W, Sakane M, Kanamori A,Ma C.B, Woo S.L.Y. The importance of qua-driceps and hamstring muscle loading onknee kinematics and in-situ forces in theACL. J Biomech. 1999;32(4):395–400.11. Yohei Shimokochi The RelationshipsAmong Sagittal-Plane Lower ExtremityMoments: Implications for Landing Strategyin Anterior Cruciate Ligament InjuryPrevention -- J Athl Train. 2009 Jan–Feb;44(1): 33–3812. Markolf KL, Burchfield DM, Shapiro MM,Shepard MF, Finerman GA, Slauterbeck JL.Combined knee loading states that generatehigh anterior cruciate ligament forces. JOrthop Res. 1995 Nov;13(6):930–93513. Hewett TE, Stroupe AL, Nance TA, NoyesFR d. Plyometric training in female athletes.Decreased impact forces and increasedhamstring torques. Am J Sports Me 1996Nov-Dec;24(6):765-73.14. Pandy M.G, Shelburne K.B. Dependence

of cruciate-ligament loading on muscle for-ces and external load. J Biomech.1997;30(10):1015–102415. DeMorat G, Weinhold P, Blackburn T,Chudik S, Garrett W. Aggressive quadricepsloading can induce noncontact anterior cru-ciate ligament injury. Am J Sports Med.2004;32(2):477–483.16. Shelburne K.B, Pandy M.G. Determinantsof cruciate-ligament loading during rehabili-tation exercise. Clin Biomech (Bristol, Avon).1998;13(6):403–413.17. Pandy M.G, Shelburne K.B. Dependenceof cruciate-ligament loading on muscle for-ces and external load. J Biomech.1997;30(10):1015–1024.18. DeMorat G, Weinhold P, Blackburn T,Chudik S, Garrett W. Aggressive quadricepsloading can induce noncontact anterior cru-ciate ligament injury. Am J Sports Med.2004;32(2):477–483.19. Shelburne K.B, Pandy M.G. Determinantsof cruciate-ligament loading during rehabili-tation exercise. Clin Biomech (Bristol, Avon).1998;13(6):403–413.20. Zazulak BT, Ponce PL, Straub SJ,Medvecky MJ, Avedisian L, Hewett TEGender comparison of hip muscle activity du-ring single-leg landing. J Orthop Sports PhysTher. 2005 May;35(5):292-9.21. Arms S, Pope M.H, Johnson R.J, FischerR.A, Arvidsson I, Eriksson E. The biomecha-nics of anterior cruciate ligament rehabilita-tion and reconstruction. Am J Sports Med.1984;12(1):8–18.22. Markolf K.L, Gorek J.F, Kabo J.M, ShapiroM.S. Direct measurement of resultant forcesin the anterior cruciate ligament: an in vivostudy performed with a new experimental te-chnique. J Bone Joint Surg Am.1990;72(4):557–56723. Wascher D.C, Markolf K.L, Shapiro M.S,Finerman G.A.M. Direct in vitro measurementof forces in the cruciate ligaments, part I: theeffect of multiplane loading in the intactknee. J Bone Joint Surg Am.1993;75(3):377–386.24. Myklebust G, Engebretsen L, BraekkenI.H, Skjolberg A, Olsen O.E, Bahr R.Prevention of anterior cruciate ligament inju-ries in female team handball players: a pro-spective intervention study over three sea-sons. Clin J Sport Med. 2003;13(2):71–78.25. Gregory D. Myer, MS Tuck JumpAssessment for Reducing Anterior CruciateLigament Injury Risk Athl Ther Today. 2008September 1; 13(5): 39–44.

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allenamento & rehab

ROSARIO D’ONOFRIO Dottore fisioterapista, diplomatoISEF, Master in Posturologiapresso l’Università La Sapienzadi Roma, è stato fisioterapistadella Nazionale Italiana diPallamano Senior A maschile edella Nazionale Italiana diBasket Femminile senior A.Preparatore atletico e allenatore,ha pubblicato a oggi oltre 102lavori scientifici, su rivistenazionali di interesse specificonel campo della rieducazione eriabilitazione dello sport e dellapreparazione atletica. Su questistessi temi ha relazionato a oltre34 Congressi Nazionali e a 13Congressi Regionali, come“Invited Lecture”.

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IL DOLORE CERVICALE

Il manuale offre un’ampia panoramicadelle patologie più comuni nell’individuoadulto: la cervicalgia. Il volume è diviso intre parti: la prima, dedicata all’anatomia,alla fisiologia articolare e alla biomeccani-ca del tratto cervicale. La seconda, dedi-cata alle sindromi dolorose più comuni.Infine la terza parte che comprende alcu-ne schede pratiche di utilizzo in palestracontenenti gli esercizi più idonei in rela-zione alla sintomatologia dolorosa.

Claudio Corno Alea Edizioni 2003 pag. 128 Euro 21

CASI CLINICI IN PALESTRA In ognuno dei 5 volumi si inquadrano le principali patologie del-l’apparato locomotore. Per ognuna di esse sono de-scritti anam-nesi ed esame obiettivo motorio, sono individuati i traguardi daraggiungere, sono tracciate le linee gui-da del protocollo di lavo-ro attraverso gli esercizi consigliati e quelli da evitareVOLUME 1: Sindrome della schiena dritta e scoliosi – Spondilolisi conlistesi – Agenesia del pettorale – Lussazione acromion claveare – Cifosi epetto carenato – Petto scavato – Paralisi ostetrica – Poliomielite – Fratturadi calcagno – Frattura di gomito – schiacciamento di un disco interverte-

brale – Artrosi d’anca – Lussazione di spalla –Rottura del retto femoraleAlessandro Lanzani - 1994 VOLUME 2: Calcificazione del tendine delsovraspinato - Correzione di varismo tibiale -Grave artrosi vertebrale - Strabismo di rotula -Ernia del disco in un culturista - Periartrite scapo-lo omerale - Artrosi di spalla grave -Lombarizzazione della 1° vertebra sacrale -Rifrattura di gamba - Dismetria degli arti inferiori- Rettificazione del tratto cervicale - Ginocchiorecurvato - Ernia discale intraspongiosa - Piede

cavo - Artrosi d’anca - PseudoartrosiAlessandro Lanzani - 1997 VOLUME 3: Rottura del menisco del ginocchio- Weight lifters syndrome - Condropatia di rotula -Lombalgia in discopatia L5-S1 - Rottura del lega-mento crociato anteriore del ginocchio - Recidiva didistorsione della caviglia - Pubalgia - Instabilità dispalla - Postumi di frattura di gomito - Distorsione

della colonna cervicale - Frattura di omero in unbody builder - Piede piatto - Lombarizzazionedella 1° vertebra sacrale - Rottura del tendined’Achille - Calcificazioni della tibiotarsicaRiccardo Gambaretti - 1998 VOLUME 4: Doppia frattura vertebrale daschiacciamento - Frattura con deformazione acuneo di L1 - Rachi-schisi cervicale -Emilombarizzazione subtotale di S1- Rottura esintesi del tendine rotuleo - Doppia spondilolistesicon artrosi vertebrale - Grave artrosi di ginocchio- Ipertrofia reattiva delle spine tibiali -

Rettificazione cervicale con grave artrosi - Lacera-zione del tendine distale del bicipite brachiale -Frattura di clavicola - Conflitto subacromiale indonna anziana - Rifrattura di ulna - Osteotomia dibacino in artrosi d’anca - Lesione dei legamentidella cavigliaEdoardo Lanzani - 1998VOLUME 5: Concussione coxofemorale epostumi da trauma - Calcificazione sottodeltoideain periartrite scapolo omerale - Degenerazionedel sovraspinato -Frattura tipo colles di radio -Protrusione discale L5 - S1 - Rettificazione deltratto lombare in soggetto giovane - Ernia espul-sa L3 - L4 - Frattura comminuta di tibia -Polifrattura costale e frattura clavicolare -Sindrome cervicale del manager stressato -Frattura del malleolo esterno - Spalla del tennista- Modificazione a cuneo del passaggio lombosa-crale - Frattura esposta di gamba - Os acetaboli- Pinzatura del tendine del sovraspinato

Davide Fogliadini, Alessandro Lanzani - 2005

Pag. 128 Euro 21 ogni volumeOfferta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro

MAL DI SCHIENA

Il volume affronta il tema del mal dischiena in modo davvero esaustivo.Nella prima sezione guida il lettore alcorretto utilizzo della colonna nella vitaquotidiana e nella pratica sportiva. Laseconda parte raccoglie invece appro-fondimenti sulle patologie e sui mecca-nismi del dolore lombare.

Claudio Corno Alea Edizioni 2001pag. 256 - Euro 26

IL CORPO INDIVISIBILE

La vecchiaia non è una malattia. La gin-nastica per anziani non è uno sport.L’autore psicomotricista Giovanni Ghidiniillustra come strutturare un corso diginnastica per la terza età muovendosifra fisiologia ed emotività, anatomia epsicologia motivazionale, rieducazionefunzionale e programmazione dell’attivi-tà.

Giovanni Ghidini e Alessandro Lanzani Alea Edizioni pag. 112 – Euro 21

CRESCERE CON LO SPORT

Le attività fisiche praticate in età giova-nile contribuiscono allo sviluppo armoni-co dell’organismo, a patto che l’attivitàmo-toria sia corretta e adeguata allecaratteristiche psicofisiche del ragazzoe alla sua particolare fase evolutiva. Ilvolume vuole essere un supporto acompletamento del bagaglio tecnico eprofessionale di ciascun operatore spor-tivo che si trova a contatto con la realtàdell’allenamento giovanile.

Antonio Maone Alea Edizioni 2000 Pag. 160 - Euro 26

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L’ESERCIZIO ISOCINETICO

Il manuale dopo alcuni cenni di anato-mia e fisiologia muscolare, analizza ivari tipi di contrazione e tutti gli aspettidell’esercizio isocinetico con i relativiprotocolli di test e allenamento nel sog-getto sano, nell’atleta e nel soggettopatologico, sia a scopo valutativo cherieducativo, con esemplificazioni ripor-tate in appendice.

G. S. Roi, S. Respizzi, P. Buselli Alea Edizioni 2a edizione 1998 - Pag. 160 - Euro 26

TRATTAMENO MIOFASCIALEPER LO SPORTIVOIl manuale espone in maniera chiara edesaustiva le tecniche manuali per ildetensionamento miofasciale a indirizzosportivo. L’ampia documentazione ico-nografica chiarisce ogni dettaglio diposizionamento e intensità del massag-gio.

Roberto Dagani Alea Edizioni 2005 pag. 128 - Euro 21

FISIOLOGIA APPLICATA AL FIT-NESSIl manuale affronta in maniera concisama esaustiva la fisiologia del corpoumano, con particolare riferimentoall’influenza dell’esercizio fisico suorgani e apparati. Il manuale è ancheuno strumento didattico e di autovalu-tazione per il professionista del fitnesse costituisce strumento fondamentaleper la programmazione del training.

Davide Girola Alea Edizioni 2003 pag. 160 - Euro 23

FITNESS TERAPIA - 2 VOLUMI

Il movimento è un farmaco naturalecontro molte patologie cronico-dege-nerative. Partendo da questa convin-zione i volumi propongono protocollidi lavoro e metodi di allenamentoadeguati ai soggetti affetti dalle piùcomuni patologie.

VOLUME 1Ipertensione - Patologie respiratorieostruttive croniche - Low back pain -Obesità - Patologie cardiache infantili

VOLUME 2:Coronaropatie - Artrite reumatoide -Patologie renali - Gravidanza - FibrosicisticaAlea Edizioni 1999/2000 - pag. 144 Ogni volume Euro 24

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CARDIOLOGIA E FITNESS

Partendo dai fondamenti della fisiologiacardiovascolare, l’autore accompagna illettore dalla pratica clinica alla valuta-zione funzionale e psicosomatica delcardiopatico e alla periodizzazione del-l’allenamento, spiegando con precisio-ne gli effetti della terapia farmacologicasulla performance.

Davide Girola Alea Edizioni pag. 248 - Euro 31

MASSAGGIO SPORTIVO

Il testo propone tecniche manuali per iltrattamento efficace della micro-trauma-tologia dei tessuti molli nello sportivo. Icapitoli a carattere puramente praticodescrivono la conformazione dei tessuticonnettivi, le interazioni tra il danno tes-sutale, l’infiammazione e gli eventi ripara-tivi.

Roberto Dagani Alea Edizioni 2002pag. 128 - Euro 21

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Un metodo che consente di appropriarsidella materia trattata in modo veloce,coerente e duttile allo stesso tempo,attraverso domande diversificate, pic-coli trabocchetti logici, immagini condidascalie incomplete. Un efficientemezzo di verifica che, dove evidenzialacune di conoscenza, permette subi-to di colmarle, grazie alle informazionimirate e accurate che corredano lerisposte. In ogni volume: 100 quiz dianatomia e biomeccanica dell’appa-rato locomotore, 400 risposte e 400commenti alle risposte.

Alessandro Lanzani e Laura Boggero Alea Edizioni 2005pag. 112 – Euro 21

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PREZZO € 25,00 • PAGINE 148 • ALEA EDIZIONI • GIUGNO 2009

MASSIMILIANO GOLLIN

Il libro rappresenta un valido sussidio per quanti, allenatori, istruttori, fisioterapisti,studenti di ScienzeMotorie e operatorispecifici di settore,intendano occuparsi, a diverso titolo, di mobilitàarticolare e di flessibilitàmuscolo-tendinea.Utilizzato come manuale,è un utile strumentooperativo per la creazionedi tabelle di allenamentopersonalizzate. I capitolidedicati alla ricercaapplicata all'allenamentosportivo permettono agli appassionati dellamateria di approfondire,secondo metodologiescientifiche, la valutazionefunzionale dell'individuo,con l'obiettivo di unaccurato controllo in itinere e di verifica finale del lavoro svolto.

Ricerche e applicazioni pratiche

MASSIMILIANO GOLLIN L'ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ DELL'APPARATO LOCOMOTORE

L'allenamentodella mobilità dell'apparato locomotore