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Filosofie ellenistiche 1

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Filosofie ellenistiche

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Filosofia in età ellenistica

• Stoicismo

• Epicureismo

• Scetticismo

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Stoicismo

• Il fondatore della scuola stoica fu Zenone di Cizio (Cipro) che visse tra il IV e il III secolo a.C.

• Intorno al 300 a.C. fondò una scuola nel Portico dipinto (Stoá poikíle), da cui i suoi scolari presero il nome di stoici.

• Della produzione letteraria degli stoici ci sono rimasti solo pochi frammenti.

• Nello stoicismo il concetto di filosofia viene a coincidere con quello di virtù: il fine della filosofia è il raggiungimento della sapienza, ma l’unica via per arrivare alla sapienza è l’esercizio della virtù.

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Stoicismo: logica

• La logica per gli stoici è la dottrina che ha per oggetto i discorsi e comprende:• La retorica, che è la scienza dei discorsi continui;

• La dialettica, che è la scienza dei discorsi divisi tra domande e risposte. La dialettica a sua volta si divide in:• Grammatica

• Logica in senso proprio

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Il criterio della verità

• Gli stoici individuano il criterio della verità nella rappresentazione catalettica, ovvero l’atto dell’intelletto che afferra o comprende l’oggetto.

• Il giudizio è l’atto puro con cui si assente o si dissente o si rinuncia ad assentire ad una rappresentazione.

• Tutta la conoscenza umana deriva dai sensi e paragonano l’anima a una pagina bianca (tabula rasa), su cui vengono a registrarsi le rappresentazioni sensibili.

• Dall’accumularsi delle rappresentazioni sensibili si forma la prolessi, o anticipazione, ossia il concetto.

• I concetti non hanno tuttavia alcuna realtà. La realtà è sempre individuale e l’universale esiste soltanto nell’anima.

• I concetti più generali sono quattro: soggetto o sostanza, qualità, modo d’essere, relazione.

• Il concetto più esteso, il genere sonno, è il concetto dell’essere.

• Il concetto meno esteso è il concetto dell’individuo.

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La teoria del significato

• Il concetto è un segno che significa le cose. In ogni segno bisogna distinguere tre cose:• La cosa significante, cioè la parola;

• Il significato, cioè l’immagine o la rappresentazione mentale;

• La cosa significata, cioè l’oggetto reale.

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La teoria del ragionamento

• Il ragionamento anapodittico è un tipo di ragionamento non dimostrativo, nel quale risulta immediatamente evidente non solo la premessa, ma anche la conclusione.

• Gli stoici ne enumeravano cinque figure di base:1. Se è giorno c’è luce. Ma è giorno. Dunque c’è luce.

2. Se è giorno c’è luce. Ma non c’è luce. Dunque non è giorno.

3. Non può essere insieme giorno e notte. Ma è giorno. Dunque non è notte.

4. O è giorno o è notte. Ma è giorno. Dunque non è notte.

5. O è giorno o è notte. Ma non è notte. Dunque è giorno.

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I discorsi insolubili

• Tra le altre forme di ragionamento, gli stoici fanno rientrare anche i discorsi insolubili comunemente chiamati paradossi, antinomie, dilemmi, sofismi, aporie ecc. (vedi p. 347)

• Famosi sono il ragionamento del Mentitore e il dilemma del coccodrillo:

Epimenide cretese proclamava che tutti i cretesi sono bugiardi. Ma allora: diceva il vero o diceva il falso, Epimenide? Se diceva il vero mentiva, in quanto cretese, asserendo che tutti i cretesi erano bugiardi; quindi diceva il falso. Se diceva il falso, non mentiva, come cretese, quindi diceva il vero.

Un coccodrillo, rubato un bimbo, promise alla madre di ridarglielo, a patto che avesse indovinato la sua intenzione o meno di restituirglielo. Avendo la madre risposto che il coccodrillo non l’avrebbe restituito, il predone cadde in un terribile dilemma. Infatti, non restituendolo, avrebbe reso vera la risposta della madre, e quindi avrebbe dovuto, in base al patto, procedere alla consegna del bimbo. Viceversa, restituendolo, avrebbe reso falsa la risposta della madre e quindi, in base al patto, non avrebbe dovuto consegnare il bambino.

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Stoicismo: fisica

• Il concetto fondamentale della fisica stoica è quello di un ordine immutabile, razionale, perfetto e necessario che governa e sorregge infallibilmente tutte le cose. Quest’ordine è identificato con Dio stesso, sicché la dottrina stoica è un rigoroso panteismo.

• Alle quattro cause aristoteliche, gli stoici sostituiscono due principi: il principio attivo e il principio passivo, che sono entrambi materiali e inseparabili l’uno dall’altro.

• Il principio passivo è la sostanza spoglia di qualità, cioè la materia.

• Il principio attivo è la ragione, cioè Dio, che agendo sulla materia produce gli esseri singoli.

• Entrambi i principi sono corpo e nient’altro che corpo, giacché soltanto il corpo esiste.

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• Gli stoici ammettono soltanto quattro specie di sostanze incorporee: il significato, il vuoto, il luogo e il tempo. Tra le cose incorporee non c’è Dio. Anche Dio, ragione cosmica e causa di tutto, è corpo: più precisamente è fuoco. È un soffio caldo e vitale che tutto conserva, alimenta, accresce e sostiene. È la ragione seminale del mondo, perché contiene in sé le ragioni seminali secondo le quali tutte le cose si generano.

• Ogni parte dell’universo nasce dal proprio seme razionale, o dalla propria ragione seminale. Queste ragioni seminali sono spesso mescolate l’una con l’altra, ma sviluppandosi si separano e danno luogo a esseri diversi.

• La vita complessiva dell’universo si sussegue secondo cicli cosmici, che si ripetono eternamente: gli stessi avvenimenti si ripetono nello stesso modo, senza alcun cambiamento.

• Il destino è la legge necessaria che regge le cose, è l’ordine del mondo. Destino, provvidenza e ragione si identificano tra loro e con Dio.

• Il male nel mondo è necessario per l’esistenza del bene. Tutto ciò che esiste, compreso ciò che appare negativo, è prodotto per il bene dell’uomo.

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Stoicismo: etica

• Alla base dell’etica stoica vi è l’idea secondo la quale ogni essere tende ad attuare o a conservare se stesso in armonia con l’ordine perfetto del mondo. Questa tendenza prende il nome di oikéiosis (adattamento), che è appunto lo sforzo compiuto dal singolo individuo per conciliare se stesso con il Tutto.

• In questo processo entrano in gioco due forze infallibili:• L’istinto, che guida l’animale a conservarsi, a nutrirsi, a riprodursi e in generale a prendersi cura di

sé ai fini della propria sopravvivenza;• La ragione, che è la forza che garantisce l’accordo dell’uomo con se stesso e con la natura in

generale.

• L’etica degli stoici è una teoria dell’uso pratico della ragione, cioè dell’utilizzo della ragione allo scopo di stabilire un accordo tra uomo e natura. La massima fondamentale dell’etica stoica è vivere secondo natura.

• La natura è l’ordine razionale, perfetto e necessario: il destino o Dio stesso.

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L’etica del dovere

• L’azione che si prospetta conforme all’ordine razionale costituisce il dovere: l’etica stoica è essenzialmente un’etica del dovere, inteso come conformità o convenienza dell’azione umana all’ordine razionale.

• Gli stoici distinguevano il dovere retto, che è perfetto e assoluto, che è proprio del sapiente, e i doveri intermedi, che sono comuni a tutti e sono realizzati grazie a un’indole buona e all’istruzione.

• La dottrina stoica ammette la giustificabilità del suicidio, e molti maestri stoici seguirono questo precetto.

• Gli stoici distinguono tra la nozione di dovere e di bene. Il bene compare quando la scelta indicata dal dovere viene ripetuta e consolidata e diventa una disposizione uniforme e costante, cioè una virtù.

• Tra la virtù e il vizio non c’è via di mezzo. E poiché il contrario della ragione è la pazzia, l’uomo che non è saggio è pazzo.

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Le cose indifferenti

• Le cose che non costituiscono virtù e tutti i loro contrari, non si possono dire né «beni» né «mali»: esse sono pertanto indifferenti. Tra le cose indifferenti, poi, alcune sono degne di essere preferite, mentre altre no.

• Esistono quindi, oltre ai beni, altre cose che non sono beni, ma che tuttavia sono anch’esse degne di essere scelte (vita, salute, bellezza, ecc.).

• L’insieme dei beni e di tali cose è chiamato valore. Il valore è ogni contributo a una vita conforme a ragione, ciò che è degno di scelta.

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Apatia e cosmopolitismo

• Fa parte dell’etica stoica la negazione totale del valore dell’emozione. L’emozione non ha alcuna funzione nell’economia generale del cosmo, le emozioni sono fenomeni di stoltezza e di ignoranza consistenti nel giudicare di sapere ciò che non si sa.

• L’emozioni sono vere e proprie malattie che colpiscono lo stolto. La condizione del sapiente è pertanto l’apatia, ovvero l’indifferenza ad ogni emozione.

• La giustizia è l’azione della stessa ragione divina. La legge naturale della comunità umana è una legge superiore a quelle riconosciute dai diversi popoli della terra. Il sapiente non appartiene a questa o quella nazione, ma alla città universale, in cui tutti gli uomini sono concittadini. In questa città tutti sono liberi (cosmopolitismo).

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Epicureismo: Epicuro

• Epicuro nacque nel 341 a.C. a Samo. Per qualche tempo si ritenne discepolo di Democrito. Costituì il primo gruppo di discepoli a Lampsaco e dopo alcuni anni ad Atene, dove rimase fino alla morte (271 a.C.).

• Fu autore di circa 300 scritti, di cui ci restano tre lettere, le Massime capitali, il Testamento, una raccolta di sentenze e alcuni frammenti dell’opera Sulla natura.

• La scuola ateniese di Epicuro aveva sede nel giardino del filosofo, sicché i suoi seguaci si chiamarono «filosofi del Giardino», era un’associazione di carattere religioso, ma la «divinità» a cui essa faceva riferimento era il suo stesso fondatore.

• Gli scolari e gli amici gli tributarono onori quasi divini e cercarono di modellare la loro condotta sul suo esempio. Il precetto fondamentale della scuola era: «comportati sempre come se Epicuro ti vedesse».

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Il quadrifarmaco

• Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come liberazione dalle passioni. Mediante la filosofia l’uomo si libera da ogni desiderio irrequieto e molesto, oltre che dalle opinioni irragionevoli e vane e dai turbamenti che ne derivano.

• Il ruolo della filosofia consiste nel fornire all’uomo un quadruplice farmaco o quadrifarmaco, capace di:

1. Liberare gli uomini dal timore degli dei, dimostrando che questi ultimi, per la loro natura beata, non si occupano delle faccende umane;

2. Liberare gli uomini dal timore della morte, dimostrando che essa non è nulla per l’uomo: quando ci siamo noi la morte non c’è, quando c’è la morte non ci siamo noi;

3. Dimostrare l’accessibilità del piacere, cioè la facile raggiungibilità del piacere stesso;

4. Dimostrare la brevità e la provvisorietà del dolore: se è acuto è provvisorio o porta alla morte, se è lieve è sopportabile.

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Epicureismo: la canonica

• Epicuro distingue tre parti della filosofia: la canonica, la fisica e l’etica. La canonica è in rapporto stretto con la fisica.

• La canonica è la logica o teoria della conoscenza. È diretta a fornire il criterio della verità, cioè il canone (la regola) capace di orientare l’uomo verso la felicità. Il criterio della verità è costituito:

• Dalle sensazioni, che sono prodotte dal flusso degli atomi che si staccano dalla superficie delle cose (secondo la teoria di Democrito). Questo flusso produce immagini, da cui derivano le sensazioni. La sensazione è sempre vera ed evidente. Dalle sensazioni derivano, a loro volta, le rappresentazioni fantastiche, che risultano dalla combinazione di due o più immagini diverse.

• Dalle anticipazioni o concetti, che sono rappresentazioni generiche che derivano dalle sensazioni ripetute e conservate nella memoria. Poiché le anticipazioni derivano dalle sensazioni, anch’esse sono vere.

• Dalle emozioni, cioè dal piacere o dal dolore, che costituiscono la norma per la condotta pratica della vita e che perciò si collocano fuori del campo della logica.

• L’errore sussiste nell’opinione, che è vera se è confermata dalla testimonianza dei sensi, mentre è falsa se è contraddetta dai sensi.

• Con il ragionamento si può estendere la conoscenza anche a cose che restano nascoste alla sensazione.

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Epicureismo: fisica

• La fisica di Epicuro è:• materialistica, cioè esclude la presenza nel mondo di anime o di principi spirituali;

• meccanicistica, cioè le sue spiegazioni ricorrono unicamente al movimento dei corpi, evitando qualsiasi finalismo.

• Epicuro accoglie la fisica di Democrito, pur introducendo delle modifiche.

• Come gli stoici, afferma che tutto ciò che esiste è corpo. Di incorporeo ammette soltanto il vuoto, che permette ai corpi di muoversi attraverso se stesso. Nulla viene dal nulla e ogni corpo è composto di corpuscoli indivisibili (atomi) che si muovono nel vuoto.

• Epicuro critica il provvidenzialismo stoico e dunque l’azione della divinità nel mondo, prendendo spunto dall’esistenza del male.

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L’argomento del male

• Eliminata l’azione della divinità dal mondo, non rimangono che le leggi che regolano il movimento degli atomi, che costituiscono la necessità che presiede a tutti gli eventi del mondo naturale.

La divinità o vuol togliere i mali e non può, o può e non vuole, o non vuole né può, o vuole e può.Se vuole e non può, è impotente, e la divinità non può esserlo.Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo.Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente, quindi non è la divinità.Se vuole e può (che è la sola cosa che le è conforme), donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?

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La teoria del clinámen

• Per poter spiegare l’urto degli atomi, Epicuro elabora la teoria del clinámen. Se gli atomi cadono perpendicolarmente nel vuoto alla stessa velocità, ci si può chiedere perché essi non seguano sempre traiettorie tra loro parallele, senza mai incontrarsi. Per risolvere questa difficoltà Epicuro parla di una declinazione o deviazione (clinámen) casuale e spontanea degli atomi rispetto alla traiettoria rettilinea: grazie a questa deviazione, gli atomi possono incontrarsi e interagire gli uni con gli altri.

• Democrito aveva considerato il movimento come una proprietà strutturale della materia, mentre Epicuro lo fa dipendere dal peso.

• L’idea del clinámen introduce un elemento di casualità: la deviazione spontanea degli atomi costituisce l’unico evento naturale non sottoposto a necessità. Il clinámen introduce un elemento di indeterminazione che è possibile conciliare con l’agire libero dell’uomo.

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Gli dei e l’anima

• Epicuro ammette l’esistenza degli dei.

• Gli dei hanno forma umana, che è la più perfetta e la sola degna di esseri razionali. Essi intrattengono gli uni con gli altri un’amicizia analoga a quella umana e abitano gli spazi vuoti tra mondo e mondo. Ma non si curano né del mondo né degli uomini, giacché qualsiasi cura imporrebbe loro un obbligo, mentre essi vivono liberi e beati. L’uomo saggio li onora non per il timore, ma per ammirazione.

• L’anima è composta di particelle corporee che sono diffuse in tutto il corpo come un soffio caldo. Con la morte gli atomi dell’anima si separano e ogni possibilità di sensazione viene meno: la morte è privazione di sensazioni, perciò è stolto temerla.

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Epicureismo: etica

• L’etica epicurea è volta alla ricerca della felicità, che consiste nel piacere. Il piacere è il principio e il fine della vita beata, è il criterio della scelta e dell’avversione: si tende al piacere, si sfugge il dolore. Il piacere è il criterio mediante il quale valutiamo ogni bene, è la vita stessa.

• La ricerca del piacere non è una forma di egoismo. L’ordine dei piaceri naturali coincide con l’ordine dei doveri naturali. Il piacere non è estraneo alla virtù, ma coincide con essa.

• La morale deve essere semplice e fatta di poche regole essenziali.

• Epicuro distingue due tipi di piacere:• Piacere stabile o catastematico, che consiste nella privazione del dolore;

• Piacere in movimento o cinetico, che consiste nella gioia e nella letizia.

• La felicità risiede soltanto nel piacere stabile, per questo è definita come:• Atarassia, cioè assenza di turbamento dell’anima;

• Aponia, ovvero assenza di dolore fisico.

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La teoria dei bisogni

• Il carattere negativo del piacere impone la scelta e la limitazione dei bisogni. Epicuro elabora una vera e propria teoria dei bisogni, classificandoli secondo tre tipologie:

1. Bisogni naturali e necessari, sono quelli legati alle improrogabili richieste della carne, che se non vengono soddisfatti conducono alla morte;

2. Bisogni naturali e non necessari, sono quelli che costituiscono una variante superflua dei bisogni naturali;

3. Bisogni non naturali e non necessari, sono i bisogni vani, cioè legati a desideri artificiali.

• Solo i primi devono essere appagati, mentre gli altri vanno rimossi.

• La saggezza consiste nel calcolo e nella misura dei piaceri. L’etica di Epicuro non può dunque essere confusa con un volgare edonismo, cioè una prospettiva che intende il bene come il piacere dei sensi.

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Scetticismo

• La dottrina dello scetticismo dichiara che l’uomo non può accedere alla verità ultima delle cose e che la più alta forma di intelligenza e di saggezza consiste proprio nel riconoscere questo fatto.

• Gli scettici appaiono colpiti dalla varietà sconcertante delle visioni del mondo diffuse tra gli uomini. L’unica strada per raggiungere la tranquillità della mente è un’indagine volta a riconoscere come ugualmente fallaci tutte le dottrine. Da qui il nome di scetticismo, che deriva da sképsis, cioè indagine, ricerca, dubbio.

• Analogamente alle altre scuole ellenistiche, lo scetticismo subordina l’indagine speculativa a un fine pratico: l’ottenimento della pace interiore, che si può raggiungere solo a partire dalla critica consapevolezza delle vane ciance dei dogmatici, cioè di tutti coloro che pretendono di pronunciarsi con verità intorno alle varie questioni.

• Gli scettici non negano tuttavia la verità dei fenomeni, ma le teorie su di essi, cioè la pretesa filosofica di spiegarne la natura profonda.

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Scetticismo: Pirrone di Elide

• Lo scetticismo non fu una scuola a sè, ma l’indirizzo seguito da tre scuole distinte. Una di esse fu quella fondata da Pirrone di Elide.

• Pirrone nacque a Elide intorno al 365 a.C., partecipò alla campagna di Alessandro Magno in Oriente, in occasione della quale venne a contatto con la saggezza indiana. Fondò in patria una scuola che dopo la sua morte ebbe breve durata. Visse in semplicità e morì vecchissimo, nel 275 a.C.

• Secondo Pirrone non ci sono cose vere o false, belle o brutte, buone o cattive per natura e assolutamente, ma soltanto per convenzione e relativamente: sono le abitudini degli uomini, i loro costumi e le loro decisioni a rendere buona o cattiva, vera o falsa, una cosa.

• La realtà in sé è inafferrabile: l’unico atteggiamento legittimo è la sospensione (epoché) di ogni giudizio.

• Solo lo scetticismo riesce a procurare l’atarassia, cioè l’imperturbabile serenità della mente. Il sapiente, dopo aver compreso che al mondo non esiste la Verità con la lettera maiuscola, guarda con superiorità e con un po’ di compassione gli eserciti rivali dei metafisici, che continuano a battersi circa questioni su cui non è possibile decidere.

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