FINALMENTE M1 - Modellismo.net · 2004. 12. 20. · robot Gundam della Bandai, dove vengono...
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modeltribe é una testata di intrattenimento senza scopo di lucro. numero 11 del 20 dicembre 2004
FINALMENTE M1inoltre:• MV Agusta Special LAB• BOOTSY• Ducati 888
Nome: Marco
Nick: Bootsy
Modellista da: quasi dieci anni, almeno credo...
Modelli realizzati: una quindicina di moto e 4 auto!
Primo modello: Honda NR
Modello nel cassetto: tutte le GT moderne: 360 GT, 550 GT, Murcielago GTR, GT1,
GT2 e GT3 by Porsche, Saleen S7....
Prossimo modello: chi lo sa? cambio idea ogni due giorni.... forse un esperimento
con una Evo VI WRC...
RA Natale siamo tutti più buoni, e il
moRedattore Kenny vi chiede di
esserlo in maniera particolare,
soprattutto alla luce del maxi-
ritardo con cui esce questo
numero di Modeltribe.
Cercherò di farmi perdonare con
una succosa edizione.
Senza perdere tempo, ecco cosa
vi aspetta nelle prossime pagine:
Il mese scorso avete potuto
vedere finalmente le special, le
avete giudicate, le avete votate e
avete deciso che la MV Agusta
Special LAB di Motociclante era
la più valida. Oltre al premio
messo a disposizione da
w w w . m o d e l l i s m o . i t ,
Mototciclante vince la pubblica-
zione esclusiva della sua creatura
Ma Motociclante questo mese si
sdoppia, continuando il diario di
montaggio della Ducati 888
Protar.
Una vecchia conoscenza di
Modeltribe torna con una recen-
sione, Bullroad questo mese ci
parla di un kit ormai dismesso,
ma sempre interessante, la
Ferrari 288 di Italeri.
Il modellista del mese é Bootsy,
uno dei “vecchi storici” del forum
modellismo.net.
In attesa di vedere le sue creazio-
ni (é in arrivo la digitale), Marco si
presenta tramite l’autointervista.
Ma il pezzo forte di questo mese
sono è la recensione del regalo
più atteso: la Yamaha M1 Tamiya
Per la presentazione abbiamo
deciso di affidarci a una vecchia
volpe: Freon, che, oltre ad essere
il primo ad averla ricevuta é stato
anche il primo ad averla termina-
ta. L’articolo che vi presentiamo
si può considerare uno scoop.
Perché é di questo che vive il
modellista, della felicità di avere
tra le mani un kit esclusivo, che
arriva magari dopo un periodo di
magra per la produzione di novi-
tà; le case aumentano il catalogo
proponendo ristampe, mentre il
modellista sogna di poter replica-
re i mezzi che vede gareggiare.
La lista di modelli che vorremo
prima o poi costruire é lunga:
le auto da formula uno, la leggen-
daria Delta S4, le Suzuki da GP
dei primi anni novanta (reperibili
solo come transkit)...
Per il momento dovremo accon-
tentarci, arriveranno sicuramente
una valanga di decals per la M1.
Non disperino comunque gli
appassionati di rally, Modeltribe
non vi dimentica, infatti il prossi-
mo numero avrà come protago-
nista assoluta la Focus WRC di
Hasegawa, recensita da Johnny.
Concludo porgendo a tutti, gran-
di e piccoli, cerberi e graziose
signorine, i miei più sentiti e calo-
rosi auguri di sereno Natale e feli-
ce Anno nuovo!
by Kenny
egali di NatalePer tutti i modellisti che quest’anno hanno fatto i bravi
facciadamodellistaBootsy
Il kit in esame questa volta é uno
dei classici per i collezionisti di
Ferrari G.T., nonché un classico
della produzione italeri degli anni
80 e 90.
Da molto tempo ormai fuori pro-
duzione, cosi come il suo rivale di
scaffale, ovvero il kit analogo della
Fujimi, conserva intatto il suo
mistico fascino datogli dal periodo
di nascita, epoca in cui ogni desi-
derio modellistico era soddisfatto.
IL kit italeri 652 si presenta con
una grafica della scatola accatti-
vante di colore bronzo, che da al
modellista una falsa immagine
della cura con cui é stato imballa-
to, infatti scuotendo la scatola é
facile ascoltare il lamento dei
componenti del kit.
Aprendo la scatola ci si rende
subito conto della devastazione a
cui é stato sottoposto il tutto per
l’assenza del confezionamento
delle stampate. Molti pezzi sono
staccati e nascosti nelle pieghe
del cartone (come gli specchietti
esterni). La presenza del solo sac-
chetto delle gomme mi sembra
quasi comico (le uniche cose che
non possono rompersi sono
imballate). Quindi la prima cosa
che va fatta é il controllo di tutti i
pezzi per accertarsi che siano pre-
senti ed integri.
il kit consta di 87 pezzi compre-
se le gomme ed il cofano motore
fissato alla carrozzeria, una diffe-
renza che salta subito agli occhi
rispetto ad altri kit auto italeri é
che la carrozzeria é stata stampa-
ta in un unico pezzo , quindi senza
la suddivisione in un numero di
pezzi compreso da un minimo di
tre ed un massimo di 5 (Es. Ferrari
348).
La qualità complessiva é inferiore
ai kit più recenti ,sono presenti
depressioni, crepe della plastica,
sbavature sui contorni nonché i
classici tondini piatti dello stampo
che costringono ad un accurato
lavoro di rifinitura dei singoli pezzi.
Il dettaglio é medio alto, motore
completo di tutto (doppio turbo e
intercooler, scarichi )ma privo del
circuito anche parziale del raffred-
damento, sospensioni e dischi
freno corretti.
L’esterno presenta alcune man-
canze di realismo sul frontale dove
le luci di posizione sono ricavate
sul paracolpi con il semplice dise-
gno delle stesse, pertanto la sem-
plice verniciatura di color arancio
non renderebbe l’effetto sperato.
I cerchi sono realizzati in plastica
cromata ed il loro disegno é cor-
retto compreso il disegno del bat-
tistrada delle gomme, ma non la
larghezza, identica per entrambi
gli assali.
Riguardo i freni, i dischi se pur
presenti non risaltano a modello
Ancora tu?Un modello già visto su queste pagine, stavolta prodotto da Italeri
finito a causa del sistema di
aggancio delle ruote al mozzo,
che determina il collocamento del
disco al di fuori del cerchio e non
all’interno. Questo sistema é
comune anche nella produzione
più recente .
Il cofano motore é da rimuovere
prima della lavorazione, e non é
dotato di sistemi articolati per
agganciarlo alla carrozzeria .
Gli interni sono corretti ma un
lavoro di arricchimento é sempre
consigliato (cinture), ma non
necessario dato che si tratta di un
vettura coperta .
Il foglio decal presente é di buona
qualità anche se a mio parere lo
stemma anteriore Ferrari é fuori
scala.
Le istruzioni sono chiare ma sinte-
tiche, sarebbe auspicabile qual-
che sequenza in più, ma va fatto
notare che la italeri é una delle
poche che offre la mappa dei
pezzi presenti nel kit.
la Pagella:
Qualità:
confezione: 4
stampi: 6,5
decal: 8
istruzioni : 6.5
Dettaglio
ruote: 8
Esterno: 7,5
interni: 6,5
meccanica: 9
decal: 7,5
Voto :6,9
BULLROAD
Per questa recensione varrà
preso in esame il nuovo kit Tamiya
14098 Yamaha YZR M1, novità
giapponese del mese di
Novembre.
A prima vista, aprendo la scatola,
si può subito apprezzare la quali-
tà delle stampate e la ricchezza di
particolari che la casa nipponica
offre ad ogni sua novità.
La qualità degli accoppiamenti è
davvero notevole, non ci si torva
mai a dover avere a che fare con
discrepanze importanti, ma solo
con piccole fessure di giunzione
facilmente stuccabili anche solo
con il semplice utilizzo di colla cia-
noacrilica (Attack).
Per i più affezionati all’uso dello
stucco, nessuno ne vieta l’utiliz-
zo, ma potete pure risparmiare la
spesa di codesto materiale.
Approfondendo l’interesse al
contenuto della scatola, si notano
delle new entry, dei nottolini tipo
gomma chiamati poly cap.
Una novità almeno per quel che
riguarda i kit di moto in scala
1/12, ma utilizzati già in passato
da altre case produttrici per il fis-
saggio delle carrozzerie alla scoc-
ca o anche nei kit di montaggio di
robot Gundam della Bandai, dove
vengono largamente usati,
soprattutto nelle serie più detta-
gliate.
Questi servono per facilitare la
costruzione del kit durante la fase
di montaggio.
Ora infatti l’ammortizzatore
posteriore ha un aspetto molto
più realistico, visto che la ghiera
del precarico molla (in genere nei
kit è quella parte rotonda che
tiene in sede la molla dell’ammor-
tizzatore), non ha più quella fasti-
diosa fessura.
Dando un occhiata alle istruzioni
di montaggio, possiamo notare
come rispetto al passato sia cam-
biato il sistema di assemblaggio
di vari particolari come i dischi
freno che come per il modello
precedente (la oramai strà famo-
sissima RC211-V) sono in più
parti, in questo kit inoltre notiamo
come sia cambiato il sistema di
montaggio delle forcella.
Ora non si rischia più come per i
vecchi kit di montaggio delle
NSR, di graffiare i foderi appena
colorati infilando questi ultimi nella
piastra inferiore di sterzo, e non è
quindi indispensabile intervenire
su codesta piastra alesando un
po’ i fori di alloggiamento della
forcella.
Il sistema in questione prevede
ora il montaggio della piastra
superiore ed inferiore, con la diffe-
renza che ora la piastra inferiore,
ha le estremità laterali libere, per
facilitare l’alloggiamento dei fode-
ri, per poi imbrigliarli con le parti
Il razzo di RossiLa super recensione della novità Tamiya
laterali mancanti della piastra,
dando anche un effetto realistico
al risultato finale.
Per il fissaggio delle varie parti, si
fa ancora uso di micro viti come
ora mai la casa giapponese ci ha
abituato a fare da tempo, e che
garantiscono un fissaggio ottima-
le tra motore/telaio – Telaio/carro
posteriore – Forcellone/monoam-
mortizzatore – telaio/sovrastruttu-
re – telaio/avantreno.
A differenza di altri kit ora però le
viti sono aumentate in numero.
Il livello di dettaglio è davvero
notevole, dai piccoli particolari fino
al blocco frizione, riprodotto dav-
vero con un dettaglio notevolissi-
mo.
Le decal, sempre stampate da
Cartograf, ora sono prodotte su
un supporto di cartoncino più
chiaro che rende un po’ più diffi-
coltosa l’individuazione delle scrit-
te in bianco soprattutto quelle più
piccole, ma ora sono state circo-
scritte con dei piccoli bordini neri
per meglio individuarle.
In questo kit consiglio, anzi direi
che è d’obbligo, la posa delle
decal a moto montata, per avere
la precisione nel combaciamento
delle stesse sulla carena, dal
momento che il deflettore dell’aria
calda è pezzo a se e non parte
della carena stessa.
Insomma in questo kit non è stato
tralasciato proprio nulla, a parte le
solite scritte tabaccaie.
Chi volesse spingersi comunque
nella ricerca del dettaglio, lo può
fare, nel kit ad esempio i raccordi
dei manicotti al motore non sono
riprodotti proprio al 100%, così
come mancano le paratie che
chiudono la parte interna/frontale
delle due fiancate, sono dettagli
che si devono assolutamente
autocostruire perché non presenti
all’interno del kit, così come even-
tuali on-bord camera, antenne e
l’ammortizzatore della telemetria
che si può vedere correre lungo la
forcella sul disegno fatto sul
coperchio della scatola, ma non
presente all’interno del kit.
Stesso discorso per le parti in car-
bonio, nel kit non è compreso il
template per ricoprire le stesse,
eccezion fatta per il finale di scari-
co.
Tirando le somme diciamo che
anche fatto da scatola il livello
resta altissimo ed il voto non può
che essere positivo
CONSIGLIATO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!
by Freon
Non credevo che sarei riuscito a
portare a termine la realizzazione
di questo modello. I motivi? I più
svariati. Già non riesco a comple-
tare i modelli in originale, figuria-
moci quelli da elaborare anche sti-
listicamente.
Comunque, torniamo al modello.
Il modelli è in scala 1/9, prodotto
dalla Protar, oramai Italeri. Pagato
55.000 lire nel lontano 2000.
Il kit era già stato iniziato da me,
appena comprato e prevedeva la
realizzazione di una versione
“Febur” della F4.
Con l'arrivo del concorso di
ModelTribe, la versione Febur, mi
è sembrata alquanto banale e poi,
soprattutto, non volevo copiare l'i-
dea di un altro.
Sono partito pensando al colore,
alla livrea e all'uso delle plastiche.
Nuda o carenata? Alla fine ho
scelto di spogliare la mia special
lasciandole addosso solo un
cupolino derivato dall'originale.
I dischi dei freni appartengono ad
un Ducati 996 Superbike.
Le modifiche più radicali sono
state il taglio della capriata supe-
riore del forcellone posteriore in
luogo di un tubolare e l'eliminazio-
ne dello scarico “quattro in uno in
quattro” sostituito da un quattro in
uno in stile Buell. Lo scarico è
stato realizzato con una sezione
rotonda di ottone, schiacciata con
la morsa e riempita. La parte fina-
le è in rame cotto e curvato. Il
tutto è stato verniciato in nero luci-
do per poi essere passato sotto
l'Alcladd Chrome. Il risultato mi ha
gasato anche se non sono riusci-
to ad ottenere il massimo.
La vincitrice!Motociclante ha dominato il Motospecial con la sua MV Agusta Special LAB
Tra le altre cose ho chiuso il codo-
ne posteriore eliminando la sede
per il gruppo ottico posteriore di
serie ed ho creato un fanalino
montato a sbalzo sul porta targa.
Volevo mettere qualcosa di un po'
“retrò” per cercare di inserire un
piccolo elemento “tramite” per
congiungere la vecchia e gloriosa
MV con la nuova.
Altro elemento interamente auto
costruito è il manubrio. Ho taglia-
to i bracciali dei semi manubri per
inserirne uno più adeguato allo
stile Naked. L'ho realizzato con un
segmento di sprue piegato. Il rin-
forzo è stato realizzato con un
tubolare di rame.
Anche il radiatore, enorme nella
versione carenata, è stato tagliato
e reso più armonico con la strut-
tura esile, da cavalletta, che ha
acquistato ora la moto, senza
carena.
Una parte complicata del lavoro è
stata quella relativa alla realizza-
zione del cupolino. Non sapevo
come fare. La posizione originale
del faro risultava eccessivamente
bassa. Ho deciso di tagliarla e di
agganciarla alla piastra superiore
di sterzo. Rendendola solidale ad
essa ho anche ottenuto una
caratteristica tipica delle naked
che girano il faro con lo sterzo,
diversamente dalle moto intera-
mente carenate.
La livrea mi fa pensare alla Ford
GranTorino di Starsky&Hutch e la
cosa non mi dispiace affatto, anzi.
Nel modello sono presenti svariati
errori di realizzazione, come parti
non perfettamente stuccate o ver-
nice non perfettamente lucida
(anche una ditata ma non vi dirò
mai dov'è). Malgrado tutto, sono
contentissimo. E' il primo modello
che completo dopo non so quan-
to tempo.
Ho chiamato la moto “Special-
Lab” per mantenere fede al primo
nome che le diedi di “special-
forum”. Ho voluto inserire la paro-
la Lab perché contrariamente a
quanto penseranno in molti, su
questa moto, se possibile, ho
sperimentato molto più che non
sul Ducati 888. Ho sperimentato
nuove soluzioni per verniciare e
per stuccare. Il compound mai
usato prima. La colla vinilica per il
pre-montaggio ma anche per il
montaggio finale. Il Clear per fare
le frecce o i prodotti della Alcladd
(che iddio li strabenedica).
Be, ora basta.
Spero che vi piaccia.
by Motociclante
Work in progress againContinua l’odissea modellistica della 888 Protar di Motociclante
Eccoci all'ennesima puntata
della mia 888.
In questa ultima fare le novità
non sono tantissime per un
semplice motivo.
Ho forse impattato sulla que-
stione più complessa fino ad
ora. La creazione di nuove
pedane e nuovi leveraggi, rela-
tivamente ai pedali del freno
posteriore e del cambio.
Iniziamo con il vedere la peda-
na destra (relativamente al
freno posteriore). In questo
momento l'ho privata del pezzo
originale (fuso col telaio in un
unico pezzo).
Foto 01
Eccola dopo una bella limata
fatta col dremel.
Foto 02
Ed eccola ripulita e lucida.
Foto 03
Questa è la pedana sinistra,
quella del cambio per intender-
ci. Anche lei salterà via per gli
stessi motivi della destra: è
fatta per la versione stradale,
non quella da corsa, e poi
credo che con un po' di
pazienza e con del filo d'otto-
ne, il risultato sarà soddisfa-
cente.
Foto 04
Qui vediamo i due blocchetti. Il
primo sul piano è già stato
opportunamente forato per
alloggiare il relativo semi manu-
brio mentre il secondo deve
ancora essere svuotato. Userò
il dremel con una combinazio-
ne di punte e frese, cercando
di non perdere il centro dell'og-
getto.
Foto 05
foto 2
foto 3
foto 4
Ecco la pedana del freno, origi-
nale, sopra la prima versione
realizzata da me. Questa pur-
troppo si è rivelata corta e
dovrò rifarla comunque lo stan-
tuffo imperniato sulla parte
posteriore verrà recuperato. Lo
stantuffo è stato realizzato con
un tubicino in rame da 1mm
mentre grazie alla quale si
impernia sulla leva, è in rame
piegato. Il tutto è tenuto insie-
me da un segmento di ottone
da 8 decimi, pressato un una
morsa, a mo' di ribattino.
Foto 06
Ecco gli stessi protagonisti di
prima fotografati sulla lastra di
ottone su cui è stata disegnata
la sagoma di massima da cui
verrà estratta la nuova leva.
Foto 07
Per rendere funzionanti anche
questi snodi e leveraggi vari, ho
dovuto forare la leva in vari
punti che verranno infulcrati al
centro. In coda vi andrà l'attac-
co per lo stantuffo mentre in
testa verrà posizionato il notto-
lino che viene comandato dalla
pressione del piede
Foto 08
by Motociclante
foto 6
foto 7
foto 8